La pioggia che lava i peccati

[TS] [Wex - Shu]

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  1. Sir Wexington
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    ♣ Sotto la pioggia battente ♣




    Un'esplosione. Nient'altro: solo un'esplosione. Poi il vuoto, una caduta che era sembrata infinita. Infine l'acqua. Possibile che il corso d'acqua lo avesse salvato? Era caduto da almeno trenta metri dopo un'esplosione tremenda. Eppure era li e guardava il cielo mentre il fiume lo trasportava placido, seguendo il suo corso. Non riusciva a pensare, non riusciva a reagire: tutto ciò che poteva fare era guardare quelle nuvole che, sopra di lui, correvano rapide. Sentiva la vita scorrere nella foresta che popolava i due lati del fiume e si chideva se essa fosse ancora presente dentro di lui; l'unica testimonianza della sua presenza al mondo era un dolore lancinante che gli pervadeva tutto il corpo. Avrebbe voluto urlare ma non ne aveva la forza, si sentiva in qualche modo avvolto in un vuoto che lo separava dal mondo, facendogli mantenere con esso solo un contatto formale. Lui era tutto e tutto era in lui. Eppure il dolore non riusciva a fare breccia nel vuoto: poteva quasi vederlo, la fuori, pulsare intenso, pronto a fare breccia in quella barriera invisibile che per ora l'aveva protetto. Sapeva di trovarsi aggrappato ad un ciuffo d'erba, sotto di lui il nulla. Finchè quella barriera avesse retto la sua presa alla vita sarebbe rimasta salda, se avesse ceduto lo aspettava una caduta senza fine.

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    All'improvviso dal cielo cominciarono a cadere sottili steli d'acqua, una pioggia leggera che gli lavava il viso. Sentiva il suo lento e ritmato cadere sul suo corpo, sull'acqua intorno che lo avvolgeva e sul vuoto. Pareva che il cielo stesse piangendo. Forse avrebbe dovuto farlo anche lui, era intimamente convinto che la sua vita sarebbe finita a breve: come deve affrontare la morte un uomo? C'è forse un modo giusto, un modo migliore, un modo più facile degli altri per lasciare questo mondo? Molti parlavano di onore e di coraggio, vedevano il trapasso come l'ultimo grande gesto di un uomo. E poi? Cosa li avrebbe resi diversi dagli altri? Erano morti e tali restavano, uguagliati dal tempo ad un misto cumulo d'ossa.

    Good or bad, handsome or ugly, rich or poor, they are all equal now.



    Ma lui non poteva morire, aveva troppo da perdere, era troppo attacato a quella vita che sembrava essere sul punto di scivolargli tra le dita. Doveva reagire in qualche modo, dire "sì" all'esistenza, afferrarla senza lasciarla più andare. Ma non aveva la forza, non aveva energie per muoversi, cosa avrebbe potuto fare? Qualcuno gli venne in aiuto, un misterioso personaggio di cui non si sapeva il nome: forse lo teneva celato o forse non ne aveva mai avuto uno. Lui lo chiamò il Fato. La corrente accompagnò il corpo inerte di Masayuki a riva, in un punto in cui il fiume compiva una curva secca, dove l'argine scendeva fino a diventare sabbia. Qualcosa si riattivò in lui quando la sua nuca incontrò la solidità della spiaggia, il muro che l'aveva protetto sembrava essere crollato e il dolore aveva fatto irruzione nel suo corpo lasciandolo senza il fiato necessario a gridare. Con un ultimo sforzo si girò facendo leva sul braccio buono, mentre il sinistro sembrava ormai inerte. Ogni centimetro del suo corpo pulsava di dolore eppure lui non voleva mollare, non poteva farlo. Troppi nomi, troppi visi da proteggere ed amare; aveva fatto delle promesse che non poteva rompere. Si trascinò lentamente, strisciando; lo sguardo annebbiato vagava in fronte a lui: doveva trovare un riparo e qualcuno che lo potesse aiutare. Ad un certo punto i suoi occhi si riempirono di paura fermandosi su una figura in ombra, un uomo vestito di un lungo kimono scuro con il viso coperto e un ombrello nero a ripararlo dalla pioggia - Sei forse la morte? - gli chiese, cercando di tirarsi su con il braccio sinistro per guardarlo meglio. Poi svenne. Non era riuscito a vedere il suo viso.

    ♣ ♣ ♣



    Si svegliò, lentamente, facendo abituare in modo graduale gli occhi alla luce soffusa che lo avvolgeva. Non era morto: sentiva ancora male quasi ovunque, anche se molto meno in confronto a prima. Il braccio rotto sembrava fasciato. La cosa che più lo sorprese era che si trovava su un letto, la seconda che aveva un tetto sopra di lui, la terza era un vecchio che lo guardava storto seduto su una sedia lì vicino; sembrava stesse lavorando a qualcosa - Ti sei svegliato finalmente. Hai dormito per quattro giorni filati. Immagino avrai fame, aspetta un attimo. - si alzò e andò nella stanza vicino. Si sentì un'imprecazione e dei rumori di piatti e posate. Dopo poco tornò con una ciotola e un cucchiaio - Zuppa di pesce stasera. - Masayuki storse il naso, il pesce lo perseguitava - Guarda che se non ti va bene te ne puoi anche andare, sai? E ora mangia. - il genin si scusò in qualche modo e cominciò a mangiare. Non era un gran che ma in quelle condizioni avrebbe mangiato qualsiasi cosa. Finì la brodaglia in tempi record, ringraziando lo sconosciuto per la cena - Chi sei? Dove mi trovo? Non ricordo molto di quanto è successo... - gli disse ma l'altro lo interruppe bruscamente - Silenzio. Qua le domande le pongo io. Comunque non è il momento, hai bisogno di riposarti. Prima ti riprendi, prima sei fuori da questa casa. E ora dormi. - Masayuki provò a controbattere in qualche maniera ma il vecchio non voleva saperne per cui si riadagiò sul cuscino borbottando qualcosa per poi essere accolto dal sonno quasi immediatamente.

    ♣ ♣ ♣



    Era mattina, anche se era difficile stabilirlo con certezza: fuori la pioggia continuava a cadere e il cielo era coperto di nuvole, il sole non si vedeva. Eppure si era svegliato e ora aveva fame. Non c'era nessuno nei paraggi, il vecchio non si vedeva. Si tolse di dosso le pesanti coperte e fece un rapido controllo delle funzionalità corporee: a parte il braccio fasciato era tutto apposto. Sentiva ancora un po' di male ma era sopportabile. Si alzò dal letto senza troppa difficoltà e con un po' d'impaccio si mosse per la piccola casa alla ricerca di qualcuno ma si rivelò vuota. Si trovava solo in biancheria intima e il freddo della stagione cominciava a farsi sentire; fortunatamente trovò i suoi vestiti asciutti e piegati vicino al camino. Si vestì con difficoltà rischiando non poche volte di perdere l'equilibrio. Recuperò il suo coprifronte e le armi che pure erano disposte ordinatamente su un tavolo li vicino. Finalmente vestito e con il braccio fasciato che penzolava inerte dal collo vagò ancora un po' per il piccolo edificio, alla ricerca di qualcosa da mangiare. Si trattava proprio di una piccola casa, di semplice fattura e con un mobilio ridotto al minimo indispensabile; era un ambiente piuttosto freddo, non si sarebbe detto un luogo ideale per viverci. Mentre frugava per la cucina sentì la porta d'ingresso aprirsi, il vecchio era tornato con quello che sperava fosse il pranzo - E così sei pure in piedi e in grado di vestirti. Bene vorrà dire che mi darai una mano finché non ti sarai ripreso. Consideralo un pagamento per averti salvato la vita. - poggiò due conigli morti sul tavolo della cucina - Comincia con il pulire questi due. Poi nella dispensa lì in basso trovi delle patate. Lavale e tagliale. Quando hai finito chiamami. Usa questo.- gli disse mentre si stava allontanando. Estrasse dunque un coltello da una sua custodia nascosta e lo lanciò sul tavolo, dove si infilzò con forza. Masayuki si avvicinò alla lama, estraendola con difficoltà: era ben lontano da una condizione di forma accettabile. Si adoperò dunque a pulire i due animali, togliendo le pelli e gli organi alla meno peggio aiutandosi con il braccio rotto nei limiti del possibile; concluso il primo lavoro si apprestò a pulire le patate, operazione senza dubbio più semplice. Finite le sue mansioni avvertì il vecchio che si mise a cucinare - Guarda che siamo ancora nel mondo civile eh. Su, dai, apparecchia quella tavola. Avrei voglia di mangiare con delle posate e possibilmente in un piatto. - il genin si riprese e fece come gli era stato chiesto; poco dopo venne servito uno stufato di coniglio e patate e cominciarono a mangiare - E quindi sei di Kiri. - disse rivolto al ragazzo, con un chiaro riferimento al coprifronte - Sappi che da queste parti gli accademici non sono graditi quindi farai bene a non andartene in giro con quel pezzo di ferro in mostra. - Ma dove mi trovo? - oltre al fatto che si trovasse in un piccolo edificio in mezzo al bosco e alla pioggia non aveva idea di dove potesse essere - Ti ho detto: niente domande. Quelle le faccio io. Comunque ti trovi ad Amegakure. - Masayuki lo guardò confuso - Paese della Pioggia ragazzo, hai presente? Cielo, nuvole, acqua che cade. Ci troviamo a sud del Paese dell'Erba e a ovest del Paese del Fuoco. Ti basti sapere questo. Ora tocca a te: spero avrai la grazia di spiegarmi chi sei e come ci sei arrivato alla mia porta. - venne fissato con uno sguardo intransigente, avrebbe dovuto rispondere - Beh ecco...sì vengo da Kiri mi pare. Mi chiamo Masayuki Ha... - com'è che finiva il cognome? Non se lo ricordava - Non ricordo come finisce il cognome, mi scusi... - disse costernato, era davvero dispiaciuto. Il vecchio rispose con un gesto stizzito delle mani ad indicare che gli interessava poco chi potesse essere mentre era più attento ai motivi per i quali si trovava uno sconosciuto in casa - Non so di preciso come ci sono arrivato fin qua...mi ricordo che c'è stata un'esplosione. Poi sono finito in acqua e la corrente mi ha trasportato fino a un certo punto. Poi ho visto un uomo sconosciuto, era vestito di nero e portava un ombrello. Ma non era lei no, era più alto... - fece una piccola pausa per cercare di figuararsi l'immagine di quell'uomo: niente. Però annuì, era più alto - Comunque non so proprio come ci sia arrivato fin qua...penso di essere svenuto ad un certo punto e da lì il ricordo più prossimo che ho è quando mi sono svegliato ieri... - era piuttosto confuso, ci capiva poco anche lui di tutta quella faccenda. Il vecchio tirò fuori un piccolo pezzo di carta - Leggi.

    CITAZIONE
    Prenditene cura, deve restare vivo.

    Non c'era scritto altro, non era neanche firmato - Sei fortunato che tu mi abbia trovato in un periodo di transizione, per cui ti ho tirato su e ti ho dato riparo. Fosse stato anche solo qualche mese fa probabile ti avrei lasciato fuori a morire. - disse con non curanza. Che persona orribile - Comunque sia quando ti ho trovato fuori c'era questo bigliettino affisso alla porta con un kunai e le tue situazione era critica, anche se la vita la devi più a quello sconosciuto che a me. Non me ne intendo molto ma sono certo che tu sia stato curato in qualche modo prima di essere lasciato sulla mia porta. Anche se non ho idea di chi possa essere stato. Ma ora non m'importa, ricorderai il tuo cognome. Per ora mi aiuterai con le faccende di cui ho bisogno, poi te ne potrai andare una volta guarito. Comincia con lo sparecchiare e pulire i piatti.

    ♣ Due settimane dopo ♣



    I giorni erano passati in maniera tranquilla, senza grosse sorprese e senza inconvenienti: il vecchio l'aveva sfruttato quando poteva e in cambio gli aveva fornito vitto e alloggio, uno scambio equo. Il braccio era guarito in tempo record e ormai poteva usarlo senza difficoltà - ...allora siamo giunti al nostro ultimo giorno. Bene, finalmente. Mi stavo stufando di avere una persona che mi gira per casa: è già abbastanza piccola di per sè, in due si sta stretti. Comunque, ti ripeto: prendi e vai ad est. Non siamo molto lontani da... - Hasegawa! - un lampo di paura e sospetto passò negli occhi dell'uomo - Hasegawa, cosa? - Il mio cognome! Mi sono ricordato. Masayuki Hasegawa. C'è per caso qualche problema? - lo guardò interrogativo. Che problemi poteva causare il suo cognome. Poi d'un tratto ricordò.

    Konoha...

    Shizuka...

    La biblioteca...

    Nagato...

    Amegakure...

    Suo padre...


    Se sai qualcosa riguardo a questo cognome, dimmelo. - aveva recuperato tutta la sua energia durante quelle settimane e non avrebbe più accettato di farsi mettere sotto da quel vecchio. Gli rivolse uno sguardo gelido: questa volta sarebbe stato lui ad essere intransigente - Vedi ragazzo, sono un vecchio e per quanto a volte sia un po' scorbutico non posso negare di essermi un po' affezionato a te per cui ti consiglierei di evitare... - continuò a fissarlo, non avrebbe ceduto - E va bene. Io so poco, ho sentito solo qualche storia qua e la ma non so dirti niente con certezza. Se vuoi sapere qualcosa di più devi andare al Villaggio... - parlò con un tono velato di tristezza - Vai la e forse avrai le risposte che cerchi ragazzo...

    Partì il giorno stesso, senza indugiare. Il vecchio gli aveva spiegato come arrivare alla città e gli aveva fornito degli abiti della sua misura. Era stato a contatto con lui abbastanza tempo da adeguarsi all'accento di quella regione: se fosse dovuto entrare sarebbe passato come un civile. Ed infine eccolo, Amegakure no Sato, il Villaggio segreto della Pioggia, dove il cielo non smette mai di piangere.

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    A te la palla, ho fatto come mi avevi detto limitandomi a ricevere una pista. Sto ancora fuori dalle mura. Stupiscimi :riot:



     
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  2. § Shu §
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    La pioggia che lava i peccati

    { Post Primo
    Amegakure
    La pianura della pioggia }


    Desideri tanto morire, shinobi di Kiri?

    Una voce, che proveniva dalle spalle di Masayuki. Non si era accorto di essere seguito.

    Se si fosse voltato avrebbe potuto notare due alte figure incappucciate. Erano completamente vestite di nero e il loro volto non si distingueva. La pioggia calava su di loro, violenta, ma essi non se ne curavano.

    La figura un po' più alta si sarebbe rivolta verso di lui, di nuovo:

    Allora, accademico? Che ci fai qui? Se non vuoi morire subito... dicci il tuo nome e per quale motivo sei qui.

    Se non avesse risposto immediatamente la seconda figura, quella leggermente più bassa, sarebbe come sparita per poi riapparire dietro di lui. Un lungo ferro scuro sarebbe sbucato da sotto il manto e si sarebbe appoggiato sul collo di Masayuki.

    Ti conviene rispondermi, moccioso. O non garantirò del tuo collo.

    La stessa voce, anche se proveniva da un uomo diverso. Che fosse un modo per confondere il kiriano?

    Se non avesse ancora risposto la prima figura avrebbe parlato nuovamente.

    Sei fortunato che i nostri ordini sono di non ucciderti. E così non vuoi parlare eh? Prego vai pure.

    Gli avrebbero quindi lasciato via libera per raggiungere Ame, anche se dopo pochi passi i due sarebbero spariti lasciando nuovamente Masayuki solo.

    A lui decidere del suo destino.


    CITAZIONE

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    Se Invece Masayuki avesse rivelato il suo nome completo, dando un nome fasullo, allora le due figure lo avrebbero lasciato andare, senza proferire parola ma semplicemente andandosene ad una velocità incredibile per il giovane genin di Kiri.

    CITAZIONE

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    Se, infine, Masayuki avesse rivelato il suo vero nome e cognome allora la seconda figura avrebbe ritratto quella strana arma, mentre la prima avrebbe parlato.

    Tu sei colui che stavamo aspettando. Ma dimmi, come possiamo essere sicuri che tu sia Masayuki Hasegawa? Come pensi di provarcelo?



    OT

    Capisco che tu possa essere un po' deluso da questo breve post, ma come puoi vedere ci sono varie scelte e ho preferito non inoltrarmi tanto per evitare di darti spoiler.

    Solo un appunto: io gestisco gli add come se fossero quest.

    Questo significa che non sei al sicuro, specie visto che ci troviamo in territori non accademici.

    Gl, hf

    e cerca di non morirmi.

    /OT
     
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  3. Sir Wexington
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    ♣ Una serie di coincidenze ♣



    Le mura del Villaggio si trovavano a poca distanza, ormai in vista. La pioggia era diventata più intensa, non cessava mai di cadere. Un riflesso argentato si stagliava poco più avanti, si trattava degli edifici di Ame: un gran numero di case e costruzioni erano cresciute tendendo verso il cielo. Si trattava di un ammasso di cemento e ferro che dava quasi l'impressione di essere un tumore, un essere vivente cresciuto sui resti di chi l'aveva preceduto in maniera compulsiva. Luci e insegne colorate brillavano anche a quell'ora, fornendo un senso di disagio con la loro intermittenza. Sembrava che quella città fosse costruita a più livelli, dai sottofondi malsani e malfamati strettamente legati alla terra, ai palazzoni che si stagliavano alti in netto contrasto con il paesaggio circostante. Sembrava esattamente il luogo adatto per chiunque non volesse essere trovato, il posto giusto per qualsiasi tipo di traffico: non esattamente un Villaggio accademico. Non che queste cose non esistessero in Villaggi come Kiri o Konoha ma almeno lì erano realtà circoscritte, limitate a specifiche aree; qui si aveva viceversa l'impressione che quella fosse la normalità, la criminalità pullulava e viveva prospera tra quelle mura grige, sotto un sole inesistente, nutrendosi del proprio marciume e dei propri scarti.

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    Masayuki guardò in alto, verso quelle nubi nere che lo sovrastavano. Il rotondo capello di paglia che gli copriva il capo gli impediva di bagnarsi seppur fosse zuppo. All'improvviso una voce giunse dalle sue spalle: non una bella novità ma non poteva dirsi sorpreso. Non aveva sentito nessuno seguirlo, non aveva mai avuto l'impressione di essere stato pedinato. Ma in fondo sapeva dei rischi in cui sarebbe insorto ed era perfettamente consapevole che quel maledetto vecchio avrebbe potuto tradirlo rivelando la sua identità, volente o nolente. L'istinto gli diceva di afferrare la spada, voltarsi e combattere. Eppure non poteva, sapeva che sarebbe stato inutile dato che anche fosse riuscito a sconfiggere chi era alle sue spalle si sarebbe ritrovato in un territorio nemico ed ostile, circondato da chissà quanti nemici pronti ad ucciderlo e senza alcun alleato che lo potesse difendere. Quel maledetto vecchio, possibile l'avesse tradito? Come avrebbe potuto sapere quella voce che era uno shinobi di Kiri? Aveva nascosto ogni elemento che lo potesse collegare all'Accademia, aveva adeguato le proprie vesti, lasciando solo una spada corta a difesa della propria vita pendere dal proprio fianco. Mentre questi pensieri si susseguivano e la pioggia gli bagnava il viso, lo sconosciuto lo incalzò - Mi conviene rispondere, eh? - pensò mentre restava immobile; stava riflettendo per una possibile via d'uscita. Qualora avesse sbagliato la conseguenza sarebbe stata la morte: pareva fosse diventata la sua amante, uno spettro di donna che amava fargli sentire il suo profumo, avvicinandolo a sè per poi riallontanarlo. Era un'amante volubile e capricciosa. Un giorno si sarebbe stancata di quel gioco, impossessandosi della sua vita per legarlo a sè in eterno.

    Lo sconosciuto parlò ancora ma a metà discorso Masayuki lo interruppe - Masayuki Hasegawa. Mi chiamo Masayuki Hasegawa. - lo shinobi si girò lentamente a fronteggiare gli sconosciuti. Erano due persone vestite completamente di nero, i cappucci celavano i loro visi - Strano modo di accogliermi: prima minacciano di staccarmi la testa e poi rivelano di avere l'ordine di non uccidermi. Non particolarmenti convincenti. Perché poi avrebbero un ordine simile? - riflettè. Subito gli venne in mente l'uomo che aveva visto lungo il fiume e il bigliettino che era stato lasciato sulla porta del vecchio - Ah. Capisco. Possibile che uno di questi due sia l'uomo che mi ha salvato? - il sospetto c'era ma quella volta l'ombra gli era sembrata diversa. Non sapeva spiegarselo. La seconda figura, più bassa della prima, parlò per la prima volta. In una situazione diversa il kiriano avrebbe sorriso per il gioco intricato che si stava andando a creare. Così lo stavano aspettando; tutto quello che era accaduto nelle ultime due settimane si stava aggregando in un corpo unitario di eventi connessi tra loro - Come pensate possa provare il mio nome? - "hai gli occhi di tuo padre e il sorriso di tua madre", gliel'avevano sempre ripetuto sin da bambino anche se lui non aveva mai potuto vedere nè l'uno nè l'altra - Il mio onore ve lo può garantire e il mio sangue ve lo può dimostrare. - fece una lunga pausa. Portò il palmo della destra sulla punta dell'impugnatura della spada, in modo da appoggiarlo sopra. Non aveva afferrato l'elsa ma con quell'atteggiamento avrebbe fatto capire che se avessero creato problemi non sarebbe rimasto inerte - Voi chi siete e cosa volete da me? - non aveva intenzione di dire altro su di sè finchè i due non gli avessero rivelato qualcosa - Sapete qualcosa di quell'uomo sul fiume? Era vestito come voi. - chiese loro. Era difficile credere si trattasse di una serie continua di coincidenze: doveva esserci una spiegazione e lui l'avrebbe trovata. In un modo o nell'altro.








     
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  4. § Shu §
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    Le pioggia che lava i peccati

    { Post Secondo
    Amegakure
    La pianura della pioggia }


    Quindi sei proprio tu, quello che dice di essere Masayuki Hasegawa. Direi che è ora di vedere se sei chi dici di essere.

    La figura più piccola avrebbe steso le mani verso Masayuki, ed egli non avrebbe più potuto muoversi.

    La figura più alta si sarebbe avvicinata e, composti alcuni sigilli, avrebbe richiamato una terza figura, più magra delle altre due.

    Masayuki non poteva porre resistenza a quella forza che lo teneva imprigionato, e la figura magra si sarebbe avvicinata, poggiando su di lui una mano.

    Non appena lo avesse toccato, Masayuki sarebbe svenuto.

    Si sarebbe risvegliato, prima o poi, mi si sarebbe trattato di un sogno... o della realtà?




    OT

    Considera il tuo pg come sotto l'influsso di "Ipnosi regressiva" e "interrogazione mentale" insieme. L'effetto è una sorta di sogno che il tuo pg vive, rivivendo eventi passati come se fosse un fantasma non in grado di interagire.

    Puoi rivivere vari eventi, dall'infanzia ad ora, ad eccezione degli eventi avvenuti in questo addestramento.

    Inventa il sogno in modo da convincere le figure misteriose che tu sei Masayuki (off-gdr), parla della tua vita a Kiri, degli eventi importanti della tua vita, del perché sei qui ad Ame, comprese tutte le informazioni che il tuo pg ha sulla sua famiglia.

    In breve: inventati un sogno figo.

    In base alla qualità del sogno deciderò se dal prossimo post si inizia con la vera parte di addestramento o no, quindi mettiti di impegno.

    Ah, se sbagli il tuo pg rischia di restare intrappolato nel sogno... quindi mettiti di impegno XD

    /OT
     
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  5. Sir Wexington
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    ♣ Ricordi dal passato ♣




    Tutto si svolse troppo rapidamente perché Masayuki potesse capire qualcosa di quegli eventi. Ricordò solo che mentre una di quelle figure lo teneva braccato l'altra, composti alcuni sigilli, ne fece comparire un'altra. Chi era quella gente? Cosa volevano da lui? Per ora si stavano limitando a verificare la sua identità. Una figura gli pose una mano sul capo e lui cadde nel vuoto dei suoi ricordi.

    Ma che cazzo... - non riusciva a capacitarsi di quanto fosse successo. Gli sembrava di essere caduto per un'infinità di tempo per poi trovarsi improvvisamente fermo in mezzo al nulla. Si guardò intorno, spaventato: non c'era altro che il buio. Ad un certo punto tutto cominciò a vorticare e il nero cominciò a prendere forma.

    [...]



    Due bambini correvano per la cucina ridendo. Doveva essere tardi, fuori la notte sembrava essere calata da tempo e la pioggia batteva forte. Una piccola casa al porto di Kiri che doveva bastare per quattro persone. Sulla porta una donna giovane diede un fugace bacio a suo marito, intimandogli di stare attento. L'uomo afferrò la mano di lei che dolcemente gli stava acarezzando la barba, rassicurandola. Ricambiò il bacio per poi salutare con un sorriso i due bambini che si rincorrevano giocando alla guerra. I due interruppero il loro gioco per rispondere al saluto con un sorriso radioso, agitando la manina. Quello era il loro papà e quella era la loro mamma. Il papà usciva sempre la sera tardi per lavoro: diceva sempre che i pesci si pescavano la notte perché hanno più fame. I due bambini non capivano e si chiedevano come mai i pesci non andassero a dormire la sera come toccava fare a loro. Erano piccoli e ingenui, avevano poco più di tre anni.

    - Quelli sono i miei zii e mio cugino... - pensò. Non ricordava in particolare quella scena ma sapeva che si trattava quasi di un rituale, qualcosa che si ripeteva spesso nel tempo. Stava cercando di capire cosa stesse succedendo quando le immagini tornarono ad essere confuse e tutto il mondo tornò a ruotare.

    [...]



    Suo cugino era a letto ormai da un'ora. Lui invece non riusciva a prendere sonno quella notte: aveva paura dei tuoni e non riusciva a star tranquillo. Voleva andare a prendere qualcosa da bere, guardare un po' fuori dalla finestra e aspettare che il sonno lo cogliesse, facendogli superare la paura. La porta della cucina era socchiusa, lo si vedeva da un sottile fascio di luce che vi filtrava fuori. Quella era la voce dei suoi genitori, sembravano arrabbiati - Quanto tempo ci metterà ad arrivare tuo fratello e la sua compagna? - disse lei. Il compagno rispose - Amore, non lo so te l'ho detto. Sarebbero dovuti tornare da tempo ormai, non ho più avuto loro notizie. E poi lo sai che lui non è... - lei sembrava non volerne sapere - Non ce la faccio più! In questa casa non ci stiamo e mi sembra di nascondere un profugo! Dopo quel che ha fatto suo padre nasconderlo è diventato sempre più difficile, la gente mormora. Sai che amo quel bambino come se fosse il gemello di Bakin ma Masayuki non è nostro figlio e mai lo sarà. - aveva sentito tutto e loro non si erano accorti di lui. Voleva solo entrare per cercare un po' di conforto e invece era rimasto pietrificato a sentire quelle parole; aveva fatto appena un passo dentro la stanza, la porta era stata aperta giusto perché potesse entrare. Gli occhi di lui erano fissi verso quella che aveva sempre considerato sua madre. Che cosa significavano le sue parole? Voleva piangere, voleva scrollarsi di dosso quella paura ma non riusciva a muoversi. I due si resero conto della sua presenza e una strana forma di terrore li attanagliò quando si resero conto del loro errore. Cercarono di afferrarlo per rassicurarlo, per dirgli parole dolci o cose simili ma il piccolo scappò fuori di casa e continuò a correre finchè potè. La pioggia cadeva violenta ma a lui non interessava. Si rifugiò vicino alla scogliera, ai confini del porto, in una grotta che era stata adibita ad una baracca. Era disabitata tranne che per una gatta che aveva appena partorito la sua cucciolata. Lui aveva freddo e si rintanò con loro. Pianse tutte le lacrime che poteva piangere: forse era troppo piccolo per capire ma sapeva cosa avevano detto i due poco prima. Lui non era loro figlio, loro non erano i suoi genitori. Aveva sei anni.

    - Non potrei mai dimenticare quella notte... - quell'episodio l'avrebbe segnato per parecchio tempo. Fu ritrovato la mattina dopo da un pescatore amico di famiglia e riportato a casa mentre ancora dormiva. Una strana forma di mutismo l'aveva coinvolto per una settimana: non parlava con nessuno, neanche con quello che scoprì essere suo cugino. Quelli che aveva sempre considerato i suoi genitori gli rivelarono che in realtà erano i suoi zii, ai quali venne affidato quando ancora era in fasce. Sua madre e suo padre dovettero scappare ma non ne seppe mai il motivo. Seppe solo i loro nomi: Tsuyoshi Hasegawa e Ayame Ito. Il mondo tornò a ruotare.

    [...]



    Erano nel bel mezzo di una tempesta, il mare era in burrasca. La pioggia sferzava sui loro volti tesi. Non si trovavano su un'imbarcazione adeguata per tenere un mare del genere e lo sapevano bene. Eppure quelli erano i rischi del mestiere e loro li conoscevano bene: per portare a casa da mangiare dovevano affrontare quell'infinita distesa d'acqua. Gli avevano raccontato che al di là di quel blu, oltre l'orizzonte vi erano altri paesi, gli era stato detto che c'era un continente grande molte volte la loro isola e che molti l'oceano neanche l'avevano visto. Lui non ci aveva creduto all'inizio ma i suoi libri gliel'avevano confermato. Anche se in quel momento non aveva tempo per pensare alle sue letture: suo zio era stato investito da un'onda e aveva sbattuto la testa contro il boma. Non avrebbe potuto aiutarli, tutto era nelle mani di lui e suo cugino. Non si era ancora abituato a considerarlo tale, per lui sarebbe sempre rimasto suo fratello, il ragazzo con cui era cresciuto. Avevano appena otto anni.

    Il mondo tornò a ruotare.

    [...]



    Il giovane ragazzo dai capelli argentati se ne stava seduto sul molo a guardare il tramonto. Era passata una settimana ormai dallo schivato naufragio e due anni prima aveva appreso che quelli con cui aveva convissuto fino ad allora non erano i suoi veri genitori. Ormai aveva accettato l'idea ma non poteva smettere di chiedersi chi fossero quel Tsuyoshi e quella Ayame di cui aveva sentito parlare; gli avevano detto si trattava di suo padre e sua madre. Ma allora perché non lo venivano a prendere? Aveva sentito sua zia dire che sarebbero dovuti tornare per lui ma non si erano ancora presentati. Si sentiva solo quando pensava a loro e fissava il mare ogni sera quanto il sole calava, sperando di poterli vedere arrivare. Espresse tra sè il desiderio di poterli ritrovare. Quel giorno compiva nove anni.

    Il monto tornò a ruotare.

    [...]



    Quella ragazza lo stava chiamando - Che stai facendo? Dai muoviti che ci stanno aspettando tutti! - era la sua fidanzata. Niente di serio, ma lui le voleva bene. Avevano organizzato una festa per lui, una delle solite cose che si fanno per certe occasioni. Eppure prima di andare voleva fermarsi un'ultima volta a guardare il mare, al solito posto in cui sedeva ogni giorno. Amava l'odore di salsedine e il rumore delle onde che si infrangevano sul molo: col tempo aveva imparato a sentire il mare come una parte di sè, smettendo di odiare quell'immensa massa d'acqua che lo separava dal resto del mondo. Chissà cosa avrebbe potuto trovare dall'altra parte se l'avesse attraversato tutto; sperava l'avrebbe scoperto presto. La ragazza lo strattonò per la maglia in maniera affettuosa, lui le sorrise. Si alzò e si fece accompagnare lungo il molo fino al luogo in cui gli altri li aspettavano. Quella sarebbe stata l'ultima volta che si recava li per attendere i suoi genitori; però non sarebbe stata l'ultima volta che si sarebbe soffermato ad ammirare quello spettacolo. Quel giorno compiva 16 anni, era diventato adulto.

    Il mondo tornò a ruotare.

    [...]



    Mi chiamo Masayuki Hasegawa e provengo da Kiri.
    - se la ricordava bene quella scena: si era presentato così al suo corso genin. Aveva scelto di intraprendere quella strada per poter viaggiare e scoprire le proprie origini, non voleva più solo credere: lui voleva sapere. Di fronte a lui si trovava Shizuka Kobayashi, quella che poco tempo dopo avrebbe cessato di essere la sua sensei per diventare la sua amante. Si amavano ed era da troppo tempo che non si vedevano. Masayuki la rimpiangeva mentre la pensava, ricordava l'ultima lettera che le aveva scritto.

    I ricordi cominciarono a diventare instabili, mentre il mondo cominciava a vorticare velocemente lasciando poco spazio alle immagini.

    Shizuka gli era saltata al collo nel rivederlo, nel vedere che era finalmente diventato genin. Vuoto. Masamune Uchiha si stagliava di fronte a lui e gli raccontava il suo incontro con Tsuyoshi Hasegawa, diversi anni prima durante la guerra. Gli aveva fatto male sentire quelle parole, non poteva credere fossero vere: per questo difese l'onore di suo padre non curandosi di chi si trovava davanti. Vuoto. Stava baciando Shizuka, erano appena scappati da una casa di sconosciuti dove per la prima volta si erano concessi a vicenda. Si amavano ed erano felici.

    [...]

    Un'esplosione.

    [...]

    La pioggia.

    [...]

    - Che ne sarà di me? -

    [...]

    Hai gli occhi di tuo padre e il sorriso di tua madre.

    Sì, glielo dicevano spesso.





    ç_ç


     
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  6. § Shu §
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    La pioggia che lava i peccati
    Post terzo



    Terminato il sogno a Masayuki si svegliò. Vide solo un lampo nero perforargli il petto. Subito dopo poté notare come fosse stata la prima figura a perforarlo con uno strano spiedo di metallo nero. Toccandolo Masayuki poté sentire come fosse della consistenza dell'acciaio.

    Una quarta figura, diversa da tutte le altre, ma sempre nascosta in un mantello, arrivò.

    Ora resta fermo

    Si mise quindi a tranciare lo spiedo, lasciando che solo un piccolo pezzettino sporgesse dal torace del giovane di Kiri. Poi pose le sue mani sullo spiedo, che si ricoprì di uno strano chakra verde, chakra curativo probabilmente, e Masayuki poté sentire come la ferita si stava richiudendo attorno a quel pezzo di metallo.

    Fatto


    Sarebbe stata quindi la prima figura a riprendere il discorso

    La nostra interrogazione ci ha rivelato che tu sei veramente Masayuki Hasegawa, o che i nostri nemici hanno preso precauzioni ottime, perfette. Ma dato che sembri essere lui non possiamo ucciderti. Ma non possiamo neanche permettere che tu vada in giro libero. Dovrai esserci leale.

    E c'è un unico modo per assicurarci che tu lo sia.

    D'ora in avanti tu lavorerai per noi.

    Se ti rifiuterai... beh... le conseguenze saranno spiacevoli.


    Alzò quindi le mani, porgendo i palmi verso Masayuki.

    Alzati e cammina

    Lo shinobi accademico non avrebbe avuto alcuna scelta, si sarebbe alzato in piedi ed avrebbe eseguito un paio di passi verso destra.

    Si trovava in una gigantesca sala, sembrava una caverna scavata nella roccia, ma incredibilmente luminosa, anche se la luce sembrava provenire da un qualche cristallo più che dal sole.

    Anche se avesse provato a sfruttare il chakra avrebbe capito che anche il più semplice degli impasti gli risultava difficile e che, in ogni caso, quella forza gli sembrava imbattibile.

    Ah e ovviamente posso farti molto peggio.

    Uno schiocco di dita e il cuore di Masayuki avrebbe smesso di battere. I suoi polmoni di respirare. Lui non si sarebbe più potuto muovere.

    Ma, giusto un attimo prima della fine, venne salvato da un gesto del gigante col mantello.

    Capisci? Ti posso uccidere semplicemente schioccando le dita. Quindi vedi di non tradirci.

    In cambio della tua collaborazione ti daremo un grande potere. Ma, prima, dovrai guadagnartelo.


    La seconda figura gli avrebbe quindi lanciato un piccone.

    Seguimi

    La figura lo avrebbe portato in una sala sotterranea, totalmente buia se non per una torcia.

    Ed ora scava. Devi tirare fuori un buon quantitativo di quel minerale nero

    gli avrebbe detto indicandolo.

    Ora basta parlare, inizia a scavare.

    [Passi una settimana a scavare, un pasto al giorno e 6 ore di sonno. Non lasci mai quella sala e la figura 2 rimane sempre a sorvegliarti senza mai fiatare. Due volte al giorno arriva la figura 3 che porta via i minerali e ti porta da mangiare.]


    La figura 2 avrebbe svegliato masayuki la mattina dell'ottavo giorno e lo avrebbe fatto alzare.

    Hai fatto abbastanza. Ora possiamo andare a finire il lavoro iniziato 7 giorni fa.

    Si sarebbero quindi diretti nuovamente verso la sala grande...



    OT

    Descrivi le sensazioni che provi all'inizio, e poi descrivi i 7 giorni come minatore. Non andare oltre la mattina dell'ottavo giorno...

    /OT

     
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5 replies since 20/11/2012, 14:12   108 views
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