La Tana del Serpente[QdE]

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    L'Odio nel Passato


    XIV




    La connessione mentale ebbe successo, e fu inaspettatamente efficace, forse anche troppo.
    Appena instaurata percepì tutte le sue vie respiratorie otturate da qualcosa di denso e decisamente irrespirabile, i suoi polmoni sussultarono inutilmente più di una volta, ma solo sfondare una superficie per qualche istante inarrivabile gli permise di liberarsi la mente dalla paura e trarre un respiro di sollievo.

    Ohh, capisco.

    Un nuovo attacco mentale lo trascinò sotto la superficie, questa volta però riuscì a prendere una boccata d’aria e nel riemergere questa volta avrebbe sollevato le braccia, trovando il soffitto poco sopra ti lui, qualcosa di strano immateriale tanto quanto la volta celeste, eppur solido quanto bastava da applicare il chakra adesivo.
    Forse a causa di un errore dell’architettura mentale di quel luogo, non si poteva avere qualcosa di claustrofobico e sconfinato al contempo.

    Tu…

    Disse resistendo all’ennesimo attacco mentale, ben ancorato.

    ...devi essere una parte vecchiotta della volpe.

    Impossibile il contrario dopotutto, era più che certo che il demone dentro al suo corpo fosse la parte originale del demone, eppure se quella che aveva davanti aveva raggiunto una coscienza così ampia qualcosa le era stato fatto, chissà quanto tempo prima.

    Quella ignorante e a corto di esperienza di jinchuriki.

    C’era una cosa che Raizen in tutti quegli anni aveva imparato a fare per bene: dominare i mondi interiori, dopotutto quando riesci a scacciare dalla tua testa uno Yamanaka resta ben poco in grado di lederti veramente.
    Se non poteva disfarsi di tutto quel chakra l’avrebbe isolato, sopra di lui, sopra quel cielo illusorio c’era sicuramente spazio per respirare, per interagire. Fece forza con le braccia ed appoggiati i piedi su quella superficie fece la cosa più semplice: la trapassò, ribaltandola, come se entrasse dentro alla superficie di uno specchio.
    Si sarebbe quindi trovato in uno spazio alto e sconfinato in cui avrebbe potuto interagire al meglio, ma forse non trovandosi nessuno.

    Ci vuole molto tempo a comprendere e sfruttare un mondo interiore.
    Il primo passo è capire che questo è un mondo condiviso.
    Con una logica, quella della fantasia, ma senza regole.
    Tranne quelle di una mente sufficientemente allenata, non tanto nel resistere agli attacchi, ma nella consapevolezza delle sue possibilità.
    Certo saper immaginare con precisione ciò che serve aiuta.
    Io ho dovuto imparare a sopravvivere qui dentro, ma tu?


    Sapeva la risposta, il clone aveva affermato di non avere mondi interiori.
    Si sedette e sotto di lui comparve qualcosa di simile ad un trono, una seduta di cemento ampia dotata di un alto schienale e di braccioli, assolutamente a tono con l’ambiente spoglio che aveva intorno. Poteva scegliere qualcosa di più regale, di imbottito e borchiato, con zampe ampiamente decorate e placcate in oro, e la sua mente era così precisa nell’immaginarsi quei dettagli che per un momento quella materia iniziò a scavarsi assumendo una parvenza assai più soffice prima di stabilizzarsi nel cemento, come se fosse una prova di forza.
    Seduto si sarebbe quindi accomodato ben bene ed accavallate le gambe avrebbe congiunto i capelli.

    Temo tu stia fraintendendo leggermente la mia persona, Ku-ra-ma.
    Potrei essere sciocco, ma misericordioso sicuramente no.
    Pensi che io abbia mai respinto o cercato di cambiare la volpe?
    O meglio, te stessa?
    No.
    Io ho sempre accettato il suo, il tuo odio mi sono fatto attraversare e ne sono diventato un cardine, un filtro.
    Non si può negare il male che vi è stato fatto, ne tantomeno quello che avete scelto di fare, tu come i tuoi fratelli.
    E non si può negare nemmeno il mio, sono un ninja il mio bene è imporre la mia idea di bene e giustizia e dove la mia libertà e idea di giustizia iniziano quelle di qualcun altro finiscono, a torto o a ragione.
    Questo fa di me un demone per qualcuno ed in quanto tale non posso giudicare ne dire che il tuo odio è sbagliato, ma posso accettarlo.


    Davanti a lui l’orizzonte non diventava più nero, non sfumava: si alzava.
    Era un onda anomala che avanzava da così lontano che se ne riusciva ad apprezzare solamente la massa in aumento piuttosto che la velocità, lentamente il frastuono divenne assordante e nel frangente era possibile vedere i tratti della volpe che caricava.
    Eppure Raizen attendeva.

    Però tutto questo è inevitabile.

    Disse indicandosi attorno con l’onda che ormai aveva le dimensioni di un tempio.

    È una condizione, una prova, da cui non si può scampare.
    Un impasse, che mette in scacco entrambi, finché non riusciremo a trovare l’unico modo che ci permette di coesistere nella sottile linea tra tutt’uno e distinto.


    L’onda ormai sovrastava tutto.
    La montagna abbandonò il suo riposo ergendosi in tutta la sua imponenza, ma nonostante la fermezza piccola rispetto a quella forza della natura.

    Avanti.
    Mostrami il tuo Odio.
    Lascia che osservi gli abissi del tuo animo così che tu possa sondare i miei.


    Allargò le braccia e l’onda lo travolse.
    Ora poteva respirare, perché non ne aveva necessità, ora poteva vedere perché era l’unico per la volpe per lederlo.

    [Il corpo di Raizen]

    Certo, molte voci si erano sicuramente zittite all’interno della mente del clone, ma una ancora permaneva.

    Forse.
    Ma non farci l’abitudine.
    Tornerà.
    E dovrai decidere cosa fare di te, questo posto è già stretto per due, ed ho accettato lui, non la sua versione depressa.
    Io starò qui ad assicurarmi che il suo corpo sia qui ad attenderlo.


    La fedeltà di un demone era cosa rara da ottenere ma possibile.


    [Nell' Abisso]

    Apertura, ascolto, accettazione e comprensione, quattro passaggi indispensabili per comprendere qualsiasi sentimento, l’odio tra tutti. L’odio è una reazione, per comprenderlo si doveva andare più a fondo, nel passato, prima che l’odio stesso arrivasse, quel sentimento poteva essere una mastodontica palla di innesti aggiunti con il tempo, ma l’origine era sempre e soltanto una.
    Avrebbe raccontato di sentirsi precipitare, ma sarebbe stato inesatto, ciò in cui era immerso era così sconfinato che nessuna legge fisica esisteva, per quanto il cervello la desiderasse qualcosa di sicuro a cui aggrapparsi, di immutabile, di onnipresente, lì non esisteva, lì dentro tutto esisteva nell’esatto momento in cui veniva immaginato, se qualcuno non lo impediva almeno.
    E Raizen ne era cosciente, lo era diventato.
    L’unica cosa che poteva fare era cercare un senso, Dare un senso a tutto ciò che aveva attorno, perché quell’odio scavava, e la sua capacità di comprendere da cosa fosse avviluppato gli permetteva di gestire con i propri sensi quell’ambiente.
    Lentamente, mentre precipitava in quella matassa indistinta, questa prese a cambiare, la forza che prima lo traeva in profondità e che ora lo avvolgeva si concretizzò, milioni e milioni di mani lo toccavano, lo afferravano, stritolando e tiravano da ogni dove, ognuna chiedeva soddisfazione, attenzione, ognuna voleva mostrare, ognuna voleva far soffrire, ognuna voleva un pezzo di quel corpo d’acciaio, affondando nelle sue carni per inoculargli quell’odio come un veleno necrotico… ognuna voleva essere ascoltata.
    Il dolore che ne derivava era come la stretta al cuore durante un pianto inconsolabile, ciò che si provava quando ancora inconsci della natura del dolore, poteva essere eterno?
    Cosa poteva essere quell’onda d’odio dopotutto se non l’insieme delle memorie che l’avevano resa tale?
    Si forzò di mantenne gli occhi chiusi per risparmiare a se stesso lo spettacolo del suo corpo strappato da quei sentimenti che non gli appartenevano.



    Mentre la sua mente veniva inesorabilmente contaminata da ricordi che non gli appartenevano iniziò a fare a spallate, nel tentativo di far prevalere se stesso, di solcare quelle tenebre come un dardo non fu facile mettere da parte una vita in solitudine per far prevalere l’aver ritrovato suo padre, ma gli venne spontaneo focalizzarsi su un unico secondo, quello in cui poterono confrontarsi, senza alcuna parola e guardarsi l’un l’altro, due gocce d’acqua e ritrovarsi nonostante tutto.
    Si sentì nuovamente proprietario di quel giorno in cui accettò di fidarsi dei suoi sottoposti quando cercavano indipendenza, poi c’era Hebiko, uno spirito indomito e irrequieto che dava alla sua vita una nota delicatamente aspra e dolce al contempo, frizzante, a volte litigiosa, ma mai monotona, quel numero di alti e bassi, quelle montagne russe di eventi contrapposti erano vita.
    Una vita che non poteva separarsi da lui.

    Ci sono cose… che nemmeno un demone può fare!

    Lentamente la sua mente reagì, riappropriandosi di se stessa dopo essersi concessa, dopo aver scrutato l’abisso e i ricordi della volpe stessa, dopo aver visto cosa era l’odio della volpe, cosa voleva dire rinunciare al proprio ruolo di guida, di forza equilibratrice e salvifica dell’intero genere umano per diventare uno strumento, costretto a saltare da una gabbia all’altra, costretto a sopportare la morte nonostante fosse capace di vivere al di fuori di quel meccanismo nutrendosi di tutto ciò che che la natura produceva in eccesso.

    Pensavi che non ne fossi a conoscenza?
    Di cosa c'era prima di TUTTO?


    Non invase la mente di Kurama, gli bastò dare prova che sapesse.

    Non posso chiederti perdono ed a questo punto sarebbe ipocrita.
    Non posso dirti che sarò un eremita dedito alla pace, ma posso prometterti che ti darò la libertà grazie a questo clone.
    Puoi vedermi tentare, fallendo, puoi vedermi stringere questa promessa e puoi vedermi superare il tuo odio già una volta.
    Così come ho promesso di farlo alla tua metà.
    Perchè ho visto cosa sei.
    SO del perché fu necessario per il quarto hokage sacrificarsi.


    Cosa poteva dire alla volpe se non questo?
    Il saggio delle sei vie la divise dal dieci code con un preciso intento, a lei, la più forte dei nove, spettava il ruolo della guida, e invece contaminata dall’ingordigia umana era diventata un mostro, se in quel processo esisteva una vittima era il demone, la cui natura lo predisponeva all’integrazione dei sentimenti con cui veniva in contatto diventandone veicolo e fonte.
    Giunto al nucleo, al cuore della natura distruttiva e violenta della volpe l’unica cosa possibile era aspettare, lui non aveva combattuto se non per la sua salvezza, si era lasciato cadere in un punto preciso, quello più vicino a ciò che era la volpe quando la sua mente venne separata dal tutt’uno senza coscienza che era.
    Alla fine, tutto quell’odio perse di dimensionalità passando ad essere un ombra, la scura e nera ombra presente sotto ad uno stivale pochi istanti prima che si infrangesse al suolo. Lo stivale di Raizen.

    Finisce sempre così… sai perché?
    Perchè siamo mortali.
    Se la vedi come qualcuno dei miei predecessori questo mondo è fatto per combattere alla pari.
    Io lo vedo come un luogo per comprendersi e accettarsi.
    Tutto ciò che abbiamo sono un centinaio di anni di vita se va bene non migliaia, tutto ciò che siamo sta dentro uno spazio così ridotto che diventa denso e affilato, non gigantesco, molliccio, gargantuesco e mal assemblato.
    La volontà umana cresce tra le avversità di una vita finita, sarà sempre una lancia densa e affilata ben puntellata a terra, e raggiungerà sempre il cuore del più maestoso dei cavalli.


    Quello stivale però non calpestò, il suo era un passo avanti, una mano tesa.

    Posso restare in eterno in questa posizione, non mi smuoverò MAI sai che POSSO.

    La sua figura si ingrandì leggermente, come un avvertimento, mentre gli occhi gli si accendevano di un potere che la vecchia volpe ignorava ma che la Kurama al suo interno non solo aveva conosciuto ma con cui aveva collaborato per la salvezza di entrambi.

    E tu?
    Vuoi liberarti di tutto ciò che non ti appartiene?
    Puoi lasciare che il tempo rinchiuda in questo buco schifoso ciò che non ti appartiene oppure restarci chiusa a tua volta.


    L’odio poteva fluire potente quanto voleva, la faccia di Raizen decisa più che amichevole, non avrebbe neanche per un singolo istante perso il suo leggero sorriso di sfida, niente poteva lederlo perché tutto era stato compreso, all' abbassarsi di quella terribile marea lui sarebbe stato sempre lì.
    Avrebbe potuto combattere, avrebbe potuto sfruttare il suo ego ed avviare una lotta per la supremazia, ma sarebbe stato inutile, poteva fare di meglio.
     
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