L'Uomo che Viene dal 5° LIvello

[Free GDR | Hoshi & Shiltar]

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  1. Hoshi
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    ..L’uomo che Viene dal 5° Livello..
    Presentazione



    Ishi No Jigoku. Chiunque fosse stato il bastardo a costruire quel postaccio doveva avere una madre vacca quanto almeno una vacca vera, chissà poi che forma avevano queste mitologiche creature che Kuro ogni tanto sentiva nominare dai prigionieri che gli stavano attorno. Era difficile dire quanta feccia fosse stata gettata li sotto, ma di certo erano fin troppi dato che ci si poteva riconoscere solo dall’odore. Kuro viveva li dentro da quando ne aveva memoria, nessuno glielo chiedeva mai, ma se lo avessero fatto lui avrebbe risposto, vivo al livello quattro è quella la mia casa. Non che Kuro fosse di molte parole, tutti gli stavano alla larga da sempre, nessuno si avvicinava o gli dava parola, la “Mummia”, quello era il nome che gli avevano affibbiato quelli che chiamava vicini di baracca.


    Era una giornata come tante quella che stava trascorrendo. Come al solito durante quello che veniva chiamato primo turno, Kuro si muoveva in fila assieme al resto dei prigionieri con in spalla il suo piccone, il migliore amico che aveva dopo suo nonno ovviamente. Non sapeva che ore fossero ne se fosse mattino, pomeriggio o sera, li il sole non esisteva e nemmeno aveva idea di come potesse essere fatto. Il vecchiaccio che si prendeva cura di lui gli aveva spiegato che il sole era una gigantesca palla di fuoco che illuminava il cielo e la terra, ma Kuro semplicemente non poteva credere a qualcosa di così assurdo. Se ciò che il vecchio diceva era vero allora tutto doveva essere bruciato e distrutto in superficie e questa cosa era davvero deprimente.


    Nessuno usciva da Ishi No Jigoku. Una volta entrati come prigionieri si veniva mandati al livello assegnato e si cominciava a lavorare, ore ed ore in compagnia del sudore e della dura roccia. Ogni tanto qualcuno impazziva e allora tentava di scappare dal quarto livello, ma tutto ciò finiva sempre dopo qualche minuto con il pazzo dilaniato a morte da frecce e pugnali, uno schifo. A chi si comportava bene e lavorava venivano passati beni di prima necessità, come indumenti e sbobba della peggiore specie per nutrirsi, ogni tanto qualcuno del mondo esterno arrivava a portare rifornimenti speciali, ma ormai erano anni che nessuno scendeva la per portarli.


    Kuro era di turno al settore orientale quella mattina, gli piaceva abbastanza quel posto, si poteva lavorare in pace e ad una discreta distanza uno dall’altro, non che la cosa fosse un problema per lui dato che nessuno gli si avvicinava a più di due metri. Spaccare roccia gli piaceva, era rilassante e bloccava i suoi pensieri nella roccia e nel fragoroso rumore del piccone che le si schiantava addosso con ferocia. Quel giorno attorno aveva tre o quattro persone, un tizio che tutti chiamavano Ratto per via delle sue fattezze e modo di camminare, un tizio di cui non sapeva nemmeno il nome giunto qualche anno prima e un ragazzo piuttosto robusto che spesso aveva incrociato tra le vie del piccolo villaggio nella roccia, ma di cui non aveva nemmeno mai chiesto il nome.


    Tutto procedeva come sempre, il piccone saliva e poi scendeva staccando pezzi di roccia dura come l’acciaio mentre un carrello automatico passava ogni mezz’ora per essere riempito. Era un giorno come tanti altri anche se ancora per poco.


    Dove il ragazzo corpulento stava scavando stava per succedere qualcosa che avrebbe cambiato per sempre le loro vite. Il piccone del ragazzo infatti dopo l’inizio del quarto turno si sarebbe schiantato su qualcosa di molto più tenero della solita roccia ferrosa. Nessuna scintilla a quel suo ultimo colpo, solo la roccia che improvvisamente era diventata incandescente emanando un calore soffocante che lo avrebbe avvolto quasi a farlo svenire. Mai nessuno aveva visto una cosa del genere al quarto livello e di certo mai nessuno aveva visto quello che stava per succedere di li a poco.


    La roccia stava letteralmente bollendo mentre si allargava l’area incandescente. Le rocce fumanti sembravano essere quasi inghiottite verso sotto fino a quando un mano con tanto di avambraccio non sbucò. Dal terreno incandescente era uscita di colpo la fottutissima mano di un uomo ed ora sembrava quasi cercare un appiglio o aiuto, quasi il resto del corpo volesse uscire di li. Tutti si erano accorti di quello che stava succedendo, ma solo Kuro sembrava essere rimasto a guardare poco più in la quello che stava succedendo. Non restava che decidere se aiutare quel poveraccio o continuare a lavorare senza fare finta di niente.



     
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