Cambio di prospettiva

[Free Gdr - Nori e Ame]

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    Tutto ciò che voglio al momento è ammirare la Vita

    Seguì Nishi per l'ultimo siparietto con la guardia. Si limito ad annuire con una frequenza inaudita, sempre con un sorriso di gioia stampato in faccia. Insomma, il momento era arrivato. Sarebbe partito lasciando Kiri, il suo ormai vecchio paradiso di piaceri. Un po' provava malinconia nel separarsi da quel villaggio, aveva aspettato così tanto per abitarci e adesso, una donna mandata da un qualunque Mister X gli stava stravolgendo la vita. Davvero una nota interessante. Forse il piacere non risiedeva solo nelle cose materiali...

    [ ... ]



    Giunsero ad una barca attraccata al molo, sapeva che avrebbero avuto ancora gli occhi delle guardie puntati addosso; far remare una donna incinta non poteva essere una cosa molto logica. Prese quindi i remi e anche se non aveva la minima idea di dove recarsi, prese a remare con una certa velocità.

    Arrivati ad un certo punto, circa dieci chilometri dal molo, Nori poté percepire un notevole cambiamento nel modo di rapportarsi della ragazza. La sua voce era cambiata, si era fatta bassa e quasi ostile. Già un bel cambiamento, considerando come era squillante fino a qualche minuto prima. Il ragazzo porse le sue mani in avanti, con un'aria incerta e insicura. Nishi gli legò entrambi i polsi con una corda che ricordava vagamente i colori della coda di una volpe. Sicuramente c'era sotto qualcosa, legarlo semplicemente come un prigioniero non aveva una così grande utilità.


    Una volta fermata la barchetta, la ragazza completò la distruzione del suo travestimento. Gettò il mantello e gli orecchini, per poi lavarsi via il trucco e tagliandosi i capelli con un coltello. Adesso solo un pazzo poteva vedere in lei la sua ragazza preferita del bordello. Chi era veramente quella ragazza? Una sola cosa era certa, aveva una certa dimestichezza nel cambiare aspetto anche senza l'utilizzo di tecniche. Una fuggitiva? Un'emarginata? Forse solo una mercenaria assoldata per portarlo da chi l'aveva pagata. In fondo, sapere chi era veramente lei era il problema minore.
    Sembrò reagire subito di carattere alle parole del giovane, il quale si limitò ad accennare una risata divertita, strozzata una volta viste le sue mani e il resto del suo corpo. Sembrava aver combattuto un'infinità di battaglie, portandosi sempre al limite della vita o della morte. Quella ragazza aveva sicuramente visto e provato cose che lui non poteva minimamente immaginare.

    Gli tornò il sorriso dopo esser stato preso in giro, aveva un bel caratterino. Perché non divertirsi ancora un po'? Aveva già in mente la risposta, quando lei lo "umiliò" facendo leva sul fatto di averlo convinto con poco. Bhé, era vero e anche lui era stupito di questo fatto. Ma si era mosso con un impulso che era venuto da dentro. Come se in questa vita dedicata al piacere ai vizi, avesse maturato una certa predisposizione a riconoscere una vera occasione. A cogliere al volo ogni attimo, sia favorevole che sfavorevole. Si alzò in piedi, rivolgendo le spalle alla ragazza e osservando tutta la distesa d'acqua che avevano davanti. « Soltanto gi esseri superficiali hanno bisogno di anni per liberarsi di un'emozione. Un uomo che sia padrone di se stesso può mettere fine a un dolore con la stessa facilità con cui può inventare un piacere. Io non intendo essere alla mercé delle mie emozioni; intendo di servirmene, di goderle e di dominarle. » Si sedette nuovamente, mantenendo lo sguardo dritto verso la loro direzione.

    Dopo un po' di tempo giunsero un posto nascosto e disabitato, lì lasciarono la barca e la ragazza ebbe la premura di farla affondare prima di mettersi in cammino. Si diressero verso una caverna, abbastanza nascosta e con un ingresso poco ospitale. Era stretto e poteva passarci una sola persona alla volta. Una volta dentro, Nori poté constatare che era già parzialmente "arredata", molto probabilmente Nishi usava quel posto come rifugio d'emergenza.

    Stavolta la faccenda si fece un po' più seria. La ragazza sospettava che Nori fosse una qualche persona importante o in possesso di qualcosa di valore. Non era niente di simile, ma come poteva saperlo? Gli prese la mano che si era appoggiata sul suo viso, per poi spingerla leggermente verso di lei. Gli partì una piccola risatina. « Sai, sentendo le tue parole ho tratto un'importante lezione. Sai qual'é? » Rise un po' più forte. « Che una bambina scottata ama il fuoco. » Forse non era il momento migliore per prenderla in giro, decisamente non lo era. Ma anche questo era stato un impulso venuto da dentro di lui, non poté trattenersi. Poi si fece serio. « Tutto ciò che voglio al momento è ammirare la vita. » Sorrise nuovamente e si guardo attorno, come per indicare ciò che li circondava. « Puoi venire a guardarla con me, se ti interessa. » Fece una piccola pausa. « Chi è quest'uomo? » Adesso la faccenda iniziava veramente a fargli paura, non voleva invertire le parti, ma almeno esigeva qualche informazione in più. « Nishi, Nishi... Definire è limitare. Non puoi sapere realmente chi sono, in quanto io non ho limiti. Il piacere non ha limiti. Non sono un ragazzo speciale, ma per qualcuno potrei esserlo. Molte ragazze, forse il tuo amico. » Posò nuovamente lo sguardo su di lei. « Io curo il mio animo attraverso i sensi e i sensi attraverso l'animo. » Anche se ad un primo ascolto non poteva sembrare, il ragazzo stava fornendo una descrizione di quello che era veramente. Stava esponendo le sue idee. Infondo poteva passare per un semplice pazzo, e a lui andava bene così. "L'animo attraverso i sensi e i sensi attraverso l'animo", aveva tirato fuori proprio una bella definizione di quello che faceva. Alzò le sopracciglia e la guardò con aria superficiale, come se stesse aspettando una sua mossa.
     
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    Compito ingrato~ 003



    Ucciderlo subito. Il primo pensiero che balenò in mente ad Ame fu di lasciare quel ragazzo legato li e lasciarlo morire di fame, slegandosi da quella faccenda e da quell'uomo inquietante. Le risposte del suo "prigioniero" erano evasive, non centravano il punto e parevano quasi fatte apposta per disorientarla. Il ragazzo era prigioniero in una grotta con un'estranea, indifeso, potenzialmente vulnerabile, forse con la vita a rischio, e pareva non importargli. Sicuramente doveva avere qualche qualità unica nel suo genere, ma Ame non era più sicura di volerla conoscere se gli dava così tanta sicurezza in un momento del genere, con i polsi legati, e seduto al freddo. O era molto potente o molto stupido e si sopravvalutava. La ragazza decise non di non volerlo più sapere. Forse, rimanere nell'ignoranza le avrebbe portato meno danni.

    Dopo il discorso di Nori quindi rispose «E quindi non hai nulla di speciale? E allora per cosa ti vorrà? Magari sai qualcosa e non ne sei nemmeno cosciente...» Lasciò le parole galleggiare nell'aria, mentre seguiva un pensiero tutto suo che però non comunicò al ragazzo, cambiando invece completamente espressione e tono di voce, improvvisamente caldo e allegro. «Bene, direi che forse è passato abbastanza tempo. Se la smetti con le battute stupide e mi dai qualche minuto, potrò scioglierti» La ragazza chiuse gli occhi concentrandosi sui dintorni, c'era dell'erba fuori dalla grotta, abbastanza vicina ma invisibile al suo ospite. Abbandonò la protezione che aveva e iniziò ad usare di nuovo il chakra, manipolando le piantine stentate per tramutarle in piccoli aeroplanini che spedì a fare una ricognizione dei dintorni. Dopo circa dieci minuti di silenzio riaprì gli occhi; i dintorni erano puliti. «Allunga le braccia, a quanto pare siamo completamente soli» Sciolse quindi con cura le braccia del giovane, e una volta recuperata la corda ne tagliò un pezzo che infilò sotto una roccia in un'anfratto della grotta. «Preparo una via di fuga di sicurezza per il futuro» Avrebbe risposto se Nori le avesse chiesto cosa stesse facendo. A quel punto utilizzando la Henge avrebbe fatto sparire le cicatrici dalla schiena e dal collo, avrebbe accorciato ulteriormente i capelli, fino a ridurli a una peluria cortissima e avrebbe ridato alle sue mani quell'aspetto femminile che ci si aspetta sempre di vedere in una ragazza. «Meglio, molto meglio. Direi di mangiare qualcosa finchè possiamo, poi dormiremo, domani partiamo all'alba. Non dobbiamo fare molta strada ma sarà un percorso faticoso»

    La cena era frugale, giusto il necessario, ma avrebbe permesso ai due conviventi forzati di parlare senza più la tensione di prima: «Cosa intendevi prima? Cioè quando parlavi dei sensi, dell'animo... Davvero il tuo unico interesse è soddisfare quello che vuoi quando vuoi?» Ame posò la ciotola per terra per osservare il suo strano "ospite". «Non hai mai pensato al fatto che potresti danneggiare gli altri mentre fai quello che ritieni meglio per te?» Ame assunse un'espressione seria. Quella domanda la riguardava quasi direttamente, il suo egoismo e il suo voler essere riconosciuta all'interno dell'Accademia solo per la sua superbia, aveva portato alla rovina di un intero villaggio: Yanagi.

    [...]


    Quando anche nella caverna iniziò a mancare la luce, indicando che stava calando la notte, Ame recuperò due coperte di lana e ne passò una al ragazzo, intanto che si avvolgeva vestita nella sua, togliendo solo gli stivali «Qui di notte fa particolarmente freddo visto che siamo ancora vicini all'acqua, vedi di dormirmi vicino... ma di non fare scherzi» Lo sguardo che gli lanciò però poteva dire anche il contrario, o forse no, l'unica cosa sicura era che provarci con una donna del genere indubbiamente poteva avere la sua parte di rischio.

    [...]


    Ame svegliò Nori, che ancora dormiva vicino alla sua schiena, intorno alle 4 del mattino. Con un dito sulle labbra e un sorriso gli indicò di fare silenzio, per poi assumere ancora un'altro aspetto mentre gli indicava di prepararsi. Stavolta la ragazza aveva scelto l'aspetto di una donna adulta, di circa 35 anni, con qualche filo grigio tra i capelli, la pelle chiara, e due luminosi occhi azzurri, in stridente contrasto con il grigio cupo che caratterizzava Ame. Sempre in silenzio avrebbe condutto il ragazzo fuori dalla caverna, e con un calcio contro il terreno avrebbe fatto spuntare una parete di roccia che avrebbe coperto l'ingresso. Tenendo Nori dietro di se con una mano si sarebbe poi incamminata su un minuscolo sentiero, quasi invisibile per occhi poco allenati, che avrebbero seguito fino ad arrivare ad una boscaglia non molto fitta più nell'interno, dove si sarebbero potuti nascondere all'arrivo dell'alba. «Da qui possiamo parlare di nuovo, mantieni un tono basso comunque, ancora non siamo su terreni sicuri, e la tua faccia comunque potrebbe essere riconoscibile» Se poi Nori avesse proposto l'utilizzo anche da parte sua della Henge Ame avrebbe esitato qualche secondo prima di rispondergli, con sul viso un'espressione chiaramente indecisa «Per adesso no. Risparmia tutto il chakra che hai, magari ne avrai bisogno... e poi... per adesso basto io per entrambi a tenerci al sicuro» Strizzando l'occhio avrebbe schioccato le dita e dalle foglie intorno a loro sarebbero spuntate decine di piccolissime farfalle di carta dai colori più disparati che si sarebbero poi disperse in tutte le direzioni «O meglio, bastano loro a tenerci al sicuro». Durante il percorso, comunque non facile e quasi sempre su sentieri non segnati, Nori avrebbe avuto modo, se avesse voluto, di fare ancora qualche domanda alla sua compagna di viaggio, ma non necessariamente, o meglio, se Ame non avesse ritenuto opportuna la domanda, avrebbe ottenuto risposte.

    [...]


    Dopo aver svalicato due colline particolarmente scoscese sarebbero arrivati in una valle, non particolarmente grande ma attraversata da un fiumiciattolo. «Ora aspetta qui. Tornerò tra poco» avrebbe detto la ragazza. Se Noria vrebbe provato a seguirla, più o meno di soppiatto, da un albero vicino a lui sarebbe sbucata una tigre di carta decisamente poco amichevole. Dopo circa una decina di minuti avrebbe sentito la voce di Ame chiamarlo da più in basso «Vieni, tutto ok». Raggiunto il punto da dove veniva la voce avrebbe visto Ame, di nuovo lei, cicatrici e tutto il resto, accanto ad un uomo alto, possente e dai capelli scuri, con una bizzarra benda sugli occhi. Poco lontano da loro c'era un terzo uomo, legato e imbavagliato, un uomo dall'aria folle, ma per fortuna al momento innocuo. Non appena l'uomo avesse visto il ragazzo però avrebbe urlato ad Ame prendendola violentemente per un braccio: «Idiota! Chi cazzo è questo?! CHI... CAZZO... È... QUESTO?!» La ragazza, spiazzata e con un'espressione impaurita e sofferente sul volto avrebbe urlato in risposta «Nori Cazzo! Quello che volevi! Nori!»

    «NARA IDIOTA! IO VOLEVO ITAI NARA!! LA FORZA PORTANTE! NON UN RAGAZZINO QUALUNQUE! Ora morirai per questo donna, e tu le farai compagnia inutile ammasso di carne»

    L'ultima frase però non si riferiva all'uomo legato, ma al ragazzo in piedi, quello dal nome sbagliato, quello che rispondeva al nome di Nori Kikin.

     
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    Incontri del con il terzo tipo. Anche il quarto, ma per ora non si conta

    Poco gli importava di rimediare qualche livido, i suoi discorsi sembravano aver stizzito la ragazza. Quest'utilma però sembrò riprendere dell'auto controllo, esprimendo la sua opinione su come Nori potesse essere considerato "speciale". « Bhé, tutto può essere. » Rispose con aria superficiale, come se non gliene importasse niente; anche se in realtà era proprio l'opposto, si sentiva turbato, stava provando un'emozione che non aveva mai cercato di provare prima: la paura.
    Una volta slegato, guardò la ragazza riporre un pezzo di corda sotto una roccia e la guardò con aria dubbiosa. Una volta chiarito il perché di quell'azione, il suo stato d'animo non migliorò affatto. Sapere che anche lei era sul chi va la, non lo rassicurava, non dopo tutta la sicurezza che gli aveva dimostrato. La guardò sorpreso modificare il suo aspetto? Che bisogno c'era in quel momento di doversi trasformare? Si stava forse mettendo per bene per lui? Certo, che anche con questa preoccupazione, i suoi pensieri non deviavano molto dal normale.

    Cenarono con l'essenziale dose di cibo per arrivare pronti per il giorno dopo. Nulla di eccezionale, ma sempre meglio di niente. Durante il pasto però la ragazza sembrò incuriosita dalle parole del giovane, tanto incuriosita da rivolgerli pure delle domande a riguardo. Nori, si fece serio. « L'unico modo per resistere alle tentazioni, è cedervi. Nishi. » Fece una breve pausa, stava cercando di studiarla. « Lo scopo della vita è sviluppare noi stessi. Ognuno di noi è al mondo per realizzare perfettamente sé stesso. Non vedo come mai i miei gusti personali mi rendano tanto diverso. » Poi, la guardò, con fare sospetto. « Forse, per te io rappresento tutte le voglie che non hai mai avuto il coraggio di soddisfare. » Sorrise leggermente. Era un'ipotesi sciocca, ma la ragazza sembrava non capire che cos'era il vero divertimento, cosa significava veramente godersi la vita. Poi venne il tempo di rispondere alla sua seconda domanda. Sembrava turbata da quello che aveva chiesto, ma il ragazzo non volle indagare oltre, sapeva già come rispondere. « Se c'è una cosa che so meglio di tutte è che esiste una specie di fato che perseguita le nostre buone decisioni. Ci si decide sempre troppo tardi. Ci ho rimesso un occhio per questo. Ognuno vive la propria vita e paga il proprio prezzo per viverla. Il guaio è che molto spesso si paga per un unico errore. Anzi, non si finisce mai di pagare. Nei suoi rapporti con gli uomini, il destino non chiude mai i conti. » La guardò serio. « Non ti devi rattristare se per colpa tua succede qualcosa a chi ti sta vicino, perché, in realtà, non è colpa tua se lo hai fatto seguendo un tuo ideale, una tua passione, un tuo capriccio... » Le prese una mano, sorridendo. « E ora togliti quell'espressione seria e sorridi. Ridere non è affatto un brutto modo per iniziare una amicizia! » Ed è senz'altro il migliore per troncarla, ma non volle aggiungere questa parte.

    Quando si fece sera, Nishi provvedette a procurare una coperta di lana anche per il ragazzo. Bhè, senza dubbio quella caverna era ben fornita. Le fece un cenno, come per ringraziarla, per poi togliersi gli stivali e sdraiarsi, avvolto da in un caldo e morbido abbraccio. Vedersela lì accanto, suscitava un certo desiderio. Provarci era un rischio, ma magari, una ragazza così lo avrebbe fatto divertire molto. Allungò una mano verso il suo fianco, con un gesto delicato. Si fermò però una volta sfiorata, il pensiero che il giorno dopo avrebbe visto "l'uomo misterioso" lo turbava così tanto? Il gesto si tramutò quindi in una piccola carezza. Tolse quindi la mano da quella posizione e se la portò al petto. Il cuore batteva forte, era teso, questa poteva essere anche la sua ultima notte. Si voltò di schiena alla ragazza, lasciandola appoggiare se lei lo avesse desiderato, ma niente di più. Certo era comico, poco fa aveva appena detto che per resistere ad una tentazione bisognava cedervi e questa volta si era trattenuto. Bhé, magari, una volta risolta questa situazione, se ce ne sarebbe stata l'occasione, l'avrebbe sicuramente sfruttata.
    Finalmente, dopo qualche ora di brutti pensieri, si addormentò.

    Al mattino si ritrovò svegliato dalla stessa Nishi, che sorrideva, indicandogli di fare silenzio. Era stanco morto, come se avesse fatto sesso per tre giorni di fila. Invece era praticamente stata una delle poche notti dove non aveva soddisfatto il suo vizio notturno. Seguì quindi la ragazza fuori dalla caverna, per poi ammirare con aria sorpresa farfalle di mille colori che volavano intorno a loro, per poi spandersi nella zona in torno. Quella Nishi era una continua sorpresa.
    La seguì ancora per il percorso, facendosi fare strada. Tra i due aleggiava quasi uno strano silenzio, Nori si sentiva a disagio. Già era preoccupato per il suo prossimo incontro, in più la ragazza non sembrava volerlo in qualche modo rassicurare. Di certo, come poteva capirlo, visto che non aveva esternato nessun sentimento, e non aveva intenzione di farlo. Decise comunque di sdrammatizzare « Stanotte sono stato bravo. Visto? » C'era una leggera aria di delusione nelle sue parole. Non andare in porto per una sera si era rivelato per lui un grande fallimento.

    Improvvisamente, Nishi lo fermò, dicendo di attendere lì fermo dov'era il suo ritorno. Erano forse arrivati? Che ansia. La curiosità di seguirla era immensa, ma altrettanto immensi era il terrore e l'insicurezza. Decise quindi di stare lì fermo, immobile ad attenderla. No, non poteva essere "schiavo delle emozioni" come le aveva detto quando erano in barca, lui non era un uomo superficiale. E poi, aveva seguito subito da Kiri quella ragazza, senza farsi nessuna domanda prima di partire. Attratto dal fascino del mistero? Chi può dirlo.
    Trovò quindi la mentalità giusta per farsi almeno un pochino di forza e coraggio.

    Udì le parole della ragazza, che lo stava invitando a raggiungerla. Esitò per un istante, poi, lentamente, prese a dirigersi verso la direzione del suono. Una volta arrivato, l'accoglienza non fu delle migliori. Si ritrovò davanti ad un uomo imponente, con un'aria poco raccomandabile ed un aspetto bizzarro. Stava imprecando contro Nishi, chiedendo spiegazioni sul nuovo arrivato. Ogni mistero sembrò essere rivelato, o quasi. Tra di loro c'era un'altra presenza. Un altro uomo, legato e imbavagliato, con una strana aria. Bhé, al momento forse era la preoccupazione minore, visto che l'uomo con la benda sugli occhi iniziò a minacciare di morte Nori e Nishi. Insomma, da un lato era rincuorato del fatto di non essere l'oggetto di ricerca di qualcuno, dall'altro doveva realmente lottare per la vita.
    Infilò quindi una mano sotto al mantello, stringendo la presa sul manico della sua Wakizashi, pronto a reagire e a scattare al minimo accenno di attacco dell'uomo. La situazione aveva preso una brutta piega, e la lotta sembrava l'unica soluzione. Adesso i due si ritrovavano insieme anche nel combattimento. Chissà, forse la ragazza aveva qualche altra sorpresa in serbo. Bhé, almeno, lo sperava.

     
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    Compito ingrato~ 004



    Nara. Un kanji letto male, uno solo. Due righe che avevano appena segnato il confine tra la loro vita e la morte. Ame si sentiva quasi senza respiro, un senso di panico crescente non faceva che salire e salire fino quasi a farla affogare. Si sentiva come se la sua stessa gola non fosse più configurata per far passare l'aria. Una specie di dolore sordo, causato dal fatto che Ame sapeva, sapeva, di non avere possibilità contro l'uomo che aveva davanti.

    La ragazza vide Nori portare una mano alla sua spada, avrebbe voluto urlargli di lasciar stare, di scappare via, ma l'unico rumore, sordo e soffocato, che venne da lei fu un «Via..» strascicato e pronunciato male mentre l'uomo che le si era presentato come Meguru, e che era anche stato il suo compagno per una notte la stava strangolando. L'uomo però era troppo impegnato a concentrarsi sul ragazzo, ancora libero e potenzialmente scomodo per prestare attenzione a lei, che non considerava neppure alla sua altezza. Quell'arroganza fu la sua salvezza, lasciandogli in mano un mucchio di foglie riuscì a traportarsi tra gli alberi non molto lontano e li a sparire. Sarebbe voluta correre in aiuto di Nori, avrebbe voluto urlargli di fuggire, avrebbe voluto fare qualcosa. In verità, l'unica cosa che fece Ame fu comportarsi come aveva sempre fatto: da codarda. Ame, allontanandosi sempre di più nel bosco, abbandonò Nori al destino verso cui l'aveva trascinato.

    L'uomo nemmeno si accorse della scomparsa della ragazza tanto la riteneva superflua. L'avrebbe ripresa più tardi, pensava, dopo aver eliminato l'altro. La donna era un pericolo quasi insignificante sapendo quello di cui era capace, dal ragazzo invece non sapeva cosa aspettarsi, malgrado non fosse di certo preoccupato. Rilasciò la tecnica della trasformazione, tornando l'uomo inquietante e dagli occhi scuri che Ame aveva incontrato non molto tempo prima. I piercing rimanevano un elemento focale sul suo viso. Alcuni normali orecchini altri invece bizzari e di dimensioni maggiori. Nori avrebbe potuto provare a scappare a quella vista, ma questo non avrebbe cambiato nulla rispetto a ciò che saperebbe accaduto.

    L'uomo si sarebbe immobilizzato, a meno di 20 metri da lui, una statua, che forse neanche il vento più forte avrebbe potuto abbattere. Il vero pericolo sarebbe arrivato dalle spalle del ragazzo, forse impercettibile, forse no se avesse prestato estrema attenzione. Un lieve odore di marcio, quasi impercettibile. Se Nori fosse riuscita a girarsi in tempo avrebbe scoperto qual'era l'origine di quell'odore: un uomo, di una certa età, robusto e solido ma piuttosto basso. Il viso era anziano ma severo, ma gli occhi erano completamente vuoti, e soprattutto erano occhi che Nori conosceva; erano gli stessi occhi di Nishi. Poi, senza preavviso, rumore, un segno, l'attacco. Dalle sue spalle, a circa 10 metri, sarebbero partite due lance di terra, lunghe circa un metro, entrambe dirette al suo busto, per poi essere seguite da due ulteriori punte, lunghe circa un metro, che sarebbero spuntate invece dalla vegetazione davanti a lui, come a impedirgli il cammino verso l'uomo immobilizzato. Di nuovo, dalla sua destra, stavolta da circa 6 metri sarebbe partito un disco, sempre di terra, dal diametro di un metro e mezzo, sottilissimo e affilato, stavolta diretto alla gambe, il messaggio era chiarissimo: niente fuga.

    Se il ragazzo avesse guardato anche il prigioniero, ancora legato accanto all'uomo immobile avrebbe potuto vedere i suoi occhi urlare. Erano pieni di terrore, e si muovevano a scatti come quelli di un animale in gabbia. Forse Nori non li avrebbe osservati, ma il messaggio che trasmettevano erano un solo "Muori subito. Dopo sarà peggio"

    [...]


    Ame era riuscita ad allontanarsi, forse inosservata, già di circa un centinaio di metri, continuando a controllare la zona appena lasciata con uno dei suoi aeroplanini. Forse era curiosità morbosa, forse voleva solo sapere se Nori era riuscito a fuggire, forse, non riusciva a perdonarsi della propria codardia. Quale che fosse il motivo quello che vide fece si che abbandonasse immediatamente la sua tecnica di sparizione per iniziare a tornare indietro in preda a una furia omicida, una rabbia terribile, mai provata prima d'ora. L'uomo che stava attaccando Nori non era un uomo qualunque, l'uomo che lo stava attaccando era l'uomo che le aveva insegnato tutto, e che lei aveva pianto disperatamente sei mesi prima. L'uomo, che sarebbe dovuto essere morto, era suo zio.




    Voillà! Per qualunque cosa, anche le solite cazzate, sai dove trovarmi :zxc:

    però se non scarichi IOS 6 subito domani non ti rispondo :asd:
     
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    Se credi di morire, Fallo e basta

    L'uomo non sembrava minimamente preoccupato della reazione di Nori. Come se sapesse già quale sarebbe stato il destino del ragazzo. Con una mano teneva la ragazza, ferma per il collo, in una stretta potente e crudele. Lo sguardo, invece, era fisso sul giovane. Quest'ultimo non osava muoversi, si sentiva come impietrito. Forse attendeva una mossa per poi reagire, o forse aveva solo paura. In quel momento, però, accadde l'immaginabile: Nishi sembrò reagire e con un abile diversi si liberò dalla stretta dell'uomo. Finalmente, adesso in due la situazione sarebbe nettamente migliorata. E invece no. Anzi, il ragazzo finì dalla padella alla brace. La ragazza sparì, chissà con quale particolare tecnica, e non sembrò voler utilizzare questa sparizione per attaccare, anzi, si potevano benissimo sentire la sua rapida falcata spostare le foglie e l'erba. Insomma, se prima, forse, aveva qualche possibilità, adesso era letteralmente spacciato.

    Non sapeva nemmeno cosa pensare in quella situazione. La sua "compagna di viaggio" lo aveva lasciato a morire davanti ad un uomo che non lo stava nemmeno cercando. Si era ritrovato lì soltanto per un minuscolo errore di lettura. Aveva sempre giustificato i tradimenti e i sotterfugi dicendo: "Quello che chiamano lealtà o fedeltà io lo chiamo letargo di abitudini oppure mancanza d'immaginazione." Ma qui si stava toccando veramente il fondo, giustificare il comportamento di Nishi era fattibile, ma impossibile per un uomo.

    Come se quello che era successo prima non bastasse, si aggiunse anche il cambiamento di aspetto dell'uomo. Quest'ultimo rivelò un volto pieno di piercing neri, quasi tutti con una forma cilindrica. Ma il viso non era l'unica parte del corpo ricoperta con quegli strani "cosi" neri. Una vista raccapricciante, quell'uomo non aveva praticamente niente di umano. Ma ci fu un altro evento a lasciare un inquietante alone in quella zona. L'uomo si immobilizzò, come una scultura di pietra. Il ventre non si gonfiava e sgonfiava per il respiro, la bocca, le mani e altre zone del corpo erano completamente immobili. Anche lo sguardo sembrava perso nel vuoto.

    Ecco! Sarebbe stata quella la sua occasione per fuggire! Si voltò di scatto, iniziando una corsa sfrenata. Sì, iniziando. E basta. Un'altra figura si era posizionata dietro di lui. Un uomo, anziano, lo stava osservando. Il suo sguardo diceva chiaramente: "Da qui non si scappa". Imprecò, sentendosi intrappolato come un topo e, inoltre, quell'uomo aveva un sguardo familiare, erano gli stessi occhi di Nishi, quella che lo aveva lasciato lì a morire. Quindi, una doppia imprecazione. La nuova comparsa non aspettò nemmeno un secondo ad attaccare Nori. Dietro di lui, infatti, piombarono pesantemente due lance, che non perdonarono per niente la distrazione del ragazzo. Esse si conficcarono nelle carni, una riuscì ad arrivare fino al costato, riuscendo a sfiorare il polmone destro quel tanto che bastava da procurargli una grandissima fitta di dolore, forse lo aveva lievemente lacerato. La seconda, invece, andò a conficcarsi più in alto, sulla sinistra. Perforò poco più sopra del pettorale, andando estremamente vicina al cuore.

    Cadde in ginocchio, soffocato dal dolore. Dello scuro sangue iniziava a colargli dalla bocca, il dolore lo stava tenendo completamente in balia del nemico. Due ulteriori lance sbucarono da davanti a lui, riuscì a vederle solo di striscio, ma, anche stavolta, il dolore fu molto chiaro. Un urlo di strazio riempì quella zona, le due lance avevano colpito le sue spalle, conficcandosi e impedendogli i movimenti dei due arti. Sentiva le sue forze andarsene. La vista si faceva sfocata. Provò ad alzarsi in piedi, in un disperato tentativo di reagire. In quel momento, un po' per fortuna e un po' per sfortuna, distrutto dal dolore, fallì il tentativo di rimettersi in piedi. Il disco di roccia andò quindi a colpire la gamba destra, leggermente rialzata durante la caduta, colpendo di striscio la coscia. Di striscio, sì, ma il colpo fu ugualmente terribile. Il disco lacerò la carne, ferendo il quadricipite, aprendo una brutta ferita.

    Il sangue di Nori ormai stava formando una piccola pozza sotto di lui, che pian piano aumentava. Sentiva i suoi sensi abbandonarlo, aveva perso molto sangue e inoltre era stato colpito in zone quasi vitali. Ormai era spacciato. I suoi occhi si chiusero involontariamente, sentiva ancora il sangue che usciva lentamente dalla sua bocca, sempre più lentamente, sempre più lentamente...
    Il giovane era svenuto, ma sarebbe durato poco in quello stato, soprattutto con nessuno in suoi aiuto e contro due, o forse tre, persone nettamente più potenti di lui. Certo, non poteva lamentarsi della sua esistenza, aveva praticamente provato quasi ogni singola forma di piacere; però era ancora giovane, questo mondo aveva ancora tanto da offrirgli, sarebbe stato un peccato morire in quelle circostanze.


     
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    Compito ingrato~ 005



    L'uomo che l'aveva cresciuta, lo stesso che l'aveva accolta in casa sua quando, a quindici anni, era scappata da un matrimonio imposto, era un assassino. L'aveva educata perchè sapesse difendersi, perchè avesse una vita felice, perchè realizzasse i suoi sogni e non dovesse mai soffrire. In quel momento aveva appena rinnegato tutti i suoi insegnamenti.
    Quell'uomo era un assassino, e un bugiardo.
    Quell'uomo era suo zio.

    E soprattutto, quell'uomo stava uccidendo un altro uomo sotto i suoi occhi. Un uomo del cui destino si sentiva completamente responsabile.

    Ame avrebbe potuto notare che qualcosa nello sguardo del suo unico parente non era normale. Avrebbe potuto accorgersi dei pezzi di metallo che gli costellavano le braccia, e parte del volto. Avrebbe anche potuto notare che sembrava non essere invecchiato di un giorno da quando l'aveva visto l'ultima volta, anni prima. Ma tutto questo, malgrado fosse chiarissimo ai suoi occhi non riusciva a raggiungere la sua mente, che rimbombava per le urla di Kudatsune, che anche se priva di qualunque corpo urlava e urlava e urlava nel vedere il suo padrone più longevo, il suo amico di una vita, dimostrarsi un traditore assassino. L'urlo di dolore che Kuda spandeva per la mente della ragazza era solo una parte di quello che lei reprimeva dentro di se.

    Vide Nori colpito, colpito, e colpito ancora. Lo vide sanguinare come se non ci fossero limiti alle sue riserve, e vide una brutalità negli attacchi di Kazuo, suo zio, che mai avrebbe pensato di vedere in un uomo che stava attento a spostare i vermi quando dissodava la terra dietro casa sua.

    Ame era sempre stata una donna più di pensiero che d'azione, dalle reazioni ponderate e sempre fiduciosa nel suo intuito. In quel momento però, le importava una sola cosa, fermare suo zio, scoprire perchè aveva deciso di cambiare così, e poi ucciderlo. Il suo primo omicidio, decise, sarebbe stato il suo.

    Creò una cortina di nebbia abbastanza fitta da nascondere Nori e se stessa. Poi scattò verso il ragazzo. Erano circa 30 metri dalla sua posizione, consapevole che anche se non vista sarebbe stata udita manipolò l'erba della radura per mascherare i suoi movimenti. Due grossi sassi di carta infatti facevano rumore a circa due metri dietro di lei. La stategia si rivelò giusta; entrambi i sassi vennero trafitti da due punte di terra senza che facesse in tempo a spostarli.

    Raggiunto Nori in scivolata vide arrivare l'attacco successivo, o meglio, sentì il sibilo che lo annunciava. Stavolta non avrebbe permesso a suo zio di fare di nuovo del male al ragazzo. Nori le sanguinava tra le braccia, senza nessuna colpa, non era cosciente e respirava malamente, con uno strano fischio. Probabilmente aveva un polmone perforato, e lei non ne sapeva davvero nulla di polmoni perforati. Attese che le punte le fossero vicine per inglobarle nella parete di roccia che erse di fronte a se e a Nori. Poi partì all'attaccò; superata la parete con un salto manipolò l'erba intorno a suo zio rilasciando allo stesso tempo la nebbia che li avvolgeva e tornando così a vedere distintamente il suo bersaglio: non avrebbe avuto nessuna pietà.

    Spedì due mani a chiudersi sul viso di suo zio, e iniziò a stringere. L'uomo ignorò completamente la cosa, non provò neanche a schivare l'attacco. Avrebbe dovuto iniziare a soffocare, muoversi, reagire, e invece nulla, immobile. Ame sgranò gli occhi, che cazzo stava succedendo? Quella mancanza di concentrazione purtroppo fu sufficente. Un dolore acuto alla mano sinistra e al fianco destro. Nemmeno si accorse dei due dischi di terra che l'avrebbero falciata a metà se il loro padrone avesse potuto vedere la sua posizione precisa. Ai suoi piedi si stava allargando una pozza di sangue, il suo. Alzò la mano di fronte agli occhi, incredula. Le ultime due dita della mano erano state dimezzate, non c'erano più. E neanche suo zio, era sparito. La voce che invece arrivava dalle sue spalle era reale, e faceva paura, specialmente perchè l'uomo da cui veniva se l'era quasi dimenticato.

    «Ma come? anche mutilata? Il tuo fascino decisamente è sparito a questo punto. Se ti decidessi a morire mi risparmieresti fatica sai? Usare quegli idioti non mi piace quando devo infliggere il colpo finale. È... impersonale. Però non vorrei sporcarmi, insomma con tutto quel sangue.»

    «Usare? Che cazzo stai dicendo? Quell'uomo non è tuo! È mio zio!! Lascialo andare!»

    «Ah si? Oddio che cosa interessante, muoio dalla voglia di sentire il resto. Lascia crepare il ragazzo e vedi di spegnerti anche tu. Non giustifico i miei acquisti con i pezzenti»

    L'uomo lanciò verso di lei, quasi senza sforzo, una selva di punte di ghiaccio. Ame si lasciò cadere a terra protetta da un sottile scudo di carta. Non bastò a proteggerla del tutto, la schiena, rimasta esposta, si ricoprì di ustioni, alla vecchia cicatrice se ne sarebbero aggiunte presto di nuove. Rimase così, immobile...

    ~Kuda, da questo momento ti cedo ufficialmente a Nori. Sei di sua proprietà, non protestare, portalo via. Alla grotta. Io vi raggiungerò... dopo~

    La corda che aveva legata in vita scomparve, trasferendosi addosso al ragazzo. Un ulteriore muro di terra li protesse dall'ondata di ghiaccio seguente. Per fortuna l'uomo non pareva volersi avvicinare per il momento, e questo le avrebbe permesso di agire. Aprì la bocca di Nori e ci buttò dentro tutti i tonici che aveva, sbriciolandoli perchè facessero effetto prima. Era ormai una questione di secondi; prese le mani al ragazzo, respingendo il bisogno di urlare che le nasceva ogni volta che usava la mano mutilata e lo costrinse a comporre i sigilli necessari alla fuga. La tecnica l'avrebbe prosciugato, e non sapeva se sarebbe sopravvissuto a un trauma simile. Sperava solo di raggiungerlo abbastanza in fretta per evitare che morisse di stenti.

    Nori sparì davanti ai suoi occhi, lei lasciò al suo posto un masso. L'urlo di rabbia dell'uomo, di fronte al rifugio vuoto, la inseguì per tutta la strada che fece, di corsa, senza fermarsi mai.

    [...]


    Rispetto all'andata, forse per il terrore, forse per la disperazione riuscì a percorrere la strada che la separava dal suo rifugio in riva al mare in circa una giornata, mantenendosi sempre occultata. Lo sforzo era grande, ma la paura di essere ripresa lo era molto di più. Durante il cammino aveva fasciato la mano e il fianco alla bell'e meglio, ma le bende era zuppe di sangue e lei zoppicava vistosamente. Quando fu all'interno del riparo semplicemente si lasciò cadere a terra.

    Nori era li, le pareva vivo, anche se l'energia che la tecnica richiedeva probabilmente doveva averlo quasi ucciso. Lei però non poteva fare quasi nulla. I tonici erano finiti, non ne aveva neanche per se. Doveva solo aspettare e sperare. Con un secchiò trasportò nella grotta dell'acqua di mare che usò per lavare le ferite di entrambi, sperando che non s'infettassero sotto le nuove fasciature. Non aveva più la proprietà di Kuda, percui non poteva sentirla, ma ne strappò comunque due pezzi e legò sia lei che il ragazzo. Forse, così, avrebbero avuto tempo di recuperare senza essere scoperti.

    Era a metà di quel pensiero quando si addormentò con la schiena appoggiata alla roccia e la mano ferita in grembo.




    Chakra: 110/300

    Su di te ho usato 2 Tonici Medi: Coagulante - Ripristino.

    La tecnica che ti ho gentilmente donato (e che mi aspetto mi ritorni insieme alla mia corda! :sinve:) la trovi tra le mie competenze in scheda :zxc:

    Ora muoio dal sonno. Domani correggo i mostri grammaticali e sistemo :zxc:


    Edited by Weasel - 11/10/2012, 20:33
     
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    Salvataggio in Extremis

    Tutto era nero. Tutto era lasciato alla più totale oscurità. Il ragazzo non poteva nemmeno immaginarsi che la stessa ragazza che lo aveva lasciato lì a morire, Nishi, gli aveva anche salvato la vita, rimettendoci pure qualche dito. Adesso era lì, disteso all'interno della grotta, con attorno una piccola pozza di sangue, e la corda che, gli aveva donato la ragazza, allacciata alla vita. Non si accorse minimamente che quest'ultima gli venne presa e spezzata e nemmeno del lavaggio e della fasciatura delle ferite. Chiaramente in quello stato non poteva minimamente rendersi conto e capacitarsi di ciò che stava succedendo.

    Fu davvero un brusco risveglio il suo. Spalancò gli occhi e fece per guardarsi velocemente intorno, convinto di essere ancora sul campo di battaglia. Tentò di alzarsi, ma sentì che le sue forze non erano sufficienti, si lasciò quindi ricadere a terra, stordito e incredulo. Anche se vedeva tutto sfocato, riconobbe quel luogo, era la grotta dove lo aveva precedentemente condotto Nishi. C'era anche lei, sembrava immobile e con una strana macchia rossa, anche se non riuscì a capire dove fosse posizionata. Accennò qualche parola, ma quello che ne uscì fu un suono debole e soffocato. Sentiva un forte dolore al petto, le fasciature che aveva sulle ferite si erano già inzuppate di sangue.

    Appoggiò la testa sul terreno, si ritrovò a guardare in alto. Come poteva essere stato così debole da non riuscire nemmeno a schivare o a controbattere alle offensive?
    Non ottenne risposte a questa domanda, la stanchezza ebbe di nuovo la meglio. Chiuse lentamente gli occhi e non gli avrebbe riaperti fino al mattino successivo. La ragazza si era fatta ampiamente perdonare, e sembrava pure essersi ferita, sperava solo che non fosse morta. Adesso doveva soltanto pensare a riprendersi, se si sarebbe svegliato, avrebbe dovuto prima di tutto ringraziarla ed infine cercare delle cure, di sicuro non sarebbe durato molto in quelle condizioni.
    Si lasciò trasportare dal suo stato confusionale. Tutto sembrava girare, ma, anche se poteva sembrare strano, il sonno era favorito. Non gli ci volle molto ad addormentarsi, lasciandosi alle spalle tutto il dolore che stava sopportando. L'indomani, se ne fossero stati capaci, avrebbero deciso cosa fare.
     
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    Compito ingrato~ 006



    L'odore di sangue era ancora piuttosto forte, sia nella sua testa che in quel luogo. Sembrava che la stessa roccia su cui si erano sdraiati avesse assorbito le loro ferite. Era stata una notte lunga, e fredda. E lunghe e fredde erano state anche tutte le ore seguenti. Nori reagiva poco e lei non si fidava ad allontanarsi troppo a lungo. Aveva attrezzato quel posto come rifugio temporaneo e non per una lunga convalescenza. L'unica cosa che poteva fare era somministrare al ragazzo a distanza di poche ore una dose dopo l'altra della sua scorta di tonici, ormai quasi alla fine, e cambiargli spesso le fasciature. La sua mano in cambio aveva smesso di tremare ogni volta che toccava un oggetto, malgrado continuasse a sentire un forte prurito li dove era c'era il vuoto. Come se un'insetto l'avesse punta prima di perdere le dita e lei ora non potesse più grattarsi.

    Aveva provveduto anche a macinare la carne secca che aveva e ammorbidirla col latte. Quando Nori si fosse svegliato avrebbe provveduto a sfamarlo. Era necessario che tornasse in forze, sia per andarsene di li, sia perchè, finchè il ragazzo non gliela restituiva formalmente, Kudatsune non era più sua. Aspettare era un incubo, ma dopo aver continuato a sondare ininterrottamente tutta la zona intorno a lei si era convinta che, per il momento, nessuno li seguiva ne li stava cercando. Ame ribolliva di rabbia e odio. Era stata usata, aveva praticamente rapito Nori dal suo villaggio e l'aveva gettato in pasto a morte certa, e tutto per colpa di un uomo che, e ora lo sapeva, le aveva portato via l'unica persona al mondo che le avesse mai voluto bene. Non c'erano dubbi, Ame avrebbe avuto la sua vendetta, e, finalmente, era disposta a passare sopra qualunque cosa per averla. Proprio quando più si era allontanata dall'Accademia era diventata davvero una di loro; una persona disposta a uccidere.

    [...]


    Nori pareva riprendersi, e anche lei. Il tempo, alternato tra il sonno, le ronde, lo spostarsi sul mare per prendere dell'acqua e cambiare le bende a entrambi aveva perso di significato. Quando però il ragazzo fosse stato di nuovo abbastanza in forze sarebbe stato anche il momento delle parole «Mi dispiace... per quello che è successo. Ho fatto un errore. Non era mia intenzione metterti in pericolo..» Quelle parole forse erano vere, ma non del tutto, infatti inizialmente Ame semplicemente aveva deciso di non chiedere e non chiedersi perchè quell'uomo volesse Nori, e se, forse, volesse fargli del male. Ma ora, almeno un po', aveva cambiato idea: «Spero che riuscirò a fare ammenda, in futuro, anche se, forse, sono già stata punita per quello che ho causato» Disse sorridendo e agitando la mano sinistra, già stretta in un guanto, le cui ultime due dita si muovevano rigide, come se da metà in su non ci fosse nient'altro che imbottitura. «Devo anche chiederti di restituirmi la corda che hai in vita... E di dirlo a voce alta. se possibile. Ci sono molto affezionata, ecco. Era di una persona che ho scoperto non essere più tra noi» Il dolore che Ame provava per suo zio era ancora presente, non visibile, ma forte nella ragazza, che aveva compreso che il suo padre adottivo non era morto mesi prima a Suna, ma appena qualche giorno prima, quando con occhi di ghiaccio l'aveva attaccata per ucciderla, e si era portato via un pezzo della sua mano.

    Ame sapeva che era il momento di pensare seriamente a cosa fare a quel punto con il ragazzo. Portarlo con se da Kotaro? Coinvolgerlo nel proprio progetto? Provare a usarlo? Come una pedina? Oppure sperare che autonomamente decidesse di rimanere con lei e considerarlo parte del gruppo? Ormai Nori era abbastanza in forze da poter, se voleva, andarsene senza più rivederla, cambiare volto e fuggire oppure tornare a Kiri come se nulla fosse accaduto. La ragazza non aveva ben chiaro nemmeno lei cosa volesse. Però sapeva che se Nori avesse deciso di andarsene avrebbe sentito chiaramente che aveva appena perso qualcuno che, sicuramente per motivi diversi dai suoi, avrebbe potuto lavorare con lei.

    Magari poteva convincerlo a restare. E magari poteva anche essere divertente. E i vestiti forse non erano così necessari in quel momento.

    Ventitrè anni. Una combattente, un corpo ben fatto anche se spigoloso, un'abilissima utilizzatrice della Henge e un sacco di esperienza in alcuni campi. Questo era quello che chiunque poteva vedere.

    Una ragazza nuda, senza nessuna vergogna, con la mano di nuovo integra e senza cicatrici a rovinarle il corpo. I capelli corti ma ordinati e un sorriso che diceva tutto. «Pensavo, che magari, prima di discutere ancora, posso cercare un modo per velocizzarti la guarigione»




     
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    Uhm? Ma come? Era già ora di svegliarsi? No, non voleva, era ancora troppo stanco, aveva bisogno di riposare. Eppure non riusciva più a chiudere occhio. Il dolore era diventato sopportabile, anche non si sentiva ancora sicuro di muovere gli arti colpiti. Si limitò a muovere la testa, rivolgendola verso la ragazza. Un'espressione schifata li comparve in volto a quella visione, ripensando a come lo aveva lasciato lì a morire. Ma non poteva stare lì a provare rancore, dopo tutto, se era ancora lì era solo merito di Nishi. L'espressione cambiò quindi lentamente, ritrovandosi ad essere una bozza di un sorriso.

    Si accorse di avere delle fasciature nuove, dato che le macchie di sangue erano poche e fresche. Per quanto tempo si era presa cura di lui?

    Si alzò lentamente, cercando di appoggiarsi alla parete della grotta. Poteva benissimo sentire come la gamba ferita esercitasse una forza decisamente inferiore di quella sana. Era del tutto normale, ma il solo pensiero di dover restare così per tutta la vita gli metteva i brividi. Si diresse, con altrettanta lentezza, verso la ragazza. Ella lo sfamò con della carne secca ammorbidita con del latte. In quel momento, ogni boccone sembrava manna scesa dal cielo, era sicuro che pian, piano le forze gli sarebbero ritornate. Certo che era proprio buffo. La stessa persona che era la causa della sua grave situazione, era la stessa che gli aveva salvato la vita e che si stava prendendo cura di lui.

    [ ... ]



    Nei giorni seguenti la sua situazione sembrava migliorare a vista d'occhio. Il problema della gamba era stato quasi risolto, mentre per quanto riguardava il busto e le spalle il dolore era sempre vivo, ma sopportabile. In quei giorni avevano condiviso la stessa paura di essere trovati dall'uomo che lo aveva ridotto così. Avevano fatto turni di guardia ed esplorazioni delle zone circostanti. Fortunatamente, nessuno sembrava cercarli. Infatti, quando si calmarono le acque, la ragazza sembrò voler parlare al giovane. Non fu più contento di ricevere quelle scuse. Annuì, accettando le scuse. In realtà l'aveva già perdonata; ma non voleva far vedere il suo "buon cuore" in questa maniera.
    Sospirò, vedendo che anche Nishi aveva riportato dei danni. A quanto sembrava, parte delle ultime due dita della mano sinistra sembravano interrompersi, facendo intravedere qualcosa di rigido che continuava il loro percorso all'interno del guanto. Quel che stava provando era senso di colpa? Mio Dio, era stata lei a ridurlo così, ora si sentiva in colpa per due pezzi di carne?

    Alla richiesta di Nishi, Nori non si fece attendere. Aveva ancora quella corda, leggermente sporca di sangue, attaccata alla vita. Se la slegò, e la porse verso di lei. « Tieni. Era tua, è tua e sarà tua. » Bhé, una corda veramente interessante. Ma tenersela non avrebbe certamente portato nessun giovamento al ragazzo. Nishi l'aveva ricevuta da una persona da lei importante, anche se lui disprezzava il passato, non poteva mettersi in mezzo a, quella che sembrava, una fonte di piacere della ragazza.

    Prima rimase perplesso, poi ne fu ampiamente soddisfatto e felice. La ragazza, senza nessuna vergogna, si stava spogliando davanti a lui. Quel che aveva davanti era un corpo ben fatto, anche se Nishi aveva utilizzato una tecnica per rimuovere cicatrici e quant'altro. Sorrise anche lui. « Vacci piano, va bene? Non voglio ritrovarmi dolorante domani mattina. » Detto questo, come la ragazza, si spogliò, tenendosi le fasciature. Sperava soltanto di non trovare particolari impedimenti causati dal dolore.

    Si lasciò quindi abbandonare al piacere, cosa che non aveva mai smesso di fare. Dopo tutto, lui seguiva soltanto ciò che poteva fargli provare ogni genere di emozione. L'avvicinarsi alla morte, era una di esse... e non era per niente male.
     
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