Gli eroi non vivono in eterno

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    Che i bassifondi di Konoha fossero la radice di ogni attività a stampo criminale per quasi tutto il continente era cosa nota ormai a gran parte del villaggio, e probabilmente qualche buon shinobi degli altri villaggi sapeva che la foglia ormai galleggiava sopra la più disgustosa melma che mai possa appestare la comunità : mafia, la “mafia di Konoha” come la definiva chi la conosceva poco.
    Alcuni di quei bassifondi erano spesso calcati dai piedi del Colosso, in particolar modo quelli di Otafuku, recentemente lo shinobi aveva iniziato a sporsi dai bordi della foglia per vedere su cosa questa galleggiasse realmente, ma gli scagnozzi che riusciva a prendere tra le grinfie sapevano poco, nella sua scala venivano bollati come elementi come “elementi con scarso grado di autorizzazioni” era ben organizzata, chiamarla edera era riduttivo, l’edera è tenace , infestante, ma quell’organizzazione più che infestante era precisa accurata, nulla trapelava tra i loro pesci più piccoli, loro avevano solo una razione di cibo e un indirizzo da cui prendere o consegnare qualcosa.
    Eppure una falla in quella organizzazione doveva esserci, no? Un nodo, un ramo tagliato male, qualsiasi cosa. Dopo settimane di ricerche nulla se non qualche straccetto sparso e un indirizzo che tendeva a ricorrere spesso. Pareva che li ci fosse un grosso giro di soldi, ma oltre a quello non si sapeva null’altro, probabilmente anche li pesci piccoli.
    Quanto era bella Otafuku, non dormiva mai, di giorno animata dai mercati e dai ladruncoli che fanno pratica per innestarsi in quel mondo così congeniale alla loro intima natura, quel mondo che sorgeva al calar del sole, visibile solo quando si sporgeva troppo nel cono di luce dei lampioni delle strette stradine secondarie, magari mentre accedeva ad una porta malconcia da cui esalava uno sgradevole odore di fumo e alcool.
    Tuttavia quel giorno dietro a quella porta non c’era ne puzzo e neanche i soliti scavezzacollo, un serata differente.

    […]

    Giorno inoltrato in casa di A. U. una giornata come tante altre, lieve venticello primaverile gente che andava e veniva per sbrigare i propri impegni, qualche bambino ad importunarlo ed una lettera, piccola, sarebbe potuta stare senza difficoltà su una mano, la carta ruvida e lievemente giallastra era pesante, pregiata sul timbro che bloccava la cera era riportato un simbolo, probabilmente la matrice era stata modificata viste le piccole sbavature all’interno. Un timbro sconosciuto.
    La lettera era scevra da trabocchetti o impronte chakriche, “pulita” per così dire, all’interno c’erano poche scritte, con una calligrafia degna di laurea.


    Se vuoi sapere chi sei.
    Otafuku 2 - 8 -13
    Placido il loto siede sui numeri
    S.U.


    Era palesemente un codice, e i numeri rappresentavano senza ombra di dubbio isolato-palazzo-ingresso, tuttavia, se avesse provato a recarsi a quelle coordinate non avrebbe trovato nulla se non un ripostiglio per le scope, aperta la porta dal soffitto sarebbe calata una selva di kunai, undici davanti e cinque dietro, di cui uno con un altro foglietto. Stessa calligrafia della lettera, diverso contenuto.

    Il petalo del loto giace indistinguibile dai suoi fratelli di destra e sinistra.

    Questa volta non c’erano numeri, forse, no? Forse non era solo una precauzione contro i ficcanaso.

    [Sera, in quell’isolato]


    A passare parecchio tempo nei bassifondi si imparava a conoscere al meglio chi vi trafficava, questo il Colosso lo sapeva bene, dopotutto lui veniva da li e per lui non fu complesso trovare l’uomo giusto da strigliare per ottenere ciò che voleva, magrolino, non troppo alto e con la tendenza a tenere le mani vicino al petto. Qualche secondo prima camminava tranquillo per la strada e ora stava a penzolare appeso per il colletto al braccio di Raizen.

    Vieni spesso, in questo palazzo non è vero sorcetto?

    Non mosse un muscolo si limitò a sudare, forse freddo visti i brividi.

    Palazzo? Che palazzo?

    Un tempo, un famoso psicologo fece uno studio, in seguito confutato e accantonato per la sua assurdità, che asseriva che si potesse comprendere dal viso di una persona quanto questa fosse propensa a far del male al prossimo, nel presente, nel passato o nel futuro, con un certo tipo di faccia prima o poi ci si sarebbe ritrovati a dover a che fare a qualcosa di spiacevole se legati ad esse.
    Cosa avrebbe detto quello psicologo del sorriso di Raizen?


    Chi ti sentirà gridare nel più profondo canale di scolo della foglia?

    Sussurrò lentamente, seppur quelle parole non risultassero ne all’udito ne al contenuto di conforto.

    [Sera, qualche ora dopo, in quell’isolato, su quel palazzo]

    Risolvendo il semplice indovinello Atasuke sarebbe riuscito a giungere nel palazzo corretto, sarebbe potuto entrare senza alcun ostacolo, nessuno l’avrebbe fermato. Giunto all’interno l’edificio avrebbe totalmente cambiato volto, la catapecchia fatiscente che mostrava di essere all’esterno infatti si era improvvisamente trasformata in un lussuoso edificio dall’arredamento minimal illuminato alla perfezione da luci fredde perfettamente in tono con le pareti chiare e i dipinti essenziali d’arte moderna appesi ai muri. La stanza indicata sul foglio non sarebbe stata difficile da individuare, l’ingresso, se l’Uchiha non fosse stato accorto, si sarebbe rivelato un po’ più complesso.


    Frase d’ordine prego.

    Avrebbero cortesemente richiesto due uomini in completo.
    Se si fosse dilungato oltre i cinque secondi per fornire la risposta sarebbe sopraggiunto un uomo imponente, con un po’ d’attenzione e buona memoria forse il prode guardiano avrebbe potuto ricordare di chi era quel passo così fermo e spavaldo che tuttavia ben si confaceva a quel luogo così ricercato, con un occhiata di traverso lanciata al piccolo, rispetto a lui, ninja della foglia si sarebbe avvicinato ad una guardia, sussurrandole qualcosa all’orecchio che aveva a che fare con “numeri” per poi farsi aprire la porta con un inchino. Qualunque persona l’avesse condotto sino a li era ovvio che lo volesse dentro quella stanza, dopotutto, se lo volevano morto, perché fargli fare tutta quella strada? Doveva per forza aver letto da qualche parte quella parola d’ordine.
     
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  2. Asgharel
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    ~Una strana lettera~


    Quella era una giornata come tante altre. Da non molto tempo Atasuke era tornato a casa dal solito giro di ronda per il villaggio, che come al solito si era dimostrato calmo e pacifico. Stranamente da quando aveva acquisito quella carica non era capitato più nulla di così eclatante a Konoha. Molti avrebbero definito quella calma fin monotona e noiosa.
    Da diverso tempo infatti l'uomo mascherato non si era più fatto vedere ed alle mura sembravano non esserci più disordini. In verità per qaunto quella sembrasse essere una giornata come molte altre, forse non lo era, o forse erano le altre giornate a non essere così tanto normali.

    Tuttavia, al di fuori della normalità di quel giorno, a turbare la quiete della sua vita, si palesò una piccola lettera, chiusa con la ceralacca ed un marchio raffigurante un fiore. Al tatto la lettera sembrava avere un certo grado di importanza dato lo spessore e la ruvidità della stessa, senza poi contare il marchio impresso sulla ceralacca. Classico simbolo distintivo delle missive di una certa importanza.
    Inutile dire che la cosa lo aveva incuriosito, ma allo stesso tempo insospettito. Chi mai lo avrebbe contattato in un modo simile? Che si fosse fatto nuovamente sentire l'uomo mascherato? Improbabile dato che aveva l'abitudine di comparire di persona e non di lasciarsi dietro dei messaggi, inoltre non ricordava che il fiore facesse parte della simbologia di quel tipo sconosciuto.
    Osservò per diversi attimi quella lettera tanto sospetta, nella speranza di individuare qualche forma di trappola o trabocchetto, tuttavia nulla, sembrava che non ci fosse nulla di partcolare. Alimentato dalla curiosità crescente Atasuke aprì quindi la lettera, non senza la dovuta cautela, anche se alla fine si rivelò cosa inutile.
    All'interno vi erano poche semplici frasi, chiaramente in codice che gli portavano un messaggio. un messaggio tanto semplice quanto chiaro. Qualcuno lo voleva evidentemente incontrare, anche se il motivo era tutto meno che palese.

    °Se vuoi sapere chi sei... Chi può avermi mandato una lettera simile... ma soprattutto che cosa indicano quei numeri?... Mmm.. "Il loto siede sui numeri"... Che sia una sorta di messaggio in codice? O forse una parola d'ordine da cominicare sul luogo dell'incontro... Non so che significhi tutto questo, ma voglio andare a fondo di questa questione.°


    L'unica cosa chiara in tutto quel trambusto era che qualcuno lo voleva incontrare e che quel qualcuno si trovava evidentemente ad Otafuku. Tuttavia che cosa c'entrasse il loto o che cosa gli volessero comunicare era tutta un'altra questione.
    Di volata andò quindi a prendere il suo equipaggiamento e soprattutto il mantello, nero come la pace e recante lo stemma della sua famiglia. Sapeva che ad Otafuku era meglio non essere riconoscibili, specie dopo le missioni a cui aveva preso parte, tuttavia, voleva dare un messaggio chiaro: Sarebbe andato in veste ufficiale di guardiano, quindi era meglio evitare guai aggiuntivi.

    [...]


    ~Le Coordinate~


    Ci mise del tempo a decifrare le coordinate, tuttavia, raggiunto il luogo indicato da quei numeri, tutto ciò che riuscì a trovare fu uno sgabuzzino degli attrezzi. Nulla di così utile ed eclatante, anzi. Non convinto però che quel messaggio fosse solo un banale scherzo, egli entrò nello sgabuzzino a caccia di qualche indizio aggiuntivo, ed alla fine lo trovò. Sul soffitto dello stesso infatti vi era una piccola botola leggermente celata. Ad un primo istinto pensò bene di aprirla, ma dando ascolto alla ragione decise di farlo da una posizione sicura. Legò quindi un filo di nylon all'apertura, poi, posizionatosi all'esterno in una posizione sicura strattonò con vigore il filo.
    Nel momento esatto in cui si aprì la botola, una pioggia di kunai e shuriken venne giù dalla stessa. Come immaginava, c'era dietro una trappola. Tuttavia, assieme alla trappola giunse un'altro biglietto, recante un nuovo messaggio, scritto probabilmente dalla stessa persona data la calligrafia praticamente identica.
    Atasuke lesse con attenzione il nuovo messaggio, tuttavia non vi trovò nulla di utile, o almeno non al primo sguardo. Rilesse più volte il messaggio in cerca di un qualche significato, poi una folgorazione. Riprese in mano la lettera che ancora portava con se e provò a contare le parole che componevano i due messaggi. Alla fine dei confronti, vide che i numeri sembravano combaciare con tre parole del secondo messaggio: Petalo, Suoi, Sinistra.

    [...]


    ~Il Luogo esatto~


    Ci volle qualche ora per decifrare in maniera esaustiva il luogo indicato da quell'indovinello in modo da esser certi di non vagare a tempo perso per otafuku a caccia del possibile luogo. Il primo numero chiaramente indicava l'isolato in cui l'edificio si trovava, ovvero l'isolato del petalo, uno dei meno sfarzosi, per così dire di Otafuku. Più complesso fù far quadrare quel "Suoi" con la corretta catapecchia di quel quartiere. Savriati furono i tentativi, sia nel cercare una serie di tre edifici uguali affiancati puntando quello in mezzo, sia nel cercare un significato della parola "suoi". Tuttavia, dopo diversi minuti di ricerche, parve trovare quello che pareva essere il luogo prescelto. Fu il primo, di quelli verificati, a non apparire abitato, dunque disponibile a chiunque per organizzare incontri di quel tipo, inoltre fu anche una sorta di sensazione viscerale a spingerlo a tentare la sorte in quel luogo.
    La sera si atava ormai inoltrando e qualche tetra gocciolina di pioggia sembrava cadere dal cielo di tanto in tanto, forse preannunciando la pioggia o forse solo a causa del repentino abbassamento della temperatura e dell'umidità dell'aria in quel luogo.

    °Dicono che la fortuna aiuta gli audaci... Vediamo se è solo un mero detto...°


    Leggermente titubante Atasuke entrò all'interno dell'edificio, notando con stupore che l'apparenza fatiscente della struttura era in effetti solo un'apparenza dato che l'interno sembrava a dir poco lussuoso e sfarzoso. A quella vista solo un pensiero gli balenò in mente: Mafia. Proseguì tuttavia imperterrito nell'edificio con passo lento e deciso, con il volto celato dal nero cappuccio del suo mantello che lo richiudeva trasformandolo in una nera ombra. Ultimo passo da compiere era trovare la stanza corretta in cui la persona misteriosa lo attendeva e l'unico indizio che aveva era che si trovava evidentemente a sinistra. Raggiunse quindi una stanza dalla quale non parevano esserci altre vie di accesso o di uscita, o almeno all'apparenza. Osservò con attenzione l'estremità sinistra del muro che gli si stagliava davanti e li vide, celata nella parete una porta, particolarmente ben mimetizzata, specialmente con quella luce fioca che sembrava contraddistinguere gli interni di quell'edificio. Aprì dunque la porta e vi entrò, vedendo poi che due figure in completo sembravano attenderlo.

    "Frase d’ordine prego."


    Atasuke li squadrò per appena un paio di secondi, cercando di ricordare la parola che era scritta sulla prima lettera.

    «Placido il loto siede sui numeri»


    Provò a rispondere con tono deciso e convinto, cercando di celare il fatto che in verità ignorasse quale fosse la vera frase d'ordine.

    Se lo avessero fatto proseguire, egli senza porre domande o altro avrebbe proseguito quindi la sua marcia. Era ormai chiaro che non volevano farlo fuori ma parlarci.

    Se non lo avessero alsciato entrare, Atasuke avrebeb perso qualche altro istante nel cercare di ricordare l'altra frase del secondo biglietto. Quanto bastava per udire e poi vedere Raizen sopravanzare sussurrando all'orecchio di uno dei due quella che poteva essere la parola d'ordine per poi avanzare ancora verso il luogo in cui forse anche lui era diretto. Successivamente avrebbe quindi comunicato la "seconda" frase d'ordine, nella speranza che almeno quella potesse essere corretta.
     
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    Vani tentativi






    Appena entrato nella stanza Atasuke si sarebbe reso conto che qualcosa non quadrava, forse i suoi occhi avrebbero potuto svelare la verità: era tutta una mera illusione, di vero c'era solo un graffito, probabilmente un fuuinjutsu, che lentamente si stava componendo nel muro dinnanzi a lui, con la stessa velocità con cui l'avrebbe scritto uno scriba qualunque, la grafia era ormai nota.

    Il loto è nei numeri. I numeri non possono essere fraintesi.

    Non era chiaro di che ritardi parlasse, ma era molto probabile che quello che aveva appena visto era sia un fuuinjutsu che una visione reale, in contemporanea, di un altro luogo, probabilmente quello in cui sarebbe dovuto essere. Era evidente che il ninja avesse sbagliato a decifrare il codice, ma allora cosa aveva errato?




    CITAZIONE
    Ragionamento del tutto errato asgraeluccio, ritenta *O*
    inoltre ho visto un pizzichino di metagaming, più pensieri meno cose scontate, fai lavorare le meningi su :wosd:
    se hai dubbi contattami prima del prossimo post :zxc:
     
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  4. Asgharel
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    ~Errata Corrige~


    Erano ormai alcuni minuti che Atasuke si trovava in quella stanza, tuttavia nulla pareva avere un senso. Al di fuori dell'arredamento infatti non vi era nulla, nulla che lasciasse in qualche modo intuire chi o cosa lo stesse aspettando, sempre che qualcosa ci fosse.

    °Strano... qui qualcosa non torna... Che alla fin fine fosse una trappola? Avrebbe senso, tuttavia non vedo perchè farmi attendere tanto prima di provare ad eliminarmi... Qui qualcosa non quadra... che abbia sbagliato luogo?°


    Le domande iniziarono a ronzargli in testa come uno sciame d'api, finchè ad un tratto sulla parete non iniziò a comparire una scritta, con l'ormai nota calligrafia del misterioso personaggio che voleva incontrarlo. Atasuke si mise a leggere con attenzione, curioso di sapere se era il successivo indizio o se era un messaggio diretto. Alla fine, l'unica cosa limpida come l'acqua di una sorgente, era che quella scritta era tutto meno che chiara.

    °Il loto è nei numeri. I numeri non possono essere fraintesi... Che vorrà dire? Ma soprattutto, che diavoleria è mai questa? Che di possa essere di mezzo un Genjutsu?°


    Le iridi del giovane divennero quindi rosse come il fuoco mentre solo due tomoe nere ne spezzavano il cremisi. Appena un'istante ed ecco che tutto ciò che lo circondava cambiava di colore, passando dai colori vivi ed accesi ad un azzurrino traslucido, una sorta di velata nebbiolina, attraverso la quale si vedeva chiaramente una catapecchia. L'unica cosa che sembrava essere rimasta come prima era la scritta la quale restava indelebile sulla parete.

    °Un Genjutsu... Come ho fatto a non capirlo prima, dannazione... Tuttavia ancora non mi è chiara una cosa... Se tutto questo era un'illusione, perchè non è scattata una trappola, non mi hanno teso un imboscata o altro? Non ha senso, a meno che...°


    Solo in quel momento comprese di aver sbagliato, di aver completamente sbagliato l'approccio alla questione. La soluzione era li, davanti ai suoi occhi e lo era sempre stato, solo nel cercare un qualcosa di più complesso non aveva osservato proprio davanti al suo naso. Sembrava quesi assurdo quanto cercare di vedere lontano potesse avergli impedito di guardare vicino.

    «A meno che questo non sia l'edificio sbagliato! Ora è tutto chiaro... Devo fare in fretta per recuperare il tempo perduto...»


    Sfruttò quindi ancora una volta il potere dei suoi occhi per rilasciare quell'illusione che lo circondava in modo da dirigersi il più in fretta possibile all'uscita dell'edificio puntando verso quella che doveva essere il vero edificio.

    °Il loto è nei numeri... Questo significa che tutto quanto il dilemma è nei numeri, non c'è da trovare delle parole chiave attraverso quei numeri... Inoltre come i numeri della lettera mi hanno portato all'indirizzo dello sgabuzzino, evidentemente qualche combinazione differente deve potermi portare all'edificio ed alla stanza corretta... Potrebbe semplicemente essere una diversa combinazione di quei numeri, tuttavia, nel secondo messaggio c'era scritto: "giace indistinguibile dai suoi fratelli" Questo implica che evidentemente tutti e tre i numeri devono essere corrispondenti... Se si aggiungono i kunai e gli shuriken della trappola, sommandoli tra loro si ottiene 13-13-13 dato che con una sottrazione non c'è modo di ottenere tre numeri uguali... dannazione a me che non l'ho capito prima...°


    Mentre correva sotto la velata pioggerellina che andava ricadendo sul piccolo villaggio di otafuku dirigendosi a quell'indirizzo. Per certi versi si odiava per non aver capito una cosa tanto semplice, ma allo stesso modo comprese uno dei vecchi insegnamenti che gli erano stati impartiti da ragazzo: "Chi mira troppo in alto verso la perfezione non riesce a cogliere i fiori che ha sotto i piedi".
    Da quasi troppo tempo puntava alla perfezione e quella lezione gli sarebbe servita per non perdere nuovamente di vista il terreno solo per cercare di raggiungere il sole.

    [...]


    Di volata raggiunse quindi il "giusto" edificio, che per sua fortuna non era troppo lontano dal luogo in cui si trovava. Almeno non avrebbe perso altre ore a vuoto per attraversare Otafuku. Ironicamente si presentò la stessa medesima scena, la stessa medesima struttura fatiscente che una volta entrati si tramutava in un luogo a dir poco lussuoso e costoso. Unica differenza, oltre alla pioggia che poco alla volta aumentava di intensità, non fece la sua comparsa l'omone che tanto rassomigliava a Raizen. Evidentemente egli non era parte della mera illusione, segno che ciò che aveva visto doveva essere ciò che realmente accadeva nel luogo corretto.

    °Speriamo che questa volta sia l'edificio giusto e non sia di nuovo un'illusione...°


    Avrebbe potuto verificare nuovamente se si trattava o meno di un'illusione sfruttando un'alra volta il potere dei suoi occhi, tuttavia preferì non farlo per evitare di sprecare nuovamente altro chakra.
    Con lo stesso passo deciso del suo precedente ingresso, si diresse alla porta indicata con il numero 13, li di nuovo gli stessi due tizi in completo si presero la liberà di chiedergli nuovamente la frase d'ordine ed Atasuke, nuovamente ripetè ciò che vi era scritto sul primo foglio.

    «Placido il loto siede sui numeri»


    Se gli avessero concesso il passaggio sarebbe quindi avanzato verso la stanza successiva, nella speranza che questa volta si trattasse del luogo corretto.

    Se invece lo avessero bloccato, allo stesso modo avrebbe provato invece a comunicare la frase del secondo messaggio, dato che era l'ultima delle possibili "frasi d'ordine" comunicate.
     
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    Acqua limacciosa






    [Poco lontano, qualche ora prima]

    Vi infiltrerete in tre, purtroppo non siamo riusciti a fare di meglio nonostante la massiccia affluenza ogni scommettitore e tutelato e sorvegliato in un periodo indeterminato prima della giornata di scommesse. Al Loto queste cose le fanno bene.
    Abbiamo solo uno scommettitore, Yoshi, il tuo compito non sarà semplice, dovrai osservare chiunque scommetta, chiunque, soprattutto i grandi puntatori. Mira a quelli che utilizzano un minimo di strategia e non puntano solamente a svuotarsi le tasche. Il capo della sezione scommesse del loto sarà tra di loro, è un tizio navigato e sa il fatto suo.
    Il secondo starà ai bagni, Sanzo, la gente ai bagni tende a sfogare più di un orifizio, non perdere occasioni per far sfuggire alle giuste prede qualche informazione.
    Tu invece, Kenzaru, starai al bar e servirai i vari drink, avrai il controllo su quasi tutta la sala, il tuo compito è simile a quello di Yoshi, ma basati su piccoli dettagli, non è raro che abbiano qualche simbolo distintivo per distinguersi dalla massa. Mi raccomando, siete infiltrati, NIENTE deve andare storto, se quelli hanno dei dubbi voi siete i primi che verranno trovati, e non sarà piacevole.
    Vi sarà fornito un equipaggiamento basico, non apritelo sino a quando non vedrete l’obiettivo e visto che potrebbe contenere materiale che no siete in grado di manipolare al meglio seguite le istruzioni che vi troverete all’interno.


    Ai tre venne indicato il locale al quale anche Atasuke si era diretto, ma sarebbero stati dentro ben prima del suo arrivo, dopotutto avevano delle mansioni da svolgere.

    [Più tardi, all’ingresso del Guardiano Atasuke]

    I due buttafuori si guardarono un momento, per quanto l’espressione fosse fredda e impassibile si poteva notare qualche ruga di disappunto nelle loro espressioni, ma anche il più distratto e inesperto infiltrato avrebbe potuto notare da come confabulavano che qualcosa non gli tornava. Una volta finito uno di loro si scostò gli occhiali dal volto, rivelando due occhi totalmente bianchi, non quelli celebri degli Hyuuga che forse l’Uchiha conosceva, bensì quelli di un comunissimo cieco.


    E … cosa vorrebbe dire quella divisa da guardiano e le armi che vi tiene riposte sotto?

    Il tono estremamente dubbioso quanto esterrefatto fluì dalla bocca del buttafuori quasi come una cantilena, una voce controllata e ben modulata, un professionista, ben preparato in parecchi campi, tutti quelli che rientravano in “sorveglianza e portamento”, dopotutto il Loto faceva le cose per bene.
    All’interno Raizen faceva il suo giro di perlustrazione, guardandosi attorno con la discrezione di un riccastro pronto a scialacquare ogni ben di dio, anche se in tasca aveva solamente il resto dell’ultimo stipendio.
    Poco più lontano, sufficientemente da udire le parole dei due buttafuori, stava Kenzaru, intento a servire le bibite appena preparate, nel taschino della giacca era presente il suo equipaggiamento: una dose di veleno. Sopra recava una semplice scritta: per La Sua bibita.
    Ma al momento il problema più grande era un altro, qualcuno stava smuovendo le placide acque in cui lui e i suoi alleati si muovevano placidamente, qualcuno aveva fatto alzare le antenne delle guardie, uno shinobi con la divisa da guardiano.
    C’erano due persone in quella stanza che non volevano problemi, Raizen e Kenzaru, e la terza, che come loro non ne avrebbe voluti, li stava creando, come avrebbero reagito?

    [In un salottino privato]

    Un uomo a mani intrecciate sorrideva, tra il deluso e il divertito.


    Atasuke, l’acqua limacciosa nasconde troppi pungali.
    Devi nuotare lentamente, altrimenti il loto sobbalzerà.


    Disse mentre si lisciava la barba curata e ben pettinata, prima di alzarsi e prendere il lungo bicchiere di cristallo per poi dirigersi all’esterno dello stanzino, insieme a lui altri personaggi che seppur non eguagliavano il suo portamento gli permettevano di mimetizzarsi al meglio come un magnate qualsiasi. Purtroppo, Atasuke, non avrebbe potuto sentire quel consiglio e avrebbe dovuto riparare da solo ai suoi danni, sempre che qualcuno di abbastanza sveglio non lo aiutasse prima che il danno fosse irreparabile.
     
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  6. Asgharel
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    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    ~Altre grane~


    Ogni passo che faceva in quel luogo sembrava scatenare una nuova trappola, come se ogni cosa che facesse fosse in un qualche modo sbagliata. Prima il luogo ed ora i problemi all'ingresso.

    °Pure qui c'è qualcosa che non va... Inizio a credere che sia meglio lasciare stare e tornarmene a casa per farmi una dormita... Odio avere a che fare con Otafuku... Anche quando hai un "invito" sembra che devi fare di tutto per fingere di essere qualcun'altro... Mi chiedano come facciano gli infiltratori ad apprezzare il loro lavoro°


    Pensava tra se osservando i due buttafuori che confabulavano tra loro, evidentemente non convinti di qualcosa, come se in qualche modo lui non dovesse essere li o comunque avesse qualcosa di fondamentalmente sabgliato che non tornava. Pochi istanti dopo, uno dei due si ripresentò a lui togliendosi gli occhiali e mostrando la sua cecità.

    "E … cosa vorrebbe dire quella divisa da guardiano e le armi che vi tiene riposte sotto?"


    Il suo tono era calmo e pacato, chiaro segno dell'esperienza e della professionalità che aveva nel compiere il suo dovere. Atasuke, senza porsi il minimo problema e comprendendo che da quel momento in poi sarebbe stato utile mentire e puntare ad una linea a basso profilo si prese appena un'attimo di pausa lasciandosi scappare una lieve risata, la quale accompagnò le sue parole.

    «Perdonate la risata... ma onestamente... Chi di voi attraverserebbe Otafuku di notte disarmato? Comunque se sono le armi a darvi tanto disturbo, se mi garantite che quando andrò via non ve le terrete ve le lascio senza alcun problema, ci macherebbe altro... Mica voglio creare problemi»


    Smise quindi di ridere riprendendo fiato e tirando un sospiro, in parte per recuperare una certa compostezza, in parte per recuperare il pieno autocontrollo.

    °Spero che se la bevano, altrimenti si che sono guai a questo giro... Dovessero attaccarmi la vedo ben difficile una uscita di scena da questo posto al di fuori di una bara°

    «Per la "divisa"... Da quando portare il mantello di un clan di Konoha ed un corpetto in cuoio sono una divisa da guardiano? Comunque sia, nulla di preoccupante, ho solo evitato di passare da casa per cambiarmi... Inoltre, come per le armi, queste vesti tendono ad evitare guai lungo la via... In fondo... Chi mai ad Otafuku attaccherebbe un "guardiano"? Nessuno credo sarebbe abbastanza stupido da rischiare di attirare su Otafuku una rappresaglia da parte del villaggio di Konoha e dei suoi guardiani, o forse sbaglio?»


    Il suo tono era calmo, pacato e sicuro. Confidava che la sua motivazione potesse essere sufficentemente accettabile dai due che di certo non erano due stupidi e per questo probabilmente avrebbero compreso i "ragionamenti" dell'Uchiha. Il quale li avrebbe osservati senza muovere un passo, restando pronto a consegnare poi le armi, e nel caso, anche il mantello se la cosa creava così tanti problemi.

    «Mi scuso se il mio abbigliamento e ciò che mi sto portando dietro sono così tanto problematici... ma credo ci si possa tranquillamente venire incontro, no? Come detto prima vi lascerò qui le armi e senza problemi anche il mantello se ciò più disturbare i presenti... c'è forse altro?»


    A quel punto avrebbe atteso una risposta dai due, depositando tutto ciò che gli avessero chiesto di depositare, eccezion fatta ovviamente per i vestiti. Ora non gli restava che sperare in un supporto o nella fortuna. Unica cosa certa di quella serata era che odiava sempre di più Otafuku e quell'ambiente notturno.
     
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  7. ¬Chris
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    Non vivremo in eterno
    Perché io faccio longdrink
    I


    Mi aveva convocato, eravamo in semicerchio di fronte a lui e la luce lo illuminava da dietro proiettando la sua ombra su di noi.
    Tutti indossavamo la maschera dell'Edera, l'anonimato era una delle cose fondamentali per la sopravvivenza della nostra cricca: se ci avessero preso non saremo riusciti a dire più di due o tre nomi e, sopratutto noi di rango basso, non sapevamo nulla dei veri obiettivi dei capi. Eravamo solo pedine in una scacchiera immensa, facevamo la nostra mossa (E' meglio dire, anzi, che eravamo mossi) ma non conoscevamo il disegno generale, probabilmente non lo conoscevano nemmeno quelli che ce lo ordinavano.
    La voce dell'uomo avvolto nell'oscurità era distorta da un microfono applicato alla maschera, il cappuccio del mantello e la luce che lo illuminava lo rendevano irriconoscibile, l'autonomia di ogni cellula dell'Edera permetteva la sopravvivenza di tutto l'organismo. Era un sistema perfetto.
    Venimmo avvisati circa un mese prima dell'evento così avemmo il tempo di preparaci per la missione: un barista che non sa fare long drink attira qualche sospetto e sicuramente l'attenzione di chi, sperando di potersi bere un buon mojito, si sarebbe ritrovato una brodaglia dall'origine sospetta.
    Per questo decisi di affidarmi ai miei prodi compagniucci accademici (Toro e Shinji) due mandrilloni, anch'essi studenti della foglia, con cui mi divertivo a perdere tempo, loro erano la mia prima e unica famiglia.
    Avevo acquistato un libro dal titolo "Come fare i miglior Drink di tutto il mondo ninja" sulla copertina un uomo stempiato ma con un pizzetto brizzolato amicava un sorriso mentre agitava quell'affare strano di metallo per i cocktails, comprai con esso tutto il materiale e un buon numero di superalcolici, quindi invitai quei due pagliacci e mi misi a provare ogni cocktail. I primi risultati furono veramente scadenti ma con il tempo riuscii a fare delle cose abbastanza bevibili e in tre settimane passate, principalmente, a fare cocktail e divenni abbastanza bravo.
    I capelli erano pettinati e tenuti fermi con del gel, la camicia era bianca e un papillon nero sbucava da una giacca azzurro chiaro con i risvolti bianchi, i pantaloni erano neri, classici. Arrivai con gli altri qualche ora d'anticipo e dopo che mi indicarono la mia posizione iniziai a prendere confidenza con il bancone, ero privo di qualsiasi arma ma trovai un coltello da cucina abbastanza affilato che lasciai in zona - nascosto da un panno che sembrava essere lì senza un motivo preciso - controllai che ci fosse il ghiaccio e che i bicchieri fossero puliti, quando finalmente ero pronto iniziò ad entrare la gente.
    C'erano persone di ogni tipo: dal giovane che spera di fare fortuna con qualche buona mano al vecchio volpone che conosceva ogni trucco e mago del bluff, dalla giovane puttana inesperta ma attraente alla donna matura capace di farsi pagare senza farlo pesare, queste venivano spesso al bancone accompagnate da giocatori illusi di potersela buttare giù entro qualche ora.
    Poi entrò Yoshi, lui non girò lo sguardo verso di me ed il mio non si soffermò su di lui quando entrò, per ora non c'era stato nulla di strano.
    Le dita si muovevano veloci e sinuose preparando quasi ogni genere di drink, ricordandomi quasi tutte le proporzioni oppure inventandomele, fino ad allora solo un vecchio si lamentò ma non gli diedi troppo bado e, sebbene diventai rosso paonazzo dalla vergogna, gliene feci un altro chiedendo mille volte scusa.
    La serata sembrava morta, niente di sospetto o strano (considerando ovviamente l'ambiente in cui mi trovavo) poi, neanche l'avessero fatto apposta, sentii le guardie fermare uno, sentivo poco quindi decisi di raggiungere l'estremità del bancone più vicino alla porta strofinando un bicchiere già pulito.
    Da quello che riuscii a capire l'uomo indossava una divisa da guardiano! Mi stupii che non l'avessero già ammazzato o allontanato, quindi rimasi dubbioso mentre quello giustificava la presenza delle armi dicendo che appunto oggigiorno non ci si può più fidare a girare per Otafuku disarmato ma poi fece una cappella:
    la corruzione a Otafuku era una cosa quotidiana conoscevamo tutti gli agenti del nostro quartiere e quasi tutti venivano pagati o da noi dal Loto quindi avremo saputo se ci fosse stato un elemento nuovo, questo invece pensava di non attirare guai vestendosi in quel modo, al contrario sicuramente avrà avuto qualche angelo custode che lo seguiva da quando mise piede a Otafuku e non l'avevano ancora attaccato, forse, perché dovevano ancora decidere cosa farsene di uno come lui.
    Se sei un poliziotto o un Custode di Konoha e vieni a Otafuku ci sono solo due vie: o ti fai corrompere o muori. Morti accidentali, una perdita di gas, una caduta, un piccolo incidente...
    Sul volto mi si dipinse un sorriso e una giovane donna con una profonda scollatura mi fece cenno e mi avvicinai pronto a servirla, nel frattempo, mentre agitavo il cocktail, lasciai vagare lo sguardo sulla sala tenendola sotto controllo, non c'era nulla di strano.
    Chissà cosa ne avrebbero fatto di quello là, sorrisi di nuovo, ero veramente curioso!
     
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    Passi Falsi






    Il buttafuori non mutò espressione durante il monologo di Atasuke, solamente prima di dire la sua fece una smorfia.

    Chi lo farebbe? Un protetto, ecco chi.
    Ma lei pare non lo sia, tutte le persone qui dentro sono dei protetti, tranne lei.
    Strano, no?


    Disse dando un tono lievemente diverso alle ultime due parole.
    Bisbigliò qualcosa ad un microfono a forma di orologio che aveva sul polso.


    Ciò che succede ad Otafuku resta ad Otafuku, signor guardiano.
    Il suo copione da film di spionaggio è decisamente banale.


    Sarebbero state le sue ultime parole prima che una forza invisibile iniziasse a premere sopra l’Uchiha, legandone parzialmente i movimenti [Vel. For. Rif. -3 tacche]

    Ed è strano come l’unico dotato di armi sia anche l’unico vestito in maniera sospetta.
    Tutto ciò è decisamente troppo.


    Disse mentre si ricomponeva.

    Non penso che gli ospiti gradiscano questo tipo di spettacolo, la prego di seguirmi senza opporre resistenza.

    Avrebbe detto prima di aprire la strada verso un’altra stanza del corridoio, se nessuno fosse intervenuto a risolvere la situazione dell’ormai compromesso guardiano, il secondo buttafuori avrebbe parlato al microfono da polso allertando le guardie all’interno della stanza allertandole della possibile presenza di possibili intrusi.
    Il piano dell’edera era ad un passo dal saltare del tutto, in quell’organizzazione come erano soliti punire i fallimenti?





    CITAZIONE
    un pò d'impegno ragazzi, altrimenti qui finisce male... magari un pò di collaborazione ed inventiva non farebbe male, no?
     
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  9. ¬Chris
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    Non vivremo in eterno
    Perché io faccio longdrink
    II


    Mi facevano male i piedi. Odiavo quelle scarpe in cuoio dure nere e lucide, non mi lasciavano respirare i piedi e la mia pianta troppo larga premeva sulla scarpa, diavolo, che dolore. Versai un altro drink dopo aver messo la scorza di limone nel bicchiere rimasi in attesa, sbrciando con la coda dell'occhio, il viso del cliente sembrava soddisfatto sebbene sembrava leggermente preoccupato.
    Finalmente ci fu un po' di movimento all'entrata, il ragazzo si muoveva in modo innaturale - come se fosse stato legato, ma non aveva nulla bloccarlo - probabilmente lo stavano portando ad interrogarlo. E' come se quel ragazzo avesse appena colpito un nido di vespe, dovevo intervenire prima che quegli stronzi iniziassero a ronzarmi troppo intorno e non mi lasciassero lavorare, quindi, sfruttando il fatto che non ci fosse nessuno al bancone che aspettava un drink mi allontanai raggiungendo il ragazzo e la sua "scorta".

    Ehi Baka! Finalmente sei arrivato ti stavo aspettando... - poi guardai le guardie, come se le avessi appena notate, poi chinai il capo verso di loro, dovevo mettermi in una posizione di inferiorità per fare in modo che loro si sentissero sicuri e cadessero in errore - Spero che non abbia creati problemi il mio amico lui è Baka sia di nome che di fatto, sembra che i suoi genitori ci avessero visto lungo! - Baka significa, infatti, idiota. Sorrisi leggermente in modo timido mentre azzardai al alzare lo sguardo verso quello che era il capo sala - Scusate, forse dovevo avvisarlo di come gira in questi posti, purtroppo non è molto pratico di come ci si comporta a Otafuku, è colpa mia. Pensavo riuscisse a non far danni... - poi mi rivolsi a lui alzando il dito indice e sventolando in modo minaccioso sotto il suo viso - Baka! Brutto idiota, ti sembra il caso di venire armato?! Poi con questi vestiti, ti potrebbero scambiare per ciò che non sei e ora per favore, consegna tutte le tue armi - mi rivolsi a loro coprendomi la bocca come se pensassi che non mi sentisse e strizzai l'occhio verso di loro - Come se fosse in grado di usarle - quindi mi rivolsi nuovamente a lui - Dai vieni ti offro qualcosa da bere così dopo puoi iniziare a giocare! Mi rivolsi nuovamente a loro ignorandolo completamente Ha un buon gruzzolo da giocare, sono sicuro che con quello si farà perdonare per i suoi errori.

    Sorrisi nuovamente e mi inchinai di nuovo, mi stavo esponendo e non poco per salvare questo coglione senza contare che avrei dovuto, se tutto fosse andato bene, dargli una spiegazione del mio intervento e proprio non mi andava.
    Quindi rimasi in silenzio, sperando che quell'idiota mi sostenesse il gioco ma che sopratutto quegli idioti mi credessero.
     
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  10. Asgharel
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    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    ~Una inaspettata luce di stupidità in fondo al tunnel~


    Come temeva le sue parole non sortirono un'effetto positivo, anzi, parvero inguaiarlo ulteriormente. Il solito uomo infatti si prese la libertà di rispondergli per poi comunicare qualcosa tramite una radio ed infine tornare a lui con le risposte. Era ormai chiaro che quella guadia avesse allertato i piani alti o in qualche modo avesse dato una sorta di allerta per far preparare una sala adibita ad interrogatorio o simili.

    °Sta pure certo che se ne esco vivo tu sarai uno dei primi che verrò a sbattere dentro, bastardo°


    Pensava tra se senza scollare gli occhi di dosso dal cieco e dal suo compare.

    "Chi lo farebbe? Un protetto, ecco chi. Ma lei pare non lo sia, tutte le persone qui dentro sono dei protetti, tranne lei. Strano, no? Ciò che succede ad Otafuku resta ad Otafuku, signor guardiano. Il suo copione da film di spionaggio è decisamente banale"


    Appena quelle parole finirono Atasuke sentì come una forza addosso che ne limitava i movimenti, come se in un certo senso tutto stesse diventato più pesante e difficile da muovere. Ormai il dado era tratto e difficilmente ne sarebbe uscito con un qualche tentativo di fuga.

    "Ed è strano come l’unico dotato di armi sia anche l’unico vestito in maniera sospetta.
    Tutto ciò è decisamente troppo."


    «Se sei contento così, continua pure a credere ciò che vuoi... se il "mio copione" è così banale come dici, forse è perchè non è un copione... Ma non sono qui a discutere con una guardia»


    Fissò il cieco con sguardo di sfida, conscio del fatto che egli non potesse vederlo.

    "Non penso che gli ospiti gradiscano questo tipo di spettacolo, la prego di seguirmi senza opporre resistenza."

    «Come se fino ad ora avessi fatto resistenza...»


    Gli rispose con tono sarcastico prima di iniziare a seguirlo.
    D'un tratto una terza voce fece la sua comparsa, una voce sconosciuta che giungeva dall'interno della stanza.

    "Ehi Baka! Finalmente sei arrivato ti stavo aspettando..."


    Atasuke si voltò incuriosito verso la fonte della voce e vide con sorpresa che era il cameriere del bancone ad essergli corso incontro come a salutare una vecchia conoscenza.
    Mentre Atasuke si immergeva nei suoi pensieri il cameriere avviò una fitta serie di menzogne atte in qualche modo a tirarlo fuori dai guai o per infilarvisi a sua volta. Qualunque fosse il motivo era chiaro che quella era la sua unica via di uscita in quella situazione, o meglio, l'unica via di uscita senza grossi danni.
    Atasuke stette in silenzio ad ascoltare le parole del giovane e resse al gioco fingendo di essere questo famigerato "Baka" almeno finchè la cosa poteva tornare utile. Diede fondo alle sue capacità di attore nel celare la sua persona divenendo quindi questo "Baka", ma stando bene attento a non dare troppo nell'occhio con uno sbalzo di personalità troppo evidente e sospetto.
    Terminata la serie di discussioni riprese la parola cambiando però tono e passando ad uno più sottomesso e dispiaciuto.

    «Eddai... Che ne potevo sapere io eh? Che ne so che qui ad Otafuku fanno in escandescenza per un paio di costumi di scena? Potevi anche dirmelo no? E poi lo sai che quando mi assegnano una parte per un nuovo film mi metto sempre in costume per entrare meglio nella parte... Che ne sapevo di essere così bravo da farmi passare veramente per un guardiano?»


    Rise stupidamente sfruttando al limite il tutto e giustificando le sue sciocche azioni di prima come una mera farsa, dando in verità anche ragione al guardiano, per poi riprendere un'ultima volta la parola, nella speranza che dopo quel passaggio tutto fosse finalmente in discesa.

    «Ah, tra l'altro, sono anche stato scortese da non presentarmi, come già detto, sono Baka, Baka Yamashita, attore di professione, o meglio... comparsa... ma solo perchè quei bastardi della produzione mi credono un'idiota... bah Comunque eccovi le "mie armi" anche se in verità non sono mie, ma le ho prese dal set della produzione... è per quello che vi avevo chiesto di restituirmele, hehe se mi beccano sono finito... questa volta si che mi licenziano... a meno che almeno questa sera non mi vada bene... per una volta... così vedranno chi licenzia chi...»


    Terminò abbassando sempre di più il tono di voce arrivando ad un certo punto quasi a borbottare tra se come un demente, cercando di avvalorare in tal modo la teoria del cameriere e cercando di dimostrare ulteriormente il suo grado di inettitudine. A quel punto doveva passare per un inetto, quella sarebbe divenuta la sua copertura per quella serata. Quella doveva essere la sua via di fuga: Passare per un elemento assolutamente inetto ed innocuo.
     
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    L'Obiettivo






    I due buttafuori si inchiodarono subito quando sentirono la voce provenire dall’interno della stanza, e per tutta la scenetta rimasero ad ascoltare i due, con uno sguardo ben poco convinto, soltanto per riprendere la parola poco dopo.

    Stupido attore da strapazzo.

    Disse mentre cercava di rifilargli una pedata nel deretano [vel. Viola]

    Vedi di sbrigarti e di non fare più entrate simili altrimenti la prossima volta uscirai sopra ad una barella dall’edificio.

    I due buttafuori tornarono ai loro posti dopo una breve comunicazione ai microfoni sul polso.
    Intanto l’allarme era rientrato ed il Colosso aveva recuperato quel minimo di scioltezza che aveva perso quando anche un cameriere si aggiunse a quella piccola scaramuccia all’entrata.


    Chissà che aveva intenzione di fare quel celebroleso di Atasuke.

    Pensò tra se e se e il Colosso mentre lo avvicinava urtandolo “per sbaglio” e lasciandogli un bigliettino sulla tasca con un tocco volutamente più pesante di quello che sapeva utilizzare ma sicuramente complesso da vedere.

    Oh, mi scusi.

    Sul biglietto giusto qualche parola che avrebbe condotto l’attore mancato ad uno dei salottini privati. In cui avrebbe trovato ad aspettarlo il Colosso.

    Precisamente, che diavolo avevi intenzione di fare venendo in un posto del genere conciato a quella maniera? Non so chi fosse lo sguattero che ti ha salvato le chiappe, ma diavolo, un coccodrillo in mezzo ad un centinaio di gatti si mimetizza meglio di te!
    Cambiati almeno la faccia va, altrimenti ci finisci secco.


    Disse mentre gli indicava i vestiti.

    È a dir poco assurdo, ma piuttosto, come mai da queste parti?

    Riprese squadrandolo nuovamente con aria più sospettosa.
    Appena ottenuta una risposta, o un rifiuto nel darla, se non ci fosse stato da replicare si sarebbe avvicinato alla porta mentre parlava.


    Via, direi che è ora di muoversi, tra poco inizieranno i giochi.

    Nel mentre, la sala principale in cui prestava servizio Kenzaru iniziò a riempirsi lentamente di ospiti che sino a poco prima stavano nella zona V.I.P., ben più attenti a ciò che gli veniva servito e decisamente più pretenziosi verso la qualità dei drink, qualcuno iniziava ad ordinare qualche piccolo bocconcino per aprire lo stomaco alla cena che si sarebbe tenuta dopo. Sarebbe stato in grado il ninja di preparare un cocktail di gamberi?
    Ma, ben più importante, dal fondo della grande sala la folla si scostava per far posto al passaggio di quella che pareva essere una personalità parecchio importante, da come tutte le persone lo riverivano doveva essere l’organizzatore dell’evento. Movimenti controllati e precisi ed un portamento raro da vedere persino su un daimyo facevano quasi scomparire i corpulenti uomini che lo accompagnavano, molto probabilmente le sue guardie del corpo il cui volto era coperto da una maschera, simile nelle fattezze a quella degli anbu. Le due figure erano ben lontane dalla professionalità degli uomini sulla porta ma persino dai loro passi, leggeri come piume, e dai loro movimenti sinuosi si poteva notare quanto avvezzi fossero a quell’ambiente quanto alla più crudele vita ninja, probabilmente due individui di gran lunga più talentuosi di quelli incontrati poco prima dal Guardiano.


    Signori!
    E signore…


    Disse il nobile mentre prendeva posto su un piccolo pulpito.

    Benvenuti alla duecentoventitresima serata di giochi del loto bianco!
    Ora, senza indugiare ulteriormente, diamo inizio al divertimento, abbiamo diversi combattimenti su cui puntare questa sera!


    Appena l’uomo finì di parlare le luci si fecero più lievi e in otto punti della sala apparirono varie immagini olografiche che proiettavano otto scontri tra shinobi, tutti scontri già conclusi ma di cui ovviamente l’accademia non faceva trapelare i risultati. Al di sopra dei contendenti, prima che partissero con lo scontro vennero mostrati dei dati riguardanti le loro capacità fisiche.
    Una vera e propria sala scommesse in cui ad ogni shinobi veniva dato un valore, uno spettacolo ben poco felice, un luogo in cui la nobiltà di vari villaggi si radunava per ammirare il frutto dei suoi sforzi: sangue altrui pagato con una montagna dei propri soldi, una montagna sufficientemente grande da rendere quel posto un luogo d'elitè a cui ben pochi avevano accesso, uno di quei traguardi che solo delle menti ossessionate dal narcisismo potevano sperare di raggiungere.
    Tra gli otto persino Atasuke contro qualche abominio e Raizen contro i lupi mannari, se lo shinobi dagli occhi rossi non voleva essere scoperto ed ancora non aveva cambiato la sua faccia avrebbe dovuto farlo al più presto!
    Ma, ben più importante, l’obiettivo dei tre shinobi si era appena palesato, come avrebbero reagito i tre?
    Uno lo voleva morto, un secondo aveva ricevuto da lui un “invito” ed un terzo voleva parlarci, chissà come si sarebbero intrecciate le storie dei tre.
     
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  12. Asgharel
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    ~Quando la fortuna ti sorride~


    Un lampo di genio, così si poteva definire quella piacevole manovra grazie alla quale era uscito, o un lampo di culo, anche quella poteva tranquillamente essere la più corretta definizione di ciò che era accaduto, ma forse, alla fine dei conti era un po entrambe le cose.
    Particolarmente piacevole ed inaspettato fu notare che in tutto quel trambusto tra una cosa e l'altra i due tizi della sicurezza dimenticarono di rimuovergli le armi lasciandolo invece passare con un calcio nel sedere e nulla più che inutili minacce.
    Atasuke decise di accusare il calcio per evitare di dare sospetti ulteriori, anche se per i suoi riflessi Uchiha quella era una velocità tranquillamente sostenibile e da cui poteva uscirne senza troppi problemi. Avanzò dunque oltre, seguendo il barista che gli era venuto incontro mentre un omone gli sbattè contro con una violenta spallata. Un vecchio trucco per consegnare messaggi, che tuttavia, come dalla sua origine continuava a funzionare bene ed a fare il suo sporco dovere.

    °Un'altro messaggio? Certo che ultimamente tutti vogliono comunicare con me... Bah, comunque sia sarà un problema per dopo, ora devo cercare di capire un paio di cose°


    Con quel breve pensiero in testa continuò quindi a seguire il barista senza disdegnare l'offerta che gli aveva fatto. Certo era che quel tizio aveva qualcosa a che fare con lui, in un modo o nell'altro, altrimenti non lo avrebbe di certo aiutato. Quale sano di mente avrebbe agito in tale modo ad Otafuku senza avere qualcosa in cambio? Nessuno, neppure il più ligio ed onesto dei cittadini avrebbe fatto una manovra del genere mettendo se stesso a rischio per nulla, non ad Otafuku.
    Raggiunto il bancone Atasuke prese per primo la parola, mantenendo quella sua sottospecie di personaggio.

    «Grazie dell'aiuto... mi daresti uno scotch intanto? Certo che potevi almeno avvisarmi prima di tutti questi controlli da queste parti...»


    Proseguì guardingo osservandosi intorno cercando di capire se qualcuno lo stava osservando in qualche modo o lo stava comunque tenendo d'occhio. Verificato poi che nessuno lo stava tenendo particolarmente d'occhio, fece cenno al ragazzo di avvicinarglisi per poi sussurrargli appena alcune parole all'orecchio.

    «Non so perchè tu mi abbia aiutato, ma fondamentalmente non mi interessa saperlo... Mi pare tuttavia chiaro che non hai agito per mero spirito di amicizia e condivisione, anzi... credo che anche tu sia qui per una qualche motivo, un motivo che senz'altro avrebbe troppi problemi se la sicurezza qui intorno iniziasse a ronzare un po troppo... Qualunque sia il motivo, comunque, sappi che puoi contare sul mio aiuto»


    Si allontanò quindi dall'orecchio del barista facendogli l'occhiolino per poi puntare con sguardo famelico una qualsiasi delle ragazze che ogni tanto passavano li intorno, cercando di dare l'impressione che avesse rivelato qualche piccante commento al barista su una di loro.

    [...]


    ~Le vie dell'intrigo sono infinite~


    Terminato di parlare con il barista e pagato il drink, giunse quindi il tempo per il nuovo biglietto. Atasuke si diresse quindi nel piccolo privè indicato nel messaggio e con enorme sorpresa si trovò davanti raizen che con il suo "solito" calore umano lo invitò a sedersi con comodo.

    "Precisamente, che diavolo avevi intenzione di fare venendo in un posto del genere conciato a quella maniera? Non so chi fosse lo sguattero che ti ha salvato le chiappe, ma diavolo, un coccodrillo in mezzo ad un centinaio di gatti si mimetizza meglio di te!
    Cambiati almeno la faccia va, altrimenti ci finisci secco. ... È a dir poco assurdo, ma piuttosto, come mai da queste parti?"


    «Buona sera Raizen... Cordiale come sempre...»


    Gli rispose con tono sarcastico sedendosi su un divanetto davanti al colosso conosciuto tempo addietro in missione.

    «Comunque... Visto che qui dentro sembri essere l'unica faccia di cui potermi fidare, o perlomeno di cui posso sospettare meno... penso di poterti raccontare per quale motivo sono qui, a patto che anche tu abbia voglia di dirmi qualcosa... uno scambio equivalente, per così dire»


    Sorrise al colosso incrociando le gambe e mettendosi comodo. Sapeva di non poter sbruffoneggiare troppo in un luogo come quello con uno come raizen, tuttavia l'essere sopravvissuto a quell'ingresso gli dava una sorta di carica ottimistica non indifferente.

    Se Raizen non avesse accettato l'offerta, Atasuke avrebbe semplicemente concluso il discorso con un sunto estremo della vicenda, dicendogli semplicemente che aveva ricevuto un invito e che non si aspettava minimamente un luogo come quello ad attenderlo.

    Se invece avesse accettato, si sarebbe proteso leggermente in avanti liberando nuovamente le gambe e poggiando i gomiti sulle ginocchia mantenendo le mani unite e con le dita intrecciate.

    «Bene... Per farla breve sono stato convocato qui da un invito, un biglietto marchiato con il simbolo di un loto... Fondamentalmente non avevo idea di che cosa aspetarmi, se una trappola, un informatore o chissà che altro... certo era che essendo stato invitato era intuibile che non avrei avuto questi problemi all'ingresso, ma solo ora mi pare chiaro che chiunque mi abbia invitato qui non ha a che fare con l'organizzazione di questo luogo, altrimenti voleva in qualche modo mettermi alla prova... Comunque sia, per farla breve, non sapevo neanche lontanamente che sarebbe stato opportuno mimetizzarmi, altrimenti col cavolo che mi sarei presentato così...»


    Sciolse quindi le mani per andare a prendere il bigliettino di "invito" che si era portato appresso per poi estrarlo porgendolo a Raizen.

    «Questo è l'"invito" che mi è stato recapitato, l'indirizzo segnato conduce ad un luogo dove ho trovato il vero indirizzo, ovvero questo... Non so quanto tu conosca Otafuku, ma di certo sei molto più informato di me su questi ambienti loschi... Sai mica dirmi nulla in merito a tutto ciò?»


    Atasuke si ritrasse poggiando quindi la schiena sul morbido schienale della poltroncina in attesa di una risposta da Raizen, sempre che questi fosse stato in grado e disponibile a dargliela.

    [...]


    Qualunque fosse stata la via di discussione, terminato il loro colloquio Atasuke avrebbe cambiato completamente aspetto [Slot Tecnica], sia di volto che di abiti mantenendo le armi non rimosse dagli incravattati sotto gli indumenti.

    "Via, direi che è ora di muoversi, tra poco inizieranno i giochi."

    «Raizen, aspetta... prima di andare, giusto per non farti saltare la copertura... come devo chiamarti qui intorno? Per loro stasera io sono Baka Yamashita, attore professionista, tu?»


    Si alzò quindi per seguire il colosso al di fuori del privè andando a godersi lo spettacolo macabro a cui aveva preso parte.


    OT - Mi hai fatto la punta prima? E sto giro la punta l'ho fatta io XD Detto ciò, ricordo che attualmente Atasuke non ha la più pallida idea del volto della persona che lo ha contattato (ricordiamo, per la cronaca, che se S.U. fosse anche il suo paparino, Atasuke non lo vede da quando era in fasce, quindi anche volendo non può riconoscerlo. Se S.U. è un'altra persona, beh, tanto meno lo può riconoscere XD) - /OT
     
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  13. ¬Chris
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    Non vivremo in eterno
    Perché io faccio longdrink
    III


    Difficile dire se fu un semplice colpo di fortuna oppure le nostre capacità di fingere servirono veramente a risolvere la situazione; fatto stà che, dopo diversi inchini e scuse, potemmo allontanarci e tirai un sospiro di sollievo solo quando mi infilai dietro al bancone. Presi un paio di bicchieri - puliti - e iniziai a strofinarli, mentre ci fu un momento di calma e nessuno venne a chiedermi qualche drink.
    Baka continuava a parlare e ordinò uno Scotch, lo guardai un attimo soppesando la sua tempra prima di versargli il super alcolico nel bicchiere basso e tozzo, di color verde e decorato con delle pennellate azzurre.
    Si avvicinò un altro cliente e gli feci immediatamente il cocktail, era basso, obeso, una patina di sudore gli illuminava la fronte incorniciata da quei pochi capelli unti. Se ne andò e ripresi a parlare con Baka, con la bocca storta da un ghigno mentre gli occhi rimasero fissi nei suoi.

    Fratello... Baka. - rialzai lo sguardo e seguii le linee dei suoi zigomi fino a scendere al mento sporgente - qui sopravvive chi si fa i cazzi propri - Mi interruppi e servii un altro cliente, poi tornai da lui - Comunque, me lo ricorderò e tu non dimenticare.

    Sembrava di vivere un ricordo, il tempo mi sembrava dilatato e contemporaneamente mi sembrava fossero passate ore, inutile guardarsi attorno, non c'era nulla di particolare che potesse attirare le nostre attenzioni, stavamo solo perdendo tempo e rischiando la vita, per un cazzo proprio.

    Poi arrivò quel tipo scortato da due uomini, o donne, mascherati, o mascherate. Fece un discorso molto semplice, non si trattava di un semplice club di poker, black jack e altri giochi d'azzardo ma anche un centro scommesse. 8 combattimenti, sembravano come dei teleschermi, ma non ci stavo più capendo un cazzo, cercai con lo sguardo i miei compagni di squadra.
    Era quello il nostro obiettivo, dovevo ucciderlo. Mi tranquillizzai e andai in bagno velocemente avvisando con un cenno l'altro barista che era venuto a darmi manforte, dopo essermi chiuso dentro ed essermi sciacquato la faccia, aprii l'equipaggiamento che mi fu affidato al principio e che mi venne detto di aprirlo solo dopo aver visto l'obiettivo.
     
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    Infiltrati precipitosi







    Quando l’uchiha aprì bocca in un primo momento il Colosso sorrise, soddisfatto da quell’ironia che lui riteneva un complimento, salvo poi sentire cosa aveva da proporgli quello scellerato. Sollevò il sopracciglio destro, in un misto tra stupore e infastidimento.

    Cioè! Incredibile! Io sono qui ad insegnarti come si respira e tu hai la faccia tosta di venire qui a contrattare le informazioni che ti stavano per fare secco!
    Se non fossi uno sprovveduto come te ti avrei già rifilato una pedata.
    Sciogli la lingua, poi parlerò io.


    Avrebbe ascoltato attentamente Atasuke per poi prendergli di mano la lettera, rigirarla, e dopo aver osservato il timbro di ceralacca cercare di riunirne le parti lese dall’apertura della leggera.
    Ne veniva fuori un sigillo ben preciso, che somigliava a qualcosa di ben più famoso.


    Va bene, sei un uchiha e i vostri problemi oculari

    Disse mentre gesticolava tracciando una spirale a mezz’aria davanti ai suoi occhi.

    Sono noti a tutti, ma qui si va ben oltre.
    Togliti quel ridicolo giacchetto di dosso e osserva lo stemma che ti porti sulle spalle e poi paragonalo a questo, non noti niente di simile, bietolone?


    Avrebbe dato ad Atasuke il tempo di rifletterci, tuttavia sarebbe stato lui a dare spiegazioni più approfondite sul marchio.

    Il campo rosso degli Uchiha è stato sostituito da un loto, così lo stemma subisce una variazione parecchio potente, senza perdere il suo legame con le sue origini. Quello degli uchiha è un ventaglio, e tale è rimasto nella sua parte inferiore, quella bianca, ma ora il ventaglio protegge il loto che sorge alle sue spalle.
    Chiunque ti abbia recapitato la lettera ha almeno una goccia del tuo sangue nelle vene, altrimenti non vedo perché utilizzare come base per il sigillo il ventaglio Uchiha.
    Ma è anche vero che non conosco gli Uchiha, e meno ne conosco meglio è, siete meno simpatici di me, il che vuol dire che siete paragonabili ad un frullatore acceso su per il retto.
    Se ne può dedurre anche che ha una certa sicurezza in se stesso o nei suoi metodi se si lascia dietro simili tracce, anche se un babbione come te non le coglie tanti altri potrebbero farlo, ciò vuol dire che è abbastanza abile.


    Sospirò e poi riprese a parlare.

    Quanto a me, son qui per difendere Konoha, mi sembra ovvio.
    Ne l’hokage, ne gli amministratori e tantomeno i ninja intraprendenti e coraggiosi come te saranno mai in grado di debellare questo cancro. Ci vogliono altri metodi, ci vuole qualcuno in grado di stare a cavallo tra la moralità comune e il bene di un paese, di una nazione. Sono qui a fare ciò che mi riesce meglio.
    E tante altre belle cose.


    Troncò di netto mentre si alzava per prendere la via della porta.

    2hygnb4
    Chiamami pure Kazuya, è il nome del tizio a cui ho preso il tizio, pareva essere un grande quanto accurato scommettitore, quindi comportati di conseguenza, individuarlo prima che arrivasse nei dintorni è stato difficile, ma se si lavora bene ed evitando completini da ricchione ci si riesce.
    E tieni a mente “infiltrato”


    Prima di uscire assunse le sembianze della persona a cui aveva momentaneamente rubato l’identità, che dopotutto, quantomeno per il vestire, non gli dispiaceva.

    Aveva dello stile questo Kazuya

    Borbottò mentre usciva.

    […]

    Kenzaru giunto nel bagno e aperto il pacchetto vi avrebbe trovato solamente un foglietto di carta accuratamente ripiegato a formare una minuscola letterina più o meno grande quanto la metà , al suo interno vi era contenuta una polvere finissima e viola, era palesemente un veleno, veleno che non sarebbe stato difficile per un barista versare in una bibita, anche se il particolarissimo colore probabilmente non sarebbe stato semplice da nascondere.
    Tuttavia Sanzo, l’addetto ai bagni, non era certo del lavoro di Kenzaru, quindi, una volta presolo da parte gli avrebbe parlato.


    Siamo sicuri che quello sia il nostro obiettivo?
    Non abbiamo informazioni su di lui se non la sua vistosa entrata in scena, sai bene cosa comporta da noi un errore, per cui accertati che sia lui prima di fare passi avventati.


    Sanzo era più sveglio di Kenzaru, o forse semplicemente più esperto o scaltro, ma sicuramente non era qualcuno a cui piaceva sbagliare o fare le cose troppo alla svelta.

    C’è di mezzo una vita, ed anche le nostre vite, non fare lo sciocco, richiudi il pacchetto.

    Stava ai due shinobi, Kenzaru ed Atasuke, muoversi tra tutte quelle persone cercando il loro obiettivo.
    Nel mentre, “Kazuya” si muoveva vicino al pulpito, lasciando che lo scontro su ologramma si frapponesse tra lui e quello che sembrava essere il capo li dentro, sarebbe rimasto ad osservare ogni movimento di quel trio per parecchio, fingendo interesse per lo scontro che aveva dinnanzi al quale pareva rivolgere ogni sua occhiata. Un avvicinamento cauto quello del Colosso, dopotutto il loto ama le correnti placide.
     
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  15. Asgharel
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    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    ~Breve colloquio prima dell'infiltrazione~


    Il loro breve colloquio andò avanti per qualche altro attimo prima che entrambi decidessero che fosse giunto il tempo di levare le tende. Raizen prima di uscire prese le sembianze di un'altro tizio abbastanza grosso e dagli abiti eleganti, Atasuke invece si prese la libertà di idearsi un identità meno elegante e certamente più estrosa. In fondo doveva pur prendere la parte di un attore "particolare" e cosa meglio di un abbigliamento particolare lo avrebbe aiutato?.
    Così anche egli mutò in una nuvoletta di fumo cambiando completamente di fisionomia. I capelli da neri ed ordinati divennero argentei ed arruffati, gli abiti comodi ed eleganti svanirono divenendo una maglietta nera dalle bordature rosse mentre il mantello divenne un kimono bianco dalla fantasia azzurra indossato solo per metà lasciando chiaramente scoperto il braccio ed il fianco destro. I comodi stivaletti che portava divennero un paio di stivali lunghi ed il suo sguardo serio divenne al pari di quello di un pesce lesso, anche se ciò era più dovuto alla sua recitazione che alla tecnica in se, anche se un aiuto di certo lo stava dando.
    Attese poi ancora alcuni istanti nella propria forma prima di uscire dal privè a sua volta, giusto per evitare che l'uscita di entrambi attirasse troppo l'attenzione. Aveva già avuto un saggio di quanto fossero poco amichevoli con i volti sconosciuti e non voleva finire di nuovo nei guai, o almeno non finchè non fosse giunto il momento più opportuno.
    Per prima cosa si guardò attorno con circospezione mascherata da mera curiosità, come quella di un bambino spaesato che si guarda attorno meravigliato dal luogo sconosciuto.
    Nel frattempo però il suo sguardo ben più attento delle apparenze cercava con attenzione i due volti noti della serata, ovvero quello del barista e quello di Raizen alias Kazuya. Non che gli servisse più di tanto seguirli, tuttavia era bene mantenere sotto controllo almeno quel poco che poteva controllare con certezza.
    Passò ancora qualche attimo prima che si palesasse quello che pareva essere l'organizzatore della serata o perlomeno un pezzo grosso del luogo a giudicare da come la gente si scostava riverendolo al suo passaggio.
    Più che l'uomo però Atasuke venne per così dire "attratto" dai suoi uomini. Gente corpulenta, come si addice ai migliori buttafuori e bodyguard, tuttavia non fu quello il dettaglio ad insospettirlo, quanto piuttosto le maschere del tutto simili alle maschere degli ambu, cosa che poteva significare molte cose ma che per certo non significavano nulla di buono, perlomeno per lui.

    °Nukenin... Non mi viene in mente altro, anche perchè vedo difficile che siano riusciti a corrompere degli ambu... Inoltre credo difficile che il villaggio possa permettersi di sprecare risorse in tempi di crisi come questa...°


    Questi e ben altri pensieri vagarono per la sua mente mentre poco alla volta le luci si abbassavano lasciando posto ad una luce azzurrina emanata da alcuni proiettori che davano mostra di macabri scontri. Atasuke non gli diede troppa importanza finchè non vide che anche lui era finito a far parte di quello spettacolo. Venne infatti proiettato l'ologramma del suo scontro contro alcuni abomini. Sbarrò gli occhi per lo stupore mentre nella mente riaffiorarono i ricordi di quella missione da cui lui solo era riuscito a tornare vivo mentre i suoi compagni erano stati catturati ed uno reso inoffensivo ad inizio missione. Spesso si chiedeva ancora come fosse possibile che lui solo fosse riuscito a giungere fino in fondo a quella missione.
    Decise quindi di approfittare della sua conoscenza del risultato per piazzare una scommessa sicura su se stesso in modo da poter far lavorare meglio la propria copertura senza però rischiare di bruciarsi quel poco che aveva in tasca.
    Vide che le cifre erano alte e lui per evitare sospetti non fu da meno e puntò lo stipendio dell'ultimo mese da guardiano, che per quanto fosse una cifra interessante non era nulla se paragonato ai cifroni che i suoi "compagni di scommessa" sbattevano sul banco.

    «Punto tutto sull'Uchiha»


    disse serio al tizio che gestiva quella scommessa.

    "Ma sei sicuro ragazzo? Non vedi quanto è sotto come statistiche? Secondo me stai buttando via i tuoi soldi!"


    Disse un'altro intento a scommettere sugli abomini fidandosi più delle statistiche che comparivano che di altri fattori tattici di cui il ninja disponeva e di cui invece l'abominio era assolutamente sprovvisto.

    «Forse, ma mi fido del mio naso... comunque è proprio per il rischio che corro che preferisco non puntare troppo...»


    Ammiccò cercando di dare un senso di sicurezza in modo da mascherare al meglio i due fattori principali, ovvero che: a) non aveva altri soldi, b) sapeva perfettamente come sarebbe andata a finire.
    Mentre con "attenzione" seguiva il suo scontro, con celata attenzione continuò a seguire Raizen, cercando di capire se stava o meno cercando di prendere contatto con qualcuno mentre invece di tanto in tanto buttava un'occhiata furtiva anche al bar cercando di carpire i movimenti del barista.
    Mentre lo scontro avanzava però restava un'altro grosso problema da risolvere oltre alla sua copertura, ovvero capire chi tra i presenti potesse in qualche modo averlo contattato. Chi di loro poteva essere il mandante?
    La prima ipotesi ovviamente era l'organizzatore dato che nessuno meglio dell'organizzatore potrebbe invitare qualcuno alla propria festa, tuttavia quella non era la sola possibilità.
    La dentro vi erano centinaia di persone e ciascuna per quanto potesse saperne poteva avere a che fare con quel messaggio. Per fare un'esempio Raizen stesso poteva essere il mandante ed effettivamente era abbastanza strano da muoversi così per chiedergli aiuto, o almeno per quanto lo conosceva.
    Qualunque fosse stata la verità aveva bisogno di tempo per inquadrare con certezza chi fosse l'elemento che voleva parlargli e l'unica maniera che gli venne in mente per una ricerca il più rapida possibile era fondamentalmente osservare e chiedere in giro informazioni per individuare il suo possibile bersaglio.
    Per prima cosa iniziò a scartare quelli che chiaramente sembravano solo essere dei pesci piccoli, troppo piccoli e troppo concentrati a vincere ed a perdere denaro per poter essere l'uomo o la donna giusti. Iniziò quindi a chiedere in giro con molta discrezione senza però uscire dall'estroverso personaggio chi fosse l'organizzatore dell'evento, sottolineando, a chi lo avesse chiesto, che quella era la prima volta che parteipava dato che lo aveva accompagnato li un suo amico che era attualmente in bagno, in un privè o da qualunque altra parte a patto che non fosse ne visibile ne raggiungibile nell'attimo stesso.
    Decine furono le persone "interrogate" e tutte concordavano su chi fosse l'organizzatore, ovvero colui che tanto teatralmente era entrato nel locale dando il via ufficiale ai giochi. Tuttavia erano rimasti ancora alcuni elementi che parevano essere dei potenziali mittenti. Uno era un famoso mafioso della zona, un'altro era un agente corrotto e gli altri avevano altri simili impieghi poco puliti.
    Non restava che provare a prendere contatto con ciascuno di essi cercando di ricavare la prova schiacciante, quello che avrebbe contraddistinto il suo uomo dagli altri. Tuttavia, l'unica cosa certa che aveva su quel tizio era la scrittura altamente pulita e curata degno del miglior scribacchino, ma come portarli a scrivere qualunque cosa? Come portarli in un modo o nell'altro a fargli riconoscere la loro scrittura? C'erano diversi modi, uno più assurdo dell'altro e tutti presupponevano un'estrema cordialità dei bersagli, cosa che certamente non poteva essere considerato un punto su cui far leva in un ambiente come quello.
    Passarono alcuni minuti, giusto il tempo necessario perchè il suo scontro finisse e potesse incassare la vincita certa in modo da avere il denaro necessario per poter almeno cercare di addolcire il loro spirito.
    A distanza sufficente sia di fatto che di tempo contattò tutti gli obbiettivi, lasciandosi per ultimo l'organizzatore. Lo schema era semplice, sapendo che avvicinarli frontalmente e rapidamente avrebbe certamente provocato più danni che altro, preferì contattarli ad uno ad uno mandando un cameriere con una alcolica offerta, un buon aperitivo utile a prepararsi per la cena successiva di cui era venuto a conoscenza tra una domanda e l'altra. Un aperitivo a cui era allegato un piccolo messaggio portato a voce dal cameriere, un semplice invito a raggiungerlo o ad autorizzarlo ad avvicinarsi per parlare di scommesse e di affari loschi che variavano dallo spaccio all'eliminazione del fantomatico regista contro cui "Baka" si era accanito, tutto solo per poterli contattare nella maniera più semplice e rapida per riuscire ad eliminare dubbi e sospetti.
    Più andavano avanti i suoi contatti e gli scontri che si susseguivano dai proiettori olografici Atasuke si afceva poco alla volta un'idea scartando alcuni uno alla volta e riducendo sempre più il campo dei sospetti che però restava ancora troppo ampio per potersi muovere direttamente.
    Alla fine rimase solo più quello che pareva essere l'organizzatore e come per tutti gli altri mosse le sue carte per mettersi in contatto con lui.
    Se questi avesse accettato di parlargli, Atasuke avrebbe iniziato, come con tutti, presentandosi come "Baka l'attore", per poi passare all'ottima organizzazione di quell'evento e sproloquiando del più e del meno delle scommesse concentrandosi specialmente sul suo scontro per vedere se riusciva ad avere una qualche reazione particolare o qualche commento di troppo, utile ad identificare chiunque potesse essere collegato in un qualche modo al suo nome.
    Era chiaro che per prendere contatto avrebbe dovuto attendere ancora tessendo meglio la tela, ma poco alla volta si avvicinava al bersaglio corretto e contattare diversi elementi con la dovuta discrezione sarebbe certamente servito per trovare il suo uomo.

     
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43 replies since 28/2/2013, 14:45   499 views
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