Gli eroi non vivono in eterno

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    S.U.






    Tutto filava liscio per ora, Kenzaru faceva il buono e non accennava a ribellarsi mentre Atasuke all’interno faceva la sua parte, dal canto suo Raizen non poteva far altro che attendere, giocherellando con le mani.

    Speriamo si spicci.

    [All’interno]

    Potete lasciare questa stanza.

    Disse secco S.U. quando Raizen fu uscito.
    Dietro la maschera, quando Atasuke sciolse la sua trasformazione qualcosa cambiò, ma ovviamente l’Uchiha avrebbe potuto vedere ben poco vista la protezione visiva data dalla maschera. L’uomo si rilassò abbassandosi quasi impercettibilmente mentre rilassava i muscoli della schiena e con gesti lenti sfilava i guanti mostrando quelle mani che così tanto li avevano fatti dannare, e mostrando quel quasi raffinato callo da scrittore che aggiungeva una decorazione che sottolineava la disciplina che quell’uomo esigeva da qualsiasi cosa lo circondasse, persino la scrittura.
    Eppure, dopo essersi sfilato i guanti quasi quelle mani persero quel freddo rigore, facendosi tremolanti mentre si tendevano verso il viso di Atasuke. Un gesto lento, timido, quasi pauroso, come se da un momento all’altro quella visione, quell’illusione, potesse sparire.


    Riconosco questo chakra.

    Disse mentre una mano tornava indietro a togliere la maschera.

    Riconosco questo volto.

    E con voce tremolante cerco di compiere gli ultimi centimetri che separavano la sua mano dal volto di Atasuke, non occorrevano risposte in quel momento, S.U. era una persona ben nota ad Atasuke, lo stesso sangue scorreva nelle vene dei due, lo stesso sangue che anima le vene di un padre e di un figlio.

    Dovevo rivederti, dovevo spiegarti, mostrarti, ho cercato di portarti fino a me con i metodi più disparati, e per arrivare fino a questo punto, con quella lettera, ho rischiato tanto, non potevo dirti troppo, avrebbero potuto controllare la lettera e scoprirmi.
    Credevo che tu fossi diventato uno shinobi abbastanza capace da non avere problemi, ma vedo che non sei del tutto congeniale ai metodi di tuo padre.


    C’era una punta di delusione nella frase, e cosa ancora più triste l’unica volta che Sarutobi si presentò come il padre scomparso lo fece proprio in quella frase.

    Hai ancora il mio pugnale?
    Non ti ha fatto sorgere alcun dubbio?
    L’hai mai osservato?
    Oppure fai parte del ramo debole?


    Chiese calcando le ultime due domande come se fossero per lui motivo di grande disappunto e dispiacere. Come si poteva non osservare con tutti i mezzi possibili l’ultimo ricordo del proprio padre? Come si poteva non scoprire che in esso era stata impressa quella forza che tanto distingueva i ninja? Come si poteva non notare che quell’oggetto brillava di un chakra vivo ma lontano?

    Ho scavato a lungo nel Loto, e lentamente ho iniziato a scavare per il Loto.
    Dovevo scovare i traditori per loro e consegnarli, a volte accademici, non sapevo che gli venisse fatto, ma dovevo pulire ogni sospetto che potessero avere su di me, e per proteggerli ho dovuto iniziare a scalare la gerarchia, scoprendo che non tutto il male vien per nuocere, ed il Loto, tra le mafie, è l’unica con un codice, un ordine, una purezza che gli impediscono di danneggiare veramente la foglia.
    Diamo cibo persino ai nostri postini, li togliamo dalla strada, nutriamo le bocche dei loro figli, in cambio chiediamo solo di poter far divertire solo qualche pezzo grosso con qualche combattimento… ma tu?
    Tu cosa sei diventato? Cosa hai fatto?


    Chiese infine, quasi sviando l’attenzione quando la luce dell’interrogatorio iniziava ad illuminare un lato che forse Atasuke non avrebbe mai potuto immaginare che appartenesse al proprio padre, all’eroe che gli veniva descritto, scomparso e morto per la foglia.
    Chi aveva davanti? Cosa era diventato?
    E lui? Poteva dirsi suo figlio? Oppure il sangue che correva nelle vene dei due non era nient’altro che sangue?
     
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  2. Asgharel
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    ~Un padre ritrovato, un padre perduto~


    Era chiaro ormai come il sole quanto la teatralità la facesse da padrona in quell'ambiente tra falsi amici, corruzione, scommesse e malavita di ogni sorte. Tuttavia Atasuke trovò quasi divertente la scenetta che S.U. gli presentò prima di rimuovere la maschera. Aveva mantenuto un freddo distacco, una serietà ineccepibile, o almeno finchè loro due non rimasero completamente soli.
    Egli si rimosse un guanto, mostrando un callo da scrittore sulla mano che tremolante si avvicinò al volto di Atasuke, come a cercare di sfiorarlo, come se in un qualche modo fosse stato un'illusione o qualcosa di difficile da credere reale.

    "Riconosco questo chakra ... Riconosco questo volto"


    Con quelle parole la stessa mano tremolante tornò indietro a rimuovere la maschera che ancora celava l'imperscrutabile volto. Per quanto Atasuke avesse avuto effettivamente modo di intuire chi fosse quell'uomo, date le circostanze avverse ancora non aveva avuto la possibilità di cogliere quel legame, quelle iniziali tanto familiari.

    "Dovevo rivederti, dovevo spiegarti, mostrarti, ho cercato di portarti fino a me con i metodi più disparati, e per arrivare fino a questo punto, con quella lettera, ho rischiato tanto, non potevo dirti troppo, avrebbero potuto controllare la lettera e scoprirmi.
    Credevo che tu fossi diventato uno shinobi abbastanza capace da non avere problemi, ma vedo che non sei del tutto congeniale ai metodi di tuo padre."


    °Padre? Dunque... quest'uomo... è mio padre???°


    Lo sguardo di Atasuke si piantò sull'uomo che aveva davanti, incredulo di ciò che aveva udito. Possibile che dopo tutti quegli anni passati alla sua ricerca ora lo avesse davvero trovato? Possibile che quell'uomo fosse realmente chi lui diceva di essere? Era difficile da credere, specie valutando chi si stava trovando davanti.

    "Hai ancora il mio pugnale? Non ti ha fatto sorgere alcun dubbio? L’hai mai osservato? Oppure fai parte del ramo debole?"


    Atasuke continuò a non rispondere, ancora incredulo della notizia, cercando di capire che cosa quell'uomo realmente cercasse, perchè mai potesse essere andata a finire così, sempre che quella in effetti fosse la cruda realtà.

    °Sapevo che secondo il clan mio padre era un traditore, ma... Non avevo mai voluto crederci... neppure la mamma ci aveva creduto... Altrimenti perchè sarebbero fuggiti portandomi con loro per poi lasciarmi al sicuro da Gennosuke e Akiko... poi... il lavoro alle miniere per quel bastardo... la morte della mamma... è possibile che la follia di mio padre lo abbia portato a questo punto?°


    Il suo sguardo sembrava incapace di muovere in direzioni diverse da quelle del "padre" che con continua fame di conoscenza scrutavano dall'alto al basso scattando quasi come impazziti per inquadrarlo in ogni suo minimo dettaglio.

    "Ho scavato a lungo nel Loto, e lentamente ho iniziato a scavare per il Loto.
    Dovevo scovare i traditori per loro e consegnarli, a volte accademici, non sapevo che gli venisse fatto, ma dovevo pulire ogni sospetto che potessero avere su di me, e per proteggerli ho dovuto iniziare a scalare la gerarchia, scoprendo che non tutto il male vien per nuocere, ed il Loto, tra le mafie, è l’unica con un codice, un ordine, una purezza che gli impediscono di danneggiare veramente la foglia.
    Diamo cibo persino ai nostri postini, li togliamo dalla strada, nutriamo le bocche dei loro figli, in cambio chiediamo solo di poter far divertire solo qualche pezzo grosso con qualche combattimento… ma tu?
    Tu cosa sei diventato? Cosa hai fatto?"


    °Che cosa ho fatto? Che cosa ho fatto!? Piuttosto tu dove sei stato per tutto questo tempo!? TU che cosa hai fatto? Che cosa sei diventato? Perchè lavori per questa gente, perchè?°


    In quel momento i suoi occhi si chiusero. Una furente morsa di rabbia repressa parve venire su dal profondo dell'anima di Atasuke che con inquietante lentezza li riaprì iniziando a scandire lente e minacciose parole in risposta alle molte domande del padre.

    «Che cosa ho fatto... Se ho ancora il TUO pugnale... Cosa sono diventato... Se faccio parte del ramo debole... Pare che siano molte le tue domande... padre»


    Rimarcò non poco nel tono le parole "TUO" e "padre" per dare loro maggior senso e maggior significato mentre il suo sguardo si alzava nuovamente questa volta verso gli occhi dell'uomo mentre la rabbia poco alla volta si faceva largo anche in quello sguardo sempre più carico.

    «Ho passato oltre 18 anni in tua assenza, senza sapere nulla di te, senza avere alcuna notizia... poi due anni fa dei traditori uniti a qualche organizzazione mafiosa ha raso al suolo il mio villaggio ed ammazzato i miei genitori... E li ho scoperto che ero un Uchiha, figlio tuo e di Harumi...»


    Una piccola pausa interruppe quello che era il suo piccolo monologo mentre la rabbia ed il dolore si facevano sempre più vivi.

    «Per due anni vi ho dato la caccia per trovarvi, per scoprire chi erano i miei genitori. Per due anni ho seguito le vostre tracce, mi sono a dir poco dannato l'anima... ho pure ammazzato Yoni-Sha, l'uomo per cui avete lavorato nelle miniere ed a causa del quale la mamma è morta... Per due anni ho lottato contro un clan che non mi voleva, che mi riteneva un traditore come mio padre, convinto che questi, invece, non lo fosse, convinto di poterti trovare e riabilitare il tuo nome una volta trovato... E tu ora mi chiedi se ho il TUO pugnale, che cosa ho fatto, che cosa sono diventato e se faccio parte del ramo DEBOLE!?»


    Il suo tono si alzò quasi come un'iperbole divenendo un'urlo nell'ultima parola. Gli occhi rabbiosi si tinsero del rosso di quella rabbia mentre le due nere tomoe fecero la loro comparsa a spezzare quel minaccioso cremisi.

    «Dopo oltre 18 anni che non mi vedi, anzichè chiedermi come sto mi chiedi perchè ci ho messo tanto? Che razza di uomo sei diventato? Che essere spregevole sei? Tu ora dici che questa organizzazione criminale è il male minore!? Che fai del bene alla gente!? Che razza di discorsi stai facendo!!?»


    Tuonò estraendo dalla manica il tanto che da sempre portava con se in ricordo della sua famiglia e come stimolo per avere fede nella ricerca. Fece quasi per porgerlo al padre in modo che questi potesse vederlo chiaramente. Mentre il suo tono si abbassava nuovamente tornando ad essere meno urlato ma certamente non meno minaccioso.

    «Eccolo qua il TUO pugnale... ome vedi l'ho tenuto... Centinaia son state le volte in cui l'ho osservato, l'ho guardato e riguardato... Mi sono pure battuto per riaverlo dopo che un'esponente del clan me lo aveva tolto, ho acquisito la sharingan per riaverlo, ho ammazzato svariati nukenin per riaverlo, ho tolto la vita a persone che ti davano la caccia per ucciderti con questa lama... Ma solo ora mi rendo conto di aver perso il mio tempo»


    Con una rapida rotazione della mano fece ruotare la lama come ad impugnarla e con uno scatto di polso la scagliò ai piedi del padre in modo che la lama si conficcasse nel legno del pavimento a pochi centimetri dai piedi di lui.

    «Ecco il TUO pugnale, per quanto mi riguarda puoi riprendertelo... In merito a quello che ho fatto finora invece... Per tua informazione ora sono un guardiano delle mura di Konoha, un insegnante accademico ai corsi genin, un fabbro ed un meccanico e probabilmente a breve aprirò il mio piccolo studio, inoltre sono riuscito a riabilitare il mio nome presso il clan ed ho ricorstruito la MIA casa dopo quasi 18 anni di abbandono...»


    Atasuke sorrise, una sorta di sorriso malefico tuttavia era quello comparso sul suo volto, quasi un ghigno, al posto del suo sorriso cordiale che sempre aveva accompagnato le sue discussioni fino a quel momento.

    «Poi... poi ho indossato i tuoi abiti... in particolare questo mantello... pensavo lo avresti riconosciuto...»


    Disse con disprezzo slacciandoselo e strappandoselo di dosso con la mano destra tenendolo in pugno a braccio teso, pronto a lanciare via quel fagotto.

    «Fino ad ora pensavo che questo mantello fosse legato ad una brava persona, quasi ad un eroe... Questo era il mantello di mio padre ed io lo avevo indossato con orgoglio, convinto stupidamente della tua rettitudine... Si, chiaramente non sono affine ai TUOI metodi, ai metodi di mio padre... Sempre che quest'uomo non abbia dei validi motivi per spiegarmi come mai sia finito non solo a lavorare per della feccia ma addirittura ad esserne divenuto uno dei capi... Forza... Dammi un buon motivo»


    Il suo era un chiaro tono di sfida e gli occhi iracondi continuavano a puntare l'uomo che aveva dinnanzi mentre la mano continuava a tenere stretto il mantello. Che cosa ne avrebbe fatto dipendeva solo più dalle parole dell'uomo che sembrava essere stato suo padre.


    OT - Per quanto mi riguarda a seconda delle risposte del "babbo" il prossimo potrebbe tranquillamente essere l'ultimo post - /OT
     
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    Il figliol Prodigo







    Per tutto il tempo Sarutobi guardò il figlio inveire contro di lui, rimanendo impassibile, mostrando un controllo davanti alla rabbia altrui ben superiore alla norma, pareva che quel genere di sentimento non fosse in grado di scalfire quella corazza che il tempo gli aveva messo addosso.

    Non essere avventato, figliolo.



    Disse mentre Atasuke sfoggiava la sua abilità, mostrandogli che no, non apparteneva al ramo debole, cosa di cui il ninja pareva essere soddisfatto.

    Hai appena iniziato a vedere il mondo sotto una luce diversa che già pretendi di spiegarmi da che lato va guardato?
    Sei irrispettoso.
    Ma immagino che questa sia anche colpa mia.


    Ammise con tono grave mentre lo guardava negli occhi, un ammissione di colpevolezza che tuttavia non pareva distoglierlo da pensieri più importanti.

    Chiederti cosa hai fatto mi sembra sia cosa abbastanza simile a chiederti come stai.
    Mi sembra di sentire tua madre, non notate le sfumature della più semplice richiesta, sapere ciò che mi hai detto è stato molto più esaustivo di un “male per la tua assenza” in risposta ad un “come stai”.
    Hai avuto le tue esperienze comunque, ma non ti hanno reso troppo scaltro, non incolpare me del tuo scarso spirito d’osservazione, la tua vita è cosparsa dei segni di un padre che voleva il proprio figlio al fianco ma non poteva contattarlo direttamente.
    Ti ho dato ogni mezzo, ma a te non è bastato.


    Disse con voce dura e rigida, quasi spazientita, ma nonostante tutto era indubbio che fosse il rimprovero che un padre faceva al proprio figlio.

    Quel mantello è legato ad una persona che ha vissuto a lungo ed è stata in grado di discernere bene e male e riuscire a vedere un po’ di ognuno dentro all’altro. Non avere la presunzione di poterti fiondare qui e dopo aver a malapena smosso le acque con le tue mani maldestre pretendere di aver compreso il fine meccanismo che anima questo posto. Sei a malapena riuscito ad entrare dalla porta che già ti avevo spalancato, datti meno arie!

    Aggiunse senza cambiare tono.

    Il mio pugnale, il mio mantello e tutto ciò che hai di mio ti appartengono, decidi tu cosa farne, ma stai attento a non chiedere o fare più di ciò che il tuo cuore può sopportare.
    E prima di sproloquiare e fare azioni avventate interroga te stesso con attenzione.


    Questa volta lo sguardo si fece affilato e freddo, decisamente minaccioso.
     
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  4. Asgharel
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    ~Mio padre è morto~


    Quell'uomo non aveva datto una parola, non una sola parola ad interrompere Atasuke ed alla fine poche furono le parole di lui ed ancor meno furono le risposte alle sue domande.
    L'uomo che Atasuke aveva dinanzi era freddo, quasi insensibile anche se di tanto in tanto dava una parvenza di rara soddisfazione alternata ad espressioni ben meno rare di disappunto come se in qualche modo volesse essere un padre che rimprovera gli errori del figlio.

    "Non essere avventato, figliolo."

    °Avventato? Tu credi che io sia avventato? Sciocco, per quanto io sia giovane ed abbia non molta esperienza di questo mondo so più che bene ciò di cui sto parlando e ciò che mi stai dimostrando di essere diventato°


    Resistette alla tentazione di mordersi il labbro nell'udire quella sottospecie di predica da parte del padre. Ad ogni istante che passava si sentiva sempre più distante da quell'uomo, molto più di quanto si fosse sentito prima di trovarlo. Era quasi un brutale scherzo del destino, scoprire di averlo perduto per sempre nel momento stesso in cui lo aveva trovato.

    "Hai appena iniziato a vedere il mondo sotto una luce diversa che già pretendi di spiegarmi da che lato va guardato?
    Sei irrispettoso.
    Ma immagino che questa sia anche colpa mia."


    Atasuke rimase quasi sorpreso dell'ammissione di suo padre. Fino a quel momento non aveva praticamente mai ammesso nulla scaricando tutto sull'immaginaria "incapacità" del figlio.

    "Chiederti cosa hai fatto mi sembra sia cosa abbastanza simile a chiederti come stai.
    Mi sembra di sentire tua madre, non notate le sfumature della più semplice richiesta, sapere ciò che mi hai detto è stato molto più esaustivo di un “male per la tua assenza” in risposta ad un “come stai”. Hai avuto le tue esperienze comunque, ma non ti hanno reso troppo scaltro, non incolpare me del tuo scarso spirito d’osservazione, la tua vita è cosparsa dei segni di un padre che voleva il proprio figlio al fianco ma non poteva contattarlo direttamente.
    Ti ho dato ogni mezzo, ma a te non è bastato."


    °Di nuovo a sottolineare che non sei tu ad aver sbagliato ma io a non essere abbastanza degno di te... Vai la diavolo, non hai ancora risposto alla mia domanda°

    "Quel mantello è legato ad una persona che ha vissuto a lungo ed è stata in grado di discernere bene e male e riuscire a vedere un po’ di ognuno dentro all’altro. Non avere la presunzione di poterti fiondare qui e dopo aver a malapena smosso le acque con le tue mani maldestre pretendere di aver compreso il fine meccanismo che anima questo posto. Sei a malapena riuscito ad entrare dalla porta che già ti avevo spalancato, datti meno arie! ... Il mio pugnale, il mio mantello e tutto ciò che hai di mio ti appartengono, decidi tu cosa farne, ma stai attento a non chiedere o fare più di ciò che il tuo cuore può sopportare.
    E prima di sproloquiare e fare azioni avventate interroga te stesso con attenzione."


    Atasuke vide che lo sguardo di suoi padre era divenuto duro e freddo come il ghiaccio. Evidentemente quell'uomo si riteneva abbastana in titolo da muovergli dei rimproveri come un padre poteva fare, tuttavia Atasuke non gli aveva concesso e mai avrebbe concesso ad un uomo del genere il titolo per muovere simili rimproveri. In fondo per lui quello non era realmente suo padre. Cero, probabilmente erano padre e figlio e probabilmente se la storia passata fosse stata leggermente diversa Atsuke lo avrebbe accolto a braccia aperte. Ma non era quello il caso, non era quello l'uomo, non era quello il padre che Atasuke tanto aveva cercato.
    Si lasciò sfuggire una risata tra i denti, appena un paio di respiri divertiti, nulla di più, quasi dei colpetti di tosse e poi nuovamente riprese la parola.

    «Tsk... Fi fai grande di tante belle parole, di rimproveri, di insegnamenti come un buon padre dovrebbe fare... Vieni a dirmi che sono come mia madre, che non colgo le sfumature di una domanda... Ma alla fine tu che invece cogli questi particolari... Non hai colto invece l'ultima mia domanda dato che non mi hai risposto...»


    Una pausa, nulla più intercorse, tuttavia per quanto breve sembrò quasi interminabile.

    «Alla fine non mi hai dato alcuna motivazione dei tuoi gesti, del perchè sei entrato a far parte di questo meccanismo tanto fine e tanto sporco...»


    Inarcò lievemente il braccio che ancora teneva il nero mantello e lanciò anch'esso ai piedi del padre sopra al tanto, per poi iniziare a sfilarsi anche i guanti e successivamente slacciandosi il corpetto in cuoio.

    «Tu sputi sentenze dall'alto della tua posizione... Dici che ho appena iniziato a guardare il mondo da un'angolazione diversa... di che angolazione aprli? Dell'angolo dello shinobi? O intendi l'angolo della mafia? Perchè nel primo caso posso darti più che ragione, ho visto ben poco ma almeno quello che ho visto è stato quello che ho fatto e finora non ho solo tolto gente dalla strada... Ho ridato la libertà alle genti del paese del riso dopo che quegli abomini avevano conquistato il loro villaggio sbattendoli in prigioni in putrefazione, ho ridato la libertà ad un uomo ed alla sua famiglia assieme ad altri 3 compagni liberando la regione da un gruppo di nukenin di suna, ho insegnato la via dello shinobi ad altri giovani e valorosi allievi ed alcuni di essi mi hanno già dato ben prova delle loro abilità e tutto questo ad un prezzo ben più lieve... non ho condannato accademici o gente libera perchè rischiavano di rovinare la mia organizzazione, non ho servito a dei balordi degli spettacoli gratuiti sulla pelle degli altri...»


    Riprese fiato lanciando i guanti sulla pila di roba che ormai si stava ammassando davanti al padre.

    «Sulla mafia invece... Come è possibile che tu dica così? È a causa di un mafioso che mia madre è morta, è a causa della mafia se eravate dovuti fuggire, è a causa delle mafie se konoha ha subito negli ultimi tempi attentati o sorgono continuamente problemi qui ad Otafuku... E tu mi dici che "lavorare per il loto è meno peggio e facciamo del bene alla gente"? No, non sono io ad essere irrispettoso, sei tu a non rispettare chi eri, a non rispettare la mamma e soprattutto a non rispettare me ed il mio ruolo... Non sprecherò altro tempo a discutere di questa questione con te... tanto credo sia chiaro ad entrambi che le nostre sono vie diametralmente opposte... Tu ti sei infognato nella mafia al punto tale da trovarla una cosa buona e giusta, io invece ho promesso di distruggere le mafie, in un modo o nell'altro. Forse alla fine dei conti nessuno di noi due ha ragione, ma per quanto mi riguarda, tu non sei mio padre»


    terminò di slacciare il corpetto e con la sua ultima dichiarazione lo lanciò ai piedi del padre sul cumulo di equipaggiamento.

    «Ecco... Questo era ciò che apparteneva a mio padre... Ti direi di riprenderlo, ma tu non sei più mio padre e per come la vedo io non hai neppure più il diritto di mostrare lo stemma degli uchiha sul mantello...»


    Con una rapida serie di seal lanciò una semplice fiammata ai piedi del padre per colpire gli indumenti ammassati, i quali senza troppa fatica presero fuoco iniziando ad ardere in un caldo e triste braciere.

    «Da questo momento Sarutobi Uchiha è ufficialmente deceduto. Tu potrai continuare a fare quello che vuoi della tua vita, tuttavia ti avverto... non cercarmi, vivi nell'ombra perchè quando verrà il giorno sarò io a trovarti, come ho trovato molti altri ed a quel punto non parleremo più, ma saranno le nostre armi a parlare per noi. Per quanto mi riguarda il nostro colloquio è finito. Potrei ringraziarti di quello che mi hai detto, ma sarebbe una bugia, quindi addio S.U.»


    Atasuke sorrise, sfoggiando il suo consono sorriso felice, anche se in verità quella non era altro che una maschera, una delle tante che spesso indossava per celare quelli che erano i suoi reali sentimenti.

    °Addio padre mio... Mi spiace per ciò che è accaduto, mi spiace che questo mondo ti abba trasformato nella bestia che sei... se ti avessi trovato prima forse sarei riuscito a salvarti, sarei riuscito a riportarti sulla retta via come ho fatto anche con shizuka, ma è chiaro che con te ho fallito... Troppo tempo è passato e troppo radicate sono ormai le tue convinzioni... addio°


    Si voltò quasi con rabbia chiudendo gli occhi per un istante come per dare il via ad un triste pianto, tuttavia quando li riaprì le nere iridi avevano rifatto la loro ricomparsa ed una sola lacrima stava bagnando la sua guancia. L'unica lacrima che avrebbe versato.

    «Addio S.U. Spero di non incontrarti più in futuro, ma se ciò accadrà sappi che non ci sarà più una amichevole conversazione tra di noi»


    Uscì quindi dalla stanza senza preoccuparsi minimamente del fuoco che si era lasciato alle spalle, ben conscio del fatto che suo padre poteva estinguere quelle fiamme senza problemi anche durante la discussione con Raizen.

    «Raizen... io quell'uomo abbiamo finito di discutere, ora è il tuo turno... Io me ne torno a casa»


    Il suo tono era freddo, distaccato, quasi atono. Se raizen lo avesse conosciuto più nel profondo forse avrebbe compreso da quel comportamento che qualcosa lo tormentava, tuttavia l'unica traccia che poteva avere nel dedurre quanto era successo erano gli abiti mancanti del giovane Uchiha, abiti che pochi istanti dopo vennero nascosti dalle nuove sembianze (quelle dell'attore) che Atasuke aveva nuovamente preso.

    «Ci si rivede a Konoha»


    E con quelle parole svanì oltre alla porta dei camerini. Ora avrebbe fatto ritorno a casa.


    OT - Ed Atasuke chiude quindi qui la sua giocata, ora facciamo chiudere anche a raizen! :riot: - /OT
     
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    Sarutobi conservò intatto il suo portamento durante tutta la scenata di Atasuke, quando infine il suo figlio si alzò lui sospirò, grave, deluso. Solo quando il frutto dell’amore con la sua consorte prese la porta trovò l’ispirazione e la forza per un atto di coraggio ben più importante e grande di quello che Atasuke poteva immaginare.

    Ti dico che non comprendi nulla della vita da shinobi perché non sei in grado di osservare più di un pezzo della scacchiera per volta, dimenticandoti che in campo hai tante altre pedine, perdere la regina non vuol dire perdere la partita.
    Sei nel mondo ninja da parecchio tempo, eppure del microuniverso di Otafuku non conosci che il nome. Dall’esterno non puoi che tagliare le più piccole dita della sua forte mano, dita che ricresceranno quando tu, soddisfatto del tuo lavoro, ti volterai per badare alla prossima. Mentre se ti insinui nel suo organismo e ne diventi un importante organo potrai trasformarti in un cancro mortale.


    Si interruppe, qualche attimo, ma aggiunse solamente una parola che la gola gli soffocò tra i denti, chissà cosa, un rimprovero? Un addio? Un arrivederci? O magari solo il dolore di un padre che vede il figlio bruciare gli unici ricordi che gli aveva donato dinnanzi ai suoi occhi?
    Nessuno avrebbe potuto saperlo, tantomeno Atasuke, che proprio in quel momento girava le spalle per uscire dalla stanza lasciando il suo posto al Colosso che si ripresentò all’interno della sala assieme a Kenzaru.


    Beh, purtroppo io non me ne intendo troppo di buone maniere, per cui, se vuole perdonare la mia precipitosità passo subito al dunque.
    Il signorino qui era il suo attentatore, un infiltrato arrivato qui assieme a qualcun altro per farsi aiutare nel suo compito. Non so chi li abbia mandati, ma potremmo chiederlo a lui.


    Prese una pausa mentre si sedeva di fronte a Sarutobi e mentre costringeva Kenzaru a fare la stessa cosa se non avesse avuto l’iniziativa di farlo da solo.

    Non so che piani o che tipo di sicurezza abbiate qui, ma dalla loro serenità ne avevano aggirato parecchi e stavano per arrivare anche a quello finale, per cui mi chiedevo se questo piccolo favore che le ho fatto nel catturare un simile elemento possa permettermi di farle una richiesta.

    Il Colosso era misurato nel tono e nella postura, il caso gli aveva offerto un’occasione che non poteva farsi sfuggire lasciandosi sfuggire qualcuna delle sue solite uscite che il mondo pareva odiare così tanto.
    Ottenuto il permesso di procedere con la richiesta avrebbe tratto un grosso respiro prima di parlare.


    In primis voglio confermare una teoria riguardo il signorotto qui, ad occhio e croce la sua non è una missione accademica, ma è un konohaniano e il fatto che sia arrivato qui silenzioso come un sorcetto la dice lunga sul suo grado di conoscenza dell’ambiente, per cui, semplifichiamo un po’ le cose, dicci un po’ chi ti manda e vediamo se possiamo cercare una scusa per non farti diventare un inutile decorazione da cimitero.

    Parlando al ragazzo riacquisì un po’ della sua aggressività verbale che mostrò quanto interesse avesse nel portare a termine quella trattativa nel migliore dei modi.
    Appena il ragazzo ebbe risposto, confessando il motivo della sua presenza a quel party così esclusivo, il Colosso avrebbe continuato nell’esposizione.


    In realtà non volevo proprio chiedervi una cosa, volevo proporvela, ma prima di considerarmi un folle mi lasci ultimare tutto il discorso.

    Riprese fiato una seconda volta, come se fosse cosciente della richiesta che andava a fare.

    Cessate le vostre attività.
    Esatto, voi, Loto, cesserete le vostre abilità mafiose, a quale pro, sarà la domanda più lecita che vi uscirà di bocca, avrete presto una risposta.
    In primis un armistizio con l’edera nel tentativo di unificare due associazioni che si scornano a vicenda ma sarebbero molto più proficue se unite sotto la stessa causa. Niente più lavori sporchi, o quasi, solamente commercio di armi. Siamo alle porte di importanti guerre e tante sono già iniziate e il più grande guadagno che potreste fare ancora non lo avete preso in considerazione.
    Avrete un concorrente duro da far sparire dalla piazza, ma per edera e loto non sarà un problema: sono i Kurogane. Sono nel terreno da qualche hanno, ma come dicevo tra un sabotaggio dei loro carichi da sostituire con armi scadenti e un attacco diretto ai loro depositi potremmo metterli fuori dai giochi o assorbirli.
    Come cercare il contatto con l’edera?
    Ci proverò io insieme al moccioso, lo riporterò indietro proprio per questo, presentando la restituzione della sua vita integra come segno di fiducia e speranza del Loto verso l'Edera, e come favore, punteremo al loro onore.


    Osservò qualche istante le reazioni dell’Uchiha e poi continuò.

    Quindi vi chiedo solamente di trarre profitto da altre cose per il periodo in cui queste “cose” saranno più proficue di qualsiasi altra cosa. Inoltre avremmo un monopolio abbastanza vasto da poter influenzare l’ago della bilancia di qualsiasi conflitto, specie se saremmo in grado di essere i fornitori di entrambe le fazioni in gioco, compito semplice se si investono risorse in questo termine.
    Semplice ed efficace, no?
    Ho pensato il piano da non troppo tempo, ma non mi pare ci siano lacune oltre le incertezze date dalla collaborazione di Edera e Loto.
    Offro maggior potere e controllo chiedendo solo pace, o un armistizio che dir si voglia.
    Ma se mi date fiducia sarò in grado di unirvi e portarvi un gradino più in alto.


    In quella prima frase non espose nulla se non il piano, senza accennare a nessuna pretesa, prima di tutto si doveva mettere sul piatto l’offerta, e MAI pretenderne una di rimando, non sin quando non veniva offerta almeno.
     
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    ~Trattative tra mafiosi~


    Inutili furono le parole che sarutobi disse ad Atasuke. Inutili dacchè questi non lo stette neppure ad ascoltare, non prestò assolutamente la dovuta attenzione e senza dare altre possibilità di parola se ne andò abbandonando la stanza al successivo interlocutore.

    "Beh, purtroppo io non me ne intendo troppo di buone maniere, per cui, se vuole perdonare la mia precipitosità passo subito al dunque.
    Il signorino qui era il suo attentatore, un infiltrato arrivato qui assieme a qualcun altro per farsi aiutare nel suo compito. Non so chi li abbia mandati, ma potremmo chiederlo a lui."


    Sarutobi tacque. Non disse una sola parola e rimase impassibile a fissare il suo interlocutore oltre che il giovane attentatore, tanto scapestrato quanto sciocco da tentare di parlare a sua volta mentre Raizen con il suo solito garbo lo metteva a tacere.

    "Non so che piani o che tipo di sicurezza abbiate qui, ma dalla loro serenità ne avevano aggirato parecchi e stavano per arrivare anche a quello finale, per cui mi chiedevo se questo piccolo favore che le ho fatto nel catturare un simile elemento possa permettermi di farle una richiesta."


    Sarutobi lo squadrò con aria dubbia, come se in un qualche modo dubitasse delle melense parole del foglioso. Come se in un qualche modo non riuscisse a vedere il perchè di tanta foga in seguito ad un tanto piccolo servigio. Tuttavia, nonostante i dubbi e le perplessità l'Uchiha, a parte un sopracciglio smosso, rimase come una statua di marmo: fermo, freddo ed impassibile.

    "In primis voglio confermare una teoria riguardo il signorotto qui, ad occhio e croce la sua non è una missione accademica, ma è un konohaniano e il fatto che sia arrivato qui silenzioso come un sorcetto la dice lunga sul suo grado di conoscenza dell’ambiente, per cui, semplifichiamo un po’ le cose, dicci un po’ chi ti manda e vediamo se possiamo cercare una scusa per non farti diventare un inutile decorazione da cimitero."


    Il giovane attentatore resistette in primissimo luogo alla minaccia cercando di sfoggiare più valore di quanto forse non avesse, anche se alla fine bastarono due botte bene assestate da parte del colosso a sciogliergli la lingua facendogli dire ciò che sapeva in merito a ciò che loro volevano sapere.
    Sarutobi sorrise, lasciandosi sfuggire quasi un ghigno mentre il colosso nuovamente riprendeva la parola.

    "In realtà non volevo proprio chiedervi una cosa, volevo proporvela, ma prima di considerarmi un folle mi lasci ultimare tutto il discorso."


    Aveva in un qualche modo attratto l'attenzione dell'Uchiha dato che questi si mosse, di poco, un movimento quasi impercettibile ma sufficente, qualora colto, per intuire che l'uomo si era "messo comodo", chiaro segno del suo interesse.

    "Cessate le vostre attività.
    Esatto, voi, Loto, cesserete le vostre abilità mafiose, a quale pro, sarà la domanda più lecita che vi uscirà di bocca, avrete presto una risposta.
    In primis un armistizio con l’edera nel tentativo di unificare due associazioni che si scornano a vicenda ma sarebbero molto più proficue se unite sotto la stessa causa. Niente più lavori sporchi, o quasi, solamente commercio di armi. Siamo alle porte di importanti guerre e tante sono già iniziate e il più grande guadagno che potreste fare ancora non lo avete preso in considerazione.
    [...]
    Ma se mi date fiducia sarò in grado di unirvi e portarvi un gradino più in alto."


    Passarono ancora alcuni istanti di silenzio lungo i quali si poteva respirare una sorta di macabra tensione. Per quanto Raizen potesse essere "abituato" a quella sorta di ambiente, forse mai aveva azzardato passi così grandi da proporre ad un'organizzazione mafiosa di cessare la propria attività in favore di un'alleanza con l'associazione che si poteva definire diametralmente opposta.

    «Tu mi piaci... Anche se... Non hai ancora detto il tuo nome...»


    Esordì l'uomo rompendo quella maschera di tetri silenzi ed iniziando a passeggiare lentamente verso la più vicina poltrona per accomodarvisi.

    «Noto comunque con piacere che sei ben più astuto di quello sciocco ragazzo... Come penso avrai intuito è stato lui ad appiccare questo piccolo falò... bah... Certamente Tu mi sembri un uomo ben più in gamba e sulla base di ciò mi piace credere che la tua offerta abbia un fondamento... tuttavia c'è un MA...»


    Il sopracciglio dell'Uchiha si inarcò pericolosamente mostrando quello che era a conti fatti uno sguardo a dir poco penetrante ed inquietante.

    «Tu vieni qui da me... Almeno in apparenza mi salvi da un teppistello, riuscendo laddove il mio intero sistema di sicurezza ha fallito... Un sistema che tra l'altro ha tranquillamente tenuto fuori jonin ben più esperti... Arrivi fino a me senza apparente fatica e mi proponi di mollare tutto per allearmi con l'edera...»


    Riprese fiato senza lasciare spazio al colosso.

    «Ed in tutto questo eccoci giunti ai MA. Ma tu che guadagno ne trarresti da tutto ciò? Come dicevo non sei un tipo stupido... e tutti sanno che nessuno fa nulla per nulla... Quindi qual'è il tuo compenso in tutto questo? Dov'è il tuo guadagno? E poi... Dimmi come mai uno come te è riuscito ad arrivare fino a me... qual'è stata la falla? Come è possibile che tu sia riuscito dove molti hanno fallito? Ma soprattutto: Come facevi a sapere di questo ragazzo? E chi mi assicura che questa non sia solo una semplice messa in scena tra te e questo moccioso per cercare di fregarmi?»


    Incrociò le gambe assumendo una chiara posa nell'attesa che il colosso rispondesse a sua volta a quei semplici quanto pericolosi quesiti. Per quanto Atasuke si fosse potuti permettere azioni avventate, Raizen con la sua proposta non poteva permettersi di certo alcuna sciocchezza.


    OT - dato che da qui impersonerò direttamente il big daddy di Atasuke pensieri e parlato sono da considerarsi del suddetto PNG - /OT
     
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    Non era andato proprio a segno col suo discorso, ma non poteva nemmeno dire di aver fallito, Sarutobi pareva interessato, quantomeno abbastanza da chiedere informazioni a riguardo.

    Ha ragione, ho dimenticato il mio nome, colpa della situazione concitata.

    Si scusò piegando lievemente il capo in avanti.

    Mi chiamo Raizen Ikigami, un ninja sconosciuto ai più.

    Disse mentre faceva spallucce con un espressione maliziosa sul volto.

    Direi che l’esperienza mi ha portato ad affinare il mio ingegno e a non lasciare nulla al caso, faccio semplicemente le cose con metodicità e meticolosità.

    Breve pausa prima di passare alle cose serie, mentre prendeva posto a sua volta in una poltrona e indicava a Kenzaru il posto affianco al suo, battendoci con una mano.

    Niente di particolare in realtà, voglio solamente avere il merito di aver fermato la mafia, niente di più niente di meno. Ovviamente, questo aprirà le porte ad un rapporto biunivoco, potrei ad esempio proteggere o incentivare per un po’ i vostri affari.
    Se il tutto procede come ho pianificato, e sia voi che l’edera decidete di assecondarmi sarei in grado, con questi e altri meriti, di diventare un ninja parecchio influente.


    Parlò con un tono di voce fine, posato.

    Il mio unico guadagno quindi è mettere il mio nome su un evento di questa portata, decideremo al meglio un piano d’azione una volta che avrò l’appoggio sia vostro che dell’edera, in modo da non destare sospetti.
    Riguardo la falla invece è molto semplice.


    Si adagiò sulla poltrona, accomodando al meglio la schiena.

    Mi guardi con attenzione, vede qualcosa di diverso tra me ed un qualsiasi abitante o frequentante di Otafuku? L’accademia sbaglia nel mandare stupidotti vestiti ed imbellettati di tutto punto a fare le loro incursioni, e voi sbagliate nel credere che tutti vengano mandati dall’accademia.
    Non sono stato mandato da nessuno, mi sono immerso ad Otafuku di mia spontanea volontà, l’ho osservato, l’ho analizzato, l’ho conosciuto lentamente e con costanza venendo a visitarlo con volti differenti o con il mio, ma sempre a date irregolari, senza destare sospetti.
    Dopo aver osservato sono stato in grado di travestirmi per potervi osservare da vicino e iniziare a dare la caccia ai pesciolini piccoli, i vostri portalettera ad esempio.
    Un lavoro attento, ma pur non sapendo nulla erano a conoscenza dei punti in cui incontravano i mittenti e da li ho iniziato a salire la scala gerarchica, sino a prendere le sembianze di un invitato a questa festa.


    Incrociò le mani sul petto.

    Pazienza e dedizione, sono le uniche cose che mandano avanti un sogno, il MIO.
    Una faccia come la mia, che si presenta ad una simile occasione senza conoscere il posto, le usanze e i rischi andrebbe incontro a troppi pericoli, sarebbe stato come gettarsi in un cespuglio di rovi bendato con la speranza di uscirne senza spine.
    Al che, mi dica, cosa ne pensa?


    Disse cercando di stringere lievemente il cerchio salvo poi aggiungere una piccola domanda.

    Lei invece perché è qui? È strano un cognome importante come il suo tra queste fila, devo ammettere che è stata una delle poche sorprese incalcolabili.
     
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    ~And Who are You?~


    Le parole del foglioso avevano aperto una minima breccia nelle difese dell'Uchiha ed avevano intaccato il suo interesse, tuttavia prima di potar proseguire egli doveva ancora dare delle risposte, risposte che non si fecero attendere.
    Raizen rispose prendendo a sua volta posto su una poltrona facendo accomodare al suo fianco quello che aveva finito per divenire il loro piccolo prigioniero.
    Certo era che a falsa modestia il colosso sembrava andarci a nozze, specie se si confrontavano le sue parole, così posate con il discorso medio con un suo compagno, anche se queste erano informazioni di cui il capo del Loto non poteva vantarsi.
    L'unico guadagno di cui parlava era la fama e la gloria. La fama di essere stato colui che aveva fermato la mafia a Konoha, la fama di essere colui che era riuscito ad unire due clan mafiosi, la gloria dell'uomo che aveva trionfato in modo da guadagnarsi gradi ed onori presso il villaggio e probabilmente anche oltre.

    "Pazienza e dedizione, sono le uniche cose che mandano avanti un sogno, il MIO.
    Una faccia come la mia, che si presenta ad una simile occasione senza conoscere il posto, le usanze e i rischi andrebbe incontro a troppi pericoli, sarebbe stato come gettarsi in un cespuglio di rovi bendato con la speranza di uscirne senza spine.
    Al che, mi dica, cosa ne pensa?"


    °Quest'uomo in effetti ha anche ragione... Forse ho sbagliato con Atasuke a farlo venire fino a qui in questi luoghi... è chiaro che lui non è come questo Raizen... Non è affine ad Otafuku ed alle sue ombre....°


    Sarutobi tacque mentre la sua mente meditava sul figlio riuscendo a celare almeno questa volta il suo classico sguardo di disappunto.

    "Lei invece perché è qui? È strano un cognome importante come il suo tra queste fila, devo ammettere che è stata una delle poche sorprese incalcolabili."


    Una domanda ardita, nulla di meno, una domanda che poteva essere semplicemente ignorata o una domanda che poteva mandare tutta quella forma di trattativa a gambe all'aria.
    Ad aumentare la tensione si aggiunse una breve pausa di silenzio, una pausa tanto lunga da far temere che la seconda opzione potesse in un qualche modo essere la più probabile e poi la voce dell'Uchiha ruppe il silenzio.

    «Ardito... Non c'è che dire... Raizen Ikigami, tu sei di certo un uomo astuto... è vero, non sei come gli altri accademici, anzi... forse sei più come noi che come loro... Ma la domanda resta incompiuta... Possibile che un uomo come te abbia solo il sogno della fama e della gloria? Tu veramente vuoi rischiare la tua pelle e molto di più solo per avere il tuo nome su un evento che non verrà mai narrato al mondo?»


    Lo sguardo ferreo dell'uchiha divenne interrogatorio ed inquietante. Per qualche motivo quell'ultima domanda lo aveva indisposto più di quanto quelle risposte lo avessero messo su una linea amichevole.

    «Attualmente tu per quanto mi riguarda sai già anche troppe cose sul loto... Su di me... e forse anche sull'edera... Se non fossi un elemento così valido ed interessante probabilmente il tuo cadavere galleggerebbe già per il fiume... Tuttavia... una tale abilità è certamente sprecata per lavorare al di fuori del loto... Inoltre credo che all'edera servirà di certo un qualche simbolo, un pegno per dimostrare le tue intenzioni... Anche perchè so che l'edera tende ad essere molto meno gentile con chi si presenta da loro con troppe informazioni»


    Riprese fiato mentre un sorriso maligno si dipinse sul suo volto.

    «Quindi... caro il mio Raizen... è meglio se metti sul tavolo qualche cosa in più perchè attualmente non mi fido delle tue parole e mi fido ancor meno della tua persona... Per il resto... Noi cooperiamo solo con i nostri uomini e manderemo all'edera solo uno dei nostri e non un ninja della foglia venuto da non si sa dove per la gloria...»


    Fece quindi un cenno con la mano ed uno dei suoi uomini svanì oltre la porta per poi ricomparire poco dopo con un'altro uomo particolarmente grosso e munito di attrezzi per la tatuatura.

    «Bene... Non credo sia necessario spiegarti lo scopo di quest'uomo... Di certo un'uomo del tuo tipo può intuirlo da solo... Quindi... se davvero vuoi portare avanti questo tuo sogno... inizia a portare avanti il tuo braccio e scopri la spalla»


    Intanto l'ultimo entrato, un uomo sul metro e ottanta dalla pelle bronzea e con le muscolose braccia ricoperte da tatuaggi si fece leggermente avanti per avvicinarsi a Raizen in modo da prepararsi per eseguire il tatuaggio del loto sulla spalla del colosso.
    Davvero il colosso di konoha avrebbe accettato di entrare a far parte del loto? Davvero avrebbe portato con se quel marchio della mafia con il rischio di perdere tutto ciò per cui stava lottando? Questa era la sua scelta, ma qualunque potesse essere la sua decisione, se voleva avere l'appoggio del loto avrebbe dovuto pagare quel prezzo...

     
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    Ascoltò con estrema attenzione le parole dell’uomo, forse per cercare di trarre da esso qualcosa che andasse oltre le parole espresse, ma trovò ben poco in esse.
    Accavallò le gambe prima di riprendere a parlare, per poi intrecciare le mani all’altezza dello stomaco, non era una posizione minacciosa, ma era evidente che non era intenzionato a porgere la spalla.
    Respirò affondo, ripagando l’attesa che Sarutobi gli aveva donato poco prima con la stessa moneta.


    Ogni tanto è piacevole sentire un complimento, sono spesso impegnato a rivestire un certo ruolo che non mi permette di ricevere parole più gentili di qualche orrida bestemmia atta a scaraventare la mia anima nel girone più basso dell’inferno.
    In primis mi scuso per la mia domanda, la curiosità è uno dei miei lati che non controllo facilmente, spesso è comodo essere curiosi, ma nel suo caso non insisterò, dopotutto, ognuno ha la sua vita.


    Disse l’ultima frase con un tono realmente risentito, per quanto in quel frangente recitasse la sua perfetta mimica ed intonazione avrebbero reso quelle parole difficilmente distinguibili da un reale risentimento.

    Tuttavia, è nel mio interesse farle notare una cosa.
    Se lei fosse in un super mercato e dovesse nascondere una pagnotta da mille altre tutte identiche, per non farsela prendere, cosa farebbe? La segnerebbe con uno stampo? Oppure la riporrebbe semplicemente intonsa nello scaffale?
    Le rammento che io sono arrivato qui in alto perché mi confondevo tra di voi, marchiarmi sarebbe una PESSIMA idea, di fatto mi metterebbe in cattiva luce, l’Edera mi vedrebbe come un vostro tirapiedi, interessato al Loto più che al bene comune di entrambe le parti e così insospettita potrebbe mandare tutto a monte, disinteressandosi ad un patto che potrebbe non essere equo. Non appena apparterrò ad una delle due fazioni la mia missione di garante dell'equilibrio sarà fallita, e come le ho detto, anche per psicologia spiccia, si arriva ben presto al perchè di una tale affermazione.


    Parlò sereno, come un qualsiasi esponente politico all'ennesima conferenza stampa mentre mostra gli ultimi dati economici della giornata in borsa, ben più diplomatico del solito insomma, decisamente conscio che il filo di seta su cui sostava reggeva con parecchia difficoltà la sua mole.

    Vuol mandarmi li, col suo benestare, a concludere un importantissimo accordo per unire due organi estremamente potenti dentro al paese del fuoco, oppure vuole mandare un uomo a morire per avere il vanto di avergli fatto uno scarabocchio sulla spalla?

    Era quello il momento di mettere un’altra carta sul tavolo.

    Conoscevo un altro genere di mafia, molto più vicino al mio modo di ragionare, un organizzazione attenta ai patti, abile a stringerne di così forti da renderli più forti di qualsiasi sigillo scritto.
    Ci sono mille modi per togliersi dalla pelle quell’inchiostro, per cui, se è davvero interessato alla mia offerta possiamo comportarci da veri uomini e stringere un patto basato sulla reciproca fiducia senza essere costretti a far rischiare la pelle a me. Tatuarmi se ci pensa non sarebbe nient’altro che l’ammissione della sua sconfitta in quanto gli è necessario un disegno per tenermi al suo giogo. L'onore è più che sufficiente a sigillare questo patto.


    Tese la mano verso l’uomo, lasciandola rilassata e in attesa di venir stretta, Sarutobi non gli sembrava un uomo troppo lontano da quella linea di pensiero, e sperava che quelle parole smuovessero dentro di lui quella parte d'animo legata agli antichi patti, basati sulle strette di mano e sull'onore dei contraenti, infangato in eterno in caso di tradimento, ed in quel momento, i profondi occhi del Colosso non lasciavano intravedere nulla di più di un intensa luce all'orizzonte di quella pallida distesa grigia che erano le sue iridi, vi si poteva leggere uno spirito antico, legato a quelle parole ben più di quanto la sua carente raffinatezza e nobiltà d'azioni dimostrassero. Poteva anche recitare, ma forse non lo stava facendo.

    Lei non è certo il primo a constatare quanto preziosa sia la mia parola, si fidi, mi lasci andare, e se l’Edera sarà incline ad ascoltare le mie parole sarò di ritorno in breve per organizzare l’incontro.

    Aggiunse mentre attendeva.
     
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    ~Diverse linee di pensiero~


    Raizen ripagò la precedente attesa con un ulteriore attesa prima di una sua risposta. Non poche furono le lusinghe del foglioso nei riguardi dell'ormai ex-Uchiha ora boss dell'organizazione mafiosa del loto. Un ispirato discorso fu quello del colosso nel cercare di dimostrare la sua tesi e nel cercare di evitare di portarsi indosso un marchio che con molta probabilità lo avrebbe di fatto portato alla morte o perlomeno questo era ciò che egli temeva.
    Tuttavia quelle parole ebbero si un effetto su Sarutobi, ma di certo non l'effetto che avrebbe sperato.
    Una risata infatti ruppe il silenzio dopo le sue parole, una lunga risata atta forse a schernirlo o forse nata di puro gusto.

    «Perdonami la risata, ma con queste parole mi hai dimostrato di essere più sciocco di quanto pensassi...»


    Lo sguardo torno ferreo ed il tono smise di essere divertito, come se tutto d'un tratto avesse in qualche modo cambiato personalità.

    «Il tuo è un bell'esempio, non c'è che dire... Interessante e veritiero per il suo ambito, tuttavia concettualmente sbagliato... In primo luogo è vero... un tempo le mafie e le grandi organizzazioni onorevoli come il loto stringevano patti sull'onore e con una stretta di mano... Tuttavia non è stringendo mani e facendo patti d'onore che i jonin della foglia non ci hanno ancora spazzati via... Tu non sei un mafioso, non fai pare di un clan e per quanto riguarda noi non hai abbastanza onore da poterti guadagnare la nostra fiducia con una semplice stretta di mano...»


    Riprese fiato mentre ancora una volta faceva la sua comparsa quel sorrisetto maligno.

    «Credi forse che basti sventare un attentato per poter ambire ad un onore e ad una fiducia così alta e tale da poterti portare via l'atentatore, riportandolo al mandante allo scopo di unire due clan rivali? Se avessi dato una stretta di mano a tutti coloro che mi avevano "salvato la vita" probabilmente ora la mia testa sarebbe piantata su una lancia ormai da molto tempo, giovane shinobi....»


    Fece quindi un cenno con la mano ed uno dei suoi sottoposti venne a lui porgendogli il braccio destro dove evidentemente aveva qualcosa da mostrare.

    «Inoltre ragazzo... i nostri non sono tatuaggi per così dire comuni... infatti i nostri possono essere celati e mostrati solo in caso di necessità, quindi quando dobbiamo essere riconosciuti... E solo i membri del loto possono rendere questi tatuaggi visibili»


    Senza problemi Raizen avrebbe quindi visto il tatuaggio sul braccio dell'uomo comparire e poi nuovamente svanire pochi istanti dopo, esattamente come Sarutobi gli atava raccontando.

    «Orbene, questa è la situazione... Io non i fido abbastanza a lasciarti andare senza qualcosa di più di una stretta di mano... quindi... se ciò che dici è vero e se davvero vuoi ottenere questo tuo scopo lascia che anche la tua pelle venga marchiata con il sigillo del loto. Come hai visto non verrai marchiato a morte e quelli dell'edera non sono così fini ed astuti da riuscire a svelare i nostri simboli. Così semplicemente se ti chiederanno una prova più diretta potrai mostrare il simbolo, altrimenti puoi tranquillamente agire nell'ombra come hai fatto finora e nessuno saprà nulla»

    °Inoltre noi così potremo vedere se per qualche motivo hai già stretto un patto con l'edera e saremo sicuri che non farai il doppiogioco...°


    Uno sguardo accomodante si dipins sul volto dell'Uchiha ancora convinto nel suo voler marchiare il colosso come uno dei suoi sottoposti.
     
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    Il Loto






    Che il Colosso fosse irascibile non era cosa nuova, tuttavia era anche decisamente scaltro, o meglio, attento durante i suoi negoziati, a sufficienza per non prendere quell’uomo per la collottola e privarlo del naturale allineamento delle vertebre cervicali. Rispose solamente con un sorriso.

    Pensavo di trovare ben altro tipo di persone in questo ambiente, devo essere onesto.
    Io non sono sciocco, sono accorto, è diverso.
    Non può pretendere di marchiare i suoi adepti e credere che un simile sistema sia efficace, non è una mandria, e non ne ha la stupidità. Non so se mi segue.


    Chiuse l’argomento con uno sguardo molto eloquente, dopotutto un simile tatuaggio, era paragonabile alla serratura di una cassaforte, e come tutte le serrature bisognava soltanto aspettare che arrivasse un ladro abbastanza preparato da studiarla e comprenderla.

    Ora che so questo sono d’accordo a farmi tatuare.
    Tuttavia, vorrei che accettasse una condizione, un dono.
    Vorrei che questo tatuaggio fosse attivabile esclusivamente dal suo chakra, visto che io sono al suo servizio, dopotutto il sistema è invariato, ho il vostro marchio ma nessuno oltre lei può vederlo. E sarebbe estremamente semplice da attuare. Ho parlato con lei, lei conosce le condizioni e la situazione, se qualcun altro ne venisse messo al corrente si verrebbero a creare disguidi, soldatini troppo volenterosi o bocche troppo larghe sono presenti ovunque, ma questo segreto non deve assolutamente uscire da qui dentro, per questo glielo chiedo. Non voglio seccature che facciano correre dei rischi alla mia copertura. La prego, comprenda la mia situazione.


    Disse mentre calando la poltrona poggiava un ginocchio a terra e chinando lievemente il capo guardava il boss sott’occhi, come una grossa bestia selvaggia ammaestrata. Una grossa bestia con una spiccata ed innata bravura nella recitazione. Ma oltre lei nessuno poteva saperlo.
    In tutto quel lasso di tempo di una cosa si era preoccupato il Colosso, osservare l’uomo sempre dritto nella fronte, mai negli occhi, aveva un debole per i genjutsu, un debole decisamente troppo evidente per poterci cascare così facilmente, ma essendo la distanza così ridotta dal reale punto in cui si sarebbe dovuto concentrare notarlo sarebbe stato ben difficile, ora non gli restava che sperare di ottenere quel piccolo vantaggio mentre attendeva un segno [recitazione]
    Ottenutolo avrebbe scostato la manica dal polso sinistro in silenzio.


    Poco più in basso del carpo, a portata di mano, andrà più che bene.

    Sentenziò mentre avvicinava il braccio al tatuatore senza alcuna rimostranza.
    In caso gli fosse stata negata anche quella richiesta invece avrebbe sospirato per poi prendere la parola, cercando di mettere a segno l’ultimo tiro.


    È curioso quanta fiducia venga pretesa senza concederne neanche una goccia. Quanti servigi vengano pretesi senza il minimo compenso, senza che si possa accettare una condizione per svolgerli al meglio.

    Fece una brevissima pausa per poi riprendere con ironia.

    È certo che tutti i marchiati ripongano in lei cieca fiducia e viceversa. Mi domando come mai l’idea del marchio. Ma immagino sia a causa di disguidi simili a quelli di questa serata.

    Si interruppe di nuovo, mentre scostava la manica per mostrare il polso.

    A me uno scarabocchio non cambia la vita, mi domandavo solamente per quanto tempo lei ancora abbia intenzione di perseverare nei suoi errori e coccolarsi nella sicurezza di un metodo che le fa abbassare pericolosamente la difesa, in quanto è grazie a questi tatuaggi se 4 persone si sono introdotte qua dentro.
    Tutti si fidano dei tatuati, ma ogni tatuato non ha che i suoi occhi ad osservare i suoi movimenti. È corretto? No. Avventato? Si.
    Ma ovviamente è solo un parere.


    Disse con tono conclusivo per poi rivolgersi al tatuatore.

    Poco più in basso del carpo, andrà più che bene.

    E li smise di parlare, aspettando un ordine o un tatuaggio.
     
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    ~Ultimi ragguagli~


    Raizen era riuscito a tenera a bada la sua innata aggressività ed il suo carattere generalmente poco piacevole e socievole. In uno sforzo per certi versi non da poco era riuscito ad ingoiare la pillola, per così dire, in modo da accettare la particolare condizione di cooperazione che gli era stata "offerta".
    Tuttavia non potè semplicemente accettare la cosa senza rimostranze alcune. Richiese infatti una sorta di dono, anche se più che di un dono si trattava in vero di una concessione, una concessione che chiedeva all'ormai jonin traditore a capo dell'organizzazione.
    Sarutobi lo guardò squadrandolo ancora una volta con il suo sguardo attento, come a meditare su quella richiesta, come a meditare su quelle parole, poi con il suo consueto tono prese parola.

    «La tua è una richiesta interessante... per certi versi non capisco il perchè di questa scelta, tuttavia non ho nulla da obbiettare... Ovviamente il sigillo non potrà reagire solo ed esclusivamente al mio chakra e reagirà anche con il tuo, ma credo si tratti solo di una formale banalità, nulla che possa in un qualche modo dipendere dalla mia volontà...»


    Spostò quindi lo sguardo sul tatuatore.

    «Procedi se il nostro affiliato non ha nulla in più da obbiettare...»


    E di obbiezioni non ve ne furono.
    Il colosso mostrò il braccio indicando al tatuatore dove apporre il tatuaggio e questi lo squadrò dubbioso, come a chiedersi "Ma chi è questo tizio che viene a dirmi come fare il mio lavoro?" ma alla fine rimase come era sempre stato dalla sua comparsa: in silenzio.
    Fu un lavoro relativamente breve, anche se in effetti data la particolarità del punto prescelto poteva apparire un lavoro lungo, o almeno dalla persona tatuata che era costretta a tenere il braccio in posizione non del tutto comoda in modo da permettere al tatuatore di lavorare in comodità.
    A lavoro finito per la prima volta il tautatore espresse qualcosa con la sua voce, un avevnimento che rimase unico per quell'incontro.

    "Ottimo... Ho terminato, ora non le resta che imprimere il proprio chakra in questo punto ed allora il fuuinjutsu sarà completo e solo voi due potrete attivarlo"


    Ed indietreggiò con un inchino a lasciare spazio all'uomo che era un Uchiha.
    Questi si avvicinò con passo quasi solenne, come se in un certo senso quello fosse un rito e lui il sacerdote che lo stava celebrando. Giunse quindi dinnanzi al colosso e poggiò sul tatuaggio l'indice ed il medio della mano destra facendo una lieve pressione, poi una leggera scarica attraversò il corpo di Raizen partendo dal sigillo, una sorta di piccola scossa elettrica seguita da un leggero bruciore che persisteva sul punto di contatto. Il sigillo era completato.
    Con aria soddisfatta il capo del loto indietreggiò mostrando per la prima volta una sorta di sorriso.

    «Molto bene... benvenuto nel loto dunque Raizen... dato che hai rispettato la tua parola, ora anche io rispetterò la mia... da oggi come da te richiesto inizierò a limitare le nostre azioni... Non ti nascondo che ci vorranno giorni per poter attuare il tuo piano, specialmente perchè non è saggio troncare da un giorno all'altro le nostre attività senza avere prima un riscontro da parte dell'edera... detto questo ora vai pure e portati con te questo topo di fogna... Non gradisco vedere oltre la sua faccia...»


    Si spostò dunque verso il "carcerato" con aria truce e con sguardo minaccioso.

    «Stai bene attento a te... per questa volta ti lasceremo in vita, ma non ti azzardare a farti di nuovo beccare da uno dei miei uomini a complottare contro di noi... orami conosciamo la tua faccia e non ci penseremo due volte a farti sparire...»


    Poi tornò un'ultima volta al colosso.

    «Detto questo direi che abbiamo concluso... Sempre che non ci siano altri dettagli di cui dover discutere... in caso contrario... è stata un ottima conversazione»


    Se Raizen non avesse avuto altro da obbiettare tutti i presenti nella stanza eccezion fatta per lui ed il piccolo topo di fogna sarebbero svaniti in un'ampia nube di fumo lasciandoli completamente soli.
     
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    Il Colosso non fiatò, dopo il completamento del tatuaggio si alzò e prese con se Kenzaru.

    Direi che se non hai niente da aggiungere possiamo andare visto le concessione che il gentile Sarutobi ti ha fatto.
    Riguardo ai suoi affari, meglio non spargere la voce ancora, mandi tutto avanti, se qualche occhio o orecchio troppo fine mi hanno visto entrare qui potrebbero fare qualche collegamento, per cui, aspetti una mia lettera, comunicherò con quella la data di inizio cessazione attività.
    Sino ad allora può continuare con i suoi affari.
    Non so cosa dovrò affrontare con l’Edera, ma se la situazione non sarà delle più favorevoli la risoluzione del caso potrebbe essere una proposta che non potranno rifiutare. Spero di avere il suo totale appoggio in quel caso, dopotutto si pulisce la strada dagli inutili catorci.


    Disse una volta messosi in piedi.

    E mi raccomando, se questi quattro erano qua dentro qualcuno li aveva fatti entrare, faccia delle ricerche, non è improbabile trovare qualche talpa qui in giro e si preoccupi di farle sparire tutte al più presto, ma soprattutto, di tenere esclusivamente per se tutto ciò che ci siamo detti qui dentro.
    Le suggerisco per il futuro di trovare un prestavolto su cui scaricare tutte le sue attività illecite, magari qualcuno che ha già addestrato a tal fine, oppure che abbia un grande talento nell’imitarla nel pensiero e nelle azioni e che le somigli, ricordando che la chirurgia fa miracoli, sarà molto utile alla fine della storia se vorremmo chiuderci in una botte di ferro.
    Andiamo scavezzacollo dell’edera, noi ancora non abbiamo finito.
    Ovviamente, se lei non ha nulla da voler ulteriormente sviscerare riguardo i nostri affari.


    Prese la via per la porta in caso di risposta negativa, salvo voltarsi prima di varcarla mentre alzava l’indice, come se un’idea l’avesse colpito come uno schiaffo, ma Sarutobi, se aveva imparato a conoscerlo un minimo in quell’incontro sapeva che quelle parole non erano state buttate li a caso e in un lampo di genio.

    Un piccolo consiglio: se ne ha, tenga pronte le sue ditte di costruzione, in un futuro non troppo lontano inizieranno a pulire gran parte dei suoi fondi monetari. Konoha ha bisogno di operai e muri più che mai.
    Spero d’ora in avanti di non dover dare nuovamente prova della mia lealtà. Mi raccomando, si ricordi che gli ho fatto un favore.


    Disse con tono basso ed estremamente limpido, in cui era leggibile una nota d’avvertimento, che fu poi accompagnata da un sorriso. Si chiuse la porta alle spalle, lasciando dietro ad essa la sua prima vittoria, il suo primo, sudato tassello.
     
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  14. Asgharel
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    "Parlato" (altri)
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    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    ~Goodbye~


    Ormai era trascorso diverso tempo, anche troppo tempo dall'avvio di quella lunga storia di intrighi e come in ogni storia era finalmente giunto il tempo dei saluti ed il tempo per dare il via alla successiva storia ed ai successivi eventi.
    Raizen diede la parola al suo "protetto" o per meglio dire: al suo prigioniero prima di esporre le sue ultime considerazioni e le sue ultime "direttive" rivolte al loto, partendo dapprima da una specifica sul quando l'operazione avrebbe preso piede, per poi passare a delle considerazioni più tattiche, come a dare dei consigli al boss che aveva dinnanzil dimenticando che forse quel boss aveva applicato già ben altre procedure per proteggersi dagli eventuali ficcanaso di troppo e che certamente già aveva un prestanome o qualche volto da far apparire al suo posto in caso di necessità.
    Alle sue parole non ottenne subito una risposta verbale, ma solo cenni con il capo come di assenso, anche se era ben visibile l'indisponenza che traspariva da quei gesti, ulteriore segno del fatto che l'Uchiha non gradisse sentirsi dire che cosa doveva fare, specie in merito alla propria organizzazione.

    «Non vi è altro da aggiungere, Raizen Ikigami. Ora va, non abbiamo più nulla da discutere in merito ed io debbo tornare ai miei affari, mentre tu devi tornare ai tuoi con questa feccia dell'edera... Detto questo sappi per mera informazione personale che i miei sottoposti si sono già mossi in merito e che non ci serviva un nuovo arrivato per dirci come agire in merito agli ultimi topolini entrati nella stiva...»


    Il colorito riferimento era un chiaro accenno agli infiltrati che con "tale facilità?" erano entrati all'interno di quel covo dell'associazione mafiosa per tentare di perpetrare i loro scopi.

    «Quindi ora se volete scusarmi...»


    Fece come un cenno di saluto mentre due sottoposti si fecero avanti a scortare il colosso ed il suo prigioniero all'uscita, poi tutti sarebbero scomparsi come d'un lampo in una nube di fumo bianco e da quel momento anche all'interno dell'edificio parve non esserci mai stato nulla, quasi come se in vero tutto ciò che era successo era solo un enorme ed estremamente efficace genjutsu.
     
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