Fulmini e Saette

possa un cieco recuperar la vista...

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    [Stiva della nave Kiriana - Domande]

    Io... La ragazza deglutisce, fissando Raizen negli occhi ...non è un gruppo numeroso. Hanno fatto un accordo con m...con il governatore circa due mesi fa. La donna che li comanda è alta e bionda...si chiama Hinagiku Chikuma. Non so bene quanti siano..aveva due sottoposti. Ora ne ha solo uno, Banryu, più un gruppetto di ninja di più basso rango.

    Io ed il mio maestro siamo ricercati in quanto pirati...e anche perchè lui era l'altro sottoposto, ma ha preferito tradire. Non gli piaceva la piega che le cose stavano prendendo...loro...loro vogliono usare le armi per dichiarare la città ed il territorio circostante come un paese indipendente. Una miccia per destabilizzare il governo del paese del Fulmine e cominciare una guerra civile.

    Quello...il governatore diventerà il re di questo nuovo stato, e gli è stato promesso l'appoggio dei ninja fino a quando non conquisterà l'intero paese. Di per sé è un debole, ma ha occhio per gli affari e sta lentamente accumulando armi e ricchezze...e col manufatto che i ninja gli hanno donato pensa di non avere rivali.
    Distoglie lo sguardo, sprezzante. Io e il Maestro siamo scappati un mese fa...non so come siano andate avanti le cose, ma abbiamo deciso di unirci ai pirati per sopravvivere. Quindi solleva lo sguardo verso il ninja della foglia E ora se hai sentito abbastanza lasciami andare! Se sei solo di passaggio non ti interessa nulla di tutto questo, non ti creeranno problemi! Ma se sbarchi con me a bordo o con la Tonante nei paraggi sicuramente ti faranno delle domande! La Tonante è evidentemente il nome della nave pirata.

    Se interrogata riguardo al “manufatto” avrebbe semplicemente detto So che è un'arma. Non lo ho mai visto. Fa uno strano rumore, come un tamburo. Ma c'è ancora qualcosa che la ragazza non sta dicendo, o che comunque stona un po' col suo racconto. Ma Raizen noterà la sfumata incongruenza?

    In quel momento, comunque, un grido sul ponte interrompe la conversazione! Chiamato sul ponte, il foglioso può vedere il mozzo che ha mandato a consegnare il messaggio...ma non è più lo stesso e non lo sarà mai. I suoi capelli sono completamente bianchi, ritti sulla testa, e gli occhi spiritati sono due voragini sul terrore più assoluto. Cosa può aver visto? Tremante, un passo alla volta, il mozzo porge al colosso della foglia un messaggio, prima di svenire senza aver detto nemmeno una parola.
    Inconcepibile! Sbotta il capitano. Cosa può aver visto per ridursi così? Quella ragazza deve fare qualcosa per guarirlo! Ma non esiste guarigione per i ricordi così marcati. Il terrore lascia un segno che non va via. Questa sarebbe infatti la risposta di Karin al riguardo.

    Il messaggio era stato vergato con caratteri netti e puliti, quasi eleganti.

    CITAZIONE

    La ragazza non vi è utile. Lasciatela andare e vi lasceremo in pace.
    Se le farete del male, non vi sarà alcun luogo in cui potrete nascondervi da me.


    Sulla nave pirata, in lontananza, si può vedere un uomo in piedi, massiccio quasi quanto Raizen, ma con gli occhi che brillano di un azzurro profondo, quasi innaturale, visibile nonostante la grande distanza.

    In ogni caso non si verificheranno attacchi contro la nave Kiriana, a meno che non fossero gli accademici ad aprire il fuoco. E comunque, come richiesto, la nave pirata li seguirà mantenendo le distanze, anche se andassero al porto, sfidando le autorità governative. Ma vale la pena dirigersi verso il porto attirando così l'attenzione? Certo, ci sarebbe da convincere il capitano se si decidesse invece di attraccare altrove. O ci sono altre possibilità?

    Edited by Febh - 15/5/2015, 14:14
     
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    L' Interrogatorio






    Dire che il Colosso fu soddisfatto era riduttivo, la ragazza si stava mostrando più che mai utile.

    Devo ammettere che mi aspettavo molte meno informazioni da una “piratessa”.
    Sappi comunque che da ora non sono più solo di passaggio, Kumo confina con la mia terra.
    Comunque… c’è un però.


    Sempre brutte notizie quando il tuo interrogatore ti dice che c’è un “però” e purtroppo per Karin le notizie non sarebbero giunte presto lasciandola nell’angoscia, pareva infatti che il mozzo avesse fatto il suo ritorno.

    Continuiamo tra poco.
    Sali sul ponte, voglio evitare di doverti trascinare sempre come un pacchetto, ma al contempo non voglio perderti di vista neanche un secondo.


    Il Colosso aveva un buon presentimento, ma iniziò a svanire quando vide lo stato in cui era ridotto il mozzo.
    Digrignò vistosamente i denti mentre il poverino gli consegnava il messaggio per poi svenire.
    Gli bastò un occhiata alla lettera per comprendere la situazione.

    Vedo che qualcuno è sulle spine.
    Mh!
    Cambiamo approccio.
    Per ora il mozzo non può essere curato, fate in modo di lasciarlo svenuto, quando tornerete a Konoha datelo in mano ad uno yamanaka, da com’è concio tutto il danno sta dentro la sua testa, e non esiste nessuno più bravo di loro con i cervelli.
    Carta, penna e una bottiglia, grande e di un colore vivido.


    Sentenziò.
    Questa volta la lettera venne vergata di suo pugno e del trasporto se ne sarebbe occupato un ambasciatore ben poco impressionabile. Poteva vedere dalla poppa l’altra prua della nave, ed era inquietante come riuscisse da quella distanza a scorgere gli occhi di quell’uomo, visto lo stato del mozzo e visti quegli occhi incredibili era palese cosa il Colosso dovesse evitare di guardare. Fece una smorfia.

    I buoni oculisti sono rari nelle terre dei ninja.

    Aggiunse una colorita bestemmia borbottando chissà quali altri spergiuri. Non teneva particolarmente conto della vita altrui, ma perderne o danneggiarne una per un suo errore lo colpiva ben più in fondo di quanto non desse a mostrare. Forse per sentimenti, forse perché in qualche modo erano riusciti a sfruttare la pecca nel suo piano, tuttavia non gli andava a genio.

    La ragazza è utile, la ragazza starà qui.
    Nel prossimo messaggio ci indicherete il punto di attracco in cui vi riconsegneremo la ragazza.
    Il mozzo è la prima e ultima violazione al patto, concessa per la reversibilità della sua situazione.
    Abbiamo interessi in comune.


    Ed era evidente che ne avessero, Karin poteva avere un briciolo di addestramento ninja e della prestanza fisica, ma era di sicuro certo che nessuno avesse mai allenato la sua lingua, e per assicurarsi di non perdere la sua collaborazione si assicurò di non farle leggere il messaggio

    Bottiglia.

    Ordinò lapidario e severo, appena poté stringerla tra le mani avvolse in un cilindro il messaggio e lo mise al suo interno, per poi sigillarla. Il suo fu un gran bel lancio, anche se la bottiglia non arrivò alla barca di Goemon percorse comunque una gran bella distanza.



    Tu torna di sotto.
    E prega che non mi venga la voglia di ridurti come il mozzo, ho medi ben meno raffinati di quel faro ambulante per farlo.


    Preso nuovamente posto continuò il suo dialogo con Karin, anche se con un tono visivamente più teso e nervoso.

    Karin, ti avevo detto che uno spargi frottole ne riconosce sempre un altro vero?

    Interloquì con fare freddo e minaccioso, mentre si sedeva di fronte a lei, mettendo lo schienale della sedia a separarli.

    Hai detto che Goemon era un loro sottoposto, ma che vi tampinano per pirateria, aggiungendo che a loro vi siete uniti per necessità.
    La cosa… puzza.


    Scandì l’ultima parola chiaramente.

    Sai il perché?
    Le organizzazioni di ninja hanno più di un pregio, tra questi vi è la segretezza, ma diciamo che se sei un traditore la cosa diventa uno svantaggio bello pesante perché nessuno vuole che quei segreti possano diventare delle notizie da prima pagina, capisci?
    Secondo, mi hai detto che era un diretto sottoposto della sguattera bionda, la situazione si aggrava.
    E per ultimo… perché mai dovrebbero pormi delle domande se vedono che gli consegno un pirata bello imbaccucato?
    Siete cacciati, braccati… ma non volete allontanarvi da qui dandovi alla pirateria.


    Affilò lo sguardo mentre inclinando la sedia avvicinava il volto a quello di Karin.

    In tutto questo hai parlato ben poco di te, fin troppo poco.
    E se ricercano il tuo maestro, perché diavolo dovrebbero cercare pure te? Tu non sei nessuno!
    Tu non sei una tizia qualsiasi. Tu hai un ruolo in tutto questo, quale è?


    Avrebbe continuato a fissare a lungo la ragazza, non sapeva di preciso di quali occhi fosse in possesso Goemon, ma uno sguardo infuocato come quello del Colosso lo si sentiva in poche leggende.


    E in tutte quelle si parla anche di me.

    E in tutte quelle si parla anche di me.




    Un borbottio, un sussurro dal profondo, la curiosità la fece voltare.

     
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    Però...? Dice lei in tutta risposta, fissandolo con il massimo della preoccupazione. Però? Però cosa? Parlami! Strepita, con panico crescente mentre lui la ignora, spostandosi altrove per scrivere una lettera in risposta. Dalla nave pirata parte una scialuppa per recuperare quella bottiglia, ma a parte questo non ci sono risposte immediate. Intanto Raizen minaccia nuovamente Karin, che tuttavia risponde, molto sommessamente, che non pensa che lo stato del mozzo sia dovuto ad un'aggressione...

    Non credo sia stato volontario. Il mio maestro deve essersi arrabbiato dopo il tuo messaggio. E quando si arrabbia diventa difficile controllare il suo potere. Il mozzo ha semplicemente commesso l'errore di guardarlo negli occhi mentre era furioso. Tutto qui. E' la replica di Karin, che distoglie lo sguardo, mantenendo un tono di voce basso. Di certo un ninja non dovrebbe essere tanto pronto a diffondere informazioni, a meno di possedere una scarsissima esperienza. Eppure Karin, almeno quanto a capacità fisiche non è poi così inesperta, anzi!

    Puzza? Io non ho detto niente di falso! Reagisce infervorandosi. Goemon-sensei ha davvero tradito questo gruppo di Ninja e mi ha portata via con sè! Siamo rimasti in zona semplicemente perchè lui vuole cercare di FERMARLI! Ruggisce quasi la risposta. Tutti i carichi d'armi arrivano via mare e solo facendo i pirati si può riuscire ad intercettarli senza dare troppo nell'occhio! Per quanto ne sanno m...il governatore ed i suoi complici noi siamo lontani mille miglia da questa terra! Parla senza fermarsi, con le gote imporporatesi dall'emozione. Siamo scappati assieme e sappiamo i loro piani. E' più che abbastanza per volerci morti e fare delle domande a chiunque ci consegni, no? Lo hai detto anche TU, razza di..di..di BRUTO! Una scelta di termini ben poco piratesca, va detto.

    Ci fu poi un grido dal ponte (nuovamente) quando la bottiglia del messaggio andò ad infrangersi contro l'albero maestro. Goemon doveva avere un braccio un filo più potente di quello di Raizen...o magari conosceva delle tecniche appropriate [Potenza Disumana] Ninja. E' arrivata una risposta... Il capitano porge il pezzo di carta scarabocchiato non appena si avvicina al colosso della foglia.

    CITAZIONE
    Se tieni tanto ai patti manda qualcuno che obbedisca alle regole.
    Sbarcate nella Cala dei Rovi, vicino al promontorio del Faro. Lì è sicuro.

    Visto? Sicuramente ha detto al mozzo di non guardarlo in volto, ma lo stupido lo ha fatto comunque. Borbotta Karin, sprezzante, al sentire quelle parole. Il capitano però si acciglia non poco al sentire di un possibile cambio di rotta: Per noi è un rischio. In quella zona ci sono correnti e rocce affioranti. Senza contare che se ci vedesse una nave locale si chiederebbe cosa sta succedendo. Non è normale spostarsi dalle rotte pattuite e penserebbero ad un'avaria...o peggio. Di certo attireremmo molta attenzione andando nella zona indicata dai pirati. O in qualunque zona che non sia il porto, a dirla tutta. E' fin troppo chiaro mentre spiega le falle di quel piano, a braccia conserte. Certo, potremmo sempre spostarci un pò dalla rotta e poi sbarcarvi con una scialuppa. Sarebbe più sicuro per la nave...ma meno per voi, penso. Cosa pensi di fare, ninja?
     
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    L'interrogatorio
    Parte II






    Il Colosso reagì con una smorfia alle parole di Karin.

    Ho detto.

    La interruppe, o almeno così credeva di aver fatto dopo il “bruto” visto con la rapidità con cui si inserì nella risposta. Fu con una faccia rassegnata che la lama congelò nuovamente l’ambiente strisciando sul fodero mentre veniva estratta

    Che voglio sapere chi sei tu.
    Mi stai nascondendo chi sei, da dove vieni e perché segui Goemon.
    Inoltre continui a esitare quando si tratta del governatore.


    Finito di parlare prese a far roteare la lama sulla punta, scavando un lievissimo foro nelle assi di legno, un bagliore così netto che dava l’impressione che la spada potesse tagliare perfino a guardarla.
    Se fosse nuovamente partita con risposte già date od evasive la lama sarebbe scattata, mettendosi orizzontalmente al terreno e partendo in un affondo lievemente obliquo che avrebbe tagliato qualche millimetro di capelli.

    Sai, c’è più di un modo per fare uno scalpo preciso.
    Alcuni si interrogano se sia meglio includere o meno parte del cranio nell’operazione, altri ritengono sia sufficiente snudarlo e lasciare intatta la carne che si tira via in una perfetta forma ellissoide, altri invece fanno un taglio circolare e poi strappano insieme ai capelli.
    E tu? Sei così ansiosa di perdere quei bei capelli corvini?


    La lama si ritrasse, languida, quasi fosse viva e morbida.
    Il Colosso tornò a farla roteare.

    Chi. Sei.

    Il termine utilizzato dalla ragazza solleticò l’intuito del konohaniano, ma le informazioni che aveva erano decisamente poche per poter riuscire a dedurne qualcosa.
    Terminato l’interrogatorio ed ottenuta la risposta si sarebbe alzato, attirato dalla richiesta della sua presenza sul ponte.

    Stai tranquilla. Non ti avrei fatto lo scalpo.
    Magari una cerniera


    Disse con estrema naturalezza mentre parlava come fosse un artista illuminato dall’ennesimo colpo di genio.
    Giunti sul ponte trovarono i cocci della bottiglia e il messaggio in mano al capitano.

    Mi scusi per questa confusione, ma pare che la fortuna non sia stata favorevole e ci abbia portato a sbattere il muso in qualcosa di grosso.

    Ammise mentre prendeva il foglio di mano al capitano.

    Bene, direi che è il momento dell’ultima risposta.
    E dio solo sa quanto vorrei scrivergliela in una palla di cannone e recapitargliela sul grugno a quel maiale brillante.


    CITAZIONE
    Getteremo l’ancora prima della cala dei rovi, sbarcheremo con le scialuppe mentre voi lo farete con la nave dopo averci aggirato.

    Ho deciso di seguire il suo consiglio capitano, ma per tutta sicurezza gradirei che almeno qualche persona resti qui di guardia mentre il resto attracca con le scialuppe.
    Detto questo, direi che possiamo aspettare qui.


    Il mare non piaceva eccessivamente al Colosso, però era visceralmente attratto dalle navi, forse per il legno, forse per l’incessante scricchiolio che le faceva apparire quasi vive, come se respirassero. Si sedette su un panchetto dopo aver gettato in mare l’ennesima bottiglia.

    E ora aspettiamo che mister muscolo faccia il suo nuovo lancio, con un braccio simile deve aver passato la vita a consumarsi di pugnette.
    E tu Karin, su, qui vicino a me.


    Battè sorridente sul pavimento affianco a se.

    Puoi anche farti portare un panchetto se vuoi , anzi guarda, ti cedo il mio.
    Credo mi prenderò come buona quest’ultima pausa da qui fino ad avvistare la terra, non penso, dopo l’attracco, avrò il tempo per farlo nuovamente.
    Credi a me, per vivere l’avventura bisogna rinunciare a qualche pesce!
    Sto cercando di liberarvi, spero te ne sarai accorta.


    Intrecciò le mani dietro la nuca e poggiò la schiena all’albero di mezzana, guardando la ragazza con un occhio socchiuso mentre teneva l’altro serrato del tutto.

    Niente scherzi, o fai la fine della bottiglia.

    Disse mentre indicava i cocci sotto all’albero maestro.




    -piccolo edit a causa di una svista-

    Edited by F e n i x - 27/10/2014, 17:57
     
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    [La Nave Kiriana – Fine dell'Interrogatorio]

    Nascondendo? No...io sono.. Il rumore del metallo la fa irrigidire, mentre rivoli di sudore freddo cominciano a colare sulla sua giovane pelle Sono...sono solo una Kunoichi ancora in addestramento...e poi... Ma la minaccia di Raizen è oltremodo tangibile, specialmente quando quella lama sfiora per un istante il viso di Karin, che sussulta, sgranando gli occhi man mano che il Colosso descrive le sue intenzioni. Non ci vuole più di qualche secondo perchè la ragazza ceda.

    Io...il governatore della vittà si chiama Bunjiro Kogaiji. E...ed è mio padre. Tace alcuni istanti, lasciando che la notizia faccia il suo effetto, mentre distoglie lo sguardo, mordendosi appena le labbra. Parte dell'accordo era che io venissi addestrata nelle arti ninja, così da poter utilizzare con iù abilità il manufatto. Ma il sensei che avevo scelto, Goemon, dopo poco mi ha rivelato delle sue intenzioni di tradire, e ho scelto di seguirlo... Arrossisce giusto il tempo di un battito di ciglia, quindi si volta rapidamente a guardare il colosso negli occhi: Non...non voglio che la gente del mio paese precipiti in una guerra civile per colpa delle ambizioni di mio padre! Questa la replica accalorata.

    Abbiamo già fermato due carichi d'armi, anche se ne arrivano sempre di più e non possiamo bloccarli tutti. Ma comunque faremo il possibile per impedire la guerra, anche se non abbiamo alleati nella città a parte i pirati! E qui si chiude la conversazione, mentre Raizen organizza le mosse successive, con il consenso del capitano della nave.

    Solo dopo, quando si siedono entrambi accanto all'albero, con la ragazza che tiene le ginocchia tra le braccia, depressa, il colosso cerca invano di essere un minimo empatico, ottenendo solo un grugnito irritato da parte del suo ostaggio

    [La Cala dei Rovi – Goemon Isuka]

    Sbarcare con la scialuppa non è affatto facile, visto che parecchi scogli a pelo d'acqua costituiscono un ostacolo costante. Fortunatamente il mozzo che rema ha una discreta abilità nel manovrare la piccola imbarcazione e Karin conosce più che bene il percorso, permettendo di evitare un incagliamento o peggio. Ecco la Cala dei Rovi. Avvisa ad un certo punto, non appena svoltato un piccolo promontorio.

    La Cala merita certamente il suo nome, dato che la vegetazione che lambisce la sabbia è quasi interamente composta da piante con spine, rovi ed intrecci che non permetterebbero un passaggio indenne nemmeno ad un colibrì. Una volta sbarcati, solo con notevoli doti di percezione [Percezione 9] si riuscirebbe a vedere un piccolo sentiero percorribile al primo colpo, chiunque altro impiegherebbe svariati minuti prima di trovarlo [10 minuti]

    Nessuno viene mai qui. Per colpa dei rovi anche i turisti lo evitano. E le rocce la nascondono quasi del tutto alle navi di passaggio, quindi è il punto ideale per uno scambio. Spiega Karin, che nella sua pur breve attività di piratessa ha appreso molti dei segreti della costa. Il mozzo intanto sta un po' in disparte. Non può avere più di sedici anni, sembra molto entusiasta all'idea di stare accanto ad un ninja e si è presentato come Kai.

    Sensei! All'improvviso gli occhi della ragazza avvampano di luce e quasi le sfugge una lacrima mentre la massiccia figura scende dalla scialuppa, guadagnando la riva assieme a due pirati dall'aria abbastanza anonina. Sensei, siamo qui...io...io ho avuto... Ma l'uomo la fa tacere sollevando appena una mano. Certamente sa come gestire i suoi sottoposti. Karin tace all'istante, guardandolo come una scolaretta di fronte al suo idolo irraggiungibile.

    Goemon Isuka è...brutto. Difficile descriverlo diversamente. Zigomi marcati, una fronte aggrottata e lineamenti decisamente sgradevoli. Tutto coronato da due occhi che brillano di uno splendido azzurro, profondo e pregiato come una gemma. Un paio d'occhi che chiunque definirebbe sprecato su quel particolare volto. Certo, la bruttezza è un tratto distintivo del Clan Isuka, ma questo è difficile accettarlo per chi non li conosce, così come è difficile, almeno al primo impatto, separare l'idea di un bestione sgraziato e tonto da quel particolare aspetto. A torso nudo, porta legato sulla schiena un gigantesco martello in legno, verosimilmente la sua arma d'elezione.

    Sankuro-sstenka



    Il tuo nome? Se hai parlato con Karin sicuramente conosci già il mio. E se dobbiamo trattare, preferisco avere a che fare con chi non nasconde la sua identità, Accademico. La voce di Goemon profonda, carica di una fermezza che non si assocerebbe mai a quel volto sgraziato. E non è difficile notare il tono sprezzante con cui pronuncia l'ultima parola. Alza la mano, indicando la sua allieva. Sei sbarcato, restituiscimi la mia Allieva e ce ne andremo. Non è intenzione mia né dei miei sottoposti immischiarci con le questioni Accademiche. Alla cintura dell'uomo è visibile un coprifronte con la V stilizzata del villaggio della Zanna, rigato come quello dei traditori.

    Abbiamo rispettato la nostra parte del patto, dunque ci sarà una sola richiesta da parte mia. Superati i dieci secondi, qualunque cosa tu dica, se Karin non sarà libera noi attaccheremo, indipendentemente dall'incolumità della ragazza. E la cosa non sarebbe affatto piacevole. Non dice altro, sollevando una mano ed iniziando silenziosamente a contare, un dito alla volta.

    Se Karin non fosse stata liberata, effettivamente Goemon avrebbe deciso di darla per perduta, attaccando anche se lei avesse avuto un coltello alla gola o fosse stata sgozzata proprio davanti ai suoi occhi. E' un uomo deciso, con una parola sola, capace di raffreddare il suo cuore se necessario...o magari conosce un modo per guarirla nonostante la ferita mortale, magari con un limite di tempo. Difficile capirlo in quel frangente, con la sua carica rapida [Nera] cui si sarebbe accodato, una volta a porta di mischia, un massiccio attacco discendente col suo martello [Potenza 40 – Danni doppi contro oggetti – Velocità Nera e Forza Nera+3 tacche].

    Se Karin fosse stata liberata il conto si sarebbe interrotto, e mentre la ragazzina gli si sarebbe affiancata come un cucciolo con la madre, lui le avrebbe rivolto solo un cenno, prima di voltarsi e tornare verso la sua scialuppa assieme ai pirati e all'ostaggio ora libero.
     
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    Se il mare lo richiede...

    Parley: part II






    Il Colosso sospirò mentre scuoteva la testa accompagnandola con una lieve smorfia.
    Se gli avessero chiesto che tipo di carattere reputava di avere avrebbe risposto “irascibile” ma sicuramente il secondo aggettivo sarebbe stato “semplice”, ed era proprio a causa di questa semplicità che spesso si ritrovava un po’ deluso dalle reazioni altrui. Pochi conoscevano i lati gentili dal suo carattere, ma era anche vero che pochi si erano impegnati a metterli a nudo.
    Non rimase ferito dal grugnito di Karin, ma stizzito si, forse anche perché non venne preso subito sulla parola.

    Chi l’avrebbe mai detto, il governatore ha una porcella come figlia.

    Commentò con tono ironico e sprezzante, ponendo particolare enfasi nelle L della parola “porcella” per sottolinearla ulteriormente.

    Beh, Karin, direi che è appena arrivato il tuo momento di brillare.
    Portaci alla Cala asciutti!
    Mi raccomando, al momento opportuno cerca di ricordare cosa ti ho detto sulla nave.


    Chiese mentre indicava le spoglie scogliere davanti a loro e il mare tumultuoso che le precedeva.
    La breve traversata non fu piacevole, il mare pareva proprio non avesse voglia di rendere tale quel tratto di viaggio a bordo di quella scialuppa.
    Poggiati i piedi sulla sabbia umida c’erano ben poche domande da farsi sul perché quel posto avesse tale nome, un ambiente che tra l’aria salmastra e immensamente umida grazie allo sciabordio delle onde, e i fastidiosi rovi era decisamente pessimo, anche solo per farvi poggiare lo sguardo.



    Che schifo di posto.
    Di nuovo Karin, se puoi fare strada ne sarei ben lieto, non vedo alcun passaggio tra queste erbacce maledette e la mia pazienza mi costringerebbe a far rinominare questa caletta, e non penso Goemon sarebbe esaltato dal vedere una sola goccia di chakra vagare a caso da adesso in poi.


    Vennero condotti in un sentiero stretto in cui Raizen passava a stento, e con la persistente domanda per la testa che gli chiedeva per quale assurda ragione insistesse a mantenere i capelli così maledettamente lunghi.
    Arrivato dinnanzi a Goemon non si sprecò troppo in vanterie i frecciatine, nonostante la faccia desse così tanti spunti da rendere difficile scegliere il più divertente, e inoltre non avrebbe voluto neanche farlo, doveva cercare di trarre a se l’aiuto di quell’uomo non renderselo ostile. Poggiò una mano sopra la spalla di Karin e la strinse moderatamente, senza la minima intenzione di nuocerle.

    Mi chiamo Raizen, se ti serve un cognome è Ikigami, ma entrambi, non sapranno dirti nulla di me, sono un ninja abbastanza sconosciuto.
    E Karin


    Si interruppe mentre guardava il suo rivale.

    È libera ovviamente.
    Ma voglio chiederti, Goemon, sei sicuro che voltarmi le spalle e andare via sia la scelta migliore?
    Io sono un accademico, tu un traditore di un nemico dell’accademia.
    Sei sicuro che la tua lotta meriti solo quel trucciolo di legno per essere combattuta?


    Lasciò il tempo al ninja della Zanna di pensare ad una risposta, ma non abbastanza da dargliela.

    Potevo consegnarti Karin in qualsiasi momento, potevo ingaggiare persino lotta con te avendo qualche possibilità di vittoria, tutto poteva essere. Eppure ho voluto condurti qui per un'unica ragione.
    Chiederti se un nemico come il tuo non meritasse più di un avversario a combatterlo.


    Indicò poi la ragazza.



    Mi ha parlato di te, mi ha parlato di voi, so cosa siete, chi siete e cosa state cercando di fare, e l’aggettivo che mi hai assegnato ti sarà sufficiente a comprendere cosa sono e cosa voglio.
    Tu che ne dici, Karin?


    La situazione era singolare, due persone totalmente opposte mantenevano in equilibrio quella spiaggia, uno un traditore, l’altro un fedele della Foglia. Uno deciso e fermo, con un grande senso dell’onore, e l’altro fermo quanto lui, ma forse con una mente più avvezza alle vie traverse. Uno brutto e l’altro, seppur non un adone, dotato di un grezzo fascino che un tocco di incuria contribuiva a smorzare. Uno con profondi e sinceri occhi azzurri, profondi quanto l’infinito, l’altro con occhi di fuoco, affilati e dalla pupilla ferina.
    Qualche strano flusso del karma li aveva condotti li e messi assieme.

     
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    [Cala dei Rovi - Negoziazioni]

    Perlomeno hai tenuto fede al patto. Borbotta mentre Karin gli si avvicina, nuovamente libera e quasi chiocciante accanto al poco avvenente Sensei. Questi fa per andarsene, ma le parole del Colosso lo inducono a fermarsi. Immagino dovrò includere qualcosa sulla segretezza nei tuoi futuri addestramenti, Karin. Dice con un tono calmo, quasi di paterno rimprovero verso la ragazza che si fa più cupa, abbassando lo sguardo per l'imbarazzo. Goemon Isuka si volta a guardare il Colosso della Foglia, incrociando le braccia davanti al petto. Vero. Abbiamo nemici comuni. Ma questo non fa di noi degli alleati. Aggiunge con durezza. Sei un Accademico, come tu stesso dici. Non ho motivo di fidarmi di te. Nessun ninja della Zanna lo farebbe mai. Nemmeno un traditore. Vero, infatti gli unici accordi mai stretti tra le due fazioni sono rigorosamente segreti e dominio di ben poche persone.

    Aspetta sensei! Karin lo trattiene per un lembo degli stracci che lui usa a mò di cintura. Lui...lui è rozzo, volgare e violento...ma è forte. Lo so per esperienza. Potrebbe davvero aiutarci! La ragazza parla lentamente, con un tono di voce basso ma convinto...eppure questa sua mozione viene spezzata con appena uno sbuffo irritato da parte di Goemon, che si libera con uno strattone Può essere forte quanto vuole, ma Hinagiku Chikuma è la donna che ha sconfitto il Demone di Kiri e l'eremita dei rospi di Konoha. Non ha speranze in uno scontro diretto. Come non le avrei io. Come non le avremmo nemmeno combattendo assieme. Ma la ragazza non vuole sentire ragioni Si ma...sensei....sensei! E lo trattiene nuovamente, nonostante lui abbia ripreso a camminare. L'uomo alza gli occhi al cielo, ma lei ancora parla: Non dici sempre che è sempre meglio trovare modi più pratici di un duello diretto? Magari lui potrebbe compiere un sabotaggio là dove noi non possiamo! Non possiamo andare in città senza rischi, ma LUI può. Come la festa tra una settimana!

    Karin... Lui sospira, voltandosi e posandole le mani sulle spalle. Tu non sei nata nella Zanna. Non puoi capire quello che ci è stato fatto dagli Accademici. Non potrei mai fidarmi di lui, nemmeno se si tagliasse una mano davanti a me o prendesse un colpo al cuore per difendermi. Siamo stati feriti troppo profondamente per ignorare il passato. Si volta quindi verso Raizen, fissandolo intensamente, ma senza far ricorso, o così pare al suo ipotetico Doujutsu Raizen Ikigami. La tua offerta è gradita, ed apprezzo che tu abbia simpatia per la mia causa. Ma non accetterò mai il tuo aiuto nè quello di altri come te. Se desideri opporti ad Hinagiku Chikuma per i tuoi motivi fai pure. Non ti ostacolerò, ma allo stesso modo non ho alcun interesse nell'aiutarti. Se lo facessi, rischierei solo di essere distrutto come è accaduto ai miei antenati. Quindi verso Karin. E ora andiamocene. Abbiamo solo una settimana prima che arrivi l'ultimo carico.

    Lei stringe i pugni, alternando lo sguardo tra il suo Sensei, che si sta incamminando in mezzo ai rovi, e Raizen, che sta là a guardare, quindi dice, rivolta al Colosso della Foglia: Tutto il piano si basa sul manufatto. Non so dove sia ma so che fra una settimana ci sarà una cena importante in uno dei complessi turistici sulla costa. So che in quell'occasione mio padre darà una dimostrazione del suo nuovo potere! Se riuscirà a convincere i capi della città allora la guerra inizierà nel giro di pochi giorni! Le ultime armi arriveranno la mattina successiva all'alba! KARIN, non intendo aspettarti ancora! Grida il maestro Goemon, semiscomparso tra i cespugli, e dopo appena un secondo di esitazione, la ragazza scatta per raggiungerlo, mordendosi le labbra (un suo tic quando è nervosa, a quanto sembra). Raizen ed il mozzo Kai restano completamente da soli.

    Restavano diverse scelte possibili al ninja di Konoha.

    Raggiungere la città a piedi avrebbe richiesto circa tre ore, muovendosi al massimo della sua velocità
    Tornare alla nave avrebbe comportato un rischio (Kai non conosce bene il percorso) e pertanto ci sarebbero volute almeno cinque ore per arrivare al porto, tutto considerato.
    In città poi potrà cominciare le sue indagini, sempre che non decida di ignorare la faccenda e proseguire.

    CITAZIONE
    La città
    (queste informazioni si possono ottenere parlando col capitano della nave)
    Una cittadini di medie dimensioni, conta centodiecimila abitanti. Non ci sono mura di confine, dato che è nata come scalo commerciale e non come punto di interesse militare. Diversi quartieri residenziali occupano i punti più lontani dalla costa, ma il cuore di tutto sta nel porto e nei tre quartieri limitrofi, chiamati appunto "Porto", "Mercato" e "Magazzino", sulla base delle rispettive funzioni ai tempi della nascita dell'insediamento. In realtà il quartiere del porto è l'unico il cui nome rispecchia ancora la funzione. Il quartiere del Mercato è sede delle principali famiglie nobiliari o dei ricchi mercanti (mentre il mercato vero e proprio è più distante, in un quartiere più periferico). Il quartiere del Magazzino è invece dominato dagli uffici amministrativi, primo fra tutti il Secondo Faro: un'alta torre dimora del governatore, capace di fungere da faro qualora il Primo Faro (situato sul promontorio vicino alla Cala dei Rovi) avesse un malfunzionamento.

    Più a sud sulla costa ci sono numerosi complessi turistici (Termali, balneari, misti) molto apprezzati nelle stagioni calde dalla popolazione dl Fulmine. Al momento siamo in bassa stagione e sono perlopiù deserti, salvo convegni, riunioni o serate di gala.

    Ma ceramente Raizen poteva sempre provare a seguire i pirati e proseguire le negoziazioni, in qualche modo.
     
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    E opposti si rivelarono. Raizen difficilmente avrebbe aiutato un’offerta simile, certo magari avrebbe tenuto d’occhio il suo offerente, ma rifiutare su due piedi perché era un accademico gli sembrava decisamente troppo.

    Il demone di Kiri e l’eremita di Konoha! Ahahahahah!
    Vorrai lo scemo di kiri e la ranocchia di Konoha!
    Ti basi su scarse informazioni.
    Goemon, pensare che dalla tua stazza e dal tuo nome pensavo fossi un’uomo d’armi, invece sei soltanto l’ultimo dei codardi, ho capito ora come fai a ridurre le persone in quello stato, gli vomiti dentro la tua stessa paura fino a riempirli della tua stessa accidia, non avevo mai visto nessuno provare così tanta paura da restarne paralizzato.
    Vai, nasconditi, fino a che sei in tempo, lascia che siano gli altri a combattere per te, se vuoi ti lasceremo qualche mozzo da spaventare.


    Sputò con veemenza nella sabbia, per sciacquarsi la bocca dopo aver comunicato con una simile persona.
    Aveva ora poche altre possibilità di guadagnare qualcosa da quel gruppo, o meglio, una soltanto: Karin e l’attaccamento che aveva per quel posto.

    Io non sono nato nella Zanna, ma non sono nato nemmeno nell’accademia.
    Io son nato qui, come te.


    E per quanto strano potesse sembrare era vero, Raizen non era che un figlio adottivo della foglia, meno vero era che sentisse un qualche tipo di attaccamento per quella terra che a lui aveva dato poco e nulla.
    Si trasformò improvvisamente in Karin, usando la Henge, non perché gli servisse, ma per dimostrazione.

    Puoi nasconderti, e seguire il tuo maestro nelle sue stupide battaglie, ma affondare una nave è semplice, e anche il ninja più forte muore di ipotermia.
    Tu puoi imparare, puoi nasconderti tra le persone.
    Quando le navi saranno troppe, mi troverai al porto, ogni mattina.
    Stringi i denti.


    Dopo l’ultima parola la mano di Raizen scattò in avanti, forse quasi invisibile per la figlia del governatore, e Goemon, ormai quasi scomparso tra i rovi non potè vedere la minima quantità di chakra ventoso che fluiva sulle dita del Colosso facendo un piccolo taglio dietro l’orecchio di Karin.

    Devo riconoscerti, in caso.
    Sei stata tagliata da un rovo.


    Durò qualche secondo, a malapena il tempo di completare la prima parola, e il gesto di nervosismo di Karin gli fece intuire che anche per lei qualcosa non stava filando del tutto liscio in quella situazione, conosceva gli uomini come Goemon, ne aveva visti fin troppi di quei volti duri e decisi, anche se non così brutti. Ma era vero che aveva visto altrettante persone come Karin, infatuate di un ideale e di chi se ne fa baluardo, e così non potendo fare leva sul baluardo stesso, fece leva sull’ideale, lui non poteva convincere il ninja della zanna, ma la ragazzetta aveva più di un modo per farlo.

    Addio, o arrivederci, figlia di Kumo.

    Volle ricordargli di chi era figlia, o di chi si sentiva figlia con quelle poche parole e un unico gesto della mano, quasi a voler cancellare quell’episodio, e in effetti non sarebbe stato male cancellare dalla memoria la faccia da bidone del ninja della zanna. Non aveva mai conosciuto nessuno di quella fazione se non Goemon stesso, ma per quanto reputasse bassi Itai e la Ranocchia, doveva ammettere che la missione in cui furono umiliati e battuti fu una vera e propria "mattanza" di accademici, se poteva non credere nel valore in battaglia di quella singola donna doveva sicuramente ammettere che la Zanna non era un villaggio da sottovalutare.
    Non poteva fare molto di più in quel frangente, e lievemente infastidito dal fallimento delle sue aspettative prese anche lui la via del ritorno nel fastidioso cunicolo di rovi.
    Giunto sulla spiaggia decise di non continuare lungo la costa per arrivare alla città, non sapeva se tutto il percorso godesse della stessa sicurezza della cala, e non voleva correre il rischio di farsi notare prima del tempo, per cui decise di tornare via mare, dopo aver cercato un bastone, in modo da aiutare la scialuppa nelle manovre più strette e diminuire il rischio di affondare.
    Al suo ritorno l’intero equipaggio mostrava qualche segno di tensione, anche se non troppo elevata visto che dopotutto il ninja era uno sconosciuto.

    Niente, avrei voluto stringere un accordo con quelli che si fingono pirati, in realtà sono dei benefattori se così si può dire, non tutto è perduto, ma per ora sicuramente dobbiamo, o meglio devo, mettere in pausa questa faccenda.
    Possiamo dirigerci al porto senza problemi.



    La città non distava troppo e il ninja si avvicinò al capitano per cercare di capire dove stava approdando. Fondamentalmente una cittadina portuale come tante altre, niente mura perché non occorre difendersi dagli attacchi se non attacchi nessuno, quartieri residenziali nati spontaneamente attorno ad un punto di scambio e lavoro, il cuore pulsante di tutto era il porto e ciò che stava nelle sue strette vicinanze: il mercato e il magazzino. Tutti luoghi che avevano perso la loro funzione originale, divenendo le residenze di chi un tempo vi lavorava.
    E il governatore? Lui stava nell’edificio più alto a quanto pareva, non sia mai potesse essere troppo vicino alla plebe.

    Cambia il paese, non cambia la storia.

    Riflettè tra se e se il Colosso.
    Sbarcò dalla nave senza notare nulla, qualsiasi cosa organizzassero la nascondevano bene, molto probabilmente l’unica cosa incontrollata che avevano era la spavalderia del governatore, aveva già sentito notizie riguardo l’arma posseduta dal governatore, ma probabilmente le sue sparute apparizioni erano da ricondursi al bieco esibizionismo di un grassoccio uomo con un evidente bisogno di potere.
    Un grassoccio uomo egoista e vanaglorioso. Probabilmente il governatore era quel genere di persona, sordo ai consigli dei più esperti ninja che sicuramente non gli avrebbero mai permesso di mostrare le sue carte. Si sarebbe dovuto ricordare di ciò.
    Tuttavia ora aveva da badare ad una situazione ben più delicata, aveva un demone da stuzzicare.


    C’era sempre silenzio dentro di lui, andare ad incontrare Il demone era un po’ come scendere una lunga scalinata scolpita nella nuda roccia per poi lentamente uscire, dall’oscurità di una grotta, in una landa sconfinata e desolata. Tutto era nero, il cielo soffocato da nubi gonfie di cenere, e non di fresca acqua, nera e ferita da crepe incandescenti era la terra, e vi fluiva un liquido rosso pallido che ribolliva placido.
    Il caldo scottava la pelle e bruciava le narici.

    Bel posticino.

    Neanche le mani del Colosso erano sufficienti a cingere del tutto quelle sbarre, la Bestia non potè che acquattarsi dietro di esso e soffiare dal naso una calda ventata, colma di impazienza, assetata. Non c’erano dubbi, se un tempo poteva esserci ordine in quel luogo ora il potere della volpe aveva incendiato, annerito e contaminato tutto, anche se forse una più realistica descrizione di ciò che aveva fatto sarebbe stata quella di aver donato a quel posto il necessario per evolversi e abituarsi alla sua presenza.
    Nero, imponente e massiccio era il cancello dietro al quale stava il Biju, fissato a grossi contrafforti connessi saldamente a delle mura così alte da perdersi tra le nubi venefiche, ma nonostante tutto pareva che non bastasse, grosse catene sostenevano la serratura tintinnando ad ogni pesante respiro della Bestia.

    Hai sentito? Pare qui ci sia qualcuno in grado di batterci, o che quantomeno, ha battuto qualcuno forte quanto te.

    Si sedette dinnanzi al cancello, in attesa di una risposta, in attesa della reazione a quelle parole che sapeva non sarebbero state del tutto gradite

     
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    [Cala di Rovi – Conclusione]

    Paura? Credo che tu non sappia nemmeno cosa sia. Parole pronunciate con quello che sembra quasi un sorriso, mentre prosegue senza neanche voltarsi. Karin si trattiene un poco di più, abbastanza per ricevere il “marchio” da parte del ninja della foglia, anche se non da segno di voler seguire il suo suggerimento. Non ci saranno mai troppe navi. Il mio...io sono con il mio Sensei. Ora e Sempre. Rinnovata la sua determinazione, la ragazza non si lascia irretire dalle parole del Colosso, voltandosi e raggiungendo il suo maestro nel folto dei rovi.

    [Ponte della Nave Kiriana - Di nuovo]

    Benefattori? Alcune navi sono cadute preda dei loro attacchi, non li definirei affatto benefattori. Replica seccamente il capitano, incrociando le braccia. Vero, molte portavano dei carichi preziosi o pericolosi che avrebbero meritato una scorta maggiore, ma resta il fatto che sono pirati comandati da ninja. L'Accademia dovrebbe fare qualcosa al riguardo E guarda Raizen con discreta insistenza, pur assecondando i suoi desideri e dirigendosi verso il porto. Una volta sbarcati, intendo comunque denunciare questa aggressione alle autorità portuali...eviterò di descrivere l'esatta dinamica della faccenda...capisco che sia bene evitare di attirare troppo l'attenzione.

    [Nel Profondo della Mente – La Volpe a Nove Code]

    Alle parole di Raizen risponde solo il silenzio, mentre il caldo asfissiante si fa ancora più intenso. E' solo dopo un interminabile minuto che qualcosa accade. Prima un rumore metallico, distante, come se una catena fosse stata scossa in lontananza; poi un sordo tremore che arriva dal suolo, trasmettendosi nelle ossa e nelle carni del Colosso, ed infine una folata di vento, o forse un respiro: caldo, pesante, umido, quasi insopportabile in quell'ambiente già surriscaldato. Solo a quel punto, nelle ombre dietro le sbarre, un occhio di dimensioni mostruose si apre per fissare il corpo della sua prigione.

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    Come osi parlarmi, io che ti sono superiore in tutto?

    Forte come me?




    Parole distanti, antiche, cariche di potere e scherno. E quell'occhio, che fissa Raizen come se potesse strappargli la pelle con un sol battito di ciglia, è colmo di un sentimento palpabile: odio. Odio per essere in trappola. Odio per essere impotente nonostante la forza quasi infinita. Odio per tutto, e forse anche per sé stessa: l'odio della Volpe a Nove Code è qualcosa di quasi palpabile. E' la sua stessa essenza.

    Io sono la volpe a nove code. Antica, potente oltre ogni immaginazione

    Tu, un mortale, osi anche solo paragonarmi a quell'insetto?

    So che di recente ha assunto l'identità di un qualche mammifero, ma resta un vile insetto, posto accanto a me.






    Altro sferragliare indica che la volpe si sta muovendo, e l'occhio si fa ancora più vicino, fino a che il muso feroce della creatura respira ad appena pochi metri di distanza dal suo carceriere, limitato dalle sbarre del sigillo

    Io sono la volpe a nove a code. Io non temo nessuno

    Certo, se parliamo del paragone tra voi forze portanti forse puoi avere ragione di temere la sconfitta. TU sei debole.




    Inchinati alla mia superiorità

    TU sei inutile.




    Odiami, mi darai forza

    IO sono la Volpe a Nove Code. Non c'è avversario che possa temere.




    Presto distrugger tutto ciò che sei, arrogante umano in cerca di potere!

    Sei tu quello che può essere battuto. Non esiste alcun “noi” da quando hai infranto il patto. Tienilo a mente...devo forse rammentarti la tua cattura da parte del Rospo? Cosa avresti fatto se non ci fossi stato io? COSA AVRESTI FATTO?







    Un ringhio sommesso fa tremare l'intera prigione, tanto che quasi c'è il timore che ceda! La volpe si è avvicinata talmente tanto alle sbarre che parte del suo muso sporge in mezzo al metallo (che poi, è metallo?)

    Io sono la volpe a nove code, e tu sei solo una debole gabbia.

    Se hai tanta paura di questa ninja dei Chikuma allora abbandonati al mio potere e stà certo che non resterà nulla né di lei né di questa stupida città in cui stiamo andando.




    CITAZIONE
    Suggerirei di mantenere la parte della volpe come giocata parallela, a parte, e nel mentre proseguire la vicenda sennò si va troppo per le lunghe.
     
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    A tu per tu con la bestia







    Il Colosso si impensierì alle parole del capitano, e lo vedeva abbastanza risoluto.



    Non la fermerò, ma di certo non le farò fare la mossa sbagliata.
    E denunciare quei pirati qui lo sarebbe. Lo faccia ai porti di kiri, in modo che sia l’accademia ad occuparsi della faccenda.
    Denunciarli qui servirebbe solo a scombussolare tutto, e sarebbe oltremodo inutile.




    I Demoni, quale che fosse il nome con cui li si chiamasse farlo voleva dire solamente una cosa: chiamare la forza della natura fatta materia.
    Una materia così densa e imponente che opprimeva anche solo nel suo stare, nel suo attendere, nel suo esistere. Ma ora quella forza era prigioniera: contenuta.

    Non proverò a parlare ad una bestia immortale di cosa sia la potenza, o di quanto possa essere elevata la mia come singolo essere umano.
    Però, ti renderò più chiaro un concetto.
    Qui dentro, in questo sigillo, non esiste un chiuso, non esiste un prigioniero, c’è solo una porta che divide due realtà, la tua e la mia, anche perché, parliamoci chiaro, quelle catene non ti tengono ancorata qui, ti tengono ancorata a ME al mio corpo.
    Ma torniamo al concetto di prigioniero.
    Qui non esiste, c’è solo un re.


    E nel dirlo indicò se stesso.

    E il suo indomabile purosangue da battaglia.

    Concluse indicando la Volpe.

    Quella che tu chiami gabbia non fa che stabilire chi dei due debba galoppare per l’altro.
    Il sigillo fatto dal vecchio era sufficiente a contenerti, di fatto però richiedeva un mio impegno costante, sigillo dell’anima ho voluto chiamarlo, un nome più poetico per non chiamarlo volontà.
    Dell’anima perché l’uomo che hai, o abbiamo ucciso ha dovuto sacrificare se stesso per imprimerlo, della volontà perché l’unico modo per farlo reggere era un continuo braccio di ferro tra la mia volontà.


    E qui si picchiettò la testa.

    E la tua.
    Quale sia stata la più forte è ormai evidente. Puoi agitarti quanto vuoi, ma il sigillo ci mette in un campo da gioco che non favorisce nessuno, è un cervello contro un cervello, niente chakra.
    La tua sfortuna è che i mortali hanno una volontà sconfinata quanto il tuo chakra, cosa che gli immortali, abituati ad aspettare che il tempo faccia il lavoro per loro iniziano a perdere. Quando è arrivato il sigillo di ferro invece non ha fatto che stabilizzare la situazione nel momento in cui questa girava a mio vantaggio.
    Comodo no?
    Qui è sorto il sigillo dell’anima di ferro, o della volontà di ferro se vuoi.


    Sapeva parlare il Colosso, spesso tendeva ad essere anche logorroico, ma per quanto la sua bocca potesse muoversi cercando di negare l’evidenza, cercando di mostrarsi a proprio agio, c’era una cosa che non poteva negare: l’imponenza di ciò che dall’altra parte lo osservava.
    Vedeva solo il brillante occhio rosso, eppure nel suo frusciante respiro poteva sentirne l’imponenza, solamente quel ritmico suono d’aria che andava a riempire d’aria i polmoni della Belva riusciva a farli immaginare cosa ci fosse oltre il cancello.

    Immaginiamo che tutta questa roba sia nella mia testa, tu immagini il cancello che va da un orecchio all’altro imprigionandoti nella parte cieca, mentre invece va dalla nuca alla fronte, lasciando ad entrambi la possibilità di vedere, ma, come ti ho detto, il controllo è di chi davvero lo vuole.

    Pronunciata l’ultima parola si lasciò sfuggire una risata.

    Hai mille anni o chissà quanti, eppure ancora riesci a piangerti addosso “oh, mi hanno rinchiusa, son prigioniera cling clang fanno le mie catene” senza renderti conto che ora sei prigioniera soltanto perché non riesci a pensare il contrario.
    Beh, più o meno.
    Ma diciamo che il primo passo per la tua libertà sarebbe pensarti libera.
    Magari un passo per volta.
    Il problema sai quale è?
    Una volta che ti sentirai libera dovrai combattere per esserlo realmente, ma dovrai combattere contro la mia volontà.
    Ma c’è un altro problema, un circolo vizioso temo, se ti sentirai libera avrai davvero la voglia, la VOLONTA di lottare per qualcosa che hai già?
    Questo sigillo, che ti piaccia o meno, è un labirinto fatto apposta per te.
    Non posso odiarti perché io ti ho scelto, io ho scelto di sfruttarti. Odiare te sarebbe come odiare una parte di me, una mia mano ad esempio, sarebbe stupido no?
    Adesso che abbiamo stabilito che la vera gabbia sei TU, possiamo passare a cose ben più importanti.
    ME.


    La parola venne scandita con enfasi, ma di fatto anche una leggera consapevolezza la permeava.
    La consapevolezza che non tutte le parole della volpe erano false.

    Tra i due sei tu la forza della natura ed io sono un re novellino che deve riuscire a starti in groppa.
    Sarai forte quanto vuoi, ma quando perdiamo, perdiamo assieme.
    Hai ragione nel dire che sono debole, ma questo è anche colpa tua.
    Insegnami, concedimi la forza, e non te ne pentirai.


    Comprendere cosa potesse avere quel demone nel profondo non era semplice, non era semplice scoprire quale sentimento covasse nel profondo, da cosa il suo odio derivasse, ma doveva capirlo, era una delle armi che aveva contro la volpe.




    Sapeva quando sarebbe stato fatto l’evento, ma non sapeva di preciso dove, non gli rimaneva che gironzolare qua e la in cerca di informazioni, ma sicuramente se quella kunoichi era così pericolosa come la descrivevano aveva sicuramente le orecchie alzate, e troppe domande sull’evento l’avrebbero insospettita, visto che era il governatore a prendervi parte sicuramente sarebbe stato aperto a pochi finanziatori.
    Non c’erano troppe soluzioni a quel problema, ma fortunatamente non c’erano neanche troppi centri turistici, al Colosso non rimase che una strada: travestirsi da scavezzacollo e diventare il servetto di qualche riccastro, e andare da un complesso turistico all’altro e cercare di prenotarlo interamente per una grande festa, quelli già occupati, e sperava che non fossero più di uno, sarebbero stati tenuti d’occhio come possibili mete per la festa del governatore e una volta accertato quale dei centri fosse avrebbe studiato un modo per intrufolarcisi.

     
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    [Nave Kiriana – Il Capitano]

    Vedrò di agire come riterrò opportuno, allora. In ogni caso voi siete solo di passaggio, eviterò di mettervi nei guai. Questo è il massimo che il capitano può concedere al duo di shinobi.

    [La Città Portuale – Informazioni Turistiche]

    Il piano di Raizen impiega l'intera giornata. Spacciandosi per un servitore di un ricco mercante, il cui nome era stato generosamente fornito dal capitano della nave, è sbarcato con il suo nuovo aspetto e si è subito diretto verso le zone più meridionali della costa, dove stanno i complessi turistici, al momento quasi deserti. I primi tre sono alberghi in stile occidentale, molto moderni, ma assolutamente disponibili ad ospitare un evento mondano. Poi è il momento degli alberghi più tradizionali, ma un pò per reticenza ed un pò per un congresso di rappresentati di elettrodomestici che creava qualche confusione, scoprire che in nessuno di essi era prevista alcuna cena di gala col governatore gli richiede più del previsto.

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    Intorno alle cinque del pomeriggio finalmente arriva qualche notizia incoraggiante: un albergo con tanto di terme dirimpetto al mare, chiamato Midori Kaigan (Costa Verde), rifiuta ogni prenotazione in quanto è prevista un'importante festa privata. La proprietaria è una donna parecchio anziana, dall'aria quasi rimbambita, ed al sentir parlare della prenotazione ecco che si lascia andare a qualche commento di troppo: Oh, non temo sia possibile, tesorino. La settimana prossima ci sarà una festa privata e l'intera struttura è prenotata. Sai, si tratta di pezzi grossi e dovremo fare molti preparativi, quindi non posso nemmeno dare la disponibilità per i giorni precedenti. Sospira, congiungendo le mani sul bancone della reception. Ci sarà tantissimo da lavorare...ho idea che debbano fare dei piani importanti per tutta la regione: ci saranno un sacco di personalità importanti, e quasi tutti vorranno usare le nostre terme.


    La struttura si dipana tutta su un solo piano, e sono identificabili quattro aree principali. L'edificio principale contiene la reception, il ristorante ed una stanza comune con un enorme fuoco centrale (al momento spento) intorno al quale verosimilmente si dispongono i tavoli per i buffet. Oltre questo sta un piccolo giardino all'aperto, molto usato per i ricevimenti, che si continua fino alla spiaggia con diversi sentieri. L'ala destra contiene le camere ed i bungalow, mentre l'ala sinistra è dedicata al bagno termale, con tre vasche calde, due tiepide e due fredde, più alcuni locali più piccoli dedicati a servizi meno tradizionali quali la sauna e la sala massaggi.

    Indagare più approfonditamente richiederebbe lunghi appostamenti per determinare il numero di lavoratori e gli orari tipici..e comunque non offrirebbe grandi informazioni, dato che il giorno della serata di gala tutto seguirà delle disposizioni fuori dall'ordinario.




    [Nel Profondo della Mente – La Volpe a Nove Code II]

    Quali sciocchezze va dicendo questo umano?

    Un Re...ed un Cavallo. E' questo che vedi?



    Le sue parole, sempre roboanti, cono in qualche modo stupite, come se nessuno le avesse mai proposto un simile paragone. Ma quel breve istante non è che la quiete prima della tempesta, poiché come presa da una furia indicibile la bestia si avventa contro le sbarre, artigliando e mordendo. Tutto è inutile, ma quello spettacolo non è dissimile dall'osservare la furia di un uragano a breve distanza: violento ed inarrestabile!

    L'insulto più grande, non riconoscermi per ciò che sono realmente!

    LURIDO MORTALE COME OSI PARAGONARMI AD UNA BESTIA ASSERVITA AGLI UMANI??




    Afferra le sbarre, alzandosi sulle zampe posteriori per fissare dall'alto dei suoi dieci e passa metri la minuscola, al paragone, figura del ninja di Konoha.

    Folle, ti proponi come mia guida e maestro quando non sai nemmeno vagire come il poppante che sei!

    LA TUA ARROGANZA NON CONOSCE LIMITI! SONO STATO UN'ARMA, SONO STATO UNA “BATTERIA”...MA MAI NESSUNO, NESSUNO AVEVA OSATO RIVOLGERSI A ME COME FOSSI UNA BESTIA DA SOMA!!





    Il ruggito della volpe lacera quasi i timpani, mentre la sua gabbia trema, trema terribilmente ad ogni assalto.

    Non sei come lui. Alcuni lo sono stati ma tu sei fra i peggiori! Forse è vero che il mio odio mi imprigiona tanto quanto il sigillo, ma non ho alcun motivo per smettere di odiare chi mi tratta come uno schiavo od un oggetto!

    NON CI SARA' MAI PACE PER TE, FINCHE' AVRAI VITA SENTIRAI SEMPRE LA MIA ESISTENZA COME UNA MINACCIA COSTANTE! SE TU SEI UN RE, IO SARO' IL FUOCO DELLA RIVOLUZIONE CHE TI ABBATTERA!





    E con quel grido finale, la Volte arretra di scatto, ritornando nelle ombre più fitte dove solo i suoi occhi rossi, pulsanti di potere, continuano a fissare Raizen. In attesa, paziente, di un momento di debolezza...
     
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    Infiltrazione

    e fiamme








    Il suo peregrinaggio per stabilimenti turistici non durò poco, ma fortunatamente non occorreva cambiarsi d’abito ogni volta, gli bastava giusto la tecnica della trasformazione per avere vita facile con i gestori degli stabilimenti. Pareva che la città ne avesse più di uno, ma soltanto uno parve rispondere ai gusti ricercati del governatore.

    Mi dispiace.

    Interloquì quello che appariva come un qualsiasi faccendiere di un ricco mercante.

    Posso solo immaginare quali grandi personalità saranno presenti a questo evento per rifiutare l’offerta del mio rispettabile signore, scusi la cortesia, le ho chiesto informazioni senza presentarmi, mi chiamo Mitsuo Araki.

    Volle provare a lanciare il sasso alla vecchina, che quando c’era da vantarsi, pareva sbottonarsi con estrema facilità, il nome gli sarebbe servito in caso non avesse ricevuto informazioni utili.

    Chissà quale raffinato ed elegante lusso pervade le sale di questo residence.
    Prendo molto seriamente gli impegni del mio signore, se possibile, vorrei visitare lo stabile, in modo da poterlo convincere a ritardare la festa di qualche giorno per poter sfruttare lo stesso palazzo del governatore!
    Sarebbe per lui motivo di grande vanto.


    In caso la vecchina non avesse fatto alcun nome, o nessuna visita guidata, Raizen avrebbe fato un inchino e dopo averla salutata educatamente avrebbe fatto un giro dell’edificio per verificare se fosse possibile introdursi senza problemi, avrebbe dovuto farlo subito, in modo da conoscere anche la distribuzione interna dello stesso, poiché durante l’evento sarebbe sicuramente stato impossibile, se non aveva a che fare con degli imbecilli quei ninja stessi erano impegnati a prevedere intrusioni come quelle che il Colosso voleva attuare, nel farlo prese le sembianze di un passante appena visto, in modo da non destare troppi sospetti.
    Trovata una finestra appena nascosta o aperta vi si sarebbe introdotto, preferendo lucernai sul tetto.
    Da li avrebbe cercato di esplorare quanto più l’edificio, ritrasformandosi nuovamente in modo da cambiare volto ed avere lo stesso completo del primo inserviente che gli fosse passato davanti.


    Una volta sfruttata l’infiltrazione avrebbe poi cercato il palazzo comunale, o qualsiasi cosa gli somigliasse, si sarebbe presentato come un maestro di murature, incaricato dalla proprietaria del Midori Kaigan di occuparsi di eventuali ampliamenti dell’edificio per il quale serviva la pianta dello stesso li depositata e sgombra da eventuali piccoli ritocchi avvenuti senza approvazione amministrativa.
    Non sapeva come funzionavano li queste cose, generalmente a Konoha sarebbe stato in grado di rintracciare la mappa di un edificio seppur lievemente diversa dalla quella reale, ma qui non era a Konoha e il sistema di leggi poteva anche non occuparsi di simili cose.
    Aveva una settimana di tempo per organizzare la sua infiltrazione e il suo programma prevedeva diversi elementi da spuntare:

    il nome di una personalità a cui sostituirsi
    la perfetta conoscenza dell’edificio da raggiungere mediante intrusioni e l’eventuale mappa
    la conoscenza specifica dei punti in cui avrebbe sostato il governatore: bagni, camerino, stanza, pulpito.

    In caso non avesse modo di sostituirsi ad una personalità importante avrebbe scelto di far scomparire uno degli inservienti, grazie al quale avrebbe avuto libero movimento dietro le quinte dell’evento.



    Venne spazzato più di una volta dalle violente folate che la volpe era in grado di creare solamente spostandosi e il suo urlo era in grado di strappargli i timpani se solo non si fosse rannicchiato parando le orecchie con l’intero gomito, eppure, da quella posizione indifesa e fetale il colosso rideva.
    Rideva, anche se dalla modularità e dal ritmo costante si poteva facilmente dedurre che non ridesse di spontanea volontà: scherniva la volpe.

    Quanti anni hai, Demone?
    Dieci?
    Ascolta attentamente le mie parole e non badare a quale animale ti paragono.
    Ti ho definito cavallo, e ho definito me re, e al contempo ho definito me cavallo e te re.
    E questo scatto d’ira non ha fatto nient’altro che darmi ragione.
    Ne io ne te siamo predisposti ad essere re o cavalli, ma tra noi due, al momento sono io il re, perché TU sei certa di essere un cavallo.


    Sedeva rilassato, a gambe flesse e divaricate, puntellandosi su di esse con i gomiti e gesticolando di quando in quando, per poi puntare con l’indice della destrorsa un punto indefinito tra gli occhi della volpe quando mise l’accento sulla parola “tu”.

    Tu mi hai trovato, o forse io son stato più sensibile al tuo richiamo e dopo di questo io ti ho accolto per un unico motivo: la leggenda che insegue il tuo nome ovunque venga pronunciato.
    È stato un circolo vizioso di casi casuali che ci hanno portato a tutto questo.
    C’è solo una cosa che non credevo avrei mai trovato: un cucciolo con la potenza di un esercito che sa solo lamentarsi delle sue sfortune.


    Tacque, guardandola sott’occhi.

    Io non sono il peggiore, posso assicurartelo, e posso continuare dicendoti cosa altro non sono:
    Non sono colui che si avvicinerà al tuo volto a chiederti ragione del tuo odio.
    Non sono colui che ti consolerà.
    Non so farlo.
    So fare solo una cosa: combattere.
    E da combattente l’unica cosa che so fare è battere su quelle sbarre, in un modo o nell’altro, cercando di farmi comprendere.


    Attese.

    Vogliamo battere come due scimmie su queste sbarre oppure vuoi comprendere che se sono qui a… parlamentare?
    È perché non voglio che tu sia una batteria, o un cavallo, ma un alleato.
    E il sigillo mi permetterebbe di farlo senza curarmene.


    Sospirò.

    Credo tu possa sapere della mia vita, condividiamo lo stesso inconscio e credo che da questo tu possa sapere la mia storia, potrai dedurne una cosa: non scelgo mai come alleati elementi che risulto inferiori.
    Anzi, spesso scelgo quelli che ritengo superiori, non voglio essere il tuo maestro, forse posso a malapena consigliarti di vedere la situazione da un altro punto di vista, ma non posso essere il maestro di un creatura millenaria, ne di vita ne di nessun'altra cosa.
    Ti chiedo nuovamente se vuoi insegnarmi ad essere forte oppure restare qui, nelle tue paure, nella tua paresi inconscia a morire di inedia.


    Fisso l’occhio di fiamme con un occhio identico, ma molto più piccolo.

    Siamo legati, non obbligarti a dimenticarlo, sarebbe un errore.

    Concluse abbassando la testa lievemente, come se annuisse.

     
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    [Il primo giorno]

    Araki, eh? Ricordo un giovanotto chiamato Araki che mi faceva una corte spietata...aah, se solo avessi ancora la metà del fascino che avevo da ragazza! La vecchia porta una mano a coprire le labbra, civettuola fino a grottesco, mentre quel briciolo di adulazione le scioglie la lingua senza ritegno. Oh Oh Oh Oh! Sono contenta che qualcuno ricordi le buone maniere..noi seguiamo la tradizione e questo è uno dei motivi per cui il governatore si è rivolto al Midori Kaigan!

    Si sposta da dietro il bancone della recepstion con un piccolo saltello (quasi certamente posava su uno sgabello o qualcosa per arrivare al pianale) e lo aggira per affiancarsi al suo interlocutore. Se Raizen avesse la sua normale taglia questa scena sarebbe decisamente comica, visto che la donna non gli arriverebbe nemmeno all'altezza dell'ombelico. Venga, venga, le mostrerò ogni anfratto di questo angolo di paradiso.

    Grazie alla guida della donna il Colosso riesce ad osservare con molta calma e dovizia di particolari la struttura. La spiaggia è quasi priva di punti di osservazione salvo una torretta per i bagnini (il luogo che più probabilmente verrà occupato da una sentinella durante l'evento) quindi costitusce un'opzione praticabile per arrivare alla festa senza farsi notale. Un cancello laterale ed un gruppetto di case costituiscono un secondo possibile ingresso, attraverso gli alloggi dei camerieri e del resto del personale che vivono direttamente nel complesso turistico (normalmente questo accade solo in alta stagione, ma almeno trenta persone stanno già abitando le casette simili a bungalow per i preparativi). Il tetto della struttura presenta numerose terrazze e quindi non sarebbe affatto facile passare inosservati arrivando dall'alto, anche utilizzando qualche finestra, visto che ci sono numerosi punti presidiabili da parte di eventuali sentinelle. A parte questi, non esistono molti punti deboli nella struttura, se si esclude la sua composizione (vedi post precedente) od eventuali piani più elaborati.

    [Il secondo giorno]

    Giunto nella sede amministrativa: quello stesso palazzo utilizzato dal governatore, Raizen scopre che servono almeno due giorni per avere la documentazione richiesta, e comunque non può prescindere dal presentare una richiestra scritta da parte della proprietaria (l'impiegato zelante gli fornisce gentilmente il modulo apposito). Se vuole affrettare la cosa, potrebbe parlare con la segretaria del governatore. Si sta occupando in prima persona di tutto ciò che riguarda il Midori Kaigan. Stia attento però, è anche la nuova fidanzata del governatore...molti dicono che questo grande evento sia in realtà la loro festa di fidanzamento ufficiale. Piccoli pettegolezzi di palazzo, ma potevano tornare utili.

    SE Raizen scegliesse di incontrare questa sedicente segretaria, si troverà ad aspettare cinque ore prima essere ammesso in un ufficio apparentemente umile. Una donna decisamente avvenente, con lunghi capelli rossi, siede dietro una scrivania ed indossa un abito raffinato di colore rosso, che mette in risalto le sue forme. Il suo sguardo è freddo e puntato addosso al “muratore” non appena questi fa il suo ingresso.

    Chi_xue



    Mi chiamo Hinagiku e sono la segretaria particolare del Governatore. Mi si dice che richiedete la mappa del Midori Kaigan per alcuni lavori...il che è curioso. Ho supervisionato la struttura personalmente e non ho riscontrato alcuna necessità di lavori. Incrocia le braccia, guardando il “Colosso” con aria estremamente professionale, anche se si legge una punta di sospetto nel suo tono. Dunque mi chiedo: forse il Midori Kaigan non ha le referenze che tanto millantava e mi ha in qualche modo ingannato durante il mio sopralluogo? O forse è successo qualcosa nel frattempo? In ogni caso, mi servirà il nome dell'azienda di cui fate parte. Non penso che un luogo tanto elegante come il Midori Kaigan si rivolga ad un qualche operaio conosciuto col passaparola, senza alcuna tracciabilità...

    SE cambia idea o procura in qualche modo il modulo compilato, una volta uscito dal palazzo Raizen dovrà decidersi come muoversi ed a chi rivolgersi per ottenere qualche informazione sul bersaglio che intende sostituire (sempre che ne trovi uno).


    [Nel Profondo della Mente – La Volpe a Nove Code II]

    Il tono di voce della volpe, ritirata nelle oscure profondità di quella cella immaginaria è assai diverso: più basso, calmo, senza quel roboante impeto di potere che sembrava nascondere mille altri pensieri al contempo. La volpe è solo un occhio rosso incastonato in qualche sagoma scura ed indistinguibile molto, molto lontana dal Colosso della Foglia. Parla. Parla pure piccolo mortale, perchè alla fine sarò io a ridere. Come sempre. Dici di avermi “accolto”? Sciocchezze, io ti ho sfruttato per uscire da quella ridicola gabbia sotterranea, ecco tutto, eri solo il più stupido del circondario, ma abbastanza forte da essermi utile. Il sigillo è stato un inconveniente, un ostacolo imprevisto, nulla di più.

    Combattere. Si può udire la bestia sbuffare, nonostante la distanza. Io sono infinitamente superiore a voi patetici mortali. “Combattere” è una parola con un significato completamente diverso per me e per te....e non pensare di poterti mai mettere sul mio stesso piano. Io non ho bisogno di te, se non come potrei avere bisogno di un alloggio temporaneo, mentre tu brami spasmodicamente il mio potere, anche abusando della parola “alleato”, lo ammetti tu stesso o no? Ridacchiò, ma fu come un tuono in lontananza

    Ma dici che vuoi imparare... C'è un lampo di crudele divertimento in quell'occhio che fino a poco prima aveva trasmesso solo odio e frustrazione. Molto bene allora. Dalle sbarre della prigione fuoriuscì, quasi come un caldo vapore, il chakra della volpe a nove code. Denso, incandescente e quasi palpabile, cominciò a vorticare ed aggregarsi fino a formare una sfera che fluttuava di fronte al Colosso. Questo chakra è per te. Se ne avrai bisogno durante la lotta potrai attingervi liberamente.
    [Con uno slot tecnica puoi attivare parzialmente la TS, ottenendo un Medio temporaneo alla tua riserva di chakra per quel turno, fino ad un totale di tre volte]

    Questo metterà il mio chakra in comunicazione col tuo per un breve tempo. Credo che, se davvero vuoi imparare a combattere al mio fianco...questo sia il minimo. Ridacchiava la volpe, prima di concludere quella conversazione. Come mai aveva cambiato atteggiamento? Che fosse l'ennesima trappola? Però in ogni caso quel chakra avrebbe fatto comodo, soprattutto visto che era concesso senza dover cedere alla furia della volpe.

    In ogni caso la volpe avrebbe smesso di prestare attenzione alle sue parole. Completamente.
     
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    La gita con la vecchina fu utile per quello che momentaneamente era Mezzo colosso, riuscì a visitare i principali luoghi della cerimonia ed anche buona parte dell’edificio riuscendo a trovare qualche punto debole, ma di fatto poteva muoversi con ulteriore sicurezza, avrebbe lasciato per ultima l’opzione dell’infiltrazione, prediligendo il travestimento in un nobile o in un fattorino.
    Ma per quel giorno si sarebbe dovuto accontentare, seppur travestito non voleva ronzare troppo intorno alla struttura, doveva sempre tenere a mente di avere come avversario qualcuno intelligente almeno quanto lui.


    Il mattino successivo si recò al porto, come aveva promesso a Karin, il loro aiuto gli serviva per preparare un diversivo, ed erano le uniche persone di cui poteva fidarsi poiché legati da un nemico in comune.
    Se la ragazza non si fosse fatta viva Raizen avrebbe evocato Kubomi.

    Hei! Soldo di cacio!

    RRRRRaaaizen-san!

    Strillacchiò il piccolo drago mentre si attorcigliava sul collo di Raizen nel suo tipico abbraccio.

    Mi serve il tuo aiuto, e scomodare gli altri per qualcosa che anche tu puoi fare mi sembra improduttivo, visto che anche tu devi fare esperienza.

    Gli fece l’occhiolino.

    Allora, devi fare una cosa semplice, se ti dai un occhio in giro noterai che questa è una citta portuale, voglio che ti rechi un po’ a largo sul mare e perlustri un po’ la zona, devi trovare un imbarcazione, si chiama “La Tonante”.

    Continuò descrivendo le vele e il corpo dell’imbarcazione.

    Una volta trovata ci lascerai cadere sopra questo bottiglietto, e non preoccuparti d’altro, se ti bersagliano con le frecce prima che ti avvicini lascia pure perdere, o magari guadagna quota e lascialo cadere da più in alto, insomma, non rischiare la vita. Una volta consegnato il messaggio torna pure al monte.

    Ricevuto!

    Annuì in tono marziale il piccolo drago mentre prendeva di mano a Raizen la bottiglia con dentro il messaggio su cui stavano impresse poche parole.

    “Solo un diversivo e perderanno parte del loro potere, Karin sa dove trovarmi”

    Giunto all’edificio amministrativo e trovato l’imbrattacarte necessario gli venne data una notizia non troppo buona, non aveva i documenti che gli erano stati richiesti, cosa un po’ strana per un professionista del mestiere dimenticare una cosa simile. Per cui, su due piedi inventò una scenetta che sperava l’avrebbe tirato fuori dai guai.

    Si, aspetti un attimo.

    Disse quando gli vennero chiesti i documenti ed iniziando a cercare tra le tasche di uno smanicato da lavoro.

    Accidenti, mi pareva di averlo messo in una di queste tasche ed invece devo averlo lasciato alla vecchina prima di venire qui.
    La ringrazio per il modulo, ma non serve, andrò a recuperare l’originale.


    Concluso nell’edificio degli imbrattacarte avrebbe iniziato a sorvegliare il Midori Kaigan dall’esterno e durante l’arco di mezza giornata l’avrebbe osservato da più angolazioni apparendo solo di sfuggita e con identità diverse, scomparendo tra le case del vicinato o trasformandosi non visto in un elemento d’arredo urbano. Doveva scoprire se era presente una guardia anche durante le normali ore di servizio, se così non fosse stato avrebbe cambiato posizione per stabilirsi in un punto favorevole all’osservazione degli alloggi del personale.
    Aveva ancora mezza giornata davanti per vedere se quella parte dell’hotel era sorvegliata da telecamere o personale addetto, se non avesse individuato nulla, una volta preso un identità casuale che indossasse la divisa da impiegato del Midori Kaigan si sarebbe intrufolato nello stabile dall’entrata laterale, per poi entrare senza troppi complimenti in uno degli appartamenti e li attendere il suo occupante.




    Il Konohaniano stette ad ascoltare la Volpe sorridendo alle sue parole.

    Vedi? Mi dai ragione.
    Ammetti di avermi sfruttato per uscire, quindi di fatto io ti ho liberato da quella prigione per quanto tu ti ostini a darmi del vile.


    Raizen. Una persona che non sapeva perdere.

    Certo che combattere ha significati diversi per me e te.
    Ma sei sicuro del risultato se combattessimo ad armi pari?
    Uno degli esseri umani più forti che combatte contro un demone è comunque una scommessa facile da vincere, ma cosa succederebbe se il demone si incarnasse in qualcosa che possa condividere il medesimo significato della parola combattere?


    Guardò la palla dinnanzi a se, in un misto di emozioni.

    Posso scegliere di fidarmi, o non fidarmi.
    Posso sempre scegliere di attingere dal sigillo, ma se occorre fare un primo passo… beh non sono certo il tipo a cui piace aspettare.
    Quando ne necessiterò utilizzerò questo tuo dono.


    Lentamente tutto si spense, Raizen riemerse dalla sua coscienza vedendo che il sigillo riluceva appena: qualcosa era filtrato, qualcosa era stato fatto filtrare, qualcosa aveva rispettato i parametri da lui imposti per poter filtrare.

     
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    [Secondo Giorno - Kubomi al Porto]

    Il drago vola spedito via dal porto. Abbastanza piccolo da passare inosservato, si spera, fino a quando non raggiunge la sua meta dopo circa due ore. Lascia cadere la bottiglietta e sta per andarsene quando percepisce come un senso di inquietudine profonda. E' come se avesse qualcuno appena dietro la nuca, a respirargli sul collo. Per qualche motivo non può fare a meno di voltarsi, solo per scorgere, molto in lontananza sotto di lui, due occhi azzurri accesi come braci, terribili ed affascinanti al contempo. Non prova paura, ma più una sorta di ansia remota unita ad una stranissima attrazione. [(Genjutsu) Fascino dell'Orrido - Efficacia 30]

    Se si avvicina, cedendo a quello strano effetto, si troverà prima ancora di accorgersene ad appena quindici metri dall'origine di quella sensazione: Goemon Isuka. E dunque porti messaggi....ma sei di colore bianco. Forse il verde ha stinto? Ti ha evocato Banryu, giusto? Cosa sta succedendo? Come ci hai trovato?

    Sensei...forse non è stato Banryu...il messaggio... Karin, poco distante, si sta avvicinando al messaggio appena recapitato, già tendendo una mano quando le parole imperiose dell'Isuka (che ancora fissa il drago, ammaliandolo) la fermano di botto Banryu è esperto di Fuuinjutsu. Non toccare quella bottiglia. Ma...potrebbe essere di quell'Accademico. L'uomo non distoglie lo sguardo dal drago, e si limita ad una fredda risposta. E con ciò? Sensei...io... Stava forse al drago trovare un modo per convincerli?


    [Secondo Giorno - Via dal comune.]

    Qualcuno lo segue, forse, o forse no. In ogni caso, mentre si allontana dal comune, Raizen non si cura di nascondere le sue tracce in qualche modo. I suoi sensi comunque non captano nulla, e anche quando dissolve/cambia la trasformazione o si ritira per la notte non accade niente di particolare.


    [Il terzo ed il quarto giorno]

    Durante la perlustrazione del terzo giorno non accade nulla di particolare. Nessuna risposta da Karin o dai pirati, ed anche la perlustrazione dell'hotel non da i risultati sperati: Raizen non riesce ad individuare nessuna telecamera nascosta, ed a parte i preparativi (che perlopiù consistono nel trasporto di materie prime, ingredienti ed affini) non nota alcuna attività di perlustrazione nè di vigilanza.

    Il quarto giorno invece porta due importanti novità. Quella mattina durante il sopralluogo al porto vede una figura ammantata che ha più o meno le stesse dimensioni di Karin. Avvicinandosi, lei si fa effettivamente riconoscere, inclusa la cicatrice del taglio. Il mio maestro vuole sapere cosa intendi fare di preciso. Vuole un piano, al più tardi entro domani. Invialo di nuovo col drago...io non posso restare qui, mi sto già esponendo troppo. I modi della ragazza sono sbrigativi, mentre si guarda intorno con estrema circospezione, al limite della paranoia, tanto che non si leva mai il cappuccio completamente, proprio per evitare di essere riconosciuta. Io ho già una barca pronta a portarmi via....devi dirmi altro? Non tornerò a terra se non per il piano, se il mio maestro lo approverà.


    Più tardi invece lo attende una sorpresa all'hotel. Circa un'ora dopo il suo arrivo, una strana figura con abiti scuri e un'aria marziale. Ferma davanti a lui sta la vecchina, e sembra decisamente ossequiosa. Si, certo. La si può sentire dire, avvicinandosi ad almeno una ventina di metri. Sono felice che siate qui per un sopralluogo e no, non ci sono lavori da effettuare...perchè me lo chiede? Il tono di voce dell'uomo è profondo e, nell'esporre, quasi noioso. Semplici pettegolezzi, immagino. Io sono la guardia del corpo del Governatore. Puoi chiamarmi Hayate, anziana. A-anziana? Io ho un nome, sono... Questo non è importante ora, anziana. Ma Lei rimane interdetta, ma lui comincia a camminare verso l'interno e non può che seguirlo. A-aspetti, io... Cominciamo pure il sopralluogo. Dice lui, sparendo alla vista. Seguirli all'interno, od interagire con lo strano uomo, richiederà un'accurata pianificazione...

    Goenitz-svc

     
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