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Naruto Legend Staff.
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"A sud-ovest delle Terre del Fuoco, affacciato sul mare del Paese del Vortice e facilmente raggiungibile dai quattro grandi Villaggi dell'alleanza Accademica, è stato da poco aperto un nuovissimo Acquapark che con le sue attrazioni e le iniziative coinvolgenti sembra essere destinato a conquistare i ricordi estivi dei propri visitatori...
... una nuova avventura ha inizio.". -
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Asgharel.
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SPOILER (clicca per visualizzare)Narrato°Pensato°
«Parlato»
"Parlato" (altri)
-Citazioni-
[Abilità/Potenziamenti/tecniche]~Un inaspettato invito~
Sole. Quello sembrava essere ora il peggiore dei suoi avversari, il più brutale degli assassini, lento silenzioso ed insesorabile. Quella era una calda giornata ed Atasuke ne stava soffrendo non poco. Non era mai stato troppo abituato al caldo ed alle temperature elevate che quel torrido sole estivo elargiva con tanta grazia sopra Konoha. Si poteva dire tranquillamente che in quella giornata a stento notava la differenza tra Konohagakure e Sunagakure che in effetti si riducevano forse a qualche pianta qua e la ed a qualche rara macchia di verde prato lungo i parchi e le mura su cui proseguiva con il suo pattugliamento.°Dannato caldo... Ci starebbe bene una bella pausa in piscina con una bibita ghiacciata... Devo seriamente pensare a farmene installare una a casa...°
Pensava tra se e se cercando di distrarsi un minimo dal lavoro in modo che il tempo potesse in qualche modo apparire più celere.
Si poteva quasi considerare divertente il tempismo con cui gli venne recapitato il messaggio da parte di Shizuka. Proprio mentre lui fantasticava ad una pausa in piscina sorseggindo dei drink gli evniva recapitato un invito per andare ad un nuovo acquapark aperto da poco lungo il confine con il paese del vortice.°Il Suiton Acquapark? Nome interessante... Anche se mi inquieta... Mah, sarà perchè odio i suiton... "Atasuke se non vieni irrompo in casa tua. Nuda." Sempre la solita... Sempre li a sparare assurde minacce senza motivo e senza uno scopo vero e proprio... Vabbè, tanto non ho motivo per non accettare ed in effetti mi fa solo piacere avere la possibilità di godermi un po di fresco...°
Senza un apparente motivo si voltò puntando il suo sguardo verso l'interno del villaggio, verso il quartiere Uchiha e poi si spostò verso quella che sapeva essere la residenza Kobayashi, come se in qualche modo potesse vedere shizuka.°A che ora è il ritrovo? ... Tra due giorni alle 7... Poco male dovrei giusto giusto finire il turno di guardia... L'unica grana è che dovrò prepararmi un cambio da portarmi dietro... poco male°
Poi con un sorriso riprese il suo lavoro per quel che restava del suo turno.[...]
~Due giorni dopo - Un inaspettato ingresso~
Il sole era già sorto da quasi un'ora e la luce rossa del mattino si stava lentamente mutando in una chiara luce mntre le ombre poco alla volta si ritiravano. Sotto alle mura non vi era nulla da segnalare ad eccezione delle due ragazze che lo attendevano al varco del villaggio per dirigersi all'acquaparco.
Atasuke stava terminando di comunicare il proprio rapporto ai colleghi facendo gli ultimi saluti di rito e cedendo quindi il posto ai colleghi del turno successivo. Nulla di complicato, tuttavia si trattava semplicemente delle normali procedure burocratiche che monotonamente si susseguivano ad ogni turno di servizio. Terminata la trafila e recuperato il suo cambio Shizuka e quella che pareva essere Ritsuko erano proprio al di sotto di lui dinnanzi alle immense pote in legno del villaggio."Finchè lo siete con me tutto bene, ma smettete di essere così tenera quando arrivano quei due relitti umani... Non si sa mai cosa potrebbero fare quelli lì..."
Ebbe un istinto ad intervenire nell'udire quelle parole da parte dell'Aoki, tuttavia si trattenne un istante, giusto quanto bastava per udire anche la risposta di Shizuka alle parole della sottoposta."Dubito che potranno fare chissà cosa! Sono persone adorabili, e tu lo sai!"
Non potè trattenere un sorriso nell'udire quelle parole, tuttavia non poteva neppure lasciare che la simpatica ritsuko potesse in qualche modo permettersi li passarla liscia dopo quella infamante affermazione, quindi decise di entrare in scena attirando l'attenzione di entrambe con voce tonante.«Lieto di vedervi mie signore... Shizuka... Suvvia, tranquillizzati, in fondo come hai detto si tratta solo di una normale gita tra persone normali, no?»
Sorrise prima di fare un passo nel vuoto lasciandosi così cadere dalle mura per atterrare proprio al fianco della Aoki con un breve tonfo ammorizzando l'impatto con le gambe mentre il nero mantello che si era gonfiato nella caduta lo andava nuovamente a ricoprire.«Ritsuko... Tu invece... saresti così cortese da spiegarmi che cosa mai potrebbe fare questo relitto umano?»
Aveva un tono quasi velenoso. Era una frecciata la sua, una frecciata volutamente insidiosa in modo che magari la giovne rossa potesse in qualche modo imparare qualcosa dall'accaduto e magari evitare di rifare queste spiacevoli esternazioni. Un sorrisetto malefico si era dipinto sul suo volto nel sussurrare quelle parole, un sorrisetto che venne cancellato pochi istanti dopo quando il suo sguardo si era nuovamente posato su Shizuka.«Comunque sia... Mi scuso per l'abbigliamento formale, ma come avete visto ho appena terminato il mio turno di lavoro, quindi non ho avuto il tempo materiale di tornare a casa e cambiarmi... ah... tra l'altro... Vero che non ti avevo ancora mostrato i miei nuovi abiti? In effetti è da qualche settimana che non ci vediamo... Ultimamente ho deciso di disfarmi della vecchia roba di mio padre e di farmi fare un po di abiti miei su misura... Che ne dici? Hanno lavorato bene al negozio della tua famiglia?»
Un discorso frivolo e fine a se stesso, senza ombra di dubbio, tuttavia non vi era tipologia di discorso più adatta per stemperare la tensione che si era creata tra di lui e Ritsuko, specie se si voleva far passare più tempo possibile nell'attesa dell'arrivo del quarto ed ultimo membro della comitiva.. -
Alastor.
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_Suiton Park_
CAPITOLO I
L u r e d I n t o a W e t A d v e n t u r e
♦
Erano ormai alcuni giorni che mi ero insediato nel nuovo appartamento.
Dopo il mio rientro alla Foglia oltre due settimane addietro, e la scoperta che la mia vecchia abitazione era andata distrutta durante un attacco terroristico, assieme ad una metà abbondante degli edifici del villaggio, ero stato costretto ad arrabattarmi alla meglio per avere, almeno per dormire la notte, un tetto sopra la testa.
Per fortuna la condizione di precarietà non era durata eccessivamente e avevo infine trovato un alloggio che facesse al caso mio. Ben progettato, decoroso e il cui affitto mensile non fosse troppo caro. Già, perché le mie finanze erano tutt'altro che fiorenti, e il fatto di essere stato lontano tre anni da Konoha e ovviamente anche dai compensi che ricevevano gli shinobi per il loro lavoro e dalle percentuali sulle missioni, non aveva affatto giovato. E anche da questo punto di vista la perdita della casa, che era di mia proprietà e che quindi non richiedeva ingenti spese, era stata una batosta piuttosto pesante per le mie tasche.
Alla fin fine, quanto mi restava era la somma in ryo che mi ero guadagnato svolgendo una lunga serie di lavori e lavoretti nelle varie tappe del mio lungo viaggio e che non avessi già utilizzato per la mia sussistenza nel corso dello stesso. Non era moltissimo, ma potevo camparci più che dignitosamente ancora per qualche mese, e per quando i fondi fossero cominciati a scarseggiare speravo di essere ormai stato reintegrato a tutti gli effetti come ninja del villaggio e quindi aver ripreso a percepire un "salario". Se così non fosse stato, avrei dovuto necessariamente trovare un lavoro per mantenermi, ipotesi che comunque stavo già considerando di mettere in pratica.
La casa era decisamente di dimensioni ridotte, almeno un terzo più piccola della sua predecessora, ma in effetti aveva tutto ciò che poteva occorrermi. Una cucina, una stanza da pranzo che fungeva anche da piccolo salotto, un bagno spazioso e dotato di antibagno, due camere da letto, una delle quali inutilizzata, e un miniripostiglio. Il tatami in terra ed un solido soffitto sopra la testa, in fin dei conti cos'altro serviva?
Lo spazio era poco, è vero, ma per me bastava, e per attività che ne richiedevano in maggior quantità avrei comunque favorito l'aria aperta. E poi così era più facile da pulire e tenere in ordine. Potevo arrangiarmi tranquillamente, dopotutto vivevo da solo e non ricevevo mai visite.
O meglio, non ne avevo mai ricevute in passato, per tutto il tempo in cui ero vissuto a Konoha, ma ultimamente la situazione era cambiata.
Vi era infatti un visitatore che assiduamente bussava alla mia porta. Si fa per dire.
Stavo lavando le poche stoviglie nel modesto lavello dopo la colazione. Portata a termine tale operazione, asciugai il tutto con un canovaccio pulito per poi riporre ogni cosa al suo posto nei rispettivi scomparti del mobile. Mi asciugai le mani col medesimo panno, poi presi un bicchiere di vetro e lo posi sotto al getto d'acqua fino a riempirlo, poi chiusi il rubinetto. Semplicissima acqua potabile, ma era piuttosto buona, e fresca.
Ne bevvi solo un piccolo sorso mentre mi dirigevo verso il balcone che affacciava sulla strada, riflettendo sugli impegni che mi attendevano in quella giornata.
« MAGATO!! »
Quella voce.
Mi fermai di colpo che ancora dovevo raggiungere l'agognata apertura, nel bel mezzo della stanza da pranzo che la precedeva.
Anche quella minima dose di liquido che avevo sorbito riuscì ad andarmi per traverso. Tossii forte, ripetutamente, mettendomi il palmo della mano libera davanti alla bocca e facendo attenzione che l'altra, per colpa degli spasmi, non rovesciasse il contenuto del bicchiere. Quando mi passò e gli occhi ormai quasi mi lacrimavano per lo sforzo, me la trovai davanti appollaiata sulla ringhiera del verone.
Shizuka Kobayashi, raggiante ed esaltata come non mai.
Perché quella donna continuava a piombarmi in casa così all'improvviso?
« MAGATO! PREPARATI... ANDIAMO ALL'ACQUAPARK! »
«Andiamo dove?» potei solo a replicare con un filo di voce, aggrottando la fronte e schiudendo le labbra, ancora scosso per la brusca irruzione.
Poi non riuscii a fare altro che osservarla mentre si avventava su di me con un balzo che di felino aveva in particolare l'efficacia e la rapida eleganza con cui il predatore piove addosso al suo futuro pasto, senza lasciargli scampo. Allo stesso modo non ero abbastanza veloce per evitare il placcaggio e forse, anche se lo fossi stato, non mi sarebbe ugualmente riuscito togliermi dalla traiettoria dell'impatto, essendo stato colto di sorpresa.
Fu così che, cedendo sotto l'impetuosa spinta della ragazza, fui facilmente atterrato. Il bicchiere volò via dalla mia mano cadendo un paio di metri dietro di me, fortunosamente intatto, ma non prima che tutta l'acqua al suo interno mi schizzasse sulla faccia.
Mi ritrovai disteso supino, spalle al tatami, Shizuka sopra di me.
Adagiata sul mio addome, le ginocchia poggiate ai lati del mio busto. Se ne stava lì tranquilla come niente fosse, come stesse sedendo su un comodo cuscino a casa sua.
Una tranquillità che non riuscivo a fare mia con altrettanta facilità.
«Ti sposti per favore?» dissi, con tono fin troppo paziente.
Puntai i gomiti a terra e contrassi i muscoli addominali per sollevare la schiena, nel tentativo di portarmi in una posizione vagamente seduta, ma subito mi accorsi che così facendo il mio viso sarebbe finito dritto nel petto della giovane.
Immediatamente mi lasciai cadere, nuovamente atterrato.
Espirai forte dal naso, portandomi le mani al viso bagnato poc'anzi, tergendolo energicamente. Difficile capire se fosse un modo per calmare i nervi oppure per nascondermi, chissà poi per quale ragione.
Dopodiché, allargai le braccia quasi in maniera sconsolata.
«Ti dispiace?» insistei, cercando con neanche troppa convinzione di scuotere lateralmente il bacino nel tentativo di disarcionarla.
Ma non servì a nulla, se non forse a rendermi ridicolo, in quanto la ragazza restò ben salda al suo posto e continuò imperterrita nel suo entusiastico annuncio. Desistei.
« HANNO APERTO UN ACQUAPARK NELLE TERRE DEL FUOCO! TI RENDI CONTO!? »
«E a noi cosa intere-» cominciai a replicare schietto, quando un pezzo di carta mi fu schiaffato sulla faccia senza troppe cerimonie.
Senza fare una piega, posi la mano destra sullo stesso afferrandolo e portandolo ad una distanza dal naso sufficiente a permettermi di decifrarlo.
Si trattava di un volantino pubblicitario che promuoveva l'apertura di un parco acquatico, con tanto di illustrazione ritraente lo stabilimento stesso e varie informazioni riguardanti gare, offerte e servizi vari.
« Non sono mai andata in un posto del genere! Mai in tutta la mia vita, eh! »
«Nemmeno io se è per questo, ma...» replicai senza staccare gli occhi dal foglietto, sul cui retro scoprii essere presente anche una mappa che mostrava la precisa ubicazione di Suiton Park, questo il nome dato al luogo di svago.
« Andiamoci insieme, ti va? »
Alzai lo sguardo dal pezzo di carta, che posai in terra accanto a me, e osservai la ragazza un po' stupito, quasi dubbioso, la fronte leggermente aggrottata.
« Dai, partiamo la mattina presto e torniamo in serata... prometto che sarò brava e non farò confusione »
Non potei fare a meno di alzare appena un sopracciglio mentre constatavo come la donna che avevo ritrovato dopo anni non avesse abbandonato del tutto alcuni lati più fanciulleschi del suo carattere che, a quanto sembrava, tornavano a riaffiorare in particolari circostanze.
Un fatto che stranamente non trovai fastidioso, anzi piuttosto buffo.
Mentre la vedevo passare da un atteggiamento implorante ad uno di orgoglioso sdegno, chiusi gli occhi sorridendo indulgente, il viso parzialmente coperto dal braccio che avevo alzato nel grattarmi la testa. Ma non risposi alla sua richiesta.
Sinceramente non mi allettava l'idea di percorrere un tragitto niente male, andata e ritorno, solo per trascorrere una mezza giornata scarsa in un parco di divertimenti. Sempre ammesso che ci si divertisse in un posto del genere, io non c'ero mai stato quindi non potevo dirlo. Però avevo più di un dubbio che ne valesse la pena.
« E poi comunque non posso lasciarti da solo, sono costretta a starti accanto praticamente sempre, lo sai no, l'Amministrazione, gli ordini... »
« Perciò mi duole, ma dove vado io vai anche tu, sono venuta personalmente a dirtelo »
Il trionfo nei suoi occhi era giustificato, e mi fece rammentare che fino a quando gli organi giudiziario e amministrativo non avessero fatto decadere i sospetti e le misure cautelari nei miei confronti, la mia libertà era strettamente vincolata alle decisioni di Shizuka.
Era vero che la ragazza non poteva costringermi a seguirla, questo no. Ma c'era un però.
« O con me all'acquapark... oppure in cella tutto il giorno, in mano alla Polizia degli Uchiha... e di turno, appositamente per te, temo che potrebbe esserci Yoshiaki »
« ...e non so quanto ti potrebbe piacere stare con lui »
« Tanto fumo e niente arrosto, riesco a zittirlo sempre in un attimo...ma tu avresti dei problemi mi sa, sai è testardo come un mulo... »
In pratica mi aveva in pugno. E lo sapeva.
Già la prospettiva di trascorrere una giornata chiuso in carcere sotto gli sguardi truci e sprezzanti degli agenti Uchiha era deprimente, se poi era vero che Yoshiaki avrebbe avuto il turno di guardia quel giorno la cosa poteva tranquillamente assumere tinte nefaste.
Quel tizio mi odiava. Non chiedetemi perché, ma mi detestava. Sul serio. Avevo la netta impressione che mi avrebbe fatto sparire dalla circolazione senza troppi complimenti, se solo dopo non avesse dovuto renderne conto ai propri superiori.
Eppure io non gli avevo fatto niente di male, e stentavo a credere che costui potesse provare un simile astio verso tutti coloro che avevano avuto problemi con la giustizia.
«Poi mi aiuterai a capire perché Yoshiaki Uchiha mi vuole morto, quando ne hai voglia» dissi infine, con un tono rassegnato che fu seguito da un lungo sospiro.
« Penso che indossare un costume da bagno... »
« ...sia un buon compromesso: Mi fai felice e ti diverti »
Caspita se ci sapeva fare. Non che mi facessi abbindolare tanto facilmente dalle sue doti da imbonitrice, ma bisognava darle atto che quando si metteva una cosa in testa non mollava fino a quando non la otteneva.
Riusciva ad essere molto persuasiva quando ci si metteva, ma al di là di tutto ciò vi erano dei fattori inoppugnabili che giocavano a mio sfavore. L'unico modo per evitare quella gita fuori villaggio sarebbe stato convincere Shizuka a non andare, ma era chiaro ormai da tempo nella mia mente che distogliere quella donna da un suo fermo proposito era qualcosa di inumanamente arduo, e io non avevo neanche quella gran voglia di stare a scervellarmi nel trovare una maniera per riuscirci.
Sapevo bene dove stavamo andando a parare. Alla fine avrei ceduto, era fin troppo chiaro.
E se devo essere completamente onesto, la vedevo così eccitata ed entusiasta alla sola idea di visitare quel luogo, che, per quanto non mi importasse minimamente di andarci in prima persona, la possibilità di farla contenta senza peraltro dovermi sottoporre a chissà quale tortura fisica o psicologica, mi convinse ad accettare l'invito.
Avrei anche potuto fermarla subito, ma ormai era un fiume in piene e tra l'altro ero anche piuttosto curioso di sentire cos'altro avrebbe usato pur di persuadermi.
« Sarebbe una splendida occasione per trascorrere del tempo anche con Atasuke e Ritsuko! Più siamo meglio è, ti pare? E poi ho già spedito le lettere di invito »
A quanto sembrava in un modo o nell'altro la giovane avrebbe comunque trovato qualcuno che l'accompagnasse dove desiderava, ma allora, che bisogno c'era di assediare me in quel modo?
Incrociai le braccia sul petto guardando la giovane vagamente accigliato.
«Se hai già predisposto ogni cosa, è inutile farmene cenno.»
La cosa mi infastidiva, un po'. Avevo sempre ritenuto quel vecchio adagio, "Più siamo meglio è", una grande stupidaggine. Se era indubbiamente vero che non amavo i luoghi affollati e che non apprezzavo le comitive troppo nutrite, era altrettanto sicuro che non contava la quantità, ma la qualità della compagnia. E per quanto personalmente non avessi nulla di particolare contro quelle due persone, anche perché non le conoscevo quasi per niente, non sapevo quanto avrebbe potuto essere piacevole la loro presenza in una occasione prettamente non ufficiale o lavorativa.
Sul guardiano Uchiha ero relativamente tranquillo. Non mi dava l'idea di un individuo che creava problemi, inoltre non pareva essermi manifestamente avverso, a differenza del suo consanguineo citato in precedenza. Al massimo gli ero indifferente.
Con l'Aoki la questione era diversa. Dopo quanto accaduto con i membri del Concilio di Konoha, al mio ritorno, l'ostilità e il disprezzo che sembrava nutrire nei miei confronti non erano certo stati difficili da notare.
« Ritsuko, a cui sei piaciuto tantissimo... »
«Quanto un morbo letale, più o meno» interloquii con tono piatto.
« … si occuperà di tutto, sia del cibo che delle bevande, tu dovrai solo portare il costume e stare con noi a divertirti »
Era senz'altro rassicurante sapere che avrei dovuto ingerire pietanze preparate da una donna che piuttosto che intrattenersi con il sottoscritto avrebbe di gran lunga preferito, con mia buona pace, presenziare alle mie esequie.
Sciolsi le braccia dalla loro postura e le portai all'indietro sopra la mia testa, con la mano sinistra che stringeva il polso destro, mentre continuavo a squadrare la kunoichi che ancora sostava sopra di me, assorto.
Fu probabilmente a causa di questo mio tergiversare che ella, forse stufa di contrattare, passò alle maniere più spicce.
« Non provare a inventarti chissà quale scusa, proprio perché temevo che lo facessi sono venuta! Non hai motivi per non venire, tutt'al più perché se dovessi rifiutarti mi metterò a piangere talmente tanto che nemmeno tutte le caramelle del mio negozio di dolciumi preferito potrebbero placarmi »
« Ti molesterò ogni giorno, e questo prevede che dormirò nel tuo letto, mangerò dal tuo piatto, ti entrerò nella doccia e ti palperò anche il sedere, ecco »
Ancora disteso sul pavimento, portai brevemente e in maniera eloquente gli occhi al cielo, poi li chiusi mentre la mia testa cedeva lateralmente, quasi stesse mimando una perdita di coscienza.
Senza riaprire le palpebre, replicai serio.
«Sono le minacce più sceme che abbia mai sentito.»
Però mi portai una mano sul viso, coprendolo orizzontalmente nel suo mezzo. Un semplice gesto che denotava disapprovazione, all'apparenza, ma in effetti era atto a nascondere un sorriso che mio malgrado mi si allargò sulla faccia. E forse, ma dico forse, anche una punta di imbarazzo.
« Sei disposto a soffrire tutto questo? »
Non mi mossi, non risposi.
« Immagino di no, perciò ecco qui l'invito che ho spedito agli altri, il biglietto d'entrata all'acquapark e il permesso di uscita dal Villaggio (per una presunta visita in un luogo atto alla tua riabilitazione psico-emotiva) dell'Amministrazione e della Polizia con clausola super speciale sulla mia esecuzione in caso tu tenti la fuga... perciò stammi ben appiccicato, eh! »
Alla parola "esecuzione" riaprii gli occhi e mi tolsi la mano dal viso, aggrottai la fronte.
«Stai scherzando, spero» intervenni, ignorando invito e biglietto e mettendo invece le mani sul permesso rilasciato dalla Foglia, per poi dargli una rapida letta.
No, non stava scherzando. Era stata davvero addotta quella stramba giustificazione della terapia psichiatrica per legittimare la mia trasferta.
La cosa mi dava da pensare, dal momento che con noi sarebbe probabilmente venuto anche un guardiano delle Mura, quindi un pubblico ufficiale a tutti gli effetti, e per di più Uchiha, proprio come i membri del Corpo di Polizia. La ragazza era dunque sicura di poter contare sulla sua complicità?
Ma cosa più importante, la clausula di cui aveva parlato era riportata sul serio. Ero basito.
Non che avessi intenzione di scappare, quindi il problema non si poneva, però mi sembrava un tantino eccessiva come condizione, e soprattutto non smettevo di stupirmi di come quella donna continuasse a sottoporsi a simili condizionamenti in virtù di una ingiustificata fiducia nei miei confronti.
Misi giù le carte e guardai intensamente la ragazza. Il suo viso era illuminato da una felicità talmente pura e spensierata che per un attimo mi sentii smarrito.
Non riuscivo a capirne l'origine. Possibile che nascesse dal semplice pensiero di poter recarsi in un banale acquapark? Non riuscivo a crederci.
No, la ragione di tanta gioia non poteva essere così sciocca e frivola. Doveva trattarsi di qualcos'altro.
«Shizuka...» esordii, mentre tentavo ancora una volta, ma con maggior decisione, di portare quantomeno il busto in posizione eretta, ma le mie parole furono subito troncate da un repentino e fugace abbraccio della giovane. Non ebbi modo di reagire poiché lei subito mi lasciò andare e, dopo un ennesimo sorriso ed un cenno di commiato, scappò via da dove era entrata.
«Ehi, un mome-» le urlai dietro, alzandomi di scatto e seguendola fino alla balconata, ma quando mi affacciai all'aperto ormai era scomparsa dalla mia vista.
Sbuffando lievemente, rientrai in casa, sconfitto. Neanche il tempo di darle una risposta riguardo il suo invito mi aveva concesso.
Incrociai le braccia, pensieroso. Poi raccattai la serie di scartoffie che mi aveva lasciato la kunoichi e raccolsi anche il bicchiere, poggiandolo sul ripiano della cucina. Caddi a sedere a terra, a gambe incrociate, ancora con le carte tra le mani.
Lessi la lettera d'invito, quella che era stata inviata anche ai due altri potenziali partecipanti alla gita. Mentre leggevo la mia bocca si schiudeva progressivamente. Quando terminai, girai il foglio sull'altra facciata, che però era pulita, quindi rilessi ancora una volta. Quando terminai, scossi piano la testa, poi abbozzai un sorriso. Ripiegai accuratamente il foglio e, alzandomi, lo riposi insieme agli altri in un cassetto della camera da letto.
Quando ne uscii ero pensoso, quasi incupito.
Percorsi rapidamente la sala e saltai sicuro giù dal balcone.
Una volta in strada, percorsi quattro isolati fino a raggiungere la mia destinazione. Un negozio.
Presi un bel respiro, ed entrai. Davanti a me, un vasto assortimento di intimo, biancheria e costumi da bagno.DUE GIORNI DOPO
Erano quasi le sette, ma ero già in strada. Sarei arrivato in tempo, tutto sommato, o al massimo avrei fatto ritardo di cinque minuti, ma non di più.
Avanzavo a grandi passi sulla strada principale della Foglia, e l'imponente portone già si stagliava davanti a me.
Le strade erano tranquille, serene, il silenzio disturbato solo dai più mattinieri che alle prime luci già si rimboccavano le maniche per affrontare una dura giornata di lavoro. Un'incombenza che a me, almeno per quel dì, non toccava, e la cosa tutto sommato non mi fece sentire troppo colpevole.
Quando fui abbastanza vicino alle mura, riuscii a distinguere le tre sagome che evidentemente appartenevano ai miei tre accompagnatori. A quanto pareva nessuno si era tirato indietro.
Avvicinandomi ulteriormente riuscii a distinguere le singole figure, e notai come Atasuke stesse conversando con le ragazze, prima con Ritsuko e poi con Shizuka. Ma ero ancora troppo lontano per poter anche solo sperare di udire le parole che si scambiarono.
Quando fui ormai prossimo alla loro posizione, qualcuno parve accorgersi del mio arrivo.
Quel giorno indossavo un completo jinbei blu di cotone, leggero e comodo. Il pezzo di sopra allacciato saldamente alla vita, le maniche corte non raggiungevano i gomiti. Il pantalone, corto anch'esso, arrivava all'altezza delle ginocchia. Ai piedi dei comuni sandali. La folta chioma corvina lasciata in liberà.
«Scusate se vi ho fatto attendere» esordii quando li ebbi praticamente raggiunti.
Squadrai da capo a piedi Shizuka, la quale indossava abiti piuttosto insoliti per le sue abitudini, almeno da quanto avevo potuto osservare da quando ero tornato.
Tuttavia, le donavano parecchio.
«Buongiorno, Shizuka» le sorrisi.
«Ritsuko. Atasuke.» Mi rivolsi poi agli altri due astanti, accompagnando i loro nomi con un leggero inchino della testa rivolto alle rispettive persone.
A quanto pare, eravamo pronti a partire.
Ora era tutta in salita.. -
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C'è una regola fondamentale che dovrebbe far arte dell'educazione di ogni ninja: qualunque cosa accada, non credere MAI a Febh Yakushi. Memorie di Tonou Urashima, impiegato dell'Amministrazione di Oto
Assurdo! DUE asterischi con scritto "offerta valida fino ad esaurimento scorte"...ma NESSUN asterico nella mappa nè dietro il volantino! Questo è PRIVO DI SENSO!!! A far quel baccano era un tizio coi capelli neri, sui venticinque anni, con gli occhiali da sole, un paio di bermuda nero e viola e un'orrida camicia hawaiiana. Non si poteva evitare di notare i due tatuaggi sul dorso della mano, parechio stilizzati, ma che fondamentalmente ritraevano una lucertola fatta di fuoco e una lucertola fatta di elettricità. A parte il sembrare un turista della peggior specie, il suddetto tizio stava parlando a voce parecchio alta mentre sventolava per aria uno dei volantini del Suiton Park, piegandolo e guardandolo in controluce in continuazione, come se cercasse inutilmente un qualche trucco o messaggio nascosto. Andiamo! Non può esserci un'offerta limitata SENZA che ti dicano che offerta è! E' controproducente!!! Voi che ne pensate?
I compagni di viaggio del chiassoso shinobi non erano attratti dal volantino quanto lui...specialmente quello lungo mezzo metro, quadrupede e squamoso. La lucertola Ssalar stava sdraiata a pancia all'aria su una roccia arroventata e sembrava del tutto intenzionata a non spostarsi nemmeno sotto minaccia armata. Ma sSsai quanto poco me ne frega...portami una granita, và! Non sono un cameriere e qui abbiamo un mistero da risolvere! Replicò spazientito il suo evocatore, che altri non era che Febh Yakushi. Qualunque regisSstrazione di due minuti a Palazzo YakusSshi proverebbe il contrario... Fu la risposta lapidaria.
L'altro compagno di viaggio era umano, ma non sembrava esattamente felice di essere al parco acquatico. Forse, ma giusto forse la cosa potrebbe essere dovuta al fatto che era stato leggermente ingannato. Nello specifico, pochi giorni prima Febh Yakushi gli aveva detto di aver trovato una seconda officina di un noto fabbro ben conosciuto per entrambi e che aveva conoscenze che potevano tornare parecchio utili al grosso ninja di Konoha che era stato reclutato...Piccolo Flashback
Pare che l'ingresso sia in un posto dove hanno da poco costruito un parco acquatico.
No, no, sono più che certo della mia fonte
Si, vedi, lui non lo usa più, ma so anche che non lo ha sgomberato quindi potrebbe esserci ancora qualcosa di utile, no?
L'unico problema è che dovremo andare come visitatori del parco o potremmo dare troppo nell'occhio.
Cosa ne viene per me? Non temere, ho i miei motivi ma nulla che ti riguardi direttamente...
Appena arrivati al parco acquatico (ossia circa dieci minuti prima) però aveva confessato di aver perso il foglietto su cui erano scritte le indicazioni...un vero peccato, no?
Ovviamente il fatto che Ogen gli avesse proibito di andare al parco acquatico senza qualcuno che lo accompagnasse era solo un dettaglio trascurabile e del tutto slegato dalla vicenda.. -
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Lettere inaspettate
Quando un piccolo rapace gli pichiettò su uno dei vetri opachi e sporchi dietro ai quali ultimamente si trovava a dormire da un po’ di tempo a questa parte era ancora intontito dal sonno.
Sei proprio un lordo, il “jinchuriki” della foglia, il demone barbone.
Uno sbuffo animò con un denso calore il suo sistema circolatorio di chakra, un calore quasi piacevole che lo destò rapidamente dal sonno.
Lorda sarà tua madre.
Spero ti piaccia come nomignolo, potrebbero appioppartelo.
Rispose con la voce sferzante, non aveva da troppo tempo la volpe sigillata dentro di se, tuttavia essendo abituato al singolar tenzone armato di nulla oltre che le parole, si abituò rapidamente a rispondere a quella voce interiore a suon di scottanti pensieri, non sapeva se la volpe potesse percepire anche quanto al Colosso faceva piacere essere così sfrontato, ma era certo che sarebbe stato un fastidio non da poco sommare a quell’insolenza anche quella soddisfazione così… abbondante.
Quando si avvicinò alla finestra era pronto a staccare dalla zampa del volatile un qualche messaggio accademico, invece pareva che quella lettera arrivasse da Febh.
Gli è andato di volta il cervello.
Disse vedendo prima il mandante che il resto della lettera, Febh e lui erano si allievo e sensei, ma ben lungi da reputare il loro rapporto minimamente tollerabile, qualche simpatico accademico diceva che neanche il secondo Hokage era in grado di produrre fulmini forti quanto le scariche che provocavano i due scambiandosi occhiate torve.
Ah, quello sciroccato, io toglierei anche il tono di dubbio, ma l’avrei fatto da un pezzo.
Una cosa la volpe l’aveva accettata in effetti, la sua prigionia, o meglio, aveva accettato di vivversi un po’ la vita di Raizen per non stare semplicemente a passare l’eternità a crogiolarsi nelle tenebre.
Il Colosso lesse la lettera più di una volta.
Mi chiedo perché io l’abbia letta la seconda volta.
Disse mentre la accartocciava, era sicuro che a Febh mancasse qualche rotella, o che quantomeno più di una girasse dal verso sbagliato, ma spesso quella loro confusione poteva nascondere dei disegni abbastanza utili, e visto che lui non aveva nulla di utile da fare decise di preparare qualcosa per il viaggio e incamminarsi, non conosceva il parco acquatico ma se era nuovo in giro per il villaggio avrebbe sicuramente trovato qualche manifesto.
Trovò la sua “mappa” mentre faceva colazione, qualcosa di leggero: una ciotola di ramen.
Amava quella brodaglia sin dalle prime ore del mattino, anche se magari non era del tutto consona a quell’orario, ma dopotutto si era ritrovato a mangiare di peggio per colazione per cui non venne neanche sfiorato dalle occhiate stranite degli operai che prenotavano il loro pasto per l’ora di pranzo.
[color=grayUn parco acquatico, e con offerte speciali.[/color]
Qualcosa formicolò nel suo cervello, nel suo profondo, mentre vedeva quegli asterischi, uno di quegli istinti bestiali che l’evoluzione umana metteva a tacere con così tanta efficienza.
In tarda mattinata era ancora immerso nella foresta quando una grossa lucertola, piovendo da chissà dove, lo aveva intorpidito a sufficienza da venir legato come un salame.
Conosceva quelle lucertole.
FEBH! Kappa ritardato figlio di un cetriolo, slegami!
Niente da fare, inutile quella frase come le successiva, venne impacchettato e portato chissà dove mentre l’otese diceva di aver perso le indicazioni per la forgia di Meku.
Ti converrà aver stretto bene i nodi.
Ringhiò mentre gli veniva data la notizia.
Dopo poco stavano comunque passando sotto un grande arco che riportava un nome, sufficientemente grande da venir letto anche dallo spiraglio lasciato dalla benda: “suiton park”
Mapportc….
Glielo rado al suolo sto acquario per bipedi.
Venne sbendato solo una volta dentro il parco, qualcuno di esperto avrebbe potuto dire che mai al Colosso era stata inferta tortura peggiore a giudicare dalla sua faccia.
Bambini. Ovunque. Non troppi in realtà, ma per il Colosso da uno in su erano già troppi.
Bambini curiosi, bambini sempre con le mani tese in cerca di afferrare, di curiosare, di frugare… lui. Un gigante decisamente fuori dalla norma con una lunga chioma di capelli chiari quanto il sole e gli occhi roventi e ferini, che sembrava saltato fuori da una di quelle vecchie leggende che si raccontano nelle giornate d’inverno, al crepuscolo mentre si sta raccolti attorno al fuoco.
Un gigante, ora incatenato con dei bambini ansiosi di vedere se quella leggenda si fosse davvero realizzata davanti ai loro occhi.
Quella mitomania lo portò presto ad accorgersi che le sue gambe non erano legate.
Febh, ti prego, mettimi in piedi, solo per darmela a gambe, se uno solo di quei bambini mi sfiora è la fine, faccio una carneficina e sto parco avrà ben presto un nome ben più tetro a renderlo famoso.
Qualcosa, dentro di lui rideva, di gusto.. -
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