[Evento Free GdR] Suiton Park

Aperto a tutti i giocatori. Chiude a Settembre.

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  1. Naruto Legend Staff
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    "A sud-ovest delle Terre del Fuoco, affacciato sul mare del Paese del Vortice e facilmente raggiungibile dai quattro grandi Villaggi dell'alleanza Accademica, è stato da poco aperto un nuovissimo Acquapark che con le sue attrazioni e le iniziative coinvolgenti sembra essere destinato a conquistare i ricordi estivi dei propri visitatori...
    ... una nuova avventura ha inizio."

     
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    Shizuka Kobayashi's new adventure




    divisore





    Shizuka Kobayashi era l'erede del più potente Clan mercantile delle Terre del Fuoco, un ruolo che portava a testa alta da molti anni, con grazia e nobiltà.
    Principessa di una dinastia tanto potente, la giovane fanciullina era stata cresciuta tra kimono tradizionali a dieci strati di puro broccato di seta e fermagli per capelli di oro zecchino, vedendosi per contro proibire tanti di quei divertimenti che per i suoi coetanei rappresentavano la normalità dello scorrere delle stagioni...
    … uno di questi era la famigerata piscina, un luogo demoniaco in cui le era stato assicurato che le persone si aggirassero impudicamente mezze nude (follia, il codice comportamentale di una buona principessa prevedeva il mostrare la carnagione solo del collo e degli esili polsi!), si accalcassero tutti nelle stesse vasche condividendo la medesima acqua e spesso si toccassero gli uni con gli altri.
    Insomma, era indubbio che dopo un'esperienza come quella se non fosse stato necessario un esorcismo per espiare i propri peccati morali, sicuramente si era destinati ad andare incontro alla perdita della purezza del proprio animo, ragion per cui la bella Principessa dei Kobayashi non aveva mai avuto la possibilità di frequentare quell'ambiente, che le era stato proibito in modo totale dal suo più che geloso padre.
    […] Questo succedeva cinque anni fa, quando ella ancora era una bambina alta un metro e uno shuriken, con la voce a fischietto e il viso tondo della tarda infanzia.
    Insomma, veramente molto tempo prima.

    « MAGATO!! »



    Sicuramente ci sarebbe stato qualcuno, nella florida Konohagakure, che si sarebbe domandato se Shizuka Kobayashi conoscesse o meno l'uso delle porte d'entrata e delle strade pubbliche, visto e considerato che, al pari di un gatto randagio, ella denotava la preoccupante abitudine, ormai consolidata negli anni, di correre sui tetti delle case del proprio villaggio ed entrare dalle finestre delle abitazioni, senza bussare né annunciarsi. Una pessima abitudine quella -ereditata a quanto si diceva dal suo maestro, tale Raizen Ikigami, il Colosso della Foglia che poco aveva a che spartire con buona educazione e umiltà- che più di una volta l'aveva messa al centro di situazioni anche piuttosto imbarazzanti...
    … ma ahimé, su questo il povero Magato Kanzaki non poteva farci poi molto, poiché da quando era tornato alla Foglia aveva cominciato a trascorrere più tempo con la graziosa Principessa dei Kobayashi di quanto ella stessa ne passasse con la propria famiglia. Per la verità circolava voce che la ragazza si fermasse spesso e volentieri a casa dello Shinobi, e che fino a notte fonda si sentissero risate entusiaste o minacce tra le peggiori mai udite... circostanze che non favorivano certo i pettegolezzi migliori.
    « MAGATO! » Strillò nuovamente Shizuka, che era saltata sul cornicione di una delle finestre dell'appartamento del ragazzo dal tetto del negozio sottostante a questo « PREPARATI... ANDIAMO ALL'ACQUAPARK! » Annunciò la kunoichi, in quello che per la verità sembrava più un ordine che un invito, mentre con una mossa molto più che rapida spiccava un salto per cercare di gettarsi addosso all'interlocutore, che se non fosse riuscito a schivarla si sarebbe ritrovato gettato violentemente a terra, con le spalle inchiodate al pavimento e la compagna a cavalcioni del suo povero addome.
    Un'altra delle sue pessime abitudini, a quanto sembrava...
    « HANNO APERTO UN ACQUAPARK NELLE TERRE DEL FUOCO! TI RENDI CONTO!? » Urlò felicissima la ragazza, estraendo improvvisamente dalla sua saccoccia ninja un volantino tutto stropicciato che spiaccicò senza ritegno sul viso dell'amico, quasi sperasse che così facendo lui venisse pervaso dalla stessa gioia incontenibile che sembrava provare lei « Non sono mai andata in un posto del genere! Mai in tutta la mia vita, eh! » Esclamò tutta contata la fanciulla, dopo qualche attimo in cui si limitò a fissare l'interlocutore, aspettando che lui terminasse di decifrare il foglietto che gli era stato goffamente mostrato « Andiamoci insieme, ti va? » Domandò ancora, e adesso, quasi irrazionalmente, sembrava piuttosto ansiosa « Dai, partiamo la mattina presto e torniamo in serata... prometto che sarò brava e non farò confusione » Borbottò, quasi fosse una bambina piccola che supplicava il genitore di portarla in un posto che aveva sempre desiderato visitare, un dettaglio, quello, di cui parve rendersi conto anche lei, perché dopo qualche secondo di riflessione avvampò furiosamente, e mettendosi a braccia conserte alzò la testa, sporgendo il mento all'infuori come era solita fare quando era piuttosto offesa: Niente di più e niente di meno di una bambina... agli effetti, e a dispetto forse della prima impressione che aveva dato di sé, la giovane Kobayashi non sembrava essere completamente diversa da ciò che era stata tanti anni prima, quando l'allora “Jaken” l'aveva incontrata per la prima volta...
    « E poi comunque non posso lasciarti da solo, sono costretta a starti accanto praticamente sempre, lo sai no, l'Amministrazione, gli ordini... » Borbottò la ragazza, gesticolando sconclusionatamente « Perciò mi duole, ma dove vado io vai anche tu, sono venuta personalmente a dirtelo » Sentenziò, a quel punto gongolando con aria piuttosto soddisfatta. A quanto pareva aveva trovato una buona scusa per inchiodare il compagno in quell'avventura « O con me all'acquapark... oppure in cella tutto il giorno, in mano alla Polizia degli Uchiha... e di turno, appositamente per te, temo che potrebbe esserci Yoshiaki » Confidò ancora la kunoichi, avvicinandosi al viso dell'interlocutore nel mettersi una mano vicino alla bocca, quasi stesse confidando lui un segreto impronunciabile « ...e non so quanto ti potrebbe piacere stare con lui » Aggiunse, soffiando poi dispettosamente sul naso dello Shinobi, ridacchiando molto più che divertita.
    In effetti trascorrere una giornata con Yoshiaki Uchiha -uno dei due elementi del nuovo Team in cui la piccola Shizuka era stata inserita dopo la sua introduzione agli insegnamenti esclusivi del Clan del Ventaglio bicolore- non poteva essere per Magato Kanzaki niente di più e niente di meno di incubo. Il motivo?
    A quanto si diceva Yoshiaki avrebbe giurato di strappare la pelle di dosso a quell' “animale immondo che era tornato dopo tutto questo tempo per prendersi gioco di quella sporca mezzosangue (ottusa, lenta e scema) che sembrava essere incapace di scindere ciò che era giusto da ciò che OVVIAMENTE non lo era” ...insomma, un modo carino per affermare la propria territorialità sul promettente Team di cui era a capo. O almeno, questa, era la versione ufficiale.
    […] In poche parole, in meno di due settimane e mezzo dal proprio ritorno, sembrava proprio che Magato Kanzaki avesse guadagnato più nemici, rivali e potenziali assassini di quanti sarebbe mai riuscito a conquistare da Nukenin dichiarato.
    « Tanto fumo e niente arrosto, riesco a zittirlo sempre in un attimo » Riprese a dire Shizuka, facendo l'occhiolino al ninja che sembrava più che intenzionata a non mollare finché non avesse sentito dire lui le tanto agognate parole di resa « ...ma tu avresti dei problemi mi sa, sai è testardo come un mulo... » Ammise, annuendo gravemente « Penso che indossare un costume da bagno... » E nel dire quella parola parve tutta emozionata « ...sia un buon compromesso: Mi fai felice e ti diverti » Sorrise la kunoichi, raggiante, continuando ad incalzare il discorso con un tono di voce convincente e scaltro, tipico della mercante che, agli effetti, era « Sarebbe una splendida occasione per trascorrere del tempo anche con Atasuke e Ritsuko! Più siamo meglio è, ti pare? E poi ho già spedito le lettere di invito » Aggiunse, ammiccando nell'evidente convinzione che mettere il povero Magato di fronte al fatto compiuto togliesse lui le ultime possibilità di opposizione a cui probabilmente anelava, e arrivati a quel punto di una cosa si era decisamente sicuri: Shizuka Kobayashi era la degna Principessa di una dinastia che l'aveva educata a non accettare mai un “no”.
    Quando voleva una cosa, faceva di tutto per ottenerla.
    « Ritsuko, a cui sei piaciuto tantissimo... » Esordì nuovamente la ragazza dopo aver lasciato qualche attimo di apparente replica al compagno (e mentendo spudoratamente visto e considerato che la sua domestica sembrava più che intenzionata a sgozzarlo dopo quello che aveva fatto rischiare alla sua amatissima padroncina per ottenere la libertà vigilata al Villaggio) « … si occuperà di tutto, sia del cibo che delle bevande, tu dovrai solo portare il costume e stare con noi a divertirti » Annunciò, e a quel punto se non avesse convinto il suo interlocutore per tutte le motivazioni proposte, era indubbio che ci sarebbe riuscita per sfinimento « Non provare a inventarti chissà quale scusa, proprio perché temevo che lo facessi sono venuta! Non hai motivi per non venire, tutt'al più perché se dovessi rifiutarti mi metterò a piangere talmente tanto che nemmeno tutte le caramelle del mio negozio di dolciumi preferito potrebbero placarmi » Era passata alle minacce evidentemente « Ti molesterò ogni giorno, e questo prevede che dormirò nel tuo letto, mangerò dal tuo piatto, ti entrerò nella doccia e ti palperò anche il sedere, ecco » Annunciò, maliziosa: Mossa segreta Shizuka#1 … di solito con Atasuke funzionava alla grande per ottenere quello che voleva « Sei disposto a soffrire tutto questo? » Domandò con garbo, quasi quella fosse una domanda che prevedeva effettivamente una risposta di volontà « Immagino di no, perciò ecco qui l'invito che ho spedito agli altri, il biglietto d'entrata all'acquapark e il permesso di uscita dal Villaggio (per una presunta visita in un luogo atto alla tua riabilitazione psico-emotiva) dell'Amministrazione e della Polizia con clausola super speciale sulla mia esecuzione in caso tu tenti la fuga... perciò stammi ben appiccicato, eh! » Annunciò tutta allegra, neanche parlasse della sua stessa uccisione, mettendo poi tutto nelle mani del compagno, cui sorrise felicissima... perché in effetti, se c'era una cosa su cui nessuno avrebbe potuto sbagliare, era la gioia inconfondibile negli occhioni verdi di quella donna-bambina, tutta concitata a progettare ad alta voce le mille e più avventure che lei e il suo “gruppo di amici” avrebbero intrapreso due giorni dopo per l'inaugurazione di un acquapark come tanti, ma che lei sembrava desiderar visitare proprio come un devoto ambisce al Tempio del proprio Dio.
    A guardarla bene, per un attimo, si sarebbe persino potuto pensare che quella ragazza non avesse mai fatto niente del genere. Non avesse cioè mai avuto degli amici con cui darsi appuntamento per uscire a divertirsi, per esempio...
    … Ma se questa fosse effettivamente la verità o un'idea passeggera suggerita da chissà quale fato beffardo, a Magato Kanzaki non fu dato saperlo, perché la sua compagna, stringendolo improvvisamente in un abbraccio di sfuggita seguito da un allegro cenno del capo, non diede lui il tempo di replicare con un “si” o con un “no” a tutto quel suo monologo di convincimento (quasi fosse già irragionevolmente sicura della risposta affermativa di lui), preferendo gettarsi senza appello dalla finestra aperta da cui era entrata, iniziando poi a correre sui tetti diretta chissà dove... lei e la sua stupida abitudine da animaletto selvatico.

    Konohagakure



    Oggetto: Andiamo all'acquapark!
    Oggetto2: (Sul serio, andiamo all'acquapark, non scherzo.)

    Stanno inaugurando Suiton Park, proprio nelle Terre del Fuoco! Visto che so che siete trepidanti di prendervi una giornata di riposo da questa calura insopportabile l'onorabile me ha preso per tutti voi un biglietto d'entrata, che allego a questo invito! ( ̄▽ ̄)ノ_彡☆
    Non dovete ringraziarmi, semplicemente fatevi trovare alle porte d'ingresso delle mura del Villaggio tra due giorni, alle ore 7,00 del mattino (è presto, lo so, ma così siamo i primi ad arrivare e abbiamo tutto il tempo per giocare (*≧▽≦) !! )
    Vi aspetto!

    P.S. Atasuke se non vieni irrompo in casa tua. Nuda.
    P.P.S. Ritsuko, stavo scherzando, non ti agitare.
    P.P.P.S. Magato, sai già quali saranno le tue conseguenze.

    Non vedo l'ora!

    Shizuka ♥ ☆彡


    […] Se qualcuno non avesse saputo che quella “Shizuka” era proprio la famosa Shizuka Kobayashi, ormai quasi ventenne, probabilmente nessuno avrebbe avuto di che stupirsi... ma la verità era un'altra, ed era tracciata con una calligrafia ordinata e impeccabile, una serie di kanji ricercati, sinonimo di un'educazione particolarmente elevata, e una carta da lettere che, da sola, avrebbe valso l'acquisto di almeno un'attrazione intera della piscina ivi citata: Quella ragazza non aveva mai invitato nessuno da nessuna parte. Non in modo informale, a quanto pareva.
    Detto con il cuore in mano, sembrava proprio...
    « … una scolaretta alla sua prima gita in piscina » Esclamò improvvisamente una donna dai corti capelli rossi e i profondi occhi di ghiaccio che -ferma di fronte al Portone Principale d'accesso delle mura del Villaggio della Foglia- fissava allibita qualcuno che le sostava di fronte e che continuava ad agitarsi sul posto, dondolandosi da un piedino all'altro « Ma quanti anni avete, Ojou-sama? ...Seriamente non avete chiuso occhio stanotte? »
    « Stai zitta Ritsuko, non sapevo che mettermi »
    Ringhiò di rimando una voce tutta concitata « E poi ho dovuto rifare tre volte la mappa per andare fino a là... non si sa mai, magari una la perdo, l'altra la mangio per sbaglio e l'ulti--- »
    « Se non vi trovassi mortalmente graziosa, dopo aver sentito che credete di poter mangiare per sbaglio una mappa, penso che mi sarei già messa fragorosamente a ridere, Ojou-sama »
    La interruppe la rossa, mettendosi a braccia conserte, impassibile sotto il sole estivo del primo mattino anche con indosso un pudico yukata celeste da viaggio di cotone leggero.
    Di fronte a lei, un cappello di paglia a tesa larga venne tirato nervosamente ai lati, mentre il fiocco di seta rosa che lo decorava precipitava leggero verso basso, comprendo appena il volto di chi sotto di esso sostava.
    « Dispettosa e cattiva che non sei altro » Borbottò la voce, agitata « Non sono mai uscita da Konoha per qualcosa che non fosse un viaggio d'affari o una missione... concedimi di essere nervosa » Supplicò, disperata.
    « Finchè lo siete con me tutto bene, ma smettete di essere così tenera quando arrivano quei due relitti umani » Sibilò con voce tagliente Ritsuko Aoki. Gli occhi blu dardeggianti di gelosia e astio « Non si sa mai cosa potrebbero fare quelli lì... » Aggiunse, e la sua voce sembrava essere gravata dall'ombra da chissà quale possibile e inquietante prospettiva. Senza dubbio idee folli, quelli, ma che fecero scurire talmente tanto il volto maturo e austero della fedele domestica, che Shizuka Kobayashi, nel notarlo, non poté che mettersi a ridere, portandosi entrambe le mani alla bocca e lasciando così, involontariamente, che il suo cappello di paglia intrecciata a mano volasse a terra, a qualche passo di distanza da lei...
    … che per quel giorno vestiva di un abito di seta leggera rosa pallido senza maniche, stretto in vita nell'aprirsi in una gonna ampia al ginocchio che le lasciava le gambe scoperte e libere di indossare un paio di sandalini scuri.
    Era la prima volta che si azzardava ad indossare un abbigliamento così poco consono alla sua posizione sociale per una visita fuori da Konoha, l'ultima volta era stato ai suoi tre anni, e questo la innervosiva abbastanza. Anche se non sembrava, era piuttosto suscettibile dei giudizi altrui.
    « Dubito che potranno fare chissà cosa! Sono persone adorabili, e tu lo sai! » Commento la principessa, mettendosi a rincorrere come una scema il suo cappello di paglia, girando praticamente in tondo all'amica che, per tutta risposta, si limitò ad alzare gli occhi al cielo con rassegnazione « Pensala diversamente: Finalmente noi due non siamo più sole... » Disse la ragazza, gettandosi a pesce sulla sua preda, che braccò a terra per poi ghignare in modo trionfale, neanche avesse appena cacciato un Drago a tre teste « ...finalmente, proprio come due ragazze normali, abbiamo degli amici con cui uscire » Mormorò, alzando gli occhi verso l'interlocutrice « Per oggi non siamo né Kobayashi né Aoki, non siamo Shinobi né eredi di prestigiose dinastie... siamo semplici persone che escono a divertirsi, una cosa che neanche tu hai mai fatto! » Borbottò Shizuka, rialzandosi e spolverandosi il vestito per poi rimettersi il cappello e alzare gli occhi al cielo, raggiante « Cerchiamo di divertirci, ok? »

    ...E Ritsuko Aoki tacque: Non avrebbe potuto dire di no alla sua Signorina neanche se avesse voluto. Del resto erano ormai ventanni che la seguiva ovunque e condivideva il suo stesso destino.
    Qualunque esso fosse.


    divisore




     
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  3. Asgharel
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    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    ~Un inaspettato invito~


    Sole. Quello sembrava essere ora il peggiore dei suoi avversari, il più brutale degli assassini, lento silenzioso ed insesorabile. Quella era una calda giornata ed Atasuke ne stava soffrendo non poco. Non era mai stato troppo abituato al caldo ed alle temperature elevate che quel torrido sole estivo elargiva con tanta grazia sopra Konoha. Si poteva dire tranquillamente che in quella giornata a stento notava la differenza tra Konohagakure e Sunagakure che in effetti si riducevano forse a qualche pianta qua e la ed a qualche rara macchia di verde prato lungo i parchi e le mura su cui proseguiva con il suo pattugliamento.

    °Dannato caldo... Ci starebbe bene una bella pausa in piscina con una bibita ghiacciata... Devo seriamente pensare a farmene installare una a casa...°


    Pensava tra se e se cercando di distrarsi un minimo dal lavoro in modo che il tempo potesse in qualche modo apparire più celere.
    Si poteva quasi considerare divertente il tempismo con cui gli venne recapitato il messaggio da parte di Shizuka. Proprio mentre lui fantasticava ad una pausa in piscina sorseggindo dei drink gli evniva recapitato un invito per andare ad un nuovo acquapark aperto da poco lungo il confine con il paese del vortice.

    °Il Suiton Acquapark? Nome interessante... Anche se mi inquieta... Mah, sarà perchè odio i suiton... "Atasuke se non vieni irrompo in casa tua. Nuda." Sempre la solita... Sempre li a sparare assurde minacce senza motivo e senza uno scopo vero e proprio... Vabbè, tanto non ho motivo per non accettare ed in effetti mi fa solo piacere avere la possibilità di godermi un po di fresco...°


    Senza un apparente motivo si voltò puntando il suo sguardo verso l'interno del villaggio, verso il quartiere Uchiha e poi si spostò verso quella che sapeva essere la residenza Kobayashi, come se in qualche modo potesse vedere shizuka.

    °A che ora è il ritrovo? ... Tra due giorni alle 7... Poco male dovrei giusto giusto finire il turno di guardia... L'unica grana è che dovrò prepararmi un cambio da portarmi dietro... poco male°


    Poi con un sorriso riprese il suo lavoro per quel che restava del suo turno.

    [...]


    ~Due giorni dopo - Un inaspettato ingresso~


    Il sole era già sorto da quasi un'ora e la luce rossa del mattino si stava lentamente mutando in una chiara luce mntre le ombre poco alla volta si ritiravano. Sotto alle mura non vi era nulla da segnalare ad eccezione delle due ragazze che lo attendevano al varco del villaggio per dirigersi all'acquaparco.
    Atasuke stava terminando di comunicare il proprio rapporto ai colleghi facendo gli ultimi saluti di rito e cedendo quindi il posto ai colleghi del turno successivo. Nulla di complicato, tuttavia si trattava semplicemente delle normali procedure burocratiche che monotonamente si susseguivano ad ogni turno di servizio. Terminata la trafila e recuperato il suo cambio Shizuka e quella che pareva essere Ritsuko erano proprio al di sotto di lui dinnanzi alle immense pote in legno del villaggio.

    "Finchè lo siete con me tutto bene, ma smettete di essere così tenera quando arrivano quei due relitti umani... Non si sa mai cosa potrebbero fare quelli lì..."


    Ebbe un istinto ad intervenire nell'udire quelle parole da parte dell'Aoki, tuttavia si trattenne un istante, giusto quanto bastava per udire anche la risposta di Shizuka alle parole della sottoposta.

    "Dubito che potranno fare chissà cosa! Sono persone adorabili, e tu lo sai!"


    Non potè trattenere un sorriso nell'udire quelle parole, tuttavia non poteva neppure lasciare che la simpatica ritsuko potesse in qualche modo permettersi li passarla liscia dopo quella infamante affermazione, quindi decise di entrare in scena attirando l'attenzione di entrambe con voce tonante.

    «Lieto di vedervi mie signore... Shizuka... Suvvia, tranquillizzati, in fondo come hai detto si tratta solo di una normale gita tra persone normali, no?»


    Sorrise prima di fare un passo nel vuoto lasciandosi così cadere dalle mura per atterrare proprio al fianco della Aoki con un breve tonfo ammorizzando l'impatto con le gambe mentre il nero mantello che si era gonfiato nella caduta lo andava nuovamente a ricoprire.

    «Ritsuko... Tu invece... saresti così cortese da spiegarmi che cosa mai potrebbe fare questo relitto umano?»


    Aveva un tono quasi velenoso. Era una frecciata la sua, una frecciata volutamente insidiosa in modo che magari la giovne rossa potesse in qualche modo imparare qualcosa dall'accaduto e magari evitare di rifare queste spiacevoli esternazioni. Un sorrisetto malefico si era dipinto sul suo volto nel sussurrare quelle parole, un sorrisetto che venne cancellato pochi istanti dopo quando il suo sguardo si era nuovamente posato su Shizuka.

    «Comunque sia... Mi scuso per l'abbigliamento formale, ma come avete visto ho appena terminato il mio turno di lavoro, quindi non ho avuto il tempo materiale di tornare a casa e cambiarmi... ah... tra l'altro... Vero che non ti avevo ancora mostrato i miei nuovi abiti? In effetti è da qualche settimana che non ci vediamo... Ultimamente ho deciso di disfarmi della vecchia roba di mio padre e di farmi fare un po di abiti miei su misura... Che ne dici? Hanno lavorato bene al negozio della tua famiglia?»


    Un discorso frivolo e fine a se stesso, senza ombra di dubbio, tuttavia non vi era tipologia di discorso più adatta per stemperare la tensione che si era creata tra di lui e Ritsuko, specie se si voleva far passare più tempo possibile nell'attesa dell'arrivo del quarto ed ultimo membro della comitiva.
     
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  4. Alastor
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    _Suiton Park_
    CAPITOLO I


    L u r e d I n t o a W e t A d v e n t u r e




    Erano ormai alcuni giorni che mi ero insediato nel nuovo appartamento.
    Dopo il mio rientro alla Foglia oltre due settimane addietro, e la scoperta che la mia vecchia abitazione era andata distrutta durante un attacco terroristico, assieme ad una metà abbondante degli edifici del villaggio, ero stato costretto ad arrabattarmi alla meglio per avere, almeno per dormire la notte, un tetto sopra la testa.
    Per fortuna la condizione di precarietà non era durata eccessivamente e avevo infine trovato un alloggio che facesse al caso mio. Ben progettato, decoroso e il cui affitto mensile non fosse troppo caro. Già, perché le mie finanze erano tutt'altro che fiorenti, e il fatto di essere stato lontano tre anni da Konoha e ovviamente anche dai compensi che ricevevano gli shinobi per il loro lavoro e dalle percentuali sulle missioni, non aveva affatto giovato. E anche da questo punto di vista la perdita della casa, che era di mia proprietà e che quindi non richiedeva ingenti spese, era stata una batosta piuttosto pesante per le mie tasche.
    Alla fin fine, quanto mi restava era la somma in ryo che mi ero guadagnato svolgendo una lunga serie di lavori e lavoretti nelle varie tappe del mio lungo viaggio e che non avessi già utilizzato per la mia sussistenza nel corso dello stesso. Non era moltissimo, ma potevo camparci più che dignitosamente ancora per qualche mese, e per quando i fondi fossero cominciati a scarseggiare speravo di essere ormai stato reintegrato a tutti gli effetti come ninja del villaggio e quindi aver ripreso a percepire un "salario". Se così non fosse stato, avrei dovuto necessariamente trovare un lavoro per mantenermi, ipotesi che comunque stavo già considerando di mettere in pratica.
    La casa era decisamente di dimensioni ridotte, almeno un terzo più piccola della sua predecessora, ma in effetti aveva tutto ciò che poteva occorrermi. Una cucina, una stanza da pranzo che fungeva anche da piccolo salotto, un bagno spazioso e dotato di antibagno, due camere da letto, una delle quali inutilizzata, e un miniripostiglio. Il tatami in terra ed un solido soffitto sopra la testa, in fin dei conti cos'altro serviva?
    Lo spazio era poco, è vero, ma per me bastava, e per attività che ne richiedevano in maggior quantità avrei comunque favorito l'aria aperta. E poi così era più facile da pulire e tenere in ordine. Potevo arrangiarmi tranquillamente, dopotutto vivevo da solo e non ricevevo mai visite.
    O meglio, non ne avevo mai ricevute in passato, per tutto il tempo in cui ero vissuto a Konoha, ma ultimamente la situazione era cambiata.
    Vi era infatti un visitatore che assiduamente bussava alla mia porta. Si fa per dire.

    Stavo lavando le poche stoviglie nel modesto lavello dopo la colazione. Portata a termine tale operazione, asciugai il tutto con un canovaccio pulito per poi riporre ogni cosa al suo posto nei rispettivi scomparti del mobile. Mi asciugai le mani col medesimo panno, poi presi un bicchiere di vetro e lo posi sotto al getto d'acqua fino a riempirlo, poi chiusi il rubinetto. Semplicissima acqua potabile, ma era piuttosto buona, e fresca.
    Ne bevvi solo un piccolo sorso mentre mi dirigevo verso il balcone che affacciava sulla strada, riflettendo sugli impegni che mi attendevano in quella giornata.
    « MAGATO!! »
    Quella voce.
    Mi fermai di colpo che ancora dovevo raggiungere l'agognata apertura, nel bel mezzo della stanza da pranzo che la precedeva.
    Anche quella minima dose di liquido che avevo sorbito riuscì ad andarmi per traverso. Tossii forte, ripetutamente, mettendomi il palmo della mano libera davanti alla bocca e facendo attenzione che l'altra, per colpa degli spasmi, non rovesciasse il contenuto del bicchiere. Quando mi passò e gli occhi ormai quasi mi lacrimavano per lo sforzo, me la trovai davanti appollaiata sulla ringhiera del verone.
    Shizuka Kobayashi, raggiante ed esaltata come non mai.
    Perché quella donna continuava a piombarmi in casa così all'improvviso?
    « MAGATO! PREPARATI... ANDIAMO ALL'ACQUAPARK! »
    «Andiamo dove?» potei solo a replicare con un filo di voce, aggrottando la fronte e schiudendo le labbra, ancora scosso per la brusca irruzione.
    Poi non riuscii a fare altro che osservarla mentre si avventava su di me con un balzo che di felino aveva in particolare l'efficacia e la rapida eleganza con cui il predatore piove addosso al suo futuro pasto, senza lasciargli scampo. Allo stesso modo non ero abbastanza veloce per evitare il placcaggio e forse, anche se lo fossi stato, non mi sarebbe ugualmente riuscito togliermi dalla traiettoria dell'impatto, essendo stato colto di sorpresa.
    Fu così che, cedendo sotto l'impetuosa spinta della ragazza, fui facilmente atterrato. Il bicchiere volò via dalla mia mano cadendo un paio di metri dietro di me, fortunosamente intatto, ma non prima che tutta l'acqua al suo interno mi schizzasse sulla faccia.
    Mi ritrovai disteso supino, spalle al tatami, Shizuka sopra di me.
    Adagiata sul mio addome, le ginocchia poggiate ai lati del mio busto. Se ne stava lì tranquilla come niente fosse, come stesse sedendo su un comodo cuscino a casa sua.
    Una tranquillità che non riuscivo a fare mia con altrettanta facilità.
    «Ti sposti per favore?» dissi, con tono fin troppo paziente.
    Puntai i gomiti a terra e contrassi i muscoli addominali per sollevare la schiena, nel tentativo di portarmi in una posizione vagamente seduta, ma subito mi accorsi che così facendo il mio viso sarebbe finito dritto nel petto della giovane.
    Immediatamente mi lasciai cadere, nuovamente atterrato.
    Espirai forte dal naso, portandomi le mani al viso bagnato poc'anzi, tergendolo energicamente. Difficile capire se fosse un modo per calmare i nervi oppure per nascondermi, chissà poi per quale ragione.
    Dopodiché, allargai le braccia quasi in maniera sconsolata.
    «Ti dispiace?» insistei, cercando con neanche troppa convinzione di scuotere lateralmente il bacino nel tentativo di disarcionarla.
    Ma non servì a nulla, se non forse a rendermi ridicolo, in quanto la ragazza restò ben salda al suo posto e continuò imperterrita nel suo entusiastico annuncio. Desistei.
    « HANNO APERTO UN ACQUAPARK NELLE TERRE DEL FUOCO! TI RENDI CONTO!? »
    «E a noi cosa intere-» cominciai a replicare schietto, quando un pezzo di carta mi fu schiaffato sulla faccia senza troppe cerimonie.
    Senza fare una piega, posi la mano destra sullo stesso afferrandolo e portandolo ad una distanza dal naso sufficiente a permettermi di decifrarlo.
    Si trattava di un volantino pubblicitario che promuoveva l'apertura di un parco acquatico, con tanto di illustrazione ritraente lo stabilimento stesso e varie informazioni riguardanti gare, offerte e servizi vari.
    « Non sono mai andata in un posto del genere! Mai in tutta la mia vita, eh! »
    «Nemmeno io se è per questo, ma...» replicai senza staccare gli occhi dal foglietto, sul cui retro scoprii essere presente anche una mappa che mostrava la precisa ubicazione di Suiton Park, questo il nome dato al luogo di svago.
    « Andiamoci insieme, ti va? »
    Alzai lo sguardo dal pezzo di carta, che posai in terra accanto a me, e osservai la ragazza un po' stupito, quasi dubbioso, la fronte leggermente aggrottata.
    « Dai, partiamo la mattina presto e torniamo in serata... prometto che sarò brava e non farò confusione »
    Non potei fare a meno di alzare appena un sopracciglio mentre constatavo come la donna che avevo ritrovato dopo anni non avesse abbandonato del tutto alcuni lati più fanciulleschi del suo carattere che, a quanto sembrava, tornavano a riaffiorare in particolari circostanze.
    Un fatto che stranamente non trovai fastidioso, anzi piuttosto buffo.
    Mentre la vedevo passare da un atteggiamento implorante ad uno di orgoglioso sdegno, chiusi gli occhi sorridendo indulgente, il viso parzialmente coperto dal braccio che avevo alzato nel grattarmi la testa. Ma non risposi alla sua richiesta.
    Sinceramente non mi allettava l'idea di percorrere un tragitto niente male, andata e ritorno, solo per trascorrere una mezza giornata scarsa in un parco di divertimenti. Sempre ammesso che ci si divertisse in un posto del genere, io non c'ero mai stato quindi non potevo dirlo. Però avevo più di un dubbio che ne valesse la pena.
    « E poi comunque non posso lasciarti da solo, sono costretta a starti accanto praticamente sempre, lo sai no, l'Amministrazione, gli ordini... »
    « Perciò mi duole, ma dove vado io vai anche tu, sono venuta personalmente a dirtelo »

    Il trionfo nei suoi occhi era giustificato, e mi fece rammentare che fino a quando gli organi giudiziario e amministrativo non avessero fatto decadere i sospetti e le misure cautelari nei miei confronti, la mia libertà era strettamente vincolata alle decisioni di Shizuka.
    Era vero che la ragazza non poteva costringermi a seguirla, questo no. Ma c'era un però.
    « O con me all'acquapark... oppure in cella tutto il giorno, in mano alla Polizia degli Uchiha... e di turno, appositamente per te, temo che potrebbe esserci Yoshiaki »
    « ...e non so quanto ti potrebbe piacere stare con lui »
    « Tanto fumo e niente arrosto, riesco a zittirlo sempre in un attimo...ma tu avresti dei problemi mi sa, sai è testardo come un mulo... »

    In pratica mi aveva in pugno. E lo sapeva.
    Già la prospettiva di trascorrere una giornata chiuso in carcere sotto gli sguardi truci e sprezzanti degli agenti Uchiha era deprimente, se poi era vero che Yoshiaki avrebbe avuto il turno di guardia quel giorno la cosa poteva tranquillamente assumere tinte nefaste.
    Quel tizio mi odiava. Non chiedetemi perché, ma mi detestava. Sul serio. Avevo la netta impressione che mi avrebbe fatto sparire dalla circolazione senza troppi complimenti, se solo dopo non avesse dovuto renderne conto ai propri superiori.
    Eppure io non gli avevo fatto niente di male, e stentavo a credere che costui potesse provare un simile astio verso tutti coloro che avevano avuto problemi con la giustizia.
    «Poi mi aiuterai a capire perché Yoshiaki Uchiha mi vuole morto, quando ne hai voglia» dissi infine, con un tono rassegnato che fu seguito da un lungo sospiro.
    « Penso che indossare un costume da bagno... »
    « ...sia un buon compromesso: Mi fai felice e ti diverti »

    Caspita se ci sapeva fare. Non che mi facessi abbindolare tanto facilmente dalle sue doti da imbonitrice, ma bisognava darle atto che quando si metteva una cosa in testa non mollava fino a quando non la otteneva.
    Riusciva ad essere molto persuasiva quando ci si metteva, ma al di là di tutto ciò vi erano dei fattori inoppugnabili che giocavano a mio sfavore. L'unico modo per evitare quella gita fuori villaggio sarebbe stato convincere Shizuka a non andare, ma era chiaro ormai da tempo nella mia mente che distogliere quella donna da un suo fermo proposito era qualcosa di inumanamente arduo, e io non avevo neanche quella gran voglia di stare a scervellarmi nel trovare una maniera per riuscirci.
    Sapevo bene dove stavamo andando a parare. Alla fine avrei ceduto, era fin troppo chiaro.
    E se devo essere completamente onesto, la vedevo così eccitata ed entusiasta alla sola idea di visitare quel luogo, che, per quanto non mi importasse minimamente di andarci in prima persona, la possibilità di farla contenta senza peraltro dovermi sottoporre a chissà quale tortura fisica o psicologica, mi convinse ad accettare l'invito.
    Avrei anche potuto fermarla subito, ma ormai era un fiume in piene e tra l'altro ero anche piuttosto curioso di sentire cos'altro avrebbe usato pur di persuadermi.
    « Sarebbe una splendida occasione per trascorrere del tempo anche con Atasuke e Ritsuko! Più siamo meglio è, ti pare? E poi ho già spedito le lettere di invito »
    A quanto sembrava in un modo o nell'altro la giovane avrebbe comunque trovato qualcuno che l'accompagnasse dove desiderava, ma allora, che bisogno c'era di assediare me in quel modo?
    Incrociai le braccia sul petto guardando la giovane vagamente accigliato.
    «Se hai già predisposto ogni cosa, è inutile farmene cenno.»
    La cosa mi infastidiva, un po'. Avevo sempre ritenuto quel vecchio adagio, "Più siamo meglio è", una grande stupidaggine. Se era indubbiamente vero che non amavo i luoghi affollati e che non apprezzavo le comitive troppo nutrite, era altrettanto sicuro che non contava la quantità, ma la qualità della compagnia. E per quanto personalmente non avessi nulla di particolare contro quelle due persone, anche perché non le conoscevo quasi per niente, non sapevo quanto avrebbe potuto essere piacevole la loro presenza in una occasione prettamente non ufficiale o lavorativa.
    Sul guardiano Uchiha ero relativamente tranquillo. Non mi dava l'idea di un individuo che creava problemi, inoltre non pareva essermi manifestamente avverso, a differenza del suo consanguineo citato in precedenza. Al massimo gli ero indifferente.
    Con l'Aoki la questione era diversa. Dopo quanto accaduto con i membri del Concilio di Konoha, al mio ritorno, l'ostilità e il disprezzo che sembrava nutrire nei miei confronti non erano certo stati difficili da notare.
    « Ritsuko, a cui sei piaciuto tantissimo... »
    «Quanto un morbo letale, più o meno» interloquii con tono piatto.
    « … si occuperà di tutto, sia del cibo che delle bevande, tu dovrai solo portare il costume e stare con noi a divertirti »
    Era senz'altro rassicurante sapere che avrei dovuto ingerire pietanze preparate da una donna che piuttosto che intrattenersi con il sottoscritto avrebbe di gran lunga preferito, con mia buona pace, presenziare alle mie esequie.
    Sciolsi le braccia dalla loro postura e le portai all'indietro sopra la mia testa, con la mano sinistra che stringeva il polso destro, mentre continuavo a squadrare la kunoichi che ancora sostava sopra di me, assorto.
    Fu probabilmente a causa di questo mio tergiversare che ella, forse stufa di contrattare, passò alle maniere più spicce.
    « Non provare a inventarti chissà quale scusa, proprio perché temevo che lo facessi sono venuta! Non hai motivi per non venire, tutt'al più perché se dovessi rifiutarti mi metterò a piangere talmente tanto che nemmeno tutte le caramelle del mio negozio di dolciumi preferito potrebbero placarmi »
    « Ti molesterò ogni giorno, e questo prevede che dormirò nel tuo letto, mangerò dal tuo piatto, ti entrerò nella doccia e ti palperò anche il sedere, ecco »

    Ancora disteso sul pavimento, portai brevemente e in maniera eloquente gli occhi al cielo, poi li chiusi mentre la mia testa cedeva lateralmente, quasi stesse mimando una perdita di coscienza.
    Senza riaprire le palpebre, replicai serio.
    «Sono le minacce più sceme che abbia mai sentito.»
    Però mi portai una mano sul viso, coprendolo orizzontalmente nel suo mezzo. Un semplice gesto che denotava disapprovazione, all'apparenza, ma in effetti era atto a nascondere un sorriso che mio malgrado mi si allargò sulla faccia. E forse, ma dico forse, anche una punta di imbarazzo.
    « Sei disposto a soffrire tutto questo? »
    Non mi mossi, non risposi.
    « Immagino di no, perciò ecco qui l'invito che ho spedito agli altri, il biglietto d'entrata all'acquapark e il permesso di uscita dal Villaggio (per una presunta visita in un luogo atto alla tua riabilitazione psico-emotiva) dell'Amministrazione e della Polizia con clausola super speciale sulla mia esecuzione in caso tu tenti la fuga... perciò stammi ben appiccicato, eh! »
    Alla parola "esecuzione" riaprii gli occhi e mi tolsi la mano dal viso, aggrottai la fronte.
    «Stai scherzando, spero» intervenni, ignorando invito e biglietto e mettendo invece le mani sul permesso rilasciato dalla Foglia, per poi dargli una rapida letta.
    No, non stava scherzando. Era stata davvero addotta quella stramba giustificazione della terapia psichiatrica per legittimare la mia trasferta.
    La cosa mi dava da pensare, dal momento che con noi sarebbe probabilmente venuto anche un guardiano delle Mura, quindi un pubblico ufficiale a tutti gli effetti, e per di più Uchiha, proprio come i membri del Corpo di Polizia. La ragazza era dunque sicura di poter contare sulla sua complicità?
    Ma cosa più importante, la clausula di cui aveva parlato era riportata sul serio. Ero basito.
    Non che avessi intenzione di scappare, quindi il problema non si poneva, però mi sembrava un tantino eccessiva come condizione, e soprattutto non smettevo di stupirmi di come quella donna continuasse a sottoporsi a simili condizionamenti in virtù di una ingiustificata fiducia nei miei confronti.
    Misi giù le carte e guardai intensamente la ragazza. Il suo viso era illuminato da una felicità talmente pura e spensierata che per un attimo mi sentii smarrito.
    Non riuscivo a capirne l'origine. Possibile che nascesse dal semplice pensiero di poter recarsi in un banale acquapark? Non riuscivo a crederci.
    No, la ragione di tanta gioia non poteva essere così sciocca e frivola. Doveva trattarsi di qualcos'altro.
    «Shizuka...» esordii, mentre tentavo ancora una volta, ma con maggior decisione, di portare quantomeno il busto in posizione eretta, ma le mie parole furono subito troncate da un repentino e fugace abbraccio della giovane. Non ebbi modo di reagire poiché lei subito mi lasciò andare e, dopo un ennesimo sorriso ed un cenno di commiato, scappò via da dove era entrata.
    «Ehi, un mome-» le urlai dietro, alzandomi di scatto e seguendola fino alla balconata, ma quando mi affacciai all'aperto ormai era scomparsa dalla mia vista.
    Sbuffando lievemente, rientrai in casa, sconfitto. Neanche il tempo di darle una risposta riguardo il suo invito mi aveva concesso.
    Incrociai le braccia, pensieroso. Poi raccattai la serie di scartoffie che mi aveva lasciato la kunoichi e raccolsi anche il bicchiere, poggiandolo sul ripiano della cucina. Caddi a sedere a terra, a gambe incrociate, ancora con le carte tra le mani.
    Lessi la lettera d'invito, quella che era stata inviata anche ai due altri potenziali partecipanti alla gita. Mentre leggevo la mia bocca si schiudeva progressivamente. Quando terminai, girai il foglio sull'altra facciata, che però era pulita, quindi rilessi ancora una volta. Quando terminai, scossi piano la testa, poi abbozzai un sorriso. Ripiegai accuratamente il foglio e, alzandomi, lo riposi insieme agli altri in un cassetto della camera da letto.
    Quando ne uscii ero pensoso, quasi incupito.
    Percorsi rapidamente la sala e saltai sicuro giù dal balcone.
    Una volta in strada, percorsi quattro isolati fino a raggiungere la mia destinazione. Un negozio.
    Presi un bel respiro, ed entrai. Davanti a me, un vasto assortimento di intimo, biancheria e costumi da bagno.


    DUE GIORNI DOPO



    Erano quasi le sette, ma ero già in strada. Sarei arrivato in tempo, tutto sommato, o al massimo avrei fatto ritardo di cinque minuti, ma non di più.
    Avanzavo a grandi passi sulla strada principale della Foglia, e l'imponente portone già si stagliava davanti a me.
    Le strade erano tranquille, serene, il silenzio disturbato solo dai più mattinieri che alle prime luci già si rimboccavano le maniche per affrontare una dura giornata di lavoro. Un'incombenza che a me, almeno per quel dì, non toccava, e la cosa tutto sommato non mi fece sentire troppo colpevole.
    Quando fui abbastanza vicino alle mura, riuscii a distinguere le tre sagome che evidentemente appartenevano ai miei tre accompagnatori. A quanto pareva nessuno si era tirato indietro.
    Avvicinandomi ulteriormente riuscii a distinguere le singole figure, e notai come Atasuke stesse conversando con le ragazze, prima con Ritsuko e poi con Shizuka. Ma ero ancora troppo lontano per poter anche solo sperare di udire le parole che si scambiarono.
    Quando fui ormai prossimo alla loro posizione, qualcuno parve accorgersi del mio arrivo.
    Quel giorno indossavo un completo jinbei blu di cotone, leggero e comodo. Il pezzo di sopra allacciato saldamente alla vita, le maniche corte non raggiungevano i gomiti. Il pantalone, corto anch'esso, arrivava all'altezza delle ginocchia. Ai piedi dei comuni sandali. La folta chioma corvina lasciata in liberà.
    «Scusate se vi ho fatto attendere» esordii quando li ebbi praticamente raggiunti.
    Squadrai da capo a piedi Shizuka, la quale indossava abiti piuttosto insoliti per le sue abitudini, almeno da quanto avevo potuto osservare da quando ero tornato.
    Tuttavia, le donavano parecchio.
    «Buongiorno, Shizuka» le sorrisi.
    «Ritsuko. Atasuke.» Mi rivolsi poi agli altri due astanti, accompagnando i loro nomi con un leggero inchino della testa rivolto alle rispettive persone.
    A quanto pare, eravamo pronti a partire.
    Ora era tutta in salita.
     
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    È colpa tua. Ratty

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    C'è una regola fondamentale che dovrebbe far arte dell'educazione di ogni ninja: qualunque cosa accada, non credere MAI a Febh Yakushi.

    Memorie di Tonou Urashima, impiegato dell'Amministrazione di Oto




    Assurdo! DUE asterischi con scritto "offerta valida fino ad esaurimento scorte"...ma NESSUN asterico nella mappa nè dietro il volantino! Questo è PRIVO DI SENSO!!! A far quel baccano era un tizio coi capelli neri, sui venticinque anni, con gli occhiali da sole, un paio di bermuda nero e viola e un'orrida camicia hawaiiana. Non si poteva evitare di notare i due tatuaggi sul dorso della mano, parechio stilizzati, ma che fondamentalmente ritraevano una lucertola fatta di fuoco e una lucertola fatta di elettricità. A parte il sembrare un turista della peggior specie, il suddetto tizio stava parlando a voce parecchio alta mentre sventolava per aria uno dei volantini del Suiton Park, piegandolo e guardandolo in controluce in continuazione, come se cercasse inutilmente un qualche trucco o messaggio nascosto. Andiamo! Non può esserci un'offerta limitata SENZA che ti dicano che offerta è! E' controproducente!!! Voi che ne pensate?

    I compagni di viaggio del chiassoso shinobi non erano attratti dal volantino quanto lui...specialmente quello lungo mezzo metro, quadrupede e squamoso. La lucertola Ssalar stava sdraiata a pancia all'aria su una roccia arroventata e sembrava del tutto intenzionata a non spostarsi nemmeno sotto minaccia armata. Ma sSsai quanto poco me ne frega...portami una granita, và! Non sono un cameriere e qui abbiamo un mistero da risolvere! Replicò spazientito il suo evocatore, che altri non era che Febh Yakushi. Qualunque regisSstrazione di due minuti a Palazzo YakusSshi proverebbe il contrario... Fu la risposta lapidaria.

    L'altro compagno di viaggio era umano, ma non sembrava esattamente felice di essere al parco acquatico. Forse, ma giusto forse la cosa potrebbe essere dovuta al fatto che era stato leggermente ingannato. Nello specifico, pochi giorni prima Febh Yakushi gli aveva detto di aver trovato una seconda officina di un noto fabbro ben conosciuto per entrambi e che aveva conoscenze che potevano tornare parecchio utili al grosso ninja di Konoha che era stato reclutato...
    Piccolo Flashback
    Pare che l'ingresso sia in un posto dove hanno da poco costruito un parco acquatico.
    No, no, sono più che certo della mia fonte
    Si, vedi, lui non lo usa più, ma so anche che non lo ha sgomberato quindi potrebbe esserci ancora qualcosa di utile, no?
    L'unico problema è che dovremo andare come visitatori del parco o potremmo dare troppo nell'occhio.
    Cosa ne viene per me? Non temere, ho i miei motivi ma nulla che ti riguardi direttamente...


    Appena arrivati al parco acquatico (ossia circa dieci minuti prima) però aveva confessato di aver perso il foglietto su cui erano scritte le indicazioni...un vero peccato, no?

    Ovviamente il fatto che Ogen gli avesse proibito di andare al parco acquatico senza qualcuno che lo accompagnasse era solo un dettaglio trascurabile e del tutto slegato dalla vicenda.
     
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    Lettere inaspettate






    Quando un piccolo rapace gli pichiettò su uno dei vetri opachi e sporchi dietro ai quali ultimamente si trovava a dormire da un po’ di tempo a questa parte era ancora intontito dal sonno.

    Sei proprio un lordo, il “jinchuriki” della foglia, il demone barbone.

    Uno sbuffo animò con un denso calore il suo sistema circolatorio di chakra, un calore quasi piacevole che lo destò rapidamente dal sonno.

    Lorda sarà tua madre.
    Spero ti piaccia come nomignolo, potrebbero appioppartelo.


    Rispose con la voce sferzante, non aveva da troppo tempo la volpe sigillata dentro di se, tuttavia essendo abituato al singolar tenzone armato di nulla oltre che le parole, si abituò rapidamente a rispondere a quella voce interiore a suon di scottanti pensieri, non sapeva se la volpe potesse percepire anche quanto al Colosso faceva piacere essere così sfrontato, ma era certo che sarebbe stato un fastidio non da poco sommare a quell’insolenza anche quella soddisfazione così… abbondante.
    Quando si avvicinò alla finestra era pronto a staccare dalla zampa del volatile un qualche messaggio accademico, invece pareva che quella lettera arrivasse da Febh.


    Gli è andato di volta il cervello.

    Disse vedendo prima il mandante che il resto della lettera, Febh e lui erano si allievo e sensei, ma ben lungi da reputare il loro rapporto minimamente tollerabile, qualche simpatico accademico diceva che neanche il secondo Hokage era in grado di produrre fulmini forti quanto le scariche che provocavano i due scambiandosi occhiate torve.

    Ah, quello sciroccato, io toglierei anche il tono di dubbio, ma l’avrei fatto da un pezzo.

    Una cosa la volpe l’aveva accettata in effetti, la sua prigionia, o meglio, aveva accettato di vivversi un po’ la vita di Raizen per non stare semplicemente a passare l’eternità a crogiolarsi nelle tenebre.
    Il Colosso lesse la lettera più di una volta.


    Mi chiedo perché io l’abbia letta la seconda volta.

    Disse mentre la accartocciava, era sicuro che a Febh mancasse qualche rotella, o che quantomeno più di una girasse dal verso sbagliato, ma spesso quella loro confusione poteva nascondere dei disegni abbastanza utili, e visto che lui non aveva nulla di utile da fare decise di preparare qualcosa per il viaggio e incamminarsi, non conosceva il parco acquatico ma se era nuovo in giro per il villaggio avrebbe sicuramente trovato qualche manifesto.
    Trovò la sua “mappa” mentre faceva colazione, qualcosa di leggero: una ciotola di ramen.
    Amava quella brodaglia sin dalle prime ore del mattino, anche se magari non era del tutto consona a quell’orario, ma dopotutto si era ritrovato a mangiare di peggio per colazione per cui non venne neanche sfiorato dalle occhiate stranite degli operai che prenotavano il loro pasto per l’ora di pranzo.


    [color=grayUn parco acquatico, e con offerte speciali.[/color]

    Qualcosa formicolò nel suo cervello, nel suo profondo, mentre vedeva quegli asterischi, uno di quegli istinti bestiali che l’evoluzione umana metteva a tacere con così tanta efficienza.
    In tarda mattinata era ancora immerso nella foresta quando una grossa lucertola, piovendo da chissà dove, lo aveva intorpidito a sufficienza da venir legato come un salame.
    Conosceva quelle lucertole.


    FEBH! Kappa ritardato figlio di un cetriolo, slegami!

    Niente da fare, inutile quella frase come le successiva, venne impacchettato e portato chissà dove mentre l’otese diceva di aver perso le indicazioni per la forgia di Meku.

    Ti converrà aver stretto bene i nodi.

    Ringhiò mentre gli veniva data la notizia.
    Dopo poco stavano comunque passando sotto un grande arco che riportava un nome, sufficientemente grande da venir letto anche dallo spiraglio lasciato dalla benda: “suiton park”


    Mapportc….
    Glielo rado al suolo sto acquario per bipedi.


    Venne sbendato solo una volta dentro il parco, qualcuno di esperto avrebbe potuto dire che mai al Colosso era stata inferta tortura peggiore a giudicare dalla sua faccia.
    Bambini. Ovunque. Non troppi in realtà, ma per il Colosso da uno in su erano già troppi.
    Bambini curiosi, bambini sempre con le mani tese in cerca di afferrare, di curiosare, di frugare… lui. Un gigante decisamente fuori dalla norma con una lunga chioma di capelli chiari quanto il sole e gli occhi roventi e ferini, che sembrava saltato fuori da una di quelle vecchie leggende che si raccontano nelle giornate d’inverno, al crepuscolo mentre si sta raccolti attorno al fuoco.
    Un gigante, ora incatenato con dei bambini ansiosi di vedere se quella leggenda si fosse davvero realizzata davanti ai loro occhi.
    Quella mitomania lo portò presto ad accorgersi che le sue gambe non erano legate.


    Febh, ti prego, mettimi in piedi, solo per darmela a gambe, se uno solo di quei bambini mi sfiora è la fine, faccio una carneficina e sto parco avrà ben presto un nome ben più tetro a renderlo famoso.

    Qualcosa, dentro di lui rideva, di gusto.
     
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    Shizuka Kobayashi's game




    divisore





    « Io in effetti sento qualcosa per te... »

    Una voce appena sussurrata.
    Un'espressione tetra e grottesca.

    « ...qualcosa che va ben oltre l'amicizia... »

    Un ghigno di scherno.
    Delle mani che si sollevano teatralmente verso il volto a scostarsi una ciocca di capelli.

    « ...Shizuka, io credo di amarti... »

    E infine un lunghissimo attimo di silenzio.



    […] L'arrivo di Ritsuko Aoki a Konoha non aveva pressocché nessun dato registrato. Semplicemente un giorno era “comparsa”, neonata, accanto alla culla di una minuscola e piagnucolosa Shizuka Kobayashi, e da quel momento non se ne era più distaccata. Le due ragazze erano cresciute insieme e non si erano allontanate l'una dall'altra in nessun momento dei loro attuali diciannove anni e mezzo, ragion per cui correva voce che non ci fosse niente che l'acuta domestica dai capelli rossi e gli occhi blu non sapesse circa la sua amatissima padroncina, per la quale avrebbe dato via il cuore (e forse anche qualcos'altro), ma che era più che decisa a proteggere in attesa di vagliare con attenzione un partito per lei degno. Il quale puntualmente non arrivava mai.
    Se considerati questi dettagli era dunque spiegabile il motivo per cui la Principessa di Konoha si trovava in quel momento accucciata a terra a disegnare canini con la punta dell'indice nella polvere dinnanzi delle Mura di Konoha, mentre alle sue spalle, a qualche metro di distanza, Ritsuko Aoki stava distruggendo con lo sguardo quello che a quanto pareva era uno dei possibili partiti della sua signora: Atasuke Uchiha.
    Un uomo che, se ci si fosse basati solamente sullo sguardo della domestica, aveva vita assai breve.
    « Lurida carcassa, non sottovalutare la rete di informazioni del Clan Aoki » Stava sibilando in quel momento la donna dai dardeggianti occhi cerulei « Approfittare della debolezza della mia padrona svenuta... » Mormorò ancora, portandosi una mano alla bocca nello stereotipato tentativo di trattenere un conato di vomito « ...solo un animale potrebbe fare una cosa del genere » E così dicendo estrasse dal suo yukata celeste un fazzoletto, con cui si tamponò teatralmente la bocca « Uomini... tsk, tutti uguali » Continuò, ghignando sarcastica « Gli Dei vi hanno dato un cervello e un apparato riproduttivo, ma non abbastanza sangue da farli funzionare contemporaneamente » Ridacchiò, tagliente « Uno come te dovrebbe rinascere nel guscio secco di un insetto almeno cento volte prima di poter solamente vagliare l'idea di guardare i piedi della mia Ojou-sama... » Disse tra i denti, mentre gli occhi si socchiudevano in una fessura « ...stagli lontano, schifoso Uchiha, l'ira degli Aoki su chi osa troppo con i Kobayashi è proverbiale... tu sei un maledettissimo pericolo per la sicurezza della mia amata sign--- …. »

    “Scusate se vi ho fatto attendere.
    Buongiorno, Shizuka. Ritsuko. Atasuke.”



    Da quando Shizuka Kobayashi era divenuta una kunoichi aveva acquistato diversi comportamenti non consoni al rango aristocratico al quale apparteneva, e tra questi -oltre a camminare mostrando invidiabili porzioni di pelle scoperta, mangiare con le mani e spesso, ahimé, imprecare- vi era il più temuto di utti: Toccare le persone. In particolare luridi uomini, di cui il mondo Shinobi era colmo.
    Nel suo tentativo di riforma caratteriale, dunque, Ritsuko Aoki passava gran parte del suo tempo a cercar di spiegare alla sua padroncina il buon codice della Principessa dei Kobayashi, tentando di istigarla al contempo a non comportarsi in nessun modo fraintendibile (che ai suoi occhi partiva dall'indossare un bustino e andare in combattimento, e terminava con orrore nelle arti di seduzione tipiche delle kunoichi... insomma, praticamente tutta la carriera ninja). Un'impresa assai ardua, che se quel giorno era riuscita a far rispettare fino all'arrivo di Atasuke Uchiha, da cui l'aveva tenuta lontana prima che gli si incollasse addosso.... adesso aveva appena perso di mano.
    Si era distratta. Si era appena distratta un attimo.
    Un attimo letale.

    « MAGATO! » La voce di Shizuka si irradiò raggiante in tutto lo spiazzo d'accesso delle Mura di Villaggio, e fu accompagnata da un rapido scatto della ragazza che, rimessasi in piedi, non ebbe esitazione nel gettarsi addosso all'uomo appena giunto, che abbracciò con forza mentre alle sue spalle una rossa fanciulla impallidiva pericolosamente « SEI ARRIVATO FINALMENTE! » Esclamò nuovamente la kunoichi, stringendo il compagno tra le braccia prima di allontanarsene e squadrarlo dalla testa ai piedi « A quanto pare le mie minacce ottengono sempre il risultato sperato... » Borbottò, portandosi una mano al mento e ammiccando, ma non era ben chiaro se le minacce alle quali si riferiva fossero quelle per cui lei rischiava la testa o quelle in cui doveva palpargli il sedere a tradimento « Hai preso tutto? Sei sicuro? » Chiese a quel punto, sorridendo nell'intrecciarsi le mani dietro la schiena « Possiamo andare allora? Non vorrei arrivare in ritardo » Aggiunse, facendo finta che l'idea di partire non la stesse facendo bollire come un tegamino sul fuoco, ma a quel punto la ragazza non fece in tempo neanche a voltarsi per esclamare al suo gruppo che era finalmente giunto il momento di partire che un paio di mani le placcarono le braccia, bloccandola.
    Era ovviamente inutile chiedere chi potesse essere quella solida presa, delle dita tanto sottili e morbide non potevano essere che quelle di...
    « Ojou-sama, ne abbiamo già parlato » Mormorò con voce supplichevole Ritsuko Aoki, cominciando senza preavviso a trascinare lontano dallo Shinobi di Konoha un'inerme Shizuka, la quale, a dispetto dell'apparenza solita che dimostrava in pubblico, era incredibile quanto si lasciasse strattonare, vezzeggiare e baloccare dall'amica « Cosa abbiamo detto riguardo all'essere la Principessa dei Kobayashi? »
    « ...Che sono ricca e famosa e posso perciò entrare nei posti ad accesso esclusivo senza fare la fil-- … »
    « NO »
    « ...Che se combino una stupidaggine posso dire di essere una Kobayashi e atteggiarmi proprio come fa mio padre? »
    « (…) Comincio a nutrire dei dubbi sull'influenza che vostro padre ha su di voi, Ojou-sama »
    « (...) In effetti anche io »
    « ... »
    « ... Chiedo l'aiuto da casa...? »
    Pigolò infine la Principessa, dopo un lunghissimo attimo di gelido silenzio, fissando di sottecchi l'ancella mentre questa, inchiodandosi sul posto, si voltava a guardarla con occhi saettanti di rimprovero. A quanto pareva era convinta che quella risposta dovesse essere la prima a balenare nella mente della sua disorientata interlocutrice.
    « L'erede dei Kobayashi si distingue per la raffinatezza e l'eleganza di movimento, ha un lessico forbito, una postura aggraziata e senza nessun dubbio non si azzarda a toccare dei topi di fogna con il rischio di esserne contaminata » Rispose per lei Ritsuko Aoki, sorridendo graziosamente per poi voltarsi appena un secondo in modo da fulminare con lo sguardo Magato Kanzaki, a cui rese in questo modo immediatamente manifesto il proprio punto di vista sulla sua persona.

    Silenzio.

    « Te l'ho già detto che oggi mi stai antipatica? » Domandò Shizuka, grattandosi il cucuzzolo della testa prima che l'interlocutrice le tirasse una manata per farla smettere.
    In effetti a ben pensarci da quando Magato era tornato a Konoha e lei si era esposta così tanto in Amministrazione, subendo tutte le punizioni del caso dal suo Clan e da quello Uchiha, Ritsuko si era fatta sempre più severa, intransigente e pedante nei suoi riguardi, impedendole praticamente tutto ciò che faceva prima con noncuranza. Si era messa in testa di trovarle presto un buon partito, o almeno così le aveva detto, ma prima di fare questo era necessario risvegliare la “vecchia Shizuka sopita” (che lì per lì sperò non essere quella che vinceva soldi al padre in partite sottobanco di Go per comprarsi caramelle al negozio della via principale di Villaggio) e allontanare tutti coloro che avevano una pessima influenza su di lei... ecco perché era dovuta assolutamente venire quel giorno! Lasciarla sola con quelle carogne?!
    Il suo onore come prima domestica e dama di compagnia ne sarebbe per sempre stato compromesso.
    […] Sospirando mentre la compagna la trascinava nuovamente verso le mura, lasciandosi alle spalle Atasuke e Magato che ignorò bellamente, la kunoichi alzò gli occhi al cielo portando una mano a tenere il cappello a tesa larga fermo sulla testa: Sarebbe stata una lunghissima giornata. Ahimè.

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    C'era confusione. Veramente tanta confusione. E soprattutto bambini. Tanti. Troppi. Ovunque. Un assedio.
    Era la fine del mondo. Forse del genere umano adulto e responsabile.
    « C'è talmente tanta gente che non riesco a respirare... » Gemette Ritsuko Aoki, stretta nella calca d'entrata del parco acquatico, annaspando per cercare di non essere trascinata via: A dispetto del carattere ingombrante era infatti piuttosto minuta di corporatura, benché comunque più alta del biasimevole metro e sessantacinque di Shizuka...
    Già. Di Shizuka.
    « Ojou-sama, statemi accanto non vorrei che vi... » Silenzio « ...O-ojou-sama...? »

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    […] Era tutto troppo bello per essere vero.
    Bambini ovunque, dolciumi offerti in modo gratuito da pover'uomini incastrati in giganteschi vestiti gommosi a forma (forse) di animali su tavole da surf e persino un distributore di palloncini volanti.
    Una girandola di suoni, colori, e soprattutto odori invitanti...
    ...perché effettivamente anche se gli anni erano passati e il suo corpo era maturato in quello di una donna adulta, c'erano solo due cose che non erano assolutamente cambiate in Shizuka Kobayashi: L'amore per le cose carine, cicciotte e colorate, e l'appetito. Con ogni probabilità più la seconda.
    « … Dunque mi stai dicendo che c'è una cascata di cioccolato bianco laggiù? » Stava dicendo in quel momento la Principessa della Foglia, accovacciata a terra, ben intenta a tenersi il cappello sulla testa con ambo le mani, mentre una bambina dai capelli ricci di fronte a lei annuiva con aria sapiente « Ed è gratis? » Domandò la kunoichi, dando pessima dimostrazione della sua capacità di controllare l'acquolina in bocca. Ennesimo accenno positivo della testa « Capisco, grazie dell'informazione » Concluse sbrigativamente la kunoichi, sorridendo gentilmente e allungando alla piccola un biglietto da 1000 Ryo prima di alzarsi con sguardo trionfante.
    Soldi... questi sconosciuti.
    « RITSUKO! ATASUKE! MAGATO! » Strillò la Principessa, piazzandosi le mani sui fianchi e divaricando le gambe con fare scenografico « CASCATA DI CIOCCOLATO! … DI LA'! » Urlò, reclinando leggermente il busto verso destra, accompagnando contemporaneamente le braccia, tese verso l'alto, nel medesimo lato.
    Rimase un po' in quella posizione, quasi a farsi vedere dagli amici, poi schizzò rapidissima nella direzione che aveva indicato, lasciandosi alle spalle solo due uomini vestiti da (strani) animali (non identificati) che stavano facendo lo stesso gesto evidentemente appena emulato da una Shizuka Kobayashi retrocessa al primitivo stadio infantile dei cinque anni. Neanche a dirlo, appena una manciata di istanti era sparita.
    Beh, un ninja rimane pur sempre un ninja dopotutto...
    … difatti, per quando la ragazza arrivò alla tanto idolatrata cascata di ciocciolato bianco (una sorta di ananas storto che gettava sconclusionatamente zampilli in ogni dove), era riuscita a procurarsi non si sa come: Tre palloncini a forma di mangusta con un sassofono, due corone di fiori, uno zucchero filato celeste dai dubbi ingredienti artificiali e persino un lecca-lecca a forma di accademia ninja.
    Arrivati a quel punto potevano anche farla diventare subito Jonin -pensò Shizuka, mentre scambiava il suo lecca-lecca ammezzato con uno identico ma di gusto differente gentilmente offertogli da due gemelli dagli occhi di ghiaccio che aveva incontrato a metà strada nel suo percorso di conquiste... ma non c'era tempo da perdere in illazioni fantasiose, c'erano mille e una cosa cose da vedere, da rubare e soprattutto da mangiare. Soprattutto da mangiare.
    Doveva darsi una mossa oppure non sarebbe riuscita a...

    “FEBH! Kappa ritardato figlio di un cetriolo, slegami!”



    Una possente voce, abbastanza iraconda da preannunciare l'apertura delle porte dell'inferno, arrivò soavemente a stuzzicarle l'udito e lei, povera fanciulla vittima di una crisi iperglicemica, non poté fare a meno di irrigidirsi.
    Per un attimo rimase in silenzio, vittima di un dubbio lacerante, che pensò fosse giusto condividere con qualcuno di attendibile e fidato.
    « … Bambini? Sapete mica se qui c'è un orco che puzza di sudore, con i capelli bianchi sempre spettinati e pieni di foglie e il viso così » Disse infatti improvvisamente Shizuka Kobayashi, spingendosi le sopracciglia verso il basso e scoprendo tutti i denti in un ghigno orrido che indusse i due gemelli a cui si era rivolta a trasalire sconvolti « Un tipo a cui sembra abbiano appena tirato un calcio in bocca, per intenderci » Aggiunse, indecisa su come rendere l'idea dell'irritante (e irritato) carattere dell'uomo che aveva in mente. Dopo qualche attimo di ponderazioni, i gemelli annuirono in modo poco convinto « Sul serio? » Chiese stupita la ragazza, grattandosi la testa e infilandosi nella tasca dell'abito il suo lecca-lecca bavoso « E da che parte è quel mostro osceno? » Domandò ancora, gentilmente, portandosi la mano destra sopra gli occhi, come stesse scrutando l'orizzonte.
    Neanche a dirlo, due minuti e tre secondi dopo, la ragazza, correndo orizzontalmente sui muri per evitare la folla (dando prova così di un notevole controllo del Chakra... a ribadire il concetto per il quale avrebbero dovuto presto farla Jonin, anzi, forse Hokage) la Principessa di Konoha si trovò di fronte ad un nugolo di bambini strillanti che non fece neanche in tempo a cercare di gettare da parte con una spinta degna dei suoi diciannove anni e mezzo, che...
    … si trovò di fronte un enorme rettile.
    Neanche due secondi dopo la kunoichi aveva già assunto un colorito talmente pallido da dare l'impressione di essere sul punto di morire sul posto.
    Il motivo era semplice: Rettili.
    Assieme ai ragni e agli insetti una delle poche cose che facevano veramente schifo (= paura) a Shizuka Kobayashi.

    “Assurdo! DUE asterischi con scritto "offerta valida fino ad esaurimento scorte"...ma NESSUN asterico nella mappa nè dietro il volantino! Questo è PRIVO DI SENSO!!!”

    “Febh, ti prego, mettimi in piedi, solo per darmela a gambe, se uno solo di quei bambini mi sfiora è la fine, faccio una carneficina e sto parco avrà ben presto un nome ben più tetro a renderlo famoso...”



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    Di nuovo quella voce...
    … beh arrivati a quel punto, a dispetto della calca, c'erano poche possibilità di sbagliarsi: Era sicuramente lui.
    Sorrise, suo malgrado scura in volto, mentre un rivolo di sudore le scivolava al lato del viso, rendendola proprio in quell'istante conscia del vero problema di quella circostanza, che non era il fatto di aver trovato quel Colosso in un parco giochi acquatico per bambini, quanto piuttosto che finché ci fosse stato quel grosso coso squamoso lì, lei non avrebbe mai potuto compiere un altro passo avanti, e così non avrebbe mai potuto riabbracciarlo.

    […] In altre parole era era arrivato il momento di usare l'arma-segreta-di-salvataggio-improvviso-suiton-park-strategy#1 che aveva escogitato in caso di pericoli di qualsiasi tipo.
    Annuendo con aria lungimirante e un rinnovato (seppur blando) colorito sulle guance, la kunoichi si infilò una mano dentro il delizioso abitino rosa che indossava, estraendone un attimo dopo una piccola pallina che, con noncuranza, si lanciò alle spalle, proprio nei giardini decorativi del parco giochi acquatico recanti le statue di benvenuto, laddove avevano osato fermarla prima che si mettesse a giocare perché “lo scenario era squisitamente visivo”.
    Ovviamente, appena tre secondi dopo un'esplosione di proporzioni inaudite irruppe con inaudita violenza nel punto in cui la minuta sfera era caduta, radendo al suolo metà delle siepi e gettando il caos tra la gente lì presente, che tra scossoni e urla di terrore si diede alla macchia molto prima che l'artefice di quell'opera di demolizione vagliasse l'ipotesi di replicare il gesto.
    In effetti era risaputo che Shizuka Kobayashi non si facesse poi troppi problemi per ottenere quello che voleva...

    « A-AH DUNQUE AVEVO RAGIONE! »



    La voce della giovane kunoichi guizzò colma di gioia appena un istante dopo la dipartita di tutta la folla, proprio mentre alle sue spalle si alzavano turbini di fumo e urla di emergenza, ma lei, perfettamente incurante di tutta quella confusione, si mise le mani sui fianchi per poi far scivolare i suoi profondi occhi verdi sulla figura imponente di un uomo dai capelli color della luna, verso cui lanciò un sorriso che forse, a dispetto dell'aspetto grazioso della proprietaria, anche in quell'occasione non mancava di sembrare più un ghigno...

    « RAIZEN IKIGAMI! »



    Urlò Shizuka Kobayashi, portandosi entrambe le mani alla bocca per convogliare le sue grida sopra quelle del caos, sporgendosi nel mentre leggermente in avanti.

    « QUESTO E' IL PEGGIOR GIOCO DEL DESTINO CHE GLI DEI ABBIANO ORGANIZZATO PER ME! »



    Aggiunse, togliendosi il cappello dalla testa per rendersi più riconoscibile, lasciando così che i suoi lunghissimi capelli castani si sollevassero dai suoi fianchi per ondeggiare nel vento...
    ...perché a dispetto di quel suo aspetto, tanto diverso dall'ultima volta in cui i due ragazzi si erano incontrati, c'era una sola cosa della sua persona che non era mutata: Gli occhi verdi, profondi ed espressivi, sovrastanti quel sorriso sarcastico che tante volte, in passato, le aveva guadagnato un colpo tra capo e collo.
    Quello che solo un sensei può dare alla sua allieva.

    Sorrise.
    Alzò un braccio verso l'alto.

    ...e rimase immobile.

    Il rettile, dopotutto, non si era spostato abbastanza per farla passare.
    Ma ovviamente questo fece in modo di non darlo a vedere.


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