Due persone simili litigano. Qualunque cosa tu faccia lo scopo è vincere!

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    Due persone simili litigano. Qualunque cosa tu faccia lo scopo è vincere!


    ~La strada~


    Pioveva quella notte lungo le vie di Otafuku e da quando quella serie di eventi aveva preso piede non aveva praticamente mai smesso di farlo e mentre un'ombra tornava a casa in preda ai suoi pensieri ed alla sua vita radicalmente cambiata, un'altra ombra usciva dal fatiscente edificio portandosi appresso uno scomodo "pacco umano".
    La pioggia scrosciava decisa quando la seconda ombra iniziò il suo cammino e sembrava cadere talmente forte da poter coprire con il suo costante e monotono suono quasi ogni altro movimento, anche se le pozzanghere con molta facilità invece tradivano con il loro "splash" anche i passi più lievi.
    Il colosso sapeva di non poter trovare la sede dell'edera senza le dovute informazioni e sapeva che di certo non sarebbe stato semplice ottenerle, specie se si condiderava il fatto che solo i membri dell'edera sapevano come contattare l'edera e rispetto a quelli del loto erano anche più restii nel rivelare qualche informazione a chiunque non fosse uno di loro, non tanto per onore o simili fesserie, quanto piuttosto temevano per la punizione che li avrebbe attesi una volta svelato il grave errore.
    Se anche avesse voluto chiedere al suo prigioniero non avrebbe però ottenuto molto, se non vaghe informazioni in merito ad un contatto che lo aspettava con i suoi compagni al porto, ma nulla di più, anche perchè lui stesso non era completamente informato (in vero non sapeva praticamente nulla).
    Stava quindi a Raizen riuscire ad individuare il bersaglio ed in qualche modo estorcergli le dovute informazioni senza che questi fuggisse o al peggio allertasse l'edera di un elemento sospetto. Cosa che di certo, non avrebbe portato a buoni risultati...
     
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    Doppio gioco, doppio inganno








    Aveva passato qualche sera in casa, il Colosso, “invitando” il suo nuovo amico a sostare con lui per un po’ di tempo visto che non poteva rilasciare un così prezioso elemento, tuttavia non gli aveva fatto mancare nulla, anche se non si poteva certo dire che fosse cortese, ma dopotutto la cortesia non era certo una delle cose che spiccava come tratto caratteristico del konohaniano.
    Durante la breve pausa dagli intrighi mafiosi aveva cercato di informarsi quanto meglio sull’edera, ma era arrivato a ben poco, quello sguattero che avevano mandato a fare il lavoro sporco sapeva ben poco dell’associazione.


    Insomma topastro, l’unica cosa che sai è che probabilmente a breve avrai una nuova missione e che ad offrirtela sarà un certo tizio, che conosci ben poco e ti aspetta al porto.
    Situazione spinosa, e pensare che contavo di sfruttarti per andare dritto al punto.
    Sei proprio una mezza seghetta.


    Si distese sul rimasuglio di un letto mentre pensava a come organizzare la serata che lo aspettava, cosa che non sarebbe stata troppo semplice, la faccia che i mandanti si aspettavano era quella di Kenzaru, ma e se questo avesse portato con se qualcuno avrebbero prima ucciso lui e poi messo fuori gioco pure Kenzaru. Per cui tutto si sarebbe a malapena concluso con lui pesto se non morto e il sorcetto torturato. Non che lo stimasse, ma non era certo il caso di desiderare la sua morte o fare in modo di causarla.

    Senti.

    Disse rompendo il silenzio che aveva preteso mentre ragionava.

    Devi descrivermi il tuo contatto, devo essere io ad abbordarlo per primo, in modo da poter condurre il gioco prima che lui tenti di condurre me.

    Così Kenzaru sciorinò una descrizione quanto più accurata possibile, ma alcune delle domande di Raizen rimasero senza risposta, alcuni degli elementi che lui generalmente raccoglieva quando analizzava una persona. Tuttavia, ciò che aveva ottenuto, gli permetteva di individuare con certezza il suo uomo.
    Passò qualche secondo di tetro silenzio dopo che lo shinobi aveva risposto all’ultima domanda di Raizen, mentre questo rifletteva.


    Il gioco è troppo poco chiaro per essere sicuro.
    L’unica cosa che ci resta è creare un elemento di incertezza pure per loro.


    Il trucco era semplice, distrare lo spettatore dal trucco mentre questo si svolgeva.

    Smuovere le acque con una tenera fanghiglia in cui noi possiamo guadagnare un po’ di libertà mentre loro saranno più svantaggiati.

    Si sarebbe presentato qualche ora dopo, o meglio, un clone di Raizen si sarebbe presentato li con le sembianze di Kenzaru, un clone creato dopo aver attivato la Henge, un grazioso sistema per creare una copia perfetta del genin senza che lui avesse bisogno di farla, una copia che gli permetteva di monitorare la situazione. Il clone aveva riconosciuto da lontano i suoi due colleghi, o meglio, i colleghi di chi interpretava, l’avrebbero trovato sudato, col fiatone e con qualche graffio di troppo. Qualsiasi tipo di sensitivo non avrebbe notato la differenza tra lui e Kenzaru, perché di fatto, grazie alla piccola idea del Colosso, non ve n’era alcuna.

    Al loto è andato quasi tutto in malora, ho bisogno di travestirmi, andiamo al bar, credo che mi stiano seguendo, e in mezzo a questa pioggia non credo sia il massimo farsi beccare tutti e tre assieme.

    Disse ansimando ma al contempo con tranquillità, se il loto aveva occhi li attorno a cui non era arrivata la sua descrizione l’avrebbero notato per il fare sospetto, o almeno quello doveva pensare il tipo che aveva dinnanzi. Attese una conferma prima di muoversi e se l’avesse avuta si sarebbe mosso in direzione del locale.

    Vado al bagno, al mio ritorno vi farò un cenno, seguitemi da lontano, andrò a cercare un vicolo tranquillo per parlare.

    Giunto al bagno dopo aver avuto la certezza di essere da solo il clone si sarebbe disfatto, lasciando il posto a Raizen, quello vero, che a passo lesto si sarebbe diretto nel primo immondezzaio li vicino limitato da tre pareti, difficile per qualsiasi orecchio ascoltare li dentro senza essere percepito. Tra l’altro la sua faccia era al sicuro dal loto, quindi poteva concentrarsi unicamente sull’edera, con cui ora comunicava.

    Pare che non siamo gli unici a volere lo stelo del Loto. Ho avuto problemi durante la missione, e credo sia parecchio importante informare il capo prima che il ritardo mi faccia calare sul collo una lama.

    Il Colosso cercava tra i ricordi una mezza verità che potesse scuotere i due, al momento potevano essere allarmati, guardinghi, e non voleva che pensassero a lui, bensì a quel boss che non pareva essere esattamente un tozzo di pane, ma al momento aveva probabilmente a che fare con due pesci piccoli, troppo in basso nella piramide nonostante pareva fossero più in alto di Kenzaru.

    Qualcuno si è immischiato nei nostri affari e mi ha messo i bastoni tra le ruote, mi stava dietro da prima che iniziassi la missione. Tuttavia sono riuscito a capire chi sta a capo del loto.

    Si interruppe li, scrutando il viso dell’interlocutore, cercando di capire cosa avesse scatenato in lui quella rivelazione.
     
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    ~Contatto con i Contatti~


    Il piano del colosso era semplice, ma allo stesso tempo geniale. Il suo scopo era diretto e difficilmente quei semplici contatti avrebbero potuto contrastarlo o almeno finchè avesse recitato bene la sua parte senza fare errori. Errori che con molta facilità lo avrebbero messo allo scoperto facendogli rischiare l'osso del collo.
    All'udire i suoi passi, o meglio, i passi del suo clone con le sembianze malridotte del suo ostaggio, i due figuri si voltarono in direzione del caracollante ragazzo, dando chiaramente segno di essersi interessati a lui, ma senza smuovere alcun muscolo (al di fuori di quelli del collo mossi per voltare lo sguardo). Non si degnarono minimamente di aiutarlo, ne di interagire con lui, finchè almeno questi non iniziò a parlare a sua volta.

    "Al loto è andato quasi tutto in malora, ho bisogno di travestirmi, andiamo al bar, credo che mi stiano seguendo, e in mezzo a questa pioggia non credo sia il massimo farsi beccare tutti e tre assieme... Vado al bagno, al mio ritorno vi farò un cenno, seguitemi da lontano, andrò a cercare un vicolo tranquillo per parlare."


    I due non gli diedero risposta, a parte un semplice cenno della testa per lasciare intendere che avevano capito, poi, con fare svogliato smisero di piantonare la strada ed iniziarono ad incamminarsi per i cavoli loro. Se avesse posto particolare attenzione forse avrebbe udito le parole di astio che i due si scambiavano tra loro.

    "Da quando sono gli ultimi a dare gli ordini?"

    "Non ti alterare... lasciamolo fare... Tanto non arriverà a domani..."

    "hehe"


    Poche frasi, ma che potevano lasciare intendere molte cose e nessuna allo stesso tempo...

    [...]


    Ricongiunto il trio, questa volta con Raizen al posto dell'ostaggio, egli fu nuovamente il primo a prendere la parola, lasciando che di nuovo sul primo del duo dell'edera si tratteggiasse nuovamente una smorfia insoddisfatta.

    "Pare che non siamo gli unici a volere lo stelo del Loto. Ho avuto problemi durante la missione, e credo sia parecchio importante informare il capo prima che il ritardo mi faccia calare sul collo una lama. Qualcuno si è immischiato nei nostri affari e mi ha messo i bastoni tra le ruote, mi stava dietro da prima che iniziassi la missione. Tuttavia sono riuscito a capire chi sta a capo del loto."


    I due a quelle parole si scambiarono uno sguardo interrogativo, per poi riportare gli sguardi sul loro pescetto.

    "Tu dici... E dicci... Chi di grazia ha osato mettere i bastoni tra le ruote a NOI?"


    Disse il primo con un ghigno in volto tutto fuorchè amichevole.

    "Ma soprattutto... Che fine avevano fatto i tuoi due compagni?"


    Aggiunse il secondo come a terminare la frase del primo senza neppure lasciare lo spazio di risposta a Raizen/Kenzaru. A quel punto doveva inventarsi rapidamente qualcosa, ma soprattutto doveva dare spiegazione ad una domanda, una domanda che era insita in quelle poste dal duo ma che nessuno dei due aveva espresso direttamente. Una domanda che, valutato il "ritardo" nel rientro dalla missione sarebbe probabilmente balzata in mente al colosso, specie valutando che era stato proprio lui a generare quel ritardo di qualche giorno...
     
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    Qualche menzogna e un pò di spezie






    Non gli piacquero troppo le parole che udì mentre si incamminava verso il bar, ma per il momento fu costretto ad ignorarle, finchè la copertura durava era meglio mantenerla intatta, generalmente da dentro l’organizzazione si riusciva ad arrivare meglio ai suoi organi vitali, dall’esterno invece si era sempre obbligati a rompere qualcosa per crearsi un passaggio.
    Nel vicolo i due continuarono a trascinarsi nella loro supponenza, cosa che faceva girare ben più di una rotella al Colosso. E la cosa non lo infastidiva tanto perché i due cercassero in qualche modo di metterselo sotto i piedi facendosi beffe di lui e di quanto fosse piccolo, bensì perché erano stupidi, tremendamente stupidi. Al momento parevano non dubitare delle sue parole, tuttavia, nonostante avessero fiutato la presenza del pericolo che Raizen aveva messo nella loro ciotola, non gli davano peso.
    Lo Shinobi li guardò in cagnesco entrambi, quasi grugnendo di disprezzo prima di parlare.


    Mi sembrano domande fin troppo scontate.

    Disse cercando di imbastire la migliore mezza verità che il suo cervello gli propinava mediante un turbinio di idee da cui lui era costretto a pescare con estrema precisione, pur senza la minima esitazione, una capacità quella che aveva il Colosso, che non era da sottovalutare in quelle occasioni: sguazzava nelle menzogne come un maiale nel letame.

    Conosco la faccia del tizio che ci ha ostacolato, ma nulla di più, dopotutto, come potrei?
    Non posso cercare di estorcere informazioni ad uno che mi ha tradito e cerca di farmi secco, capirete che non è troppo incline a farlo.
    Sono riuscito a malapena a farci sbattere in una cella invocando pietà e strisciando come un verme davanti al Loto, l’unico compromesso che mi dava una possibilità di cavarmela, ed infatti sono riuscito a scappare. Purtroppo non posso dire lo stesso dei miei compagni, uno di noi poteva strisciare fuori dalle celle, quattro, no, non senza essere visti.


    Tirò su la schiena, visto che durante la sua piccola recita, ancora in atto, era rimasto curvo, come se volesse tenere le parole ben rinchiuse nel in quel piccolo nugolo di tre persone.

    Il bersaglio comunque è singolo, pare ignorare fondamentalmente chi siamo visto che le minacce non lo hanno minimamente scosso, pare avere delle buone abilità ma niente che io stesso non sia stato in grado di aggirare con un po’ d’astuzia, no per altro ora sono qui.
    Lo conosco lievemente, ma a quanto pare non a sufficienza.


    Dopodichè si indicò il viso.

    Se volete una faccia invece è questa, più o meno.
    Ho dovuto assumerla per essere sicuro che il Loto non ci stesse troppo alle calcagna, questo individuo dopotutto ha salvato il loro boss, e per un po’ gode di totale libertà d’azione.
    Ma l’ho modificata leggermente perché non so più di chi fidarmi, e qui si arriva al punto cruciale.


    Guardò entrambi, quasi con sospetto, on occhio molto attento, critico più che sospettoso, mettendo con quella mossa persino la sua identità al sicuro.

    CHI è semplicemente uno di noi, il tizio che doveva aiutarmi nei bagni era una talpa del Loto e al momento opportuno ha ribaltato i piani attaccandoci e consegnandoci a loro.
    Da noi non ha fatto tanta strada, ma appena ha avuto l’occasione ha scelto di farla nel Loto, incarcerando noi ha guadagnato qualche bella posizione nell’altra organizzazione, ma non è da sottovalutare, dopotutto è riuscito a prendersi la nostra fiducia.
    Questo ci porta ad un altro problema, la faccia attuale risulta parzialmente incerta in quanto potrebbe non aver assunto la sua vera identità, travestendosi come ha fatto con noi.


    Tirò un sospiro, guardando oltre i due come se avesse individuato qualcosa di sospetto, per poi rasserenarsi nuovamente, un comportamento falsamente agitato, ma che doveva mettere i suoi interlocutori in uno stato sufficiente di tensione da fargli perdere tutta la loro sicurezza.

    Per questo dobbiamo agire in fretta, nonostante fosse in basso e non sapesse troppe cose ne sa comunque troppe se le spiffera tutte al Loto, probabilmente ha in mano qualcosa di sostanzioso. O che reputa tale, e gli da la sicurezza di poter ignorare le mie minacce in quanto si sente protetto dalle informazioni.

    Guardò nuovamente entrambi, con una certa urgenza, e con più guizzi degli occhi, guizzi rapidi a spostarsi da un volto all’altro.
    Un pizzico di verità qui, un tradimento la, una spruzzata di innato talento per le menzogne, ed ecco una solida impalcatura per il getto delle fondamenta.
    Prima di parlare nuovamente però si ricordò di quanto i due fossero affezionati al loro rango e alla loro stazza, per cui avrebbe addolcito la pillola dandogli l’importanza che così tanto gradivano.


    Voi cosa ne pensate?
    Col vostro benestare vorrei informare il boss al più presto, sono già in ritardo e per la testa di quelli come me c’è sempre spazio, ma non vorrei, come dire, incappare in brutti incidenti.


    Sciorinò rapidamente, a disagio, mentre si sfregava le mani nervosamente, incerto e intimidito dal destino che pendeva sulla sua testa come una spada di Damocle, lasciando per ultimo il maggior problema che avrebbe dovuto attanagliare la mente di un pesce piccolo come Kenzaru e a cui esso avrebbe dovuto dare maggiore importanza, non v'era altro modo di sottolinearlo se non a termine del discorso per ultimare coerentemente la sua recita. Ma quella era la superficie, sotto di essa il Colosso era ben tranquillo, freddo e attento a non sottovalutare quello stralcio di discorso udito dai due poco prima, anche se al momento doveva essere diventato sufficientemente importante da guadagnarsi ancora qualche prezioso istante di vita, o meglio, Kenzaru se lo guadagnava. Se Raizen avesse avuto problemi avrebbe venduto ben cara la sua pelle.
     
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    ~Un giro di balle per un ingresso~


    Le parole del colosso erano apparentemente ben studiate ed in effetti facevano il loro dovere, anche se qualche sospetto continuava ad aleggiare nella mente dei due contatti. Un dubbio non sufficentemente grande, ma di certo sufficente a far mantenere un certo grado di allerta ai due, uno stato di allerta che sicuramente avrebbero comunicato ai loro superiori.
    Nelle sue parole c'erano molti punti saldi e di per se la storia reggeva, tuttavia ai due non tornava il fatto che già avessero fatto rientro gli altri suoi due compagni, che tanto stoltamente il colosso aveva deciso di lasciare andare ed in quella storia c'erano forse troppe incongruenze con ciò che quei due avevano raccontato, e se solo l'edera fosse stata più attenta e meno severa ora quei due avrebbero potuto dare loro ragione o torto in merito a quella questione anzichè fare da pasto per i pesci.
    Tornando però al colosso, le sue parole, pur non convincendo appieno i due, furono sufficenti a farlo proseguire verso il passo successivo, ovvero il contatto con l'associazione, anche se in verità alla sua richiesta di comunicare con il capo non ricevette altro che sonore risate.

    "Vieni allora... è giunta l'ora che tu faccia rapporto"

    "Ma non sperare di vedere il capo... Tu sei meno di nulla per l'edera, vedi di ricordartelo bene!"


    Poi i due si scambiarono una rapidissima occhiata di intesa, condita con un ghigno malefico.

    "E vedi di non essere insolente come tuo solito, sai bene che non accettiamo fallimenti"


    Una semplice frase, nulla più che una "normale" constatazione, tuttavia abbastanza chiara da poter essere considerata una minaccia.
    A quel punto i due non fecero altro che fargli cenno di seguirlo ed a passo lento ma costante lo condussero al porto presso un vecchio magazzino apparentemente abbandonato da anni.
    Una volta entrato i due lo avrebbero abbandonato tornandosene fuori e lasciandolo solo dentro la struttura con il pressante olezzo di pesce che appestava l'edificio.
    Una sola frase li separò dal colosso.

    "Sai come scendere, buona fortuna, topo di fogna"


    Ora stava a lui trovare la strada per scendere ai piani inferiori in tutta quella struttura.
    Ad un primo sguardo non pareva esserci nessun dettaglio, nulla di particolare ad indicare l'ingresso che evidentemente quel topo di fogna doveva conoscere o che comunque sapeva trovare. Gli unici indizi che aveva erano dovuti a ciò che i due avevano detto prima di lasciarlo andare e la sua fortuna.
    Già dopo un rapido sguardo avrebbe notato attorno a se svariati scaffali in ferro, particolarmente arrugginiti e corrosi mentre svariate incrostazioni si sviluppavano su praticamente qualunque oggetto lo circondasse. Come avrebbe fatto per intuire la via da seguire? Quale sarebbe stata la via che avrebbe percorso il colosso?



    OT - Ok, semplicemente in questo post devi descrivermi come trovi l'ingresso al piano inferiore (ovvero il sotterraneo) per raggiungere l'edera. Non contenerti, am sappi solo che se trovi o meno la via dipende da me, quindi fermati al momento in cui "trovi l'ingresso" - /OT
     
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    Piramide sociale







    La storia aveva fatto presa a sufficienza, il Colosso non poteva che esserne soddisfatto, ma una cosa continuava ad alimentare quella grossa bestia d’odio che gli si agitava nello stomaco: i due dementi che aveva davanti. Lo punzecchiavano continuamente, e già troppe volte si erano permessi di appellarlo ad un modo in cui ben pochi avevano il coraggio di fare, e che ancora meno erano sopravvissuti per potersene vantare.
    Serrò la mascella promettendo una vendetta inaspettata e fredda, congestionante, quando i due si misero a ridere, cacciando la rabbia ben più infondo di dove avrebbe dovuto farla sfogare.
    Una cosa era certa, stava per salire nella scala gerarchica, liberandosi di quei due beoti, buoni soltanto a condire le loro parole parole con vuoti ghigni di minaccia che neanche una volta avevano sfogato. Cosa ancor più piacevole però era che presto i due scavezzacollo non gli sarebbero più stati utili.


    Sono felice che siate così divertiti.

    Interloquì con voce piatta e glaciale mentre faceva fare strada ai due individui lasciandoli andare pochi passi davanti a lui, meditando se farli secchi con un attacco alle spalle e lasciarli in una pozza del loro stesso sangue a rimuginare quanto rossi sarebbero stati da quel momento in poi i loro fastidiosi sorrisi. Tuttavia la parte professionale del Colosso ebbe la meglio lasciando che i due lo conducessero nel magazzino per poi lasciarlo solo con una manciata di domande, anche se una fra tutte gli ronzava per la testa: dove sapeva di dover andare?
    Rimase immobile, in modo da non far sentire l’incertezza di troppi passi che si muovono a destra e a manca cercando disperatamente un ingresso, si limitò a guardarsi attorno con attenzione, ma attorno aveva solamente scaffali, sparsi per l’enorme stanzone che componeva quel magazzino dalle pareti compatte ed ad una prima occhiata priva di passaggi segreti o secondi volumi, o quantomeno questo si percepiva paragonando le dimensioni esterne dello stabile con quelle interne. A quel punto però gli venne da pensare che i due avevano parlato di topo di fogna, e i topi di fogna stanno in basso, sotto, per la precisione.
    Arricciò le labbra dubbioso mentre si fletteva sulle ginocchia per osservare il pavimento sotto gli scaffali composti dai resti di metallo digeriti dalla rugine.
    Un luogo troppo umido e puzzolente per essere considerato piacevole, un luogo in cui ci si ferma ben poco ed il cui accesso è sicuramente più trafficato del pestilenziale atrio.
    Il magazzino non era certamente pulito ma un particolare punto, più sporco degli altri, attirò l’attenzione del Colosso, non propriamente sotto ad uno scaffale, ma vicino: era il risultato della polvere impastata dalla suola delle scarpe i cui proprietari erano costretti a fare più di un passo attorno ad un singolo punto.
    Se il punto non fosse stato quello, vista la molteplicità di impronte li vicino, non era neanche improbabile appropinquarsi in quel punto, inoltre sarebbe stato ugualmente strano che il Colosso rimanesse immobile per tutto quel tempo. Mano a mano che si avvicinava i particolari iniziavano ad emergere nella sporcizia: la traccia circolare che sottolineava uno spostamento dello scaffale, mediante la rotazione su una delle sue gambe, l’unica ad affondare sul pavimento, ed un particolare punto dello scaffale stesso in cui la ruggine aveva una grana più fine rispetto al resto del mobile, segno che qualcosa aveva alterato la grana tipica della ruggine sfregandoci sopra più di una volta, riuscendo a mettere in luce perfino un piccolo pezzo di metallo ancora intonso. Ultimo tra gli indizi un piccolo solco nel pavimento, estremamente fine e preciso, quasi invisibile su la polvere non tendesse a scostarsi da esso, come se periodicamente qualcosa ve la rimuovesse, probabilmente un refolo d’aria che sortiva quando la botola veniva aperta. Era probabile che la gamba dello scaffale fosse parte integrante del meccanismo della botola, o almeno così pensava il Colosso.
    Era evidente che facendo ruotare lo scaffale nell’asse definito dalla zampa che si immergeva nel terreno qualcosa sarebbe successo.
    Provò quindi a smuovere lo scaffale seguendo i movimenti suggeriti dalle tacche sul pavimento.
    Se non fosse successo nulla e nessun'altro indizio si fosse palesato sarebbero state create due copie del Colosso, che rapidamente avrebbero guadagnato le finestre dello stabile, per poi scivolare all’esterno dopo aver guardato che nessuno le stesse osservando. Prima di uscire avevano preso le sembianze dei due complici di Kenzaru, era probabile che avessero già due belle scarpe di cemento, ma è molto più probabile che due rancorosi scagnozzi tornassero dalla tomba che due Colossi a zonzo per uno dei punti caldi dell’organizzazione dell’Edera. Inoltre, ponendo che i due fossero sfuggiti al Loto, era probabile che non tutti fossero a conoscenza del loro fallimento e morte.
    Le copie rapidamente percorsero tutto il tetto, dirigendosi all’entrata del magazzino in cerca dei due ghignanti scagnozzi, silenziose come solo un ninja poteva essere.
    Sarebbero piombate dall’alto, mediante un singolo salto da una struttura non così alta da impedire una simile azione, la henge aveva annullato i mantelli per cui non dovettero preoccuparsi del loro sventolare durante la caduta. Le copie si sarebbero fatte precedere da un kunai su cui era stata attivata la Distrazione Illusoria

    L'illusione si attiva toccando un'arma, oggetto o parte del corpo desiderata: se la vittima osserva l'obiettivo scelto, attiverà l'illusione, subendo una forte distrazione, come se angosciato da una sensazione di pericolo imminente. La vittima sarà distratta e avrà un malus di 2 tacche ai riflessi; tramite l'utilizzo di uno slot azione è possibile annullare la distrazione, ma non la riduzione dei riflessi. L'illusione dura 1 slot azione.
    L'efficacia è pari a 10.

    in modo da attirare la loro attenzione davanti a loro, punto in cui si sarebbe conficcato il kunai, anziché dietro di loro, punto da cui sarebbe giunto l’attacco.
    Giunti alle spalle dei due, la copia, kunai in mano, avrebbe aperto la gola del più lento dei due scagnozzi da un orecchio all’altro per poi poggiare una mano sullo scroscio di sangue, in modo da farlo scorrere nei vestiti scuri che indossava, quasi invisibile, mentre la seconda, puntando l’arma alla gola dello scagnozzo rimasto gli avrebbe sigillato la bocca con la mano.


    Fiata, e come il tuo amico sorriderai per sempre.

    Avrebbe detto se tutto fosse filato liscio, poi avrebbe sorriso, allo stesso modo degli scagnozzi prima di continuare a parlare.

    Questo piccolo topo di fogna ha bisogno di un piccolo aiuto, tu ora verrai dentro e glielo darai, si?

    Volente o nolente sarebbe stato nuovamente tirato dentro alla struttura, insieme al suo compagno morto, tenuto in piedi dalle braccia possenti del Colosso.

    Se c’è qualcuno di guardia digli che non c’è nulla di cui preoccuparsi, subito.
    E pochi inganni, mi raccomando, non ho rubato solo la faccia di quell’idiota di Kenzaru.


    In realtà non sapeva se ci fossero o meno segnali segreti, ma sarebbe stato meglio non avere dubbi su quel frangente, in positivo o in negativo, doveva fare un lavoro il più pulito possibile. Per questo la prima copia si occupò di spargere poco sangue, e di ripulirlo dopo aver trasportato il corpo in un punto lievemente nascosto rispetto al camminamento principale del magazzino.
    Che ci fosse o meno necessità dell’avviso le due copie avrebbero portato l’individuo da Raizen, quello originale, intimandogli di mostrargli l’entrata.
    Fatto ciò il Colosso avrebbe posto poche rapide domande.


    Avete un sistema di comunicazione? Basato su cosa?
    Avete segnali segreti?
    Parla e ti lego solamente ad un palo senza farti del male, non ho intenzione ne di ledere te, ne il tuo boss. E' mia intenzione esporgli solamente un patto estremamente conveniente, sia per lui che per me.


    Ottenute le risposte con le appropriate minacce Raizen si sarebbe calato nel passaggio, facendo passare prima una copia, in modo da evitare eventuali trappole, dopodichè avrebbe ucciso anche il secondo scagnozzo, facendogli fare esattamente la stessa fine del primo.

    Sorridi adesso, bastardo.

    Disse scomparendo nella botola.
    Se avessero funzionato le semplici indagini il Colosso si sarebbe semplicemente presentato al boss, in caso contrario una copia l’avrebbe accompagnato, prendendo le sembianze di uno dei due scagnozzi, mentre lui prendeva quelle del secondo e la terza copia restava di guardia al magazzino.




    CITAZIONE
    Mi fermo sia alla botola, in quanto potrei aver sbagliato entrambi i metodi, sia nell'istante stesso in cui vedo il boss (in caso riesco ad entrare)
     
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    ~L'ingresso nella Struttura, la Scelta~


    Per sua fortuna, o forse più per fortuna dei due sottoposti dell'edera, il colosso riuscì a scovare l'ingresso che portava nel sotterraneo in cui erano rintanati gli uomini dell'edera.
    Appena sotto la botola si dipanava una lunga scala a chiocciola, direttamente scavata nel terreno e nella roccia, anche se le pareti della stessa erano state chiaramente ristrutturate seguendo il classico stile dell'edera. Enormi pietre nere infatti sigillavano la struttura, bloccando tra l'altro il chakra, evitando in questo modo che anche gli occhi più portentosi potessero in qualche modo osservare ciò che capitava all'interno, ma soprarttutto per evitare che eventuali alleati dall'interno potessero in qualche modo comunicare tra di loro a distanza, o ancor peggio all'esterno.
    Terminate le scale, che come minimo scesero per 3 o 4 piani, davanti al colosso si snodava un lungo e tetro corridoio, creato anch'esso con la fastidiosa pietra nera ed illuminato a malapena con delle semplici ed economiche lampade al neon.
    Già solo per quella vista poteva balzare chiaramente all'occhio quanto diversa fosse l'edera rispetto al loto e quanto quelli dell'edera preferissero agire nella più totale ombra ed in bunker a prova di shinobi, anche se in realtà negli ultimi mesi neppure i loro bunker erano riusciti a tenere fuori i ninja del villaggio, cosa che sembrava nuovamente accadere.
    Proseguendo nella sua marcia per svariati metri, il colosso sarebbe quindi giunto ad un bivio, un bivio tutt'altro che piacevole. Dinnanzi a lui infatti vi era una piccola saletta, spoglia come tutta la via che aveva percorso sino a quel momento. Le uniche "decorazioni" che poteva osservare erano tre simboli, incisi e colorati di diversi colori sulle tre diverse porte che conducevano a tre diversi luoghi.

    Sulla prima porta alla destra del colosso vi era inciso un pugno incoronato come da un'aura. Il simbolo era completamente rosso che lo faceva risaltare sul colore naturale del legno di quella porta, particolarmente robusta alla vista e fermata al muro con delle possenti cerniere imbullonate nella roccia con l'acciaio.


    Sulla porta centrale invece era rappresentato il simbolo proprio dell'edera, un'ampia foglia della fastidiosa rampicante che contraddistingueva lo stemma di quella associazione mafiosa. In particolare quella porta non sembrava in alcun modo trasmettere nulla, nessun segno particolare, nessuna particolare robustezza o nessun dettaglio che la potesse contraddistinguere da una normale porta.

    Sull'ultima porta, quella sulla sinistra era invece inciso il simbolo di un'albero, colorato in verde come il simbolo dell'edera, tuttavia questo sovrastava su una porta nera in legno vecchio che dall'odore pareva perfino marcio, oltre che molto cedevole al tatto. A stento non ci si chiedeva come quella porta ancora riuscisse a restare in piedi senza sbriciolarsi al suolo cedendo definitivamente. Allo stesso modo le sue cerniere erano particolarmente malridotte, rugginose e piene di fori causati dall'incessante avanzamento dell'ossidazione.

    Ora stava al colosse scegliere quale delle tre vie era quella giusta, quale delle tre porte doveva imboccare. Forse nessuna delle tre era quella giusta o forse lo erano tutte e tre. L'unica cosa certa era che quelle pietre impedivano ogni possibile arte ninja nel potervi scorgere attraverso e comunque avesse tentato non sarebbe riuscito a rilasciare alcuna illusione, o perchè non ve ne erano o perchè troppo potenti.
    Se avesse cercato di sbirciare oltre alle porte senza attraversarle davanti a se avrebbe solo trovato un lungo corridoio nero e senza illuminazione, anche se una volta attraversata una porta, avrebbe quindi fatto scattare il meccanismo automatico che avrebbe illuminato la via con i soliti neon e che avrebbe fatto chiudere ermeticamente la porta, impedendogli di fatto di tornare indietro.
    Quale sarebbe stata la via scelta da Raizen, il colosso di Konoha?

     
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    Tre porte Tre vie







    Fortunatamente lo scaffale si spostò, e la sua vendetta si raffreddò ulteriormente nel suo piatto, per la fortuna dei due poveracci senza cervello che stavano fuori dal magazzino.
    Dopo una rapida smorfia di disprezzo si calò nella botola, trovandovi una lunga scala a chiocciola.
    Non amava le scale a chiocciola, il suo fisico poteva esser fatto per tutto, tranne che per quelle infernali scale, troppo strette, troppo anguste, e con i gradini troppo piccoli per i suoi piedi, non poche volte cadeva nel primo gradino, rinunciando a riprendere equilibrio, e facendosi tutti gli altri rotolando.
    Questa volta però fu più fortunato, e si ritrovò alla base della scala del tutto indenne.


    Fino ad ora la trappola più pericolosa!

    Pensò mentre si avviava per l’unico corridoio che gli si parava davanti, abbastanza rassicurato dalla semplicità di quella infiltrazione, solamente giunto al termine del budello così minimale, si rese conto che la sua speranza l’aveva costretto a prendere sottogamba quell’organizzazione criminale.
    Esaminò a lungo le porte con lo sguardo, cercando di comprendere quale delle tre potesse essere la via corretta, ma questa volta non c’erano segni d’usura che potessero suggerirgli qualcosa di significativo, le porte erano troppo evidenti nel loro stato d’usura.
    Probabilmente tutte e tre le vie erano corrette, e i disegni segnalavano solamente un differente tipo di prova da superare per giungere alla fine del percorso.
    Un dilemma fastidioso visto che oltre i disegni non aveva alcun indizio per scegliere la via a lui più congeniale, decise quindi di avvicinarsi alle porte per esaminarle al meglio. Era presente un pomello per aprirle facilmente, ma non ruotava e non compiva alcun genere di movimento, era fisso, un mero punto d’appoggio per facilitare l’apertura, ognuno di essi aveva un grado d’usura differente o una foggia lievemente diversa, per rispettare i canoni delle altre parti metalliche delle porte, nonostante l’assenza di maniglia e toppe però erano presenti delle serrature, non troppo evidenti, si notava solamente la serie di cilindri atta a chiudere la porta all’occorrenza.


    Niente toppa, niente controllo sulle porte.

    Non era infatti presente alcun meccanismo per far scattare quelle serrature, ne toppo ne bottoni, quelle porte erano o automatiche o controllate dalla distanza, molto probabilmente tarate sul chakra, visto che, pure a seguito di un attenta ispezione della stanza non risultava ci fossero sistemi di osservazione simili a telecamere. Visto che era difficile non notare una qualsiasi spia elettronica in quell’ambiente così minimale il Colosso optò per delle serrature automatiche, anche se aveva pochi modi per avere la meglio su di loro.
    In momento soltanto uno soddisfava le sue incertezze: tre kunai insieme a 3 cloni.
    Presa la decisione non spese troppo tempo a creare i tre cloni e spedirli nei tre corridoi, e facendo posizionare ad ognuno di essi un kunai esattamente nel mezzo della serratura in modo che la porta non potesse chiudersi e tantomeno far scattare la serratura. Mandò quindi i cloni in esplorazione, facendoli correre nel soffitto, qualsiasi trappola o meccanismo tarato sul corpo umano avrebbe dovuto rispondere in egual maniera anche ai cloni in quanto sue copie perfette.
    Ebbe persino la cura di non mandarli dentro nello stesso momento, in modo che se qualcuno avesse preso nota di eventuali scatti di trappole non potesse mettere in relazione tali avvenimenti visto che accadevano in tempi lievemente slittati, o almeno questo era ciò che si aspettava.
    All’interno dei cunicoli, procedendo nel soffitto degli stessi, i cloni avrebbero tenuto i sensi all’erta alla ricerca di passaggi o trappole.
    Appena il primo fosse giunto al terreno della sfida o prova che di cui Raizen ipotizzava la presenza avrebbe cercato di raccogliere informazioni su di essa per poi cercare di tornare sui propri passi e recapitare le informazioni al suo creatore che tuttavia non si sarebbe mosso prima di ricevere un rapporto da tutte e tre le copie, in caso fosse stato impossibile tornare indietro si sarebbe semplicemente rilasciato.
    Ottenuti tutti e tre i rapporti o quantomeno delle informazioni il l’Intruso avrebbe poi pensato al da farsi.
     
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    ~Riprova, Sarai più fortunato!~


    La tattica del colosso aveva un suo perchè. Per evitare di finire nel corridoio sbagliato aveva spedit al suo posto contemporaneamente tre cloni, bloccando le porte con dei kunai per evitare che queste si chiudessero a tradimento.
    Per un primo istante parve non accadere nulla e nulla sembrava contraddistinguere i tre corridoi. In nessuno dei tre il meccanismo scattò, quindi le luci rimasero spente per tutta la durata del cammino.
    Attorno ai cloni il nulla più totale. L'unica cosa che variava, al variare del corridoio era l'ambiente. Nuovo e levigato dietro alla prima porta, freddo ed inospitale dietro alla seconda ed estremamente umido e fetido dietro la terza.
    Per ciò che potevano osservare i cloni, i corridoi erano particolarmente lunghi e non si poteva sentire nulla al di fuori del rimbombo dei loro passi e di tanto in tanto il suono di una goccia d'acqua che cadeva sul pavimento umido.

    [...]


    Giunti sul fondo dei corridoi, praticamente in sincro, i tre cloni non avrebbero trovato altro che una porta perfettamente blindata ed impossibile da aprire. Se avessero cercato dettagli maggiori, ripercorrendo il tunnel, avrebbero poi notato che ciascuna delle tre porte era bloccata dallo stesso meccanismo che era collegato alle prima tre. In pratica, come per le porte doppie delle banche, quelle porte si sarebbero sbloccate ed aperte solo alla chiusura ed al bloccaggio della prima e viceversa.

    Nonostante tutto, avrebbe dovuto prendere una scelta su quale via da seguire e nulla più dell'intuito e dell'astuzia potevano guidarlo attraverso quella semplice ma non così banale scelta.

     
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    Tre porte Tre vie
    Di nuovo






    L’elegante furbata di Raizen aveva portato ben pochi risultati, al momento poteva unicamente sapere che tipo di corridoio si celasse dietro le porte, tuttavia, pareva che la sua accortezza gli avesse permesso di non far scattare alcun meccanismo di tracciamento per cui al momento era probabile che la sua posizione non fosse nota ad eventuali controllori.
    Non era un male per lui, anche se quel ritardo lo infastidiva, com’anche il fatto che quei corridoi fossero inesplorabili con uno stratagemma simile.


    Beh, dopotutto hanno sempre a che fare con dei ninja, si saranno preparati a dovere per ogni eventualità.

    Decise di far rientrare i cloni e di spargerli lievemente meglio, per un ulteriore esplorazione, che però questa volta si sarebbe limitata ai primi dieci metri del corridoio.
    I tre cloni entrarono insieme nel primo, ed ognuno di essi si dedicò ad una parte del corridoio, il pavimento era stato sommariamente ispezionato dal clone entrato da solo e non v’era parvenza di tracce, sarebbe dovuto essere un corridoio trafficato a sufficienza da avere tracce del passaggio di qualcuno, eppure pareva nuovo e limpido, come se non fosse mai stato utilizzato, o quantomeno costruito di recente. Tuttavia tutta quell’aria di nuovo gli faceva sorgere dei dubbi, l’ultima volta che aveva notato una simile differenza in un passaggio segreto di quel tipo un corridoio simile era piazzato per sottrarre il chakra. Non era nient’altro che una sensazione, un presentimento, eppure non riusciva a togliersi dalla mente quel pensiero, il non trovare alcun segno di passaggio in nessuna delle quattro pareti che delimitavano il corridoio poi lo fece desistere del tutto dal prendere quella via. Forse aveva sbagliato, ma aveva imparato a fidarsi dell’istinto.
    Pregò di non fare cilecca.
    Passò poi alla terza porta, rasserenato dal fatto che l’esplorazione di questa sarebbe stata più semplice, nell’umido e nella lordura era semplice lasciare delle tracce, soprattutto se la lordura stessa è inzuppata tende quasi a diventare uno stampo, ma non trovando alcun indizio di passaggio decise di non prendere nemmeno quella via per poi tornare a riflettere sui simboli incisi al di sopra delle porte, incomprensibili per lui.
    Tentò di dargli un significato dando alla dura pietra del primo la caratteristica propria di un guanto di ferro armato, ossia l’estrema tenacia necessaria alla neutralizzazione della minaccia o difesa, mentre nel terzo l’albero poteva somigliare quasi ad una mangrovia, una pianta che nasce in luoghi estremamente umidi ed acquitrinosi.
    Quella centrale invece cosa aveva?
    Quella centrale parlava dell’edera, della sua capacità di sopravvivere e diffondersi anche negli ambienti meno adatti, arrampicandosi e strisciando ovunque, dai sottoboschi alle pietre riuscendo sempre a trovare, con radici sparse anche nella sua minima propaggine, del nutrimento.
    Si soffermò solo un secondo a riflettere sulla possibilità che l’ideatore di quelle porte avrebbe potuto voler trarre in inganno un eventuale intruso proprio facendogli sorgere questi pensieri, ma era un ragionamento che per quanto si estendesse tornava sempre al punto di partenza, un serpente che si morte la coda insomma.
    Entrò quindi nel corridoio centrale, lasciano i suoi tre cloni all’entrata dei corridoi che avevano esplorato poco prima, avendo notato che se le porte rimanevano bloccate dal kunai nulla si attivava rendendo il passaggio per il corridoio del tutto sicuro, sfruttò tale informazione o falla nella difesa dei corridoi, per non incappare in eventuali trappole. Una volta arrivato alla seconda porta fece legare ai cloni le estremità dei kunai che aveva utilizzato per bloccare le porte con un semplice filo di nylon, e dopo averli fatti entrare nella centrale li tirò via, facendo chiudere tutte le porte e far avanzare i cloni nel corridoio centrale.
    Sperava che arrivassero da lui del tutto illesi, ma in caso di disgrazie sarebbe quantomeno stato informato dei pericoli che avevano affrontato durante il cammino .
    Garantitosi lo sbloccaggio della seconda porta, in caso i cloni fossero arrivati salvi avrebbe fatto aprire ad uno di loro la porta tenendosi pronto ad attivare delle eventuali difese, in caso contrario avrebbe aperto lui la porta, sperando di non attivare una trappola dell’ultimo secondo.
     
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    ~Un uomo dai ricci naturali non può essere cattivo!~


    Alla fine il colosso aveva optato per la via centrale, ritenendola forse la più giusta, o più semplicemente tirando ad indovinare, sperando nella fortuna.
    Per sua sfortuna nel percorso non vi erano trappole di alcun tipo, quindi la precauzionale camminata al buio gli aveva solo fatto guadagnare una passeggiata nella pressochè totale oscurità, interrotta solo dall'accensione dei neon nel momento della chiusura della porta che segnava l'inizio del viaggio dei tre cloni.

    [...]


    Aperta la porta il colosso (o il clone per lui) non avrebbe visto altro che un'ampia stanza bene illuminata dal pavimento in legno lucido e ben curato. Le bianche pareti erano completamente spoglie da simboli, quadri ed amenicoli vari. L'unica cosa che spiccava in quella bianca stanza era una grande scrivania in legno finemente intarsiato con una lastra in marmo lucido a ricoprirne la superfice. Davanti a questa una semplice sedia in plastica e dietro un'ampia sedia da ufficio con un'ampio schienale. La sedia era ruotata e non si poteva vedere nulla dell'eventuale persona seduta su di essa.
    Una volta entrato avrebbe poi notato le fini lavorazioni della sedia in pelle nera ed una particolare incurvatura nera ai lati della stessa. Un'incurvatura che sembravano essere capelli alla afro.
    Appena un'istante e da dietro la sedia una voce grave e decisa si levò verso di lui.

    «Bene arrivato... Prego, si sieda sulla sedia. Noi due abbiamo molte cose di cui dover parlare...»


    La voce non aggiunse altro, ne vi furono movimenti di alcun tipo finchè Raizen non si fosse seduto sulla sedia.
    Se avesse provato a mandare una copia in sua vece la voce si sarebbe nuovamente levata:

    «Mi rattrista tutta questa sfiducia, Mr. Shinobi... Mi sembrava di essere tra gentleman, no? Venga fuori immediatamente!»


    Una volta sedutosi, il misterioso uomo della stanza si sarebbe girato facendo ruotare lentamente la sedia, quasi ad approfittare del pathos scatenato dalla scena.
    Dinnanzi al chunin della foglia si palesò quindi un'uomo, fortemente abbronzato, probabilmente da molte lampade fatte regolarmente. Sulla quarantina e dalla capigliatura a dir poco esageratamente ampia. L'uomo era elegante ma allo stesso tempo estremamente strano, tuttavia non per questo poteva essere considerato meno pericoloso di molti altri membro di quella setta.

    «Gradisce qualcosa da bere? Mr. Shinobi?»


    Evidentemente l'uomo dinnanzi a lui sapeva qualcosa, oppure stava cercando di farlo crollare fingendo di sapere pù di quanto non sapesse in realtà, tuttavia stava al colosso giocarsi le sue carte al meglio...

    «Bene, so come è andata a finire con l'ultimo incarico e proprio in merito a questo... Sono stupito che lei abbia scelto proprio il mio ufficio...»


    Il tono dell'uomo era rimasto piatto, assolutamente senza emozioni. Cosa che denotava chiaramente la sua pericolosità.

    «Mi dica dunque... I'm waiting»


    Che cosa intendeva? Quali erano le informazioni che quell'uomo voleva sentirsi dire? Stava ora a Raizen dare le risposte più corrette.
     
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    Il Sigillo






    Fu il clone ad aprire la porta, non senza un po’ d’ansia da parte del Colosso, ansia che tuttavia rimase immotivata, com’anche i suoi sotterfugi per evitare le trappole, un percorso sicuro alla fine.
    Entrò nella stanza come richiestogli e preso posto sulla sedia i suoi tre cloni gli si posizionarono dietro a braccia conserte, abbastanza grandi da creare quasi una quinta teatrale di composta serietà.
    Davanti a lui un altro di quei particolari spettacoli che soltanto le persone che gravitavano attorno a lui erano in grado di offrire. Tuttavia non si abbandonò ad una sciorinata di battutine sull’aspetto dell’uomo, limitandosi a tenerle per se.


    Uno scopettone da spazzacamino, sto qua per farsi la pettinatura ogni mattina deve usare uno specchio convesso altrimenti non ci sta tutto.

    Con un sospirò fugò l’ultimo rimasuglio di ironia e rispose all’uomo, continuando a recitare la sua parte, iniziata con il suo timido ingresso.

    Qualcosa di forte per sciogliere un po’ la lingua.

    Disse rapidamente, come se qualcuno avesse fatto forza su un tappo e un eccesso di parole fosse venuto fuori dalla sua bocca, fuoriuscita che terminò subito con un umettata alle labbra.
    Per il regista la scena andava bene, che poi il regista e l’attore coincidessero era solo un dettaglio.
    Buttato giù l’alcolico in pochi, affrettati e abbondanti sorsi poggiò il bicchiere con uno scatto e un sonoro tonfo che tuttavia non lo danneggiò.


    Non è andato tutto per il verso giusto.

    Spiattellò mentre i cloni si dissolvevano, decise che era quello il momento migliore per disfarsi delle copie, l’unico in cui la tensione calava, dopo aver saggiato la relativa calma del suo interlocutore.

    Come giustamente ha detto lei.
    Tuttavia ho qualche piccola informazione riguardo il capo del loto: son sicuro di conoscere il suo vero volto.


    Anche se l’attenzione e la meticolosità con cui si maschera rendono quasi inutile un informazione simile.

    Aggiunse tra se e se.

    Sono venuto qui perché sono fedele all’edera e mi sembrava corretto esporre i risultati della mia missione ad una mente tranquilla che fosse in grado di ottenerne qualcosa di concreto senza avere troppa fretta di eliminarmi.

    Sospirò gravemente.

    Infatti non è corretto dire che la missione è fallita, o meglio, lo è stato nel suo scopo principale, ma ha portato dei frutti.
    Anche se il loto ha deciso di contaminarli.


    Mostrò la lingua che grazie alla henge aveva impresso uno strano tatuaggio.

    È un sigillo, ed è la cosa peggiore che mi sia mai stata impressa.
    Sono arrivato in ritardo perché prima di venire qui sono passato dal nostro sigillatore ma ha detto che era una cosa abbastanza complessa da rilasciare, in quanto ha più di una sicura.


    Attese qualche istante, istanti di vergogna in cui guardava fisso il pavimento.

    Sono stato catturato dopo che un ninja della foglia mi ha messo i bastoni tra le ruote… tuttavia la cosa più grave… è che questo sigillo mi permette di rivelare le informazioni solamente al boss, in caso contrario per me sarà la fine, la fregatura sta nel fatto che il sigillo si attiva come un timer una volta rivelata la sua posizione, se entro lo scadere non comunicherò al boss il necessario morirò io, e al dire del loto mi porterò dietro anche parecchia gente.
    Se il sigillo interagisce in maniera imprevista col chakra altrui si attiva.
    Se rivelo le informazioni alla persona sbagliata si attiva.
    Se il tempo scade il sigillo si attiva.


    Prese ancora qualche secondo.

    Dicono che loro stabiliscono in questo modo la solidità di un gruppo, fiducia reciproca… Io ammetto le mie colpe, voi vi fidate del mio operato, questa è la ragione per cui sono dinnanzi a voi. Un continuo dare e ricevere.

    Dopo quelle parole scivolò giù dalla sedia e protendendo le mani in avanti mentre si inginocchiava iniziò nuovamente a parlare, affannando, in un misto di paura e apprensione.

    Mi perdoni, ho messo in pericolo la sua vita, ma reputo che il mio operato meriti questo rischio momentaneo, decida in fretta cosa fare di me, non voglio rischiare di nuocergli oltre.

    Sciorinò rapidamente quella mezza supplica, mettendo sul tavolo le sue carte.
    Un bluff dalle dimensioni non indifferenti, ma quella era una partita sul filo del rasoio sin dal primo istante
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  13. Asgharel
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    ~It's a trap? Or a Counter?~


    Il capellone ascoltò con molta attenzione le parole del colosso senza smuovere un singolo muscolo, senza dare alcun segno di cedimento, senza cercare con lo sguardo delle vie di fuga. Che sapesse del bluff? Oppure semplicemente era un'ottimo giocatore di poker? Questo di certo non lo si poteva sapere, ma di certo mostrava dei nervi d'acciaio ed una tempra non da poco. Che fosse quella la forza dei dirigenti dell'edera?
    Terminato il monologo del foglioso sotto copertura, il misterioso bell'imbusto rimase in silenzio per alcuni secondi, forse per pensare la prossima mossa, o forse per enfatizzare ulteriormente i suoi movimenti.
    Quindi con tutta calma si alzò dalla poltrona allontanandola solo con la spinta delle gambe e con enorme tranquillità fece il giro della scrivania lasciando scorrere una mano sulla lastra di marmo ed avvicinandosi pericolosamente al ninja come ad osservarne i dettagli del volto.

    "And So? Quindi lei mi starebbe dicendo che ha appena attivato il timer? Le hanno magari anche detto quanto tempo le resta prima della sua dipartita?"


    Allontanò il suo volto da quello dello shinobi lasciandosi solo sfuggire un ghigno, quasi come compiaciuto.

    "Bene quindi... Le dirò come andranno le cose, It's OK?"


    Sia che avesse avuto qualcosa da ridire o meno, il tizio di fronte al colosso non avrebbe cambiato il suo discorso.

    "Come ben sa c'è solo un premio per il fallimento, la morte. Allo stesso modo, indovini un po... è lo stesso premio per chi mette a rischio l'edera e specialmente i suoi gradi più alti... Do you understand?"


    Il sorrisetto maligno ed omicida non avrebbero lasciato scampo. Chiunque avrebbe compreso che la pena era la morte e probabilmente quel tizio era il diretto esecutore o qualcuno con il compito di spedire la gente al patibolo.

    "Come credo possa immaginare questa stanza è ben corazzata e, a detta degli ingenieri che l'hanno creata dovrebbe pure essere a prova di bomba... Quindi, ci vediamo Mr. Shinobi, mi saluti l'inferno"


    A quel punto l'uomo si sarebbe allontanato da Raizen dirigendosi verso l'unica uscita di quella stanza, premendo prima un piccolo bottone celato al di sotto della scrivania atto a sbloccare la porta d'uscita e sigillare quella di ingresso. Come prevedibile, aveva deciso di chiuderlo li dentro in attesa della sua auto-detonazione.
    Che avrebbe fatto il colosso? Avrebbe ammesso il bluff? Avrebbe cercato di eliminare quell'uomo con il rischio di far scattare degli allarmi? Avrebbe tentato di forzare la sua fuga dalla stanza? O avrebbe trovato qualche altro stratagemma? Ora stava lui scegliere quale via prendere.

     
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    Ultimo tentativo






    Le prime sensazioni del ninja furono discordanti, ma tra tante ne emerse una:

    Mah mah mah… ma questo è un imbecille nato!
    Ma quale pirla perderebbe una simile occasione solo per rispettare una regola così idiota?


    Fortunatamente quel pensiero lo fece riflettere, un uomo arrivato a quella posizione nell’edera non poteva essere uno sprovveduto, non poteva essere così sordo da non comprendere l’importanza di quel discorso.
    Una cosa era certa, non doveva varcare la soglia della porta, da quel momento in poi il suo bluff gli sarebbe andato contro.


    Non posso dire niente riguardo al timer, per via del concetto di fiducia che pare essere molto radicato all’interno dell’organizzazione del loto, pare volessero impartire una lezione, non lo so.

    Cercò un tono adatto alla situazione, ma visto come andava a volgere il tutto gli pareva coerente scegliere qualcosa di piatto e rassegnato.

    La prego, non chiuda quella porta, è impossibile che mi abbiano lasciato arrivare fino a qui con un meccanismo così stupido, potevano studiarne uno ben più semplice se il fine era quello di ledere lei.
    L’obiettivo non era mettere in pericolo il boss o lei, ma semplicemente fare in modo che il messaggio arrivasse al boss, altrimenti sarebbe bastato un meccanismo più semplice, non trova?
    Mi permetta di essere utile, mi faccia completare il mio fallimento, può sempre punirmi con la morte dopo che avrò recapitato il messaggio al boss.


    Si arrestò dopo una parlantina frenetica accelerata da un finto stato d’ansia che in quel momento doveva essere più che naturale.

    Comprendo la gravità del mio fallimento, ma non sfruttare l’opportunità che offro non mi sembra una mossa degna della sua meticolosità.

    Nuovamente una pausa.

    Dispone della mia vita in qualsiasi istante, deve solo rimandare l’esecuzione per fare in modo che io recapiti il messaggio, non ci perde nulla, nemmeno il tempo, visto che il timer potrebbe avere persino la durata di un mese.
    Sono sicuro che il boss sarà lieto di sentire cosa ho da dirgli, è un occasione più unica che rara!


    Non sapeva se quella stanza era munita di telecamere, non sapeva se qualcuno sorvegliasse l’operato di quell’uomo, ma a prescindere da tutto l’ultima frase, nonostante fosse pronunciata come la più modesta delle suppliche, nascondeva un messaggio che sarebbe scivolato via soltanto dalle orecchie di uno stolto: veramente il boss non avrebbe voluto ascoltare un simile messaggio?
    Veramente avrebbe voluto perdere un informazione di quell’entità? Veramente un sottoposto poteva prendersi una tale libertà?
    Ancora non era il momento di scoprire il suo bluff, finchè il capellone stava dentro la stanza era ancora tutto valido.
    Non mosse un muscolo durante tutto il discorso, rimase in ginocchio rizzando solamente la schiena per saggiare al meglio le distanze, non c’era qualche metro tra lui e la porta, e il simbatico biscotto abbronzato si frapponeva tra loro, placcare lui e gettarsi nella porta nell’esatto momento in cui si voltava per varcarla non sarebbe stato troppo complesso.
     
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    ~Una Possibilità?~


    Il capellone lo fissò con uno sguardo misto tra rabbia, rancore e dubbio. Possibile che le parole del colosso in qualche modo avessero smosso quel sottoposto? Da un lato era difficile dirlo data la faccia da poker mostrata fino a pochi istanti prima. Era possibile che stesse impersonando qualcosa o qalcuno, oppure realmente stava meditando qualcosa.
    Se avesse ascoltato con attenzione
    [Udito] avrebbe udito che sussurrava ad un piccolo microfono degli ordini molto semplici, tuttavia perentori.

    "And So? Cosa vorrebbe fare? Parlare faccia a faccia con il boss? Lei Mr. Shinobi è sicuro di se, troppo sicuro di se... Se non si trattasse di un possibile messaggio dal Loto l'avrei già eliminata personalmete"


    Con quelle parole si voltò nuovamente avvicinandosi nuovamente alla scrivania ed al colosso.
    Con una calma ormai più che ostentata si sedette nuovamente sulla poltrona in pelle.

    "Spero che non si aspetti di poter parlare direttamente con il boss. Il massimo che possiamo concedere ai falliti come voi è di parlare ad un microfono, spero possa bastarle, altrimenti con lei abbiamo chiuso subito. E mi creda, non staremo ad aspettare l'esplosione del sigillo per farla fuori"


    Anche se la postura ed il volto ostentavano calma i suoi occhi trasudavano morte. Un attento osservatore non avrebbe avuto problemi a riconoscere l'istinto omicida celato dietro a quella maschera.

    [...]


    Passarono svariati minuti prima che giungesse una comunicazione vero quella specie di bunker. Una voce particolarmente distorta dall'altoparlante rieccheggiò nella stanza.

    "Hachirou Sama, Il boss è qui per parlare con l'informatore"


    Nuovamente si dipinse un sorrisetto sul volto del capellone, ormai con un nome.

    "Bene, mr. Shinobi. Ora sta a lei, dica pure quello che deve, il boss la sta ascoltando..."


    Cosa avrebbe fatto Raizen? Avrebbe iniziato a parlare esponendo tutto ciò che sapeva o avrebbe atteso ulteriormente per parlare solo con il boss? Ora stava a lui decidere se incaponirsi oltre o se fidarsi del sistema di comunicazione dell'Edera.
     
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