La riunione del Clan

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    Il viaggio da Ame fino a Taki era definibile né più, ne meno come "bagnato". Partito all'alba del primo giorno dalle mura di Ame – solito luogo di ritrovo di qualche ninja sperduto, nonché di un gruppo di alcolizzati che si divertivano nei locali di basso rango posizionati immediatamente al di fuori delle mura -, Seinji poté ammirare in tutta la sua bellezza il vecchio detto di Ame, che si riferiva all'intensità della pioggia, definendola "un muro d'acqua". Vivendo nel villaggio, conoscendone gli usi e i costumi, le tradizioni e la storia, Seinji aveva ormai imparato a classificare la pioggia – incessante per il 90% del tempo -, secondo la sua intensità. In genere, iniziava con una pioggia leggera e calma, a cui Seinji aveva dato il nome di "Rosa" per la sua delicatezza; ogni goccia era di piccolo calibro e, probabilmente, serviva soltanto ad avvisare i cittadini del Villaggio, che a breve sarebbe iniziata la seconda, per intensità, pioggia. La seconda, l'"Orchidea", era una pioggia media: le gocce cominciavano a cadere dal cielo con più velocità e densità e diventavano anche più grandi; il sole, che fino a quel punto illuminava la via del giovane shinobi, si nascondeva presto dietro le nuvole, lasciando il posto ai tuoni e ai fulmini. La terza fase della pioggia, era chiamata "Camelia". Le gocce ora venivano giù alla massima potenza, e sembravano essere belle grandi; un buio pesto regnava in giro per le strade, e sembrava che il Sole era morto. Infine, c'era la fase "Margherita", meglio conosciuta dal voglo locale come "Muro d'Acqua": uscendo in strada durante questa fase, ri rischiava di venir, lettaralmente, ricoperti d'acqua dai piedi alla testa; sembrava che vi fosse una cascata infinita nel cielo a mandare giù l'acqua sempre di più, e sempre più forte.
    Era la fase preferita di Seinji, ed era la fase che lo accompagnò durante la prima parte del suo viaggio verso Taki, il Paese delle Cascate. Per fortuna, ci fu un bel mantello resistente all'acqua a difenderlo dalla pioggia incessante all'alba del primo giorno, e nel suo animo regnava un qualcosa di particolarmente felice e gioioso: invece di affogare le proprie paure e le proprie debolezze nell'acqua di un qualche fiume, sentiva come se la pioggia di quel posto gli lavasse via i brutti presentimenti e ricordi.
    Aveva ancora un futuro dinnanzi, e proprio per questo era felice: stava per incontrarsi con una persona cara a lui.
    Un po' meno felice era il suo Pteorosaura, nonché il suo attuale miglior amico: Taigachi. Pur essendo tra i più importanti pterosauri, era anche tra i più pigri. Non solo "non aveva voglia di volare", ma anche "non gli piaceva la pioggia", e "anzi, preferiva di starsene al caldo a casa sua sotto migliaia di chilometri di terra a godersi il caldo". Insomma, se non fosse stato proprio per il brutto carattere di Taigachi – che Seinji richiamò non appena le mura di Ame scomparvero alla sua vita -, il viaggio sarebbe stato meno problematico. Il pterosaura, durante l'interno volo sotto la pioggia incessante, non fece altro che parlare di come poco senso d'umorismo avesse Seijni, e quanto poco buonsenso aveva avuto a richiamarlo ad Ame sotto la pioggia, a bagnarsi la "pelle delicata" che il pterosaura parlante aveva.
    Il duo dovette fermarsi due volte per mangiare (le richieste di Taigachi sulla carne cruda mettevano sempre Seinji in una posizione alquanto sconveniente, specie perché Taigachi voleva riposare, mentre era Seinji a doversi stancare nella caccia), riposare e asciugarsi dinnanzi a un fuocherello in una qualche caverna delle montagne sulla strada tra Ame e Taki. L'incessante e noioso monologo di Taigachi cessò non appena il duo uscì dalla zona piovana di Ame, entrando nella zona di Taki, con i suoi belvederi e i panorami mozzafiato.
    «Figo eh?» – Disse Seinji, osservando le foreste, i laghi e le cascate sotto di loro.
    «A Taigachi piacere cascate, ma Seinji cattivo. Taigachi volere riposare nella Caverna. Perché Seinji andare a Taki proprio ora?»
    La domanda, che più interessava il giovane, ma già annoiato, pterosaura, era ben più che legittima. Il fatto è che esattamente un mese prima del giorno I° del viaggio, Seinji Akuma aveva avuto la grande idea di curiosare, su come sono andate le cose in quel di Kiri. La scrittura del suo personale diario – tra poesie e poemi -, lo aveva quasi completamente distratto dalla vita ninja, e da quel che era ancora il suo Obiettivo principale, nonché la sua meta: permettere a Kiri di tornare a splendere come una volta. In questo, aveva principalmente due nemici: il primo, era il Mizukage di Kiri, Shiltar Kaguya, un essere capace di gestire un villaggio con una forte mano destra, ma altrettanto incapace di riuscire a tenere lontano i vari "mezzosangue" con la mano sinistra, ammettendo nel villaggi ninja di ogni tipo e sangue, rendendo di fatto la popolazione kiriana un miscuglio inutile di capacità, talenti, culture e tradizioni; il secondo dei nemici, era un Traditore della Foglia dal pugno duro e dalle strane ambizioni, che portava il nome di Itai, e il cognome dei Nara (un clan della foglia che – dicevano – riesce a manipolare l'ombra), e che, tra tutto, sembrava voler aspirare al titolo di Mizukage, facendo quindi sì che un ninja di Konoha diventasse Mizukage. Tuttavia, le perplessità di Seinji non si basavano sui fattori come il sangue e la cultura, ma anche la statistica: tradito una volta, la maggior parte tende a tradire di nuovo. Il tradimento di un villaggio a favore di un altro, l'impossessarsi di un Bijuu (poiché, con il benestare di Shiltardallamanomolle, Itai era diventato il jinchuriiki di uno ei Bijuu di Kiri), faceva tutto parte di un piano, in cui Seinji ci vedeva solo enorme ipocrisia e debolezza kiriana dinnanzi a un qualunque foglioso.
    In pratica, se i padri fondatori del villaggio avessero saputo cosa combina il Mizukage odierno, sarebbe resuscitati per venire a mettere un po' d'ordine nel villaggio. E fu anche questa la causa del tradimento di Seinji: non più in forze di vedere i suo villaggio umiliato, aveva deciso di andare altrove, finché non sarebbe diventato abbastanza forte da poterselo riprendere da solo.
    Principalmente, il motivo della lettera che aveva spedito a Etsuko usando un dei suoi pterosauri minori (abile sia nel nascondersi alla vista, sia al chakra), era quello informativo. Ma Seinji voleva anche qualcosa di più: un incontro. Con Etsuko, membro del suo clan nonché persona che lo aveva aiutato nel passato, aveva molto in comune; sapeva che, in un modo o nell'altro, Etsuko condivideva le sue idee, e che, per questo, lo avrebbe aiutato.

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    Insomma, doveva parlargli. Parlargli ad Ame sarebbe però stato fin troppo pericoloso per Etsuko stesso, mentre spingersi verso Kiri, sarebbe stato pericoloso per Seinji, e così il giovane nukenin dal cuore kiriano, decise di scrivere nella lettera che lo avrebbe atteso a Taki, territorio neutrale per entrambi, e che li avrebbero chiarito il da farsi per il Futuro del villaggio.
    Ordunque, arrivato sul posto indicato alle 16.00 precise del 4° giorno di viaggio, Seinji Akuma fece tornare Taigachi – ormai stanco e affamato -, nella sua grotta, per poi sedersi per terra, aprire il rotolo da richiamo che portava sulla schiena, e vedersi apparire di fronte bevande e cibi vari, che il giovane Akuma era riuscito a guadagnare, con il lavoro di guardia delle mura, ad Ame.
    Vino, pane, carne, sushi, succo di frutta, ramen e cibarie varie attendevano Etsuko sopra una delle più grandi cascate a Taki.
    E lui sarebbe arrivato.
    Seinji lo sentiva.
     
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    Perché mai avrei dovuto accettare?
    L’ultima volta l’averlo aiutato mi era costato non poco…
    Ruolo, onore e credibilità, tutti fottuti nel giro di pochi giorni e per colpa di chi?
    Di un dannatissimo visionario psicopatico, la cui unica fortuna era l’appartenenza al clan,
    ma c’era ancora un clan?


    Lo spiedo intriso di sangue lasciava la carotide che aveva appena forato,
    uno zampillo di sangue accompagnò il movimento cinetico, seguito da una vera e propria cascata. L’uomo, un ciccione alto il doppio di lui, cercava di parlare o di respirare forse, cosa importava?
    Ora si accasciava sulle ginocchia, perdeva le forze sino a crollare in una pozza di sangue.


    Ma no? Troppa strada da fare e perché farla…?
    Parlare di Kiri?
    Ma esisteva ancora?
    Un covo di assassini e marinai, nel caos più totale poteva ancora definirsi
    Un villaggio ninja?


    Ma come puoi parlare tu Etsuko, non sei diventato tu stesso un assassino?

    Io uccido per vivere e lo faccio comunque con onore…

    Che onore c’è nell’uccidere a pagamento?

    Lo sai benissimo che non intendevo questo, accetto di uccidere chi davvero merita di morire, chi ha compiuto atti empi, chi ha assassinato a sua volta…

    E questo chi te lo dice Etsuko? Gli uomini che ti pagano? Però… sei così stupido…

    Ho semplicemente imparato a non far domande e a non aspettarmi risposte

    Hai imparato a essere l’uomo che non avresti mai voluto diventare…
    Era la voce della coscienza che tormentava Etsuko da quando aveva perso il suo ruolo all’ospedale e da quando per mantenere il suo tenore di vita aveva dovuto diventare “Altro”…
    L’uomo giaceva ai suoi piedi, passò un telo di lino sulla lama insanguinata, liberandola dall’ennesima anima di cui si era macchiata.


    Forse un po’ di vacanza mi farà bene…

    Si voltò di spalle lasciando scivolare quel telo, che dalle sue candide mani, fredde, del gelo della morte, sin sul volto dell’uomo, in un ultimo, estremo, gesto di compassione.


    TAKI

    Il paese delle cascate lo chiamavano, come dargli torto? Tutte quei corsi d’acqua, tutti quei balconi, dal quale volentieri avrei fatto volare qualcuno…
    Le acque creavano numerosi vortici, l’appuntamento era lì… in una delle più grandi cascate… dov’era quell’uomo? E come l’avrei trovato?
    L’ultima volta era sfigurato in volto, cieco, storpio e muto…
    L’opera d’arte di un sadico artista, il Kaguya, di cui quasi avevo dimenticato il nome.
    Dove fosse finito? Nessuno lo sapeva.
    Che avrei fatto di Seinji? Boh… dipendeva da quello che avrebbe voluto dirmi, forse avrei fatto quello che tempo prima avevo deciso di non fare… scuoiarlo e darlo in pasto ai pesci, chissà se quelli delle cascate avrebbero apprezzato il banchetto…
    Non serviva immaginare, eccolo, la storia si ripeteva, i due Akuma, ancora uno di fronte all’altro… e questa volta come sarebbe andata a finire…

    Però… per uno che era sul punto di morire, ti trovo bene…
    A cosa devo quella missiva? Cerchi ancora alleati, dove ormai non ci si può fidare di nessuno?
    Kiri è morta amico e con essa pure io…


    Quelle parole riecheggiarono sulle cascare

     
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    Poteva mai Etsuko rifiutare un simil incontro?.. Conoscendo l'indole del suo compagno di clan (perché no? magari anche un lontano familiare?), Seinji non aveva avuto alcun he, Seinji aveva dubbio, sul fatto che si sarebbe presentato all'incontro. L'ultima volta che si videro, fu anni e anni addietro, nella Stanza del Mizukage a Kiri. Quel giorno Etsuko aveva perduto al fiducia di Itai Nara, mentre Seinji... beh, Seinji aveva perduto gli occhi, la lingua e un orecchio. Dai ricordi di quella (brutta) giornata, Seinji si ricordava soltanto gli artigli di un uccello, e una sabbia calda-arroventata, dispersa chissà dove, su chissà che isola. Il piano del Mizukage di quel tempo non voleva tanto ammazzare Seinji, quanto farlo soffrire il più possibile, tanto che mai potesse rappresentare ancora una minaccia non "per Kiri" (come lo diceva lui), bensì per il suo titolo di Kage. Tuttavia, vuoi per l'autoconvincimento di Seinji riguardante l'esser parte di una Provvidenza Divina, che come come scopo aveva quello di far ritornare a Kiri la forza di un tempo; vuoi per delle semplicità casualità e degli eventi fortunati; o vuoi perché gettare una Fenice in fin di vita sulla sabbia arroventata (rilasciandola dagli artigli di un'altra Fenice) è una pessima mossa proprio per via del fatto che le Fenici rinascono più forti di prima, ma da quel tempo Seinji non solo aveva ripreso il pieno controllo – sì, grazie a dei ninja criminali, ma pur sempre ninja! - dei suoi occhi, della sua lingua e del suo udito, ma si era allenato per diventare più forte.

    Così, quando Etsuko Akuma raggiunse la cascata trovandoci Seinji seduto dinnanzi a un rotolo di richiamo con sopra cibi e bevande varie, la domanda – o meglio l'affermazione -, si fece avanti da sola: per uno che era morto, Seinji stava anche fin troppo bene.
    «Le Idee non muoiono.» – Rispose Seinji, preparandosi a gustare del gustoso sushi. - «Loro possono sparire, cambiare forma, nascondersi, ma morire... no, mai.»
    Della personalità accesa e irrequieta di cui Etsuko si poteva ricordare nell'Ufficio del Kage, non era rimasto praticamente nulla: viso calmo e sorridente, tono pacato e gentile; sul busto un mantello di colore bianco, senza alcun segno distintivo, lungo fino ai piedi; gli occhi – di un colore rosso-fuoco, e il coprifronte di Kiri sul capo – con una lunga striscia orizzontale, a dichiarare a tutti i presenti, che Seinji non era più un shinobi della Nebbia. Almeno non più per la burocrazia del villaggio, poiché nel suo cuore Seinji sentiva ancora un forte senso di appartenenza al villaggio, nonostante fosse passata non poca acqua dai tempi della sua ultima visita da quelle parti.
    «Cosa aspetti Etsuko? » – Chiese Seinji, alzandosi e abbassando il capo in cenno di saluto al proprio compagni di Clan. - «Do la mia parola ninnja che il cibo qui presente non è affatto avvelenato. » – Sorrise. - «Altrimenti non lo mangerei.»
    Sedutosi di nuovo, il nukenin della nebbia non seppe far di meglio che indicare a Etsuko l'altra parte della tavola (rotolo di richiamo), lanciandogli contro due bacchette completamente uguali, che ovviamente Etsuko avrebbe riconosciuto essere quelle per mangiare.
    «Lo sai anche tu, Etsuko, che i villaggi non muoiono da soli. Quello che fecero a Kiri era tenerla in stato di coma, aggravando il suo stato di salute molto lentamente, con una precisione e accuratezza unica.» – Afferrato un pezzettino del sushi li dinnanzi, Seinji lo fece immergere quasi completamente nel wasabi, per poi tirarlo fuori e gettarselo nella bocca con un gesto solo.
    °Merda... L'ho cucinato di nuovo troppo piccante.°
    Facendo finta che in realtà era un ottimo cuoco e che il cibo era buonissimo (doveva pur mostrarsi abile cuoco agli occhi di un Akuma...), Seinji prese uno dei calici richiamati, e vi versò del vino.
    «Immagino ti stia chiedendo il motivo di quella missiva. Bhe, e cosa se semplicemente mi mancavi e ti ho fatto venire fin qui solo per gustarmi questo cibo in tua compagnia?» – Per un attimo, Seinji distolse lo sguardo dagli occhi dell'altro Akuma, osservando il fantastico panorama dei dintorni: cascata, pesci, alberi, il bel tempo. - «Anche se non nego che è stata la curiosità a spingermi a inviarti quella missiva. Volevo vederti; vedere i progressi che hai fatto e cosa sei diventato. E inoltre, vorrei sapere com'è morto il villaggio, e se, sulle sue ceneri, ci sono ancora i suoi nemici a far festa.»

     
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    Le idee non muoiono mai, dici…
    Che sciocco sentimentalista.


    Fece qualche passo avanti accostandosi alla tavola improvvisata.

    Sei cambiato nell’aspetto noto, ma le tue idee bizzarre restano, peccato che sei rimasto l’unico sulla faccia di questa merdosa terra a tenere anche solo a livello teorico al bene di un villaggio che non esiste più…

    Si accomodò sorridendo alla battuta sul veleno, seppur di battuta si trattasse, voler avvelenare un esperto di veleni sarebbe stato davvero paradossale. Metodo silenzioso quello del veleno, ma seppur efficace, non era tra le morti che preferiva… aveva imparato a godere del dolore altrui, di un sadismo che riusciva spesso a placare l’insoddisfazione di cui si era fatto carico.

    Mi ammazzeresti forse… ma avrei sicuramente il tempo necessario per piantarti uno spiedo dritto in mezzo agli occhi… e poi sai come si dice… l’erba cattiva non muore mai… e io di erba me ne intendo…

    Fissò seriamente il volto di Seinji per poi far sfociare quell’espressione minacciosa in un sorriso ironico.

    Afferrò le bacchette del fratello di sangue, ma le poggia sulla tavola, estraendo lo spiedo afferrò un boccone di carne…
    Però… te la cavi meglio come cuoco che come ninja, hai mai pensato di intraprendere la carriera culinaria? E fidati il mio non è un riferimento sessuale…

    Si leccò il labbro… chissà se Seinji era a conoscenza dei discutibili gusti del Kiriano.
    Poi cambiò argomento.

    Kiri è morta Seinji… fattene una ragione…
    Non mi occupo più della vita politica, ma non bisogna essere certo dei politici per sapere che il coglione di Shiltar è sparito, non prima di aver deciso di liberarsi di buona parte dei suoi collaboratori, così quando poi il successore designato… “Itai” il traditore della foglia, ha deciso di occuparsi di altro, facendosi vedere in pubblico sempre più di rado… Kiri è sprofondata nella fossa che gli stessi amministratori avevano scavato…


    Dicendo quelle parole rivolse un pensiero a Godsan… chissà se era ancora vivo.

    In ogni caso. La morte regna a Kiri, in tutti i sensi… a volte preferirei essere morto pure io… chissà forse Etsuko, quello che conoscevi è morto tempo fa e quello che vedi è solo una pura e mera illusione di cui noi Akuma tanto ci vantiamo.

    Abbassò lo sguardo non per timore, ma semplicemente perché ora pensava ad altro.

     
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    Dalle parole di Etsuko, Seinji poteva capire tutta la sua delusione; era morto lui, era morto il villaggio. Quel duo si era portato dietro – nella tomba, o altrove -, anche Kiri intera. Cosa che faceva pensare a Seinji di essere un uomo fortunato: non si sentiva ancora morto. Un villaggio che non esiste più. Davvero si poteva voler bene a qualcosa che non esiste?.. Seinji sorrise: finché Kiri esisteva nei loro cuori, esisteva anche nella realtà dei fatti.
    Al sentire Etsuko, Seinji sorrise. Perché avrebbe dovuto ammazzarlo?
    «Lo sai come la penso, Etsuko. I kiriani stanno venendo decimati, motivo per il quale uccidere kiriani è sicuramente una pessima idea.
    °D'altronde, se ti volessi morto, lo saresti di già.°
    «Bhe, la mia carriera ninja non è per certo eccellente» – sorrise – «Ma essere cuoco non ti permette di combattere per ciò che ami.»
    Quindi, assaggiando ancora ciò che egli stesso aveva preparato (e quanto era buono il vino?!), Seinji Akuma ascoltò per intero il discorso di Etsuko. Shiltar Kaguya sparito. Villaggio morto. Poi posto a Itai. Villaggio ancor più morto. Alla fine, morte totale. Kiri nella fossa. A Seinji parve di capire, che anche Etsuko condivideva le sue stesse idee.
    «E cosa hai idea di fare, Etsuko? Tornare a Kiri dove il Caos regna sovrano?.. Prendere la situazione in mano? Oppure, scegliere la mia stessa strada? Tradire, e cercare di rifondare Kiri stando di fuori delle sue mura? »
     
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    Il ragazzo che aveva di fronte era fottutamente sicuro di se, cosa che per certo l’avrebbe condotto a compiere una qualsiasi cazzata e lasciarsi uccidere, come era già successo in passato e ad Etsuko, per quanto lui stesso avesse dichiarato di sentirsi morto, tenere al sicuro la sua pellaccia dura, ancora importava.
    Girò ancora lo sguardo verso Seinji e riprese a guardarlo intensamente dritto negli occhi.

    Stupido ragazzino,

    sorrise

    cosa ti fa pensare che io voglia muovere anche solo un dito a favore di Kiri?
    Quei minchioni dei miei compaesani adesso hanno solo quello che si sono meritati e che hanno accettato di avere, Prima il kaguya, poi il Nara, poi l’uomo gatto…
    Più che personalità eccelse, Kiri ricorda al potere un ridicolo circo delle meraviglie, ragion per cui io di Kiri…


    Avvicinò minacciosamente il suo volto, protendendosi in avanti quasi a voler toccare quello dell’altro, se Seinji glielo avesse permesso, sarebbero arrivato faccia a faccia

    ME NE FOTTO…

    Avrebbe potuto sentire l’essenza di colonia che Etsuko emanava, non era forte il profumo, solo una goccia, quel tanto che bastava per inebriare chi gli fosse accanto senza aggredirlo con un odore aggressivo.
    Afferrò il bicchiere di vino, riportandosi nella posizione di partenza e bevendone un sorso.
    Almeno avrebbe goduto di quel pasto e di quel buon vino se il motivo dell’invito era solo quello.

     
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    Probabilmente, così come egli stesso aveva detto, Etsuko, compresa la sua anima e il suo amore per il villaggio, i suoi abitanti e tutto ciò che di bello si poteva ancora trovare sulle terre di Kiri, erano cose morte. A dir la verità, la cosa doleva non poco a Seinji; quello per cui una volta, tempo addietro, aveva rischiato; quello per cui si sacrificò non una volta, ora non era altro che polvere. Lui lo sapeva, l'aveva sempre detto, l'aveva pensato, l'aveva capito, aveva combattuto perché la cosa non si averasse, e infine... infine aveva perso la propria battaglia. Ciò che il villaggio ora era, era anche colpa sua; frutto delle sue debolezze, della sua incapacità di agire, di superare gli ostacoli e di mostraris forte. Certo, aveva trovato una casa lontano dalla casa; aveva trovato una vita la, dove dicevano che la vita non esisteva. Era riuscito a mettere seme e a vivere su una terra che dicevano essere arida dagli sconti e dalle guerre che vi erano passate.
    Alle parole di Etsuko, Seinji sorrise, finendo di gustare del buon vino bianco che si era portato appresso, da bere insieme al sushi.
    «Te ne fotti? Mi sorprende sapere che avevo ragione.» – Rise. E anche di gusto. - «Tuttavia, non riesco a crederci. » – Bicchieri di vino per "Seinji l'ubriacone". - «Ti rendi conti di essere un... cadavere? Dov'è l'Etsuko che ho conosciuto? Quello che con la scintilla negli occhi partiva per salvare il suo consanguineo?»
    Sospirò. Tutto... Tutto quello non era altro che...
    «...una stupida illusione. Invece di marcire la, potresti venire qui. Invece di camminare con i cadaveri di la, potresti arruolarti tra i shinobi qui, e combattere per qualcosa.»
    E poi... Sì. Non aveva ancora abbandonato il suo sogno. Avrebbe cambiato Kiri.
    In un modo, o nell'altrol.


     
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    Qui dici?
    Ma di quale “qui” stai parlando?


    Bevve un altro sorso, l’odore del vino era forte e il suo sapore inebriante iniziava a liberarlo lentamente dai freni che ogni normale essere umano impostava. Lo stomaco vuoto era soggetto agli immediati effetti del vino, così decise di mangiare qualcosa.

    Siamo realisti Seinji, qual è il tuo obbiettivo per il futuro?
    Diventare più forte? Riprendere Kiri? Riabilitare il tuo onore?
    Il mio unico piacere adesso è uccidere, amputare, privare l’uomo della cosa a cui tiene più cara, LA VITA…


    Imitò il sorriso di Seinji e per un istanti come folli risero assieme, ma chi dei due era davvero il folle? Solo il tempo l’avrebbe decretato.
    Il ragazzo che si trovava di fronte Etsuko era di bell’aspetto, e il vino l’aiutava a vedere per quello che era…
    E quel vino lasciò che accadesse l’inevitabile, la troppa astinenza forse e poi successe…
    Qualcosa si fece spazio nelle mutande…

    Cosa mi stai offrendo Seinji Akuma?
    Cosa che possa stuzzicare il mio interesse?


    Le ultime frasi sarebbero risultate maliziose, ne più ne meno delle frecciatine che Etsuko aveva rivolto al suo amico, sino a quel preciso momento.

     
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    Piani, piani, offere e richieste. La gente del mondo era diventata così materiale, che ormai il solo pensiero di doverci vivere, faceva nascere all'interno di Seinji un profondo ribrezzo. Dunque, ricapitolando, Etsuko non credeva più in nulla, a parte ciò che gli piaceva: uccidere. Seinji non lo capiva, ma una qualche logica pur ce l'aveva. Una situazione veramente di merda.
    Assaggiando ancora del buon vino, Seinji si disse sazio, motivo per cui, si sdraiò sull'erba di quel luogo, ascoltando il dolce rumore dell'acqua della cascata.
    «Io ho intenzione di riprendermi Kiri, Etsuko. In una maniera nell'altra.»
    Risponse Seinji.
    «E da offrirti ho solo sudore e sangue, Etsuko. Nient'altro.»
    Poi ci ripensò.
    «Anche se... potrai uccidere tutti i nemici che vorrai per strada. Oppure... Puoi difendere Kiri dal mio attacco. Ma in quel caso, ti riconoscerò come amico, e ti spazzerò via dalla ia strada.» – "Come una foglia al vento autunnale".
    «A te la decisione.»
     
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    “Oddio, non sa cosa sta rischiando…”
    Pensò il Kiriano non appena vide il traditore distendersi ad ascoltare il rumore delle cascate. Era un altro rumore che invece ascoltava Etsuko… quello dello sfregarsi del suo arnese contro la stoffa delle sue mutande. Distolse lo sguardo dalla protuberanza che disegnava l’intimità di Seinji… Quella situazione stava diventando insopportabile.
    Aveva ascoltato a malapena le parole dell’ex amico… ma non tardò a rispondere!

    Non hai nulla di interessante da offrirmi Kiriano…

    Non sbagliava Etsuko, l’uomo che aveva di fronte non aveva mai smesso di appartenere a Kiri, pur avendola un tempo tradita.

    Sei diventato noioso con le tue paranoie, quello che mi offri è tutto quello che ho già… dovresti azzardare qualcosa se cerchi il mio aiuto, perché non sarà poi così facile sbarazzarti di me, lungo il tuo cammino alla riconquista della patria…

    Sorrise ancora una volta, distendendosi anche lui ad ascoltare le cascate, sollevò le ginocchia per non mostrare la sporgenza.

     
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    Alle parole di Etsuko, Seinji non ebbe che da sorridere. Perché non gli interessava giò che Seinji gli stava offrendo?.. Del resto, egli stesso aveva ben detto che gli interessava amputare, uccidere, ricercare. Erano cose da poche, specie nel mondo ninja, e se era quello che stava cercando, Seinji gli offriva qualcosa di simile al piacere eterno, e difficilmente avrebbe potuto rifiutare la cosa così, senza alcun criterio, né spiegazione. D'altro canto, l'Akuma non stava mica cercando aiuti: certo, avere una spalla forte vicino a lui, o anche a Kiri, gli sarebbe stato utile. Tuttavia, non era quello il motivo della visita di Etsuko: in primis, voleva capire la situazione al Villaggio, e solo dopo trovare in Etsuko la sua spalla - cosa che, comunque, sapeva di avere già per via degli avvenimenti precedenti.
    «Non certo il tuo aiuto, perché ce l'ho già. Quello che ti sto proponendo, è qualcosa che è molto più importante: ti propongo la vita da ninja.»
    Sorrise. Sul rotolo da richiamo era rimasta solo l'uva, che ora il "kiriano" teneva nelle mani.
    «Oppure, puoi rifiutare, privarti dei piaceri di uccidere, mutilare, sperimentare, tornare a Kiri, e ... vivere da salame. Ma in quel caso, chiediti se avrò molti problemi a sbarazzarmi di un salame.»
    Seinji respirò, prendendo un bel boccone d'aria fresca. Il rumore delle cascate non faceva che aumentare il rilassamento.
    «Non nego che mi servirebbe un uomo fedele alla linea a Kiri, ma... perché non proponi tu, quel che vorresti?»
     
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    Scheda di Etsuko della Nebbia

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    Il fardello della Nebbia

    Si sollevò Etsuko,
    annoiato dalle parole del traditore della nebbia,
    persino la sua erezione era svanita, sintomo di quanto poco interesse suscitava il ragazzo che aveva di fronte in quel momento.
    “avrei dovuto lasciarlo marcire in prigione”
    Si disse, forse gli avrebbe fatto l’onore di vivere una vita meno monotona e quella esperienza gli avrebbe insegnato ad apprezzare la compagnia di un bel giovanotto piuttosto che un avanzo di galera.
    Troppe cose dava per scontate Seinji…
    Etsuko non gli era mai stato fedele, quella volta uno spirito di compassione mosse i suoi gesti, nient’altro.
    Adesso il traditore stava tirando troppo la corda.

    Tu, che offri qualcosa a me?

    Lo guardò…

    Una volta ti offrì la libertà e guarda cosa sei diventato?
    Avevi l’opportunità di rifarti una vita, di ricominciare e invece? Eccoti… ancora qui… sempre con i soliti discorsi.
    Sei diventato noioso…
    Ed io non ho tempo da perdere per quelli come te.


    Estrasse il rotolo di richiamo e bastarono pochi gesti a richiamare una delle sue evocazioni.
    Un’enorme drago nero, dagli occhi color sangue apparse accanto a lui.
    Balzò sopra Etsuko, pronto a spiccare il volo…

    Si girò per un’ultima volta…

    Non essere troppo certo dei tuoi mezzi, perché come con le tue convinzioni, crolleranno la prossima volta che ci vedremo…
    Chiaro Seinji Kun…


    Sorrise…
    Ma il suo, suonava come un’avvertimento.

     
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    Alle parole di Etsuko, Seinji sorrise. E così rifiutava la sua proposta? E così rifiutava la sua alleanza?.. "Poco male" – si disse fra sé e sé, mentre osservava Etsuko alzarsi dall'erba, ancora non riposato, ancora, forse, non sazio del pranzo che Seinji stesso aveva preparato per un fratello. Del resto, l'offerta di Seinji sarebbe rimasta in forza, finché Seinji stesso non sarebbe venuto a Kiri per riprendersi ciò, che suo era di diritto: il villaggio e la sua dignità. E a quel punto, Etsuko o no, Kiri sarebbe stata sua, rinascendo dalle ceneri, come Seinji stesso aveva fatto tempo prima.
    «Bhe, Etsuko...» – disse il nukenin, alzandosi dall'erba appena-appena – «Anche io ora ti offro la libertà, eppure non sembri volerla accettare.» – Sbuffò. - «Parli di noia, ma preferisci vivere in un villaggio morto.»
    Con un lento gesto, Seinji appoggiò il proprio gomito sull'erba fresca, estraendone un pezzettino e mettendoselo tra i denti.
    «Se così stanno le cose, Etsuko-kun...» – ghignò, facendo ritornare la sua solita maschera d'odio sul viso – «Ti auguro di fare un buon viaggio.» – Disse infine.
    Davvero aveva perso un amico, un fratello? Davvero era morto anch'egli? Davvero in un mondo di morti restava soltanto una scintilla accesa, una fievole luce di speranza accesa per la vita di Kiri?..
    Avvicinatosi al drago, sul quale Etsuko si era ormai seduto in procinto di partenza, Seinji si fermò, con lo sguardo sicuro.
    «Ma qualora dovessi trovarti sulla mia strada, ti spazzerò via come il vento autunnale fa con le foglie dagli alberi di stagione.» – Finì, indicando il proprio coprifronte: sul simbolo della nebbia vi era una grossa riga orizzontale, come a voler confermare le sue parole.
    Una volta erano fratelli; ora avevano scopi diversi, come il vivere lontano da un posto morto, e morire, nello stesso posto morto.
    Ora erano nemici.
     
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    Scheda di Etsuko della Nebbia

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    l'ultimo Addio...



    Un gesto d’assenso, una carezza sul dorso del drago bastò per fargli spiccare il volo, solo due parole abbandonate nel vento, tra l’assordante gorgoglio delle cascate di Taki…

    E sia…

    Così si lasciavano i due fratelli di sangue di Kiri, l’uno contro l’altro, uniti nei geni, ma separati per scelte differenti…
    L’uno credeva fortemente nel villaggio e aveva scelto di non tradirlo, lavorando dall’interno, l’altro aveva forse fatto la scelta sbagliata, chissà solo il tempo l’avrebbe decretato.
    Di certo Seinji, non poteva sapere che gran parte delle parole d’Etsuko erano menzogna.
    Il villaggio era vivo e lui stesso in missione con l’amministratore gatto, cercavano di risollevarne le sorti.
    Avrebbe dovuto ucciderlo,
    ma non aveva ancora la forza di farlo,
    da parte sua Etsuko aveva ancora per una volta fatto un favore a Seinji…
    Prima o poi però, sarebbe giunto il momento di toglierlo di mezzo e allora non avrebbe esitato…
    Un brivido gli attraversò la schiena a quel pensiero,
    avrebbe succhiato sullo spiedo quel sangue che in parte gli apparteneva,
    anche se in quel momento Etsuko avrebbe preferito succhiare altro…
    un briciolo di rammarico per la preda appena persa.
    Poi si rivolse alla sua Evocazione…

    Su… da bravo, riportami a Kiri…
    Dobbiamo scambiare qualche parola con l’amministratore…

     
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13 replies since 10/8/2014, 22:34   166 views
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