La rabbia di Sun Wukong

[giocata aperta a tutti]

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  1. Roronoa™
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    Chapter IV - Dopo il Nekomata, l'ombra dello Yonbi.



    Attese delle domande che non giunsero.
    Non interessava a quel Jonin conoscere i suoi punti di forza?

    Mentre pensava a cosa egli stava andando incontro, Deveraux vide l'Uchiha voltarsi verso di lui. Riusciva ad intravedere con perfezione solo il suo mento, il resto era inghiottito dall'oscurità del suo cappuccio .
    Rispose al foglioso con gentilezza, nascondendo attraverso un sorriso il sospetto che stava nutrendo verso di loro.

    - Lo spero anch'io Uchiha - Non aveva mai incontrato un appartenente al clan Uchiha prima di quel giorno.
    Non esagerava se affermava che era il clan più discusso dei cinque paesi ninja, non c'era un solo cantastorie che non conoscesse qualcosa sul loro potere così ambito e temuto.

    La sua mente rientrò nella tormenta del deserto sunese, dove i quattro stavano proseguendo il loro cammino senza meta.
    In mancanza d' informazioni stranamente il Genin decise di rimanere in silenzio, attendendo lo sviluppo degli eventi.
    Ora che si era unito al team aveva tutto il diritto di sapere i dettagli della missione.
    Tra la sabbia in sospensione i suoi occhi scrutarono ben presto dei puntini neri all'orizzonte.

    Dejavu pensò.
    Impossibile che Yorin non avesse notato ciò che Deveraux aveva intravisto da secondi. Il suo silenzio era strano.
    Man mano che il team macinava sabbia bollente sotto i loro piedi, i puntini acquisivano dei profili sempre più nitidi e il Genin diventava più perplesso circa il comportamento del team.
    Erano uomini, si muovevano alla loro stessa velocità e i suoi compagni, più di nome che di fatto, erano calmissimi.
    Rimase in silenzio solo per rispetto verso un ninja di grado superiore.
    Yorin era un Jonin, i suoi sensi sviluppati gli permettevano di osservare dettagli che sfuggivano agli occhi del ragazzo.

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    I dubbi furono chiariti quando il team incontrò ciò che aveva destato nel Genin tanta agitazione.
    Un secondo team accademico.
    Deveraux notò all'istante come gli sguardi dei presenti erano caduti sulla sua bianca figura.
    Forse si stavano domandando il motivo per cui egli indossava un abito bianco, oppure, più probabile, erano curiosi riguardo al simbolo posto sul suo mantello.


    Nove uomini chiamati a raccolta dal Kazekage... non si scherza.

    I suoi occhi scivolarono rapidamente su ogni uomo del secondo team.
    La sua attenzione fu catturata da un individuo senza coprifronte.
    Lo fissò per alcuni secondi: i suoi lineamenti, la sua postura e la sua serietà gli erano molto familiari.
    Sebbene avesse la certezza di aver incontrato quel ninja in altri luoghi il suo volto rimase senza nome.


    Appena avrò un momento dovrò parlarci.

    C'era ben altro a cui pensare in quel momento, un uomo vestito di nero posizionato frontalmente all'otese prese parola:

    CITAZIONE
    Ora basta con le introduzioni, dobbiamo sbrigarci a raggiungere l'oasi di Shimazaki entro due ore. Poi resteremo li fino a domattina quando potremo ripartire. Non preoccupatevi per la missione, dubito che i nukenin si possano azzardare ad affrontare questa tempesta.

    Nukenin, in poche parole "traditori".
    Se in quel maxi team erano rappresentati tutti i villaggi accademici, c'era un'alta probabilità di incontrare non solo Nukenin di Suna.
    La missione si fece interessante per Deveraux, il sospetto che aveva nutrito fino a quel momento era sparito all'istante.
    Sperava con tutto il suo cuore di incontrare qualche voltagabbana di Oto: avrebbe frantumato il loro viso senza pietà e se li sarebbe portati a Oto come trofeo.

    Il team partii.
    Il divario tra Jonin e Genin era mostruoso, la velocità con cui tre degli otto ninja presenti riuscivano a muoversi nel deserto era spaventosa.
    Non ne rimase impressionato, qualche anno prima avrebbe sbavato di fronte a quelle capacità, ora sapeva che i suoi occhi stavano osservando il traguardo che egli lottava per raggiungere.
    Aveva incontrato shinobi ben più rapidi e Febh era uno di questi.
    Giusto per non scomodare il Mikawa.

    Con il morale a mille si limitò a seguire Yorin, nel suo team composto da semplici Genin.
    Non ne fu infastidito nè provò vergogna, i suoi compagni erano quasi tutti al suo livello e lo testimoniò l'andamento che furono in grado di mantenere per tutto il viaggio.
    Nessuno rimase indietro, nessuno intimò Yorin di rallentare.

    Dovevano recarsi in un oasi, luogo in cui avrebbero trascorso la notte.
    Sarebbe stato un buon momento per conoscere qualcuno; essere circondato da sconosciuti - alcuni dei quali o ti prendevano in giro o ti guardavano male - non era il massimo.
    Non cercava amicizie, Deveraux era interessato a trovare la semplice intesa tra colleghi.
    Oltre a ciò, si sarebbe sicuramente discusso in maniera approfondita della missione.
    Chi erano quei Nukenin?
    Molti furono i pensieri e le domande che tennero concentrata la mente del ragazzo durante il viaggio.

    L'oasi a cui giunsero era un vero e proprio paradiso terrestre.
    Tra le rocce che spuntavano dalla sabbia, fornendo un riparo gratis dal vento, c'erano moltissime palme e una vegetazione rigogliosa che si estendeva per centinaia di metri.
    Sotto i loro piedi non scorreva un semplice ruscello.
    I Jonin che erano giunti in largo anticipo avevano iniziato a montare l'accampamento.
    L'uomo nero li accolse con freddezza, ordinando a ciascun ninja di raccogliere ogni informazione possibile riguardante il passaggio di Nukenin in quell'eden.

    Senza proferir parola Deveraux penetrò nella foresta.

    Camminò senza sosta per circa un' ora, incontrando solo rami, cespugli, qualche pianta grassa e un simpatico camaleonte marrone, appoggiato su un ramo a circa sette metri d'altezza, che salutò con un espressione da dodicenne.
    Era curioso come l'otese riuscisse a ritornare bambino nei momenti meno opportuni.
    Ridendo e scherzando, notò con sorpresa come una buona parte delle palme lì presenti fossero di colore scuro, come prossime a seccarsi.
    Era strano.
    Deveraux si limitò a tastarne la superficie. Poteva essere una traccia? La corteccia non era bruciata.
    Le sue conoscenze mediche di base non furono utili, non era un biologo, era solo un rude ninja capace di far saltare in aria denti e ossa.

    Quando ormai il sole stava calando ad ovest, permettendo alle tenebre di avanzare all'interno della foresta, il Genin fece ritorno al campo base.
    Purtroppo non era riuscito a trovare nessuna traccia utile.
    Non si demoralizzò, poteva essere d'aiuto al team in altri modi.
    Al centro dell'accampamento era stato acceso un falò.
    Aveva iniziato a sentir freddo quando era ancora immerso nella vegetazione incontaminata, così, senza proferir parola si avvicinò alla fonte di calore, con lo sguardo puntato verso la legna destinata a tornare polvere.
    Bevve due sorsi d'acqua dalla sua borraccia ancora piena, mettendo sotto i denti la carne abbrustolita che si era portato per il viaggio. Ne aveva in quantità.
    Le fiamme erano furiose, lingue di fuoco si agitavano nell'aria come se comandate da una volontà intelligente.
    All'esterno il vento aveva aumentato la sua forza, che stesse cercando di spazzare via le rocce che li teneva a riparo?

    Non si domandò se ci fosse altra legna per mantenere viva la fiamma, dopo una lunga marcia nel deserto sunese Deveraux voleva solamente rilassarsi e godere del calore emanato dal falò.
    Con la mente sgombra da pensieri, il ragazzo rimase in assoluto silenzio, i suoi occhi si sarebbero alzati da terra solo quando avrebbe udito un ninja avvicinarsi verso di lui.

    Quando ormai tutti furono in cerchio di fronte al fuoco, il capo della spedizione prese parola.
    Questa volta l'uomo si decise ad entrare nei dettagli, rivelando finalmente il vero motivo per cui quel team contava ben nove uomini, compreso lui.
    Dei Nukenin avevano rapito un possibile candidato per diventare il Jinchuuriki della Sabbia e lo stavano portando con loro per utilizzarlo come strumento per ottenere lo Yonbi, il demone a quattro code.
    Sentii le gambe iniziare a tremare, la schiena fu percorsa da un forte brivido di paura.
    Il ricordo dello scontro con il Due Code, non completo, era ancora vivo nella sua mente.
    Salvato grazie all'intervento di Febh, Deveraux aveva vissuto notti terribili dopo quella missione.
    La voce del demone lo aveva tenuto sveglio per giorni.
    Non era il Nekomata a torturarlo bensì il ricordo della sua voce, del suo aspetto non definito.
    Non osava pensare alla potenza del quattro code.
    Certo, le situazioni erano differenti, ora faceva parte di un team composto da otto uomini, quasi tutti di rango elevato e con un esperto cacciatore di demoni, mentre contro il Bicoda si era ritrovato ad avere come spalla un Genin appena promosso.

    L'uomo invitò ogni ninja a porre in lui un minimo di fiducia, per il bene della missione.
    Deveraux rispose annuendo, attendendo il suo turno per presentarsi, ma prima che esso giunse, l'uomo che aveva catturato la sua attenzione qualche ora prima, di nome Jeral, pensò bene di dare una dimostrazione della sua abilità nel padroneggiare l'elemento fulmine.
    Sebbene il tatto di Deveraux percepì con precisione quanta potenza fosse racchiusa in quel semplice fulmine, il ragazzo prese quella dichiarazione come un atto di sfida, una provocazione.
    Il sangue bollì all'istante, non poteva tollerare tale affermazione in sua presenza.
    Era uno Yotsuki di Oto per diamine! Con lui presente, nessuno poteva vantarsi di saper piegare il fulmine al proprio volere meglio di chiunque altro. Non importava se fosse stato vero, era sbagliato e intollerabile per principio.

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    Con un moto d'ira scattò in piedi, i suoi piccoli occhi verdi cercarono quelli di Jeral.
    Non avrebbe distolto il suo sguardo da quello sbruffone, era in gioco il suo onore.
    Riuscii a trattenere l'ira, ma non la rabbia, essa era ben visibile sul suo volto.


    - Risparmiati le sceneggiate. - Con una quantità irrisoria di chakra Deveraux era in grado di scatenare una vera e propria tempesta di fulmini intorno alla sua figura.
    Attivare la sua innata sarebbe stata una mossa sciocca e Deveraux lo sapeva, non poteva rischiare di scatenare una rissa.


    Tempo al tempo bastardo.

    Indipendentemente dal comportamento degli altri shinobi il Genin si sarebbe accomodato, non prima di aver lanciato una seconda frecciata allo shinobi.
    -Se troveremo Nukenin originari di Kumo con quei fulmini puoi solo farli ridere!-
    Visto che ormai il danno era stato fatto, Deveraux si presentò, rivelando il suo cognome affinchè tutti capissero il motivo di quella reazione cosi avventata.
    - Sono Deveraux Yotsuki, Genin di Oto - Pronunciare la parola Genin gli fece storcere il naso.
    Dopo quella reazione i ninja lì presenti si sarebbero attesi certamente un rango più elevato, minimo il Chunin.
    Andò avanti.

    - Sono specializzato nel combattimento corpo a corpo- Le sue capacità erano esigue, presocchè inutili per affrontare un demone.
    Avvicinarsi per colpire l'entità codata sarebbe stato un suicidio.

    Quando il giro ufficiale di presentazioni fu terminato l'uomo continuò il suo briefing, dando informazioni più dettagliate su Sun Wukong.
    Molte di quelle nozioni Deveraux le aveva vissute sulla propria pelle.
    I Bjuu, oltre ad essere demoni, erano entità dall'esperienza infinita; nessun attacco riusciva a sorprenderli.
    Il quattro code doveva essere veramente spaventoso da come lo stava descrivendo l'uomo in nero, rispetto al Nekomata aveva numerose armi a disposizione.
    Uno degli elementi a cui il demone era vulnerabile era il fulmine, questo dettaglio fece sorridere il ragazzo.
    Come un bimbo viziato cercò Jeral con lo sguardo.
    Mai il capo della spedizione avrebbe mandato un Genin a ostacolare lo Yonbi se ci fosse stato bisogno, Jeral sarebbe stata la persona giusta...giusta per morire.
    Voleva ridere di gusto, ma rinviò il divertimento a quando avrebbe visto la testa del ninja staccarsi di netto dal resto del corpo.

    Conclusa la riunione Deveraux si congedò insieme ai Chunin e ai suoi parigrado.
    Non aveva voglia di parlare dopo la sua sceneggiata, giusta secondo il suo pensiero.

    In quella notte fredda trascorsa nel deserto, il suo vero compagno sarebbe stato il coltello. Quel Jeral lo avrebbe cercato, o magari lo shinobi che lo aveva preso in giro durante l'incontro con l'esperto di Genjutsu.
    E così, ecco un altra notte insonne ad aspettarlo.















    Edited by Roronoa™ - 15/9/2014, 23:38
     
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