La rabbia di Sun Wukong

[giocata aperta a tutti]

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  1. ¬Chris
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    La rabbia di Sun Wukong
    Post Attivo III

    Quindi eravamo in nove, con una carrellata da destra a sinistra studiai i volti dei miei compagni di squadra; qualcuno aveva un viso noto ma la nebbia dei ricordi non mi permetteva di afferrare il suo volto, il suo nome. Lasciai vagare gli occhi nell'immensità di quel luogo, sentivo la sabbia scottare ai miei piedi e in un lieve fruscio la sabbia si spostò e in gruppo partimmo, il primo gruppo teneva un ritmo più alto e in poco tempo scomparve lasciandomi solo con qualche altro ninja che probabilmente non poteva reggere il ritmo dettato dai primi.
    Dopo qualche ora ci fermammo in un'oasi piuttosto grande, vedere la natura così lussureggiante nel mezzo del deserto mi donava un profondo senso di venerazione alla potenza e capacità di adattamento della natura a sé stessa.
    Quando arrivammo il primo gruppo aveva già procurato il pasto per la cena e prima di imbastire il campo base ci dividemmo cercando delle tracce, seguii gli altri fino ad un certo punto e poi mi dividei seguendo più l'intuito che altro. Vagai per circa mezz'ora senza trovare nulla di rilevante, quel luogo era abbandonato sebbene dei segni confermassero il passaggio di un gruppo nutrito di persone.
    Ci trovammo intorno al fuoco quando Fumetsu ci introdusse all'interno della missione dandoci più cognizione di causa rispetto alla situazione in cui ci eravamo infilati; sebbene stessi perdendo tempo per quanto riguardava la ricerca di Shinji e Toro, non ne fui seccato ed era una bella avventura a cui sottopormi. Una nuova possibilità per dimostrare il mio onore, la mia forza e mettermi nuovamente in discussione per poter ambire a superare i miei limiti.
    Scacciai i pensieri con un leggero brivido imposto dall'arietta fresca della sera che, lentamente, si alzava portando con sé piccole folate di sabbia.
    La pelle si accapponò quando pensai alla potenza che avremmo dovuto affrontare se, nei peggiori dei casi, il demone venisse liberato, certamente le possibilità di sopravvivenza si sarebbe ridotte a percentuali ad una sola cifra. Fissai il fuoco con decisione, non c'avrei rimesso le penne, non potevo morire lasciando i miei ex-compagni in mano di quei malati. Sorrisi nuovamente alzando finalmente lo sguardo a quel cielo. Quel cielo, così chiaro e splendente, la luce fredda continuava a farci compagnia mentre le presentazioni continuavano passando poi al genin del villaggio della sabbia. Quando venni interpellato mi alzai in piedi e dopo aver fatto scorrere lo sguardo su ognuno di loro parlai, chi in quel momento mi avesse guardato illuminato dal fuoco avrebbe potuto facilmente accostarmi al Colosso di Oto, Alosyus Diogene Mikawa. Come egli infatti toccavo i due metri abbondanti, a differenza di lui i capelli corti sfidavano la gravità sottolineando le profonde cicatrici all'occhio destro che presentava le iridi violacee a differenza della bendana che copre l'occhio del capo clan. Il mio viso era meno segnato dalle intemperie sebbene quando parlai sentii le cicatrici tirarsi e divenire bianche:

    Come avevo già accennato, sono Hisagi Mikawa, genin del villaggio del suono. - feci una pausa nella quale mi misi più alla luce del fuoco in modo che ognuno potesse vedermi in volto, la mia espressione era tranquilla. Anzi, forse è più corretto dire che non presentava nessuna emozione, l'agitazione veniva controllata da un'espressione ferma - dunque sono un ninja specializzato nel combattimento ravvicinato, sono decisamente inutile in tutti gli altri campi. Sono un lottatore.

    Fu inevitabile e il sorriso venne a galla quando pensai all'euforia che mi comportava veder scorrere del sangue, mio o meglio ancora di un avversario. Repressi gli istinti che i geni dei Mikawa mi inducevano e mi sedetti, assistetti piacevolemente alla scenetta messa in atto da Jeral e il genin di Oto. Se non sbaglio la diatriba nasceva dal fatto che uno credeva di averlo più lungo dell'altro riguardo alla manipolazione dell'elettricità, sorrisi pensando a quanto, alcune persone, avessero bisogno di dimostrare il proprio potere. Alcuni di questi personaggi però si rivelavano meno capaci di quello che ciarlvano, altri letali.
    Quindi i chunin e i jonin furono invitati a studiare un piano di azione, io passai quel tempo ad osservare il fuoco in continuo movimento finché non si divisero e potei raggiungere Jeral che aveva attirato la mia attenzione e il fatto che avesse ignorato la mia domanda precedente mi aveva infastidito. Per questo, proprio quando una leggera nuvola coprì la luna, mi avvicinai a lui al limitare del campo e gli chiesi:

    Ognuno ha diritto di possedere e tenere il proprio passato per sé. Ma credo che dovresti rispondere alla mia domanda precedente, altrimenti sarà difficile per me fidarmi di te. E in una situazione di crisi potrebbe fare la differenza fra vita e morte.

    Accennai un sorriso piegando le labbra in quella che poi si rivelò una smorfia e attesi una sua risposta.
    Poi mi sarei reso disponibile per fare la guardia al fuoco o dormire a seconda se ci fosse qualcosa da fare o meno.
     
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