Le rovine nel deserto

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  1. Gama
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    Le rovine nel deserto

    1/?

    Da quando ero arrivato al paese della sabbia sentivo un'irrefrenabile attrazione verso il deserto, per questo, da quando avevo scoperto che c'erano delle carovane che periodicamente partivano dal villaggio della sabbia verso l'avamposto Sanbashi per rifornirlo di provviste, mi ero informato se fosse possibile visitarlo. Sanbashi era l'ultimo villaggio del paese della sabbia che ne sanciva il confine più occidentale, dopo di esso si apriva l'infinito inesplorato.
    Cercai e trovai un uomo che guidava le carovane da Suna all'avamposto, dopo aver sborsato una modesta somma di denaro accetto di ben grado di trovarmi un posto all'interno del carro, mi disse di farmi trovare all'alba nei pressi del cancello del villaggio, si raccomandò di essere puntuale perché sarebbero partiti senza attendermi e che, se fossero partiti senza di me, non ci sarebbe stato nessun tipo di risarcimento e avrei dovuto attendere due settimane per la successiva carovana.

    Mi svegliai all'improvviso, la finestra aperta lasciava entrare una bava di vento e i rumori della città che lentamente si svegliava, il cielo iniziava a tingersi di rosso e rosa quando mi alzai dal letto. Ormai avrei ritenuto insolito dormire pacificamente e svegliarmi, la mattina successiva, rilassato e riposato ma, tanto per cambiare, fui nuovamente torturato dai ricordi che nei sogni riprendevano forma e vita. Ancora imbambolato dal sonno, fissavo l'acqua scorrere dal mio corpo fino al gorgo della doccia dove si perdeva in un labirinto di tubi fino a sfociare nelle acque nere del villaggio, l'acqua fresca fece più effetto dei numerosi caffè che poi assunsi.
    Prima di indossare la maschera, le dita passarono tremanti sui lineamenti stravolti dalle torture: la cartilagine del naso mancante, le labbra una volta carnose ora pressoché inesistenti, le diverse ustioni che creavano un'unica cicatrice in tutto il volto. Un brivido mi scosse quando mi riversai in strada indirizzandomi verso le mura del villaggio.

    Erano passate ormai diverse ore da quando eravamo partiti dal villaggio, avevo dato il restante dei soldi al guidatore della carovana che mi indicò dove avrei potuto accomodarmi e lì mi sedetti godendomi il paesaggio così monotono e così affascinante allo stesso tempo. Con me avevo portato qualche vestito di ricambio e qualche provvista, le carovane portavano provvigioni per Sanbashi.
    Un disco rosso che moriva all'orizzonte lasciando prendere alle tenebre il sopravvento, il sole ormai ero solo uno spicchio e poco dopo scomparì completamente alla vista, al suo posto, la luna prendeva sempre più coraggio riempiendosi di tutta la sua maestosità ed illuminando, seppure in maniera più fioca, il deserto. Sanbashi comparve alla nostra vista annunciato dalle diverse fiaccole che lo illuminavano, qualche abitazione e delle mura piuttosto fragili costituivano l'ultimo avamposto.
    Entrai nella locanda e affittai una camera per qualche notte, non avevo ancora deciso quanto mi sarei trattenuto lì, uscii sotto le stelle e superai le mura incamminandomi verso un insieme di rocce rosse che si alzavano di qualche metro dal terreno, feci qualche balzo e giunsi alla sommità lì mi tolsi la maschera e respirai a pieni polmoni, quello spazio così sconfinato mi metteva un angoscia infinita e nell'angoscia mi sentivo vivo.



    CITAZIONE
    Free gdr con jotty e Mr Magpie, chiunque voglia aggiungersi faccia un fischio :zxc:
     
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  2. Mr Magpie
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    Yo1HzZ
    MINOBU SHITSUCHI
    SchedaParlatoParlato AltriVitalitàChakra

    Le Vie del Deserto

    Bello il deserto, vero? A me piace pensare che tutto qui, abbia un proprio ordine, che ogni singolo granello di sabbia abbia una sua precisa collocazione. Lo vedo un po' come una metafora delle nostre innumerevoli vite: viste da fuori sembrano un grande e incomprensibile caos, ma il kamma fa in modo che tutte siano esattamente al loro posto, e in nessun altro.
    Mi accendo una sigaretta nella notte appena nata, rabbrividendo nella temperatura che già inizia a calare. Questa è la faccia che meno amo del deserto: il freddo notturno, tale e tanto da farmi desiderare la morte per autocombustione. Ma stanotte dovevo uscire, sfidando il freddo con numerosi strati di indumenti. Mikko, il mio nuovo amico roditore, dorme pacifico da qualche parte tra il terzo e il quarto strato di indumenti, e mi fa ricordare che è solo per un caso fortuito che mi trovo qui, adesso, a Sanbashi, questo meraviglioso avamposto di nulla che si affaccia su un nulla ancora più grande.
    Non allarmarti, amico, non sono qui con cattive intenzioni. Mi avevi solo incuriosito durante il viaggio con la carovana. Non si vedono tutti i giorni tipi così vistosamente, ehm, diversi dalla massa. E non lo dico con cattiveria, anzi. Mi ha colpito la tua maschera.
    Un paio di boccate dalla sigaretta nel gelo notturno che sta diventando insopportabile. La luna, fioca, illumina le rocce e il volto straziato del mio interlocutore. Non deve aver avuto una bella vita.
    Il mio nome è Minobu. Minobu Shitsuchi.
    Quindi, senza aspettare risposta, gli racconti brevemente tutta la vicenda che mi ha portato lì su quelle rocce rosse. Di come mi sia perso camminando nel deserto dopo aver trovato Mikko. Di come non mi sia reso conto di quanto mi fossi allontanato dal villaggio. Di come la sua carovana mi abbia fortuitamente trovato e portato lì in cambio di un modesto obolo. Di come lo abbia visto su uno dei carri e abbia trovato il coraggio di parlargli solo adesso. Non so nemmeno perché stia dicendo tutto ciò ad un perfetto sconosciuto. Quando finisco, ho la lingua asciutta e taccio per un po'.

    Dopo un po' di silenzio da parte mia, mi accendo un altra sigaretta.
    Dimmi, tu credi nel kamma? Io sì, e sono convinto che ci sia un motivo se ci siamo incontrati proprio qui, nel luogo dove regna il nulla. Nel vasto vuoto del deserto solo il caso guidato dal kamma può far incontrare due persone evidentemente particolari come noi, non trovi?
    Quindi taccio di nuovo, pensando alle infinite vie del deserto, e godendo del piccolo nucleo calduccio di Mikko sulla pancia. Comincia a fare davvero freddo per i miei standard. Un brivido mi scuote, e non se ne va, seguito subito da tutta un'allegra famigliola di tremiti. Inizio a tremare incontrollabilmente, e mi tiro la sciarpa più su sulla faccia.

    3YeZLH
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1 replies since 18/5/2015, 19:11   34 views
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