Casa di Itai

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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    ° Perchè la Casa è Sempre Casa °




    La casa di Itai non era mai stata di certo una villa, la sua famiglia non aveva molti soldi ed ancor meno ne aveva da spendere in una casa che non serivav grande e con costosi mobili. Umile, proprio come la loro famiglia.
    Era su due piani, una struttura di mattoni, cemento e pietre. Al piano di sotto c' era una modesta cucina e sala da pranzo, mentre al piano di sopra c' erano le camere da letto, tre, Itai, genitori di Itai ed una stanza vuota che nessuno aveva mai voluto riempire, come in un regilgiosos egno di rispetto per ila morte dell' altro gemello.

     
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    ~Kara?




    Era stato poco a Castelvania, ma era stato abbastanza da trovarci un gattino con lo stesso temperamento di una tigre. Si muoveva di continuo, scappava continuamente ma tornava con una puntualità quasi assurda, un animaletto scaltro, piccolo e tranquillo. Poco ubbidiente, ma almeno, si limitava a scappare qui e lui per gioco.
    Neko però aveva la strana capacità di riuscire a percepire il chakra di altri shinobi e di poter capire la loro forza. Un vero gatto Ninja, che però Itai non avrebbe mai portato in battaglia ed in missione. Troppo pericoli per un gattino così piccolo. Detto ciò, sembrerebbe strano se il gattino stesse in maniera innaturalmente tranquilla nella tasca del cappotto di Itai per tutta la sera. Un avvenimento insolito, anzi unico. Neko era sempre e comunque iperattivo, che gli prendeva quella sera? Passò un dito sulla testolina del gattino che miagolò sommessamente. Itai sospirò. Magari stava male o magari era passato qualcuno di forte.
    Come quella sera a Castelvania, quando era passato di fianco a quell’ Uchiha. Neko aveva avuto la stessa reazione.



    Ma che puzza...



    Fumo? Che cosa diamine si stava bruciando? Itai aguzzò la vista davanti a se e vide un leggero fumo che si spandeva per la strada. Era scoppiato un incendio da qualche parte? Lo Shnobi iniziò a correre lungo la strada. In quella direzione c' era anche casa sua! Forse sua madre aveva dato fuoco alla cucina o suo padre mentre sistemava qualcosa aveva provocato qualche fiamma. Bè, casa loro era di mattoni, aveva di che star tranquillo.
    Avrebbe dovuto esserlo, ma era inquieto. Troppo inquieto. Quando girò la strada vide uno spettacolo che non avrebbe mai voluto vedere. Il fumo proveniva da casa sua, la porta era scassinata ma non si vedevano fiamme. Itai iniziò a respirare affannosamente, prese Neko e lo posò a terra. Senza dire nulla corse verso casa sua entrò nella casa e l’ odore del fumo gli tappò il naso e gli occhi bruciarono. Itai avanzò a tentoni, cercando di chiamare sua madre o suo padre, ma non ci riusciva. Entrò nella piccola cucina, li il fumo era di meno per fortuna.
    E per fortuna potè vedere suo padre e sua madre, stesi sul pavimento senza apparenti ferite sul viso. Si avvicinò prima a sua madre, una donna verso i quarantacinque anni da cui aveva ereditato tutto, occhi verdi, capelli biondi ed un’ insana preoccupazione di tornare a casa e vivere scene come quella. Il volto era violaceo. Il respiro di Itai si fece più affannoso e tramante una mano andò a tastare il polso della madre. Fermo.



    "Mamma"




    Disse lo Shinobi con voce strozzata. Ripeté quella parole molte volte, ma nessuna risposta. Sua madre era morta, morta chissà come. Morta soffocata dal fumo o orribilmente strangolata da qualcuno o qualcosa. Ma qualsiasi cosa fosse successo, non se lo meritava. Hanako Kara non meritava di morire così, lei meritava di morire di vecchiaia, affianco a suo marito, con chi amava attorno. Non strangolata!
    Un impeto orribile di rabbia si impossessò del corpo di Itai che posò il corpo della madre delicatamente a terra prima di alzarsi e colpire con una violenza inaudita il muro. Un impasto di Chakra gli venne quasi istintivo,s fondò il muro ma il braccio destro si paralizzò. Itai gemette di dolore, aveva messo troppo Chakra. Rimosse il braccio e se lo massaggiò e si avvicinò a suo padre. Capì subito, da un piccolo colpo di tosse che lui era vivo.
    Akarashi Kara era un uomo che ormai stava per raggiungere i cinquant’ anni di vita ed i suoi capelli neri iniziavano a perdere colore. Intelligentissimo ed affettuoso era un esempio per Itai. Ma quell’ esempio lo Shinobi iniziava a farselo scappare dalle dita. Anche lui stava morendo, sembrava resistere solo per vedere suo figlio.



    "Itai... coff... Apri l' armadietto... coff che non hai mai... potuto aprire... coff coff.."



    "Papa!"




    Anche suo padre se ne stava andando. Non riusciva più a respirare. Itai strinse appena più forte il padre tra le braccia mentre le lacrime, amare e dolorose iniziavano a salire minacciando di uscire. Ma le ricacciò indietro con uno sforzo che nemmeno lui immaginava potesse compiere. Gli faceva male la testa inmaniera orribile.




    "Vai!"




    Akarashi Kara disse la sua ultima parola. Itai lo guardò morire tra le sue braccia. Senza un motivo ancora chiaro. perchè tutto quello? Perchè maledizione! Quasi non sembrava reale, non sembrava reale il fatto che i suoi genitori fossero appena morti che ora era solo sulla faccia della terra. Itai si alzò e barcollando si diresse verso l' armadietto che suo padre aveva tenuto gelosamente chiuso praticamente da sempre. Itai tentò di aprirlo. Chiuso. Un nuovo impasto di chakra e la sottile parete di legno su sfondata. Itai intrufolò una mano nell’ armadietto e prese tutto ciò che vi stava dentro. Un sacchetto di stoffa, abbastanza piccolo e leggero. Cosa aveva voluto lasciargli suo padre? Cos’ era di così urgente?
    Itai aprì il sacchetto slegando il nodo e quando vide che vi era dentro il cuore gli saltò in gola. Suo padre non era uno Shinobi, di questo ne era certo. Ma li dentro c’ erano due rotoli, un Aikuchi un po’ strano e soprattutto un copri fronte di Konoha. Un po’ diverso dal suo, nuovo e con la stoffa blu. Quello era un po’ consunto, con la stoffa nera cucita in vari punti che gli davano un’ aria di una resistenza incredibilmente alta.
    Lo prese tra le mani e lo soppesò poi lo lasciò sul telo. Il fumo era sparito. Non era stato un incendio, di sicuro, ma qualcosa era successo in quella casa. Aprì il primo rotolo e abbassò lo sguardo per leggere. Ma non c’ era molto da leggere, ad Itai bastò leggere le prima quattro parole.




    CITAZIONE

    Scheda Ninja



    Akarashi Nara...

    Akarashi Nara? Suo padre era stato un ninja? Un Nara? Lesse velocemente il rotolo e vide tecniche e grado del padre. tecniche incredibili, molte legate al clan Nara ed il grado. Special Jonin. Itai lasicò cadere il foglio. Ecco spiegate alcune cose, ecco perchè suo apdre aveva avuto i suoi primi due figli a trentadue anni. Ecco il perchè di alcune sue inspegabili cicatrici ed ecco perchè la sua insana passione per i cervi ed il suo accanimeno contro la decisione di Itai di diventare un Ninja per anni ed anni della sua vita.
    Ma perchè aveva lasciato tutto allora? Perchè! Se lui fosse rimasto uno Shinobi rispettato sicuramente nessuno avrebbe toccato Maku. Sicuramente lui o sarebbe morto in missione oppure sarebbe li! Ad allenarlo ad essere felice con Maku e la mamma!
    Infine lo Shinobi notò due simboli alla fine del rotolo Ninja del padre. Uno sbarrato, l' altro scritto parecchio tempo dopo.


    imageimage

    Riconobbe il primo quello sbbarrato. Significava Nara, ed il secondo lo riconobbe di primo acchitto, perchè l' aveva scritto tante volte, quando aveva imparato a scrivere anni prima. Kara, il suo cognome. Cambiava solo una lettera da Kara a Nara... Nonc i aveva mai pensato dopotutto. Itai alzò lo sguardo verso il soffitto ed uscì di casa. Mille e più pensieri vagavano per la sua mente, mentre lentamente si faceva spazio nel suo animo la consapevolezza che i suoi genitori erano morti. E niente e nessuno li avrebbe portati indetro.
    Ed ora che avrebbe fatto? Aprì il secondo rotolo e lo lesse sotto la luce della luna. Nel frattempo Neko tornò e gli saltò in grembo, accovacciandosi. Itai iniziò a leggere il secondo rotolo.



    CITAZIONE

    Il Clan Nara ha deciso, oggi, di sigillare il Chakra di Akarashi Nara e cacciarlo dall' interno delle strutture del Clan. Non potrà insegnare nessuna delle tecniche che il Clan gli ha insegnato per via del sigillo impostogli sul cuore.

    Questa è la giusta punizione per aver fallito una missione che aveva giurato di non fallire nella maniera più disonorevole possibile, con la fuga.


    Itai non riuscì a leggere oltre gli bastava. Suo padre, quindi anche lui, era un Nara. L' aveva cacciato perchè era fuggito da una missione. Itai si alzò in piedi, con un po’ di difficoltà e percorse pochi metri lungo il muro esterno di casa sua.
    Quella però probabilmente non sarebbe stata ancora la sua casa. Sarebbe andato dai Nara, li, dove doveva stare. Non avrebbe detto che era il figlio di Akarashi, voleva scoprire cos' era successo vent' anni prima a suo padre. Voleva capire e voleva capire se veramente suo padre era il contrario di quello che aveva sempre mostrato di essere, in tutto e per tutto. Itai prese l' Aikuchi strambo che aveva trovato nel sacchetto e piantò a terra il suo. Più lo guardava più capiva che quello era un normalissimo Aikuchi, ma
    con tre Kanji disegnati sulla lama.




    火 影 術



    Fuoco - Ombra - Jutsu.

    Che cosa siginificava? Cosa significava tutto ciò? Perchè quella sera Itai Kara doveva diventare Itai Nara?



    Edited by ~Max Powter~ - 30/1/2008, 15:23
     
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    Seven Years Later

    Le verità nascoste nella cenere del passato




    Non sapevo della storia del Clan. Yogan era un drago particolare, perché era legata a me in maniera particolare: ero stato io a farla nascere, il mio chakra l'aveva fatta crescere. Ma non chiesi spiegazioni, non ne avevo molto le forze. Mi incuriosì per quando mi disse che potevo avere qualcosa da insegnargli. Che eravamo simili. Ci sono cose che non possono essere insegnate Raizen dissi, sperando di aver capito a cosa alludeva Ma solo ottenute rischiando la propria vita in una battaglia di volontà dura come nessun'altra. Non ci sono trucchi, non ci sono insegnamenti. Ma se credi che sapere cosa è successo ti gioverà, sarò felice di raccontartelo... dopo, ora, seriamente.. sono esausto... ed era verissimo. Nessuno, alla fine, mi aveva insegnato qualcosa su come sottrarre il chakra a Kaku forzatamente quando aprii il sigillo a Kurohai. La sua furia, la sua potenza assoluta e distruttiva erano ricordi impressi a fuoco nella mia mente. Così come la forza che scovai per vincere contro i suoi demoni, ben altro che mera forza fisica. Non si vinceva di prepotenza contro un Bijuu.





    La casa di Akarashi Nara ed Hanako Uchiha non era mai stata lussuosa. Nell'estrema periferia del villaggio, nella zona più povera di Konoha. Mio padre era sempre stato un ninja, non aveva mai fatto altro nella vita finché non gli strapparono il suo dono. Così sua madre. La rividi ancora una volta dall'alto mentre con Raizen sorvolavamo Konoha. Lì Yogan dissi indicando il rudere abbandonato e bruciato da tempo Quella era la tua vecchia casa? annuii. Feci fermare Yogan parecchio sopra al villaggio, che era una macchia inconsulta sotto di noi.



    Non credevo che tornare a Konoha in sella di un drago lungo più di trenta metri sarebbe stato saggio. Mi rivolsi a Raizen Scendi e seguimi, voglio provare una cosa annullai il mio chakra e con un gesto di autentica follia mi gettai verso il basso, proprio verso casa mia. Una lunga, lunga discesa di... diverse centinaia di metri, l'equivalente di un suicidio. Solo che, mentre vedevo il suolo avvicinarsi pericolosamente riattivai il mio chakra e composi il sigillo del drago: mi diedi una spinta in avanti, modificando la mia traiettoria da una folle picchiata ad una parabola diretta verso casa e la terra era a circa dieci metri da me quando riutilizzai la tecnica per spingermi all'indietro. Smorzai la caduta, ma non fu piacevole. In ogni caso mi ritrovai a quaranta metri di quota in men che non si dica, incerto sul da farsi. Mi lasciai cadere ancora verso il basso e quando ero a meno di tre metri da suolo riutilizzai l'ultima volta la tecnica che mis cagliò in avanti: un fulmine diretto verso le macerie di casa.



    Rotolai tra calcinacci e travi annerite, ammaccato, dolorante ma vivo. Annullai nuovamente il mio chakra (anche se ne avvo speso una quantità esagerata) e mi rialzai. Non c'era modo migliore per comprendere una tecnica che utilizzarla necessariamente per non morire. Potevo sentire da lì Yogan infuriarsi per la mia avventatezza.



    Guardai le rovine della mia vecchia casa. Lì avevo abitato per diciotto anni, ignaro di molte verità. Ero appena un Genin inesperto quando poi un incendio affatto casuale distrusse quelle mura ed uccise i miei genitori. Non c'ero mai più tornato, nemmeno in quel breve periodo che trascorsi tra i Nara prima di tradire Konoha. Un moto di tristezza mi assalì al pensiero di molti ricordi vissuti tra quelle mura ormai distrutte ma ero lì per una ragione. Richiamai alla memoria dettagli della casa e mi sorpresi quando non ricordavo molte cose. Ma cercando tra i calcinacci e le travi annerite scovai una botola. Quella che stavo cercando.



    Lì mio padre non aveva mai voluto che ci mettessi piede. La teneva sempre chiusa a chiave ed il motivo doveva essere chiaro. Spaccai la serratura senza troppi complimenti e si aprì un mondo buio puzzolente di muffa e roba stantia Scusa papà mi ritrovai a pensare. E così iniziò il viaggio nei ricordi di mio padre. Fatti di armi mai viste, e diari compilati in anni e anni di missioni. Era la memoria di mio padre, i consigli che non aveva mai potuto darmi: qualcosa che dovevo avere nel momento più duro della mia vita.





    Saltai su Yogan dopo che Raizen venne a riprendermi. La dragonessa fece una giravolta e dovetti ancorarmi alle sue scaglie col chakra adesivo per non cascare (di nuovo) di sotto Scusa, pensavo trovassi divertente gettarti giù da altezze infinite! mi grattai il capo, ma le lanciai uno sguardo tenero Non volevo farti spaventare, scusami la dragonessa ignorò quelle scuse e scattò veloce verso est. Verso Kurohai.

     
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