Dove portano i passi che facciamo

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    Dove portano i passi che facciamo

    Perché è il mio compito



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    Non fu semplice riprendermi da quello che era successo. Conficcare il dadao nel petto di quell'uomo era stato ben più difficile della mera resistenza offerta da pelle, muscoli e polmoni. Avevo compiuto una scelta ed avevo deciso consciamente che quell'uomo meritava di morire. Ero una Kunochi, ero certa che prima o poi sarei arrivata a quel punto eppure forse stupidamente avevo sempre rimandato a "più in là" il momento in cui avrei prepararmi mentalmente a quello. Ed ecco che, in una missione del tutto inaspettata che non avrebbe mai e poi mai potuto portare a questo l'avevo fatto e senza remore avevo preso la vita di un uomo.
    Ma mi rialzai, asciugandomi le ultime lacrime, cercando di sembrare forte. Non ero certa di esserci riuscita. Rimasi stranamente silenziosa per un po', finché non dovetti rispondere alla domanda riguardo mio padre. Non avevo pensato al fatto che Akira non sapeva: quello doveva essere un segreto.

    Li2vzCl
    Non avrei dovuto dirtelo dissi con un filo di voce, appena rauca, mentre lo seguivo già nelle prigioni di quel maledetto luogo. Meno gente sa di chi sono figlia, meglio è. Afferrai un suo braccio prima che potesse fare un altro passo e lo costrinsi a fissarmi Fallo rimanere un segreto, ti prego. Mio padre si porta dietro fantasmi pesanti, come questo.

    Entrammo nella piccola cella di Hachi e lui, giustamente, pareva alquanto sospettoso. Il ragazzo non era rimasto imprigionato a lungo, dunque quel suo volto emaciato e magro, doveva essere quello suo originali. Sentii una stretta al cuore e contemporaneamente capii quanto ero fortunata: io, almeno, non ero cresciuta per strada dopo che mio padre era sparito. Anzi, nonostante la mamma si fosse ritirata dalla vita di Kunochi dopo la mia nascita in qualche modo il Paese dell'Acqua continuava a sovvenzionare la mia famiglia.
    Hachi rimase a guardare un attimo Akira, poi me, confuso. Le tue splendide battute! rimarcai l'aggettivo "splendido", ricordando come si era presentato quella mattina Vieni Hachi, gli altri due ci hanno spiegato tutto. Ora dobbiamo uscire fuori di qui. Lo presi per mani e girai i tacchi trascinandomi il bambino quasi di peso fuori di lì: una volta fuori per lui sarebbe stata finita. Per noi no.

    Ma non era così facile. Perché il destino in qualche modo riserva sempre qualche brutta sorpresa e mai tutto può filare liscio secondo i piani. Delle volte però la dea bendata pareva togliersi gli stracci dal naso e, dotata di rinnovata vista, si divertiva ad agire con il nome di Malasorte. Che altro poteva essere? Un uomo, alto e snello e vestito in nero fissava me, Hachi ed Akira con disgusto. Hachi iniziò a tremare.
    Lui... lui è il... il capo.. feci un passo in avanti mettendomi Hachi ad Akira dietro.
    Che c'è? Sbaglio oppure è me che vuoi? Lasciali andare. Ma l'uomo accolse quella proposte con una risata e, senza dir nulla allungò una mano che ricoperta d'ombra parve assumere la forma di un coltello.
    Oh sì, eradicare la tua famiglia è ciò che voglio ragazzina. Non è così facile, siete protetti meglio di quanto tu creda. Ma ti sei ficcata proprio nella tana del lupo! Ora agnellino, ti mangerò. Ma il tuo amico e te avete anche ammazzato i miei uomini, e questi mocciosi ci hanno derubato. Siete tutti e tre colpevoli e sacrificarti non li salverà. strinsi i denti, pronta ad agira. L'uomo sorrise e fece mezzo passo in avanti.
    Quanto ho atteso, il giorno di potermi vendicare di molte cose, molte, a partire da questa, L'uomo calò il cappuccio che gli adombrava il viso ed ecco che il volto sfigurato da quello che doveva essere stato il morso di Garyuka, la spada di mio padre, comparve disgustandomi.
    Ed ora.. istintivamente feci scudo ancora più col mio corpo ai due conscia di non poter far altro che attendere il morso delle tenebre.

    Non credo eh! la voce di Suiyo mi fece sbiancare. Che ci faceva lui lì. Il vecchio Jonin comparve dal corridoio dal quale eravamo entrati ed era armato: indossava la sua divisa ed in mano stringeva una Wakizashi.
    Ojisan... Mh e tu chi sei? L'uomo in nero ignorò completamente Suiyo e preparò la sua mortale offensiva verso di noi. Che errore tremendo. Una colonna di ghiaccio sfondò il pavimento e si innalzò bloccando il braccio dell'uomo in nero in una colonna ghiacciata. Presi la mano sia di Hachi che di Akira e ne approfittando all'istante portandomi alle spalle di Suiyo.
    Tu non sottovalutarmi, eh! Suiyo aveva perso del tutto il suo tono da ubriacone, sembrava totalmente un'altra persona. Emanava un'aura di pericolo che mi atterriva.
    Zio, attento, scappa ora che puoi!
    Scappa Jukyu-chan, ora che puoi. Proteggerti è un mio compito.
    Cosa dici ojisan! Non sei obbligato a farlo! Scappa! sentii di nuovo le lacrime salirmi.
    No. Questi sono i miei ordini. si sentii il rumore del ghiaccio che scricchiolava e Suiyo sospirò Va, ORA!

    Rimasi imbambolata. Sarebbe toccato ad Akira portarmi fuori, perché altrimenti non sarei riuscita a muovermi, confusa com'ero.

    htzpkub





    Una volta rimasti soli Suiyo fissò il suo avversario con una certa rabbia. Strinse la Wakizashi con maggior forza.
    Tsk, chi diavolo sei? Sono stato incaricato dal Mizukage di proteggere la sua famiglia da voi. Evidentemente dieci anni fa non ha fatto pulizia fino in fondo se ha permesso a certa spazzatura di prosperare. il suo tono era carico di disgusto.
    Credi davvero di uscirne vivo? Prima mi sono distratto. Sono stato incauto la ammetto.
    Forse tu non capisci. Avete ricominciato, ma qualcuno ha sempre tenuto un occhio su di voi. Purtroppo per voi, qualcuno teneva un occhio anche su quella ragazzina, sopratutto su quella ragazzina. Quando quella ragazzina è entrata qui i vostri sporchi affari sono terminati.
    Sei un po' troppo presuntuoso, vecchio.

    Un rumore di passi sommesso provenire dalle scale. Due cadaveri vennero scaraventati nel corridoio. L'uomo in ombra si voltò e l'orrore comparve nei suoi occhi. Non lo è affatto. Grazie Suiyo.
    Suiyo sorrise e rinfonderò la Wakizashi. Non era a lui che doveva combattere quella battaglia.





    Cosa diavolo è successo. Dovevamo recuperare una scatola tutto questo è... è... sbagliato! dissi una volta nel boschetto, crollando miseramente a terra sull'erba. Una pesante stanchezza mi colse quasi all'improvviso e desiderai ardentemente tornare a casa lontana da tutti quei problemi, a godermi una giornata di meritato svago senza pensieri con Nana.
    Ah la scatola me l'ero quas...
    Un'esplosione così forte da sconquassarmi i timpani mi tolse il respiro. I calcinacci si sparsero ovunque fino a quasi raggiungerci.
    OJISAN! urlai ma all'improvviso la figura di Suiyo, perfettamente illesa, emergere dalla polvere. Mi sorrise e sparì nel nulla.
    Ok... un cuore... un cuore nuovo... la scatola! Era lì! Diavolo! in realtà l'esplosione aveva coinvolto solo il piano inferiore ma la polvere non mi permetteva di capirlo. Forse avevamo perso di vista l'obiettivo, dopotutto.

     
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    Dove portano i passi che facciamo

    Sorrisi


    Mi sembrava ci fosse qualcosa di strano in quella ragazza, ma non avrei pensato a niente del genere.
    Jukyu mi afferrò prepotentemente per un braccio, fermando la nostra cosa nei sotterranei. Cercò di giustificarsi del perché l'avesse tenuto segreto per tutto quel tempo, ma le ragioni mi sembravano fin troppo ovvie. « Non ti preoccupare. » Risposi dolcemente. « Lo porterò con me nella tomba il tuo segreto. » Mi arrestai qualche secondo, conscio di aver utilizzato forse l'espressione meno consona. « Sperando sempre che non sia oggi quel giorno. » Cercai di sdrammatizzare, con un grosso sorriso sul volto. « Adesso andiamo! Non c'è rimasto molto tempo! » E riprendemmo la nostra sfrenata corsa.

    Quel giorno, non so proprio il perché, non mi riusciva neanche una delle mie famigerate frasi ad effetto. Jukyu, non perdendo tempo a rimarcarlo, prese bruscamente Hachi per una mano e girò i tacchi. Appena usciti dalla porta, esclamai. « Quanto sei drastica! Gli eroi hanno bisogno di più carisma quando fanno certe cose! » Ma non era ancora arrivato il tempo di ridere. Hachi si paralizzò alla vista di un uomo alto e magro, completamente coperto da un mantello nero. Lui era il capo. L'origine del male. Estrassi un kunai, mettendomi in posizione di guardia. Ma non ero convinto in quel che facevo, non ci speravo neanche. Quell'uomo emanava un'energia talmente malvagia che non credevo veramente potesse servire a qualcosa, ma magari avrei potuto guadagnare un pò di tempo mentre loro due fuggivano.

    Per fortuna terrò sempre con me questo dubbio. Dopo un rapido scambio di battute sull'origine dell'odio virale che quella confraternita nutriva nei confronti della famiglia di Jukyu, proprio quando sembrava che ogni speranza fosse perduta, arrivò il ghiaccio a salvarci. Lo zio di Jukyu era lì. Non vado fiero ancora oggi della velocità in cui abbandonai quel luogo, ma non c'era altra scelta. « Jukyu! Andiamo via da qui! » Mi accorsi solo allora che aveva nuovamente le lacrime agli occhi; il suo corpo era quasi paralizzato. « Dannazione! Hachi, comincia a correre! » E mentre urlavo al bambino, che non se lo fece ripetere due volte, strattonai violentemente il braccio destro di Jukyu, chinandomi leggermente per prenderla sulle spalle. Quindi corsi fuori dal quel luogo maledetto, lasciando i contendenti al loro duello.

    [...]


    Lasciai cadere Jukyu nel boschetto, gettandomi a terra anch'io con lei. Allargai le braccia per riprendere fiato. I polmoni e i muscoli delle gambe mi bruciavano in tal maniera che pensavo potessi addormentarmi anche lì, a pochi passi dal pericolo. Jukyu sembrò quindi rinvenire, ricordando il motivo originario della nostra missione.
    Non ci credo, questa è tutta sc... Non riuscii a finire neanche il pensiero, che un'enorme esplosione sembrò, definitivamente, radere al suolo quel poco che era rimasto intatto di quella struttura. Mi misi seduto, riparandomi gli occhi dalla polvere che si era alzata, ma che lasciò intravedere per un attimo la figura di Suiyo emergere dalle macerie, per poi scomparire di nuovo. « AHAHAHAH! LA-LA SCA-TO-LA!? » Urlai, in preda alle risate. « Stavamo per saltare tutti in aria, e tu pensi a quella maledetta scatola?! »
    Beh, non aveva tutti i torni. Balzai in piedi. « Resta qui, vado dentro solo io. Hachi, non fargli fare pazzie. »

    z6ooNnk
    E corsi di nuovo nella struttura. Entrai nella folta nube di polvere, talmente fitta che dovetti mettere la manica del mio vestito sopra la bocca per non aspirarla tutta. A terra centinai di pezzi di muro, chiodi e calcinacci erano sparsi in maniera disordinata. Scesi giù dalle scale, che ormai erano quasi completamente inagibili, e là la situazione era ancora peggiore. « Ma che diamine! » Pensai, ad alta voce. « Sembra sia passato un uragano! » Quindi, una voce mi congelò. Più o meno. Mi girai leggermente dal punto d'origine della voce. Una figura alta, interamente coperta dalla polvere e dal fumo che ancora si sollevava in tutto il sotterraneo, sembrò allungare un braccio verso di me. Cercavate questa, giusto? E solo quando fu a pochi centimetri dal mio naso riconoscetti la piccola scatola che era stata l'origine di tutti quei problemi. La presi, quasi goffamente, con entrambe le braccia. « G-G-Grazie... » Riuscii solo a balbettare. Adesso vai da lei. Non conosco il motivo, ma anche in mezzo a tutto quel disordine, e con la sua figura completamente celata, mi sembrò che sorridesse un attimo prima di scomparire.

    [...]


    Con la scatola sotto braccio, uscii saltando gli scalini due a due, fino ad arrivare nuovamente alla recinzione di alberi. Jukyu e Hachi erano ancora lì, ad aspettarmi. Impugnai la scatola con entrambe le braccia e la portai in alto, come ad alzare un trofeo. « E anche questa, è fatta! » Dissi, mentre li raggiungevo sotto un albero, lasciandomi cadere sull'erba verde con la scatola appoggiata sul torace. Inspiegabilmente, anche per me stesso, ma decisi di non fare parola con Jukyu di quello che era successo nel sotterraneo. Tutta quella storia era stata fin troppo lunga. « Auff... Datemi cinque minuti per riprendere il fiato. Poi portiamo il ragazzino con gli altri due all'orfanotrofio, infine la scatola dalla vecchia... E poi potrò finalmente andare a dormire! » « NO! NOI IN QUEL POSTO NON CI TORNIAMO! » Hachi interruppe il discorso violentemente. Alzai il busto dalla distesa verde, guardandolo. « Ma mi volete spiegare che avete contro quel posto! Anche i tuoi amici marmocchi non vogliono tornarci! » Gli occhi di Hachi si inumidirono dalle lacrime. « Quella gente è cattiva! Ci fa lavorare tutto il giorno! Non solo a noi tre, ma tutti i bambini di quel posto! Non fanno altro che sfruttarci facendoci lavorare in uno scantinato a cucire scarpe, borse o cose del genere! » Mi irrigidii. « Dici veramente? » Strinsi i pugni dalla rabbia, strappando qualche filo d'erba. « Jukyu... » Gli allungai la scatola. « Io vado con Hachi all'orfanotrofio, ci vediamo da tuo zio... »

    [...]


    « Hai capito quello che devi fare, Hachi? » Eravamo davanti al portone della grande struttura grigia che solo poche ore prima avevo visitato con Jukyu. Il bambino, mentre si mordeva le labbra, fece cenno di sì con la testa. « Molto bene... Adesso stai indietro... » E bussai al grande portone di legno. Proprio come successe la prima volta, la porta fu aperta dalla moglie. Solo, che dietro la porta, non c'ero io ad aspettarla: ma una immensa onda d'acqua. [Onda Acquatica] Il fiume d'acqua imperversò per l'entrata, travolgendo la donna e sbattendola al pavimento. Di solito non facevo del male alle donne, ma il marito, da lì a pochi momenti, se la sarebbe vista ben peggio. Quando l'uomo arrivò nell'ingresso e capì quel che era successo, esclamò. « Fumiko! Ancora tu?! Ma cosa diavolo hai fatto?! » Scrocchiai le dita del pugno destro aiutandomi con il palmo della mano opposta. « Hachi, vai a prendere tutti gli altri bambini. » E il ragazzino corse via. « Cosa diavolo avete intenzione di fare! Non vi permetterò di... » Il mio pugno destro colpì in pieno volto il naso dell'uomo. E lo colpii ancora. Molte e molte volte.

    [...]


    Circa un'ora più tardi ero davanti alla banchina dello zio di Jukyu, dove lei e gli altri due bambini ci stavano aspettando. Più che "ero", sarebbe giusto dire "eravamo". Infatti ero circondato da circa due dozzine di ragazzini che, alla vista degli altri due, incominciarono a gridare ed esultare. Guardai con un'espressione sorridente, seppur stanca, Jukyu. « Non ti preoccupare, so esattamente a chi portarli... » Quella mattina, infatti, era stato proprio un uomo dell'amministrazione di Kiri a metterci in quel casino. Adesso glielo avrei portato io un pò di lavoro straordinario da fare.

     
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  3. -Meika
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    Dove portano i passi che facciamo

    La fine e nuove rivelazioni




    [Alcuni minuti dopo l'esplosione]

    Suiyo vide i due ragazzi ed il bambino allontanarsi e solo allora potè tirare un lugo e sincero sospiro di sollievo. L'uomo responsabile di tutto quello emerse dalla polvere che per un istante parve fermarsi e poi spandersi ed allargarsi via, sospinta da un vento che pareva provenire dall'uomo stesso.
    Quel ragazzo, Akira, chissà se capirà che era destinato ad avere quella scatola. Suiyo fissò il Mizukage interrogativo. Cosa intendi? La scatola potrà aprirla solo lui, se vorrà. Sapevo che quella donna ce l'aveva dai tempi della guerra e quando ho saputo che era stata rubata ho richiesto lui. E Jukyu.
    Hai mandato tu tua figlia? Cioè, hai visto che è successo? l'uomo sospirò ed annuì E' cresciuta. Ed ha fatto una sua scelta e da quelle non posso proteggerla, Suiyo. Non pensavo che quei tre ragazzini fossero coinvolti con la Confraternita però.
    Dunque hai voluto solo darle una missione?
    Sì, nemmeno troppo pericolosa. Ora vai, mi sono spinto troppo in là nell'intervenire di persona, credo che il Daimyo avrà parecchio da ridire a riguardo.







    Ero davanti la barca di Suiyo. Tetsumaro e Yukio erano felici nell'apprendere che i loro guai erano finiti una volta per tutti. Io rimasti in disparte, disgustata da quello che avevo scoperto oggi. La Confraternita era stata distrutta? Non ne avevo idea. E quell'orfanotrofio doveva essere chiuso per forza. Ero seduta sulla banchina e fissavo lontano il mare con lo sguardo assente quando Suiyo, tornanto in abiti più civili, mi si sedette affianco.
    Ehi, Jukyu-chan. Come va?
    Passerà ojisan. Quell'uomo se lo meritava tutto quel coltello nel petto. Tu piuttosto, sei stato fenomenale, hai fatto esplodere tutto lì! cercai di apparire allegra, ma non lo ero affatto. Il peso della vita che avevo stroncato ancora gravava sulle mie spalle.
    Oh quello, non sono stato io.
    Ah e chi? C'erano altri? Suiyo disoltse lo sguardo dal mio viso e mi abbracciò appena. Cercai conforto nella sua figura e sospirai profondamente. Cosa vuol dire che la tua missione era proteggerci?
    Esattamente ciò che vogliono dire quelle parole. Mi sono sempre finto un ubriacone squattrinato e quando sono sparito dalla circolazione l'ho fatto perché la mia presenza vicino a voi poteva portarvi più guai di quelli che cercavo di respingere. Molti avevano iniziato a dire maldicenze su tua madre, del tutto immeritate.
    Ma... cosa significa... cosa vuol dire? Sono così confusa... mi misi le mani in faccia Credevo che ci avessi aiutati per affetto, invece cosa sei stato? E perché proteggerci? Centra mio padre, vero?
    Non essere sciocca! Non hai idea di quanto io ci tenga a voi, oltre questa missione. La madre di tua madre... bé, non senti mai parlare di tua nonna vero? La conoscevo, era mia cugina maggiore. Ciò che ha passato è stato tremendo, e ciò che ha passato tua madre dopo pure. Ho sempre voluto bene ad Ayame, sin da quando era piccolina. Ma questa è solo nostalgia, Jukyu-chan. l'uomo fissò triste il mare dinanzi a noi, mentre il sole piano tramontava.
    E questa missione... chi te l'ha data? domandai, incerta. Avevo paura di fare quella domanda, perché ero certa della risposta. Ma sapevo che non avrei avuto pace finché non l'avessi fatta.
    Sai benissimo chi, cara mia. Lui è vivo...? nuovamente le lacrime iniziarono a riempirmi gli occhi Perché, perché è sparito... perché...
    Shhh, fa silenzio. Devi tenerlo per te e non dirlo a Nana. La mamma... lo sa? Certo che lo sa, Jukyu. Lui non può farsi vedere da voi, non ancora. La guerra ha lasciato troppe ferite aperte nel mondo ed il Daimyo vuole proteggere le gerarchie nascondendole. Tua madre il segreto può mantenerlo, ma due bambine no. Io non sono una bambina! No, non lo sei più oramai, anche se fatico ad accettarlo. si alzò e si voltò Oh, Akira è tornato e... CHE CAZZO!
    Urlò vedendo quella morra di bambini correre per la banchina felici come non mai. Fissai non senza stupore disegnato in faccia quella scena.
    Li ha liberati... tutti... dissi a bassa voce, prima di iniziare genuinamente, a ridere.
    Per quel bambini era la cosa migliore.

    Per tutti i Kami sotterrati nello sterco ragazzo, che ti è saltato nella testa? Che cosa è tutto questo? ma appena sentite le dovute spiegazioni ed il piano di Akira anche Suiyo avrebbe riso, battendogli una mano forte sulla spalla in segno di approvazione. Allora ben fatto! Penso che quegli stronzi si meritino ben altre cose.
    Io rimasi a guardare da lontano, poi feci cenno ad Akira di avvicinarsi. Ero ancora seduta sulla banchina e gli feci cenno di sedersi al mio fianco.
    Che giornata assurda. dissi, poi feci un lungo sospiro Grazie per prima, ho... perso il controllo non esplicitai il momento a cui mi riferivo, ma era abbastanza evidente che si trattava di quando avevo ucciso l'uomo lì nella Vecchia Scuola. Ero rimasta così shockata che la mia mente era come per un momento diventata come un lenzuolo bianco. Macchiato di rosso. Quel rosso che non riuscivo a cancellare dai miei occhi.
    Oggi... scossi il capo La mia prima missione, ed è successo questo casino. Mia sorella mi dice sempre che tendo a distruggere tutto ciò che tocco sorrisi appena, un sorriso carico di tristezza. Però non credevo di poter arrivare a palazzi ed organizzazioni criminali. Sono un'ottima creatrice di domino distruttivi. Ti conviene quasi stare alla larga da me.


    Quindi mi alzai, avvicinandomi al gruppo di bambini. Akira aveva un'idea per loro e non avevo intenzione di chiedere informazioni a riguardo. Quella volta mi sarei fidata ciecamente.
    La mia vita era più complicata di quello che le apparenze suggerivano. Ero la figlia di Mizukage, ma quasi nessuno a Kiri associava me a quella bambina che scorazzava con la gemella nel Palazzo anni prima. Eppure qualcuno pareva ricordare e questo mi poneva in pericolo. Tutti quelli vicini a me, mia madre e mia sorella lo erano e forse la Confraternita non era che una della probabile costellazione di nemici che mio padre si portava dietro. E non importava che mi stesse proteggendo: nemmeno lui, nel suo oscuro antro, poteva tenere tutto sotto controllo.
    Ed alla fine di quella giornata ero certa di una cosa: non volevo che Akira fosse coinvolto in quell'inferno che il mio cognome si portava dietro.

     
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    Dove portano i passi che facciamo

    Sul calar della sera


    Ed eccoci qui, a festeggiare tra sorrisi e abbracci.
    Hachi e gli altri due avevano formato un grande cerchio all'interno del quale avevano incominciato a raccontare le loro avventure agli altri ragazzini, che li guardavano quasi stupefatti con gli occhi incollati alle loro figure. Sentii anche qualcosa di non propriamente vero, come combattimenti e scontri che li avevano visti vincitori nella battaglia contro gli uomini malvagi, ma non mi intromisi. Alla fine, dopo tutto quello che avevano passato, se li erano meritati tutti quei lunghi sospiri di ammirazione sincera che i loro compagni gli stavano rivolgendo. Guardandoli da distanza, sorrisi compiaciuto, quindi mi avvicinai a Jukyu. « Già... E' stata proprio una giornata assurda... Non c'è altro termine per definirla... » Ma la mia espressione era diversa dalla sua. Il mio volto, per quanto stanco, era velato da una felicità pura, sincera per aver aiutato tutti quei bambini e per aver estirpato, si sperava alla radice, quella maledetta Confraternita di cui nella sola mattinata ignoravo perfino l'esistenza. Il suo volto, invece, seppur sorridente, nascondeva una insicurezza e tristezza che percuoteva il suo cuore, come una ferita profonda mai rimarginata. « Beh, potresti dire la stessa cosa di me... » Gli arruffai i capelli mentre guardavo il tramonto. Il sole stava lentamente scomparendo inghiottito dal vasto oceano. « Sai... Posso provare ad immaginare come ti possa sentire... Anche io ho perso i miei genitori, anzi, non li ho mai conosciuti, quindi potrei dire quasi di non averne mai avuti, però... Io penso che loro, soprattutto dopo oggi, siano fieri di me, ovunque siano. Non conosco la tua storia, non so niente della tua famiglia, tanto meno so qualcosa di tuo padre... Però, di una cosa sono sicuro, anche lui sarà fiero di te. Ovunque sia e qualsiasi cosa stia facendo. » La guardai negli occhi. « E se proprio distruggi qualsiasi cosa tocchi, come dice tua sorella, allora metti in pratica questa tua capacità: diventa sempre più forte, e distruggi chiunque voglia fare del male a te o alla tua famiglia, come farò io d'altronde. Solo che tu, almeno, una famiglia la hai ancora... » E pensai a Ryo, l'unica persona che potessi considerare della mia famiglia fino a quel giorno. E mentre pensavo, un sottile velo di tristezza scese anche sul mio volto. Lo scacciai immediatamente. « Io invece la famiglia me la devo cercare! » Guardai la mandria di ragazzini dinanzi a noi ridendo. « Basta con la tristezza! Se mi prometti che ti cancelli dal viso quell'espressione triste, allora ti aiuterò ogniqualvolta ne avrai bisogno! Anche se dovesse tornare la Confraternita al gran completo oppure un esercito di Nukenin! Allora, promesso? » Aspettai una sua risposta, prima di congedarmi. « Adesso vado a portare questo bel regalino di fine giornata al nostro amico in comune... Ci vediamo presto, Jukyu. » La salutai con la mano mentre mi allontanavo, dirigendomi verso i ragazzini ancora riuniti in cerchio. « Eh comunque... » Urlai ad alta voce rivolgendomi ancora a Jukyu. « Tu, che dici di distruggere tutto, io sono ancora qua! E in tutto il mio splendore! » Feci ancora due passi all'indietro con le mani larghe guardandola da lontano, quindi richiamai i bambini all'ordine. « Hachi, Cicciopalla e l'altro magrolino! Forza, mettetevi in fila per due! Vi accompagno a casa! »

    [...]


    Daiki era ancora sommerso dal lavoro della giornata quando decise che era abbastanza. Erano quasi le 20 oramai, ed era ora di andare a casa, quando qualcuno bussò alla porta. « Sì... Avanti... Me ne stavo andando comunque... » Il tono era di chi si era ormai rassegnato: quella giornata era veramente stata interminabile. Ma proprio quando finì di pronunciare la frase, la porta si aprì di scatto, e nell'ufficio si riversò, come un'onda anomala, la folta baraonda di bambini, intenti ad urlare, giocare e schiamazzare tra loro. Dietro di loro, il grassoccello Kenta concluse la fila, con in braccio due bambine che parevano gemelle. « COSA DIAVOLO STA SUCCEDENDO QUI?! » Il paffuto impiegato rispose ad alta voce per sovrastare il rumore dei bambini. « Ehm... Daiki, non so come dirtelo, ma il capo ha detto che te ne devi occupare te questa sera! Sono i bambini di quell'orfanotrofio aperto da pochi mesi nella zona del porto, sono che i ninja di questa mattina hanno scoperto che era tutto una grossa copertura per mascherare lo sfruttamento di questi bambini! Non ti pare una cosa inumana? Comunque... Domani dovrai cercare per ognuno di loro una sistemazione, per questa sera sarai tu il loro responsabile. » Il resto, compresa la reazione, la potete immaginare da soli...

    [...]


    Arrivai sul calare della notte davanti alla casa della signora Akiko, la scatola sotto braccio. La presi con entrambe le mani e la osservai per qualche istante. Era un piccolo cofanetto di color azzurro mare, con rifiniture color oro. Sembrava non avesse serrature ne altre tipologie d'apertura meccanica. Come poteva un oggettino così piccolo e bizzarro esser stato l'origine di tutta quella vorticosa storia? Sorrisi ancora una volta, l'ennesima in quella giornata. E proprio quando stavo per mettere piede sul giardino di casa della anziana signora, il cofanetto sembrò emanare una strana luce. « Eh? » Piano a piano, un simbolo si stava formando sulla scatola, un simbolo che fino ad allora era stato nascosto. In pochi secondi, riuscii a distinguere tutto. Non era una simbolo, bensì due, e li conoscevo entrambi: erano i simboli del clan Hozuki e del clan Aogawa. Ero ancora intontito quando sentii un click provenire dallo stesso cofanetto. Si era aperto. « Cosa diamine... » Alzai la scatola e al suo interno trovati una lettera rilegata, seppur rovinata in molti punti. Sembrava essere uscita da una battaglia. A grandi lettere, sul fronte dell'epistola, una breve frase: "Ad Akira, da mamma e papà". Presi la lettera in mano, ma non riuscii ad aprirla. In quella giornata era successo davvero di tutto. Troppe cose, troppe rivelazioni. Una lettera dei miei genitori. Impossibile, non poteva essere vero. Morivo dalla voglia di leggerla, volevo conoscere qualcosa di più su di loro. Sulla loro vita, sulla loro morte. Ma, per qualche inspiegabile motivo, non riuscii ad aprirla. Le mani tremavano.

    Non è ancora il momento... E riposi la lettera in una tasca interna della mia giacca. Ci sarà tempo per leggerla, adesso la missione ancora non è conclusa. Richiusi il cofanetto. Sarebbe stato meglio non rovinarle un così bel ricordo, d'altronde quel che mi interessava era già in mio possesso. Percorsi il piccolo giardinetto e bussai alla porta della signora Akiko.

     
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    Di accordoc on Hidan abbiamo deciso di traslare questa giocata e qualche suo effetto nella Vecchia Timeline. Nel complesso la giocata è avvenuta tra i nostri pg Meika Akuma e Akira Hozuki.
    La Confraternita viene attaccata e distrutta ma sopravviverà. A distruggerla è stata Itai. Itai però non sa nulla del contenuto della scatola e non ha scelto Akira perché potesse averla.
    Meika non scoperto nulla su suo padre (che è ancora vivo) ma scopre che sua madre potrebbe essere viva.

    Gli stemmi scaturiti da questa giocata sono modificati come segue al solo scopo di renderli concordanti con i nuovi PG:

    Compagno: Cambia solo il nome dei personaggi essendo Jukyu ormai andata.
    (Forse) Non più orfana: Hai scoperto che tua madre potrebbe essere viva.
     
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