Rinnovata sarà la lama che fu spezzata

[Kusa]

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  1. -Max
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Rinnovata sarà la lama che fu spezzata

    L'arte dell'Estrazione



    La donna ascoltò con vago interesse le parole di Akira Hozuki, senza mostrare alcun segno quando lei pronunciò il suo nome, quello del di lei padre e quando disse che aveva persino visitato quel monastero. Ma quando si parava di affari lei era sembre ben in ascolto, sebbene rimase appena delusa. Ciò che Akira Hozuki voleva non rientrava nelle sue capacità, purtroppo per lui - e per Kiri -. La donna bevve ancora un lungo sorso di te con fare aggraziato e con cautela posò la tazza sul tavolino.
    Parla pure di mio padre. Sono sorpresa, nessuno prima d'ora aveva avuto l'ardire di venire qui pronunciando il suo nome.
    Così ascoltò il racconto di Akira, ma la sua espressione tranquilla mai mutò. Non unìombra di tristezza, di nostalgia, rabbia o disgusta velò quel bel viso pallido.
    Oh, il mio caro padre. Disse con un tono indecifrabile, a metà tra il nostalgico ed il canzonatorio. Solo, in difficoltà, decise di salvarsi dalla furia dei monaci lasciandomi come ostaggio. Si liberò di me e delle incombenze che io rappresentavo. Quando fui abbastanza grande per capire, fuggii disgustata. Ma ti ringrazio, sapere che in un certo qual modo ancora le sue notti sono tormentate a causa mia mi rende felice. Ed i monaci oh i monaci! Fece una risatina educata.
    Gentili vero? Il vecchio ti ha mostrato solo la sua faccia buona, ma la loro religione è crudele. Kami Senketsu è una dea crudele e il suo Idolo diviene più forte quanto più sangue beve. Non hai idea di quanti cadaveri giacciono sotto la terra di quel pacifico posto, e quanto sangue ha bevuto quella spada conficcata nel petto della statua di mia nonna. Sarei potuta rimanere lì, ma quando sono andata via la puzza del sangue mi aveva disgustata. So che però ormai il Vecchio è rimasto solo.
    Fece una pausa di riflessione. Era da molto, molto tempo che non udivo di mio padre e del vecchio. Ho scelto di essere sorda a loro e temo che lo rimarrò. Tuttavia, non sono sordo a quanto dici tu. Comprendo che non è giusto nei confronti dei monaci di Soryo che mio padre mandi gente a rubare ciò che è legittimamente loro. Crudeli o meno, sono stati gentili con me e ripagherò quella gentilezza dicendo a mio padre quanto lo disprezzo per quanto mi ha fatto.
    Snocciolata quella spiegazione, passò alla proposta di Akira. No.
    Quel rifiuto aleggiò per un lungo istante nella stanza, pesante come un macigno.
    Purtroppo, non è quella la mia arte. Non valgo mio padre e non valgo mia nonna. Io sono diversa, ho voluto fare qualcosa di mio. L'Artista si alzò e fece cenno ad Akira di seguirle. Si diresse verso una porta scorrevole che divideva in due la stanza, e si ritrovò in una stanza vuota. Chiudi la porta dietro di te per favore. Una volta che AKira l'avesse fatto la donna si avvicinò al secondo tatami a partire da destra della terza fila. Lo toccò con le dita e questo si infossò appena, scorrendo di lato.
    Una serie di scale portavano un luogo di lavoro, illuminato quasi a giorno da molte luci. La stanza era fatta da un tavolo assai simile ad un tavolo autoptico, mentre di fianco vi era una specie di vasca vuota, troppo stretta per un corpo umano, ma lunga almeno tre metri. Le sue pareti erano in plastica trasparente. Dalla parte opposta di quella stanza così asettica c'erano due porte. La donna lo condusse verso quella di destra. Una volta che Akira entrò lei accese la luce ed ecco molte, molte armi diverse di qualsiasi tipo perfettamente ordinate in appositi porta armi stagliarsi dinanzi a lui.
    La mia arte, Akira Hozuki, è l'estrazione. Io lavoro con i cadaveri: estraggo da loro poteri e conoscenze e li metto in armi. Si avvicinò ad una delle teche, e prese un bastone. Creando questo. Batté il bastone in terra e ad un metro dall'Hozuki nacque un alberello. Era il potere dei Senju di Konoha!
    Sei un Hozuki, no? Una volta ho lavorato con uno di loro. Ed a quel punto il significato di "lavorato con uno di loro" appariva inquietnate. Sarebbe stato più corretto dire "aveva lavorato su uno di loro". La donna camminò tra le armi finché non trovò che cercava: una specie di guanto rinforzato da placche in metallo.
    Scomodo poiché richiede molta acqua per funzionare, ma può essere interessante. Lo infilò in una mano delicata e dopo un po' il quanto si gonfiò, divenendo enorme. Sicuramente persino la forza di un pugno scagliato in quel modo era parimenti aumentata.
    La donna tolse il guanto e lo rimise al suo posto.
    Non so creare ne riparare ciò che chiedi. Ho ideato da me quest'arte, poiché mio padre non era con me ad insegnarmi la sua. E non sono disposta per nulla al mondo ad insegnare a chicchessia ciò che so fare. e fu decisamente categorica, per quanto ancora straordinariamente ordinata. Non è qui a Taki che la tua rcerca avrà compimento. Ti do questo consiglio, Akira Hozuki. Torna al Villaggio della Nebbia e parla con chi del mondo forse conosce più di te. So che a Konoha ci sono ottimi fabbri che potranno aiutarti nella tua ricerca. Sorrise appena.
    Ti starai chiedendo perché ti ho mostrato ciò che so. Se mai dovessi avere un qualche cadavere interessante ed un bel po' di Ryo... potrai avere un'arma da me. Se mai trovassi un cadavere che ritieni interessante puoi venire qui a farmelo vedere, potrei essere io a dare Ryo a te.
    Akira Hozuki. Solo un altro cliente al quale la bella Hyori Matsumoto stava facendo pubblicità.

    E la ricerca di Akira Hozuki si poteva considerare conclusa. Almeno a Taki. Se fosse stata un fallimento o meno, stava a lui determinarlo con le azioni che avrebbero mosso i suoi passi da quel momento in poi.
     
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