Sulla vetta dei Monti Grigi

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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Il Quarto Mizukage



    Yogan era rapida nel volo. Sebbene sena ali sinuosa come un serpente solcava il cielo, rapida come poche cose in quel mondo. La destinazione era anche la sua casa: Kurohai. Atasuke poté vedere l'isola quando ormai la sea stava sopraggiungendo. Il ramonto aveva infiammato il cielo di rosso ma da lontano la nube di cenere che incombeva sull'isola era ben visibile, enorme e spostata dai venti verso nord. Giungendo da quella direzione Atasuke non avrebbe potuto capire che la metà meridionale dell'isola non era l'inferno di lava e roccia senza vita che vedeva. Yogan del resto non fece deviazioni: si abbassò ben prima di incontrare il banco di cenere e puntò verso il centro dell'isola. Lì c'era un grosso vulcano perennemente attivo, che eruttava pigramente lava e cenere verso nord, colorando la terra si nero.



    Per un attimo parve che la dragonessa volesse infilarsi nel cratere del vulcano, ma si limitò a sorvolarlo un attimo, volando in cerchio sull'enorme caldera dal quale proveniva un calore insopportabile. Poi senza una parola puntò ad est, sorvolando le creste dei monti che spaccavano in due metà l'isola diretti da est ad ovest, fino a giungere all'estremità orientale della catena montuosa. Era in cima alla montagna e lì il clima era decisamente più freddo. La neve invernale aveva imbiancato le cime ma si era mischiata alla cene enera che cadeva insistenemente e tutto sembrava strano: un mano nevoso misto a cenere, un grigio chiaro quasi argento sporco ed oscurato dall'aria surreale.



    Lì c'era una piccola casa. Più una capanna che una casa vera e propria. Costruita con la pietra senza troppa maestria, aveva persino una piccola canna fumaria poco dritta dalla quale usciva un pennacchio di fumo ad indicare che era abitata. Ma l'uomo che Atasuke cercava non era lì dentro, ma fuori. Inginocchiato in uno spiazzo lasciato libero dalla neve in posizione meditativa, con gli occhi chiusi c'era Itai Nara, ben diverso da come chiunque l'avesse visto poteva ricordarlo. Indossava vestiti pesanti e consunti, guanti mezzi distrutti ed i capelli biondi parevano in qualche modo più chiari di un tempo e sicuramente assai più lunghi, arrivando a toccargli le spalle. Per comodità li teneva legati in una coda semplice. Poi il viso, tenuto sempre accuratamente rasato, era provvisto di una barba castano chiaro non molto lunga: non era il tipo che avrebbe mai avuto lunghe barbe, su di lui i peli del viso parevano crescere ad una lentezza disarmante.





    Sentii Yogan avvicinarsi e con lei un'altra presenza che non avevo mai conosciuti prima di quel momento. Non mi spostai dalla mia posizione, ero certo che se Yogan aveva portato qualcuno con se doveva essere per un buon motivo. Tuttavia non riuscii ad evitare di posare le mani sulla spada che tenevo di traverso sulle mie ginocchia. Garyuka pareva fremere. La dragonessa atterrò aggrazziata e si chinò per lasciar scendere Atasuke dalla sua schiena. Non mi voltai, rimasi con gli occhi chiusi immobile, sentendo chiaramente le presenze attorno a me grazie al mio sesto senso.
    Yogan, mi hai portato visite. Come stai? domandai. La dragonessa mi fissò, leggermente preoccupata (ma non lo diede assolutamente a vedere) e rispose Non sono io quella a cui bisogna fare questa domanda, sciocco. Come sta andando? mi chiese ed io aprii gli occhi, finalmente, fissando la desolazione dell'isola a nord. Non mossi però un muscolo Meglio, grazie al cielo. dissi, senza esserne certo e Yogan non disse nulla, limitandosi a muovere appena il suo enorme corpo Hai portato un ospite vedo. Se è qui deve essere una questione urgente, no? Avanti, chi sei? Perché sei qui? nonostante le due domande il tono non era affatto brusco, anzi: sentivo uno strano piacere a parlare nuovamente con un altro essere umano. Che significasse che era finalmente pronto a tornare indietro? Non ne ero certo, ma non intendevo restare recluso lì ancora a lungo, quei giorni stavano per finire.

     
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    ~Terza Tappa, L'isola del Ramingo~


    Il drago volava rapido, per certi versi anche troppo rapido per Atasuke che non aveva ancora mai avuto il piacere di provare l'ebrezza del volo.
    Il viaggio fu, come previsto particolarmente lungo e gli diede il tempo necessario ad ambientarsi a quella particolare sensazione, oltre che ad abituarsi a poco a poco a cavalcare quella maestosa creatura, al punto tale che nelle ultime ore, Atasuke smise di guardarsi intorno, essendo coscente del fatto che la sua unica via di ritorno sarebbe comunque stata quel drago e la passò a meditare su quello che avrebbe detto una volta dinnanzi al Mizukage, ma soprattutto cercando di rilassere se stesso concentrandosi sul proprio chakra e sul suo flusso. In fondo anche quel momento poteva essere un'ottimo momento per allenarsi e per imparare a controllare sempre meglio il proprio chakra.
    La notte stava quasi sopraggiungendo quando Atasuke riaprì gli occhi "destandosi" dal suo sonno meditativo. Dinnanzi a lui un fulgore rosso come il fuoco e come i suoi occhi dipingeva l'orizzonte, segno della tarda ora raggiunta. Poco più in basso un'ampia isola, circondata da acqua e fumi, segno della presenza di incendi o di vulcani. Quell'isola pareva essere il loro bersaglio e dopo una rapida discesa, quasi a cercare di tuffarsi all'interno del vulcano attivo, il drago devò planando in cerchio attorno alla bocca del vulcano, quasi come a scaldarsi per il freddo, tuttavia Atasuke non potè apprezzare pienamente quel tepore che per poco non gli incendiava i vestiti.

    «Yogan, perdonami la scortesia... Sarebbe possibile evitare di sorvolare ancora questo cratere? Non sono così ignifugo quanto spererei...»


    Chiese alla dragonessa che poco dopo riprese la sua rotta, sorvolando i monti e dirigendosi all'estremità orientale della catena montuosa, dove oltre al freddo pareva attenderli il Mizukage.
    Atterrati, praticamente sulla cima della montagna, un'uomo pareva attenderli. Quell'uomo non si mosse quasi, come se in un certo senso già sapesse che qualcuno stava arrivando.

    "Yogan, mi hai portato visite. Come stai?"

    "Non sono io quella a cui bisogna fare questa domanda, sciocco. Come sta andando"

    "Meglio, grazie al cielo."


    I due parlavano come due vecchi amici, segno che probabilmente quell'uomo dall'aspetto trasandato era proprio l'Itai Nara che stava andando cercando ormai da tutta una giornata.

    "Hai portato un ospite vedo. Se è qui deve essere una questione urgente, no? Avanti, chi sei? Perché sei qui?"


    Atasuke non riuscì a trattenere un sorriso. Era piacevolmente stupito dalle capacità dell'uomo che aveva davanti. In fondo non era cosa da tutti percepire altre persone nelle vicinanze.

    «Immagino dunque che voi siate il Mizukage Itai Nara... Piacere di fare la vostra conoscenza, io sono Atasuke Uchiha di Konoha e sono qui per portarvi notizie»


    Il tono rimase calmo e si concesse un breve inchino prima di riprendere con la sua presentazione.

    «Mi scuso per aver interrotto il vostro allenamento, tuttavia ho due messaggi da consegnarvi, uno ufficiale che temo non vi rallegrerà la giornata, mentre l'altro arriva direttamente da vostra figlia Jukyu, che mi ha energicamente pregato di portarvi questa sua lettera...»


    Sorrise proferendosi nuovamente in un breve inchino estraendo la letterina della bambina attendendo una risposta dal suo interlocutore.
    Avrebbe quindi atteso che Itai prendesse il messaggio della figlia prima di iniziare ad esporre un breve sunto di quanto aveva da riferire.

    «In merito alla visita ufficiale invece... Temo che Kiri stia rischiando i suoi rapporti nei confronti con Suna... Uno dei vostri ninja, Etsuko Akuma, durante una missione di recupero per lo Yonbi ha tradito i suoi compagni alleandosi con un nukenin che a quanto ne so è il fratello ed a causa di questo tradimento suna ha perso una delle sue forze portanti...»


    Con quelle parole aprì il suo nero mantello, logoro per il viaggio e per gli scontri affrontati, estraendo un plico di fogli, pronto a consegnarli, su richiesta.

    «Questa, se le può interessare è una copia della mia relazione ufficiale su quanto accaduto, con tutti i dettagli. È la copia esatta del documento che ho dovuto redigere per i registri dell'accademia»


    Ora anche Itai era a conoscenza a grandi linee di quanto era accaduto in quella sventurata giornata nel deserto dell'Anauroch, ma era chiaro che la questione non si sarebbe di certo chiusa li con due saluti ed una pacca sulle spalle...
     
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    Gli Occhi del Diavolo

    La corruzione degli Akuma



    La nostalgia di casa si fece forte. Quando lui mi consegnò la lettera di Jukyu la presi e la fissai un attimo. Socchiusi gli occhi, trattenendo il dolore mortale che mi cresceva dentro. Quanto erano cresciute senza che potessi essere vicino a loro in quei lunghi mesi? Due anni. Due anni prima parlavano ancora male e sicuramente non erano capaci di concepire cose come lettere. Quindi l'aprii. Non era ovviamente un epistola: sarebbe stato aspettarsi troppo da due bambine di cinque anni, ma un disegno. I tratti rigidi e ricalcati più volte, le proporzioi sbagliati ed i colori vivaci erano tipici di quell'età. Ed il disegno era così classico e scontato da essere tenerissimo: perché c'eravamo tutti. Io, Ayame, Jukyu, Nana e persino Yogan disegnata come una linea rossa nel cielo azzurro. Ti ringrazio per avermi consegnato questo piccolo capolavoro dissi dopo qualche istante, prima di passare agli argomenti seri.



    Lui mi spiegò brevemente quanto accaduto e mi consegnò un rapporto che lessi rapidamente nelle parti che interessavano. Ciò che diceva era sostanzialmente grave: Etsuko l'aveva davvero fatta grossa ed il Nukenin, del quale Atasuke non diceva il nome, sapevo benissimo chi fosse. Seinji Akuma, che sia maledetto! Da che ricordavo con il suo stupido nazionalismo spinto aveva creato un sacco di problemi a Kiri. L'avevamo persino imprigionato (consegnatoci da Hoshikuzu Chikuma) ed era fuggito, perché Etsuko l'aveva fatto fuggire. Il mio volto si irrigidì e la tensione sembrava quasi essere palpabile. Una strana aria mi circondava, quasi che la furia che provavo dentro avesse avvelenato con la sua tensione l'aria fresca. Questo Nukenin di cui mi parli, con ogni probabilità, è Seinji Akuma. E se ciò che dici è vero - e non vedo molte ragioni per dubitarne - Etsuko è in guai ben più seri di quanto creda. piegai il rapporto e lo infilai in una tasca del giaccone usurato che tenevo addosso per ripararmi dal freddo Grazie, questo probabilmente eviterà molti casini. Una Forza Portante ammazzata, Demone fuggito, Etsuko che fa questi casini... sospirai, fissando per un lungo istante l'orizzonte a nord fatto di acqua, lava e cenere Questo non è un allenamento. Sono qui per guarire da ferite ben più profonde di quelle del fisico. Ma è ora che io torni a Kiri e che inizi a risistemare le cose, anche con Suna.



    Strinsi la spada, infilata nel fodero riccamente ornato, nella mano sinistra Oltre ad Ayame a chi altro hai detto il motivo della tua visita a Kiri? domandai, ma in Etsuko dopo un tale tradimento non avrei messo piede nuovamente a Kiri. Ma se lui era lì non volevo che ci uscisse più, per il momento.

     
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  4. Asgharel
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    ~Scambio di informazioni~


    Inutile dire che Atasuke notò quel velo di malinconia che parve scendere su Itai nel vedere quel semplice messaggio. Certo, Atasuke ignorava che cosa contenesse, potva essere una letterina, un semplice messaggio o anche solo un disegno. Tuttavia, Atasuke sapeva che cosa quella lettera stava trasportando: Sentimenti, profondi sentimenti che neppure il più abile dei Ninja poteva celare, ed Atasuke, dal canto suo, rispettò tali sentimenti con contegno ed inclinando il capo ai ringraziamenti del Kiriano.
    Sfortunatamente però, dopo le questioni familiari, toccava loro procedere con le questioni "ufficiali" ovvero il motivo principale per cui Atasuke si trovava effettivamente in quel luogo.
    Itai prese il plico e lo sfogliò rapidamente leggendo le informazioni che lo interessavano, anche se nella foga, forse, aveva maleinterpretato alcuni termini o semplicemente nella sua mente aveva già ben chiaro lo scenario che si era disegnato.

    "Questo Nukenin di cui mi parli, con ogni probabilità, è Seinji Akuma. E se ciò che dici è vero - e non vedo molte ragioni per dubitarne - Etsuko è in guai ben più seri di quanto creda."

    °Dunque questo è il suo nome... Seinji Akuma... Sarà meglio controllare il suo fascicolo negli archivi accademici prima pensare di andare ad incontrarlo...°

    "Grazie, questo probabilmente eviterà molti casini. Una Forza Portante ammazzata, Demone fuggito, Etsuko che fa questi casini... Questo non è un allenamento. Sono qui per guarire da ferite ben più profonde di quelle del fisico. Ma è ora che io torni a Kiri e che inizi a risistemare le cose, anche con Suna."


    «Sono lieto del fatto che abbiate deciso di ritornare... Tuttavia, ci terrei a specificare che attualmente non è verificata la morte del Jinchuuriki... Come ha letto dal rapporto lo si può definire disperso, dato che non ne ho seguito le tracce nel deserto, quindi, in effetti, c'è la speranza che sia ancora vivo, anche se starà vagando da qualche parte nel deserto attorno a Suna...»


    Rispose con tono calmo, pacato, quasi cordiale e conviviale, nonostante stesse in effetti comunicando informazioni dall'importanza politica e militare non indifferenti.

    "Oltre ad Ayame a chi altro hai detto il motivo della tua visita a Kiri?"


    La domanda era semplice, tuttavia era decisamente meno semplice dare una degna risposta.
    Dopo averci meditato appena un secondo, tuttavia, Atasuke iniziò a rispondere cercando di dare un'ordine logico alla sua lista di elementi informati.

    «Beh, andando con ordine, come già detto ne sono informati le amministrazioni di Suna, l'Accademia e Konoha, sempre che qualcuno si sia degnato di leggere il mio rapporto di missione. Per il resto a Kiri solo una guardia alle mura sa che sono qui in merito a quanto accaduto nel deserto, anche se non ho assolutamente specificato alcun dettaglio ne il nome di Etsuko...»


    Si prese una breve pausa, come a cercare di carpire che cosa la mente di Itai stesse elaborando.

    «Quindi lei mi dice che probabilmente è questo Seinji il nukenin che ho incontrato... Se è vero devo ammettere che è veramente un abile utilizzatore di Genjutsu e probabilmente crede fermamemnte nelle sue idee contorte... Posso sapere qualche informazione aggiuntiva su di lui? Giusto nel caso avessi la sfortuna di doverlo nuovamente incontrare lungo la mia strada...»


    Sorrise, nella speranza che Itai potesse in qualche modo fornirgli qualche altro dettaglio su quel nukenin o magari direttamente su entrambi i fratelli in modo da arrivare maggiormente preparato al prossimo incontro con quel fanatico nukenin che ora aveva anche un nome: Seinji Akuma.

    Ad ogni modo, sia che avesse schivato la domanda, sia che avesse risposto, a quel punto, Atasuke, in parte incuriosito, in parte desideroso di tornare anche a casa per prepararsi, avrebbe quindi rivolto una nuova domanda al Mizukage.

    «Mi perdoni l'impudenza... Tuttavia, vorrei ancora chiederle una cosa... Cosa pensa di fare ora in merito alla questione? Specialmente valutando il fatto che ora i due fratelli sono probabilmente insieme a curare le ustioni che Etsuko ha subito durante la battaglia...»


    Atasuke preferì evitare di aggiungere troppi dettagli. In fondo se il Nara avesse voluto una conferma delle sue parole e di tutti i dettagli poteva eseguire su di lui un'interrogazione mentale, quindi non aveva assolutamente nulla da nascondere. Tuttavia, ben sapeva che agitare troppo le acque avrebbe portato il Mizukage a non fidarsi di lui o a dubitare della serie di eventi realmente intercorsa, cosa che in ogni caso non avrebbe fatto altro che trasformarsi, nella migliore delle ipotesi, in un'enorme perdita di tempo, nella peggiore in un'estenuante seduta di interrogatorio, magari condita da qualche tortura...
     
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    Il Ritorno di Itai Nara



    Aveva detto, purtroppo, forse una parola di troppo. Se Etsuko avesse saputo ciò che aveva detto Atasuke alla guardia avrebbe collegato fin troppo facilmente. Era anche vero però che stando a quanto diceva Atasuke era assai probabile che non fosse tornato affatto a Kiri. Yogan dissi alla dragonessa, che si scosse a sentirsi chiamare. Scendiamo di qui, andiamo a Kurohai. Ho bisogno di tornare un attimo presentabile. Atasuke, hai viaggiato tutto il giorno, lascia che ti offra qualcosa giù al Villaggio che sta su quest'isola. Se è vero quanto dici, possiamo correre quanto vogliamo ma Etsuko e Seinji non li riacciufferemo. E non c'è speranza che le tracce permangano nel deserto per più di un giorno. Domani mattina partirò e tornerò a Kiri dissi perentorio Dopodiché, verrò a Konoha, ci sono alcuni ninja che vorrò con me per ciò che ho in mente di fare, ma non voglio rivelarti altro per il momento, devo parlare con il Daymio del Paese dell'Acqua prima. Perché sebbene fosse un segreto io non ero il Mizukage. Almeno per il momento: avevo tutte le intenzioni



    Con un balzo saltai in groppa a Yogan, la quale sembrava stranamente più allegra e vigorosa di prima. Attesi che anche Atasuke saltasse su Torni a casa allora? mi chiese la dragonessa. Posai una mano sulla sua pelle squamosa, con affetto Sì, Yogan, ma ora andiamo a Kurohai. Devo tagliarmi la barba, i capelli, lavarmi, indossare vestiti decenti ed Atasuke deve riposare. Inoltre credo di dovergli una cena. Non temere Atasuke, so cosa faccio, non sono il tipo di persona che ozia quando c'è da fare, ma alcune cose richiedono tempo e più sono pericolose e meglio vanno ponderate.



    Yogan si alzò in volo e scese dal fianco della montagna in una rapida picchiata per poi raddrizzarsi e puntare verso un Villaggio sulla costa meridionale dell'isola. Atasuke non l'aveva notare ma quella parte era tutt'altro che inospitale: c'erano boschi, un fiume più grande ed alcuni più piccoli e molte coltivazioni. Tutto era scuro e grigio, sporcato dalla cenere che sputava il vilcano ma i venti che provenivano da sud erano più frequenti delle gelide correnti settentrionali, sicché era il lato settentrionale dell'isola ad essere realmente coperto. Quello è Kurohai dissi indicando il piccolo Villaggio di pietra scura e legno Un piccolo Villaggio, niente di speciale, ma mi è caro. Per me è come una seconda casa.



    Yogan atterrò ai confini del Villaggio, quindi si alzò nuovamente in volo, diretta verso il Monte Gekido. Alcune persone si erano voltate a guardare ma ripresero le loro attività come se niente fosse, fin troppo abituati a Yogan per darle peso. Camminai nel Villaggio, alcuni mi salutarono ed io alzai una mano per ricambiare rapidamente, ma cercavo di evitare di essere fermato per strada. Mi infilai nella locanda nella piazza del Villaggio seguito da Atasuke e chiesi due stanze e una cena Oh, certo Itai-san. Non ti ho mai visto con la barba, e cosa sono quei vestiti? il locandiere, Kenzo, era una brava persona ed estremamente curiosa. Niente di che, Kenzo, mi sono fatto una lunga vacanza sui monti. Potresti farmi una cortesia? Va nel palazzo dell'Haishikken gli passai una chiave Nella mia stanza c'è una sacca. Portamela gentilmente quindi gli allungai la mancia per quel servizio extra. Sarà fatto! La vuoi subito? Ci mando subito mio figlio se è urgente. Sì, se non è un problema. Ho bisogno dei vestiti e di radermi questo orrore di dosso.





    Un'oretta dopo sembrano un'altra persona. La barba era sparita del tutto e persino i capelli erano tornati ordinati come un tempo. I vestiti logori erano spariti, sostituiti da una divisa più ninja e meno simile a quella di un barbone. Indossavo pantaloni neri, una maglia blu ed una cotta di maglia che si vedeva chiaramente sotto. Il coprifronte di Kiri era legato strettamente al mio braccio destro. Mi fissai per un lungo secondo allo specchio, concentrandomi su i miei occhi. Avevo ancora le occhiaie, qualcosa di profondo si era spezzato e probabilmente non si sarebbe mai aggiustato. Ma sicuramente non rischiavo più che accadessero disastri. Così scesi a cena, nell'ampia sala da pranzo della locanda. A volte raderti ti fa sentire un uomo diverso, si dice dissi ad Atasuke, quando lo trovai Bene, la cena credo arriverà presto. Non credo che possiamo scegliere che mangiare, Kenzo fa la cena per tutti e poi la serve, quello che c'è c'è. In ogni caso, sei di Konoha, quindi posso chiederti di alcune persone vero? domandai Drake Ryoji lo conosci? E Shizuka Kobayashi? erano i miei amici più stretti che avevo a Konoha. Sopratutto Drake, che era con me in quella disastrosa missione e per il quale temevo fortemente la risposta. Ero pronto a riceverla però: le illusioni erano svanite molto tempo fa.

     
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  6. Asgharel
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    ~Una Frugale Cena~


    Udite le parole di Atasuke Itai decise che era giunto il momento di tornare a casa, tuttavia, conscio della situazione e della necessità di darsi una sistemata, decise di posticipare la ripartenza al mattino successivo riposandosi entrambi in quella serata al vicino villaggio di Kurotempi concedendosi una semplice cena.

    «Comprendo, in effetti è da parecchio che non mi fermo, ad eccezione del riposante volo per arrivare sin qui... Ed ammetto che dopo tutto questo viaggiare l'appetito inizia a farsi sentire»


    Rispose cortese alle parole del Kiriano mentre la dragonessa si avvicinava nuovamente a loro.

    "Non temere Atasuke, so cosa faccio, non sono il tipo di persona che ozia quando c'è da fare, ma alcune cose richiedono tempo e più sono pericolose e meglio vanno ponderate."


    A quelle parole Atasuke sorrise. Per quanto non avesse minimamente pensato una cosa simile apprezzò la cortesia nel rammentarlo.

    «Oh, lo immagino, ma non c'era necessità di specificarlo, tuttavia apprezzo l'umile gesto»


    Rispose a tono prima di partire alla volta del villaggio ancora una volta in sella alla dragonessa.
    Mentre si avvicinavano Itai indicò il villaggio sottolineando come quella patria fosse in un certo senso una seconda casa per lui, ed Atasuke non potè non pensare alla sua di casa a Konoha dove non faceva ritorno ormai da parecchi giorni.
    Una volta atterrati nei pressi del piccolo villaggio di pietra e legno, Atasuke notò come alcuni dei presenti si fossero voltati, attratti da ciò che accadeva alle loro spalle, per poi tornare quasi con indifferenza alle loro precedenti mansioni.

    °È evidente che questa gente è abituata alla dragonessa... Non so quanti resterebbero così indifferenti...°


    Itai, in un certo senso, gli fece strada, salutando parecchia gente e venendo a sua volta salutato molto spesso. Era evidente che ciò che gli aveva rivelato poco prima corrispondeva a verità. A stento Atasuke poteva vantare tante conoscenze perfino a Konoha dove aveva ormai passato gli ultimi 4 anni da quell'incidente con i suoi genitori.
    Con passo svelto raggiunsero una locanda dove Itai chiese due stanze e la cena al locandiere, il quale era anche lui amico di Itai, o comunque pareva che si conoscessero da tempo.
    Atasuke preferì rimanere in disparte lasciando che Itai sbrigasse le sue faccende per poi salutarlo mentre andavano nelle rispettive camere a darsi una rinfrescata.
    Atasuke dal canto suo aveva più che altro della polvere da scrollarsi dalgli abiti ed aveva solo da darsi una ripulita al volto, Itai invece pareva avere molto di più da togliere.

    [...]


    Passò circa un'ora ed Atasuke era già nella sala seduto ad un tavolo nell'attesa che la cena venisse servita mentre un'uomo completamente diverso negli abiti e nello stile comparve ai suoi occhi.

    "A volte raderti ti fa sentire un uomo diverso, si dice"


    Atasuke quasi strabuzzò gli occhi avendo una prima divvicoltà nel riconoscere quel volto che così poco conosceva, tuttavia, una volta riconosciuto Itai per colui che era realmente, gli rispose con un sorriso.

    «Così dicono... Ma certo è che vostra moglie e la vostra figlia apprezzeranno molto di più questo vostro aspetto piuttosto che quello da eremita della montagna di poco fa...»


    Si permise di scherzarci un po su. In fondo ora erano più in una sorta di situazione conviviale, tranquilla, più che nella fredda rigidità di una missione diplomatica.
    Alle domande del Kiriano, Atasuke rimase alcuni istanti a meditare. Certo, conosceva entrambi, ma non poteva non chiedersi che cosa Itai avesse in mente per chiedere proprio di quei due.

    «In effetti li conosco entrambi... Drake è stato il maestro che mi ha iniziato all'arte della forgiatura delle armi ed è grazie a lui se sono entrato a far parte dei guardiani di Konoha... Tuttavia è da parecchio che non lo vedo... Più precisamente da una missione nel paese delle cascate dove a causa di una malattia è dovuto rientrare repentinamente al villaggio... Da quella volta non ho più sue notizie...»


    Si concesse una pausa, distogliendo lo sguardo e sorseggiando dal bicchiere che aveva ordinato durante l'attesa di Itai.

    «Per quanto riguarda Shizuka... Beh... è da parecchio che non vedo neppure lei e l'ultima volta che ho avuto il piacere di averci a che fare mi ha messo nei casini con l'amministrazione di Konoha... Non che per questo ce l'abbia con lei eh... Ma diciamo che molto spesso è stata la fonte dei miei ultimi problemi al villaggio...»


    Sorrise, prima di sorseggiare un'altro po dal suo bicchiere per poi rivolgersi nuovamente ad Itai.

    «Ad ogni modo... Da quello che mi pare di intuire, sta pensando di muoversi per dare la caccia ad Etsuko e a Seinji, giusto? O semplicemente ha voglia di rivedere vecchi amici?»


    Evitò di essere troppo diretto con le domande. In effetti non erano pienamente fatti suoi, per quanto potesse interessargli lo sviluppo della faccenda.
     
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    La Preparazione

    L'inizio della fine




    Chiesi della birra (da quanto non la bevevo) e ben presto con essa l'oste portò della carne di pollo cotta sulla brace e patate. Bevvi un lungo sorso mentre ascoltavo le sue parole, poi senza rispondere, addentai un boccone di carne pensieroso. Drake era tornato a Konoha, ma era assai probabile che quello tornato non fosse veramente Drake. Purtroppo non ero riuscito a farlo evadere con me, sempre se era nel mio stesso posto in cui ero stato gettato e probabilmente non avevo modo di verificarlo: quella trasformazione aveva ingannato tutti.
    Crea problemi, sempre, la cara Shizuka? Quando l'ho conosciuta io si stava incolpando della morte di svariate anime innocenti per colpa della bomba messa da un pazzo dissi, richiamando alla memoria quel giorno così triste. Ayame non era al meglio, io ero confuso e intimorito dal futuro e per la prima volta avevo visitato la tomba dei miei genitori. Un cocktail di felicità disarmante insomma.
    Dare la caccia, dici? guardai per un istante Atasuke negli occhi Dare la caccia è riduttivo per ciò che intendo fare: voglio rivoltare Ame come un calzino, snidare da lì Seinji Akuma una volta per tutte ed Etsuko se è con lui e farla finita con le sue stronzate nazionalistiche: fosse per lui Kiri marcerebbe su Suna per cercare di conquistarla e poi toccherebbe a Konoha. Seinji Akuma è un bastardo che vuole morti chiunque ritenga inferiori ai Kiriani strinsi un pugno, nervosamente, perché tendevo ad alterarmi quando pensavo a quell'uomo che avevo già un tempo catturato e che Etsuko Akumo aveva salvato Io sono nato a Konoha, dovresti averlo capito dal mio cognome. Per quanto possa aver lasciato il villaggio, conservo un certo affetto per Konoha. Inoltre anche le mie figlie, secondo questo pazzo non sono vere Kiriane... e dati i nostri trascorsi, mi aspetto di tutto. La minaccia di quel pazzo deve finire, repentinamente e definitivamente.

     
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    ~Un dichiarazione di Guerra?~


    Itai ordinò una birra e poco dopo giunse anche il pasto. Certo non era un piatto propriamente raffinato o elaborato, tuttavia si addiceva perfettamente a quel piccolo villaggio di montagna e non era affatto male.
    Atasuke stava mangiando un'aletta di pollo quando Itai riaprì il discorso proprio da Shizuka.

    "Crea problemi, sempre, la cara Shizuka? Quando l'ho conosciuta io si stava incolpando della morte di svariate anime innocenti per colpa della bomba messa da un pazzo"


    A quella rivelazione a stento riuscì ad evitare di strozzarsi con la carne che stava ingoiando. Certo sapeva che Shizuka aveva creato dei problemi e che in fondo non era malvagia, anzi, aveva l'abitudine di voler provare ad aiutare gli altri, anche se in effetti i suoi modi spesso provocavano più problemi che altro.

    «In effetti... Questa non la sapevo ancora su Shizuka... Certo sapevo di quell'incidente, ma non potevo immaginare che ne fosse conivolta... Comunque sia, nulla di così grave, solo tende a perdere il controllo e tende a fare più danni che bene...»


    Rispose dopo aver mandato giù il cibo bevendo molta acqua dal suo bicchiere.
    Rimase poi attento alla sua successiva rivelazione. Il Mizukage non aveva semplicemente intenzione di catturare quei due, ma anzi, aveva intenzione di muovere direttamente guerra e chiudere la questione definitivamente, evidentemente anche a costo di far partire una spedizione armata che ben poco aveva di diverso da un'intero esercito in marcia per stanare quei due.

    "Io sono nato a Konoha"

    °Allora non era solo una coincidenza°

    "Inoltre anche le mie figlie, secondo questo pazzo non sono vere Kiriane... e dati i nostri trascorsi, mi aspetto di tutto. La minaccia di quel pazzo deve finire, repentinamente e definitivamente."

    °Addirittura a tanto? E pensare che nel desesrto stava cercando di abbindolarmi per andare con lui a sconfiggere le guerre e la sofferenza... Ho solo fatto bene a non accettare!°


    Pensò tra se distogliendo un'attimo lo sguardo dal suo interlocutore notando il pugno stretto, segno di un certo fervore. Infine sorseggiò nuovamente e guardando nel vuoto espresse con sincera calma e sincerità la sua opinione.

    «Capisco... Non immaginavo che quel tizio fosse tanto folle... Certo, ogniuno di noi credo che proteggerebbe con la vita i propri ideali, la propria storia ed il proprio villaggio, qualunque esso sia... Per ironia della sorte nessuno di noi può scegliere il villaggio in cui nascere ed a volte la vita ci può portare a capire che la nostra casa è altrove. Nel tuo caso evidentemente ti sentivi e ti senti più a casa tua a Kiri, piuttosto che a Konoha... Perfino io, per ironia della sorte non sono propriamente di Konoha ma di un piccolo villaggio nelle terre del fuoco...»


    Per un'attimo si fermo a rimembrare i tempi ormai andati di quando viveva con i suoi "genitori" ben lontano dal mondo ninja e da quello che comportava.

    «Credo quindi che anche nel mio caso potrebbe considerarmi un Konohano a metà... Che stronzata... Io stesso potrei considerarmi per certi versi un ninja di Konoha molto più di molti rammolliti che seguono la via ninja solo perchè nella loro famiglia è una tradizione. Gente che rimane solo fedele perchè teme di divenire un traditore, non tanto perchè creda realmente in ciò che fa, in ciò che protegge...»


    Riportò lo sguardo su Itai per chiudere il suo lungo ragionamento.

    «Ed io non posso credere che possa esistere una mente tanto malata da pensare di poter "decidere" Chi sia un Kiriano puro e chi no, specie basandosi sul luogo di nascita o sull'albero genealogico... Nati a Kiri, nati a Suna, a Konoha, a Oto, a Kumo ad Ame... Alla fine siamo tutti esseri umani, qualunque sia la nostra discendenza o la nostra dinastia... L'unica cosa che ci cambia e che ci contraddistingue sono le nostre scelte, giuste o sbagliate che siano e non posso accettare che un uomo possa minacciare la sicurezza delle bambine solo perchè il loro padre non è nato a Kiri»

    °Seinji, dovremo parlare di molte cose noi due°


    Pensò rabbioso addentando un'altro pezzo di carne prima di riprendere la parola.

    «Quindi se ho ben capito intendi muovere un'assalto diretto ad Ame per stanare quei due e toglierli di mezzo una volta per tutte, giusto? Ed immagino che ti interessi anche l'aiuto di qualcuno di noi di Konoha, tipo me e Shizuka, ho indovinato?»


    Sia che la risposta fosse affermativa, sia che non lo fosse, Atasuke alla fine del discorso avrebbe comunque offerto incondizionatamente il suo aiuto. Certo, non aveva intenzione di fare il doppiogioco, ne aveva intenzione comunque di ingabbiare Seinji con il suo incontro. Tuttavia, voleva avere un'ultimo confronto con lui per capire che tipo di avversario poteva avere davanti a se, ma soprattutto voleva cercare di reperire quante più informazioni da usare contro di lui quando fosse giunto il momento.
    Al loro primo incontro non erano "nemici" ma erano semplicemente schierati ai due fronti opposti. Ora, con quell'inquetante informazione dalla sua, Atasuke non poteva evitare di vedere quell'uomo come un nemico, suo e della libertà di Kiri, che seppure non fosse il suo villaggio meritava comunque protezione anche da parte sua.

     
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    Nuvole tempestose all'orizzonte

    La furia vendicativa del più volte tradito



    Atasuke ci aveva visto giusto. Aveva capito persino che avrei cercato la mano di qualcuno per andare a scuotere Ame dalle fondamenta. Shizuka era una di questi, ma non l'unica di certo: c'era altra gente che volevo con me, gente molto più forte dell'Uchiha. Bevvi un altro sorso di birra (decisamente gustosa) senza riuscire a godermela fino in fondo, ma non negai quelle che erano le mie intenzioni Drake e Shizuka sono comunque miei amici, per questi ho chiesto di loro, ma sì, vorrei anche portarli lì. E non solo loro, Atasuke dissi, prendendo un altro boccone di carne con le bacchette Te, se te la senti, immagino che Etsuko non ti abbia impressionato positivamente. Ed anche qualcun altro di molto forte, al mio livello diciamo. Raizen Ikigami e forse, ma non posso assicurare nulla su questo Febh Yakushi. Questa questione non riguarda Kiri soltanto.



    Come poteva riguardare solo Kiri? Etsuko aveva attaccato un Ninja della foglia durante una missione importante per Suna. In un colpo magistrale era riuscito ad offendere tre villaggi Accademici su quattro, rischiando di metterne due contro un altro e destabilizzare una situazione politica che non era delle più rosee Questo riguarda tutti noi Atasuke. Riguarda Kiri, quindi riguarda me. Etsuko ha attaccato Konoha, attaccando te. Riguarda Suna ed anche Oto, visto che in quella missione c'era anche un ninja di Oto. E non è più il momento di andarci leggeri. Aggiunsi, posando le bacchette quando mi accorsi di aver finito di mangiare tutta la cena. Finii la birra con un lungo sorso e feci segno di portarmene un'altra.



    Mentre attendevo la mia bibita, lanciai uno sguardo fuori la finestra. Ormai era buio pesto fuori di lì. Basta parlare di queste cose, la serata è ancora lieta per quel che rimane ed è inutile avvelenarsi l'animo quando non si può far altro che sprecare parole per alimentare a vicenda i propri rancori. Le migliori guerre sono nate in un bar da gente che non faceva altro che rimuginare sui minimi torti subiti supportati da altri, pensa tu i danni che faremmo ora! Cercai di alleggerire la situazione e decisi che parlare di Etsuko mi aveva decisamente stancato e Seinji mi inacidiva persino la bile. Piuttosto, non ti crea problemi avere a che fare con me ora? Dopotutto ho mollato Konoha nel bel mezzo della mia gioventù. Ero curioso. Ero un traditore ed avevo conosciuto molta gente che mi disprezzava per quello, nonostante non avessi fatto assolutamente nulla ne alla Foglia, ne ai suoi abitanti. Ora ai loro occhi ero il Mizukage, era forse giunto il momento di metterci una pietra sopra... eppure, talvolta, l'integralismo e l'orgoglio potevano avere la meglio su qualsiasi buonsenso.

     
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    ~Una Pausa dalla Guerra~


    Molti erano i discorsi che i due potevano fare. Altrettanti potevano dirsi argomenti di primaria importanza a seguito degli ultimi avvenimenti, ma molti altri potevano essere esplorati per meglio sancire quella sorta di alleanza.
    Inutile dire che Atasuke prese la palla al balzo e non si lasciò sfuggire l'offerta fattagli dal Mizukage. In fondo anche lui aveva come un "debito" nei confronti dei due fratelli e se ne avesse avuto il tempo, sarebbe anche stato in grado di scontrarsi con loro come si doveva e non solo per guadagnare tempo o attendere un supporto esterno. Quando poi udì i nomi dei possibili prescelti non trattenne un sorriso. In effetti di quella lista conosceva tutti, eccezion fatta per lo Yakushi di cui aveva solo sentito parlare e non necessariamente "bene" a causa dei problemi che spesso accompagnano quell'uomo nei suoi viaggi.

    «Se me la sento? Sono sopravvissuto da solo a tutti e due che combattevano assieme... Certo non credo mi tratterrei nell'affrontarli in uno scontro alla pari»


    Rispose sorridente. In effetti quella poteva essere un'occasione.

    «Non posso darti torto, in effetti è un problema che affligge tutti e quattro i villaggi, specie se questo Seinji è tanto fondamentalista quanto mi pare di aver capito... Certo che comunque è una bella lista di persone e son quasi sorpreso nell'apprendere che l'unico al di fuori della mia conoscenza sia questo Febh Yakushi... Tuttavia ho sentito alcune storie su di lui... è davvero un elemento affidabile?»


    Certo non era sua intenzione mettere in dubbio l'affidabilità di quell'uomo, ne la decisione del mizukage, tuttavia non poteva evitare di domandarselo date le storie che aveva sentito su quell'uomo.
    Ad un tratto il mizukage però decise che era ora di cambiare discorso e lo fece con un monologo tanto saggio quanto semplice. Probabile frutto dell'esperienza e del passare del tempo in qualità di eremita sui monti.

    "Basta parlare di queste cose, la serata è ancora lieta per quel che rimane ed è inutile avvelenarsi l'animo quando non si può far altro che sprecare parole per alimentare a vicenda i propri rancori. Le migliori guerre sono nate in un bar da gente che non faceva altro che rimuginare sui minimi torti subiti supportati da altri, pensa tu i danni che faremmo ora!"

    «Non puoi trovarmi più d'accordo... Dopo quasi una settimana sempre in servizio mi farà bene parlare anche di argomenti meno ufficiali e più piacevoli»


    Sorrise alzando il bicchiere in segno di approvazione quasi come a proporre una sorta di brindisi amichevole per poi bere ascoltando l'insidiosa domanda.

    "Piuttosto, non ti crea problemi avere a che fare con me ora? Dopotutto ho mollato Konoha nel bel mezzo della mia gioventù."

    °Quasi mi chiedevo quando me lo avrebbe chiesto°


    Pensò tra se posando nuovamente il bicchiere sul tavolo e lasciandosi sfuggire un sorriso.

    «In effetti è una lecita domanda... Immagino che gran parte di Konoha ti consideri comunque un "traditore" dato che hai deciso di passare ad un'altro villaggio... Beh, per quanto non condivida la tua scelta, non ti giudico. Personalmente non hai mai agito contro di me o contro chi mi è caro, quindi non ho motivo alcuno per avere una sorta di risentimento nei tuoi confronti, inoltre, come ho detto prima, ogniuno di noi nella vita compie delle scelte. Io ho deciso di difendere Konoha, tu hai deciso di difendere Kiri anche se sei nato a Konoha, tutto qui. Ora: Se i nostri villaggi fossero in guerra sarei il primo a non usare toni tanto amichevoli, ma dato che siamo alleati, non vedo il perchè di queste inutili faide... Tuttavia, in merito a questo vorrei chiederti una cosa se posso... Come mai? Perchè hai deciso di difendere Kiri? Non riesco a comprendere perchè una persona sana di mente abbandonerebbe la soleggiata Konoha per le nebbiose lande di Kiri...»

    °Anche se... Credo già di sapere quale sia la risposta...°


    Disse, sorridendo con una domanda che aveva in se un briciolo di lieta ironia, giusto per cercare di adattarsi a quel clima amichevole e lieto che si voleva creare, almeno per quella (forse ultima) serata in tranquillità.
    Che poi Itai rispondesse o meno, Atasuke avrebbe poi rivelato invece le motivazioni che lo legavano indissolubilmente a Konoha, un po per equo scambio di informazioni, un po perchè si sentiva anche orgoglioso di quella scelta.

    «Da parte mia, invece, a discapito del mio cognome non sono cresciuto a Konoha nel quartiere del clan, bensì in un piccolo villaggio nel paese del fuoco... Sfortunatamente 4 anni fa il villaggio venne attaccato e raso al suolo dai banditi. I miei, morenti, mi rivelarono il mio cognome. Tornato a Konoha venni subito accolto a braccia aperte dal villaggio, anche se per fare breccia nel clan ci volle parecchio tempo in più... Tuttavia ora li ci sono tutti i miei amici, i miei compagni, tutto ciò che ho ancora di caro a questo mondo...»

    °E soprattutto Lei...°


    Era chiaro a chi volava quel pensiero, come anche era chiara la fine di quel breve monologo che Atasuke preferì lasciare incompiuto, giusto per non ripetere le solite banalità.

    «Scusa, certamente ti sto annoiando con questa mia visione quasi "romantica" del villaggio... Tuttavia, volevo ancora chiederti una cosa... Ti andrebbe di parlarmi della tua famiglia... Prima non ho avuto il tempo di fare le dovute presentazioni, ma mi pare di capire che tu abbia una splendida famiglia»


    Il suo sorriso era sincero. Non voleva quelle informazioni per usarle contro di lui. Era semplicemente molto curioso e gli piaceva vedere una famiglia felice perchè in un certo senso gli ricordava il passato, di quando ancora anche lui aveva una famiglia.
     
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    Se Febh Yakushi era un tipo affidabile? Se Atasuke mi aveva fatto quella domanda era evidente che storie delle imprese dello Yakushi dovevano essere giunte anche al suo orecchio, lasciandolo perplesso dinanzi alle mie intenzioni. Certo, Febh non era che un'ipotesi e tra tutti era quello del quale nutrivo più dubbi riguardo una partecipazione nella spedizione eppure aveva i suoi pregi... come le capacità distruttive ad esempio.
    Affidabile? Per niente. Ma temo che la cosa possa diventare molto grossa, molto pericolosa e con necessità di talenti particolari. Potrebbe essere utile, ammesso e non concesso che gli vada. Dopotutto non ci potevamo definire "amici", ma a malapena "persone che si sopportavano malamente". Certo non era a me che doveva fare un favore, ma vallo a capire lo Yakushi!



    Quando gli argomenti si discostarono definitivamente da Ame, Etsuko e Seinji parlammo di ben altre cose e mi resi conto che non era successo molto spesso di parlare del mio tradimento con un ninja della foglia in maniera amichevole. Lui espresse anche una certa curiosità sui motivi che mi avevano spinto a comportarmi in quel gesto estremo, ormai ben sette anni prima. Non ho scelto di proteggere Kiri, ma ho scelto di abbandonare Konoha. Non che l'abbia mai odiata, ma sarò franco a Konoha ho conosciuto solo miseria. E per questa cosa, credo che meriteresti di sapere della mia famiglia. Ma non delle mie dolcissimi eredi, quanto dei miei antenati. Ti sorprenderà sapere che io sono un Nara sorrisi appena, pensando all'ironia della rivelazione che stava per conoscere Ed un Uchiha. Mio padre era un Nara, puro e completo. Mia madre era un'Uchiha mezzosangue alla quale devo le mie colorazioni alquanto poco caratteristiche sia dei Nara e degli Uchiha. Mio nonno, che un tempo risiedeva proprio in questo Villaggio, era un Ninja di Kiri prima di rendersi conto che le regole non facevano per lui. Un'anima libera, insomma. Conobbe mia nonna a Konoha, un Uchiha d'orgogliosa tradizione ed ebbero mia madre. Che scandalo! risi appena, amaramente, perché da lì iniziavano molte delle mie passate disgrazie Un gruppo ristretto nel clan Uchiha vedeva così male la nascita di Hanako che cacciarono mia nonna, che venne a vivere qui, con mio nonno. Quando mia madre fu abbastanza grande tornò a Konoha dove fu riaccolta dal Clan... ma non da quella frangia maledetta che aveva costretto mia nonna alla fuga anni prima. Conobbe mio padre ed ebbe mia sorella maggiore e tutto andò a rotoli. Le minacce erano pressanti, così si ritirarono dalla vita ninja e vissero fuori dal Villaggio in una casa isolata, senza pretese. Mia sorella e mio fratello gemello vennero a vivere qui a mia insaputa per i pericoli che correvano, ma mia madre volle tenermi con se, mio padre e lei mi avrebbero protetto... ed è andata così. Sono cresciuto ignorando il mio retaggio finché alla fine, li hanno ammazzati il ricordo era doloroso ancora, ma non lo lasciai a vedere Così rimasi solo, ninja e diciottenne, ma senza casa. I Nara mi accolsero e per un certo periodo vissi con loro, ma ero incapace di apprendere le loro tecniche. Non facevano per me. E poi persi anche il mio migliore amico, e quella volta ero davvero rimasto solo come un cane. Così fuggii, in cerca di un po' di dannata felicità sospirai appena E ci sono riuscito, tutto sommato. Sono andato a Kiri perché mio nonno era originario di lì, ma le cose da proteggere le ho trovate dopo. Sono successe cose, svariate devo dire, e poi ho conosciuto Ayame. Kiri è diventata la mia casa molto più di quanto Konoha lo sia stata e quando sono nate le mie figlie la cosa è ancora più forte. Proteggo Kiri per proteggere le persone che amo, questo è scontato. Ma un Kage deve proteggere tutto il Villaggio, non solo la sua famiglia. Ed alla fine mi ci sono affezionato.

    Che razza di storia che era la mia.
     
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    ~Due vite tanto diverse da essere simili~


    Era innegabile il dubbio che aleggiava nello sguardo di Atasuke nell'udire che addirittura Itai riteneva assolutamente inaffidabile lo Yakushi. Tuttavia, data la sua evidente abilità lo considerava un elemento valido per quella missione, ed Atasuke non ne ebbe di che obbiettare. Senza contare che, in fondo, quel tal Febh poteva anche non accettare l'offerta.

    [...]


    Ascoltò con attenzione la storia dell'ex Konohaniano e ne rimase piacevolmente stupito. In effetti la sua era una storia interessante, anche se l'inizio di tutto era, per così dire, particolarmente triste.

    «Capisco... Beh è una bella storia in fondo, anche se ci sono molti connotati tristi...»


    Rispose sorridente. Prima di esporre a sua volta il motivo della sua scelta e del suo legame con Konoha prima di commentare entrambe le loro filosofie di vita.

    «Comunque sia, trovo quasi ironico che due persone come noi, tanto diverse, abbiano così tante cose in comune, a partire da una goccia di sangue Uchiha... Sai, in effetti i miei genitori biologici non erano entrambi Uchiha. Infatti mio padre apparteneva al clan ma, mia madre, era una Yamanaka, quindi anche io in un certo senso sono un mezzo-sangue. Non sto quindi a narrarti quello che già sai su cosa ne pensasse il clan di loro e di me e del come sono finito a vivere con una famiglia adottiva in un piccolo villaggio sperduto nei boschi... Entrambi abbiamo perso chi amavamo: io tutti i miei genitori e la ragazza che amavo, Akane; tu: i tuoi ed il tu migliore amico. Entrambi abbiamo scoperto il nostro retaggio alla morte dei nostri genitori, ed entrambi abbiamo deciso di seguire uno dei nostri legami di sangue fuggendo da dove ormai non potevamo più vivere, tu andando a Kiri ed io "tornando" a Konoha. Ma soprattutto, entrambi abbiamo trovato qualcuno di importante da difendere, qualcuno che difenderemmo a costo della vita, Qualcuno di cui non possiamo fare a meno... Eee siamo finiti a voler proteggere l'intero villaggio: tu come Kage, io come semplice guardiano alle mura. Ammetterai che in effetti siamo simili sotto questa filosofia no? E questo torna anche in parte a rispondere alla tua precedente domanda»


    Era indubbia l'allusione di Atasuke verso Ayame per quanto riguardasse Itai, ma era invece oscura l'allusione verso se stesso, o almeno lo era per chiunque al di fuori di lui stesso.
    Con quelle parole Atasuke fece cenno al locandiere di portargli qualcosa da bere di forte, una qualunque bevanda che avesse una buona dose di alcool ed un gusto forte. Quelli erano i gusti che preferiva per brindare.

    «Spero tu non ti offenda... Stavo pensando di proporti un brindisi questa sera»


    Sorrise mentre il locandiere portava loro due bicchieri ed una bottiglia di Scotch Whiskey. Atasuke iniziò versando l'alcolico nel bicchiere di Itai e poi riempì il proprio con una raffinatezza che quasi stonava con la "grezza" bevanda che stavano per degustare.

    «Direi quindi un brindisi, alle nostre storie passate, alla nostra vita presente, alle persone che ci sono care ed al futuro, che possa sorriderci più di quanto non abbia fatto il passato. Canpai!»

    °E che i Kami ci guidino in questa giungla°


    Sorrise ancora una volta al nuovo amico innalzando il bicchiere per poi berne in un sol colpo il contenuto. Erano giorni che non passava un po di tempo a casa rilassandosi, leggendosi un libro e sorseggiando un po dalla sua scorta di alcolici che custidiva gelosamente nei sotterranei della casa.
    Forse per la mancanza, forse per le fatiche affrontate o forse per altri motivi, Atasuke trovò quel liquore ottimo, quasi impareggiabile. A stento ricordava di averne mai bevuto uno tanto buono. Il gusto era forte deciso, ma allo stesso tempo non era aggressivo e quel retrogusto fumoso lasciava trasparire l'ottima stagionatura nelle botti di legno.

    «Seriamente... Devo chiedere al tuo amico dove lo ha trovato... credo che me ne farò spedire una cassa intera direttamente a Konoha»


    Scherzò con il compare elogiando la fornitura del locandiere e prendendo appunti sul prodotto appena bevuto.

    «Comunque, tornando alla tua famiglia, spero non ci siano problemi per voi nel venire una volta a Konoha... Sai, per portarti la sua letterina mi son fatto promettere che una volta o l'altra sareste venuti tutti a trovarmi, ma ora che conosco la tua storia, temo di averle chiesto troppo...»


    Ormai Atasuke aveva terminato di mangiare e l'ora si era fatta tarda o almeno così pareva dall'oscurità che poteva notare oltre le finestre della locanda. Si versò quindi un'altro bicchiere che decise tuttavia di gustarsi con maggiore calma rispetto al primo. In fondo quella bevanda meritava davvero di essere degustata a dovere. Inoltre sentiva come una sorta di affetto verso il Mizukage, come se stesse trovando in lui un'amico. Un amico di cui aveva bisogno da tempo. Uno che potesse capire la sua storia.
     
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    For the sake of the future



    Un brindisi per risolvere la giornata. Sì, avevo di che brindare dopotutto: tornavo a casa, a Kiri, dalla mia famiglia. Tornavo nel mio Villaggio, che sebbene non natio era la mia unica assoluta casa. Brindavo perché il futuro forse pareva meno fosco, sebbene le difficoltà parevano essere infinite. Teso come una corda di violino mantenevo la calma eppure la furia mi invadeva se pensavo ai mesi persi lontano da casa che nessuno mi avrebbe mai potuto restituire. Avevo perso una fase cruciale della crescita delle mie figlie e quel che era peggio un altro aveva delegato qualcuno con intenzioni tutt'altro che limpide. Ma tornavo a casa, perché non c'era più bisogno di proteggere Ayame e le bambine da me stesso.



    Per questo brindavo. Per il futuro. E per il suo bene. Alzai il bicchiere e mandai già il liquido così alcolico da bruciare la gola. Sentii il sapore forte dell'alcool risalire fin sul nel naso e lì colpirmi con inaspettata violenza. Socchiusi gli occhi, assaporando il momento in cui il calore si spanse nelle mie membra e quando li riaprii erano quasi lucidi. Forte, troppo per i miei gusti, a sedici anni mi ubriacai così tanto che da quel momento non ne ho più bevuti molti. Non presi il secondo giro, ma misi incrociai le braccia ed ascoltai quella sua richiesta, che mi strappò un sorriso nostalgico. Konoha. C'ero stato recentemente, ma solo per recuperare alcune cose di mio padre, da cui avevo appreso una tecnica alquanto utile. Sempre se non mi cacciate! Tornerei spesso a Konoha, vorrei portare le mie figlie nel luogo da cui provengo e sarà macabro, ma credo sia giusto che le porti sulle tombe dei miei genitori, e magari andare io a trovare i miei fratelli, ma non ne ho mai avute molte occasioni. Solo tre volte: una per il caos che seguì all'esecuzione di Godsan, come scorta del vecchio Mizukage, una seconda grazie a Drake che mi permise di entrare e la qualche mese fa gettandomi in volo dall'alto, ero con Raizen. Ho recuperato una cosa dalle macerie di casa mia, vecchi rotoli appartenuti a mio padre ed ho imparato anche una piccola chicca. Allungai la mano e mi concentrai. Il chakra prese a roteare vorticoso nel palmo finché una sfera, di dimensioni nemmeno troppo piccole, si formò. Il chakra roteava vorticoso ed inarrestabile, con una potenza devastante. Ho solo preso spunto dissi, lasciando che il Rasengan svanisse in un nulla di fatto La teoria la conoscevo già grazie ad un'altra tecnica. La Bijuudama, del resto, era incredibilmente simile al Rasengan, come se questo fosse solo una derivazione dell'antichissima tecnica dei Bijuu.



    In ogni caso, Atasuke, si sta facendo tardi e domani sia a me che a te spetterà un lungo viaggio. Mi alzai dalla sedia, mentre uno sbadiglio mi colse alla sprovvista Hai portato un sacco di brutte notizie! Per tutti i Kami, non puoi allontanarti un paio di mesi per ragioni serie che il mondo decide di esplodere sotto il tuo naso!



    Così iniziò la serie di eventi che avrebbero portato a ben più grossi avvenimenti, in quel di Ame, il cui esito ignoto era tutt'altro che scontato.

     
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    ~Una notte di ristoro~


    Per Itai quella bevanda era troppo alcolica. Certo, Atasuke non si poteva definire un'ubriacone, tuttavia sapeva apprezzare quel gusto forte e reggeva abbastanza da potersi permettere un paio di bicchieri in tutta tranquillità. Forse anche per la sua innata abilità nell'uso delle Katon gradiva tanto quel gusto forte e quel piacevole senso di bruciore che l'alcool lasciava in bocca e nella gola.
    Rimase invece stupito dalla reazione alla proposta di venire con la famiglia a Konoha, tuttavia Atasuke non ebe problemi nell'intuire il perchè delle sue parole. Sapeva bene quanto il villaggio era ospitale con gli amici, ma sapeva altrettanto bene quanto poteva essere freddo e distaccato verso coloro che non venivano reputati degli o peggio, dei traditori.
    Quel discorso gli riportò alla mente il giorno in cui aveva incontrato per la prima volta Shizuka e di come le avesse fatto ottenere l'accesso ai quartieri Uchiha da cui era inspiegabilmente bandita.
    A quel ricordo non trattenne un sorriso, che sfruttò anche per rispondere al compagno di bevuta appena questi rilasciò il rasengan che aveva generato nella sua mano.

    «Certo sarebbe alquanto spiacevole venir cacciati durante una visita di piacere... Tuttavia, non credo che nessuno sarebbe tanto folle da cacciare da Konoha il Mizukage... In fondo Kiri e Konoha sono alleate e sarebbe svantaggioso per entrambe scacciare uno dei due Kage in visita... Inoltre, è molto probabile che mi troviate alle mura e sarebbe per me un'onore garantirvi l'ingresso al villaggio, senza dover necessariamente passare in volo per paracadutarsi nel villaggio... Detto questo allora attendo una vostra visita nonappena questa questione sarà chiusa»


    Concluse sorridente. Svuotando il bicchiere con un'ultima sorsata.

    "In ogni caso, Atasuke, si sta facendo tardi e domani sia a me che a te spetterà un lungo viaggio."

    «Non posso darti torto... Inoltre dopo tutto questo viaggiare inizio a sentire la necessità di una sana dormita...»

    "Hai portato un sacco di brutte notizie! Per tutti i Kami, non puoi allontanarti un paio di mesi per ragioni serie che il mondo decide di esplodere sotto il tuo naso!"


    A quelle parole Atasuke non seppe trattenere una risata, seppur lieve. In fondo si era ben reso conto di aver portato un sacco di pessime notizie e poteva comprendere la situazione. Parecchie volte gli era capitato quando, tornando da una missione, si era trovato con i documenti alle mura in pieno disordine o con problemi nell'organizzazione dei turni e quant'altro. Anche se, in effetti, si trattava di problemi di natura decisamente più ridotta.
    Si alzò quindi, salutando con un cenno della mano Itai, per poi salutare allo stesso modo anche il locandiere, dirigendosi quindi volta verso la sua stanza, dove, dopo appena pochi minuti si assopì rilassato. Quella era la prima notte da svariati giorni in cui poteva dormire un sonno tranquillo, senza la fretta o l'agitazione di venir colto nel sonno da qualche persona poco raccomandabile.

     
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