Un messaggio dalla Nebbia

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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Un messaggio dalla Nebbia

    Venti di Sangue si alzano



    Come sarebbe a dire che l'Hokage non è disponibile! Porto un messaggio dal Mizukage!



    Il tono di Sojobo, il Re del Tengu, era indispettito oltremodo. Com'era possibile che nessuno in quel villaggio fosse lì presente! Soprattutto perché nessuno sapeva dire dove fosse l'Hokage! Non aveva senso, così come non aveva senso la contemporanea mancanza dei consiglieri e dell'Hokage.
    Devo assolutamente parlare con qualcuno il furioso Tengu sventolò davanti al naso della guardia alle mura una missiva bollata col sigillo del Mizukage, ancora ben chiusa nel suo rotolo. Sojobo aveva avuto l'incarico di consegnarla personalmente all'Hokage o ad un Consigliere o nella peggiore delle ipotesi a qualcuno di fidati: Raizen Ikigami, Atasuke Uchiha oppure Shizuka Kobayashi ma solo ed esclusivamente se l'Hokage oppure il Consiglieri non fossero stati presenti. "Il che è assurdo" aveva detto Itai.



    Evidentemente non c'è mai nulla di troppo assurdo.

     
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  2. Asgharel
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    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
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    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    ~Uno Strano Personaggio all'Ingresso~


    Erano già passati alcuni giorni dal suo viaggio nel paese delle cascate, tuttavia ne erano già passati troppi dall'ultima ronda fatta sulle mura. Certo, non per sua volontà, quanto piuttosto per una questione logistica: Finchè era impegnato in missione o in un corso all'accademia, non poteva di certo restarsene sulle mura a fare la ronda...
    Ad ogni modo, quel giorno il suo turno stava per cominciare e come tutti i giorni, si diresse al gate principale per firmare la presenza, il foglio mensa e tutte le solite scartoffie burocratiche, dal registro degli equipaggiamenti al registro dei rotoli con le armi dei visitatori.

    "Come sarebbe a dire che l'Hokage non è disponibile! Porto un messaggio dal Mizukage!"

    °Un messaggio dal Mizukage?°

    «Sougo, che sta succedendo la fuori?»


    Chiese al suo secondo mentre finiva di compilare i moduli sulla scrivania lontana dalla finestra.

    "Oh, nulla, solo un tizio travestito da tengu che prova a passare mentre Nobuo lo tiene fermo"

    «Un tizio travestito da Tengu? Che diavolo vai blaterando? Non sarà mica un'ubriacone?»

    "Ah, non ne ho idea, ma di certo è imbottito d'alcool, guarda già solo la faccia! Ha lo sguardo da ubriacone!"


    °Se "avere lo sguardo da" fosse prova di reato, a quest'ora avresti già incarcerato tutta Konoha, deficente!°


    A quel punto Atasuke staccò gli occhi dai documenti, fissando il compare e quasi con noia si alzò andando a verificare di persona. Certo se era come diceva Sougo si trattava certamente di un'ubriacone, tuttavia non era la prima volta che Sougo dimostrasse tanta imperizia nel lavoro. A volte c'era da chiedersi se lo faceva per distrazione o se perchè voleva autocrearsi delle scuse per sbattere la gente in cella e torturarla.
    Giunto alla finestra rimase perplesso nell'osservare il Tengu. In effetti se quello era un costume certamente era estremamente dettagliato, decisamente troppo dettagliato.

    «Credo che sia meglio dare un'occhiata, questa storia mi incuriosisce»


    Sentenziò con tono annoiato mentre usciva dall'ufficio. Sougo, dal canto suo, poco dopo gli partì dietro, forse anch'egli incuriosito, forse solo desideroso di combinare uno dei suoi casini.

    "Devo assolutamente parlare con qualcuno"

    «Perchè non con me?»


    Chiese Atasuke avvicinandosi alla creatura e convincendosi ad ogni singolo passo di non avere davanti uno squilibrato ubriacone come sosteneva Sougo, bensì un vero Tengu.

    «Nobuo, il tuo turno è finito, puoi tranquillamente andare a casa, qui ci penso io...
    Sono Atasuke Uchiha, dei guardiani delle mura, qual'è il problema, signor...?»


    Concluse con tono calmo e rispettoso, lasciando intendere alla creatura che avrebbe ben gradito anche una sua presentazione, oltre ad una sommaria spiegazione di che cosa ci facesse li.
     
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    B E I N G A W O M A N:
    Being a woman is a terribly difficult task, since it consists principally in dealing with men.

    Shizuka Kobayashi's problem




    divisore





    «Cosa hai osato fare...?»

    Una ragazza, seduta in ginocchio su una serie di sassi appuntiti, deglutì rumorosamente.

    «...Hai preso a ceffoni il figlio del Daimyo del Paese del Fuoco?»

    Una goccia di sudore scivolò, brillante e cristallina, lungo un collo teso e longilineo dalla carnagione chiara.

    «Shizuka, figlia mia...»

    Silenzio.

    «...hai idea da quanto tempo stessi lavorando a quel partito per te?»
    «O-o-okaasama...»
    «Shizuka, ti rendi conto che sei vecchia e ancora zitella? Pensi di rimanere sola tutta la vita...?»
    «...M-ma ho solo vent'anni...»
    «Alla tua età ero già promessa in sposa da uno.»


    Per un attimo la ragazza, aggrottando la fronte, si chiese quanto potesse essere consono un paragone come quello, visto e considerato che dopo sua madre aveva abbandonato il suo promesso ed era “scappata” con suo padre.

    «Shizuka...devi sposarti e dare almeno due eredi maschi al Clan, capisci...?»
    «N-non credo di essere proprio adatta al matrimonio...»
    Pigolò la giovane, deglutendo ancora e muovendosi nervosamente sul posto cercando di non squarciarsi le ginocchia.
    «Oh figlia mia, tu non sei adatta a fare assolutamente niente se non mangiare dolci dalla mattina alla sera e mettere tutto il grasso che accumuli nelle tette.» Sorrise in risposta una donna, seduta a capotavola di un lungo banchetto di legno massello, sorseggiando educatamente una tazza di té.
    «...Questo discorso sta cominciando ad assumere una strana piega...» Gemette l'altra, ma non era una novità: qualsiasi discussione con Heiko Uchiha non aveva mai nessun finale positivo. E se si parlava di matrimonio, l'ultima grande fissazione della matrona nell'ultimo anno e mezzo, la situazione era destinata a degenerare orrendamente.

    Ferma al suo posto, Shizuka Kobayashi alzò una mano tremante ad allargarsi il colletto stretto dello splendido kimono da lei indossato: il tessuto di broccato argenteo, ricamato secondo una fantasia di ruscelli invernali, avvolgeva il corpo della ragazza valorizzandone le forme sensuali, mentre l'obi blu arricchito di perle si annodava dietro alla sua schiena dritta come un fuso in uno splendido fiocco.
    Suo malgrado, la giovane deglutì nuovamente, per quanto la sua gola progressivamente sempre più secca glielo permise, prima di scostarsi i capelli dal viso imperlato di sudore: questi, insolitamente sciolti e ormai abbastanza lunghi da toccare quasi terra, erano fermati da bellissimi nastri di pura seta e campanelli d'argento dalle diverse forme.
    Quel giorno, l'erede del Clan Kobayashi, era stata indirizzata verso un suo “altro” impegno formale. Niente di cui stupirsi, dunque, che fosse così riccamente e meravigliosamente vestita.

    «Andrai immediatamente a spedire una lettera di scuse al Daimyo.» Ordinò dopo un lunghissimo attimo di silenzio Heiko Uchiha, abbastanza lungo da indurre nella figlia la strana convinzione di star per morire d'infarto o ictus cerebrale. «Ti scuserai per il comportamento increscioso tenuto, indegno di una donna e più in specifico dell'erede del più potente e ricco Clan non Shinobi del Paese, e chiederai di poter vedere quel giovane principe un'altra volta.»
    «N-non credo che accetterà...»
    Mugugnò la ragazza, impallidendo. Aveva pena di quel giovane rampollo, per la verità lo trovava addirittura incredibilmente attraente e certo era un buon partito... ma quel suo maledetto vizio di prenderle le mani in continuazione e di tentare di imboccarla le provocava una psicosi che sentiva di poter alleviare solo tirandogli qualcosa tra gli occhi. Esattamente ciò che aveva fatto: il suo pugno sul suo setto nasale.
    «Oh, ma certo che accetterà... quell'idiota è talmente rapito da te che se lo costringessi a qualche pratica indubbia temo accetterebbe.» Ammise la matrona di Villa Kobayashi, inarcando un sopracciglio. Al suo fianco una domestica ritirò silenziosamente, in modo piuttosto imbarazzato, la tazzina di tè ormai vuota, che sostituì con un piattino di frutta fresca già sbucciata e tagliata, e una busta dalla carta smaltata. «Che sia un masochista...?»
    «Forse?»
    Ipotizzò Shizuka, alzando gli occhi al soffitto: non male, vista l'arma che aveva commissionato a Raizen ormai poteva dirsi perfetta per ricoprire “l'altro ruolo”.
    «Beh, chisseneimporta?» Chiese però educatamente Heiko, reclinando leggermente la testa di lato e sorridendo con affetto. «Ti ho già preparato la lettera, devi solo portarla alle mura e chiedere che venga spedita di gran carriera.»
    «Okaasama... il servizio spedizioni delle mura è solo per le lettere diplomatiche.»
    Sussurrò con voce rotta la ragazza, pallida come un cadavere.
    «Questa è una lettera diplomatica: se il Daimyo di questo Paese togliesse l'appoggio a Konoha per colpa tua sarebbe orribile, non pensi?»
    Avrebbe voluto credere che era realmente quello il motivo alla spedizione della lettera e non la psicosi di sua madre, ma per quanto cercò di ingannarsi nei minuti successivi –che videro il suo alzarsi sulle gambe doloranti, prendere la busta cerata e laccata e voltarsi con le spalle spioventi verso l'uscita della magione– il risultato finale fu sempre il solito: avrebbe passato un sacco di guai, in un modo o nell'altro.
    Essere donne era una vera dannazione, siano maledetti gli Dei.

    «Tu cosa...?»

    Appunto.

    «...Non si possono spedire lettere personali dal servizio di commissione del Villaggio, Shizuka. Ma non ti arrendi mai a fare le cose come pare a te?» Ruggì un uomo di circa trentaquattro anni dai capelli corti e metà volto bendato, cosicché di lui si vedessero solo gli occhi, sorridenti e ironici. «Sei la copia sputata di quel coglione del tuo maestro.»
    «Attento a come parli Maruo, ti stacco quella lingua avvelenata e ti ci schiaffeggio.»
    Ringhiò la kunoichi, furente per quell'affronto.
    «...E pensi di farlo con i tuoi nastrini per capelli, con l'obi in perle oppure con i campanelli?» Ghignò il guardiano, scoppiando a ridere. Di fronte a lui Shizuka socchiuse gli occhi, tremando nell'avvampare come un cerino per la vergogna: ed ecco perché odiava andare in giro vestita in kimono ufficiali da quando era diventata Shinobi.
    «Chiudi la bocca, villano!» Sbottò dopo un po', rossa in volto, arrabbiata e offesa.
    «“VILLANO”!!» Strillò di rimando Maruo, portandosi le mani al viso e facendo il gesto di pulirsi le lacrime dagli occhi.
    Per un attimo la ragazza ebbe il forte desiderio di togliersi l'obi e strozzare il suo interlocutore, oppure frustarlo con i nastrini che dispregiava tanto (gli uomini non hanno idea di cosa può fare una donna con due nastri e una forcina per capelli, maledizione), ma dopo essersi trattenuta abbastanza da limitarsi solo a frantumare il tavolo a cui l'uomo sedeva con un pugno, che lasciò lo stesso allibito, costringendolo a strisciare indietro sulla sua sedia, Shizuka prese un'altra decisione.
    «C'è Atasuke?» Domandò, sorridendo gelida.
    «Ripagherai questo tavolo.» Rispose il guardiano, pallido.
    «Meglio il tavolo che le tue cure mediche.» Sibilò la donna, con occhi dardeggianti. «C'è Atasuke Uchiha?» Insistette. Accanto a Maruo un altro guardiano iniziò ad annuire rapidamente, indicando il perimetro di ronda.
    «Molte grazie.» Rispose la kunoichi, inchinandosi con eleganza. «Vi auguro una giornata di duro lavoro e fatica sprecata.» Concluse, e così dicendo, mentre avanzava verso le scale, la ragazza alzò un braccio per aggiustarsi i capelli, senonché la lunga manica del suo kimono, tipica delle donne nubili, urtò per supposto errore una pila di venti centimetri di documenti disposta secondo ordine alfabetico e già firmati, che scivolarono a terra in una pioggia bianca.
    «SHIZUKA KOBAYASHI!» Ruggì Maruo, balzando in piedi iracondo.
    «Ed ecco cosa fanno le donne con i kimono...» Rispose tra sé la ragazza, che a quel punto avrebbe voluto correre via... peccato che non le fu possibile, giacché il vestito la stringeva così tanto che come minimo sarebbe morta asfissiata nel tentativo.
    In effetti anche salire scalinate di diecimilanovecentomilioni di gradini con un kimono stretto come quello di Shizuka era un'impresa al limite di una missione di livello S, come ebbe modo di dimostrare la ragazza, che in cima alla scala si dovette appoggiare al muro di ronda, raschiando l'aria come un fischietto. Era pallida e violacea allo stesso tempo, e per riprendersi le ci vollero tre minuti buoni.
    «S-sai dov'è Atasuke...?» Sussurrò con voce rotta la Principessa dei Kobayashi ad un novellino genin con grandi occhioni azzurri e una zazzera di irti capelli biondi.
    «N-non si può salire sulle mura, signorina...»
    «Sono una Shinobi maledizione, non si vede?!»
    Ruggì la ragazza, furiosa per tutti quei contrattempi. Dannazione doveva solo spedire una maledetta lettera.
    «N-no...» Piagnucolò l'altro, ma visto lo sguardo dell'estranea, al limite di un demone sputa fuoco, il ragazzo parve giungere alla conclusione che era meglio sputare subito il rospo. «Atasuke Uchiha-dono è laggiù, o-ojou-sama... credo però che sia occupato.»
    «Non è mai occupato per me.»
    Abbaiò la donna, ma non ne era proprio convinta perciò si avvicinò abbastanza piano (per quanto quei dannati geta laccati glielo permettessero), fino a quando non si trovò davanti la scena che avrebbe popolato i suoi incubi per tutta la vita. Un genjutsu di proporzioni sconcertanti: Atasuke parlava con un pappagallo gigante dal nasone che aveva una borraccia in mano e gli occhietti lucidi.
    L'ossigeno mancava al suo cervello, ora era evidente. Oppure Atasuke era davvero pazzo, il che non era un'ipotesi da escludere, dopotutto.

    «...Atasuke...?»



    Chiamò la kunoichi, allibita, ma mentre pronunciava quel nome avanzava verso la bestia, cui si avvicinò con aria circospetta. I suoi grandi occhioni verdi, truccati leggermente, si socchiusero mentre la bocca dipinta di rosa si increspava in una maschera di sconvolgimento.
    […] Era proprio un pappagallo. Ed era gigante, santi Numi... e... e parlava!
    C'era solo una cosa da fare arrivati a quel punto.

    Alzando una mano, la ragazza cercò di strizzargli il naso.
    I suoi occhi erano lo specchio dell'ammirazione.

    tengu_zpszpa7deyn



    «E' tipo il nuovo spaventapasseri delle mura di Konoha?» Avrebbe domandato a quel punto rivolta verso Atasuke, girandosi a guardare la creatura a destra e a sinistra. Per qualche ragione si sentiva interessata a quella bestia in un modo abbastanza peculiare. «Pensate di vestirlo con qualche completino strano così che i nukenin appena lo vedano vomitino orrendamente e voi possiate prenderli?» Ipotizzò ancora, guardando con ammirazione il pennuto. Se non altro si poteva dire che fosse una donna piena di fantasia. «Sei bellissimo.» Ammise, rivolta ora alla creatura. Era talmente entusiasta da non riuscire a trattenersi dal muoversi sul posto, facendo ondeggiare le splendide sete del suo kimono come una bambina. Nella sua mano ancora la lettera, quasi del tutto accartocciata. «Lo voglio.» Ordinò poi, raggiante, e così dicendo si voltò ad Atasuke. «E' la cosa più bella che io abbia mai visto!!»

    ...Ma come Shizuka Kobayashi potesse considerare un Tengu una creatura splendida, e soprattutto come avesse potuto crederlo un pappagallo-spaventapasseri, era il vero dubbio di tutti i presenti.
    Forse l'ossigeno cominciava davvero a mancarle nel cervello.


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    Teatro alle mura

    Principesse e Re postini









    Mattina invernale serena, quasi pigra, ma ne aveva bisogno.
    Dalle trattative a Kumo, a quelle con la mafia la sua tensione era già sufficiente a tenderlo quanto bastava per farlo suonare, acuto e melodico, al minimo contatto con qualcosa.
    E l’ennesimo incontro che stava organizzando non pareva certo annunciarsi meno complesso, ma se non altro li non avrebbe dovuto mettere in gioco la sua vita.
    Quando sentì il ciarlare fuori dalle mura stava cercando di consumare il primo pasto della giornata, e gli piaceva pensare che si meritasse un’abbondante porzione di ravioli alla piastra visto tutti gli sforzi recenti.
    Di quei buoni ravioli alla piastra che quel bancarellino vendeva come cibo da strada, lievemente umidi eppure abbrustoliti, con quella lieve crosta di salsa di soia, erano caldi come solo l’inferno sapeva essere ma la morbidezza e il ripieno ripagavano la sofferenza dovuta alla fretta di ingurgitarli.
    Bianchi soffici e gustosi.
    Fu col suo sacchetto di ravioli e quel pensiero che si avvicinò alle mura, iniziando ad origliare, senza che ce ne fosse la necessità, ciò che vi veniva detto mentre si avvicinava.
    Solo dopo riconobbe la singolare voce di Sojobo che pareva cercasse qualche alta carica della foglia: ed ecco servito lo svago della mattinata.
    Nel mentre che finiva il suo pasto altre voci si aggiunsero alla discussione: Atasuke e poi Shizuka.
    Non potè fare a meno di sorridere quando quest’ultima chiamo Sojobo spaventapasseri, si mondò le labbra dall’ultimo rimasuglio del pasto e si preparò per entrare in scena.
    Due cloni comparvero già con la henge attivata, avrebbero interpretato gli ambu più misteriosi che avesse mai visto, del tutto neri e col corpetto d’ordinanza, corporatura del tutto standard: nascondevano persino il loro corpo, il Colosso invece si limitò a far comparire il mantello da Hokage ed il tipico cappello.

    Che cosa ridicola, non sta nemmeno dritto sulla testa.

    Pensò mentre cercava di aggiustarlo al meglio in modo da entrare meglio nel personaggio, lui dopotutto non avrebbe mai indossato quel copricapo in maniera formale, anzi, probabilmente non si sarebbe mai messo quella specie di piramide sulla testa, motivo per il quale decise di tenerla gelosamente sottobraccio.
    Era l’hokage dopotutto e quel cappello era segno del suo titolo e del prestigio che conferiva.
    Giunse in vista del gruppetto solo poco prima di varcare la porta, scortato dai due ambu.

    Cercavi l’hokage, no?

    Interloquì con una naturalezza così disinvolta da essere per forza sincera.
    Tuttavia riuscì a mantenere la serietà solo per poco tempo, presto una risata iniziò a far breccia tra i denti stretti, ambu e trasformazione si sciolsero, ridandogli il suo aspetto e ruolo comune.

    Cioè, cioè, il mio era uno scherzo, ma tu seriamente stai facendo il postino?
    Ahahah
    Il re dei tengu che fa il postino!


    Per un secondo fu costretto a trovare appoggio sulle sue stesse ginocchia.

    Ommioddio, il re postino, dovrei appuntarmela da qualche parte.
    Immagino che il messaggio sia da parte di Itai no?
    Nessun’altro potrebbe essere così pomposo da mandare un re come servetto!


    Asciugò una piccola lacrimuccia dall’occhio destro aspettando che gli venisse dato il rotolo per leggere della lettera, voltandosi nel mentre dagli altri due astanti.

    Oh, ciao eh!

    Si sarebbe limitato al candido saluto se non avesse notato gli abiti di Atasuke, passati in sordina alla prima occhiata data al gruppetto durante la sua entrata in scena gli fecero avviare uno strano processo che modificò ogni suo tratto facciale: gli occhi si sgranarono, la bocca si aprì lievemente per lo stupore e il collo si stirò lievemente come se incredulo dovesse avere una più chiara visione su quell'apparizione.

    Oddio, ma quella roba che hai addosso cosa diavolo è?
    Madre santa, sei così accuratamente bardato che meriteresti la checca d'oro!
    Aspetta aspetta, devo guardarla per bene.


    Un medico esperto poteva tranquillamente affermare c he l’arginare quelle risate stesse gravemente nuocendo alla salute del Colosso, il viso rosso e una grossa vena pulsante sulla fronte pareva potessero esplodere da un momento all’altro.

    Diavolo! Non so da dove cominciare!
    Gli stivaletti da cavallerizzo al ginocchio, oppure quel cinturone in cuoio?
    Quella fascetta bianca attorno alla vita oppure quel giacchetto d’alta sartoria che tieni elegantemente sbottonato?
    Oodddiiiiiiiiiiiiiiiiiio ma hai pure i guantini che arrivano al palmo della mano senza coprire le dita?
    Però non hai lo smalto. Che grande mancanza, non ti accetteranno mai al gran balletto.
    Voglio sapere quale tipo di arma ti ha sparato addosso tutti questi strati di stoffa, se lo puntassi contro un esercito sono sicuro potrei prenderlo per asfissia da risate.
    Però ti calzano bene, fasCiano quei tuoi muscoli agili e scattanti da Uchiha come solo una calzamaglia potrebbe fare.


    Accentuò l’ultima frase con un tono volutamente effemminato.
    Era arrivato al limite, coprì il volto con una mano, cercando di recuperare il contegno, mentre continuava a borbottare pur senza tentare di mascherare i commenti, qualche risata gli agitava ancora le spalle.

    Dei benedetti, uno spaventapasseri e un guardiano imbellettato per il gran galà, è ancora meglio di quando ha fatto irruzione nella bisca della mafia bardato come un guardiano delle mura, secondo me se gli casca qualcosa addosso si mette a piangere perchè non sa come smacchiarlo.
    Ma quando fai l’entrata spumeggiante parte anche la musichetta o ancora non hai badato alla scenografia?


    Pose l’ultima domanda recuperando un tono normale, grazie al quale riuscì anche a fugare le ultime risate, pur se lo sforzo gli fece fare un’ultima piccola smorfia mentre si fermava al fianco di Shizuka.

    La conosci anche tu la principessa?
    No sai, ambienti simili…


    Il jinchuriki della volpe era arrivato, e ne aveva per tutti.

     
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    Il Re Infuriato



    L'unica cosa sensata che il Re del Tengu riuscì a fare dinanzi a quell'inutile pantomima muovere un'ala divenuta improvvisamente dura come il metallo per pararsi dal poco onorevole attacco della ragazza al suo regale naso, dunque lanciò una furente occhiata a Raizen Ikigami e fu tentato oltre ogni modo di dargli una seria lezione lì, in quel preciso momento. Eppure migliaia di anni servivano a qualcosa: evitare di cadere in inutili provocazioni di un uomo incapace di distinguere le situazioni.
    Raizen Ikigami, tu non sei l'Hokage. Disse gelido il Re di Monte Corvo E sono qui per parlare in vece del Mizukage. Questo mostrò il rotolo E' la prova che mi autorizza a prendere decisioni in sua vece. Purtroppo il Mizukage è impossibilitato a lasciare Kiri al momento, dunque manda me. Ma che te lo dico a fare, razza di microcefalo tanto idiota quanto grosso incapace di vedere oltre le sue stupide convinzioni autoprodotte, in grado solo di deridere il prossimo per affermare la sua grandezza. Esci dal tuo inutile mondo di superbia e renditi conto della situazione! Come osi fingerti ciò che non sei e prendere in giro chi porta i messaggi da parte del Capo di un altro Villaggio. E tu! indicò Shizuka con un cenno furioso del capo Sarà meglio che tu abbia una spiegazione valida per il tuo comportamento inopportuno! Adesso, visto che in questo Villaggio non esiste autorità mi è stato chiesto di parlare con Raizen Ikigami, per cui ditemi, esiste un minimo di serietà in questo Villaggio oppure avete smesso tutti di essere Shinobi per diventare una compagnia circense?



    Il Re del Tengu era infuriato. Eppure nella sua furia non si scompose: la voce era rimasta di un tono normale per quanto aspra e non si era mai scomposto nei movimenti. Ma la tentazione di usare il fodero della sua Katana per bacchettare i protagonisti di quello stupido teatrino dritti in testa come i loro genitori avrebbero dovuto fare anni prima, durante le fasi delicate della crescita di quei pargoli evidentemente mal creati. Allora, Raizen Ikigami, è possibile parlare seriamente? Possibilmente alla presenza di Atasuke Uchiha, che il Mizukage ha già conosciuto e Shizuka Kobayashi, chiunque ella sia: il Mizukage ha chiesto espressamente di riferire a loro ed in particolare al più alto in grado. E se ciò non fosse avvenuto le conseguenze ci sarebbero state. Dopotutto Sojobo doveva fare gli interessi di Itai, sopratutto per la missione che da lì a poco si sarebbe svolta.

     
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    ~Una difficile convivenza~


    C'era un detto una volta: Il buon giorno si vede dal mattino. Un tempo Atasuke aveva trovato una relazione tra quell'antico detto e qualsiasi cosa che avesse una durata nel tempo, dall'inizio del turno alle mura all'inizio di una trattativa. L'unica cosa certa era che in quel caso, se quello era l'inizio, si prospettava una giornata stracolma di epocali pile di sterco.
    Per prima fu Shizuka che giunse inaspettatamente alle mura chiamandolo. Udendo la voce conosciuta si voltò sorridendo verso Shizuka.

    «Buon giorno Shizuka, che ci fai da queste parti?»


    Inutile dire che rimase perplesso nel vedere la strana reazione della ragazza. Possibile che fosse rimasta tanto sconvolta nel vedere il tengu?
    Quand'ella giunse abbastanza vicino parve puntare con le mani ad afferrare il naso della creatura, il quale intercettò la mano con un'ala. Inutile dire che rimase ancora più interdetto dalle parole della ragazza quando partì con le sue assurde domande sullo "spaventapasseri" e sulle relative idee in merito al suo utilizzo.

    °Non è possibile... Perchè ogni volta deve piantare tante grane... Non potrebbe comportarsi come a casa sua?°

    «Shizuka, cerca di essere rispettosa! Costui è pur sempre un'ospite del villaggio, non un giocattolino»


    La redarguì con tono deciso prima di ritornare con lo sguardo verso al Tengu.

    «Perdoni la sfacciataggine, stavamo dicendo... Lei è qui per?»


    Non ebbe tempo di finire che anche Raizen fece la sua comparsa, comportandosi come un'emerito imbecille. Non solo provò ad impersonare addirittura l'Hokage con due Anbu di scorta, ma si mise addirittura a deridere l'abbigliamento di Atasuke ed il compito del tengu, il quale era, evidentemente una conoscenza di Itai.
    Atasuke trattenne a stento il desiderio di ustionare la faccia del colosso e si accontentò di sfogarsi solo a parole con delle semplici frecciate.

    «Noto con piacere che hai notato i miei abiti... Sono seriamente colpito nell'apprendere che sai riconoscere degli abiti oltre ad un perizoma... Tra l'altro, cambiati ogni tanto... Puzzi di pesce andato a male»


    Sottolineò con tono fintamente pacato al colosso. Sapeva che probabilmente avrebbe rischiato in uno scontro contro quell'uomo, ma sapeva altrettanto bene che diffcilmente Raizen avrebbe anche solo potuto pensare di reagire violentemente contro di lui con tutti quei testimoni.
    Meno pacato fu invece il tengu che furioso rimbrottò entrambi sottolineando lo scopo del suo viaggio ed il contenuto della busta.

    °Dunque porta messaggi da Itai... Evidentemente ha deciso di muovere il suo piano, molto bene°

    «Comprendo, dunque portate un messaggio direttamente dal Mizukage... Per quanto mi riguarda non c'è problema, possiamo anche parlare tranquillamente qui alle mura nella sala degli interrogatori. Li non ci disturberà nessuno... Tuttavia, devo prima chiedervi di consegnarmi la busta. Non è per mancanza di fiducia, ci mancherebbe, ma in questo caso è il mio compito di guardiano verificare anche il contenuto della busta»


    Disse rispettosamente Atasuke nella speranza che il re dei tengu accettasse la richiesta prima di fare loro strada fino all'ufficio.

    «Sougo, resta di controllo all'ingresso e assicurati che nessuno interrompa questa riunione, siamo intesi?»

    "Va bene, va bene, non vi disturberà nessuno"


    Rispose egli con tono annoiato mentre Atasuke precedeva il gruppo facendo loro strada.

    «Se volete seguirmi, la sala è da questa parte...»


    Mantenne un passo "lento" cercando di venire incontro a Shizuka ed al suo vestiario non propriamente consono.
    Una volta entrati nella struttura Atasuke li guidò per una lunga serie di corridoi che scendevano anche di alcune rampe di scale nel sottosuolo, raggiungendo il piano degli interrogatori. Li vi erano 5 sale adibite, tutte attualmente libere. Atasuke li fece accomodare all'interno per poi chiudere la stanza accendendo la scritta esterna che la identificava come "in uso".
    Entrati nella stanza avrebbero trovato 4 sedie, una ciascuno attorno ad un piccolo tavolo in metallo. Certo, quella non era la migliore delle stanze per una trattativa, ma di certo permetteva loro di parlare tranquillamente e senza interruzioni.

    «Siamo arrivati. Mi scuso per l'ambiente poco piacevole, di solito non le usiamo per parlamentare. Quali notizie porate da Itai? Spero che lui e la sua famiglia stiano bene»


    Esordì sorridente. Non voleva essere scortese e lasciò poi spazio a Raizen che in quel caso era il più alto in grado e quindi era lui (sfortunatamente) il primo interlocutore con il tengu.
     
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    M A N N E R S:
    Good manners will open doors that the best education cannot.

    Shizuka Kobayashi's law




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    «L'unico circo che qui vedo è quello della tua pessima presentazione.»



    La frase scoccò nel silenzio che si era venuto a creare dopo la lunga arringa del Tengu e qualora egli si fosse voltato si sarebbe ritrovato davanti l'unica donna del gruppo, immobile e con lo sguardo ben fisso in quello di lui. Del sorriso di poco prima non c'era più traccia.
    «Non mi risulta che nessun “portavoce” o addirittura “emissario diplomatico” si presenti volando sulle mura di un villaggio accademico gracchiando di avere un messaggio da parte di un Kage.» Rispose educatamente la donna. «Se fossi stata l'amministratrice di Konoha avrei avuto ben poco di che spartire con un rotolo come questo. Sei senza haori diplomatico, e non possiedi titolo alcuno. Uno straniero in casa mia. Per quel che mi riguarda potresti essere chiunque, e se il tuo Mizukage fosse stato uomo di politica e soprattutto di cultura avrebbe saputo come approcciarsi ad un Gakure straniero.» A quel punto, reclinando leggermente la testa di lato, sorrise ancora una volta, adesso in modo più tagliente. «Quando si parla di politica la formalità di etichetta è tutto, si chiama galateo di trattazione, e da quel che mi risulta tu lo stai sbagliando su ogni fronte... quindi perdonatemi, mio Signore, vogliamo ricominciare da capo?» E così dicendo intrecciò le mani in grembo. Aveva improvvisamente cambiato registro, mutandolo dal rimprovero poco paziente alla più elegante della formalità ostentata. «Il mio nome è Shizuka Kobayashi, una delle persone che cercavate. Ne ignoro il motivo ma sarò lieta di scoprirlo, con il vostro permesso, con idonea conversazione.»

    […] Shizuka Kobayashi era una Principessa. Nessuno più di lei sapeva di etichetta, ma soprattutto nessuno più di lei era informato circa la politica e la legge del Villaggio, che trattava ogni giorno come l'erede del suo Clan. Parlare lei di etichetta, o più in generale di educazione, era come sfidarla ad eseguire un'impeccabile cerimonia del tè: presuntuoso, vano e imbarazzante.
    Come fu subito chiaro a tutti, infatti, la ragazza era sicura di ciò che diceva in un modo che lasciava poco spazio alle obiezioni e il modo in cui alzò elegantemente un braccio verso il suo maestro, nel tentativo di evitare lui una risposta non incline alla circostanza, lo dimostrava ampiamente. Nel modo tipico del suo Clan, Shizuka era riuscita a mutare un comportamento scherzoso nella più alta manifestazione di trattativa mai vista.
    Nonostante ciò, con sua buona fortuna –cosicché la sua lingua non scattasse nuovamente come una frusta–, Atasuke ebbe il buon senso di richiedere la visione del rotolo e come diede ad intendere Raizen, l'ultimo degli arrivati, la creatura aveva effettivamente legami con il Mizukage e non era perciò niente più di ciò che affermava di essere.
    Diffidente tanto da poter essere definita paranoica e accurata sufficientemente da essere irritante, Shizuka non era propriamente la persona più facile da convincere, circuire o corrompere. In media, per la verità, era complicato il solo approcciarla. Eppure, per quanto ancora fosse così visibilmente disgustata dalla mancanza d'educazione della creatura e dalla presunzione ch'egli aveva persino denotato, arrogandosi il diritto di alzare la voce, la Principessa si limitò ad accettare la proposta di Atasuke per quanto la sua perplessità fosse evidente nel suo volto: sala degli interrogatori? Perché non direttamente presso le stanze diplomatiche nell'edificio centrale dell'amministrazione? Aveva fatica a camminare fin laggiù?
    Gli Dei lo perdonassero... a quanto pareva un guardiano avrebbe ragionato per sempre come un guardiano...
    ...già, loro e i loro maledetti centoventimilionidimiliardiditriliardi di gradini ovunque.
    «R-Raizen...» Chiamò la kunoichi alla seconda rampa di scale, e la sua voce rotta dall'affanno scivolò sinuosa lungo i corridoi sotto il livello del suolo. Nonostante la premura dell'Uchiha, più che apprezzata, di muoversi così lentamente, era evidente dopotutto che spostarsi con indosso un kimono formale a sei strati era troppo anche per una Shinobi ben allenata. Quel dannato abbigliamento era pesante, pesante oltre ogni dire, e l'obi la stringeva talmente tanto che dentro quella serie di geometrie sotterranee si sentiva mancare l'aria.
    Se la situazione fosse stata diversa con ogni probabilità si sarebbe spogliata, incurante del pudore come era solita fare, ma ormai la sua testardaggine aveva già ingaggiato un aperto diverbio con l'aderenza alle regole e l'etichetta della creatura straniera, o più in generale del padrone di lui, il Mizukage, ragion per cui la ragazza non avrebbe accettato di cambiar d'abito neanche se fosse stata costretta con la forza. Sperando che Raizen la capisse come sempre al primo sguardo, ella si limitò perciò a cercare l'appoggio di lui con una manina tremante. Il cammino che la separava dalla destinazione, però, fu fortunatamente più breve del previsto.


    Siamo arrivati. Mi scuso per l'ambiente poco piacevole, di solito non le usiamo per parlamentare. Quali notizie porate da Itai? Spero che lui e la sua famiglia stiano bene




    Proprio come annunciato il luogo era pessimo, la degna stanza di un interrogatorio: pareti grigie e un tavolo rettangolare dalle liste sconnesse. Due sedie scricchiolanti, una lampada dalla luce intermittente e nessuna finestra.
    Suo malgrado la Principessa, facendo scivolare lo sguardo intorno a sé, rabbrividì, mentre il disgusto per un simile ambiente, così poco consono ad un'accoglienza diplomatica, si dipingeva sul suo volto con un'espressione poco serena.
    «Questo posto è orribile.» Disse alla fine, incapace di imbrigliare la lingua, poi, più per istinto che per una reale intenzione, si voltò verso il tengu. «Mi dispiace per l'accoglienza.» Gemette, facendosi però subito dopo rigida. Cercò di dissimulare l'aver dimostrato empatia per quel rozzo pappagallo scostandosi una ciocca di capelli ribelli dal volto e dirigendosi poi silenziosamente verso una delle sedie libere, su cui sedette senza dire una parola. Niente di cui stupirsi, l'etichetta parlava chiaro in merito: sedevano le donne e gli ospiti.
    Lanciando uno sguardo ai due compagni sperò che questi capissero di doversi mantenere in piedi, poi, con quiete maliziosa, attese di vedere come si sarebbe comportato il tengu.
    A prescindere dall'esito della sua prova (per lo più personale e mentale, come del resto tutte le prove con cui testava chi la circondava), Shizuka avrebbe infine preso la parola.
    «Okyakusan.» Disse, rivolgendosi al tengu. “Nobile ospite” era forse un appellativo un po' troppo altisonante per un coso come quello, ma non se ne curò. «Mettiamo da parte il nostro pessimo esordio e concentriamoci su ciò che è giusto: il vostro messaggio.» Si voltò impercettibilmente verso Raizen, che invitò con lo sguardo ad avvicinarsi. Avrebbe voluto sperare che fosse lui a esordire o mettere comodo l'ospite, ma conosceva abbastanza bene il suo Jinchuuriki da sapere che con ogni probabilità sarebbe finito a fare qualche altra pessima battuta e, visto il carattere dell'altro, rigido e altezzoso, sembrava importante quantomeno fingersi composti, onde evitare che si rifiutasse di spiegare i dettagli e le volontà del suo padrone. Il che sarebbe stata una bella rottura. «Raizen Ikigami è il più alto in grado tra noi presenti.» Disse, guardando Atasuke cui rivolse un breve cenno della testa. «Sono sicura che sarà lieto di redimere il suo precedente comportamento e venirvi incontro come si confà a questo genere di circostanze.» Evitò però di chiedere conferma al diretto interessato. «Quindi... dicevamo?»


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    Il trono di spade








    Raizen fu la goccia che fece traboccare più di un vaso, non poteva nascondere una certa soddisfazione, anche se Sojobo riuscì a lasciarlo senza parole, più o meno nella stessa maniera in cui lo lasciò senza parole Atasuke con i suoi vestiti.

    Incredibile, ma non basta un postino laureato in lettere e dizione, se me li metti in rima sarò davvero sbalordito!

    Disse con tono di sfida per poi voltarsi verso Atasuke, del tutto insoddisfatto dalla sua reazione.

    Accidenti, te lo ha insegnato qualche amichetto all’asilo a dire queste cosacce alle persone?

    Alzò gli occhi al cielo come se reclamasse qualcosa di più

    Puzza di pesce… dio mio non vale manco la pena tentarci.
    E poi ti informo che la signorina qui è addetta alla cura della mia immagine, non penso si lascerebbe sfuggire un dettaglio come la puzza.


    Rinuncia, il livello è basso, e quel tizio con un albero maestro sulla faccia è così vecchio che non si è accorto che il medioevo è passato da un pezzo

    Come preannunciato non lanciò altre frecciatine, anche perché pareva che gli dei avessero ascoltato la sua piccola preghiera e avessero slegato la lingua di Shizuka.

    Ah si, e lei è il mio avvocato.

    Disse ponendo un punto conclusivo alla perfetta arringa della sua allieva, chiamata così per abitudine dato che in quel campo di certo il Colosso non poteva rivaleggiare con lei.

    Sojobo, rilassati!
    Nonostante ora abbia un grazioso cappellino blu Itai resta pur sempre Itai, e ancora nessuno mi ha ringraziato come gli dei comandano, per cui magari togliamoci il bastone dal culo e tutta quest’aria pomposa che non serve ad un fico secco darsi del lei quando si condividono certe esperienze.


    Poi battè la mani, ricordandosi della proposta di Atasuke.

    Per cui, maggiordomo, fai gli onori di casa, portaci in questa topaia!

    Un poco convinto Atasuke li scortò quindi fino alla sala interrogatori in un dedalo di corridoi e rampe che Raizen iniziava a trovare assurdo, non riusciva a trovare il senso di quell’intricata struttura, ma soprattutto perché la si doveva fare sotto terra?
    Senza dare troppo peso alla sua curiosità continuò ad andare avanti, reagendo alla richiesta di Shizuka con un semplice movimento del braccio che portò la sua mano ad afferrare tutti gli strati di vestiti che si portava addosso, una presa sufficientemente salda gli permise di alzarla di peso e farla aderire alla propria schiena che irrorata di chakra adesivo avrebbe reso la Kunoichi un perfetto zainetto.

    Ti stai portando appresso tutta la ditta dei Kobayashi?

    Commentò constatando il suo peso.

    La ragazza qui non è più un problema, possiamo muoverci un secondo più rapidi o dobbiamo proprio procedere a marcia funebre?

    Il consiglio venne eseguito e presto furono nella tanto decantata sala degli interrogatori e dopo un rapido sguardo all’arredamento spartano si rese conto che non c’era alcun tipo di sedia per la sua regale persona, dopotutto quel giorno aveva scelto di vestire un ruolo, e l’avrebbe fatto.
    Avrebbe infatti iniziato a sedersi nel vuoto quando dal nulla sarebbe comparso un gigantesco scranno, in realtà un clone creato sfruttando la Henge, aveva già visto di quelle pompose sedute per cui non gli fu difficile riprodurne le fattezze, anche se trovava troppo pomposi e poco adatti al titolo di generale quelli che ricordava. Quello che comparve sotto il Colosso era un trono personalizzato, composto da una miriade di lame che in corrispondenza della seduta, dello schienale e dei braccioli si appiattivano in modo da non ferirlo: un trono di spade.
    Quello era qualcosa degno di lui, non una robetta luccicante d’oro per le chiappine lisce e levigate di un daimyo: uno scranno così modesto che una volta seduto svettava sulla testa del Colosso di qualche decina di affilatissimi centimetri.
    Avrebbe quindi poggiato il gomito sul bracciolo per far trovare alla testa un comodo trespolo su cui adagiarsi, per poi rivolgersi al tengu.

    Bene, direi che ora si può cominciare.

    No, lascia perdere, tanto ormai non ci ricavi nulla quando apre bocca si scava la fossa da solo.

    Fece una piccola smorfia d’accondiscendenza alla volpe, che essendo condivisa in un mondo a loro del tutto sconosciuto non potettero vedere, ed ascoltando i consigli tenne le freccette nella faretra, ed evitando con un processo simile al suo di fare per Atasuke un cavallino a dondolo rosa.

    E per favore Sojobo, avrai notato che odio le formalità anche perché non le conosco, per cui limitiamoci ad un normale scambio di informazioni e mettiamo da parte questa stressante etichetta, sarà meglio per tutti.

    Conclusa la frase un austero velo cadde sugli scherzi e sul viso del Colosso, non ne aveva certamente cancellato il suo spirito canzonatorio e fastidioso, ma di sicuro lo aveva allontanato abbastanza da mutare il suo volto in una maschera di composta serietà, che pur non essendo a conoscenza dell’etichetta era in grado di discernere, seppur non con estrema accuratezza, i momenti in cui gli era possibile infastidire il prossimo ed i momenti in cui era necessario assecondare i ritmi di cui alcune situazioni necessitavano.
    Si mise addirittura composto a sedere, lo scranno restava, dando un tocco assurdo a quell’aria ora così seria.
    Aveva un ruolo, doveva vestirlo bene.

    A te la parola quindi.

    Una voce seria e profonda, limpida e scandita, quasi marziale.

     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Sojobo fece un respiro profondo o chiuse gli occhi in un gesto di rassegnazione, per poi riaprirli e guardare la ragazza per un lungo istante, meditando sulle parole giuste da dire per non accendere un inutile conflitto. Era vecchio, incredibilmente vecchio e nell'ordine una guardia svogliata gli aveva dato dell'ubriaco, dunque una ragazzina aveva cercato di tirargli il naso ed infine quello che si supponeva dover essere il ninja di grado maggiore si era comportato come un perfetto pagliaccio. Esattamente chi era di scarsa cultura? Avreste perfettamente ragione, Kobayashi-san, se questa fosse una visita diplomatica. L'ultima volta che ho controllato Kiri e Konoha erano alleate e membri dell'Accademia. Dovresti aver capito, Kobayashi-san, che qui si parla di ben altre questioni che vanno ben oltre l'etichetta, abbondantemente mandata all'aria quando un giovincello poc'anzi mi ha dato dell'ubriaco, tsè, come se un Tengu potesse ubriacarsi! dunque fece cenno a Raizen di avvicinarsi e gli mostrò il sigillo del Mizukage, perfettamente intatto A testimonianza che sono autorizzato a parlare per contro del Mizukage, ecco il rotolo.



    Quando Atasuke ruppe il sigillo poté leggere le parole scritte. Poche, semplici e dirette, con il calce la firma ed il sigillo ufficiale della Nebbia e del Paese dell'Acqua. Sulla veridicità di quel documento non c'era alcun dubbio. Recitava, testualmente:

    "All'Hokage, Shika Nara
    Ai suoi fidati Consiglieri
    Ai Ninja di Konoha

    Con la presente autorizzo Sojobo, Re di Monte Corvo con il quale sono legato da vincolo di sangue, a parlare per mio conto e prendere decisioni esclusivamente in merito alla questione irrisolta del tradimento di Etsuko Akuma, del di lui attacco allo Shinobi della foglia Atasuke Uchiha e del Nukenin di grado B Seinji Akuma.

    Il Quarto Mizukage, Itai Nara.





    La stanza non era confortevole e bella, ma Sojobo non ebbe di che lamentarsi. Alzò una mano dinanzi alle scuse di Shizuka, come per dirle che non c'era bisogno di scusarsi. Va benissimo questo posto, purché si giunga presto ad una decisione, Kobayashi-san tagliò con il Tengu in tono gentile, del tutto diverso da quell'aspro fiume di parole rovesciato addosso ai presenti poc'anzi. Per inciso, Sojobo lanciò un'occhiata contrita allo scranno che si creò Raizen. Bella sedia disse con tono indecifrabile: sarcasmo o no? Non lo si poteva dire, ma intimamente Sojobo era scioccato. Una sedia senza valore non avrebbe impressionato nessuno, men che meno lui il cui trono stava su vette irraggiungibili in una terra paradisiaca.



    Una volta sedutosi Sojobo incrociò le braccia al petto con fare marziale e parlò Atasuke Uchiha, conosce già la storia, ma a beneficio di coloro non la conoscono la racconterò brevemente. Durante una missione di recupero del Jinchuuriki dello Yonbi di Suna, rapito da dei Nukenin, il Chunin della Nebbia Etsuko Akuma ha voltanto bandiera seguendo un Nukenin lì presente, con ogni probabilità Seinji Akuma, Nukenin di grado B. Etsuko Akuma è stato dichiarato Nukenin dal Mizukage. Questo sarebbe solo un problema di Kiri, se il Nukenin in questione non fosse questo tale. Sojobo fece una pausa per lasciar sedimentare quanto deto fino a quel momento Seinji Akuma non nuocerà Kiri ed i suoi abitanti: la sua fuga è avvenuta giacché in attrito con l'istituzione Accademica e perché nella sua testa Kiri ed i Kiriani sono superiori a qualsiasi altra popolazione. Suna, Konoha, Oto sono più probabilmente suoi obiettivi. Ha iniziato intromettendosi in una missione. A tal proposito è bene ricordare che questa missione è fallita per l'intervento di un Ninja annotato proprio a seguito delle sue azioni, un tale Jeral, ma le informazioni su questo individuo sono poche e frammentarie. Mentre di Seinji Akuma possiamo dire con una certa sicurezza che risiede ad Ame. Il Mizukage propone una risoluzione rapida di una minaccia di tutti, se vorrete seguirlo. La decisione è libera. Atasuke Uchiha, in quanto Uchiha i tuoi occhi saranno preziosi contro le illusione degli Akuma. Shizuka Kobayashi, hai conosciuto il Mizukage tempo fa, ed ha pensato a te per questa missione. Raizen Ikigami, sei maleducato e irritante, ma sei un Ninja potente e per qualche strana ragione Itai pare fidarsi di te. Probabilmente la cosa del "Re Postino" aveva fatto dimenticare che Itai si fidava di Raizen sopratutto perché l'aveva irato fuori di prigione senza che Itai glie l'avesse chiesto. Ma in realtà il Re lo sapeva benissimo, ma ancora ce l'aveva con il Colosso per le gratuite prese in giro di poco prima. La Missione consiste nell'andare ad Ame e costringere alla resa Seinji ed Etsuko Akuma. Il come sarà stabilito con coloro che prenderanno parte a questa missione, Il Villaggio di Oto ed il Villaggio di Suna sono stati parimenti informati, sperando che vi sia risposta. Posso anticipare che sarà chiesto al Consigliere di Oto, Febh Yakushi di prendere anche parte e se possibile anche allo Yotsuki che era nella missione. Decidete in piena libertà ed autonomia, ma questa missione è programmata e l'Accademia ne è consapevole. Ovviamente anche il Mizukage si unirà. Dunque restò in silenzio, immobile come una statua, ad attendere una risposta. Non vi era un ordine Accademico diretto e quella missione rimaneva su base volontaria, almeno per il momento. Ottenere un ordine richiedeva più scartoffie e più tempo da perdere ed Itai voleva fare il tutto al più presto per chiudere quella faccenda. Avrebbe sicuramente potuto ottenere d'ufficio ninja che lo supportassero, ma preferiva di gran lunga sceglierli lui, ma purtroppo era costretto a lasciar loro la scelta. Non aveva dubbi che Atasuke avrebbe partecipato, avva confidato il Mizukage a Sojobo prima della parenza, ma non era affatto certo di Shizuka e Raizen. Se era possibile convincerli sarebbe toccato a Sojobo parlare.

     
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    I N S I N U A T I O N:
    The only limit to our realization of tomorrow will be our doubts of today.

    Shizuka Kobayashi's doubt.




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    «Shizuka Kobayashi, hai conosciuto il Mizukage tempo fa, ed ha pensato a te per questa missione.»



    Ferma al suo posto, la ragazza accolse quelle parole in silenzio. I suoi grandi occhi verdi, per un istante, tradirono una certa perplessità incurvandosi in un'espressione dubbiosa.
    «Io cosa?» Disse alla fine, non riuscendo a trattenersi. «Quando mai avrei conosciuto...» Si interruppe, esitando, e per un attimo cercò di riflettere.
    Era senz'altro indubbio che Shizuka Kobayashi conoscesse molte alte cariche, che aveva l'onore e il grande vantaggio di poter incontrare come “Principessa”... ma nient'altro che questo, appunto. La sua carriera shinobi, invero non sfolgorante e degna come quella da mercante, in cui eccelleva in maniera impareggiabile, non veniva mai nominata giacché spesso gli interlocutori, in gran parte importanti Daimyo o nobili di casate aristocratiche, ne provavano sdegno.
    Non andava a Kiri da troppo tempo: abbastanza da essere sicura di non conoscere il nuovo Mizukage, instaurato da appena due anni, e altrettanto da non sapere neanche chi fosse chi lo precedeva, un tale che suo padre e suo cugino Akihito –a capo della dislocazione del Paese dell'Acqua– avevano descritto lei come un personaggio dubbio, fissato con coccodrilli e scheletri e dunque poco incline al buon gusto. In effetti nel periodo della sua instaurazione era stato difficile fare affari con il Palazzo, una bella perdita visto quanto invece avevano guadagnato dalla kage ancora precedente, una donna incline alla spesa in modo particolarmente interessante.
    In poche parole, se avesse conosciuto una persona così influente non avrebbe potuto dimenticarlo, quantomeno per i vantaggi che poteva ottenerne; una cosa che, con Shizuka Kobayashi, non era irrilevante. Chi le dava profitto non perdeva mai di attenzione ai suoi occhi, indipendentemente da chi fosse.
    «Temo che ci sia un errore, okyakusan.» Disse a quel punto la ragazza, in modo abbastanza imbarazzato. «Non ho mai avuto il piacere di incontrare il Mizukage, e vi garantisco che il nome di “Itai Nara”...» Che poi “Nara” non era un cognome di Konoha? Che diavolo...? «...non mi dice assolutamente niente.» Sorrise, a disagio. «Purtroppo non so come sia possibile che il vostro padrone mi conosca, ma posso assicurare di non avere le qualità per partecipare ad una simile missione, purtroppo non possiedo la prestanza fisica di Raizen Ikigami e neanche i vantaggi di un'abilità innata come quella di Atasuke Uchiha.» Disse, e neanche per un istante la sua voce vacillò sulla menzogna. Niente di cui stupirsi, Shizuka non si affidava quasi mai al suo Sharingan durante una missione, se non quando la situazione lo richiedeva disperatamente e, più in generale, quando aveva la certezza di uccidere chi aveva di fronte, così da non lasciare tracce, il che spiegava perché nessuno sapesse dei suoi occhi se non pochi nella stessa Konoha. «Non ho niente che vi possa essere utile.» Sentenziò, lasciando poco spazio alle obiezioni. Non aveva nessuna intenzione di partecipare ad una scemenza di quella portata, rischiando per nessuna ragione apprezzabile, e non aveva neanche intenzione di spiegare quali fossero le sue capacità o meno in una circostanza come quella, di fronte ad una creatura che non conosceva. C'erano troppe cose senza senso nella spiegazione di quella bestia... e proprio non riusciva a capire come potessero gli altri ascoltare con così tanta tranquillità. Suo malgrado la ragazza seppe che non sarebbe riuscita a trattenersi quando la sua mano si sollevò sul rotolo aperto che giaceva sul tavolo che la divideva dal Tengu, e su cui lei posò un dito, cerchiando silenziosamente il nome del Mizukage. La sua mano era curata, elegante, e lo smalto rosato brillava alla luce della lampadina. «E poi, perdonate la mia avventatezza... perché spostare così tante persone per una sola?» Domandò e la sua voce si era fatta affilata. Non vi era curiosità in lei, ma dubbio. «Per quanto un Nukenin di livello B possa essere una "minaccia di un certo rilievo", mi risulta impensabile che il Mizukage da solo non riesca a schiacciarlo.» Insinuò, ironica. «Sono colpita dall'altruismo del vostro padrone che si preoccupa così tanto per gli altri gakure, ma capirete che un solo ninja, per quanto pericoloso, se si muove da solo contro un intero villaggio o, più in generale, contro l'alleanza accademica, è nient'altro che un parassita.» Riportò i suoi occhi sul quelli del tengu e tacque per un breve istante. «Mi viene da pensare che ci sia dell'altro.» Disse alla fine, ma anche stavolta non era un'accusa, ma un'osservazione. Non aveva interesse a colpevolizzare, perché non ne avrebbe ricavato niente. Come sempre Shizuka Kobayashi si muoveva per interesse, era affilata, acuta e soprattutto intelligente. La consapevolezza di sé l'aveva resa osservatrice e saggia come solo una donna in un mondo di uomini di gran lunga più potenti poteva esserlo. «Seinji Akuma ha il vantaggio di qualcosa che lo rende realmente una minaccia di questa portata? Si appoggia a qualche associazione terroristica, forse?» Domandò a quel punto con noncuranza, quasi per caso, infrangendo il silenzio che si era venuto a creare. «...Kurotempi, per esempio?» Ipotizzò senza interesse. Eppure, per quanto ella fosse un'attrice di magistrale bravura, impareggiabile nel suo ruolo da infiltrata e muta-volto, la sua voce tremò. Solo per un istante il suo viso, disteso e attento, ebbe l'intenzione di perdersi in un'espressione di cui nessuno riuscì a vedere i lineamenti, ma che poco aveva a che spartire con la calma ostentata. Un secondo dopo, di tutto quello, non c'era più traccia. «Questa situazione, ahimé, mi sembra descritta in modo più grosso di quanto in realtà non sia, e le cose poco chiare non mi sono mai piaciute. Non ne provo interesse. Voi capirete, spero bene.» Disse, sorridendo nuovamente e ritraendo la mano.
    Aveva molte altre cose da chiedere e dubbi su cui avrebbe voluto far leva, ma non vide la necessità di mettere troppe informazioni sul tavolo della trattativa, sempre che di trattativa si trattasse. Aveva tutto il tempo che voleva e, con il tempo, aveva imparato che si può ricavare di più con piccoli bocconi che con grandi banchetti.


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    La via di Raizen







    Raizen avrebbe risposto al complimento di Sojobo con un soddisfatto sorriso mentre chinava lievemente il capo, sapeva che probabilmente era più una cortesia che tentava di celare un pensiero interiore del tutto discordante con essa.

    Oh, chi l’avrebbe mai pensato che ci fosse qualcuno con buon gusto.

    Disse mentre alzava un singolo sopracciglio.
    Ascoltò ogni singola parola del tengu cambiando posizione solamente quando fosse stata Shizuka a parlare, allungandosi sul trono e distendendo le gambe, non sdraiato ma sicuramente comodo. Ma anche la sua allieva beneficiò della sua attenzione, si era imposto di mettere da parte gli scherzi e così aveva fatto.

    Mi domando.

    Interloquì.

    Chi non sappia della missione di Suna, onestamente.
    Era da un pezzo che non si vedevano fallimenti così grossi.
    Certo, non ci fosse stato lo stronzo di mezzo forse si poteva fare qualcosa, ma insomma, per quanto accademia gli altri villaggi hanno riso dietro a quel villaggio per un po’, io stesso quando non so cosa fare mi immagino questa banda di grattacessi che si fa mettere nel sacco da un lecca scopini.


    Ridacchiò tra se e se mentre copriva il volto con una mano, cercando di riacquisire rapidamente la compostezza.

    A parte questo.
    Conosco personalmente Etsuko, e ad essere onesto l’ho sempre conosciuto come persona non buona, ma pura, ed oltre che pura decisamente imbranata. Capirete quanto io sia scettico riguardo il timore che lui possa realmente nuocerci.
    Ben inteso, non intendo con queste parole dire che Atasuke abbia errato, anzi.
    Tuttavia, a prescindere o meno dalla sua bontà: siamo sicuri che due elementi simili siano REALMENTE una minaccia?


    Guardò con eloquenza Sojobo per spostarsi qualche secondo dopo verso Atasuke.

    Non sono niente più che due cani sciolti, e con idee simili non penso possano andare tanto a largo, insomma, ninja meritevoli della vita e ninja no?
    Porco inferno, è così idiota che se fossi un nukenin non seguirei un elemento simile per paura di venir contagiato dalla sua idiozia!
    Questo per dire un'unica cosa: necessitiamo realmente di un simile spostamento di forze?
    Comprendo un piccolo team perché non si è mai troppo sicuri, ma così si esagera.


    Si voltò a quel punto verso Shizuka sentendo la necessità di includere alcune sue domande al suo discorso.

    Nasconderti qualcosa, Shizuka?
    Non penso, non saprebbero mentire così bene, e non penso siano in grado di farlo a prescindere.
    Semplicemente mostrano con estrema limpidezza il loro piano: prendere quanta più forza distruttiva riescono a raccogliere e radere al suolo il villaggio di ame per poi spremerlo e vedere se i due stronzetti escono fuori da qualche buco.


    Sospirò sollevando gli occhi al cielo.

    Ma voglio ben sperare non siano così ottusi da sperare di trovarsi la strada spianata.
    Potrei partecipare in un unico caso: un team ridotto ed un azione composta da due missioni.
    Una di infiltrazione e raccolta informazioni e una seconda per recuperare i due elementi.
    Altre opzioni sono pura follia.


    Si interruppe qualche istante.

    Non so quante volte, Sojobo, hai avuto occasione di aiutare Itai in missione e di conseguenza quanto tu ne sappia riguardo alle persone che generalmente affrontiamo li, ma in base alle mie esperienze ti idarò una risposta: non ci ho MAI incontrato un nukenin appartenente ad Ame.
    In quel posto si radunano solo un gruppo di reietti insoddisfatti dall’accademia che tuttavia possiamo ancora sfruttare, anzi, senza Ame saremmo nei guai.
    Quel posto fa incetta di tutte le persone che sanno i nostri più scomodi segreti, rinchiudendoli in quattro mura, vogliamo davvero distruggere il punto in cui si radunano e far sparpagliare loro e le informazioni che hanno in giro per le terre ninja?
    Oppure è meglio pagare qualcuno di loro per farci da intermediario con tutto ciò con cui l’accademia non può e non sa interagire?
    Kurotempi ad esempio.


    Disse indicando Shizuka.

    O la zanna.

    Disse indicando Sojobo.

    O qualsiasi altro stronzetto come Seiji lecca palle che tenta a belle parole di fare una rivoluzione che avrà come unico seguito le sue chiappe gonfie delle pedate di ogni singolo villaggio in cui cercherà di esportarla.
    Ame è una risorsa, ma va controllata e gestita.
    Seiji il cancro.
    Vogliamo uccidere un buon elemento a causa di un piccolo problemino operabile nel più semplice dei modi con delle buone mani da chirurgo?
    E nota Sojobo, a parlarti è un uomo d’azione, ma da qui a volersi scagliare contro una porta d’acciaio come un montone annebbiato dal testosterone… beh, mi dispiace ma non è il mio stile, traggo ben poco piacere nello spiccare le teste delle schiappe.


    La proposta di Raizen era su un piatto d’argento, ben presentata seppur cotta e servita a suo personalissimo gusto, sarebbe piaciuta al tuttofare Kiriano?
    Oppure mentre il saggio indicava la via dei ninja lui sarebbe rimasto a guardare dove gli finiva il naso?

     
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  12. Asgharel
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    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]

    ~Convocazione alle Armi?~


    Una volta rotto il sigillo del messaggio Atasuke lesse con attenzione il contenuto, verificando ciò che realmente conteneva. Come c'era da aspettarsi non c'era nulla di anomalo ed il messaggio riportava esattamente ciò che il tengu aveva detto. Teriminato di leggere il breve messaggio lo passò a Sougo che da procedura protocollò i dati nel registro per poi ripassarglielo.

    «Come avevate detto è tutto in regola, Benvenuto a Konoha, Sojobo-sama»


    E con quelle parole gli rese il rotolo.
    In tutta quella assurda scena non diede attenzioni a Raizen, ne alla sua sorta di "ilarità" nello spendersi in battutine di basso livello che a stento avrebbero prodotto qualcosa di utile e si diresse verso la sala degli interrogatori.

    [...]


    Giunti nella sala Shizuka fu la prima a sedersi, mentre Raizen nella sua pomposità si creò un trono di metallo facendo mutare la forma ad una delle sue copie. Azione che non aveva, agli occhi di Atasuke, nessun risvolto utile, solo una mera autoproclamazione, segno probabile di una carenza di affetto, o più semplicemente serviva a compensare qualcos'altro come in quasi tutti i casi in cui un uomo pensa solo a fare la cosa più grossa e tamarra degli altri.
    Sojobo espresse rapidamente il punto narrando con estrema sintesi la vicenda che aveva portato Etsuko ad esser dichiarato un nukenin e quanto aveva intenzione di fare Itai, seppure, in tutto quel discorso, c'era un'errore di fondo, un piccolo errore dovuto probabilmente alla carenza di informazioni, informazioni che Atasuke aveva ottenuto altrove per suo conto.
    Shizuka stessa rimase come bloccata, non ricordando evidentemente chi fosse quel tal Itai Nara che di certo aveva incontrato, ma di cui non rammentava il volto e forse semplicemente non ne conoseva il nome

    «Sojobo-sama... Perdonatemi, ma credo che al quadro manchino alcune informazioni e che forse potrebbero sbrogliare alcuni dubbi»


    Si intromise nel discorso mentre in una mano una sua carta acquisiva colore e scritte già incise tempo addietro.

    «Dopo il mio incontro con il Mizukage mentre ero di ritorno dalla missione in questione, ho iniziato a condurre alcune indagini private in merito a Seinji Akuma. Da quello che ho appreso, costui è un fondamentalista, un pazzo che vede solo la supremazioa di Kiri su tutto e che vorrebbe instaurare un nuovo governo, distruggendo l'accademia e riportando le antiche tradizioni kiriane... Non mi stupirebbe volesse reinserire anche l'antico esame genin...»


    Portò lo sguardo verso Shizuka, come a sottolineare che quel messaggio era in un certo senso diretto anche a lei che sicuramente non avrebbe apprezzato l'idea di amici costretti ad uccidersi a vicenda per un esame.

    «Inoltre ho appreso che Seinji attualmente agisce per conto suo, o almeno non è tipo da sottostare agli ordini di altri, anche se questo non nega ne conferma eventuali collaborazioni con altre organizzazioni... Per farla breve nel suo fanatismo egli ha l'obbiettivo primario di eliminare gli elementi non puri da Kiri e l'accademia.»


    A quel punto fece scivolare la mano, porgendo a Shizuka la carta su cui erano registrati i dati familiari di Itai, tra cui il suo volto, il volto della moglie e della figlia di cui aveva avuto piacere di far conoscenza. Quella carta aveva duplice effetto: Cercare di riportarle alla mente chi fosse Itai e mostrarle quelli che potevano essere i primi bersagli di quel folle nazionalista.

    «E per fare questo credo che tra i suoi obbiettivi principali ci siano i bambini dei "non puri", ma soprattutto le eventuali possibili fonti di "non purezza" e Konoha è tra i primi nomi della lista a causa della decisione del precedente Mizukage di affidare uno dei demoni di Kiri ad un ninja di Konoha»


    Sottolineò continuando a guardare Shizuka. Se già non aveva smosso il suo interesse nel fermare quell'uomo con la questione delle tradizioni di Kiri, di certo lo avrebbe fatto mostrandole quella bambina, tanto piccola ed indifesa su cui già era tracciato un mirino rosso.
    Ascoltò poi con attenzione le parole di Raizen, cogliendo appieno la battuta di apertura in merito al "lecca scopini". Certo era inopinabile che quello fosse stato uno dei peggiori fallimenti mai visti ed Atasuke odiava il fatto di averne in qualche modo preso parte, anche se sapeva più che bene da dove tutto quel fallimento era partito: Dall'accettare il ronin nel team al mancato lavoro di squadra da parte dei sunesi al tradimento di Etsuko.
    Rimase in silenzio ascoltando la decisione di Raizen in merito alla sua eventuale partecipazione a patto di rispettare alcuni vincoli operativi ed infine espose a sua volta la sua posizione.

    «Come il mizukage sa bene, io ho già intenzione di partecipare a questa spedizione. In fondo è in parte anche colpa mia se i due fratelli sono riusciti a fuggire e da allora ho con loro un conto in sospeso, specialmente con Etsuko... Tuttavia, mi trovo concorde con l'idea di Raizen nel dividere questa caccia in due parti, una di intelligence ed una finale di recupero... Anche se immagino che già fosse il piano di Itai»

    °Anche perchè non lo credo tanto avventato da tentare un'attacco in forze su un villaggio solo per eliminare due persone di cui una anche ferita°


    Non espresse null'altro. In fondo aveva già detto al diretto interessato come la pensava su quella storia e non aveva altro da aggiungere. Aveva promesso la sua lama al servizio di quella caccia e di certo avrebbe rispettato la parola data.
     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Molte cose da dire



    Sojobo rimase rispettosamente il silenzio, ascoltando le opinioni di tutti. Alla fine, quando fu chiara la situazione parlò, rivolgendosi a coloro che avevano parlato nello stesso ordine con iq uali avevano parlato a lui. Perciò iniziò con Shizuka. Chi lo sa. Chi sa chi spalleggia Seinji Akuma, è in grado di dire con certezza che è solo? Chi sa se nasconde o meno informazioni. La realtà, è che Seinji Akuma potrebbe essere affiliato con Kurotenpi o chissà cosa e noi potremmo non saperlo e l'attacco diretto contro gli interessi Accademici, il tradimento di un altro ninja fomentato da costui bé fece una pausa, quasi a voler sottolineare il concetto Non sono abbastanza per prendere provvedimenti? Inoltre in un combattimento uno contro uno il Mizukage può essere pericoloso, ma le missioni non si svolgono da soli se si vuole avere successo e Seinji Akuma ha leso gli interessi di tutti. Così come quell'altro tale, Jeral: dovremo cerare di sapere di più anche su di lui, ma le informazioni che abbiamo sono pochissime ed ancora un'altra volta tutto ci riporta all'altro Nukenin che ha attaccato gli Accademici durante quella missione. Seinji Akuma. Dunque si rivolse a Raizen, per placare i suoi dubbi riguardo un'azione diretta e distruttiva verso Ame. C'era una sostanziale differenza tra "guerra" ed "azione militare", sopratutto nel mondo degli Shinobi. Nessuno ha mai parlato di distruggere Ame, Raizen. Sarebbe sciocco e folle, senza contare la presenza di civili innocenti. Il nostro obiettivo è Seinji Akuma e ci si arriverà secondo le giuste modalità. Mi chiedi di confermarti che la missione si svolgerà esattamente come desideri e sei libero di rifiutare ora, ma sappi che non sarai tu a decidere come questa dovrà svolgersi. Tuttavia posso confermare quello che mi ha detto Itai, cioè che dovremo trovare Seinji Akuma ed Etsuko se possibilmente e catturarli o ucciderli. Ame dovrà rimanere in piedi dopo questa missione, a meno che non siano i nostri stessi nemici a farla crollare. Infine si rivolse ad Atasuke, abbastanz asorpreso del fatto che avesse parlato con l'Akuma. Annuì tuttavia a quanto aveva detto e sottolineò ancora il concetto. Se fosse così stupido da tentare un attacco diretto contro l'Acccademia sarebbe meritevole di morte per inettitudine, ma non è questo che si teme. Se si affiliasse con un gruppo più grande? Se costituisse egli stesso un gruppo più grande? Se possiede informazioni riguardo altre associazioni? Se possiede informazioni riguardo a questo tale che ha ucciso il Jinchuuriki della Sabbia? Siete disposti a rinunciare ad estirpare una minaccia ora che è gestibile perché "è piccola"? Credo sia giunto il momento di prendere in mano la situazione e non esitare: è l'unico collegamento che abbiamo con quanto accaduto nel Deserto, il rapimento e la morte di un Jinchuuriki non può passare in sordina, catalogato come un fallimento. Dunque, Raizen, Shizuka, che rispondente? Shizuka-san, non mentire riguardo le tue capacità: sei un Chunin di Konoha stando a quanto noto. Non avrai gli occhi di Atasuke, non avrai la forza di Raizen la guardo dritta negli occhi, richiamando alla mente le parole che Itai gli aveva detto riguardo la ragazza. Ma il Mizukage ricorda che quando non hai saputo proteggere qualcosa, hai sofferto. La logica reazione di una Kunochi sarebbe rialzarsi e continuare a proteggere il Villaggio: allora, Kobayashi-san, proteggerai Konoha?

     
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    Guadagno








    Sulle prime frasi di Sojobo Raizen mugugnò con fare critico, lasciandosi scappare un mezzo sorriso.

    Chi lo dice?
    Durante la missione a Suna l’hanno piantato in asso e se la sono data a gambe, se avesse qualcuno a spalleggiarlo FORSE avrebbero fatto muro e viste le capacità del team accademico Atasuke ci farebbe il suo resoconto con qualche dente in meno.


    Si voltò verso Atasuke, squadrandolo.

    Riguardo il ledere tutti direi che il rappresentante di Konoha è bello in salute.
    Oddio, diciamo in salute e basta.


    Si corresse all’ultimo.

    Due villaggi vedono in Seiji un vero smacco: Kiri e Suna, chi per un motivo che per l’altro.
    Io, come Konohaniano non posso che accettare la chiamata per… come dire… pietà?


    Il sorriso che gli si dipinse in faccia era il meglio che il suo volto fosse stato in grado di fare nella sua intera vita, qualsiasi azzeccagarbugli gli avrebbe invidiato quell’espressione di soave pace interiore mista ad una finta emotività che trascendeva il nirvana della falsa cortesia.
    Raizen non era il tipo da elemosina, ma al secondo favore qualcosa dovrà pure guadagnare no?

    Itai tuttavia conosce in quale modo porto avanti le missioni e con quale carattere, a te non piacerebbe Sojobo, ma è evidente che lui possa conviverci se chiede anche il mio aiuto.
    Per cui, che dire, visto che ogni richiesta è assecondata si può dire che abbiamo un accordo.
    Voi mezze tacche? Che fate?


    Fece spallucce mentre concludeva il discorso, per poi porgere la domanda con un tono molto più vicino all’invito che allo scherno.
    Sapeva già della decisione di Atasuke, tuttavia non gli andava di escluderlo da quell'affettuosa definizione.

    Raizen Ikigami parteciperà a questa missione signori.
    Se il resto della marmaglia vuole dire qualcosa direi che è il momento, altrimenti direi che si può andare.
    Se avete problemi con Febh ditegli che ci sono pure io, potrebbe accettare.


    Non era vero, quasi per nulla, probabilmente se all’otese venisse detta una cosa simile c’era il cinquanta percento di possibilità che cacciasse il tengu a pedate dal villaggio, e con scarsa gentilezza, oppure avrebbe accettato di buon grado preparando le sue armi migliori.
    In entrambi i caso il risultato sarebbe stato abbastanza divertente.
    Fece saettare gli occhi tra Shizuka e Atasuke, aspettando le loro risposte.

     
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    S T O P A N D S T A R E:
    Pursue one great decisive aim with force and determination.

    Shizuka Kobayashi's aim.




    divisore





    Si sentì come quei fedeli che vengono sorpresi dall'ultimo gong dell'anno presso il proprio tempio di fiducia senza aver ancora pregato per il buon auspicio.
    Come un soufflé al matcha che si affloscia appena fuori dal forno in pietra.
    Come un pianeta lontano che, a cause di forze universali, implode e poi esplode su se stesso.

    Shizuka Kobayashi, immobile al suo posto con la carta rappresentate il volto di un giovane uomo stretta tra le mani, si sentì come tutte queste cose insieme. E forse molte più.
    Per un istante parve estremamente estraniata: Itai Nara, un belloccio dai capelli biondi e gli occhi chiari, le stava infatti occhieggiando dalla carta offerta da Atasuke, inducendo in lei la vaga sensazione di essere una povera idiota.
    [...] Aah... quei lineamenti gentili, l'espressione dolce, il modo che aveva di inarcare le sopracciglia...
    ...aveva sempre pensato che fosse un uomo davvero bellissimo quello che aveva incontrato quella volta. Anche troppo, in effetti. Aveva trovato strano il suo non averlo mai stalkerato per le vie del villaggio, tanto che aveva addirittura sospirato di sollievo quando si era resa conto che era uno straniero. E la gioia non aveva potuto che aumentare quando aveva indovinato ch'egli non si doveva proprio trovare a Konoha, come aveva dimostrato con il suo atteggiamento diffidente e cauto.
    Al tempo non aveva poi fatto troppo caso alla circostanza e aveva semplicemente offerto lui la protezione della sua famiglia quasi più per abitudine che per altro, non era del resto una novità che Shizuka avesse legami non proprio legali nel mondo Shinobi... e no, mai per un attimo si era chiesta perché lui sembrasse così desideroso di non rivelarle il suo nome o di palesare la sua presenza ad altre persone. Anche lei, del resto, ne aveva molte di anomalie.
    Sorrise piatta, reclinando leggermente la testa di lato.
    Già. Adesso capiva. Capiva tutto.
    Alzandosi di scatto la ragazza strinse d'impulso la carta raffigurante il volto dell'uomo, che non poteva essere poi troppo più grande di lei dopotutto –osservò istantaneamente in quel momento–, e con un gesto secco la spezzò a metà, sollevando poi i pezzi in ambo le mani, urlando come fosse impazzita.
    «ERA IL DANNATO MIZUKAGE!» Ruggì, furiosa. «...ED E' SPOSATO CON DUE FIGLIE, DANNAZIONE!» Aggiunse, allibita, lanciando in aria le altre tre cartine magiche. Adesso si che la situazione era tragica... aveva fantasticato su un uomo sposato.
    […] Bene. Gli Dei l'avrebbero punita.
    Il karma l'avrebbe ripagata con la stessa moneta. O con una moneta peggiore. O nessuna moneta, addirittura.
    Forse sarebbe morta o forse, molto peggio, si sarebbe sposata anche lei.
    Per un istante l'immagine della lettera di Akihiro che aveva riposto nell'obi perché non andasse persa la colpì come una freccia alla tempia, facendola impallidire.
    «NON E' DIVERTENTE!» Sbottò, guardando Sojobo, e iniziò ad unire i due pezzi della carta ninja di fronte al becco della creatura con fare disperato, ripetendo l'operazione più e più volte. Che fine avessero fatto i suoi buoni propositi d'etichetta era un mistero. «E' SPOSATO CON DUE FIGLIE!» Ripeté, quasi quella fosse la cosa più importante, poi, per paura di essere effettivamente troppo sospetta, aggiunse: «MIZUKAGE!» Così, giusto per.
    ...Cosa poteva fare a quel punto? Cosa?
    Ah. L'avrebbe picchiato. Santi Numi quanto l'avrebbe colpito. Sulla testa, sul torace, e anche altrove (alle gambe, ovviamente).
    Lo avrebbe ridotto un grumo di sangue e dopo avrebbe riso con le mani sui fianchi e lo sguardo alto al cielo. Certo.
    Questo era il piano migliore.
    «Non avrei smoccicato sul suo mantello se solo avessi saputo...» Gemette a quel punto la ragazza, pungolata d'improvviso dal ricordo di come si era indebitamente asciugata il naso al manto dello straniero. Rabbrividì. «Il mantello del Mizukage...» Singhiozzò, portandosi le mani al viso, ma si destò da quella depressione appena un secondo dopo, mostrandosi ora sinceramente allibita. «...e che brutto mantello, maledizione.» Stridette, sconvolta. I suoi cambi d'umore erano piuttosto preoccupanti. «Come diavolo fa un Mizukage a vestire così male?» E così dicendo guardò insensatamente le carte della moglie e delle figlie di lui, sorridendo quasi per istinto. «Eppure loro sono così belle...» A quanto pareva era evidente di come la pensasse Shizuka Kobayashi su chi comanda in una famiglia: la donna.

    A quel punto, comunque sia, la situazione prese a degenerare, e non tanto perché la ragazza si accasciò sul tavolo delle interrogazioni, sbattendo la fronte sul ripiano per punirsi di qualcosa che non aveva nessuna intenzione di dire a nessuno (misteri), quanto piuttosto perché, d'improvviso, parve che i suoi due amici avessero ben deciso di accettare l'incarico.
    Di accettare quell'incarico del diavolo.
    «Siete diventati pazzi?» Esclamò infatti la donna, rialzando lo sguardo verso i due. La fronte era arrossata come quella di una bambina. «Avete davvero intenzione di partecipare a questa farsa? Vi rendete conto, spero, che tutto questo non ha assolutamente senso.» E così dicendo afferrò la carta che raffigurava il volto della bambina del Mizukage che, senza preoccuparsi troppo, lanciò addosso ad Atasuke. «Si muove da solo contro l'accademia. Non è importante se il suo obiettivo è riportare in auge antiche tradizioni o far fuori chi non rispecchia il suo personalissimo rigore di perfezione, gente come lui viene schiacciata senza pietà, e lo sapete bene.» Disse, cominciando lentamente a riacquistare la serietà del caso. Non sembrava non aver capito l'intenzione dell'Uchiha di stuzzicare la sua premura, ma dimostrava di non interessarsene comunque: lei era una bastarda, una “non pura” al pari di quella bambina e, probabilmente più di lei, lo era nel modo più esemplare possibile. Chi metteva al mondo un figlio con qualcuno non del proprio sangue doveva essere pronto all'eventualità di avere di fronte a sé una vita di ansia e perpetua difficoltà. Era compito di quell'Itai proteggere sua figlia, non certo il suo. «I “se” non costruiscono la realtà, ma l'indecisione.» Continuò, ritornando a guardare Sojobo e tutte le sue possibili eventualità «E io odio questo genere di precarietà. Per quel che mi riguarda, sono fuori.» Tagliò corto, e sventolando una mano di fronte al viso fece il gesto di sedersi nuovamente. Benché la faccenda non le interessasse non era una persona maleducata e, dopotutto, avrebbe aspettato che tutti terminassero di discutere circa quella follia, prima di tornare a casa a riposare.
    Quella giornata era iniziata da schifo, meglio stare ferma in un solo posto, al sicuro, per evitare che terminasse ancora peggio.

    “Shizuka-san, non mentire riguardo le tue capacità: sei un Chunin di Konoha stando a quanto noto. Non avrai gli occhi di Atasuke, non avrai la forza di Raizen... Ma il Mizukage ricorda che quando non hai saputo proteggere qualcosa, hai sofferto. La logica reazione di una Kunochi sarebbe rialzarsi e continuare a proteggere il Villaggio: allora, Kobayashi-san, proteggerai Konoha?”



    Si bloccò.
    Ancora intenta a lisciarsi i lembi del suo pregevole kimono così da potersi sedere senza danno, la ragazza si fermò. Le sue mani, per un attimo, rimasero sospese nel vuoto e lei, facendosi rigida, non rispose.
    Rimase così, ferma e in silenzio, per un lungo istante, abbastanza prolungato da indurre il dubbio nei presenti che non avesse neppure sentito, ma troppo breve perché quando ella rialzasse lo sguardo in quello della creatura il suo sguardo non rivelasse un'espressione di pura ferocia. I suoi occhi verdi, grandi e profondi, erano ora più scuri. Una sfumatura d'oscurità che metteva i brividi.
    «Chiudi quella bocca, bestia.» Ordinò, e non sembrò a quel punto più curarsi delle formalità, dell'attenzione all'etichetta o persino del rispetto per quella creatura. Il suo volto, adesso, era una maschera di rabbia. «Il tuo Mizukage parla molto a quanto vedo.» Sibilò, gelida, riportandosi lentamente in eretta postura. Dell'espressione bonaria e divertente di poco prima non c'era più traccia. «Dovrei fare altrettanto, forse?» Insinuò, ironica.
    Itai “Nara” non ci voleva un genio per immaginare come un Nara potesse trovarsi in un villaggio diverso da quello d'origine, giacché non esistevano omonimi nelle terre conosciute. Oppure avrebbe potuto sciorinare le confidenze ch'egli le aveva fatto quella notte, o peggio, affilarle abbastanza da renderle il suo nuovo divertimento.
    Immobile al suo posto, la ragazza reclinò leggermente la testa all'indietro, poi sorrise, tagliente.
    «Sono morta per Konoha.» Disse seccamente. «Mi sono aperta in due come la preda che ero e ho sentito la vita abbandonarmi per impedire, poi fallendo, che accadesse quello che il tuo padrone ha inutilmente cercato di farmi credere non fosse stata colpa mia.» Serpeggiò, glaciale. «Proteggerò per sempre questo Villaggio perché io nasco e vivo solo per Konoha. Questa è la mia casa, la casa delle persone che amo, della mia famiglia e dei miei concittadini, e sono pronta a perdere un pezzo dopo l'altro di questo corpo immondo che gli Dei mi hanno dato per riuscirci... non c'è in me nessun tipo di compromesso, non esiste cosa che io non possa fare per Konoha, non c'è persona che io non possa avvicinare o alleanze che io non possa essere in grado di stringere.» Avvicinandosi lentamente al volto del Tengu, sporgendosi sul tavolo, la ragazza sorrise, gelida. Scura come la notte, ma accecante come la luce di cui era l'ombra. «Dì al tuo padrone di continuare a sedere sul suo trono di giustizia ostentata e di rigore canonico. Immagino che un Kage debba sforzarsi di fare sempre la cosa giusta... io, invece, agisco per proteggere questo baraccone facendo ciò che il tuo padrone non farà mai, quindi no, non ti puoi permettere di parlarmi in questi termini. Chiudi la bocca, e quando tornerai a casa, chiudila anche al tuo Mizukage.» A quel punto si ritrasse, lanciando un'occhiata a Raizen. La sua espressione era già tornata alla normalità a quel punto e lei poté dunque sorridere con tranquillità, come se tutto ciò che avesse appena detto non fosse che un discorso fatto da altri. «Se vai tu vengo anche io.» Si limitò a dire a quel punto, e non perché la sua idea fosse cambiata in merito a quella missione del diavolo, ma semplicemente perché, ad una più attenta analisi, c'era qualcosa che poteva prendere da quella circostanza così folle... e poi, con quel Jinchuuriki pazzo al fianco, era abbastanza sicura che si sarebbe divertita. Una gita, insomma. Un'allegra e divertente scampagnata, niente di più, niente di meno.
    Shizuka Kobayashi era un'infiltrata esperta in raccolta d'informazioni. Agiva da sola e i gruppi di persone le stavano stretti. L'unica persona di cui accettava la presenza, visto l'affiatamento indubbio che rendeva inutile anche il solo parlare, era infatti quella di Raizen...
    ...e l'idea di loro due in un villaggio di Nukenin, era piuttosto interessante, in effetti.
    «Non devo niente al tuo Mizukage, nè obbedienza nè fedeltà.» Riprese a dire la donna, voltandosi con sarcasmo verso Sojobo. «Verrò perché adesso mi sembra divertente, non perché è lui a chiedermelo. Se pensa di avermi già come alleata si sbaglia di grosso, essere compagni prevede del rispetto reciproco e lui dovrà guadagnarselo come io dovrò guadagnarmi il suo. Piangere di fronte a qualche tomba confessandosi le più oscure piaghe del proprio animo come due ragazzine dal cuore spezzato non ci rende compagni, ci rende due deficienti con un numero indegno di morti sulle spalle.» E così dicendo, sorrise. «Riferisci anche questo al tuo padrone, mi raccomando... temo che lui si sia fatto un'idea un po' sbagliata di chi è Shizuka Kobayashi: io agisco solo nell'interesse mio e del mio villaggio, facendo solo ed esclusivamente ciò che reputo giusto.»

    Ed era vero.


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22 replies since 16/2/2015, 20:54   351 views
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