Konoha's Rain

Free GDR tra Asgharel e Fenix

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  1. Asgharel
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    ~Fire in the night~


    L'ora era ormai tarda. Probabilmente le dieci di sera erano ormai passate, se non forse anche le undici. L'unica cosa che si ostinava a non passare era la pioggia, che da ore si abbatteva sul tetto della sua casa e sul villaggio di Konoha.
    Le nere nuvole oscuravano completamente il cielo, celando ogni fonte di luce che non provenisse dalle case o dai lampioni lungo la strada.
    Atasuke era li, sulla veranda ad osservare con apparente quiete ciò che lo stava circondando, mentre la sua mente vagava come perduta in tutte quelle gocce di piaggia che cadevano ritmicamente nel loro ordinato caos naturale.
    Egli ripensava agli eventi passati, a ciò che era accaduto nei mesi precedenti, alle conoscenze che aveva fatto, alle verità che aveva scoperto ed al mondo che avrebbe preferito tenere segreto o addirittura di cui avrebbe preferito non sapere nulla.
    In altri momenti avrebbe ripensato alla luna, cercandone in un certo senso l'abbraccio ed il conforto, ma in quella notte piena di nuvole e pioggia non c'era alcun aiuto per lui.
    Nulla e nessuno verso cui portare il proprio sguardo in cerca di conforto.
    Da un certo punto di vista era nuovamente solo. Solo come quando era stato abbandonato. Solo come quando la famiglia che conosceva era stata massacrata. Solo come al suo arrivo al villaggio con il suo stesso clan che pareva ripudiarlo, additandolo come il figlio di un traditore.

    °Ma alla fine... Che cosa ho ottenuto da tutto questo? Tutto quello che credevo reale si è rivelato una menzogna... Un'effimera illusione che io stesso mi ero creato...°


    I suoi pensieri tornarono idietro, a Suna, all'incontro con un nukenin ed il suo poco leale fratello. Una scintilla di rabbia si accese nei suoi occhi al solo pensiero di quello che era accaduto.

    °Solo i legami di sangue contano... Ed io che continuo ostinatamente a non voler accettare di averne ancora uno...°


    Protese la mano verso l'esterno della tettoia, verso quella pioggia che incessantemente scrosciava creando piccoli rigagnoli ai lati della strada. Pareva quasi stesse cercando di raccogliere quell'acqua, come se riuscendo a catturante qualche goccia riuscisse anche a catturare una risposta alle sue domande.

    °è ironico pensare come io dia spesso una seconda possibilità alla gente, ma non abbia voluto in alcun modo lasciare tempo a mio padre di spiegarsi... Forse potrebbe non essere come appare... O forse lo è ma per qualcosa di più grande... Possibile che serva se stesso con la mafia allo scopo di servire il villaggio?°


    Portò lo sguardo sulla mano, ormai perfettamente inzuppata d'acqua, osservando con attenzione i rigagnoli che la pioggia aveva ormai disegnato sul braccio.

    °In effetti... Le mie mani sono sporche di sangue... Potrei forse dire di essere un elemento "tanto migliore" solo perchè servo un'ideale? Forse anche lui serve un ideale... E forse potrebbe anche essere lo stesso identico ideale...°


    Quella sera era una triste sera. Una sera di pensieri, di ricordi, di rimuginazioni.
    Forse sarebbe stata la sera della caduta, o forse la sera della redenzione...

    «O dei... Cosa mai potrei fare? Qual'è la via da percorrere?»


    Chiese rivolgendo le parole al cielo.
    Poi, d'un tratto, vide il bagliore di un fulmine e pochissimi istanti dopo lo sentì rombare possente.
    Era chiaro che quel fulmine era caduto non troppo lontano, probabilmente anche all'interno del villaggio.
    Preoccupato portò il suo sguardo nella direzione del lampo per vedere uno strano bagliore rosso alzarsi nella nebulosa nottata mentre un denso fumo nero si alzava per oscurare ulteriormente quella notte.
    Preoccupato per l'accaduto prese rapido le sue cose e si diresse verso il luogo dell'incidente con solo il nero mantello a tenerlo all'asciutto.
    Che fosse quello il segno chiesto agli dei?

     
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    Prodotto da laboratorio








    Gli piaceva il suo lavoro, e gli piaceva sperimentare mentre lavorava, certo, bisognava sempre stare attenti a sperimentare quando si maneggiano alcuni materiali, fortunatamente non era ancora riuscito a creare qualcosa in grado di uccidere se stesso.
    Una serata pessima per fare qualsiasi cosa in realtà, anche se nella forgia era difficile sentire la pioggia cadere lui non poteva chiudere di certo le finestre, altrimenti sarebbe finito cotto insieme alle sue lame, per cui doveva sorbirsi un asfissiante umidità che andava a braccetto con un calore decisamente difficile da sopportare.
    All’ennesimo capogiro decise di prendersi una pausa, e di farla prendere anche alla forgia, spegnendola.
    Non l’avrebbe riattivata per un po’, lavorava ormai da un pezzo a quel manufatto e non riusciva a venirne a capo, guardandosi le mani capiva anche che forse vi si era dedicato con troppa passione, aveva il segno di qualche bolla da lavoro ormai scoppiata che aveva lasciato spazio a pelle secca e ad un callo ormai spesso. Un procedimento di indurimento che la rigenerazione data dalla volpe accelerava di non poco, riusciva a far cuoio delle sue mani dopo pochi giorni di lavoro.
    Ogni tanto pensava quanto poco piacevole dovesse essere ricevere un ceffone da mani simili, con una smorfia a metà tra soddisfazione e meraviglia si rispose che probabilmente avrebbe letteralmente disordinato la faccia a chiunque.
    Mentre parlottava tra se e se, il manufatto che fino a pochi secondi prima stava lavorando parve riattivarsi, al contrario delle aspettative del Colosso ciò che gli serviva non era energia.
    I primi segni furono impercettibili, dapprima la polvere di ferro che il Colosso usava per forgiare solitamente le sue armi, cominciò a disporsi in una maniera particolare attorno al blocco, come se ricalcasse i contorni di due bolle poste sugli estremi del pezzo.
    Col raffreddamento l’effetto divenne più potente, attraendo gli attrezzi da lavoro più piccoli.
    Da quel punto la cosa precipitò abbastanza rapidamente, fino a che il lavoro ancora sbozzato non emise una scarica elettrica che dirigendosi verso il più vicino strumento non lo magnetizzò a sua volta, fu quell’evento a far voltare Raizen, che si trovò davanti ad uno spettacolo paranormale, probabilmente fu la prima volta che provò un po’ di paura: ogni pezzo di metallo presente in quel luogo era orientato verso il suo esperimento. Non aveva percepito alcuna fonte di chakra, nessun movimento, niente poteva aver spostato quegli strumenti.
    Si guardò attorno iniziando a muoversi con cautela verso quella che sarebbe diventata un arma, sempre che fosse riuscito ad addomesticarla, certo. Accorciando le distanze si accorse che anche le sue armi venivano debolmente attratte, anche se non con un intensità tale da allontanarle da lui o renderle inutilizzabili.
    Avvicinò la mano, cercando il contatto col blocco di metallo.
    Forse, non avrebbe dovuto farlo.
    All’avvicinarsi della mano il blocco emise una nube di scariche elettriche, non dannose, ma pareva che quello fosse poco meno che un avvisaglia di quello che stava per succedere, e tutto avvenne troppo rapidamente.
    Prima un accecante bagliore che illuminò a giorno il circondario e poi un potentissimo fulmine si getto sul laboratorio del Colosso, mandando in frantumi la copertura e la forgia.
    Era stata l’arma? Era stato il suo chakra a dargli quella capacità?
    Non lo sapeva e di certo non poteva occuparsene in quel momento, le orecchie gli fischiavano ancora per il frastuono e il calore della forgia aveva incendiato parte del laboratorio.

    PORCA PUUUUTTAAAANAAAAAAA!

    Esclamò con stupore mentre sbarrava gli occhi.
    Prese il cencio più vicino e ci avvolse il pezzo di metallo appena forgiato riponendolo poi in uno zaino, quel posto non era adatto a lavorare un materiale così prezioso.
    Stava per abbandonare il posto quando Atasuke, si mostrò palesò poco distante.

    E te che cazzo ci vai qui?

    Disse con fare lievemente colpevole, cosa che non poteva evitare, visto il fagottino che aveva tra le mani e il falò annerito che andava spegnendosi alle sue spalle. Era già fradicio, e i capelli bagnati gli aderivano alla schiena.

    Ehhhh, si, insomma direi che è tutto apposto no?

    Disse mentre faceva spallucce, vedendo che Atasuke dava pochi segni di reazione.

     
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    ~Una conoscenza Evasiva~


    Egli correva mentre la pioggia gli sferzava il viso. In quella notte la pioggia pareva non dare tregua, ed i fulmini continuavano a cadere disegnando bianchi solchi in quel nero cielo senza stelle ne luna.
    Mentre si immetteva nella strada principale altre persone si erano aggiunte alla corsa, alcune semplicemente spaventate dal botto, altre curiose, pochi per aiutare.
    Una lieve smorfia di disprezzo si disegnò sul suo volto. Troppe volte aveva visto scene simili e troppe volte aveva avuto a che fare con gente simile, buona solo a farsi i fatti degli altri ed a intralciare il suo cammino.

    °Certa gente dovrebbe starsene a casa, piuttosto che mettersi in mezzo senza fare nulla...°


    Un semplice pensiero, che tuttavia era un netto segnale. Qualcosa in lui stava cambiando, mutando forse quello che era stato sino a quel momento...

    [...]


    Giunse infine davanti alla casa in fiamme il cui tetto era divelto a causa del tuono e le cui macerie stavano bruciando ardentemente, nonostante l'incessante scrosciare della pioggia.
    Per quanto la pioggia potesse essere potente, nulla poteva contro quelle fiamme senza un piccolo aiuto. Un aiuto che venne presto da alcuni shinobi che con i loro jutsu diressero diversi getti d'acqua a spegnere le fiamme.
    Atasuke, dal canto suo stette all'erta alla ricerca di eventuali feriti da soccorrere, ma soprattutto stette all'erta per evitare che i curiosi si facessero troppo sotto all'edificio.

    °Bene, sembra che nessuno si sia fatto male... Meglio così°


    Poi vide il colosso sbucare dall'edificio con una sorta di fagotto in mano, segno che aveva salvato qualcosa di importante, anche se difficilmente si trattava di qualche creatura vivente.

    "E te che cazzo ci fai qui?"

    «Oh, nulla, mi annoiavo a giocare a majong...»


    Rispose con palese e marcata ironia alla domanda del colosso.
    "Ehhhh, si, insomma direi che è tutto apposto no?"

    °Si... tutto a posto, vai tranquillo, c'è solo un'edificio in fiamme, una cosa normale... Io tutte le mattine mi do fuoco alla casa tanto per passare il tempo!°

    «Se consideri una casa in fiamme e semi distrutta una cosa normale... Si, tutto a posto...»

    Portò poi lo sguardo su ciò che il colosso aveva in mano, interrogandosi su che cosa quella specie di fagotto contenesse e chiedendosi perchè gli apparisse tanto evasivo. Era evidente che cercava di cambiare discorso, come se in qualche modo potesse centrare con ciò che era accaduto o come se quel fagotto contenesse qualcosa di potenzialmente connesso con quanto accaduto.

    «Che è capitato qui? Da casa mia ho visto un fulmine cadere e vedendo le fiamme sono accorso...»


    Attese una qualche risposta anche da parte del colosso, per poi apertamente fargli una nuova domanda.

    «Ma dimmi... Che trasporti di tanto importante in quel fagotto?»


    Spostò il suo sguardo interrogatore negli occhi del colosso. Evitò di mostrarsi particolarmente aggressivo nella domanda, dacchè sapeva che cercare una sorta di scontro, seppure anche solo verbale, non gli avrebbe portato nulla, se non un inutile litigio con un jonin della foglia, le cui abilità decisamente sovrastavano le sue.
     
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    Davanti ad un the

    Al riparo dalla pioggia








    Niente, il guardiano non lo mollava, gli si era attaccato addosso come una cozza.
    Ma dare qualche risposta non gli sarebbe costato poi troppo.

    Beh, la casa era mia, se brucia e io me ne frego, visto che è isolata può anche continuare a farlo, tanto la poggia in due secondi credo riesca a spegnerla.

    Mentre parlava avrebbe composto l’unico sigillo utile a creare un suo clone, inizialmente asciutto, ma che dopo qualche secondo con una smorfia di disappunto avrebbe subito la stessa sorte del suo creatore: zuppo.

    Riguardo il fagotto è un esperimento, e come puoi vedere dai risultati non sono che all’inizio.

    Così dicendo passò il fagotto al clone già sapeva quale sarebbe stata la sua destinazione.

    Comunque, direi che sono stufo di prendermi la pioggia sulla testa, direi che possiamo spostarci no?
    Hai una faccia così penosa che il majong pare sia proprio l’ultima cosa che dovresti vedere.
    Magari una puttana e un thè caldo, o solo uno dei due, mh?


    Si voltò e fece cenno di seguirlo con una mano.

    Lascia che gli spazzini si occupino della casa, è dovere loro dopotutto.

    Condusse Atasuke in un piccolo locale, non era chiuso, era solo una piccola struttura cilindrica sormontata da un cono, a cui avevano appoggiato un bancone e una tettoia per proteggere i clienti che di fatto venivano serviti all’esterno.

    Durante tutto l’anno questo bugigattolo non è niente più che un noioso localino da strada, ma durante l’inverno si trasforma nell’idea più bella che abbia mai visto.

    Si sedette e appena accomodato indicò una fessura che tracciava una circonferenza attorno a tutto il bancone, distanziandosi quando bastava per lasciare al suo interno i commensali che prendevano posto nel locale.

    Se vieni qui ti renderai conto che da quella feritoia esce continuamente aria calda, salendo riesce a schermare l’esterno dall’interno, un piccolo uovo di tepore insomma.
    Non chiedermi come facciano col vento, ma ci riescono.


    All’interno sembrava che qualcuno avesse spento i suoni e il temporale, rimaneva soltanto l’acqua che cadeva dal cielo senza rumore, il cielo scuro e una tazza fumante di te.

    Sputa il rospo, hai giusto il tempo di un the, che per essere precisi mi ispirava con questo freddo.

    Attese la risposta di Atasuke poggiato col gomito sul bancone a sorreggergli la testa.

     
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    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]

    ~Un The in Compagnia~


    Le risposte di Raizen erano, come prevedibile, criptiche ed alla fine non stavano portando una vera e propria risposta.
    Tuttavia, Atasuke lo conoscenva, anche se non benissimo, ma da quel che sapeva, poteva quasi ritenersi soddisfatto delle informazioni ricevute.

    "Comunque, direi che sono stufo di prendermi la pioggia sulla testa, direi che possiamo spostarci no?
    Hai una faccia così penosa che il majong pare sia proprio l’ultima cosa che dovresti vedere.
    Magari una puttana e un thè caldo, o solo uno dei due, mh?"

    «Direi che posso accontentarmi del the...»


    Rispose mentre ricacciava via una sorta di misto tra una smorfia ed un sorriso che la rozza proposta del compare gli aveva fatto comparire sul volto.
    Senza opporre obbiezioni Atasuke lo seguì verso quello che pareva essere un semplice chioschetto, ma che nascondeva nella sua struttura semplice un geniale sistema di riscaldamento, in grado di isolare l'ambiente del chiosco dal freddo gelido delle strade piovose.

    °Davvero un sistema ingegnoso, devo ammetterlo°


    Pensò tra se ascoltando la spiegazione del colosso e sedendosi a sua volta.

    "Sputa il rospo, hai giusto il tempo di un the, che per essere precisi mi ispirava con questo freddo."

    «Davvero? Ti facevo più un tipo da sakè caldo... E comunque mi sfugge il momento da cui siamo diventati tanto amici da rivelarci le nostre menate a vicenda...»


    Rispose ironico e sottecchi al suo compagno per quella bevuta, per poi ordinare un semplice the verde matcha, aspettando che anche Raizen facesse il suo ordine prima di riprendere a parlare.

    «Comunque sia... Non c'è nulla di particolare da aggiungere a quanto già sai... Come ti dicevo sono accorso dopo aver visto il fulmine ed il bagliore delle fiamme... Anche se...»


    Con aria pensierosa si lasciò sfuggire quel malcapitato "anche se". Un semplice accenno che certamente lo avrebbe portato a dover vuotare il sacco e non avendo troppo tempo da perderci su, ma soprattutto non avendo voglia di argomentare per tagliare il discorso, decise di aprirsi subito, evitando inutili e verbosi giri di parole.

    «Beh... In effetti stavo ripensando ad un po di cose accadute negli ultimi mesi... Prima fra tutte quella specie di disavventura ad Otafuku con il Loto... e poi... pensavo alle parole di un nukenin... Questi sosteneva che non esistono veri legami di fedeltà e che solo i legami di sangue contano davvero...»


    Il suo sguardo vagava nel vuoto verso il bancone, come se in un certo senso trovasse una sorta di quiete nell'osservare le venature del legno.

    «Beh... Immagino che ora mi prenderai come un rammollito o qualcosa del genere... O sbaglio?»


    Disse voltandosi nuovamente verso il suo interlocutore in attesa di una risposta e con un lieve accenno di sorriso.
    Era strano. Proprio lui che fino a quel momento non avera mai chiesto ne cercato particolare aiuto o conforto dagli altri, sembrava quasi cercarlo da uno dei più rozzi shinobi della foglia...

     
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    Esperienze







    Alle parole del collega, seppur un novello rispetto a lui, Raizen fece una smorfia, come se assaporasse qualcosa che ovviamente non poteva avere in bocca.

    Sai, non hai tutti i torti in realtà.
    Chi l’avrebbe detto che ho una faccia così sincera.


    Si sarebbe fatto più vicino al bancone e alla signora che intenta a destreggiarsi tra i contenitori di acqua bollente avrebbe dovuto trovare il tempo per girarsi a prestare attenzioni ad un cortese cliente che dopo averla chiamata tamburellava insistentemente sul bancone.

    Oh! La ringrazio per la celerità, potrebbe farmi una cortesia, anziché il thè mi dia del buon sake, e scusi per il disguido.

    Era molto probabilmente l’unico cliente ad aver richiesto del sake in quel posto, ne era consapevole, così come della gentilezza dei suoi gestori, più di una volta avevano resistito ai tentativi inconsci del Colosso di farli diventare degli oni per la rabbia.
    E gentili si riconfermarono, dopo qualche secondo un cicciottello che poco prima stava dietro il bancone a servire il thè sarebbe partito all’esterno, reggendosi il cappello sotto la pioggia mentre andava chissà dove a procurarsi l’alcolico richiesto dall’imponente jonin.
    Gli piaceva ricoprire quel ruolo, spesso si hanno dei vantaggi non indifferenti ad avere più di una spilletta sulla divisa.

    Pft, quanto ci metti poco a saltare a conclusioni affrettate.
    Non so se la tua affermazione scaturisca dalla consapevolezza di essere un rammollito o dal fatto che io ti sembri troppo inattaccabile da questo genere di problemi.
    Ma a prescindere da questo sbagli.


    Disse con tono conclusivo.

    In entrambi i casi ovviamente.

    Aggiunse per iniziare il nuovo discorso mentre con un sorriso e un accenno del capo prendeva il suo sake e passava il thè ad Atasuke.

    E attento a non ubriacarti, mammola come sei è un pericolo pure il thè.
    Scherzi a parte, la disavventura avvenuta ad Otafuku l’hai vista male solo te, ma posso immaginare che dal tuo punto di vista abbia un colore del tutto differente dal mio.
    Per venire al dunque sei stato un coglionazzo.
    Hai piantato tutto in asso senza voler sapere i motivi della sua scelta e dichiarandogli apertamente guerra solo perché porti quel mantello da quattro soldi sulle spalle.
    Pft.
    Non sei nero come un corvo, sei nero come un merlo.


    Sentenziò prima di una pausa in cui diede qualche sorso al suo sake

    Perché ti dico questo?
    Perché ho iniziato ad essere un ninja meno di quattro anni fa, e sono consapevole del fatto che il mio ruolo mi proibisce di dichiarare guerra a chicchessia dandogli il tempo per trovare il modo migliore per contrastarmi, soprattutto se questo qualcuno è metà del mio DNA, quella più buona, e conosce meglio di me il mio asso nella manica.


    Nel pronunciare l’ultima parte del discorso mimò una rotellina davanti al suo occhio destro con la rispettiva mano.

    Anziché fare quella bella sceneggiata potevi startene muto e andartene, ma diciamo che questa parte è quella professionale, umanamente parlando no saprei come avrei reagito io, penso di non aver mai visto mio padre, e se l’ho visto non me lo ricordo, ma a prescindere da tutto se lo conoscessi penso che non gli dichiarerei guerra su due passi, soprattutto sapendolo un elemento esemplare del villaggio.

    Guardò Atasuke, come se da lui si aspettasse una risposta che tardava a venire.

    Eddai! Vorrai dirmi che niente di quel dialogo ti ha messo la pulce nell’orecchio?
    Non so cosa vi siete detti ma io sono entrato dopo di te e li dentro c’era tutto ciò che ci si poteva aspettare, compreso un padre.
    E sottolineo padre per farti comprendere che era un padre, forse non canonico e gentile, ma sicuramente un padre.
    E tu gli hai voltato le spalle, dimmi un po’, mammola, tu ti sei sentito tradito, e lui a vedere il sangue del suo sangue rifiutarlo per una scelta di vita a cui tu non hai preso parte come potrebbe essersi sentito?
    Avete il brutto vizio di giudicare le persone dalla maschera di creta che portano sul viso.
    Tutti.
    Ogni tanto basterebbe un colpetto per romperla e vedere cosa c’è dietro, magari potrebbe esserci anche un occasione, magari potrebbe anche essere semplice da sfruttare.
    Ma no, meglio voltare le spalle a tutto dopo cinque minuti di discussione e piantare in asso qualcosa che avrebbe potuto fruttare qualcosa.


    Si interruppe, dandogli il tempo di assimilare la ramanzina terminando con l’avventura di Otafuku, soltanto per riallacciare con quella del nukenin.

    E dimmi, chi era il filosofo di stocazzo?
    Ah no aspetta, me l’hai già detto: un nukenin.
    Non voglio essere troppo puntiglioso ma dimmi cosa può saperne un traditore di lealtà.
    No dai dimmi, sono qui ad ascoltare, nonostante senta della discordanza tra i due aggettivi, ma forse sono solo io.


    Se gli oggetti fossero stati sensibili all’ironia l’intero villaggio sarebbe saltato in aria in quel momento.

    I legami si creano.

    Disse scandendo le parole con estrema chiarezza, quasi dividendoli in sillabe.

    Sai da dove vengo io?
    Dal nord più estremo dei territori della nuvola, un viaggio durato una vita, senza nemmeno un legame di sangue. E indovina un po’, nonostante tutto sono fedele alla foglia, nonostante tutto ho legami con essa e con qualche suo abitante, quelli che mi sopportano ovvio, ammetto di non avere il migliore dei caratteri.
    Se non ricordo male sei un maestro, anche io lo sono stato, e sai qual è la prima cosa che insegnavo ai miei allievi?
    Ad essere normali esseri umani.
    Ninja non è solo guerra, ninja non ha un confine netto tra vita e lavoro, prima diventi un vero essere umano, prima saprai mimetizzarti tra di loro e vivere serenamente. Prima lo impari prima diventi bravo a fare il tuo mestiere, perchè, credi a me, entrare nel loto bardato da guardiano delle mura non è decisamente la mossa più ninja che si possa vedere.
    Cosa vuol dire?
    Che ciò che fai non ti definisce, non sei solo un soldato uno strumento nelle mani del tuo superiore, sei un uomo, e decidi dei tuoi legami, perché qualsiasi legame può essere creato o spezzato, tu ne sei un esempio, o sbaglio?
    Non esiste la fedeltà, esiste il momento e l’obiettivo.


    Lo guardò nuovamente, cercando di comprendere se lo seguisse nel suo discorso e se stesse capendo le sue parole.

    Chiunque si avvicini può essere degno di fedeltà o fiducia come no, oppure potrebbe esserlo in un primo momento e consecutivamente no, oppure viceversa.
    Il mondo non vede in bianco e nero, e nemmeno in sfumature di grigio.
    Apri la mente, renditi conto che non puoi stabilire una linea di pensiero ed applicarla al tuo passato, presente e futuro, non hai il comando di niente e cercare di prenderlo sarebbe assurdo perché non sei un dio e non hai i poteri per farlo, per cui non puoi far altro che decidere di volta in volta la tua strada.
    Ammenochè tu non sia un tipo molto convincente in grado di traviare il prossimo, ma non mi pare, secondo me stamattina hai impiegato due ore a decidere il colore delle mutande e dopo aver buttato al cesso tutto quel tempo ti sei messo quelle di ieri per paura di cambiare.


    C’era del vero e del falso in quel discorso, ma per Atasuke, per il suo modo di pensare, forse andava tutto bene, era un discorso appositamente imbastito indosso a lui, ora bisognava solo stare ad osservare cosa gli paresse dell’abitino di strigliate che il jonin aveva appena confezionato per lui.
    Brutto passatempo quello di sedersi davanti ad una persona e cercare di palparne la mente cercando di comprenderla e poi rimodellarla.

     
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  7. Asgharel
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    ~Un volto Diverso~


    Raizen prese con simpatia il suo commento, dimostrando ancora uan volta che effettivamente Atasuke non si era troppo sbagliato sul suo conto, dato che all'ultimo il colosso optò per ordinare proprio del sakè.
    Un'ordinazione inconsueta per quel luogo, tanto inconsueta che uno dei dipendenti partì appositamente sotto la pioggia battente per recuperare la bevanda di cui il chioschetto era sfornito.

    °Certo che qui sono particolarmente gentili... Credo che ritornerò in futuro°


    Pensò tra se osservando la scena ed ascoltando le parole del colosso, che a differenza dei suoi consueti atteggiamenti e dell'ordine di pochi istanti prima, pareva dimostrare uno spirito molto più profondo e raffinato di quanto non potesse apparire.
    Il colosso prese il suo sakè passando il the ad Atasuke, il quale di rimando lo ringraziò con un cenno della testa prima di posare la tazza dinnanzi a se rimettendosi all'ascolto delle parole del colosso.
    Atasuke ascoltò con attenzione ogni punto toccato dal suo compagno, carpendone, per quanto possibile ogni sfumatura ed ogni possibile insegnamento.
    Per quanto potesse non condividere alcune scelte di Raizen, questi era comunque uno shinobi più esperto di lui e la profondità delle sue parole ne era una riprova, segno che forse quell'uomo era riuscito a vedere anche più cose di lui in quel mondo ricco di morte e dolore.
    La discussione, o meglio il monologo, andò avanti per un po, non tanto perchè Raizen non gli desse tempo di parlare, bensì perchè Atasuke preferì tacere per vedere dove tutto il discorso andava a parare, in modo da avere la visione completa della situazione e non rischiare di forzare intuizioni errate anticipandole.
    Quando il discorso terminò Atasuke aveva sorseggiato quasi metà del suo the e non aveva resistito a sorridere alle ironiche frecciate del jonin.
    Si prese ancora un'attimo per meditare bene su quelle parole tirando un'altra sorsata dalla sua tazza, per poi rispondere a sua volta una volta posata nuovamente sul bancone.

    «Direi che per una volta hai colto nel segno...»


    Disse con un sorriso senza scollare gli occhi dalla tazza appena posata.

    «Hai ragione... Non sono Nero come un corvo, quanto piuttosto come un merlo... Non capisco come mai in una situazione simile sia riuscito a comportarmi come un'idiota... Forse proprio per la questione emotiva legata a mio padre ho dimenticato che cosa fosse la professionalità del nosto mestiere...»


    Divenne meno ironico nel tono, come a rendersi conto dei suoi passati errori, ricevendone una spiacevole stretta alla gola.

    «Comunque sia... Per quanto sciocco potesse esser stato ascoltare le parole di quel nukenin... Alla fine si è dimostrato utile starlo a sentire no? Da un certo punto di vista mi hanno scosso facendomi rivalutare quella mia passata scelta, valutando anche la possibilità di essermi sbagliato quella volta... Quindi da un certo punto di vista si può dire che sia merito suo questa discussione, no?»


    Sorseggiò un'altro poco di the lanciando un'occhiata al colosso per cercare di carpire che cosa stesse pensando in quel momento.

    «Certo spero, non avrai pensato che stavo meditando di ridefinire i miei legami con il villaggio o con i miei amici e compagni... In un certo senso è grazie a loro che non mi sono piegato a quell'avversario ed ho continuato a combattere, seppure in una battaglia già persa in partenza... Tuttavia credo comprenderai come si possa rimanere marchiati nel venir traditi da un compagno di squadra, Chunin, in una missione di vitale importanza... Ma non siamo qui a parlare di ciò che accadde nel deserto dell'Anauroch, credo che per quella disavventura ci sarà tempo in futuro, magari entrambi davanti ad una bella bottiglia di sakè caldo a casa mia...»


    Si voltò sorridendo verso il suo compagno di bevuta prima di riprendere nuovamente il discorso da dove si era interrotto.

    «Tornando al discorso principale... Tu credi quindi che avrei dovuto dare una seconda possibilità a mio padre? Di credere che in fondo, seppure celato dietro alla maschera del capo mafia sia sempre rimasto fedele al villaggio? A dispetto di quanto il villaggio stesso sostiene?»


    Il tono era voluamente inquisitorio, non tanto perchè volesse interrogare Raizen, quanto piuttosto perchè voleva avere la sua opinione, avere una sorta di confronto con lui, una sorta di guida sul come affrontare un'ambiente come quello, con il quale si era scontrato solo una volta e facendo appunto la figura del merlo.
     
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    Una volta ogni tanto








    Al primo commento dell’Uchiha, Raizen, tirò su un sopracciglio.

    Per una volta?
    Cocco, io sbaglio raramente.
    Oppure devo ricordarti a cosa ci ha portato la strategia di merda che avevate pianificato voi contro quegli abomini del cazzo?
    "oh Raizen ci manda tutti in culo perchè è una strategia del cazzo la nostra, ma non ascoltiamolo, meglio farci imprigionare come salami e rischiare la morte"


    Disse mentre puntava Atasuke con l’indice, una via di mezzo tra un ammonizione e una puntualizzazione, per poi lasciarlo continuare a parlare e tirare le somme sul discorso appena fatto dal Colosso.

    Ora non prendere alla lettera ogni parola che mi esce di bocca, cioè, sarebbe giusto farlo, ma siccome non siamo macchine ci si deve abituare lentamente.
    Si, sei stato un pirla, ma ciò che è fatto è fatto pensa a come potresti correggere l’errore.
    Per il resto, se avessi pensato che tu potessi tradire il villaggio, non ti avrei dato del merlo, di avrei dato dello stronzo coglione, ma non avendolo fatto la risposta direi che è chiara.


    Sorseggiò una tazzina di sake prima di riprendere a parlare.

    Riguardo il nukenin, se credi nel destino potrei anche dirti che hai ragione, ma in quel caso mi verrebbe semplicemente da darti un altro consiglio.
    Anziché aspettare che il destino ti metta davanti a delle domande attraverso uno sgradevole avanzo delle fogne di chissà quale villaggio usa il cervello e ponitele da solo.
    Oppure potresti scegliere di essere ottimista e dirti che in realà il nukenin, con una fontana di idiozie dello stesso spessore intellettuale e filosofico di una pisciata mattutina dopo una sbronza il sabato sera, ti abbia ispirato facendoti riflettere e al contempo maturare fino a porre in dubbio le tue recenti scelte.


    Annuì concludendo il ragionamento con un sorriso stiracchiato da bullo quale era.

    Riguardo tuo padre, beh, avrai capito come la penso.
    Partiamo da un presupposto. Per me la legge è solo una parola a cui il vocabolario da un significato errato.
    Con questo non voglio dire “ah, ecco arriva Raizen Ikigami il fighissimo fuorilegge che fa piangere i bambini al parco giochi” semplicemente dico che la legge è così volubile e corrotta da essere inutile.


    Girò lo sgabello, poggiando i gomiti sul bancone, mentre, dopo aver sorseggiato un altro po’ di sake indicò con la tazzina il monde degli hokage.

    Guardali, o meglio, guarda l’ultimo: Shika Nara.
    Hokage… lo conosci? Io si, ci ho fatto una missione insieme e mi è capitato di scambiarci qualche rapida parola.
    Ma tu? Tu l’hai mai visto l’hokage?
    Ad essere precisi neanche io l’ho mai visto.
    Cosa cerco di dire?
    Questo villaggio non ha regole, non ha un leader che le faccia rispettare è un cavallo imbizzarrito con uno stronzetto poco più che adolescente mezzo addormentato sulla groppa.
    E la mafia sai cosa è?
    Una siringata di dopanti dritta nelle chiappe.
    Il succo del discorso è che ciò che dice il villaggio non ha senso.
    Pensa al tuo nome, o meglio, pensa alla tua professione: ninja.
    Non ti fa già sembrare stupido affiancare la parola ninja alla parola legge?
    Siamo persone che si muovono costantemente nell’ombra combattendo per il villaggio e per le SUE leggi.
    Ma agire nell’ombra non è già FUORIlegge?


    Respirò a fondo, conscio del fatto che se quel discorso non fosse maturato nella maniera giusta dentro ad Atasuke avrebbe potuto farlo diventare un fastidioso sassolino dentro alla scarpa.

    Per far valere la legge del villaggio devi porti un obiettivo, che sia considerato giusto, tutto ciò che sta tra te e l’obiettivo è nell’ombra, e niente potrà definirlo fuori legge.
    Compreso questo si arriva al punto: che ti fotte di ciò che dice il villaggio o l’hokage ombra, se il tuo obiettivo è giusto?
    Vuoi smembrare la mafia? Vuoi riconciliarti con tuo padre?
    Allora fallo, niente te lo impedisce.
    Il villaggio di tuo padre sa solo una parola: traditore.
    Il resto per il villaggio è solo ombra.
    Ma tu sei, o dovresti essere un abile ninja, dovresti saperti muovere nell’ombra, no?


    Bene, a quel punto l’uchiha doveva essere discretamente confuso, e discretamente indeciso sulla strada da prendere.

    Per cui ti rigiro la domanda, secondo te IO avrei dato una seconda opportunità a mio padre?
    Ma ne aggiungo un’altra: perché l’avrei fatto?


    E con un gesto delle mani avrebbe passato la palla ad Atasuke, aspettando risposta mentre colmava nuovamente il suo bicchierino

     
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    Il Colosso riuscì a risvegliare un'interessante ricordo, citando ciò che era accaduto nei mesi precedenti sull'isola degli Abomini a sud del paese del riso.
    Atasuke dal canto suo non si lasciò influenzare, continuando con il discorso ed accontentandosi di sorridere un'attimo appena prima di riprendere con il discorso.
    Per quanto strano potesse essere, stranamente gli piaceva restare li a discutere con il colosso, anche se i toni da parte di quest'ultimo non si potevano classicamente definire "cordiali".
    Il discorso di Raizen, articolato nelle varie dirette risposte alle sue domande ed opinioni seguiva un chiaro piano e filava liscio come l'olio, anche se di tanto in tanto presentava delle incongruenze, come d'altronde faceva quello strano mondo che entrambi chiamavano casa.
    Giunti poi alla fine, alla domanda cruciale, il colosso decise di non rispondere direttamente ai quesiti, ma ponendo a sua volta le stesse identiche domande.

    "Per cui ti rigiro la domanda, secondo te IO avrei dato una seconda opportunità a mio padre?
    Ma ne aggiungo un’altra: perché l’avrei fatto?"


    °Quando fa così non so se odiarlo o apprezzarlo...°


    Pensò tra se lanciando un'occhiataccia al compagno, ma tradendo le sue emozioni con un sorrisetto che non riuscì a trattenere.

    «Sai? Mi stupisci... Davvero!»


    Rise, sorseggiando un'altro po dalla sua tazza di the che andava ormai terminando, segnando forse anche la fine del suo tempo a disposizione.

    «Un giorno sei un colosso, grande grosso e cattivo. Ed il giorno dopo ti dimostri essere forse il migliore amico che abbia mai avuto... E questo mi porta a pensare a due cose: O sei un'abile attore ed indossi sempre la maschera del duro... Oppure sei un'abile attore e stai riuscendo a fregarmi...»


    Rise ancora una volta, prima di ritornare ad essere serio tornando al discorso principe che era nato da quel confronto.

    «Bene... fatta questa premessa, onestamente ti risponderei: "Non ne ho Idea"... Tuttavia, valutando ciò che finora mi hai detto, probabilmente Si. Tu avresti dato una seconda possibilità a tuo padre... Probabilmente avresti anche seguito lo stesso percorso inserendoti a tua volta nella mafia per conseguire il tuo obbiettivo...»


    Si prese una breve pausa, come a meditare la seconda risposta: Il Perchè.

    «In merito al motivo... Beh, probabilmente perchè non ti saresti posto gli stessi problemi che mi sono posto io... Probabilmente te ne saresti altamente sbattuto dell'opinione altrui e non ti saresti posto nessun problema nel raggiungere il tuo obbiettivo... Ma questo forse è più il motivo per cui io non l'ho fatto... In merito alla questione del Kage, si, lo conosco ed ho anche avuto "l'onore" di combattere con lui in una missione per colpire l'edera... In quell'ocasione fui assegnato all'altro team, quindi interagii con lui solo durante la prima fase di infiltrazione, poi non lo vidi più. Seppi poi che lui ed il suo team erano stati catturati, a differenza del nostro che aveva portato a termine il suo compito...»


    Si prese un'ulteriore pausa per spezzare quel discorso, ormai virante al verboso e che si discostava dall'argomento principale.

    «Senza però divagare... In effetti credo di capire il tuo discorso... A semplice logica è difficile accettare il fatto che un'ombra possa collimare con la luce, seppur le due cose si completano e si equilibrano a vicenda...»

    °E questo mi riporta al tizio con la maschera che voleva farmi entrare nell'organizzazione segreta della Radice... Che anche Raizen sapesse di una cosa simile?°

    «Ma senza divagare nuovamente sulla questione, trovo alquanto divertente come tu e quel nukenin Kiriano abbiate fatto un discorso simile, anche se il suo era puntato alla distruzione dell'accademia quale fonte di guerra e morte... Ma tralasciando le parole di un nukenin filosofo... In ogni versione udita fino a questo punto, risulta chiaro un'elemento: L'importante è lo scopo, mentre il modo in cui si ottiene la risoluzione di tale scopo non è altro che ombra... Tuttavia... A questo punto mi viene da pensare... Ma se la si guarda sotto questo punto di vista, presupponendo come "giusto" l'obbiettivo di far cessare le guerre si giustificherebbe anche l'azione di un nukenin che vuole eliminare le guerre e che per farlo vuole sigillare tutti i demoni ed annichilire strutture come il nostro villaggio che con la guerra ci campano...»


    Si voltò nuovamente verso il suo colossale interlocutore per chiudere la sua riflessione puntandolo dritto negli occhi.

    «Quindi cosè che ci differenzierebbe dai nukenin e dai traditori? Il fatto che questi hanno tutti obbiettivi malvagi? Oppure piuttosto il fatto che non tutto quello che c'è tra noi e l'obbiettivo è solo ombra? Hai ragione quando dici che ciò che è stato, oramai è stato e che si può solo pensare a rimediare agli errori imparando da essi... Hai ragione nel dire che bisogna prendere in mano il proprio destino piuttosto che sperare in esso... Ed hai ancora ragione sul fatto che per il villaggio tutto ciò che è fatto per il bene delle sue "leggi" non conta e svanisce nell'ombra... Tuttavia io credo che ci siano delle regole che un'uomo deve seguire... Una sorta di codice morale se vogliamo.
    Io personalmente credo che sia questo, che ci distingue da un semplice nukenin senza valore o da un traditore... Il fatto che seppure nell'ombra continuiamo a seguire una luce, muovendoci si nell'ombra, ma senza perderci a nostra volta... Ed in effetti... Io credo di essermi perso in essa quella volta, ignorando completamente la possibilità che mio padre semplicemente stesse facendo ciò che noi regolarmente facciamo... Muoverci nell'oscurità...»


    Attese quindi un'eventuale risposta da parte del Colosso, che forse mirava proprio a mostrargli ciò che ora aveva ritrovato, o che forse puntava a ben altro. L'unica cosa certa era che in quel modo, da quella sorta di discussione, Atasuke ne era uscito rinvigorito, riacquisendo parte della sua passata forza di volontà, ma soprattutto riacquisendo quel suo antico obbiettivo: Trovare suo padre, anche se questa volta l'obbiettivo non era più quello di ritrovarlo e di riportarlo a casa, ma quello di ritrovarlo e confrontarsi a fondo con lui, preferibilmente in maniera verbale, per risolvere quella situazione che si era venuta a creare.
     
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    Ne Bianco, ne Nero

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    Non si poteva dire che quella fosse una chiacchierata triste, ma l’ultimo sorriso del Colosso non fu certo di felicità, più che altro soddisfazione.

    Il fatto che tu non riesca ne a rispondere alle mie domande e che io ti stupisca vuol dire solo una cosa: che faccio bene il mio lavoro.
    Vanti a parte non sto recitando quando do dei consigli mi piace farlo in maniera esaustiva, anche perché, come in questo caso, possono diventare motivo di vanto.
    E visto che mi piace vantarmi se posso calarmi in un circolo vizioso di vanto… mi ci calo.
    Dieci punti se capisci la frase senza che la ripeta.


    L’ultima goccia di sakè.

    Ma sappi anche che non fingo di continuo, per cui sono anche cattivo, questione di personaggio, non so se mi capisci.

    Guardò il bottiglino del sake, cercando al suo interno un rimasuglio che purtroppo non c’era, borbottò qualcosa riguardò la bontà ed il fatto che era troppo poco per poi poggiarlo nuovamente sul bancone.

    La risposta comunque è quasi del tutto corretta, ma visto che i particolari mancanti sono importanti quanto imprevedibili diciamo che sei ad un cinquanta e cinquanta, che non è poco. Anche se resta mediocre come risultato.
    Ma ne sono contento, dimostra che hai capito il discorso e che io ho tenuto le carte davvero importanti nel mazzo.
    Riguardo la luce e l’ombra invece diciamo che al ragionamento manca qualche dettaglio.
    Tu immagini la luce dell’obbiettivo troppo vicina all’oggetto che proietta le ombre che nascondono le sue azioni. Questo ti porta ad avere un ombra troppo netta ed è uno svantaggio, la penombra maschera ancora meglio se sai sfruttarla e sei consapevole delle sue potenzialità.
    Questo per dire che non c’è bianco e nero, non c’è mai stato e mai ci sarà, c’è sempre il bianco, il nero e tutte le sfumature di grigio che ci passano di mezzo.
    E più che l’occhio è acuto più che sono sconfinate.


    Fece un cenno con la mano chiedendo la presenza di uno degli impiegati del posto per farsi portare il conto mentre faceva una breve pausa per capire se qualcuno di loro l’aveva notato.

    Io considero sempre tutti e tre gli elementi, e non ho mai avuto problemini di sorta, ma ammetto che per maturare un buon equilibrio occorre esperienza e forse anche sofferenza.
    Ma a quanto pare soffrono tutti, per cui ti bastano le giuste esperienze.


    La domanda di Atasuke lo faceva sorridere, ciò che per lui era un bivio di estrema importanza per Raizen non era che un autostrada in discesa a senso unico.

    La cosa importante di questo tipo di cammino, se così vogliamo chiamarlo, è la volontà.
    Se la tua volontà è forte tende a diventare unica, se la tua volontà è unica non esiste nient’altro al di fuori di essa. Ciò vuol dire che tutto ciò che sta fuori ad essa è sbagliato.
    Quindi la risposta alla tua domanda è SI, potrebbe essere giusta anche la sua strada, se guardi il discorso dall’esterno e logicamente. Ma se lo guardi dal mio punto di vista è errato perché è il mio ad essere giusto e viceversa dal suo punto di vista.
    Quindi, cosa fa di due pensieri UNICI un pensiero giusto e uno sbagliato?
    Gli altri, il seguito, le pecore. Tutte le persone che si riescono a tirare verso la propria causa, gentilmente o no ha poca importanza.
    A questo punto, se i due pensieri sono potenzialmente entrambi esatti le pecore cosa decideranno?
    Di seguire un pastore che le porta al macello o di seguirne un altro che le farà vivere il più possibile?


    Fatta l’ultima domanda retorica fece una smorfia.

    Non tutto fila poi così liscio, certo, bisogna mettere in conto che nonostante la massa e la presenza o assenza degli appoggi, quell’UNICO pensiero potrebbe essere abbastanza forte da procedere senza alcun appoggio, sarebbe sbagliato, ma andrebbe comunque avanti.
    Capirai quindi che quando si è forti mentalmente e si è convinti e fiduciosi in se stessi la strada è soltanto una e non prevede deviazioni.
    Tutti abbiamo delle regole, ma tutti abbiamo regole differenti, a volte si possono incontrare, ma non daranno mai luogo ad un incrocio, bensì solo ad un cavalcavia.
    Direi che non ti resta che sperare di avere una seconda possibilità a questo punto.


    Aggiunse sorridendo mentre pagava il suo sake.

    Non aspettarti che paghi pure il tuo the, oggi ho già fatto il mio, eh!
    E non venirmi a dire che eri uscito solo per l’incendio e non hai portafogli perché per me resti qui a lavar piatti.
    Giusto per puntualizzare che sono cattivo.


    Gli passò lo scontrino facendolo strisciare sul tavolo per poi tamburellare sulla sua parte del conto.

     
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    ~Occhi nella pioggia~


    Le opinioni del Colosso erano interessanti ed Atasuke non poteva dal suo punto di vista ne condannarle ne farle sue a sua volta.
    Probabilmente Raizen aveva ragione quando commentava il punto di vista di Atasuke denotandone una differenza troppo netta tra luce ed ombra, tuttavia, Atasuke non era ancora in grado, e forse mai lo sarebbe stato, di essere altrettanti cinico e distaccato come il colosso da poter vedere una così sconfinata landa di grigi.
    Tuttavia, lasciò perdere il discorso, valutando che insistere oltre in quell'occasione non avrebbe portato a nulla, se non ad un'inutile perdita di tempo, senza contare che il suo compare ormai aveva finito di scolarsi il suo Sakè.

    "Non aspettarti che paghi pure il tuo the, oggi ho già fatto il mio, eh!
    E non venirmi a dire che eri uscito solo per l’incendio e non hai portafogli perché per me resti qui a lavar piatti.
    Giusto per puntualizzare che sono cattivo"

    «Uhhhh Quanta malvagità da parte tua»


    Rispose ironico estraendo alcune monete dalla tasca e lasciandole a sua volta sul conto prima di porgerlo nuovamente al titolare del locale o chi per lui stesse raccogliendo i soldi.

    «Dopo aver elargito tanti bei consigli mi mandi sulla bancarotta facendomi pagare il mio the... Credo che l'Hokage dovrebbe sbatterti in gattabuia per questo "Alto Tradimento"»


    Continuò rincarando la dose con una semplice risata.
    Risata che tagliò di netto suibito dopo, acquisendo uno sguardo decisamente più serio.

    «Comunque spero che quel tizio che ci fissa da quando siamo partiti da casa tua sia un amico tuo... Perchè mio non lo è di certo...»


    Se e quando Raizen si fosse voltato per vedere chi ci fosse alle sue spalle, oltre la strada, sotto la pioggia scrosciante avrebbe notato un tizio avvolto nella pioggia. Le uniche cose che si potevano notare di lui erano un nero mantello che ne copriva il volto con un colletto alto ed un sugegasa in testa decorato con dei lembi di stoffa come a celare quel poco che ancora si poteva vedere del viso, lasciando comunque intravedere gli occhi che continuavano a puntarli.
    Poco dopo un'altro tizio, più grosso del primo si fece vedere sbucando dalle ombre poco distanti. Questo oltre al vestiario identico al compare palesava l'impugnatura di una grossa spada che spuntava da sopra alla sua spalla destra, segno che quella cinta a tracolla doveva essere il fodero che reggeva lo spadone.
    Qualunque cosa volessero quei due, di certo non si trattava di una qualche convocazione pacifica o comunque erano ben preparati anche per un'eventuale scontro.

    «Bene... Pare che questi due stiano proprio cercando noi... Che dici? Andiamo a vedere cosa vogliono?»


    Si alzò quindi dallo sgabello aspettando segni dal suo compare prima di dirigersi fuori salutando cordialmente i dipendenti dei quel chioschetto.
     
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    Sake per quattro







    Atasuke era una di quelle persone a cui l’umorismo aveva fatto il cattivo tiro di passarle davanti e non preoccuparsi minimamente di concedersi minimamente.
    Lo schiaffo che il Colosso si diede sulla fronte fece eco a quello della Volpe.

    Questo è tra i peggiori, solo il topino di kiri lo supera, ma quello neanche ci provava e quando lo faceva era

    Questo è tra i peggiori, solo il topino di kiri lo supera, ma quello neanche ci provava e quando lo faceva era



    più patetico di uno stitico che diventa dissenterico senza trovare un cesso su cui sedersi.

    più patetico di uno stitico che diventa dissenterico senza trovare un cesso su cui sedersi.



    Il gesto venne mascherato con una grattatina alla testa, di quelle distratte, mentre si girava a guardare gli individui indicati da Atasuke.

    Beh, a me non va poi troppo di bagnarmi onestamente, soprattutto ora che il sake mi ha dato un piacevole tepore.

    Disse mentre affilava lo sguardo cercando di comprendere qualcosa dei due individui, il Colosso odiava essere alla mercé di qualsiasi creatura al mondo, anche per le cose più piccole e stupide.

    Immagino vogliano me, ma se così fosse ora che sanno che li ho visti si avvicineranno, diciamo che è un segnale senza segnali.
    Puoi sederti nuovamente, pare che sia arrivato il momento della tua scelta, ma dovremmo essere cauti.
    Per cui, poggia educatamente le tue chiappette e fai diventare quel gesto ossequioso oltre che inoffensivo più di quanto non sia.
    Vedrai, avanzeranno.


    Si rivolse poi ai proprietari del chioschetto.

    Altro sake, ma con 4 tazzine.

    Un invito più che palese, considerando che li dentro al momento non c’era nessun’altro a cui offrire il delicato alcolico.
    Probabilmente l’oste aveva bestemmiato qualcosa, ma pareva che la sua professionalità gli avesse suggerito di fare scorte della bevanda, evitandogli un’altra acquata sulla testa.
    Il duo avanzò.

     
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    ~黒い蓮 - Il Loto Nero~


    Raizen appariva convinto del fatto che stessero proprio cercando lui, tuttavia, preferì rimanere seduto ad aspettare che i due figuri si avvicinassero, piuttosto che andare lui da loro inzuppandosi d'acqua.
    Invitò quindi Atasuke a sedersi nuovamente ad attendere con lui quella specie di incontro, ordinando nuovamente del sakè, questa volta per tutti e quattro, forse per “gentilezza” o forse proprio per far capie ai due che li avrebbe attesi li senza smuoversi di un millimetro.

    «Spero che tu abbia ragione, comunque sono certo di non voler sapere dove puoi aver raccattato degli amici così... Anzi no... Dimmelo, così evito di farci un giro»


    Rispose alle parole del colosso con tono calmo e pacato sedendosi nuovamente al suo posto e accennando una sorta di saluto cordiale con il capo verso i due neri figuri.
    Notando poi le ben celate bestemmie del titolare, Atasuke si prese la libertà di ringraziarlo ancora per la cortesia, scusandosi per il disturbo arrecato. In effetti l'ora pareva farsi tarda e magari quel povero diavolo stava giusto sperando di chiudere per tornarsene a casa dalla sua famiglia.

    […]


    I due ci misero un po prima di muoversi, come a voler attendere imperterriti l'arrivo del colosso, tuttavia, forse stanchi dell'attesa, dopo essersi scambiati un cenno con il capo si avvicinarono a passo particolarmente lento e, dato lo scenario, minaccioso.

    °Speriamo solo che questi due non stiano cercando rigne... Mi dispiacerebbe parecchio danneggiare questo chiosco e preferirei di gran lunga risparmiarmi un'inutile scontro°


    Pensava tra se mentre i due figuri si approcciavano al chiosco.
    Raggiunto il limitare dello stesso, i due si fermarono, posizionandosi tra Atasuke e Raizen, ma senza “entrare” venendo al riparo dalla pioggia. Il più “piccolino” era alla sinistra di Raizen, mentre quello più grosso era alla destra di Atasuke, ed entrambi puntavano il loro “bersaglio”.

    «Immagino che abbiate qualcosa da dirci, o mi sbaglio?»


    Aprì Atasuke rivolgendosi al grosso continuando a mantenere la calma ed un tono quasi annoiato dalla loro presenza.

    "Forse... Tutto dipende da chi siete voi..."


    Rispose sibillino il piccolo spostando momentaneamente il suo sguardo su Atasuke per poi tornare a Raizen.

    «Interessante... Quindi ci stavate seguendo senza nepure sapere chi siamo? Buono a sapersi... Tuttavia, non vi pare che tra tutti e quattro forse voi dovreste essere i primi a fare le presentazioni? In fondo non siamo noi quelli che devono recapitare un messaggio e che se ne vanno in giro a volto coperto...»


    Una flebile risata, più simile ad uno sbuffo uscì dalla bocca del grosso, mentre con aria “sorridente” il piccolo si voltò nuovamente verso Atasuke risponendogli con lo stesso tono di poco prima.

    "Che ironia... Tu che chiedi ad due uomini mascherati chi essi siano... Ti facevo uno Shinobi, non un cretino..."



    Senza perdere la calma, ma ridendo alla “battuta” del piccolo, Atasuke rispose un'ultima volta, nella speranza che i due volessero rivelare un minimo del perchè fossero li.

    «Touchè amico mio... Ma chi tra noi è più cretino? Quello che se ne sta al caldo a bersi il suo sakè punzecchiando un tizio in maschera o il tizio in maschera che ha seguito per ore sotto la pioggia uno sconosciuto nella speranza che fosse proprio chi sta cercando, inzuppandosi come un'idiota?»

    °E questa volta il punto è mio...°


    Pensò mentre si disegnò una smorfia sul volto del piccolo, evidentemente indispettito dalle parole dell'Uchiha dopo quel primo scambio di punzecchiature.
    Dopo una breve pausa, tuttavia, queti riprese a parlare, questa volta rivolto ad entrambi.

    “Chi di voi è Raizen?”


    Attese quindi una risposta da parte di uno dei due, per poi consegnare a chi di loro si fosse presentato come Raizen un piccolo fazzoletto, contenente una monetina di legno su cui era stampato il disegno di un Loto Nero.

    “Il capo ti manda questo messaggio. Il Loto Nero è fiorito.”


    Concluse rimanendo in attesa di una risposta.
     
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    Diatribe






    Raizen non intervenne durante lo scambio di battute tra i due, si ripiegò lievemente su se stesso, poggiando una mano sulla fronte per poi massaggiarla tra indice e pollice, borbottando qualcosa che pareva aver a che fare con l’incoscienza.
    Quando chiesero chi fosse Raizen il Colosso decise di tagliare corto quella faccenda, gli piacevano le entrate ad effetto ma dopo quel battibecco aveva perso la voglia.
    Alzò la mano, annoiato.

    Siete due schiappe.
    Dite al vostro mandante che ci servirà un VERO esperto in veleni e uno hyuuga.
    Se possibile anche qualcuno con l’arte del quarto, ma è opzionale.
    Immagino che la fioritura sia stata stimolata da un’accurata ispezione di tutte le radici dell’edera.
    Detto questo fategli un piccolo accenno riguardo al figliol prodigo.
    Potete andare.


    Una volta allontanati i due Raizen si sarebbe voltato verso Atasuke.

    C’è qualcosa che non quadra in te.
    Ora, quelli erano qui per parlarti, ma se così non fosse stato cosa gli avrebbe impedito di spiccarti la testa dal collo per capriccio.


    Tese l’indice e lo puntò sulla fronte di Atasuke, per poi far scattare il braccio verso di essa in un movimento repentino difficilmente osservabile per il suo attuale livello [vel nera + 4] ma si sarebbe fermato prima di toccarlo.

    L’avresti schivato?
    Forse la prima volta, forse la seconda.
    Ma, prima o poi, saresti finito impalato da un dito.


    Aggiunse mentre del chakra elettrico fluiva sul dito andandosi a piantare senza la minima difficoltà sul bancone, trapassandolo.

    È singolare una cosa, il colore nero, che spesso indossi, è quello di chi vuole nascondersi, passare inosservato, eppure con i comportamenti che assumi sarebbe più adatta una fantasia psichedelica munita di prismi per colorare anche la luce che rifletti.

    Si alzò dal suo sgabello.

    Pare comunque che avrai presto la tua possibilità, verrai contattato in qualche modo da qualcuno, o da me, tieniti pronto.
    E soprattutto, se io sono uno dei migliori ninja del villaggio, non è perché sono uno stronzo sfacciato e arrogante, ma perché so quando e con chi farlo.
    Impara a valutare chi potresti avere davanti.


    Disse alzando nuovamente l’indice.

    O il prossimo dito potrebbe non essere gentile come il mio.
    Ci vediamo.


    Uscì dal baretto, attivando un particolare flusso di chakra che lo rendeva impermeabile, impedendo alla pioggia di infradiciarlo nuovamente. Poteva fare anche quello, si, ma durante l’incendio della fucina l’aveva totalmente dimenticato.

     
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  15. Asgharel
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    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    ~Il Saluto del Demone~


    Alla fine della fiera, rimase chiaro che Raizen in qualche modo conosceva quei due, anche se forse non propriamente di persona, ma sapeva comunque di cosa stessero parlando.
    Quando poi i due ebbero ricevuto la loro risposta, Atasuke li avrebbe semplicemente salutati con un cenno della mano prima di lasciarli andare, ma senza sprecare inutilmente altro fiato.
    Nonappena i due fossero usciti dal campo visivo, Raizen fece partire un'ulteriore “ramanzina”, sempre che di una ramanzina si trattasse. Gli puntò il dito verso la fronte e con velocità quasi inumana lo scaglò verso la sua faccia. Atasuke, conscio di non essere in grado di schivare una tale velocità decise di rischiare rimanendo fermo immobile e per sua fortuna il dito si fermò poco prima, lasciando solo che lo spostamento d'aria generato gli smuovesse i capelli.
    Da quella distanza minima non aveva alcun problema nell'osservare le piccole scariche elettriche che fluivano lungo le dita del colosso e poteva addirittura osservarne i piccoli archi tracciati dalle scariche azzurrine.
    Continuò a tacere anche quando Raizen scaricò la sua tecnica sul bancone perforandolo come burro.
    Atasuke rimase fermo, immobile e silenzioso. Non per paura, ma per rispetto ed anche un po per cipiglio.

    “È singolare una cosa, il colore nero, che spesso indossi, è quello di chi vuole nascondersi, passare inosservato, eppure con i comportamenti che assumi sarebbe più adatta una fantasia psichedelica munita di prismi per colorare anche la luce che rifletti.”


    Rise velatamente lasciando appena intravedere i denti ma senza dischiuderli.

    «Vero... Ma come credo rammenterai... Sai che so nascondermi molto bene quando VOGLIO farlo... Certo, forse potevo evitarmi qualche frecciatina, ma in questo caso ho preferito non essere troppo riverente. Forse ho fatto un'errore o forse no... Non sottovalutare troppo la mia capacità di discernimento...»


    La sua non voleva essere una scusa, ne una sorta di sfida, quanto piuttosto una semplice e pacata constatazione suglie eventi appena intercorsi. Certo, Raizen era decisamente più esperto dell'ambiente in cui si stavano infilando e li Atasuke era poco più che un novellino. Ma a discapito del grado, Atasuke non poteva essere considerato un semplice novellino...

    “Pare comunque che avrai presto la tua possibilità, verrai contattato in qualche modo da qualcuno, o da me, tieniti pronto.
    E soprattutto, se io sono uno dei migliori ninja del villaggio, non è perché sono uno stronzo sfacciato e arrogante, ma perché so quando e con chi farlo.
    Impara a valutare chi potresti avere davanti.”


    °Certo che l'arte dell'ascolto non è da tutti... Vabbè, probabilmente sa cose che io non so°

    “O il prossimo dito potrebbe non essere gentile come il mio.
    Ci vediamo”


    «Ci vediamo Raizen...»


    Salutò il colosso senza alzarsi dallo sgabello. In fondo era rimasta altra roba da pagare ed un danno da risarcire, quindi Atasuke sarebbe rimasto ancora un po bevendosi un po dell'ultima ordinazione, scusandosi dell'accaduto e meditando sul da farsi.
    Intanto la pioggia continuava a battere...

     
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