Hankachi-Otoshi

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Y Danone
    Posts
    8,528
    Reputation
    +561

    Status
    Anonymous

    R I D D L E:
    You have to learn the rules of the game. And then you have to play better than anyone else.

    3 ... 2 ... 1 ...!!!




    divisore




    Quella in cui Atasuke Uchiha si svegliò, schiudendo gli occhi al tocco dei raggi del sole che filtravano dalla finestra, era una splendida mattina di inizio primavera. Erano le otto in punto, né un secondo in più, né un secondo in meno.
    Il cielo terso, picchiettato da una scia di nubi color panna, accompagnava come un maestro di musica esperto i canti degli uccellini risvegliati dai loro nidi mentre il vento, solo pochi mesi prima dispettosamente tagliente e freddo, stava cominciando a scaldarsi, portando con sé il profumo dei fiori appena sbocciati e dell'erba rinfrescata dalla rugiada del mattino.
    Era perfetto. Un giorno perfetto. Forse non ce n'erano mai stati di migliori negli ultimi anni, addirittura –avrebbe forse pensato il giovane Chunin.
    Fuori dalle imposte della sua finestra il Villaggio sonnecchiava ancora, come spesso capitava con l'arrivo di una nuova stagione, ma lui si sentiva così pieno di energie da sapere di non aver tempo da perdere. Come aveva imparato da quando era divenuto Guardiano delle Mura di Konoha, onorevole membro della Polizia di Villaggio, la mattina poteva offrire molte opportunità da non lasciarsi sfuggire, ed era incredibile quanto si poteva realizzare prima delle nove del mattino, in effetti. E lui, di cose da realizzare, ne aveva di certo moltissime... e se anche così non fosse stato, in una giornata talmente meravigliosa, come poteva non trovarne?
    Già, come poteva?


    … Asobimashoka? ♥




    La scritta gli sarebbe apparsa di fronte agli occhi un secondo dopo in cui lui avesse aperto la porta di casa per gettarsi nelle vie del suo amato Villaggio, pronto a godersi il profumo della primavera nel suo massimo momento. Incisa nel terreno del suo giardinetto con una calligrafia infantile un po' tremolante, l'unica cosa che dava a intendere la sicurezza delle intenzioni era il cuoricino accanto al punto interrogativo, disegnato con una cura da perfezionista.
    “Giochiamo?”
    La “a” dell'inizio domanda pendeva un po' troppo pericolosamente verso destra, ma stranamente la “S” della metà andava nella direzione proprio opposta, quasi fosse stata scritta da una mano diversa, con diverse intenzioni e aspettative. L'unica parte dritta di quell'invito era il punto interrogativo, che combaciava perfettamente nel suo centro con armonia.
    […] C'erano svariati motivi per cui Atasuke sarebbe potuto rimanere interdetto di fronte a quel messaggio, e il primo di questi era certo la scarsa intimità con chicchessia al Quartiere in cui viveva perché qualcuno dei suoi membri si permettesse di rovinargli il giardino di casa in quel modo bislacco.
    Chi poteva essere?
    La domanda, per quanto lecita fosse, parve però non essere quella che il giovane Shinobi si sarebbe dovuto porre, perché a dispetto della risposta che egli si fosse dato, nel momento in cui avesse compiuto un passo avanti qualcosa alla sua destra, schizzando con velocità dalla chioma dell'albero del giardino dei vicini, si sarebbe piantato di fronte a lui.
    Una freccia rosa, su cui era legato un foglio...
    … che senza il minimo tocco si sarebbe aperto, srotolandosi per terra in modo plateale e ostentato di fronte all'unico destinatario.
    Per quanto irreale questo avrebbe potuto apparire, sarebbe stato del tutto inutile che il Chunin cercasse di buttarsi verso l'albero di serenella per tentare di catturare il responsabile di quell'irritante giochetto: non avrebbe trovato assolutamente nessuno. Nessuna traccia, nessun odore, nessun piccolo indizio. In compenso, però, si sarebbe beccato un sasso dritto dritto sulla fronte.
    Come il sasso sarebbe arrivato a colpire lo Shinobi, a dispetto dei suoi riflessi invidiabili e della sua raffinata qualità di percezione era pressocché un mistero. Che adesso, però, cominciava a farsi vagamente preoccupante.
    Non rimaneva altro da fare che leggere il contenuto del messaggio:


    Guarda il Sole. Guarda l'ombra.
    La sfera è tonda!

    Corri, corri.
    Non c'è tempo.

    Cerca il posto in cui il Drago,
    senza indugio,
    il serpente incontra.

    Ecco la direzione!
    C'è solo una soluzione!

    Dove guardi?
    Chi scorgi?
    Il sole già punta,
    l'ora è ormai giunta,
    riesci a capire?

    Due zampette,
    due codine,
    due, due, due!

    Tic, toc, tic, toc!

    ...emh, hai capito vero?!




    Il rotolo era di carta sbiadita, abbastanza vecchia da crederla di una generazione passata, ma disegnata con una cura tale da far dimenticare quel particolare.
    Accanto alla scritta, segnata con inchiostro azzurro vicino ad un cerchio tondo separato in dodici spicchi -nella cui perfetta metà vi era un sole- c'erano diversi disegni di foglie, fiori e stelle, che accompagnavano con un certo buon gusto di stampo due-cinque anni “l'affresco” originale: un drago che ballava stretto stretto ad un serpente, legato ad esso per mezzo di un filo di cotone.
    Entrambi gli animaletti erano vestiti a gran festa, il primo con un kimono maschile elegante e ben curato, il secondo, un po' più trasandato, doveva essere una femmina perché indossava un kimono da donna variopinto e potenzialmente meraviglioso, ma messo irrimediabilmente male. In effetti c'era qualcosa di strano in quella coppietta... il draghetto era reso “bellissimo” da una corona di cuori e diverse stelline che lo facevano brillare come il sole (da non dimenticare anche una distesa di fiori tutti sbocciati sotto gli artiglietti), ma il serpente aveva invece ben due fuochi fatui attorno alla testa e una risatina scritta in un Hiragana tremante alle spalle.
    […] La Signora Serpente doveva essersi guadagnata lo spregio di qualcuno, a quanto pareva.
    A prescindere dall'interpretazione del disegno, comunque, il contenuto del foglio era un indovinello da bambini, tipico della tradizione e pertanto abbastanza intuitivo, scelto evidentemente con poca attenzione, o forse con un'attenzione che pretendeva la giusta risoluzione e il conseguente inizio del gioco. Il resto del contenuto, però, diventava enigmatico. E irritante. Soprattutto la frase “hai capito, vero?” quasi chi avesse scritto dubitasse dell'intelligenza dello Shinobi a risolvere la questione.
    Benché la pazienza di Atasuke Uchiha fosse proverbiale in tutto il Villaggio della Foglia, come avrebbe reagito arrivati a quel punto? Avrebbe cercato di arrivare a capo della vicenda, oppure no?
    Con ogni probabilità, si...
    … e non perché egli avesse probabilmente una reale intenzione a farlo, ma perché sul fondo del foglio, avvolta attorno ad una foglia verde, vi era una ciocca di capelli.
    Erano capelli di uno splendido castano, setosi e ben curati, brillanti alla luce del sole del mattino. Quel ciuffo cominciava già a disperdersi, e se lo Shinobi avesse cercato di prenderlo in mano questo si sarebbe semplicemente perduto nel vento, lasciando dietro di sé solo un soave profumo di fiori...

    Ecco.
    Ora la questione cominciava a cambiare.

    Sotto alla foglia, circondato da un cerchio di punti esclamativi, c'era un altro messaggio.

    Sbrigati.





    divisore




     
    .
  2. Asgharel
        Like  
     
    .

    User deleted



    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    ~Giochi da Bambini~


    Una mattina di primavera, ma soprattutto una delle rarissime mattine di una giornata libera.
    Il sole splendeva già nel cielo quando Atasuke si svegliò ma era un'altro il pensiero che ne affollava la mente: “Quello era un giorno libero”
    Con la dovuta calma si alzò, fece colazione in maniera frugale, in fondo non aveva motivo nel lanciarsi in elaborati esperimenti ne aveva voglia di passare gran parte del suo giorno libero a cucinare. Aveva ben altri progetti e propositi per quella giornata, tra i quali magari anche andare a spendere parte del suo stipendio al mercato.
    Terminato quindi le prime faccende della mattinata aprì la porta di casa, pronto per uscire e svolgere le altre attività che aveva in mente. Tuttavia, qualcosa sembrava volergli impedire di seuire quel calmo e pacifico piano.

    °E questa da dove sbuca?°


    Pensò mentre il suo sguardo dubbioso si poneva su quella scritta. Certo, sembrava quasi uno scherzo o un gioco di qualche bambino e la calligrafia stessa sembrava assecondare tale tesi, tuttavia, c'era qualcosa che non quadrava.

    °La scritta mi sembra strana, come se fossero state due persone a scrivere piuttosto che una sola... Probabilmente si tratta di due bambini... Anche se quel cuoricino mi lascia perplesso... Eppure non ricordo di conoscere persone che potrebbero fare una cosa del genere... tranne forse Shizuka...°


    Era quasi ironico pensare al perchè la primissima ipotesi che la sua mente elaborò era proprio Shizuka, come nel 90% delle situazioni più anormali, seppur non letali, in cui finiva per imbattersi quando si trovava al villaggio.
    Ipotizzando quindi un semplice scherzo, decise di non darci troppo peso. In fondo aveva già altri progetti per la giornata e non aveva voglia di spenderla in qualche sciocco gioco, nonostante l'esplicita domanda che marchiava il suo ingresso.
    Tuttavia, non ebbe tempo di allontanarsi che una freccia gli si conficcò davanti ai piedi. Non ebbe problemi con la coda dell'occhio a scorgere da dove questa era partita e senza neppure porsi il minimo problema si fiondò contro l'albero dei vicini, pronto a catturare il misterioso, o la misteriosa autrice di tali scherzi. Certo non aveva intenzioni violente, ma voleva prendere il simpaticone prima che gli rovinasse il resto della giornata.
    In un lampo piombò sull'albero ma non vi trovò nessuno, nessuna traccia, nessun segno del passaggio di nessuno. Nulla.
    L'unica cosa che trovò fu un sassolino che battè sul suo coprifronte, quasi come se qualcuno stesse in qualche modo sfidandolo a partecipare a quel gioco.

    °Ok, ora la situazione si fa più pesante... Non ho idea di chi ci sia dietro a questo scherzo, ma non la passerà liscia, neppure fosse Shizuka stessa! Anzi... Se è Shizuka stavolta giuro che mi sentirà, oh se mi sentirà!°


    Pensò tra se osservandosi attentamente attorno e tornando alla freccia dove notò che c'era un messaggio legato alla stessa.
    Lo prese tra le mani e lo analizzò con cura, notando la qualità particolare della carta, apparentemente vecchia e ne osservò il contenuto. Da una parte c'era una scritta, sull'azzurro, mentre dall'altro vi era un cerchio, diviso in dodici spicchi al cui centro svettava il sole, per certi versi una versione simile ad una rappresentazione dello zodiaco, ma senza gli animali rappresentati nelle dodici case.

    °Guarda il Sole. Guarda l'ombra. La sfera è tonda!°

    °… E fin qui nulla di nuovo...°

    °Corri, corri. Non c'è tempo.°

    °Questo qualcuno tanto giocoso sembra intenzionato a mettermi fretta... o è una sorta di minaccia?°

    °Cerca il posto in cui il Drago, senza indugio, il serpente incontra.°

    °Il posto dove il drago incontra il serpente? Che cosa intenderà dire...°


    A quella scritta il suo sguardo si portò in basso, verso il fondo del foglio dove erano rappresentati un drago ed un serpente, vestiti a festa, anche se i due, per quanto vicini e legati da un filo, apparivano quasi provenire da due ambienti completamente differenti, o perlomeno, la miriade di dettagli aggiunti lasciavano intendere che il drago era molto amato mentre il serpente era a dir poco malvisto.

    °Dove guardi? Chi scorgi? Il sole già punta, l'ora è ormai giunta, riesci a capire?°

    °Quindi è questo il punto...°

    °Due zampette, due codine, due, due, due!°

    °Ora direi che mi è tutto chiaro, oppure, se mi sono sbagliato, beh... Shizuka saprà di certo darmi spiegazioni°



    Terminato di elaborare il contenuto, scorse il resto del foglio, rimirando nuovamente il disegno per poi soffermarsi su di una foglia, posta proprio al limitare della pergamena vi era una piccola ciocca di capelli castani, avvolta da una foglia verde. Provò a prendere quei capelli, come se in qualche modo la cosa potesse aiutarlo a capirne qualcosa, ma vide solo che nel vento si disperdeva, scoprendo un'altra scritta sotto alla foglia: SBRIGATI!

    °Questi capelli... sembrano quelli di Shizuka... Possibile che possa in qualche modo essere in pericolo?°


    Temendo per il peggio, forse stupidamente, partì alla carica. A questo punto non era più sicuro del fatto che quello fosse solo un semplice scherzo. Forse era comunque una macchinazione ordita da Shizuka o magari dal cuginetto che voleva in qualche modo tendergli un'imboscata, probabilmente ancora in qualche modo offeso nei suoi confronti dopo quanto accaduto a villa Kobayashi, o forse c'era qualcosa o qualcun'altro dietro. Qualunque fosse la verità poteva slo fare una cosa, andare avanti, cercare altri indizi e provare a trovare una risposta, anche a costo di giocarsi il tanto agognato giorno libero.
    Se non aveva maleinterpretato il disegno e le parole, il cerchio doveva rappresentare l'orologio del sistema tradizionale, ormai non più in uso da parecchio tempo, inoltre il punto di incontro tra il drago ed il serpente indicavano all'incirca le nove, o potenzialmente qualche minuto prima a seconda dell'ora esatta dell'alba. Ad ogni modo, l'unica cosa che poteva puntare in qualche direzione a quell'ora poteva solo essere il sole e quindi, decise di seguire tale direzione, nella speranza di trovare qualche altro indizio, o al peggio avrebbe ripercorso la strada verso la villa di shizuka, dove avrebbe verificato gli impegni della giovane.



    Edited by Asgharel - 24/3/2015, 20:55
     
    .
  3.     Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Y Danone
    Posts
    8,528
    Reputation
    +561

    Status
    Anonymous

    P E N A L T Y:
    Sometimes by losing a battle you find a new way to win the war.

    Atasuke Uchiha's game




    divisore




    Benché fosse così presto, fuori dai quartieri residenziali la vita di Villaggio era già attiva.
    Il mercato brulicava di negozianti e mercanti che allestivano i propri banchi nel modo più allettante, o si accingevano a pulire i vetri dei propri negozi già aperti da abbastanza tempo da aver accumulato polvere sugli zerbini d'ingresso. Donne con gonne svolazzanti e corpetti di tessuto colorato si sistemavano i capelli portando sotto braccio ceste di bamboo intrecciato ricolme della mercanzia della propria attività, e per quanta attenzione facessero di tanto in tanto urtavano uomini che trasportavano scatole e casse che tiravano fuori dai magazzini o scaricavano dai carri venuti dall'esterno. Qualche bambino piuttosto mattiniero, con un coprifronte di panno fatto a mano, correva serpeggiando tra la folla di venditori e qualche cliente ancora intento a sbadigliare, facendo alzare rimproveri e urletti femminili.
    «Buongiorno Atasuke!» Cinguettò una vocina delicata. Una ragazza dai capelli scuri molto corti e mossi, sorrise in direzione del guardiano quando lo vide delinearsi all'orizzonte. Portava dei grandi occhiali dalla montatura leggera e un adorabile vestitino rosa tutto balze che la facevano sembrare una creaturina silenziosa, posata e timida... un'idea che non poteva che essere accentuata da come la ragazza arrossì guardando lo shinobi. «Sei di corsa stamattina...» Disse mentre l'Uchiha passava a diritto. «...emh, buona giornata.» Gemette quando lui sarebbe passato avanti, sospirando. Alle sue spalle una ragazza, molto simile a lei nei lineamenti, le mise una mano sulla spalla, scuotendo la testa.
    Invero Kyoko non fu l'unica a salutare il giovane guardiano delle mura. In diversi lo fecero, conoscenze che il ragazzo aveva acquisito con la sua buona e giusta vita di villaggio, o semplicemente per il suo lavoro che gli imponeva di conoscere molti più volti di un normale cittadino. Non importava quanto fossero occupati, molti smettevano di fare il proprio lavoro per salutare lo Shinobi, e anche se la maggior parte di questi erano ragazze dagli occhioni da cerbiatto, molti altri erano uomini di ogni età.
    «Ehi ragazzo!» Tuonò improvvisamente una voce quando lo shinobi si affacciò nella seconda strada della via principale del villaggio. Proveniva dall'alto e forse quella collocazione particolare sarebbe bastata a fermare per qualche istante l'incedere del ninja. «Non c'è tregua per i buoni cittadini, a quanto pare! Ogni volta che ti incontro corri da qualche parte!» Un uomo, in piedi sul tetto di un'abitazione a tre piani, si mise a ridere sconquassando la sua panciotta abbondante. «Che problemi hai stamattina, ragazzo?»
    «Smettila di parlare tanto e scendi di lì, papà!»
    Tuonò una ragazza uscendo da un negozio di ferramenta al pianterreno, battendosi le mani sul grembiule. Avrà avuto circa ventitrè o ventiquattro anni. «Quando capirai che non sei più un ragazzino?!»
    Non erano Shinobi ed era evidente dalla difficoltà che l'uomo stava impiegando per togliere da una finestra nel tetto una grossa cassa di legno. Sudava copiosamente.
    «La porta della soffitta è bloccata, sono cadute tre casse di ferro e martelli a bloccarne l'apertura, se non entro da qui chi pensi che assortirà il negozio oggi, Kuki?» Borbottò il ferramentaio, alzando gli occhi al cielo.
    La situazione poteva forse apparire impensabile ad uno straniero, ma agli occhi di Atasuke, che aveva visto in prima persona i disastri che l'attacco terroristico di Konoha aveva provocato, non sarebbe sembrato nient'altro che una triste normalità. Molte famiglie avevano perduto le loro case, i loro negozi e anche i loro magazzini. Costretti a trasferirsi con il poco che era rimasto loro, si erano accontentati di ciò che avevano trovato, facendo entrare tutto in singole abitazioni, spesso aprendo le proprie case allestite come negozi per non smettere di mandare avanti la vita di Villaggio. Nulla di cui stupirsi, dunque, se quell'uomo avesse riposto in soffitta le casse che avrebbero dovuto stare in magazzino. Forse non aveva più un magazzino.
    Per quanto il tempo passasse i segni dei problemi di Konoha erano ancora forti.
    «Chiameremo qualcuno!» Rispose Kuki, sospirando e alzando gli occhi al cielo...
    … ma non ebbe il tempo neanche di pensare al nome di chi.
    Improvvisamente l'uomo si drizzò di scatto, con un'espressione incredula sul volto.
    «AH!» Urlò, allibito. «MA CHE DIAV...» Gemette ancora prima che il suo piede sinistro slittasse pericolosamente verso il basso, trascinandolo giù. La grossa cassa che con fatica teneva tra le braccia venne letteralmente sbalzata in avanti, come se qualcuno l'avesse spinta da dietro le sue spalle, e con una velocità aumentata dall'altezza dell'edificio e dal peso del contenuto, cadde in direzione della ragazza, la quale, con le mani al viso e il panico negli occhi, stava urlando.
    Con una cassa che rischiava di nuocere a qualcuno e un uomo che a malapena si reggeva alla grondaia, scalciando come se così potesse tenersi meglio in equilibrio, Atasuke Uchiha come si sarebbe mosso? Cosa avrebbe fatto? Chi avrebbe salvato?

    Era ovvio...
    ...o meglio, era ovvio per chi aveva ordito quello che si capì ben presto non essere una semplice fatalità.
    Quando tutto sarebbe finito, difatti, sopra la cassa che era caduta, il Chunin della Foglia avrebbe potuto scorgere un foglio. Questo, di carta più nuova rispetto a quella ricevuta poc'anzi e certo scritta in modo molto più sbrigativo, tanto da non presentare neanche la peculiarità del diverso tratto, era appiccicata al legno con una foglia dello stesso tipo di quella che aveva contenuto la ciocca di capelli castani...

    Stupido, stupido, stupido.

    Come puoi seguire il sole?!
    I tuoi occhi diverranno ciechi!

    Sciocco, sciocco, sciocco!

    Chi l'indovinello scopre,
    l'indovinello risolve,
    penalità a chi non lo fa!

    Dovevi dirlo, dovevi farlo,
    scemo, scemo, scemo!

    Non hai preso nessuna decisione,
    la tua indole è priva di precisione,
    imparerai che chi cerca di evitare,
    in corso ad un problema finirà per inciampare!

    Non agire sperando,
    che qualcosa accadrà,
    fallo sapendo,
    che sicuramente vincente ti farà!



    ...scritto in Hiragana di china azzurra, il messaggio recitava a grandi lettere il verdetto della prima prova, il quale non sembrava essere a sua volta un indovinello, ma una semplice resa dei fatti. E Atasuke Uchiha avrebbe presto capito che tipo di “fatti” erano.
    La scrittura era tremolante, tracciata da una mano poco esperta, eppure al contempo ricca di personalità come il precedente messaggio invece non era stato: le lettere di semplice Hiragana erano ampie e si arricciavano sin troppo, aprendosi in virtuosismi che sembravano parlare chiaro circa chi avesse o meno ragione in quella faccenda. Sembrava un bando di giustizia d'altri tempi che enunciava la pena di un malvivente, eppure era evidente dalle esitazioni su alcune parole un pò più complicate di altre che non poteva essere stata una persona con una grande esperienza e scolarizzazione a scrivere il messaggio. Nonostante ciò, tra tutti quei riccioli e titubanze tremanti, non ci sarebbe stato niente di strano se non il contenuto stesso del biglietto...
    ...questo era quello che con ogni probabilità avrebbe pensato lo Shinobi. Ma si sbagliava, e lo avrebbe capito solo dopo aver letto l'ultima parola.
    Sarebbe durato solo una frazione di secondo: un fortissimo flash sarebbe esploso dal foglio, accecando il ragazzo che, portandosi le mani al volto, si sarebbe ben presto reso conto delle conseguenze: Era cieco. O quasi. [Status Accecamento; durata 4 round]
    Se solo avesse avuto il tempo di pensare si sarebbe reso forse conto che il modo in cui le lettere erano arricciate contenevano la tracciatura di un sigillo, o almeno questo fu quello che sarebbe stato costretto a ragionare giacché niente di quel messaggio sembrava rammentare Fuuinjutsu conosciuti all'uomo medio, e che perciò con ogni probabilità l'ultima parolina lo aveva lasciato libero di esprimersi, attivando il tranello.
    Se solo avesse avuto il tempo, ovviamente...
    D'improvviso però qualcosa esplose, e lo fece con una tale violenza che persino da quella distanza si sentì. Si parlava di lunga distanza, certo, perché l'esplosione era certo lontana da lì. Precisamente nel quartiere verde di Konoha, la parte residenziale in cui giacevano i Clan più ricchi e influenti della Foglia.
    Il fumo nero si alzava in spirali agitate da un punto ben preciso, collocato a Sud-Est del Villaggio, dove la folta vegetazione sempreverde colorava alacremente il paesaggio.
    Il Sole alto nel cielo, lo stesso in direzione del quale Atasuke aveva fino a quel momento corso, si trovava alla parte opposta di quel luogo, ma le ombre che esso produceva illuminando case e vegetazione, allungandosi, si dirigevano proprio di là.
    «Cos'è successo?!» Strillò improvvisamente la gente, riversandosi nelle strade con agitazione. Il ricordo di quelle terribili esplosioni di tanti mesi prima sembrava ancora essere vivo nella loro memoria, come sembravano esprimere i loro volti spaventati.
    «Il Clan Kobayashi và a fuoco!» Urlò un ragazzino di circa sedici anni, che era saltato agitato in cima ad un palo. Il coprifronte di Konoha sventolava dal suo braccio, con i lunghi lacci di tessuto che si muovevano al vento.
    «Oh Cielo! Chiamate qualcuno!» Gemette una donna. Ci fu un rapido rumore di piedi che correvano. «Aiuto! Aiuto!»

    Il caos fu generale. Totale.
    La confusione era tale che a malapena si poteva sentire dove mettere i piedi, e in tutto questo gran trambusto Atasuke era in mezzo alla strada... o forse si era già spostato? Si era già mosso? E stavolta, in che direzione?
    Conscio a questo secondo tentativo che la direzione che avrebbe intrapreso avrebbe avuto conseguenze, cosa avrebbe fatto il ragazzo degli Uchiha? Sarebbe riuscito a muoversi ugualmente a dispetto dei suoi occhi?

    «Calmati Kiku...» Diceva nel mentre una voce maschile, agitata.
    «No, per niente! Calmati un corno!»
    «...te lo giuro, credimi figlia mia: ho come sentito due manine che mi spingevano e qualcosa di vaporoso e soffice che mi serpeggiava lungo la schiena!!»
    «Basta sakè da d'ora in poi, Saburou.»
    Ringhiò una voce femminile più vecchiotta e irritata. Poi qualcosa impattò su qualcos'altro, di più duro.
    Un matterello su una testa. Quella del pover'uomo.



    divisore




     
    .
  4. Asgharel
        Like  
     
    .

    User deleted



    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    ~Quando il gioco si fà duro~


    Atasuke correva ed attorno a lui molti, se non tutti si fermavano quasi con riverenza a salutarlo al suo passaggio. Nei limiti della cortesia egli cercò di salutarli di rimando, tuttavia non poteva rallentare, ne poteva in qualche modo arrestare la sua avanzata, dato che forse altro dipendeva dalle sue azioni. Sfortunatamente, non poteva ancora immaginare quanto ciò fosse vero.
    Per certi versi gli dispiacque non potersi fermare a parlare con amici, conoscenti e compagnia bella, tuttavia, ancor di più lo irritava il fatto che quella giornata libera dovesse in qualche modo passarla, volente o nolente a lavorare.

    “Ehi ragazzo!”


    Udì la voce ed intuì che era riferita a lui. Non gli ci volle molto per capire da dove provenisse, quindi si arrestò per un'attimo alzando lo sguardo, come se in qualche modo sentisse che li avrebbe trovato qualcosa di importante.

    “Non c'è tregua per i buoni cittadini, a quanto pare! Ogni volta che ti incontro corri da qualche parte!”

    «Che dire, sono una persona indaffarata...»

    “Che problemi hai stamattina, ragazzo?”


    «Nulla di grave, solo qualche burlone che mi sta dando delle noie...»


    Tagliò corto senza rivelare inutili e potenzialmente problematici dettagli all'uomo, il quale di li a poco venne ripreso dalla figlia, evidentemente infastidita dall'azione poco acrobatica del padre, ma maggiormente preoccupata per la salute dello stesso.

    "La porta della soffitta è bloccata, sono cadute tre casse di ferro e martelli a bloccarne l'apertura, se non entro da qui chi pensi che assortirà il negozio oggi, Kuki?"

    °Comprendo il problema... Beh, magari posso dargli una mano, in fondo non mi prenderebbe più di alcuni istanti...°

    “Chiameremo qualcuno!”

    «Beh, se volete, io...»


    Non ebbe il tempo di dire altro. L'uomo iniziò a cadere e con lui la pesante cassa con i ferri. Non ebbe molto tempo per pensare, o meglio, non ne ebbe proprio. Agì quindi d'istinto, le mani si incrociarono creando un clone, il quale senza esitazione puntò ad afferrare la cassa mentre Atasuke si preoccupava di fermare la caduta dell'uomo intercettandolo lungo la caduta ed ammortizzando l'impatto con il suo corpo, decisamente più agile e scattante del villico. [Slot tecnica] [Abilità] [Abilità]
    Mentre si accertava della salute dell'uomo, il clone poggiò la pesante cassa, notando il bigliettino che lesse senza indugio.

    «Tutto a posto? Sicuro di stare bene?»

    «Ho trovato un messaggio sulla cassa, vuoi che lo leggo io?»

    «Fai pure»


    Fu breve lo scambio di parole tra i due Atasuke. Una pratica non propriamente comune, neppure tra gli shinobi che generalmente evitavano tali formalità con le proprie copie, relegandole quasi ad entità a se stanti piuttosto che altre persone. Una cosa che Atasuke non riusciva a fare, o almeno a livello di dialogo.
    Pochi istanti appena e notò con la coda dell'occhio un forte brillio che proveniva dalle sue spalle, come se in un lampo si fosse scatenata una forte emissione luminosa, molto simile all'effetto di una cartabomba-flash detonata. Voltandosi, vide la sua copia che, accecata, si sfregava gli occhi. Era evidente che quel messaggio nascondeva al suo interno un sigillo, un sigillo che mirava ad accecarlo.

    °Questo non va bene... Qui si sta andando ben oltre il semplice scherzo di qualche marmocchio... Qui c'è qualcuno con abilità da ninja che ha deciso di giocare questa assurda partita°


    Pensò avvicinandosi alla sua copia prendendole dalla mano il fogliettino ed analizzandolo con la dovuta attenzione e cautela. Per quanto il sigillo, almeno in teoria, non dovesse più essere attivo, a quel punto era meglio essere più cauti ed evitare altri errori stupidi, quindi dopo avergli dato una rapida occhiata lo ripiegò ponendolo in tasca lasciando ulteriori analisi per dopo. In fondo aveva già letto il contenuto e di li a poco la copia avrebbe cessato la sua utilità riportandogli l'informazione.

    °Non mi piace questa storia... Evidentemente il giocoso scrittore vuole giocare pesante°


    Meditò tra se concentrandosi sulle ultime parole. Tuttavia, come se ciò che era accaduto non bastasse, si udì chiaramente un forte boato, molto simile ad una detonazione, provenire dai quartieri ricchi, nella direzione diametralmente opposta a quella che aveva imboccato.
    Inutile dire che intorno a lui fù il panico, alcuni gridavano temendo un nuovo attentato, altri correvano senza neppure sapere dove stavano andando, altri invece ipotizzavano strambe teorie sull'accaduto. In tutto quel marasma Atasuke si concentrò solo su alcuni dettagli più importanti, o che almeno reputò tali. Un ragazzino, diceva che il quartiere dei Kobayashi stava andando in fiamme, mentre l'ombra proiettata dal sole puntava esattamente in quella direzione. Non gli ci volle molto per capire che aveva sbagliato, o meglio, che aveva scelto il verso sbagliato in cui percorrere quella via.

    «Tu rimani qui e dai una mano a quest'uomo a sbloccare il negozio, io mi dirigo al luogo dell'esplosione, appena hai terminato rimandami tutte le informazioni»

    «Ricevuto»


    Uno scambio semplice di ordini, ovviamente celato per i non addetti ai lavori, dato che certamente sarebbe stato poco piacevole un discorso in cui il poveraccio accecato al termine del lavoro doveva “dissolversi” svanendo nel nulla. Tuttavia, sia Atasuke che il clone sapevano esattamente che cosa dovevano fare.

    °Se questo è il gioco, allora vediamo di giocare fino in fondo!°


    Pensò mentre come un lampo svanì nel nulla, o almeno questo fù ciò che i presenti poterono percepire di lui. Un attimo era li, mentre l'attimo dopo aveva solo lasciato una nuvola di polvere alzata dall'impeto dello slancio che si era dato. Balzando sui tetti e correndo al massimo della velocità Atasuke puntava deciso su villa Kobayashi o meglio, puntava direttamente verso la densa colonna di fumo nero, chiaramente alzata dall'incendio che andava divampando.
    Mentre Atasuke correva, la copia poco alla volta riacquisiva la vista e con essa acquisì anche nuove informazioni; informazioni che Atasuke anche volendo, dalla sua distanza non poteva ascoltare.
    [Abilità]

    °Dunque sembra che sia stato qualcuno a spingere giù quell'uomo... E probabilmente è lo stesso che ha lasciato il messaggio-trappola... Tra l'altro questa cosa non mi convince... Possibile che fossero realmente solo due manine? Forse c'è ancora dell'altro sotto...°


    Pensò tra se il clone terminando di ascoltare e riacquisendo finalmente la vista. Si mise quindi rapido al lavoro per compiere il suo dovere entrando con un paio di balzi all'interno dell'abitazione dell'uomo, passando per l'angusta finestra da cui precedentemente quest'ultimo cercava di passare.
    Non gli ci volle molto tempo per trovare la pila di casse caduta ed ancor meno gli ci volle per liberare il passaggio aprendo quindi la porta precedentemente bloccata e tornando alla strada dagli inquilini.

    «La via è libera, ma la prossima volta, cercate di essere più attenti a come sistemate le cose nel “magazzino”, ma soprattutto faccia maggiore attenzione quando lavora sui tetti, non vorrei le capitasse nulla di male»


    E poi con un sorriso la copia si inchinò gentile verso gli astanti in segno di saluto, componendo fintamente un sigillo per non allarmarli prima di svanire in una nuvoletta di fumo bianco.
    Atasuke stava ancora correndo e non distava ormai molto dal luogo dell'incidente quando l'ondata di informazioni comprendente il messaggio e le ultime novità udite dal suo clone ed il chakra condiviso fecero ritorno con la consueta spiacevole sensazione di spossatezza passeggera.
    Coscente delle nuove informazioni, mantenne il passo rapido, puntando sul suo obbiettivo: Le possibilità erano due, o avrebbe trovato lì ciò che stava cercando, oppure ciò che stava cercando avrebbe atteso. La salvaguardia del villaggio e delle sue strutture veniva prima in qualunque condizione.


    OT- note -/OT
    Chakra Rimanente: 58,5/60
    Vitalità Rimanente: 16/16
    Energia Vitale: 30/30




    Movimento: 18m
    Salti: 6 m
    Status Fisico:
    png
    pngpngpng
    pngpng
    Percezione: 6+6
    Furtività: 0+3

    Forza: 500
    Velocità: 500
    Resistenza: 500
    Riflessi: 575
    Agilità: 500
    Concentrazione: 500
    Precisione: 500
    Intuito: 500
    EquipaggiamentoProtezioni indossate:
    - Maschera "da Demone" [20; 3] [Non Indossata]
    - Mantello Nero [15; 3]
    - Cotta di Maglia Completa [40; 4]
    - Gambali in Ferro [30; 4]

    Mischia:
    - 1 Katana [40; 4]
    - 1 Wakizashi [20; 3]

    Varie:
    - 1 Respiratore [1; 1]
    - 1 Accendino [1; 1]
    - 3 Filo di Nylon [10m] [1; 2]
    - 3 Filo di Nylon Rinforzato [10m] [1; 3]

    Tonici:
    - 1 Tonico Recupero Medio [4b] [1; 1]

    Rotolo Armi a distanza:
    - 7 Kunai [8; 3]
    - 2 Cartabomba II Distruttiva [1,5m] [50; 1]
    - 2 Cartabomba II Deflagrante [4,5m] [25; 1]

    Rotolo Medico:
    - 1 Kit Primo Soccorso [10 usi] [1; 2]
    - 6 Antidoto Intermedio [2] [2] [2] [1; 1]
    - 2 Tonico di Ripristino Medio [4L] [1; 1]
    - 1 Tonico Recupero Medio [4b] [1; 1]


    Slot Azione Slot Azione 1:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]

    Slot Azione 2:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]

    Slot Azione 3:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]


    Slot DifesaSlot Difesa 1:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]

    Slot Difesa 2:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]

    Slot Difesa 3:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]


    Slot TecnicaSlot Tecnica Base:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]

    Slot Tecnica Avanzata:
    - Kage Bunshin [1,5B; 1 Copia] + Tecnica economica [-50%] + Arte dei Cloni [1B, Range aumentato fino a 10Km]


    ConoscenzeConoscenze Utilizzate:

    Tecnica Superiore della Moltiplicazione del Corpo - Kage Bunshin no Jutsu
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Una (1)
    L'utilizzatore può scindere il proprio corpo in più cloni corporei. Possono essere creati entro 1,5 metri dall'utilizzatore o da un suo clone, potranno allontanarsi fino a 30 metri. Sono esteriormente e potenzialmente uguali all'originale. Possiedono 500 crediti equipaggiamento duplicati; non è possibile duplicare Bombe e Tonici.
    Se distrutti, rilasceranno una nuvola di fumo che concede occultamento ambientale parziale entro mezzo metro, per 1 slot azione; le informazioni possedute ritorneranno all'utilizzatore. Torneranno all'utilizzatore 1/8 dei danni subiti dai cloni, sotto forma di affaticamento; i tonici utilizzati dai cloni verranno conteggiati nei limiti dei tonici utilizzabili dall'utilizzatore.
    La vitalità è pari ad una ferita ½ leggera ogni grado ninja posseduto. Il chakra posseduto è diviso equamente tra tutte le copie create e l'utilizzatore; una volta disattivata la tecnica o distrutti tutti i cloni, il chakra residuo tornerà all'utilizzatore. Tutti cloni possono sfruttare la TS se attivata dall'utilizzatore; utilizzare e mantenere la tecnica speciale richiede tutti gli slot tecnica.

    Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    (Livello: 4 / Consumo: Medio )
    [Da chunin in su]

    Tecnica Economica [2]
    Talento: L'utilizzatore può eseguire la tecnica avanzata risparmiando il 25% del consumo d'attivazione; può essere utilizzata 1 volta ogni 2 round. Alternativamente è possibile risparmiare il 50% del consumo d'attivazione; può essere utilizzata 1 volta ogni 3 round. Non è possibile sfruttare altre abilità "Talento" in combinazione.


    Arte dei Cloni [1]
    Arte: L'utilizzatore può allontanare tutti i cloni corporei generati da una tecnica di moltiplicazione fino a 10km, senza che questi si distruggano.
    (Consumo: Basso)

    Investigatore [1]
    Abile: L'utilizzatore è in grado di percepire facilmente rumori trascurabili e discussioni, se effettuati entro il movimento di uno slot azione. Inoltre, l'utilizzatore è in grado di ipotizzare a grandi linee il tempo trascorso dall'abbandono di un oggetto in base al suo calore.



    NoteVarie ed eventuali
    Varie ed Eventuali

     
    .
  5.     Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Y Danone
    Posts
    8,528
    Reputation
    +561

    Status
    Anonymous


    TROUBLE GAME

    The only way to make sense out of change is to plunge into it, move with it, and join the dance.




    Atasuke Uchiha era uno shinobi stimato e ben accetto a Konoha.
    Fu proprio in nome di questo rispetto che i due civili accolsero con gratitudine l'aiuto che il Chunin aveva offerto loro, ringraziandolo più e più volte con inchini che sembravano non volersi esaurire mai...
    ...eppure il giovane Uchiha non vi avrebbe badato troppo, giacché la sua attenzione era rivolta altrove, e cioè al messaggio che il suo clone aveva letto e di cui aveva subito la tecnica, rimanendo in questo modo cieco [CecitàLa cecità di cui sono puntualizzati i round non si annulla in mezzo rigo di post, ma si subisce, previo rimedio medico mirato, ovviamente.], una situazione che avrebbe forse ragionevolmente costretto lo Shinobi a sciogliere il kagebushin ormai inutile e a prestare soccorso in prima persona ai due commercianti, se ne avesse avuto davvero intenzione.

    Quale che fosse stata la sua decisione, tuttavia, non importava. La sua mente sarebbe rimasta concentrata sul messaggio che aveva arrecato quel danno, ormai evidentemente non più limitato al gioco di un bambino, ma a qualcosa di più serio.
    Con lo sguardo affilato e attento di chi comincia a comprendere le reali implicazioni di una vicenda molto più grave di quella immaginata, Atasuke prese il biglietto tra le mani e lo analizzò mentre la sua mente scandagliava ogni possibilità alla ricerca di quella più idonea al caso.
    “Non mi piace questa storia... Evidentemente il giocoso scrittore vuole giocare pesante” pensò l'Uchiha con il cuore gravato di preoccupazione... e a buon ragione, perché nel momento stesso in cui le mani toccarono il foglio, attorno ai polpastrelli si delineò un alone azzurro che illuminò la punta delle dita per appena due secondi prima di scomparire senza lasciare traccia.
    Una trappola?! Un secondo tranello?!

    No. Non era niente in realtà -come ebbe modo di rendersi conto il giovane Shinobi- perché non accadde proprio niente in seguito a quel breve bagliore. Sembrava quasi che l'artefice del messaggio avesse ordito quello scherzetto credendolo divertente quanto il resto di quel complicato teatrino di indovinelli, difatti anche se il ragazzo avesse controllato il foglio più volte si sarebbe reso conto che niente era accaduto e che questo, ormai, era solo un pezzo di carta scarabocchiato, che Atasuke si pose dunque in tasca prima di alzare lo sguardo verso l'alto, là dove una colonna di fumo si arrischiava verso il cielo, arrovellandosi su se stessa.
    Il caos attorno allo Shinobi continuava ad essere molto alto, la gente era spaventata e guardava in direzione del presunto fuoco come se questo fosse un chiaro segnale di pericolo di cui, addirittura, era giusto piangere.
    Ancora arrampicato in cima al palo, il ragazzino che aveva dato l'allarme, indicando il Clan Kobayashi come la sede di partenza dell'esplosione, non sembrava messo tanto meglio di quei civili. Chiaramente angosciato continuava infatti a scandagliare la folla sotto di lui e dall'espressione che aveva in volto era chiaro che non fosse pronto a fronteggiare una situazione del genere, qualunque essa forse... del resto era stato nominato Genin solo tre giorni prima, e anche se era così felice di sfoggiare il suo coprifronte legato al braccio per le vie di Konoha, solo per arrivare fino a lassù aveva dovuto arrampicarsi come uno scoiattolo visto quanto scarso fosse il suo controllo del chakra, il che la diceva lunga...
    Poi, improvvisamente, i suoi occhi bruni si posarono su Atasuke, e parvero improvvisamente sollevati.
    «Senpai!» Chiamò, fermando il Chunin prima che questo corresse in direzione del Clan dell'Airone. «Cosa posso fare?!» Strillò, agitato ma colmo di quella voglia di fare propria dei novellini. «Come posso aiutare?!» Insistette, ma poi, improvvisamente, fece una smorfia che sembrava quasi di dolore. «Devo chiamare rinfor–...» Ma non terminò la sua frase. Sgranando gli occhi in un'espressione sconcertata il piccolo Genin sembrò di punto in bianco farsi allibito e terrorizzato allo stesso tempo. «Che cosa succede?!» Urlò infatti, iniziando a muoversi disordinatamente sul palo. Incredibilmente solo il suo corpo si agitava: i piedi e le mani erano immobili. «Sono incollato! Non mi muovo più!» Strillò, e adesso il terrore si fece palese sul suo viso. Il naso cosparso di lentiggini si arricciò in una maschera di disperazione. «S-sono incollato! I piedi e le mani sono–...»

    Ma non ebbe il tempo di finire il frase che improvvisamente un rumore sordo crepò l'aria.
    Qualcosa ai piedi del palo si mosse, sparendovi dietro come per magia, qualcosa di vaporoso e chiaro, forse, ma tanto veloce da non essere probabilmente visto da nessuno che potesse confermarlo...
    ...benché tutti ebbero modo di vedere invece chiaramente cosa iniziò a succedere un attimo dopo: il palo iniziò pericolosamente a piegarsi.
    «COSA STA SUCCEDENDO?!» Strillò il ragazzino, dimenandosi come impazzito senza però muoversi di un millimetro dal posto in cui era. «AIUTO! AIUTO, SENPAI!» Urlò il piccolo mentre due grosse lacrime si affacciavano nei suoi occhi.
    Istantaneamente la gente cominciò ad urlare. Il palo, sulla cui cima svettava una luce e una piccola bandiera verde recante il simbolo di Konoha, stava cadendo proprio nella direzione di Atasuke, e la gente che si trovava su quella traiettoria iniziò a strillare.
    Se lo shinobi avesse cercato di fermare con le mani la caduta del palo si sarebbe ben presto reso conto che c'era qualcosa, come una pressione invisibile, che rendeva impossibile fermare la caduta... che fare, allora? Come agire? [Palo: durezza 3, potenza 20]
    Limitarsi ad indurre la gente a mettersi in salvo e lasciare che il palo cadesse giacché qualche danno ai tetti era niente in confronto alla vita di tanti innocenti? Oppure usare qualche tecnica per schermare i cittadini impazziti dalla paura che scemavano gli uni addosso agli altri urlando?
    Cosa? Cosa fare?
    Ma soprattutto: perché? Perché stava succedendo tutto questo –avrebbe forse pensato il Chunin, mentre con la coda dell'occhio si sarebbe accorto che il fumo proveniente da Magione Kobayashi non accennava a diminuire...

    Quale che fosse stata la decisione dello Shinobi, quando il palo avesse fermato la sua caduta tutti avrebbero potuto chiaramente vedere un altro biglietto appiccicato sul retro dello stesso.

    A lungo cercavamo...
    ...ma, ahimé, sbagliavamo!
    Non sei tu!
    Non sei degno!
    Il nostro tiro non è andato a segno!

    Uffi, uffi, uffi!!

    Proviamoci ancora!
    Corri, ora!



    ...anche questo messaggio conteneva un sigillo nascosto?
    Non restava che scoprirlo.


    [….] Quale che fosse stata la scelta fatta dal Chunin, se egli avesse deciso di recarsi subito dopo aver risolto il dubbio del foglio verso magione Kobayashi avrebbe scoperto con piacere di non essere intralciato benché di tanto in tanto avrebbe avuto la netta sensazione di essere pedinato... tuttavia, qualora si fosse girato, non importa quanto veloce, si sarebbe ritrovato a fronteggiare solo la normalità del suo villaggio: una casa con la porta decorata da vasetti di adorabili fiori variopinti e una stramba pianta vaporosa e soffice color bianco latte; una bancarella di frutta fresca che il commerciante cercava di vendere agli avventori strillando insistentemente le varie qualità della sua merce, sudando copiosamente per poi asciugarsi la fronte con uno strano ma davvero spumoso asciugamano candido; due cuccioli di cane che abbaiavano ad una pallina di morbido tessuto lanugginoso bianco crema...
    ...no, non lo seguiva nessuno. Eppure la sensazione era forte, cosa poteva essere –avrebbe forse continuato a domandarsi lo shinobi mentre arrivava presso il Clan dell'Airone. Questo sarebbe apparso ad una prima occhiata integro, e se non fosse stato per il corpo domestiche che persino da quella distanza si sentiva urlare in preda all'agitazione, non si sarebbe detto esservi successo niente.
    «Portate immediatamente dell'altra acqua! Dell'acqua!!!» Urlò improvvisamente una voce concitata.
    «Eh?» Fu la risposta. «EH?! EH?!»
    «HO DETTO DI PORTARE DELL'ACQUA!»
    Ruggì di nuovo la voce, in tono adesso tanto alto che Atasuke ne sarebbe stato investito anche solo trovandosi dentro il giardino d'ingresso: era Mayuko Arukawa, il capo domestiche, che sulla pedana d'ingresso della magione stava tuonando ordini, con tono insolitamente alto, ad un gruppo di ragazze spaesate che continuavano a battersi le mani sulle orecchie, guardandosi l'un l'altra come fossero in un sogno.
    «N-NON SENTO NULLA MAYUKO-SAN!» Gemette una delle ragazze, tale Chiasa. «N-NON SENTO NU...AH! ATASUKE-SAMA!!!» Esclamò improvvisamente, raggiante, la domestica, che arrossì subito mentre si girava ad urlare in faccia al Chunin degli Uchiha. «ATASUKE-SAMA!» Ripeté la cameriera, volendo forse apparire un passerotto cinguettante tutto per lui... un'impresa che invero le sarebbe riuscita piuttosto bene se solo avesse smesso di urlare tanto forte.
    Alzando gli occhi al cielo Mayuko Arukawa si portò una mano al viso, scuotendo poi la testa e accorrendo verso il ragazzo, di fronte al quale si inchinò profondamente facendo da parte Chiasa con un braccio.
    «Uchiha-sama, il Casato dell'Airone è lieto di darvi il benvenuto presso Magione Kobayashi.» Disse con l'educazione tipica di un luogo come quello. «Vorrei potervi accogliere come l'etichetta conviene, ma purtroppo attualmente stiamo affrontando un'emergenza di cui non riusciamo a venire a capo...» Poi, esitando, alzò brevemente gli occhi sul suo interlocutore. Parve pensare, infine annuì. «Qualcuno ha attentato alla vita della Principessa. O così abbiamo ragione di credere benché ella appaia del tutto contraria all'ipotesi.» Tentennò, dubbiosa. «Verrò redarguita per tanto spirito d'iniziativa, ma oggi il Signore e la Signora, come gli anziani Predecessori, sono fuori per un convegno di riunione al Paese dell'Acqua, e sono convinta che il vostro parere possa far piacere alla mia giovane Signorina.» Disse, indicando il corridoio con un braccio proteso. Il gesto bastò a far mettere di corsa in riga tutte le quattro giovani cameriere, che formarono le due file entro cui Mayuko avrebbe preceduto Atasuke. «Da questa parte, vi prego.»
    Benché il fumo si levasse ancora in ampie volte da un punto ben preciso della villa entro cui il Chunin fu condotto, non vi era puzzo di bruciato né segni di un attacco o qualche altra disattenzione che avrebbe potuto dare indicazioni al ragazzo su quanto accaduto, e il quale comprese perciò l'entità del fatto solo quando fu portato nei giardini centrali della magione.
    In mezzo ad un grande prato verde curato e pulito, vi era un grosso pacco aperto da cui usciva un quantitativo enorme di fumo nero. Di fronte alla scatola, con le braccia conserte, Ritsuko Aoki scandagliava l'oggetto attentamente, e dietro di lei, con una mano al mento e lo sguardo incuriosito vi era Shizuka: indossava un kimono primaverale rosa pesca estremamente semplice in confronto ai suoi soliti standard, fermato in vita da un obi di raso di seta color dell'oro. I capelli erano raccolti in una morbida treccia fermata da un fiocco bianco e la ragazza, scalza, si muoveva sul prato avanti e indietro cercando di guardare l'oggetto del caos più da vicino. Quando la sua attenzione fu richiamata da Mayuko, per poco non strillò di sconvolgimento.
    «Perché Atasuke è qui?!» Avrebbe infatti immediatamente abbaiato, indicando il ragazzo come se fosse un terrorista. Il solo aver sentito pronunciare quel nome indusse Ritsuko a girarsi con sguardo disgustato. «Avevo esplicitamente detto di rimandare indietro ogni Shinobi che sarebbe accorso! MAYUKO!» Ruggì la Principessa, gesticolando nervosamente.
    «Ma Ojou-sama... è da un bel pezzo che state guardando quell'oggetto e ancora non capite cosa possa essere o chi ve lo abbia inviato.» E girandosi verso il Chunin degli Uchiha avrebbe aggiunto: «Ojou-sama ritira sempre personalmente i suoi pacchi o la sua posta e non permette a nessuno di farlo al posto suo, non ha mai mancato a questo obbligo da quando è piccola in effetti, ma stamattina le stavamo tagliando i capelli...» I quali erano infatti più corti di un palmo, benché ancora lunghissimi. «...e perciò a prendere il pacco sono state le cameriere addette all'entrata. Pare che lo abbiano trovato sulla pedana, senza però riuscire a vedere il mittente. Sopra la scatola c'era un biglietto scritto con una calligrafia molto strana che diceva “Per Shizuka Kobayashi, il serpente argento dal kimono storto” che però è andato perduto quando la scatola si è aperta: ha fatto un enorme botto, rendendo sorde le ragazze, e poi ha cominciato a spargere ovunqu–...» A quel punto però dovette interrompersi perché Shizuka arrivò di gran carriera verso i due e con una mano tappò di botto la bocca a Mayuko, fulminandola poi con occhi dardeggianti di collera. Come avrebbe potuto notare l'Uchiha era incredibilmente struccata –una situazione che le toglieva almeno un paio di quegli anni che riacquistava sempre con il trucco da donna adulta che si faceva– e visto l'orsacchiotto vestito da suonatore di tamburi che teneva appeso all'obi, sembrava una bambina arrabbiata che strillacchiava a destra e a manca.... un'immagine molto lontana a quella che ci teneva tanto a dare di solito, insomma.
    «Ho detto che posso risolvere la faccenda da sola! DA SOLA!» Ruggì, girandosi verso Atasuke. «E tu perché sei qui?» Chiese di nuovo, insensatamente, come se non fosse normale dirigersi verso il presunto luogo di un attacco. «E' uno scherzo di pessimo gusto. Probabilmente Mariko ha di nuovo voluto fare la cretina, non le è andato giù che le abbia detto che è ingrassata.» Tacque, seria. «Ma è ingrassata di almeno due chili, te lo posso garantire.» Puntualizzò greve, quasi la notizia fosse essenziale. Come se lei non avesse problemi di quel genere, poi. «Beh comunque sarà andata da quel cretino di Kirou a farsi fare qualche marchingegno complicato per spaventarmi... del resto a parte assordarmi e farmi tossire i polmoni non avrei subito comunque chissà quale danno neanche se avessi aperto personalmente questo famigerato pacco... e aggiungo che se a scrivere quel messaggio in fondo alla scatola è stata lei, meno male che gestisce un negozio di fiori e cosmetici, perché come maestra di Shodo sarebbe un fallimento. Certo se il fumo la smettesse di accecarmi potrei anche leggere che c'è scritto...» Disse facendo spallucce per poi muovere i fianchi a destra e mettersi a braccia conserte. I lembi dell'obi, lasciati lunghi come quelli dei bambini, oscillarono alle sue spalle assieme al pendaglio a forma di orsetto. «...Ma non riusciamo a capire come fare a fermare il fumo, questo è il problema! Abbiamo gettato sopra acqua ma non funziona, se sventoliamo non cambia niente, non ci rimane che seppellirlo in una buca o, che ne so, fare qualcos'altro... anche perché di questo passo accorrerà tutto il villaggio a vedere che succede e dubito che mia madre e mio padre saranno felici di saperlo.» Gemette con voce strozzata mentre nella sua mente risuonava l'ultima raccomandazione di sua madre: “che non succeda niente mentre non ci siamo Shizuka... o ti vestirò da baccello edamame e ti farò pendere a testa in giù dal volto del terzo Hokage per due giorni...chiaro?”. Rabbrividì. «Ci vuoi dare un occhio tu?» Domandò a quel punto, pallida.
    Meglio rinunciare ad un po' di orgoglio piuttosto che vestirsi da fagiolo, dopotutto...
     
    .
  6. Asgharel
        Like  
     
    .

    User deleted


    [QUOTE=Asgharel,2/4/2015, 00:59 ?t=70524469&st=0#entry572071479]

    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    ~Fumo di Londra~


    Atasuke correva rapido per le vie, dirigendosi verso il quartiere del clan dell'Airone.
    Intanto il clone, ancora accecato notava che la cecità si ostinava a non svanire, segno rpobabile dell'elevata durata di quell'effetto, evidentemente più potente di una semplice carta-bomba flash.
    Coscente ormai delle informazioni udite grazie alle sue capacità uditive, ed ormai “abituatosi” al suo status accecato, sapeva di potersi muovere quasi come se non stesse subendo tale malus, quindi facendosi forte della percezione degli altri sensi si mosse rapido cercando di non dare a vedere oltre il suo status di accecamento anche per non preoccupare oltre i cittadini ai quali si era offerto di aiutare.
    [Abilità]

    […]


    Atasuke, intanto, correva verso la sua destinazione, chiedendosi che cosa potesse aver scatenato quel velato bagliore azzurrino al semplice tocco di quel foglietto scarabocchiato. Certo, avrebbe potuto leggerne il contenuto, ma per farlo era meglio attendere una situazione propizia, o per essere più tranquilli, era semplicemente meglio attendere il resoconto del proprio clone, dato che questi certamente aveva avuto la sfortuna di leggere il contenuto finendo in trappola.
    Tuttavia, non molti passi dopo la sua attenzione venne nuovamente attirata da qualcosa di anormale, una situazione decisamente anormale in cui si stava infilando per l'ennesima volta.

    “Sempai! Cosa posso fare?! Come posso aiutare?!”

    «Se vuoi aiutare scendi da li e cerca di non provocare altro panico. Pensa piuttosto a tranquillizzare la gente»


    Inutile dire che non ebbe nemmeno modo di finire tutta la frase, o meglio, il giovane genin parve non stare ad ascoltare nella totalità del discorso, forse preso dalla foga del momento o forse preso da ben altro.

    “Sono incollato! Non mi muovo più!”


    Esordì mentre vistosamente cercava di muoversi come a cercare di scollarsi da quella posizione. Dal canto suo Atasuke non sapeva se ridere o piangere alla vista di quella scena, ma alla fine decise di fare ciò che faceva di solito: La cosa giusta, o perlomeno ciò che riteneva più giusto.

    °è rimasto incollato? Le uniche opzioni che sembrano avere senso sono un'eccesso di chakra per l'effetto adesivo o un collante sul palo, ma entrambe le soluzioni sono assurde! Possibile che ci sia una tecnica esterna a tenerlo fermo? Forse... Un genjutsu invalidante!°


    In un attimo realizzò l'unica possibilità che non aveva ancora vagliato ed in quello stesso istante i suoi occhi notarono una figura, un qualcosa che ai piedi del palo svaniva dietro allo stesso con un rapido movimento. Una sorta di vaporosa figura che svanì nel nulla, quasi a voler sembrare una sorta di illusione ottica durata solo per un'istante. Istantaneamente si fiondò verso il palo, cercando di controllarne la discesa se non di annullarne addirittura la caduta. Tuttavia dopo appena un secondi gli fu chiaro che non poteva fermarlo, o almeno non sembrava in grado di farlo con la propria forza fisica, seppur invidiabile rispetto a quella di molti. Quasi per istinto che per volontà i suoi occhi si tinsero di rosso e tre tomoe ne solcarono il mare color rubino. Oramai gli era chiaro che non si trattava più di scherzare e se per qualche motivo c'era qualcuno o qualcosa dietro a quella serie di eventi, non si trattava più di uno scherzo ma di una serie premeditata di attentati. Istintivamente si concentrò per cercare di individuare eventuali accumuli di chakra o costrutti, sondando anche l'eventualità di genjutsu attivi in funzione. [Abilità]

    Se ne avesse riscontrati non si sarebbe lasciato sfuggire la possibilità di liberarsene immediatamente utilizzando la tecnica del rilascio, bloccando quindi la caduta del palo che in realtà non stava accadendo realmente, ma solo in quella realtà distorta di quell'effimera illusione. [Abilità] o [2 Slot Tecnica]+[Abilità]

    Se invece non vi fossero state illusioni attive, dato che il palo stava realmente cadendo a terra con il rischio di ferire dei civili innocenti oltre al semplice danneggiamento delle case ancora in fase di ricostruzione, senza pensarci un'attimo, Atasuke avrebbe caricato il proprio piede di chakra sollevandolo da terra per poi piantarlo con violenza sulla strada e sollevando dinnanzi a se una'ampia parete di roccia, leggermente incurvata come a formare una lieve mezzaluna verso il palo, posta a protezione dei presenti, ma soprattutto facendo da ponte, oltre che struttura fisica per bloccare la caduta del palo stesso, impedendo con la sua forma il rotolamento laterale che poteva comunque restare un problema tecnico. [Slot Tecnica]

    Una volta fermata la caduta del palo, inutile dirlo, Atasuke si sarebbe preoccupato di liberare in qualche modo il giovane genin dalla sua trappola in cima al palo, anche a costo di staccarlo personalmente, sempre se come pensava a tenero incollat altro non era che una semplice illusione e non qualcosa di fisicamente adesivo. Nel caso, se l'illusione gli avesse provocato in qualche modo dolore nel venire staccato, Atasuke con un sorriso lo avrebbe colpito dietro alla nuca con un colpo secco in modo da provocarne semplicemente lo stordimento rimuovendolo privo di sensi e poggiandolo con gentilezza a terra. [Slot Azione 1]

    °Perdonami, ma era la soluzione meno dolorosa e più rapida disponibile°


    Risolto quindi il problema del genin, molti dei presenti, come poi Atasuke stesso notarono che alla base del palo vi era un'altro foglietto, probabilmente anche questo armato di un qualche sigillo invalidante o di qualche altra trappola come il precedente, quindi Atasuke vi si avvicinò cautamente, facendo segno ai curiosi presenti di stare indietro. Certo non poteva sapere se anche questo celava un qualche tranello, ma sapeva di non potersi fidare.
    Con cautela si avvicinò al foglio, tenendosi basso anche per ridurre al minimo eventuali danni provocati da aventuali detonazioni, fiammate o qualsivoglia altro misterioso effetto potesse avere quel biglietto. Con altrettanta premura si allungò verso lo stesso avvicinando lentamente la mano voltando poi la testa nella direzione opposta e chiudendo gli occhi prima di toccarlo strappandolo via dal palo in modo da evitare l'eventuale accecamento come aveva provocato poco prima l'altro foglietto molto simile a quello.


    Se questi si fosse in qualche modo attivato ed Atasuke avesse avuto modo di accorgersene, ipotizzandone un funzionamento come il precedente e quindi escludendo la doppia attivazione, Atasuke lo avrebbe quindi preso e letto con attenzione.

    Altrimenti, rischio o non rischio la posta era forse troppo alta e rischiare nuovamente la cecità era un suicidio data la situazione, quindi avrebbe atteso ancora un'attimo, cercando di farsi prima un quadro completo della situazione per poi dedicarsi alla lettura dei messaggi successivamente con l'utilizzo di qualche clone, giusto per non rischiare inutilmente.

    [...]


    Ad ogni modo era ormai ripartito alla volta di villa Kobayashi, pronto a questo punto a qualsiasi cosa. In fondo in quei pochi minuti poteva dire di aver visto di tutto e di più, quindi sapeva praticamente di potersi aspettare qualsiasi cosa, specie in un luogo dove l'unica volta in cui era entrato aveva visto l'apoteosi dell'assurdo e dei paradossi.
    Di tanto in tanto durante la corsa si guardò intorno, cercando di capire se la sua sensazione di essere seguito aveva effettivamente un qualche riscontro o se si trattava semplicemente di paranoia provocata da quell'insana mattinata che andava disegnandosi e che lo stava portando ad osservare tutto ciò che lo circondava con estrema attenzione, al pari di un falco che cerca la propria preda.
    Solo che in quella assurda situazione non erano gli occhi di un falco quelli sche scattavano da sinistra a destra e viceversa, ma erano gli occhi di un Uchiha, ben allenati a scorgere anche le potenti illusioni.
    [Abilità]

    […]


    Raggiunta infine villa Kobayashi i suoi occhi continuavano a scrutare attentamente l'ambiente in cerca di informazioni utili per smatassare quell'assurda situazione, mentre le sue orecchie cercavano di isolare i vari suoni e le urla che continuamente venivano lanciate dalle varie domestiche, in particolare da quella che pareva essere a capo e che cercava di impartire degli ordini mentre le altre continuavano insistentemente ad urlare di non sentire nulla.

    °Che sta succedendo qui... Sembra che siano state tutte colpite da sordità... Possibile che si tratti di un qualcosa simile al sigillo di prima?°


    Ipotizzò cercando un possibile collegamento in tutta quella serie di eventi. In quel momento, il clone aveva terminato il suo compito ed era finalmente svanito riportando ad Atasuke tutte le informazioni raccolte, compreso il contenuto del messaggio e ciò che aveva udito poco prima di mettersi all'opera.

    °Quindi, due manine hanno spinto giù quell'uomo... In effetti per quanto potesse non essere agile la sua caduta era particolarmente strana... Prima della caduta del palo poi un qualcosa si è mosso alla base dello stesso prima di svanire e se lo colleghiamo a qualcuno che ha cercato di tirarmi in questo gioco... Non ho ancora le idee perfettamente chiare ma se è come credo tutte queste cose son collegate°


    In quell'istante il tempo parve fermarsi per un'attimo, come a volergli dare il tempo per riflettere, anche se in realtà di tempo non ve ne era affatto.
    I suoi pensieri tuttavia vennero interrotti da Chiasa, una delle cameriere che rammentava di aver già incontrato alla sua precedente visita alla villa, la quale continuava a strillare il suo nome, forse per attirare la sua attenzione o forse a causa di altri problemi.
    Atasuke, in parte imbarazzato da tali attenzioni la salitò con un semplice cenno del capo intuendo che ella probabilmente era rimasta assordata come le altre che si trovavano sul posto.
    La capo cameriera parve corrergli incontro, forse per aiutarlo o forse per altro, tuttavia Atasuke le tagliò il discorso , anche a costo di apparire scortese, dato che in quella situazione ai suoi occhi cortesia ed etichetta avevano perso parecchie posizioni nella scala delle priorità.

    “Uchiha-sama, il Casato dell'Airone è lieto di darvi il benvenuto presso Magione Kobayashi.”

    «Ringrazio, ma non sono qui per una visita di cortesia. Che sta succedendo!?»

    “Vorrei potervi accogliere come l'etichetta conviene, ma purtroppo attualmente stiamo affrontando un'emergenza di cui non riusciamo a venire a capo... ”

    «Immaginavo... è proprio per questo che sono qui. Mi faccia immediatamente un rapido riepilogo»

    “Qualcuno ha attentato alla vita della Principessa. O così abbiamo ragione di credere benché ella appaia del tutto contraria all'ipotesi.”


    °Shizuka è in pericolo!?°


    Se possibile, i suoi occhi si tinsero di un rosso addirittura più acceso mentre le tre tomoe sprofondavano in un'oscurità che non aveva fine. Se qualcuno stava giocando a quel punto era arrivato al limite ed Atasuke non poteva assolutamente più continuare a giocare.

    «Contraria o meno è compito mio proteggere tutti gli abitanti del villaggio, quindi mi porti immediatamente da Shizuka!»


    Ordinò, forte del titolo che ricopriva, seppure nel suo giorno libero. Non avrebbe accettato alcuna risposta negativa alla sua richiesta e la domestica avrebbe fatto bene a non opporsi alla sua volontà, specialmente in quella situazione.
    Ella tentennò prima di decidersi a fargli strada, probabilmente ben coscente del rischio verso cui andava incontro. Atasuke, senza fare storie la seguì mentre lo sharingan continuava a fare il suo dovere, seppur modificando il suo solito volto pacifico ed amichevole rendendolo decisamente più aggressivo.

    °Nessun odore di bruciato ne tracce di combustione... Evidentemente non si tratta di un qualche incendio, bensì di qualcos'altro... Possibile che possa nuovamente trattarsi del misterioso spiritosone?°


    Si domandava avanzando a passo svelto dietro alla domestica. Fino ad arrivare finalmente nel giardino dove Shizuka e Ritsuko erano attente ad analizzare la scatola dalla quale continuava ad uscire quel denso fumo nero.

    "Perché Atasuke è qui?! Avevo esplicitamente detto di rimandare indietro ogni Shinobi che sarebbe accorso! MAYUKO!"


    Iniziò a strillare Shizuka, forse infastidita dall'autonoma decisione della sua domestica, forse infastidita dal fatto che Atasuke avesse avuto la possibilità di vederla in una situazione tanto intima.
    Quale che fosse il motivo ad Atasuke poco importava, in quel momento c'era dell'altro che lo preoccupava ben più degli abiti pittoreschi della principessa di Konoha. Ascoltò quindi il rapido riepilogo che Mayuko gli fece, concentrando la sua attenzione sul biglietto che accompagnava il pacco e sugli effetti che questo aveva avuto sulle persone presenti.
    In quel momento, tutto gli fù chiaro. Comprese il primo errore e come uno sciocco si chiese come avesse fatto a non arrivarci prima. Con quelle informazioni ora vedeva tutto con molta più chiarezza, anche se ancora non sapeva chi o cosa avesse deciso di tirare quell'assurda serie di pericolosi scherzi.

    °Dunque villa Kobayashi era da sempre l'obbiettivo! Shizuka era il serpente, mentre andando per eslcusione il drago dovrei essere io... Il fatto che anche il pacco contenesse una sorta di sigillo simile al precedente mi lascia pensare che tutto sia collegato alla stessa persona, o meglio allo stesso gruppo data l'abilità con cui son stati concatenati eventi in luoghi distanti... Ora il problema rimane comprendere chi è il mandante di tutto ciò, ma soprattutto capire come chiudere questo gioco.°


    Tuttavia, non ebbe il tempo di concludere la serie di ragionamenti come Mayuko non ebbe modo di finire di esporre la situazione dato che Shizuka con rabbia le tappò la bocca, forse infastidita dalla mole di informazioni che la donna stava elargendo senza autorizzazione.
    Solo in quel momento Atasuke notò che per la prima volta Shizuka era senza trucco ed ironicamente quella vista così naturale gli piacque, al punto che per un'istante si perse ad osservare ogni dettaglio della sua pelle e del suo viso, dimenticando il motivo per cui si trovava in quel posto.

    “E tu perché sei qui?”


    Quella domanda lo riportò rapidamente alla realtà smuovendolo e facendogli semplicemente indicare il pacco da cui il fumo continuava ad uscire. Non disse nulla e continuò a fissare Shizuka negli occhi in parte per sottolineare l'assurdità di quella domanda ed in parte come scusa per godere ancora di quegli occhi color smeraldo che tanto gli piaceva guardare.
    A quel punto Shizuka ripartì a blaterare una serie di ipotesi, certamente valide per le informazioni che possedeva, ma che si limitavano al semplice scherzo, scherzo che probabilmente aveva una valenza ed un peso decisamente superiore a quanto aveva ipotizzato.
    Atasuke ascoltò poi quanto ella aveva ancora da dirgli, accennando dapprima ad un'altro messaggio posto al fondo della scatola e poi elencando la serie di azioni che avevano tentato per bloccare la fuoriuscita di quel fumo. Tutte azioni sensate, se solo non fosse che ipotizzavano una fiamma all'interno a provocare la fumarola.

    “Ci vuoi dare un occhio tu?”

    «Sono qui per questo...»


    Concluse portando il suo sguardo sul particolare pacchetto cercando di capire come raggiungere il foglietto posto sul fondo dello stesso.

    °Sicuramente non si tratta di una combustione, tuttavia potrebbe comunque trattarsi di un ninjutsu in grado di generare fumo, ma in questo caso in teoria dovrebbe pur esserci un modo per fermarlo, c'è sempre un modo... Oppure si potrebbe trattare di un semplice Genjutsu ed in questo caso avrebbe decisamente senso...°


    Non era certo delle sue deduzioni, ma sapeva che in entrambi i casi, sia che si trattasse di un'illusione, sia che si stesse parlando di un qualche costrutto in grado di emettere fumo, i suoi occhi potevano permettergli di capirlo, ed in caso di illusioni “semplici” potevano anche permettergli di rilasciarle.
    Osservò quindi la scatola con attenzione lasciando fare il loro lavoro ai suoi occhi, ormai completi da qualche tempo cercando il punto dove il chakra ci stava accumulando per generare quella cortina e cercando di vedere se ciò che tutti vedevano era reale o un semplice scherzo della mente.
    [Abilità]
    Ovviamente, nel caso di un'illusione, se fosse bastata la sua semplice abilità oculare non si sarebbe posto il problema nel rimuoverla.

    OT- Mi scuso per l'incomprensione nel precedente post "corretta" all'inizio di questo. Per questo giro non ho aggiornato la tabella del chakra a causa delle ipotetiche, al prossimo post aggiornerò con i consumi effettivamente usati :zxc: -/OT
    Chakra Rimanente: 58,5/60
    Vitalità Rimanente: 16/16
    Energia Vitale: 30/30




    Movimento: 18m
    Salti: 6 m
    Status Fisico:
    png
    pngpngpng
    pngpng
    Percezione: 6+6
    Furtività: 0+3

    Forza: 500
    Velocità: 500
    Resistenza: 500
    Riflessi: 575
    Agilità: 500
    Concentrazione: 500
    Precisione: 500
    Intuito: 500
    EquipaggiamentoProtezioni indossate:
    - Maschera "da Demone" [20; 3] [Non Indossata]
    - Mantello Nero [15; 3]
    - Cotta di Maglia Completa [40; 4]
    - Gambali in Ferro [30; 4]

    Mischia:
    - 1 Katana [40; 4]
    - 1 Wakizashi [20; 3]

    Varie:
    - 1 Respiratore [1; 1]
    - 1 Accendino [1; 1]
    - 3 Filo di Nylon [10m] [1; 2]
    - 3 Filo di Nylon Rinforzato [10m] [1; 3]

    Tonici:
    - 1 Tonico Recupero Medio [4b] [1; 1]

    Rotolo Armi a distanza:
    - 7 Kunai [8; 3]
    - 2 Cartabomba II Distruttiva [1,5m] [50; 1]
    - 2 Cartabomba II Deflagrante [4,5m] [25; 1]

    Rotolo Medico:
    - 1 Kit Primo Soccorso [10 usi] [1; 2]
    - 6 Antidoto Intermedio [2] [2] [2] [1; 1]
    - 2 Tonico di Ripristino Medio [4L] [1; 1]
    - 1 Tonico Recupero Medio [4b] [1; 1]


    Slot Azione Slot Azione 1:
    - Ipotesi 2 - Colpo alla nuca del genin per stordirlo [500; 500; 10]

    Slot Azione 2:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]

    Slot Azione 3:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]


    Slot DifesaSlot Difesa 1:
    - Tentativo di arresto fisico della Colonna

    Slot Difesa 2:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]

    Slot Difesa 3:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]


    Slot TecnicaSlot Tecnica Base:
    - Ipotesi 1.1 - nn (Sharingan Imposizione per il rilascio)
    - Ipotesi 1.2 - Genjutsu Kai X Bassi, potenza X +20 Ninjutsu Inalterabile

    Slot Tecnica Avanzata:
    - Ipotesi 1.2 - Genjutsu Kai X Bassi, potenza X +20 Ninjutsu Inalterabile
    - Ipotesi 2 - [5B; 40; 2] vs [20; 3]


    ConoscenzeConoscenze Utilizzate:

    Tecnica Superiore della Moltiplicazione del Corpo - Kage Bunshin no Jutsu
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Una (1)
    L'utilizzatore può scindere il proprio corpo in più cloni corporei. Possono essere creati entro 1,5 metri dall'utilizzatore o da un suo clone, potranno allontanarsi fino a 30 metri. Sono esteriormente e potenzialmente uguali all'originale. Possiedono 500 crediti equipaggiamento duplicati; non è possibile duplicare Bombe e Tonici.
    Se distrutti, rilasceranno una nuvola di fumo che concede occultamento ambientale parziale entro mezzo metro, per 1 slot azione; le informazioni possedute ritorneranno all'utilizzatore. Torneranno all'utilizzatore 1/8 dei danni subiti dai cloni, sotto forma di affaticamento; i tonici utilizzati dai cloni verranno conteggiati nei limiti dei tonici utilizzabili dall'utilizzatore.
    La vitalità è pari ad una ferita ½ leggera ogni grado ninja posseduto. Il chakra posseduto è diviso equamente tra tutte le copie create e l'utilizzatore; una volta disattivata la tecnica o distrutti tutti i cloni, il chakra residuo tornerà all'utilizzatore. Tutti cloni possono sfruttare la TS se attivata dall'utilizzatore; utilizzare e mantenere la tecnica speciale richiede tutti gli slot tecnica.

    Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    (Livello: 4 / Consumo: Medio )
    [Da chunin in su]

    Rovesciamento Terrestre - Doroku Gaeshi
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Tocco (1)
    Tramite un violento colpo a terra con la gamba, l'utilizzatore può sollevare una grossa parete di roccia per proteggersi; la parete è alta 6 metri e lunga 9 metri. La potenza difensiva è pari a 40, mentre la durezza è pari a 2, in ogni punto della parete. La parete è una struttura fisica permanente.

    Tipo: Taijutsu
    (Livello: 4 / Consumo: Quasi Alto )
    [Da chunin in su]

    Rilascio - Genjutsu Kai
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Tigre
    L'utilizzatore può deflettere genjutsu usando 2 slot tecnica. L'utilizzatore deve essere consapevole di essere sotto l'influsso di un'illusione. È possibile sfruttare i danni subiti volontariamente per aumentare l’efficacia del rilascio, senza costo in chakra. Ogni leggera subita incrementa di 10 l'Efficacia; status Leggeri aumentano di 10 l'Efficacia, a status Medio di 30, status Gravi di 60. Si possono rilasciare solo illusioni con efficacia inferiore quella del rilascio. Può eliminare più genjutsu solo se la somma delle efficacia di ogni genjutsu è inferiore all'efficacia del rilascio. È possibile usarla su un'altra persona. È possibile sommare l’Efficacia con un’altra persona se utilizzata insieme. È possibile utilizzarla senza sigilli, riducendo di 10 l'Efficacia.
    Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    (Livello: 4 / Consumo:½ Basso ogni 5 d'efficacia )
    [Efficacia Massima Rilasciata: 15 per Grado]

    Tecnica Economica [2]
    Talento: L'utilizzatore può eseguire la tecnica avanzata risparmiando il 25% del consumo d'attivazione; può essere utilizzata 1 volta ogni 2 round. Alternativamente è possibile risparmiare il 50% del consumo d'attivazione; può essere utilizzata 1 volta ogni 3 round. Non è possibile sfruttare altre abilità "Talento" in combinazione.


    Combattere alla Cieca [2]
    Maestria: L'utilizzatore è in grado di orientarsi e combattere se privato della vista volontariamente o meno. Dopo 1 round di cecità, l'utilizzatore guadagna un bonus +6 in Percezione.


    Investigatore [1]
    Abile: L'utilizzatore è in grado di percepire facilmente rumori trascurabili e discussioni, se effettuati entro il movimento di uno slot azione. Inoltre, l'utilizzatore è in grado di ipotizzare a grandi linee il tempo trascorso dall'abbandono di un oggetto in base al suo calore.


    Ninjutsu Inalterabile [2]
    Speciale: Le ninjutsu dell'utilizzatore, se sotto l'influsso di una genjutsu avversaria, avranno un incremento di potenza extra pari a 20 per 2 round o finché rilasciata l'illusione. Non è cumulabile.

    Sharingan
    Kekkei Genkai di Konoha, Clan Uchiha



    A Utilizzo La tecnica speciale prevede un consumo a utilizzo. Non ci saranno consumi di attivazione o mantenimento.


    Caratteristica dei Portatori: Riflessi Aumentati (+3 tacche)


    Abilità Comuni dei Portatori Controllo dell'Illusione: L'utilizzatore può scegliere una singola abilità, tra Preveggenza, Creazione, Imposizione; ogni livello pari della tecnica speciale posseduto permette di acquisire una nuova abilità. Caratterizzerà permanentemente il proprio Sharingan. L'utilizzatore può vedere il chakra individuando sommariamente eventuali costrutti, strutture, accumuli di chakra. L'utilizzatore può acquisire l'impronta Inferno, che potenzia le Enton.
    Preveggenza: L'utilizzatore può Prevedere le azioni dell'avversario se osservato: Prevedere uno slot azione da 1 tacca di vantaggio ai Riflessi; Prevedere uno slot difesa da 1 tacca di vantaggio alla Velocità; Prevedere uno slot tecnica permette di effettuare Counter o difendersi con qualsiasi tecnica. Ogni Previsione può utilizzare più Unità d'Illusione; ogni Unità d'Illusione richiede un consumo ¼ Basso di chakra ogni 2 tacche di vantaggio; prevedere 1 tecnica richiede un consumo Basso. L'utilizzatore può impastare ulteriormente chakra. L'utilizzatore può copiare le tecniche Previste; può avere 1 competenza di tecniche copiate per livello della tecnica speciale posseduto; è necessario osservare completamente l'esecuzione della tecnica. È necessario conoscere le capacità utilizzate dalla vittima per Prevedere slot azione e difesa.
    Creazione: L'utilizzatore può creare immagini realistiche tramite un'illusione. Utilizzatore escluso, non influenza fonti di chakra devono comparire oltre 3 metri di distanza da fonti di chakra. Ogni Unità d'Illusione permette di formare un'illusione di pari dimensioni; ogni Unità d'Illusione richiede un consumo ½ Basso di chakra. Il movimento richiede slot tecnica/azione; muovere più costrutti con traiettoria simile o speculare richiede uno slot tecnica/azione. Attaccare rientra nello slot utilizzato per il movimento; si può effettuare un singolo attacco in uno slot tecnica/azione utilizzato. L'efficacia è pari a 10 ogni Unità; è possibile ridurre la vitalità avversaria con illusioni offensive. La Velocità delle illusioni è pari ai Riflessi dell'Utilizzatore. È necessario lo scambio di sguardi tra utilizzatore e obiettivo.
    Imposizione: L'utilizzatore può imporre un comando tramite un'illusione. Ogni Imposizione può utilizzare più Unità d'Illusione; ogni Unità d'Illusione richiede un consumo ½ Basso di chakra ogni round ed ha efficacia pari a 10. Non eseguire un ordine causa un malus di 2 tacche a una statistica primaria ogni Unità d'Illusione impiegato; l'utilizzatore decide all'attivazione le statistiche influenzate. Il comando non può essere autolesionista, rendere inabile la vittima o danneggiare terzi. È necessario lo scambio di sguardi tra utilizzatore e obiettivo. L'utilizzatore può vedere attraverso le illusioni subite di efficacia pari o inferiore a 20 per livello di tecnica speciale. Può utilizzare Unità d'Illusione per rilasciare le illusioni subite se l'efficacia è maggiore l'illusione. Ogni Unità d'Illusione richiede un consumo ¼ Basso di chakra.


    Livello III (Chunin Blu - Jonin Rossa)
    • L'utilizzatore può controllare fino a 12 Unità d'Illusione.
    • L'efficacia massima è pari a 40.
    • Il bonus massimo è pari a 4 tacche.
    • Il malus imposto massimo è pari a 4 tacche.
    • Il Controllo dell'Illusione ha raggio massimo pari a 36 metri.



    NoteVarie ed eventuali
    Tecnica economica: Cooldown 2/3
    Sharingan:
    - 0B visione del chakra/Genjutsu potenza pari o inferiore a 60
    - 1B e 4 Slot d'Illusione per ogni genjutsu rilasciato (max 2 volte) usando fino a 2B e 8/12 SdI

    Combattere alla cieca usato in questo caso non per combattere ma semplicemente per orientarsi e compiere un semplice lavoro (spostare 3 casse da dietro una porta), cosa che ho ritenuto fattibile e decisamente meno complessa da fare rispetto ad un combattimento anche senza la vista

     
    .
  7.     Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Y Danone
    Posts
    8,528
    Reputation
    +561

    Status
    Anonymous


    FEMALE INTUITION

    Trusting our intuition often saves us from disaster.




    Nonostante Atasuke Uchiha fosse un uomo talmente amante dei Genjutsu da cercarli ovunque (cioè, proprio ovunque), si sarebbe presto accorto che la sua passione segreta non aveva ragione di essere supportata nella realtà, perché... no, non erano illusioni quelle che il povero Chunin si ritrovò con orrore ad affrontare. Nessun palo illusorio stava cadendo: era tutto sin troppo vero.
    Per fortuna però la prontezza di riflessi del giovane Shinobi degli Uchiha, che seppe magistralmente gestire la situazione issando un muro a protezione dei civili e delle case di questi, evitò qualsiasi danno. Il palo di ferro, infatti, si abbatté sulla protezione di terra e si limitò poi ad oscillare pigramente fino a fermarsi del tutto. La sua caduta, rapida e violenta, accompagnata da un cigolio metallico raschiante come unghie di corvo su pareti di vetro, gettò nel panico la gente... ma soprattutto il piccolo Genin che sgranando gli occhi nel vuoto si limitò a intonare un virile e molto sentito:

    «NOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!
    MAMMAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!»



    […] Aaaah, le nuove generazioni di ninja...

    Beh non che avesse molta importanza, perché quando il palo impattò sul muro, il ragazzino era già svenuto con un quantitativo preoccupante di schiuma bianca alla bocca e Atasuke Uchiha dunque, accorrendo verso di lui con rapidità, si sarebbe accorto che nessuna tecnica speciale o sigillo misterioso legavano le mani del pivello... quanto piuttosto un grosso e abbondante quantitativo di colla.
    Colla per bambini, per la precisione, di quella rosa al profumo di fragola... in qualche modo modificata, certo, perché non ci fu modo di staccare il ragazzino di lì nemmeno colpendolo ripetutamente sulla testa abbastanza volte da fargli battere la fronte sul palo (una possibilità però che, magari, avrebbe donato lui al risveglio un pò di coraggio in più). Benché rimanesse il dubbio su come avesse fatto quella colla a finire sulle mani e i piedi del ragazzino e a farlo aderire così bene al palo, quell'inconveniente, purtroppo impossibile da risolvere in tempi brevi, avrebbe dovuto indurre l'Uchiha a lasciarlo nelle mani del popolo e magari di qualche ninja medico (o un gestore di cartoleria, visto il fatto) per proseguire piuttosto lungo la sua strada... perché c'era qualcosa di ben più importante con cui fare i conti, e questo qualcosa era il foglietto appiccicato in fondo al palo crollato.
    Benché Atasuke Uchiha avesse buone ragioni di credere che anche questo messaggio contenesse chissà quale tranello misterioso, avrebbe avuto modo di ricredersi, poiché prendendo il foglio in mano si sarebbe accorto che niente sarebbe successo. La carta papiro stropicciata era pulita da qualsiasi tecnica...ad eccezione del solito piccolo bagliore che circondò per una frazione di secondo i polpastrelli del ninja, prima di spegnersi senza dare nessun tipo di problema. Esattamente come era accaduto in precedenza, infatti, il Chunin si sarebbe reso conto che oltre quell'irrilevante avvenimento niente accadeva, e avrebbe pertanto potuto leggere tranquillamente il foglio... che come al solito non sembrava contenere altro che un qualche giochetto di parole che però, a differenza di prima, sembrava essere stato scritto con irritazione. O delusione. O forse entrambi i sentimenti.
    A quanto pareva l'organizzatore di quella maratona di velocità ed intelligenza non era ancora intenzionato a smettere. Sembrava, per la verità, aspettarsi come qualcosa dal ragazzo degli Uchiha e non denotava di essere piacevolmente colpito dal vederlo “fallire” tutte le “prove” in cui lo metteva con tanto impegno. Come se fosse lui il colpevole, poi.
    Com'era comprensibile, continuare a vedere una persona senza volto fare danni nel proprio villaggio lasciando foglietti in cui sembrava incolpare l'unico malcapitato in grado di fermare il gioco, o quantomeno porre rimedio ai problemi insorti; Atasuke Uchiha sarebbe probabilmente stato pervaso da quel tipo di irritazione tipica delle pessime giornate e con quel solito sentimento sarebbe pertanto arrivato a Magione Kobayashi. Paranoico abbastanza da continuare a ricercare genjutsu ovunque, e puntualmente venendo sfatato nell'intento non trovando nient'altro che normalità in ciò che osservava, il ragazzo del ventaglio bicolore fu accolto da una situazione al limite del paradossale. In effetti, trovare la sede del più potente e ricco Clan non Shinobi delle Terre del Fuoco colmo di domestiche sorde che urlavano l'una all'altra tanto più forte quanto erano lontane, e con del fumo che usciva da chissà dove e non sembrava intenzionato a smettere, non era proprio la cosa più normale possibile; soprattutto visto il rigore e il rispetto dell'etichetta dei Kobayashi, un dettaglio quello che, come avrebbe potuto notare Atasuke, stava cominciando ad attirare diverse persone curiose e preoccupate di fronte al porticato d'ingresso della grande dimora tradizionale... e si sapeva, le voci correvano veloci. Anche troppo quando la famiglia oggetto del chiacchericcio era così famosa.
    Era forse un tentativo di minare la rispettabile reputazione della dinastia dell'Airone?

    «Atasuke, mi dispiace averti fatto venire fino a qui. Ero stata chiara con le ragazze di rimandare indietro chiunque arrivasse.» Sospirò Shizuka Kobayashi, affiancando lo Shinobi della Foglia vicino alla scatola dopo che si fu rassegnata al fatto che questo non se ne sarebbe andato nemmeno prendendolo a ceffoni. Senza i suoi stivalacci di cuio muniti di un ragionevole tacco era molto più bassa di quello che il ragazzo potesse supporre, in effetti arrivava lui solo alle spalle. «...Va tutto bene?» Avrebbe chiesto la Principessa, quando si fosse accucciata accanto all'oggetto, lanciando poi un'occhiata di sfuggita allo sharingan attivo di Atasuke. Era la prima volta che lo vedeva con la Genkai attiva, e per una certa ragione le fece un certo effetto...
    ...tre tomoe, mh? Beh, non che lei non ci sarebbe arrivata mai. Lo sapeva. Prima o poi anche lei. Certo. Anche lei. Cioè, dai. Perché lui si e lei no? Eh? EH?
    «Brutto demente.» Sbottò infine la ragazza, chiaramente offesa, mettendosi a braccia conserte e sbuffando. Ovviamente il poveretto che aveva appena accusato avrebbe avuto poco di che capire la ragione di essere improvvisamente diventato l'oggetto della sua irritazione, e certo avrebbe avuto modo di poterlo chiedere... se per pura disgrazia l'alto pino giapponese sotto il quale i due ragazzi erano accuciati non avesse perso una pigna, che cadde con precisione millimetrica sulla testa della giovane, la quale, alzandosi, strillò subito di dolore.
    «OHIA! MA CHE DIAVOLO?!» Urlò la Principessa, portandosi le mani alla testa con fare allibito.
    «Ojou-sama?!» Esclamò subito Ritsuko, azzerando rapidamente la distanza che la separava dai due per guardare con preoccupazione la sua padrona. Un secondo dopo stava già fulminando Atasuke con occhi dardeggianti di odio. Evidentemente era colpa sua che i pini perdevano pigne.
    «Dannazione pesava mille chili quella cosa maledetta, lo giuro!» Mugolò Shizuka, cercando di imporsi di non piangere. Non che riuscì bene nel tentativo: aveva già gli occhi umidi.
    «Hara maa... in effetti è proprio pesante!» Osservò Mayuko, avvicinandosi al trio e raccogliendo da terra l'oggetto inquisito. Cioè, almeno provandoci, per poco non dovette usare entrambe le mani. «Avrebbe potuto rompervi la testa in due come un cocomero giallo, signorina.» Disse allegramente, quasi stesse parlando di fiori e biscotti.
    «Ah davvero?» Rispose in modo altrettanto gioviale Shizuka, sorridendo spensierata mentre prendeva dalle mani della domestica la pigna. «SIANO MALEDETTI GLI DEI ALLORA, MA CHE DIAVOLO SUCCEDE OGGI?! QUALCUNO MI VUOLE AMMAZZARE O COSA?!» Abbaiò la ragazza, scagliando con violenza il cono legnoso verso la scatola fumante.

    E quella fu l'ultima cosa che fece.

    La scatola infatti, apparentemente posta sotto la pressione violenta del colpo, semplicemente... esplose. Esplose sul serio quella volta, però [Cartabomba II: potenza 50, diametro 1,5 metri, raggio 5 metri] e lo fece con tale rapidità e imprevedibilità che non ci sarebbe stato tempo per fare nient'altro che scansarsi in qualche modo! Ma colpo fu davvero potente... sarebbe riuscito il quartetto di persone, posto a così breve distanza dall'oggetto, a scappare in tempo?!

    La risposta Atasuke Uchiha probabilmente non sarebbe riuscita a darsela fino a quando non si fosse messo al sicuro, qualora ce l'avesse fatta. Solo allora, infatti, avrebbe potuto cercare disperatamente con lo sguardo Shizuka e le altre due donne... rendendosi conto che tutte e tre si trovavano a dieci metri di distanza dal punto dell'esplosione, distese a terra ad eccezione di Ritsuko, che si stava già riportando lentamente in eretta postura per avere il tempo di allungare la manica del suo kimono sul braccio destro e nascondere la mano dentro d'essa. Un istante dopo, stava già urlando.
    «Qualcosa si è mosso più veloce dei miei riflessi.» Gemette Shizuka, portandosi le mani alla testa come se solo ipotizzare quella cosa fosse pura follia. Improvvisamente ebbe un vago senso di nausea e si accorse di avere un forte dolore allo stomaco. «Mi sono sentita tirare un calcio sulla pancia e sono stata sbalzata indietro, io non...non...» Balbettò allora, impallidendo. «M-mayuko...? Ritsuko?» Il gemito della capo-cameriera le rispose dal fagotto di stoffe ripiegato a terra che era diventata accartocciandosi su se stessa.
    «E' sicuramente il trauma, Ojou-sama. Sarà stata l'onda d'urto dell'esplosione a sbalzarvi lontano, è stata una fortuna. Voi state bene, non è vero?» Domandò allarmata la Kumori della Principessa, accarezzando con la mano sinistra il volto dell'interlocutrice.
    «Il trauma? Quale trauma?! Io sto benissimo! E di quale diavolo di onda d'urto parli?! Ti rendi conto, vero, che non è possibile?!» Rispose Shizuka, irritata, guardando l'Aoki con rabbia mentre ne allontanava la mano con uno schiaffo. «E poi cosa diavolo stai così tranquilla, Ritsuko?! Una bomba è esplosa in casa mia!»
    «Avete ragione mia signora, è stata una mancanza imperdonabile da parte mia, mi occuperò del resto io.»
    Rispose contrita la Kumori, inchinandosi profondamente. «Ehi, Uchiha. Vieni qui e stai accanto alla Principessa dei Kobayashi... e magari cerca di non fare nessun danno con la tua disgustosa presenza.» Si limitò a quel punto a dire la donna, riportandosi in eretta postura e lanciando un'occhiata irritata al Chunin. Solo quando questo si fu portato abbastanza vicino a Shizuka e Mayuko, però, si allontanò con un inchino. Un secondo dopo, era sparita dietro il primo angolo.
    «Va bene, Atasuke...» Mormorò Shizuka, quando il compagno le si fu avvicinato. «Cosa diavolo sta succedendo?» Chiese educatamente, aiutando Mayuko a sollevarsi da terra. La capo-domestiche, scuotendo la testa e barcollando pericolosamente a destra e a sinistra, fece cenno alla sua signora di non preoccuparsi, ondeggiando poi sconclusionatamente verso la pedana rialzata della magione, sulla quale si accasciò subito, schiantando la testa sul legno e rimanendo lì ferma.
    Dopo aver dato un'occhiata preoccupata alla donna, che dopotutto non presentava miracolosamente nessuna ferita o danno e dunque non necessitava di nessun reale aiuto se non forse quello di un terapista, la giovane kunoichi ritornò a guardare il ragazzo degli Uchiha e dopo averlo fissato un attimo scosse la testa. Alzando istintivamente una mano, andò a posarla sul torace di lui.
    «Di solito sono io che finisco in qualche guaio e ti ci tiro dentro...» Prese a dire la Principessa, accennando ad un sorriso. Per quanto sembrasse provare a fare il contrario, sembrava preoccupata adesso. «E' successo qualcosa?» Chiese ancora, dopo una breve pausa. «Cioè no beh, qualcosa è successo per forza... nel senso, diavolo, è scoppiata una fottuta bomba nel giardino della mia dannata casa. Farai tu i conti con mia madre per quel buco.» Disse, pallida, indicando la voragine aperta al suolo. Chiamarlo solo “buco” era riduttivo. «Atasuke... siamo amici, lo sai no, come funzionano queste cose...» Borbottò. In verità l'unica a non sapere come funzionassero, era lei. «...ci si aiuta a vicenda quando serve e altra roba del genere.» Aggrottò la fronte, perplessa, e stringendo a quel punto, per istinto, la divisa del ragazzo tra le dita, la Principessa della Foglia parve intenzionata ad avvicinarsi ulteriormente. «Cioè, penso che–...» Fece appena in tempo ad esordire.

    Già. Appena in tempo. Perché poi una grossa caramella bavosa la colpì con una precisione millimetrica sulla fronte.

    «...M-MA COSA MALEDIZIONE SUCCEDE OGGI?!» Ruggì la Kobayashi, toccandosi la fronte appiccicosa e trasalendo disgustata nel rendersi conto quale fosse la causa. «VOLEVO SOLO FARGLI UNA CAREZZA SUL VISO!» Urlò allibita, come se stesse dicendo la cosa più normale del mondo.
    […] Beh, non che Shizuka Kobayashi fosse famosa per il suo acume in quel genere di situazioni.
    Appena pronunciò quelle parole, però, qualcos'altro la colpì dietro la nuca: un nocciolo di caramello leccato. Che puntualmente le si appiccicò ai capelli, intricandoglieli.
    «M-ma che...» Sgranò gli occhi la kunoichi, sconvolta. Affilando i suoi sensi si rese conto che no, non sentiva la presenza di nessuno e questo non era poi troppo normale, perché certo non era la migliore tra le combattenti, ma era un'infiltrata e sentire la presenza altrui faceva parte del suo stramaledettissimo lavoro. «A-atasuke, per caso quella tua vicina di casa brutta e fastidiosa a cui piaci tanto è morta e mi sta perseguitando sotto forma di spirito, oppure che cosa...?» Domandò a quel punto la ragazza, facendosi pallida. L'irragionevolezza dei Kobayashi colpiva ancora. «No, perché ho idea che ci sia qualcuno che mi vuole morta in questo momento... cioè non so...» E rabbrividendo si strinse nelle spalle. «...I-istinto femminile, diciamo.»

    E come tutti sapevano, l'istinto femminile non sbagliava mai.
    Un istante dopo infatti una freccia rosa, simile a quella che aveva colto alla sprovvista lo stesso Shinobi degli Uchiha la mattina, si conficcò nel terreno quasi infilzando i piedi di Shizuka, che percependo almeno quell'arma arrivare, si scansò all'ultimo istante facendo appena in tempo a staccarsi da Atasuke per poi indietreggiare pericolosamente all'indietro.
    Attaccato alla freccia vi era un foglietto che, proprio come Atasuke avrebbe avuto modo di sospettare, si aprì da solo, srotolandosi sotto gli occhi dei due ragazzi e rivelando subito il suo messaggio:

    Gallina!
    Metti le mani apposto!
    Coccodè!!!



    Silenzio.

    «Gallina a chi?» Sibilò Shizuka, avvampando fino alla punta delle orecchie. Evidentemente si stava irritando più per il contenuto del messaggio che per il fatto che una freccia rosa contenente un biglietto fosse praticamente piovuta dal cielo.
    [...] Aah... il sangue dei Kobayashi era potente, in lei...
    «Non ho fatto proprio niente!» Insistette infatti, fulminando poi con lo sguardo Atasuke... come del resto era abbastanza prevedibile. «E questo scherzo è già durato troppo, bastardo! Dacci un taglio o giuro che...» Ringhiò, avanzando verso lo Shinobi, probabilmente pronta a rifilare due o tre ceffoni al povero malcapitato.
    Questo, ovviamente, prima che un sasso la colpisse alla schiena.
    «OK!! QUESTA GAG HA SMESSO DI ESSERE DIVERTENTE CIRCA TRE ATTENTATI ALLA MIA VITA FA!» Urlò la Principessa del Fuoco, portandosi una mano alla schiena e strillando di dolore. Fece appena in tempo a inginocchiarsi a terra e battere la fronte sull'erba, gemendo come un animale straziato, che qualcosa alle sue spalle si aprì con uno scricchiolio cartaceo.
    Attaccato al sasso, infatti, Atasuke avrebbe potuto vedere che vi era un altro foglietto. A differenza dei precedenti, però, non si aprì da solo e se il ragazzo ne avesse voluto leggere il contenuto avrebbe dovuto aprirlo personalmente. Come si sarebbe presto reso conto nemmeno questo messaggio conteneva qualche misterioso tranello, ma anzi sembrava essere stato scritto di fretta e furia da due mani diverse, l'una partita dal basso e l'altra dall'altro, tanto che le frasi al centro del biglietto erano tutte accalcate e persino difficili da leggere:

    Il nero e il bianco non si devono mischiare,
    sai quanti problemi possono altrimenti capitare?!

    L'oscurità è troppo profonda,
    e il bianco mai ritorna,
    se lì dentro purtroppo affonda!

    ...Ma del serpente il drago ha bisogno
    se di trovare la strada per fukatou
    ne ha il grande sogno!



    Un altro indovinello... ma cosa poteva significare? E soprattutto, cosa sarebbe potuto accadere, stavolta, se non fosse stato in grado di rispondere correttamente...?
    «Mh? Cosa c'è scritto?» Chiese improvvisamente una voce alle spalle dell'Uchiha. Shizuka, alzatasi lentamente da terra con una mano sulla schiena, si stava avvicinando all'amico, e appoggiandosi a lui con ostentata teatralità, tanto da potersi distendere frontalmente e quasi per intero sulla sua schiena di lui, ghignando nel mentre in modo abbastanza preoccupante, lesse il messaggio dalla spalla del Chunin degli Uchiha. Un istante dopo, sembrava dubbiosa. Purtroppo, però, lo era per il motivo sbagliato. «"Otafuku"?» Disse infatti, perplessa. «Ah, l'anagramma, dico.» Osservò, alzando un braccio sopra la spalla di Atasuke e battendo l'indice della mano sinistra sulla parola “Fukatou”.
    [...] Evidentemente non aveva problemi con il fatto che qualche presenza sovrannaturale e impossibile da percepire stesse lanciando messaggi e facendo esplodere bombe nel giardino di casa sua. Qualunque tipo di vita Shizuka Kobayashi avesse condotto fino a quel momento e di qualsiasi genere fosse la sua realtà familiare, di una cosa sola Atasuke sarebbe stato certo: era una donna davvero difficile da sorprendere. Emh.
    «E' un anagramma. Da piccola ne andavo matta. Di questi e altre decine di cose strane per una bambina. Comunque sia, al tempo anagrammavo qualsiasi parola e creavo un vocabolario segreto con cui parlare con Ritsuko, era la mia grande passione. Mia nonna piangeva ogni giorno per questo vizio.» Rise la Principessa, rammentando. «Ma è un segreto, non lo sa nessuno eccetto la mia famiglia... quindi mi raccomando, Acchan...» Cinguettò la kunoichi, avvicinando pericolosamente le labbra all'orecchio del ragazzo, sorridendo. «...Solo-tra-noi-due Sussurrò, sfiorando appena il lobo dell'orecchio dello shinobi....
    ...un secondo dopo, però, si girava di scatto, e con una prontezza di riflessi abbastanza anomala afferrò al volo l'ennesimo sasso. Scoppiando in una risata trionfale, la donna si buttò di scatto verso la chioma del grande pino da cui era caduta la pigna che le aveva quasi aperto la testa in due, muovendosi ad una velocità incredibile considerato che indossava un kimono.
    Neanche a dirlo, però, un secondo dopo cadeva al suolo, sbattendo il sedere sull'erba.
    «Ma che diavolo...» Sibilò la ragazza, strillando di dolore. «...ho afferrato qualcosa, ma...» Gemette... ma poi, guardandosi le mani, si rese conto che quel qualcosa era molto simile ad una secchiata di bava. Ne aveva la mano ricoperta, in effetti.
    Di bava e di un biglietto con su scritto una sola parola, elegantemente tracciata: “cretina”.

    Silenzio.

    «...Molto bene, Atasuke.» Disse la ragazza, sorridendo nell'alzarsi da terra. I suoi occhi si erano fatti di due gradazioni più scuri rispetto allo splendido verde smeraldo che era loro peculiare e il suo volto, snaturato in un ghigno grottesco, sembrava la maschera di un Oni pronto a divorare un innocente. «...Dobbiamo andare ad Otafuku insieme, ora, vero Domandò con voce abbastanza inquietante.
    Era evidente che la domanda non presupponesse obiezioni. In effetti Shizuka, al pari di Heiko Uchiha, era quel tipo di donna che non apprezzava essere contraddetta... tanto meno quando era arrabbiata.
    E ora era molto arrabbiata. E questo Atasuke lo avrebbe capito quando si rese conto, sudando copiosamente, che per prepararsi di tutto punto con la sua divisa ninja, Shizuka ci aveva messo solo dieci minuti...

    ...chissà quanti ne avrebbe impiegati per incenerire i Gate della Foglia?
    Già, perché quando i due ragazzi arrivarono all'accesso del Villaggio, sul suolo, incisi a forza per terra, c'erano dei numeri:

    2 16 4 256 16 65536 256



    E a questo punto, era evidente, la faccenda cominciava a diventare un pò più che lo scherzo di qualche simpatico burlone.
     
    .
  8. Asgharel
        Like  
     
    .

    User deleted



    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    ~Altri Enigmi, o forse no?~


    Atasuke non rimase sorpreso nel vedere che in realtà non vi fossero illusioni di alcun genere attive. Da un certo lato aveva un senso di sollievo, ma dall'altro era decisamente più preoccupato, dato che tutti quei disastri evidentemente non erano una semplice illusione, ma qualcosa di estremamente reale. In particolar modo notò che anche l'attaccamento del giovane genin era estremamente reale, tanto qanto infantile nella sua natura. Il ragazzo infatti era rimasto incollato proprio perchè le sue mani erano piene di colla. Ad una prima analisi sembrava colla per bambini, ma era chiaro che qualcosa non andava. Quel tipo di collanti generalemnte era studiato, appunto, per l'utilizzo da parte di bambini, quindi comunque facile da staccare anche nell'eventualità in cui l'utilizzatore se ne fosse riempito le mani.

    °Strano... Ancora una volta sembra quasi trattarsi dello scherzetto di un bambino, piuttosto che una reale minaccia... Eppure anche qui siamo decisamente oltre la semplice “burla”°


    Pensò tra se con uno sguardo preoccupato ma allo stesso tempo divertito. Da un lato stava quasi iniziando a prenderci gusto in quella sorta di gioco, o quantomeno trovava ilare il modo con cui quel genin era rimasto bloccato, ma la logica della sua mente lo manteneva ferreo e fisso sull'obbiettivo: Quegli scherzi dovevano avere una fine.

    «Tu, prenditi cura del ragazzo, è svenuto ma non ha subito danni, cerca un modo per chiamare un medico o qualcuno con del solvente per liberarlo dalla colla.»


    Ordinò perentorio ad uno degli astanti che aveva fatto l'errore di assecondare la propria curiosità rimanendo a guardare, prima di recuperare l'ennesimo biglietto, trovandovi l'ormai “consueto” giro di parole.
    Poi, deciso, si rimise in marcia a pieno ritmo, diretto a villa Kobayashi, dove il pinnacolo di fumo continuava ad elevarsi, stagliandosi nel cielo limpido.

    […]

    “Atasuke, mi dispiace averti fatto venire fino a qui. Ero stata chiara con le ragazze di rimandare indietro chiunque arrivasse.”

    «Non devi dispiacerti... Certo avrei preferito un'occasione migliore per fare nuovamente vista a villa Kobayashi, ma sembra che gli dei abbiano deciso diversamente...»


    Rispose sorridente, anche se i suoi occhi rimanevano concentrati sull'obbiettivo, scruando con attenzione l'oggetto, nella vana speranza di trovare una soluzione, o quantomeno un'indizio utile a chiudere quell'assurda situazione.

    “...Va tutto bene? ”


    Si limitò a risponderle voltando per un'istante il volto verso di lei, guardandola con un leggero inarcamento del sopracciglio destro, quasi come a volerle chiedere: “Secondo te?”. Da un lato non si poteva infatti negare che Atasuke stesse bene, ma era ovvio che in una situazione simile c'era qualcosa di sbagliato, qualcosa che andava risolto, qualcosa che decisamente non stava andando affatto bene.

    “Brutto demente.”


    Rispose lei di rimando, ma Atasuke non le diede corda. Seppur non la conoscesse bene, ormai iniziava ad essere avvezzo ai suoi modi nel “privato” ed al di fuori degli incontri ufficiali.
    Poi udì un rumore, come di una pigna che sbatte contro una testa e subito dopo Shizuka lanciò un'urlo. Certo non si trattava di un'urlo di dolore, tuttavia bastò per attirare immediatamente l'attenzione di Atasuke, ma soprattutto di Ritsuko, la quale non ci mise più di mezzo secondo per raggiungere la padrona ed accusare, quantomeno con il suo sguardo carico d'odio, Atasuke, l'evidente colpevole della caduta di una pigna.

    “Dannazione pesava mille chili quella cosa maledetta, lo giuro!”

    «Suvvia, era una pigna, non mi pare che le pigne siano mai state...»

    “Hara maa... in effetti è proprio pesante!”


    Lo interruppe Mayuko, cercando di sollevare la pigna con una ben visibile fatica. Sembrava quasi che quella pigna pesasse svariati chili, oppure che la domestica era talmente fuori forma da sollevare a stento anche i propri vestiti anche solo per vestirsi, ma questa ipotesi era da scartare a priori, specialmente da parte di quella donna.
    In un primo istante Atasuke si limitò ad osservare le due, continuando a meditare sul pacchetto e sul collegamento che ci poteva essere tra la pigna e tutto il resto, quando notò la furia con cui Shizuka voleva lanciare via quella pigna. Nulla di anormale da un certo punto di vista, se solo non fosse che con noncuranza aveva deciso di puntare direttamente contro la scatola.
    Per un'attimo il tempo sembrò congelarsi, mentre Atasuke osservava stupito l'assurdità di quel gesto. Certo non c'erano i presupposti per prevedere alcun chè, tuttavia, gettare un'oggetto, specialmente molto più pesante di quanto non dovesse essere, contro un'oggetto misterioro, evidentemente carico di chakra o comunque creato con un misterioso meccanismo fumogeno sconosciuto, non era una delle migliori mosse che potevano essere fatte.

    °Stupida°


    Non ebbe tempo di pensare ad altro, allontanandosi con un rapido balzo, più per istinto e diffidenza che per reale necessità.
    I suoi riflessi erano rapidi di natura ed il suo istinto, fino a quel momento, lo aveva servito bene ed anche in quell'occasione aveva fatto il suo dovere, permettendogli di sfuggire alla detonazione del pacchetto, o della pigna stessa. L'unica cosa che non riuscì ad evitare, seppur per poco, fu l'onda d'urto della detonazione che lo squilibrò nel gesto, facendolo atterrare malamente, seppur senza danni evidenti oltre a qualche macchia sigli abiti ed una leggera bruciatura sul cuoio degli stivali.
    Atterrò sulle punte dei piedi, ammortizzando l'atterraggio, ma l'onda rese il suo gesto decisamente sgraziato, portandolo a poggiare il ginocchio sinistro a terra al termine dell'azione.
    [Slot Difesa]
    Si guardò intorno, cercando le tre donne, e vide che tutte, ad eccezione di Ritsuko, erano a terra sdraiate. La Kumori, invece, era già pronta a reagire e si stava rialzando, preparandosi ad altre eventuali sventure.

    “Qualcosa si è mosso più veloce dei miei riflessi.”

    °Cosa?°

    “Mi sono sentita tirare un calcio sulla pancia e sono stata sbalzata indietro, io non...non...”


    °Un Calcio? Sembra quasi come quell'uomo sul tetto che si è sentito spingere da una manina anche se non aveva visto nulla...°


    Le due donne, ovvero Shizuka e la sua guardia del corpo, si scambiarono un'interessante serie di esclamazioni, anche se queste erano fondamentalmente inutili per spiegare tutta quella faccenda, che a poco a poco sembrava smatassarsi, o quantomeno un singolo filone da seguire stava iniziando a prendere risalto in tutto quel groviglio di assurdità.

    “Ehi, Uchiha. Vieni qui e stai accanto alla Principessa dei Kobayashi... e magari cerca di non fare nessun danno con la tua disgustosa presenza.”

    «Starò attento affichè non venga fatta detonare anche il resto della villa»


    Rispose ironico all'ordine, decisamente poco garbato e fuori luogo dell'alterata Aoki. Quando questa decise che si era avvicinato abbastanza da permettersi di salutarlo con un'inchino ed andarsene per le sue faccende.
    A quel punto, Atasuke e Shizuka si poteva dire che erano rimasti da soli, eccezion fatta per la capo-domestica, ancora atterrata dall'esplosione appena subita.

    “Va bene, Atasuke... Cosa diavolo sta succedendo?”


    Chiese lei mentre con gentilezza aiutava la domestica a rialzarsi. Atasuke non riuscì a trattenersi dall'aiutarla, afferrando la donna dal lato opposto per aiutarla a mettersi in piedi e poi aiudandola almeno a reggersi prima di lasciarla andare, barcollando, verso la pedana rialzata in legno.

    «Vorrei potertelo dire con certezza, ma non sono ancora sicuro di quello che sta accadendo...»


    Le rispose con un sospiro mentre con gli occhi seguiva, preoccupato, l'andamento oscillante della donna, decisamente simile all'incedere insicuro di un'ubriaco.
    Shizuka ripartì poi con le sue domande, ovviamente, anche se sembrava poco incline a lasciare il tempo ad Atasuke di risponderle, concatenando a ruota libera i suoi quesiti e le sue elucubrazioni. Impossibilitato quindi a risponderle, Atasuke si limitò ad osservarla. In quel momento, forse, ella avrebbe potuto notare che i suoi occhi erano tornati corvini e che lo sharingan era stato disattivato.
    La osservava bonario, quasi con aria comprensiva, quasi come se lei fosse una ragazzina sotto shock e lui il bravo soccorritore che la stava a sentire, anche se quella decisamente non poteva essere presa come una corretta definizione della situazione che si era venuta a creare.
    Poco alla volta, ella sembrò avvicinarsi ad Atasuke, stringendole la divisa tra le dita, ma la scena venne bruscamente interrotta da una caramella, mezza leccata, che finì per schiantarsi in mezzo alla fronte dell'erede dei Kobayashi.

    “VOLEVO SOLO FARGLI UNA CAREZZA SUL VISO!”


    Sbraitò lei, evidentemente alterata, anche se forse schifata era il termine più adatto per definirla. Per tutta risposta, un'altro dolciume la colpì, questa volta sulla nuca, finendo per incollarsi nei capelli. Una condizione decisamente spiacevole, specie per una donna, specie se con i capelli lunghi come Shizuka.

    “A-atasuke, per caso quella tua vicina di casa brutta e fastidiosa a cui piaci tanto è morta e mi sta perseguitando sotto forma di spirito, oppure che cosa...?”

    «N-no, la mia vicina sta benissimo, ma ad ogni modo temo tu ti riferisca piuttosto a sua nipote Ayame...»


    Le rispose senza riuscire a trattenersi dal grattarsi la testa con la mano, in una visibile situazione di imbarazzo. In effetti si poteva dire che fosse imbarazzato del fatto stesso di essere imbarazzato. A ben pensarci, infatti, non aveva motivo di provare imbarazzo, in fondo la sua cara vicina era una simpatica vecchietta e non c'era nulla di male se la nipote, che andava spesso a trovarla, di tanto in tanto passasse qualche ora con Atasuke, specialmente quando la vecchia faceva il suo riposino.
    Non avevano mai fatto nulla di male, quindi perchè mai doveva essere imbarazzato?

    “No, perché ho idea che ci sia qualcuno che mi vuole morta in questo momento... cioè non so... I-istinto femminile, diciamo.”

    «Beh, in effetti non c'è che dire... sembra che molto confermi la tua tesi... Le domestiche assordate, una pigna che pesa come una pietra, una bomba in giardino...»


    Era ironico, anche se in realtà stava cercando di ricollegare tutti i punti tra di loro, elencandoli per tenerli meglio a mente e per cercarne una sorta di collegamento.
    Poi, ogni dubbio venne sfatato, quando, come al mattino, una freccia si conficcò ai loro piedi mentre un messaggio si srotolò autonomamente, rivelando il semplice quanto “scherzoso” contenuto.
    Inutile rimarcare la reazione della Kunoichi mentre Atasuke comprese, definitivamente tutto il disegno.

    °Quindi è ormai palese che è qui che volevano condurmi... Idem il fatto che Shizuka fosse il serpente... Visto come agisce l'artefice di questi “scherzi” mi sembra altrettanto palese che non apprezzi shizuka e questo spiega gli attacchi alla sua persona ogni volta che cerca di avvicinarsi a me... Possibile che l'artefice di questi messaggi sia “geloso” di me? O quantomeno che non mi voglia vedere con Shizuka?°


    Risolti alcuni enigmi, ovviamente se ne generavano altri, ed il successivo era contenuto in un messaggio, consegnato per direttissima con una pietra in piena schiena a Shizuka, mentre il messaggio, chiaramente scritto di fretta, era stato usato per avvolgere il sasso.

    °Il nero e il bianco non si devono mischiare, sai quanti problemi possono altrimenti capitare?!°
    °Quindi è per questo che cercano di tenerci separati?°

    °L'oscurità è troppo profonda, e il bianco mai ritorna, se lì dentro purtroppo affonda!°
    °Possibile che si riferisca sempre a me e Shizuka? Eppure mi sembra quasi che si parli più di filosofioa che d'altro... Ma visti i precedenti messaggi e la stima che sembra avere l'autore per noi, è probabile che si riferiscano alla mia “purezza” o quantomeno a quella che gli altri dicono di vedere in me, mentre evidentemente Shizuka è vista come una persona “oscura”°

    °Ma del serpente il drago ha bisogno se di trovare la strada per fukatou ne ha il grande sogno!°
    °Il grande sogno... è palese che se anche non mi interessasse dovrò perdere la mia giornata per stare dietro a questo “gioco”°


    Pensò tra se mentre Shizuka, che aveva finito di lamentarsi, commentava il contenuto del messaggio. Era ironico quanto, assorto nei suoi pensieri, Atasuke avesse letteralmente ignorato la ragazza che con teatralità si era distesa sulla sua schiena, quasi a volerlo usare come appoggio.

    “Otafuku... Ah, l'anagramma, dico.”


    Atasuke voltò il capo, come a cercare di guardarla in volto, sorpreso dalla rapidità con cui ella aveva risolto quell'enigma, su cui Atasuke neppure aveva cominciato ad arrovellarsi. Possibile che lei fosse tanto fondamentale per risolvere quella serie di enigmi? Certamente ne era convinto l'autore di quegli scherzetti ed in effetti Atasuke poteva notare che Shizuka, nonostante la serie di attentati subiti, sembrava decisamente più in sintonia con il modo bambinesco del burattinaio che muoveva quella assurda partita.

    “E' un anagramma. Da piccola ne andavo matta. Di questi e altre decine di cose strane per una bambina. Comunque sia, al tempo anagrammavo qualsiasi parola e creavo un vocabolario segreto con cui parlare con Ritsuko, era la mia grande passione. Mia nonna piangeva ogni giorno per questo vizio.”

    «Questo spiega il perchè del tuo automatismo nel rielaborare “Fukatou” in Otafuku»


    Scherzò lui in risposta, mentre l'erede dei kobayashi si avvicinava al suo orecchio confidandogli la segretezza dell'informazione.
    In un primo momento Atasuke si chiese che cosa Shizuka avesse in mente, ma quando ne percepì lo scatto, intuì che stava tentando di attirare in trappola l'esecutore degli scherzi, cercando di costringerlo nuovamente ad attaccarla, provocandolo con un'atteggiamento decisamente ambiguo nei confronti di Atasuke.
    Ancora una volta però, Shizuka non ne cavò il ragno dal buco, limitandosi ad ottenere un nuovo messaggio, pieno di bava, direttamente in mano, corredato da un'altro insulto.
    Intercorse un lungo istante di silenzio, durante il quale Atasuke non sapeva bene che cosa dire, ne se fosse effettivamente saggio interrompere quel silenzio con una parola, ma alla fine la giovane Kobayashi decise di riprender parola, anche se con uno sguardo decisamente più incattivito del solito, decisamente in contrasto con il volto serio, seppur molto meno aggressivo, di Atasuke.

    “...Molto bene, Atasuke. ...Dobbiamo andare ad Otafuku insieme, ora, vero?”

    «Così sembrerebbe... Immagino però che prima vorrai cambiarti, ti aspetto all'ingresso della villa»


    Lo sguardo di Atasuke era preoccupato. Non tanto per cio che li attendeva, quanto piuttosto per ciò che attendeva l'autore di quei messaggi una volta che Shizuka avesse avuto modo di mettergli le mani addosso. In effetti non ci voleva un genio o un sensitivo per percepire le intenzioni decisamente poco amichevoli di Shizuka, specialmente visto il tempo record con cui ella si era preparata e lo aveva raggiunto all'ingresso della villa.

    «Direi che possiamo andare allora... mentre andiamo ad Otafuku, ti farò un breve riepilogo con tutto quello che è successo dall'inizio della giornata, forse potresti riuscire a cogliere qualche dettaglio che mi è sfuggito o qualche indizio che potrebbe tornarci utile...»


    Disse prima di mettersi in marcia verso il gate delle mura, tappa obbligata per poter uscire e dirigersi verso il piccolo villaggio di Otafuku.

    [...]


    Giunti al gate, però, quello che sembrava essere un nuovo enigma attirò la sua attenzione.
    Qualcuno, infatti, sembrava aver voluto spendere tempo ed energie per incidere sul terreno una serie di numeri. Ad un primo sguardo, in effetti, non sembravano avere nulla di particolare, ma sospettoso oltre ogni modo, Atasuke preferì non ignorare quei numeri. Forse erano un'altra prova, forse un indicazione o forse erano solo un'inutile tranello per far perdere loro tempo, costringendoli, forse, a pagare nuovamente penitenza.

    «Sembra che qualcuno si sia preso la briga di perdere del tempo per incidere questi numeri... Spero che tu sia brava anche con gli indovinelli matematici, oltre che con gli anagrammi...»


    Ammise, rimirando con attenzione la serie numerica, cercando di coglierne eventuali significati, combinazioni o possibili chiavi di lettura.

    «Ci sono solo tre possibilità: Possono essere un'indicazione per la nostra prossima tappa ed indicare un luogo o delle coordinate, possono essere un'enigma da risolvere o una trappola per tenerci fermi o distrarci abbastanza a lungo...»


    In effetti, per quanto semplici potessero essere quelle tre categorie di azione, insieme creavano un quadro abbastanza ampio in cui potevano analizzare quei numeri.
    Se si fosse trattato di un'esca per una trappola o per far perdere loro tempo, la soluzione migliore era di certo ignorarli e proseguire lungo la via, tuttavia, se invece si trattava di una prova o di un'enigma da risolvere, ignorare il quesito o sbagliare la risposta poteva impedire loro di proseguire o mettere nuovamente a repentaglio la vita di qualche innocente, infine, se si trattava di un'indicazione, ignorarla significava perdere molto tempo per cercare il luogo che stavano cercando e quindi una quasi assicurata penitenza che qualche altro innocente avrebbe dovuto pagare.
    Quale che fosse la soluzione, la mente di Atasuke iniziò ad elaborare delle possibilità seguendo le due teorie del luogo e dell'indovinello, scartando momentaneamente l'opzione trappola, limitandosi a tenere alta la concentrazione per non farsi cogliere alla sprovvista. Intanto, più per scrupolo che altro, proseguì verso il gate, verificando personalente se quei numeri in qualche modo influivano su di esso impedendo loro di passare.

    «Se si trattasse di un'indicazione, mi pare difficile che indichi un luogo o un posto specifico, non riesco ad ipotizzare una teoria valida per tradurre i numeri in nomi o parole che abbiano senso... Difficilmente indicano un'indirizzo o delle coordinate, non mi risulta ci siano valori così ampi da permettere cifre tanto elevate come 65536...»


    Lasciò un breve spiraglio nel suo discorso per la compagna, sempre se ella avesse avuto qualcosa da ridire su quel punto.
    Se ella lo avesse poi lasciato continuare nel ragionamento, avrebbe quindi ripreso con l'analisi dell'opzione dell'indovinello.

    «Se invece si tratta di un'indovinello, mi pare chiaro che ci possono essere diverse soluzioni possibili... Tutti i numeri infatti sono pari e multipli di due, ma soprattutto sono tutti valori esponenziali... Seguendo l'ordine, ipotizzerei che se dovessimo completare la serie, seguirebbero 4294967296, 65536 e così via, eppure non sono così sicuro che sia questo l'obbiettivo di questi numeri... Tu hai qualche idea in merito?»


    E così il “drago”, ascoltò quindi le opinioni del “serpente”, restando attento ad ogni dettaglio, cercando di non farsi cogliere impreparato e cercando di trovare eventualmente altri dati nei dintorni che potessero tornargli utili per risolvere la questione nel minor tempo possibile.



     
    .
  9.     Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Y Danone
    Posts
    8,528
    Reputation
    +561

    Status
    Anonymous


    SECRETS

    There are no secrets that time does not reveal.




    Era furiosa e non sapeva più precisamente per cosa: se per ciò che le stava capitando, se per avere di nuovo tra i piedi quell'idiota di Atasuke, o se per la faccia di lui quando parlava della sua vicina di casa.
    Ferma di fronte al Gate di Konoha, con l'Uchiha che le chiaccherava accanto su quella serie numerica per terra (come se le interessasse), la Principessa dei Kobayashi affilò lo sguardo, fissando un punto indefinito davanti a sé.
    “Temo tu ti riferisca piuttosto a sua nipote Ayame...” aveva detto. Arrossendo. Grattandosi la guancia. Per un attimo si era stupita di non vederlo strillacchiare “kya kya” e aggiungerci anche “Ayame-chan daisuki”
    Scuotendo la testa e portandosi una mano alla fronte, la Chunin sorrise mestamente...
    ...Uchiha. Suo zio l'aveva messa in guardia. Ma certo.
    Quel frivolo dongiovanni si era dichiarato a lei appena una settimana e mezzo prima, di fronte a tutta la sua famiglia, e visto che lei lo aveva chiaramente rifiutato (o almeno trovò di averlo fatto, cioè, non ci aveva più parlato. Che poteva fare, del resto? Era una Kobayashi, diavoli e fulmini, pensava che gli sarebbe saltata in braccio e sarebbero convolati a nozze quella sera stessa?! Gli Dei lo perdonassero, Raizen quando lo aveva saputo da suo padre, l'aveva presa in giro così tanto che lei era rimasta chiusa nelle sue stanze per tre giorni), andava a lanciare l'amo alla vicina di casa...?
    Reclinando leggermente la testa di lato, la donna alzò il braccio in cui teneva il lasciapassare di legno di Konoha, con cui lei e Atasuke sarebbero potuti andare e tornare da Otafuku per “faccende private”...e lo spezzò a metà, furente. Le punte delle sue dita brillavano di un guizzante chakra blu elettrico.
    A poca distanza da lei, Maruo, il povero guardiano dei registri di entrata e uscita, la guardò allibito, ma fece appena in tempo ad alzarsi dalla sua postazione e fare l'atto di uscire dalla struttura vicino al Gate, pronto a rinfacciare alla ragazza ciò che aveva fatto... che questa si voltò verso di lui, fulminandolo con lo sguardo. Che rassomigliasse ad uno Yokai o ad una Mononoke divora anime poco importava, giacché il poveraccio trasalì comunque, impallidendo, e senza dire niente si limitò a tornare indietro, prendere un altro pass, porgerlo alla Principessa e recuperare quello rotto, inchinandosi più volte mentre sudava come se fosse sotto una doccia aperta, rintanandosi poi al suo posto di lavoro, rigido come una statua. Conosceva abbastanza il carattere della kunoichi da sapere che questa avrebbe spaccato in due (di nuovo) la sua scrivania, se lui si fosse azzardato a ingaggiar lite.
    Per tutto contro, però, accanto a lei, Atasuke stava ancora parlando da solo, apparentemente incurante della situazione e tranquillo come se niente fosse. Il che forse era persino peggio. Per lui.
    «Non lo so.» Sbottò la Principessa, inchiodandolo sul posto con occhi dardeggianti di collera quando lui le chiese la sua opinione sulla serie numerica. Diceva di non saperlo, ma la sua risposta suonava molto come: “Se anche lo sapessi non te lo direi (stronzo)”. «Beh comunque chi vuoi che se ne importi? Memorizza la combinazione e partiamo.» Disse, mettendosi a braccia conserte e battendo un piede a terra, spazientita. Pareva che per lei memorizzare cose di quel genere ad una sola occhiata fosse la norma. Già. In effetti Atasuke non era mai andato in missione con Shizuka... che diavolo di ruolo aveva, all'interno del Villaggio? Perché era sempre con Raizen? Che tipo di legame intercorreva tra lei, Konoha, e il Jonin? «Quando arriviamo ad Otafuku vedremo che farci di 'sti numeri. Certo è che il COGLIONE che sta facendo questa IDIOZIA è proprio un PEZZENTE... divertente, davvero, ci sono tutti i giochi di quando ero bambina.» In effetti non poteva negare che quella tracciata a terra fosse molto simile alle combinazioni numeriche che suo padre usava per insegnarle a conteggiare a mente, una dote che per una mercante del suo calibro sarebbe stata la pura salvezza. «Quindi devo proprio immaginare di aver a che fare con un DANNATO MANIACO.» Continuava ad accentuare la voce sulle offese, traboccando di rabbia ogni volta che le diceva. «...Ah, Atasuke, è evidente che qui ce l'hanno con me. Ti stanno usando perché credono che siamo così molto uniti.» E a quel punto, fulminandolo di nuovo con occhi di un terribile verde scuro, molto più del consueto in effetti, la donna ghignò sarcastica. «Ma noi non lo siamo. NON LO SIAMO. E adesso inizia a correre e vedi di tenere il mio passo, plebeo.»

    Plebeo? Ne stava dicendo di idizie la giovane Principessa del Fuoco...
    ...ma questo non sarebbe stato più un problema perché, dalla Foglia a Otafuku, la ragazza non avrebbe più aperto bocca nemmeno se l'Uchiha l'avesse costretta scuotendola a testa in giù, per i piedi.
    Altera e gelida, la giovane Nobile fu la prima ad approcciarsi ai Gate invisibili del villaggio minore, scostandosi una ciocca di capelli dal collo con teatrale freddezza. Per un attimo rassomigliò terribilmente a sua madre, Heiko Uchiha.
    «Avete corso molto, eh?» La voce che solleticò le orecchie dei due Shinobi sarebbe stata graffiante come artigli di corvo su di un vetro troppo liscio, e qualora i ragazzi avessero alzato lo sguardo, avrebbero visto avvicinarsi a loro un uomo dagli occhi talmente chiari da sembrar di vetro e un sorriso mesto che affacciava su denti spuntati e gialli. Attorno al collo aveva dei segni, come quelli provocati da chi ha avuto per troppo tempo una corda a stringere la pelle, e cicatrici severe su tutte le braccia, dalla punta del dito medio alle rispettive spalle, rette e impietose.
    Benché quello non fosse un individuo con cui chiunque avrebbe voluto parlare, Shizuka Kobayashi parve non curarsene. Accennando ad un inchino con la testa, la ragazza affrontò infatti l'arrivo dell'uomo di fronte a lei, talmente vicino da poterle alitare in faccia in modo tutt'altro che pudico, con lo sguardo incurante di chi non si preoccupa della faccenda. O forse di chi ha subito di peggio.
    «L'occhio di Kabuchou è sempre affilato, nel giorno come nella notte...» Esordì la ragazza senza scomporsi. Alzò la mano che stringeva il permesso di legno proprio mentre l'altro ne alzava un'altra, impugnante un coltello seghettato dalla lama brillante. «...e Konohagakure no Sato veglia su di esso con rispetto e tacita accondiscendenza.» Concluse, fronteggiando lo sguardo dell'uomo il quale, per tutta risposta, si limitò ad annuire. Ma non rinfoderò il coltello.
    «Shinobi della Foglia?» Chiese, squadrando Shizuka. Scatarrò a terra, forse più per abitudine che per uno segno di disprezzo. «E chi è questo bel damerino, donna?»
    «E' un mio compagno. Veniamo in due.»

    «A che Stella sei affiancata?»
    «Izumi-sama della Peonia Bianca.»
    Rispose Shizuka, senza distogliere gli occhi dal ceffo, il quale sembrava divertirsi a rigirare il coltello di fronte a lei, troppo vicino al suo collo per essere un gesto casuale.
    «Il tuo nome.» Ordinò l'altro, battendole la punta della lama sul naso. Sorrise, lasciando cadere di lato la lingua gonfia, come una bestia.
    «La Legge di Kabuchou mi ha in attenzione, Ossan.» Replicò la donna con calma. «Mi conoscete con molti nomi, e con molti altri mi incontrerete. Benché l'occhio veda, l'ombra vi sfugge. E sempre siede, dietro ad esso.» E sorridendo, afferrò con indice e pollice la punta della lama. «Cerchiamo di non roviniamo niente. Le Stelle Maggiori non ne saranno compiaciute.»
    Bastarono quelle parole perché l'uomo si fermasse. I suoi occhi quasi bianchi si fissarono in quelli verdi della ragazza, molto più giovane, ferma di fronte a lui. Poi su Atasuke Uchiha, cui ghignò, scoppiando a ridere sonoramente.
    «Ti scopi una donna con le palle, ragazzino.» Ruggì, e così dicendo rinfoderò il coltello. Benché l'affermazione fosse una delle cose più volgari che probabilmente il Chunin del Ventaglio avesse mai sentito, Shizuka non replicò, né si scompose. Rimase ferma, e zitta. «Cosa ti porta qui, donna?»
    «Faccende personali, Ossan.»
    «Ah! Lo porti a fare qualcosa di proibito al Quartiere... che femmina permissiva, la mia compagna mi ucciderebbe se le proponessi una cosa simile.»
    «Sono molto più gentile di quello che sembra, ahimé.»
    Scherzò la Kobayashi, e scoppiò a ridere insieme a quell'uomo, quasi si divertisse davvero. «Prima di questo, però, voglio metterlo alla prova, il pivello. Potrà avere me e altre tre donne, insieme, solo se risolverà l'indovinello.» E così dicendo si sarebbe girata verso Atasuke, il quale si sarebbe ritrovato per la prima volta a fronteggiare un volto assolutamente privo di espressione. Non era Shizuka, quella, ma qualcuno di molto diverso. Che lui non conosceva. «Ripeti la combinazione.» Ordinò, imperativa, ma qualora il compagno non se la fosse ricordata, sarebbe stata lei a dirla ad alta voce. «Questo tipo di abbinamento numerico corrisponde ai numeri presenti qui a Otafuku. Dagli una mano, vecchio, il poveretto non ci arriverà mai.» E così dicendo, avrebbe riso nuovamente, di scherno.
    «Numeri?» Le fece eco l'uomo, ridendo con lei. «Di cosa cazzo parli, donna?» E fissando Atasuke, si grattò la nuca con il fodero del coltello. «Questa stronza te l'ha giocata grossa. Neanche io so di che stramaledizione parla... insomma ti piacciono strane e ti piace farlo strano. Te la sudi, eh, ragazzino? Come diavolo ti chiami?»
    «Non merita un nome, finché non risponde all'indovinello.»
    Tagliò corto Shizuka, fulminando il compagno alle sue spalle e poi l'uomo, che rise di nuovo, con più enfasi.
    «Ah, quindi è questo il vostro gioco... beh, fate il cazzo che vi pare.» E ridendo, aggiunse: «Non so di che numeri parli. Mi spiace, femmina, ma puoi passare ora, e cercateli da sola. Ovunque essi siano.»

    E fu esattamente ciò che Shizuka fece, avviandosi in avanti senza degnare il Chunin degli Uchiha di uno sguardo. Quando però furono abbastanza lontani dai cancelli invisibili di Otafuku, fu lei la prima a parlare. E non per giustificarsi.
    «Quando ero piccola mio padre mi insegnava indovinelli di questo genere per conteggiare a mente. Era una sorta di sfida tra me e lui.» Spiegò. «Lo facevamo solo nelle carovane durante i nostri viaggi. Visto che ho iniziato a muovermi quando avevo solo tre anni, lui cercava di tenermi impegnata così. Credo che le uniche persone che sapessero di questo passatempo fossero Ritsuko e Mamoru Aoki, a nessuno era permesso accedere alla mia carrozza, del resto.» E così dicendo, parve farsi dubbiosa. Si fermò di fronte alla strada principale del Villaggio che anticipava per molti chilometri l'accesso al Quartiere dei Piaceri, e a quel punto esitò. «Anche tutto ciò che abbiamo incontrato fino ad ora era legato alla mia infanzia. Ricordi felici, ma privati. Nessuno dovrebbe sapere queste cose.» Solo a quel punto Shizuka si sarebbe girata verso l'Uchiha, fissandolo. «Chiunque sia dietro a questa cosa, è bravo a prendere informazioni, a cercare in cose dimenticate senza destare sospetti –Ritsuko del resto non ne sapeva niente, e posso garantirti che non avrebbe esitato a squartare chiunque avesse tanto di minarmi–, e vuole mettermi in ridicolo. Offendermi, credo. Soprattutto ai tuoi occhi.» Solo allora, la ragazza parve esitare davvero, e inspirando, chiuse gli occhi. «Anche Otafuku non è un posto casuale, per me.» Annunciò infatti, riportando lo sguardo su Atasuke. «E' qui che sono stata condotta dopo essere rimasta imprigionata un anno in una Oikiya nel Paese della Terra. Subito dopo che mio fratello tradì, ero convinta di poterlo recuperare da sola visto che ero diventata Genin. Mi sentivo davvero brava, al tempo.» Rise di sé, di quel ricordo, e scosse la testa. «Mia madre temeva che chiunque avesse scelto Kuroro per scappare da Konoha, potesse cercare anche me.» Allora non aveva capito perché, ma ripensando a Karasu, adesso lo sapeva bene. «Chiese appoggio ad una sua vecchia compagna, una Shinobi ritiratasi a vita personale, adesso accompagnatrice, e mi fece chiudere lì per proteggermi giacché al tempo il nostro Villaggio era troppo sporco. Avevo un altro nome, un'altra storia. Non so per quanto avrebbe voluto tenermi là, ma riuscii a liberarmi da sola, dopo un anno, pagando da sola il mio Mizuage.» Che era la sua purezza. E il suo lasciapassare. «Quando tornai, beh sai, è successo un po' questo e un po' quello...» Sorvolò, sorridendo, come se quello che fosse accaduto dopo il suo ritorno alla Foglia fosse privo di importanza. In verità era in quel momento che aveva sviluppato la sua prima Tomoe, era stata divorata dall'odio della sua innata fuori controllo, e aveva distrutto tutto ciò che le stava attorno. Solo Raizen l'aveva salvata, al tempo. E fu a quel tempo che lei capì la strada che avrebbe dovuto seguire. «...alla fine fui condotta qui e messa nelle mani di Izumi-sama, una delle Stelle Maggiori della Legge di Kabuchou. E' qui che ho imparato a sedurre, amare, e far fruttare il mio corpo come un'arma.» Disse quelle parole con semplicità, ma continuava a non distogliere gli occhi da Atasuke, cercando in essi qualcosa, forse. «Anche questa, però, è un'informazione privata. Nessuno sa. Del resto non sarebbe stato opportuno per una Principessa del mio calibro, destinata a sedere nella famiglia del Daimyo del Fuoco, accompagnarsi a “volgari prostitute”.» Le chiamava “accompagnatrici”, ma il significato di ciò che aveva imparato affondava le radici nella stessa vischiosa matrice. «La mia famiglia era terrorizzata che mi potessero scoprire, la mia reputazione ne andrebbe distrutta. Suppongo che chiunque ci abbia portato qui, sappia. Non c'è altra spiegazione.» E a quel punto parve farsi dubbiosa. «Ma ecco vedi... non credo che l'obiettivo sia rovinarmi in pubblico, altrimenti perché fare tutto questo percorso? Portarci qui, in questo modo?» Chiese, portandosi una mano dietro al collo. «Chiunque ci sia dietro, sa tutto di me. Ha trovato informazioni mie che nessuno sapeva. E' bravo. Ma per qualche ragione non vuole rovinarmi agli occhi di nessuno se non ai tuoi.» Aggiunse, guardando l'Uchiha. «Io e te siamo insieme da anni, Atasuke. Non ci siamo mai lasciati, a discapito dei nostri problemi, della direzione delle nostre vite... siamo sempre stati insieme. Ma tu non mi conosci, non sai davvero cosa sono e perché lo sono. Hai un'immagine di me creata nella tua mente, e conoscendoti bene come invece io ti conosco, tu che sei il bianco più puro, dubito che qualora mi scoprissi nella mia interezza, potresti accettarmi. Suppongo che sia questo che questa persona vuole. Ha puntato te, ha catturato la tua attenzione, ha voluto te, qui ed ora. Io sono solo il pretesto indispensabile per cui tu non potessi sbolognare il problema a qualcun altro. E' ovvio che volessero solo te.» Il che implicava, dunque, che il colpevole conoscesse anche Atasuke, e meglio di tanti altri. Di quasi tutti. Forse meglio di lui stesso. «Sei tu il protagonista di questa faccenda.» Concluse dunque la ragazza...
    … ma improvvisamente, con una velocità tale che nessuno dei due ragazzi poté prevedere, qualcosa scattò da un angolo cieco su uno dei tetti della via principale sulla quale i due Chunin sostavano, e si scagliò su Shizuka con violenza, tanto che lei, sgranando gli occhi, ebbe appena il tempo di aprire la bocca in uno strillo muto, prima di cadere in ginocchio a terra, riversa.
    Per un lunghissimo istante non diede alcun segno di vita. Poi però iniziò a respirare piano, ad intermittenza, in modo quasi sofferente: pareva svenuta, forse.
    Dietro la sua schiena, qualcosa sembrava essersi conficcato nella pelle, perforando persino il bustino di pelle nera e affondandosi nella spina dorsale. Una sorta di materia morbida e ribollente, di un cupo rosso acceso, calda come fuoco, affilata come una lama. Per qualche motivo, quasi assurdo se considerato in quel momento, Atasuke avrebbe potuto trovare quella "cosa" il più simile possibile ad una spada di fuoco... benché agli effetti non fosse niente più di un composto molliccio e grottescamente infantile, buffo addirittura.
    Sopra di esso, appiccicato come per magia, vi era una lettera.

    “Tocchan ha detto che sarebbe successo!
    Ci ha consigliato di farlo!
    Anche se siamo distanti, siamo sempre insieme!”



    “Niente inganni!
    Lei non può parlare!”



    “Non è lei che vogliamo!”



    “Zitta, zitta, sciocca serpe!
    Torna nelle profondità del nero che ti divora!
    Non sei te che vogliamo!”



    “Cercherà i numeri, adesso?!”



    “Lasciala lì, dico!”



    “Corri veloce!
    E' una noia aspettare!
    Corri qui!”



    “Ti aspettiamo!”



    A differenza delle lettere precedenti, questa era scritta chiaramente da due persone, in una sorta di botta e risposta, come se le due mani che ne avessero tracciato il contenuto non avessero deciso di parlare a voce, ma scrivendo, supponendo addirittura la presenza dell'Uchiha lì accanto a loro. Era evidente infatti che il discorso fosse tra due individui, ma con il coinvolgimento del Chunin.
    Cosa c'era di diverso in quel messaggio? E perché era stato mandato prima che l'indovinello dei numeri fosse risolto? Cos'era cambiato, improvvisamente, da quando i due ragazzi erano arrivati a Otafuku?
    Se Atasuke avesse alzato lo sguardo si sarebbe reso conto con orrore che non c'era nessuno nei paraggi. Anche tornando indietro non avrebbe trovato l'uomo che li aveva accolti precedentemente, forse sparito al molo a bere.
    Era solo in mezzo alla via principale del villaggio accademico, costeggiato da ambo i lati solo da abitazioni tradizionali dagli usci chiusi in cui solo le insegne dei locali, dipinte a mano su lastre di legno lucido, e i numeri civici delle case private, contate in due a due come la tradizione della buona fortuna voleva, indicavano la presenza di qualche essere umano.
    Ogni quattro abitazioni vi era una lanterna di carta di riso rossa, che indicava la strada verso il Quartiere dei Piaceri, ma che come la Legge voleva si interrompevano prima dell'entrata allo stesso, in prossimità di un edificio dal tetto spiovente che chiudeva anche la fine del Villaggio Minore, come si intendeva dalla presenza dell'ultima insegna di un locale, il quale pendeva di lato come se nessuno si occupasse di inchiodarlo correttamente da tempo. L'usura era evidente anche in quell'ultimo bagliore di civiltà, con il cartello dei prezzi caduto in terra, spaccato a metà:

    png



    Inutile. Era tutto inutile.
    A cosa serviva rimanere lì a leggere quelle idiozie?
    Perché nessuno era nei paraggi? Sarebbe dovuto andare al Quartiere dei Piaceri, forse?
    E perché Shizuka era finita in quella situazione? Cos'aveva fatto?
    ...Di chi era la colpa di tutto?

    Avrebbe dovuto trovare presto qualcosa da fare, Atasuke Uchiha. Era ormai ora di pranzo e molto prima di quello che si sarebbe potuto rendere conto il Chunin, com'era normale in circostanze simili, sarebbe calato il sole.
    E Otafuku di notte si diceva che non fosse il posto più sicuro del mondo.
     
    .
  10. Asgharel
        Like  
     
    .

    User deleted



    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    ~Otafuku mon amour~


    Shizuka era furente e questo si poteva notare da un qualsiasi dettaglio della sua persona in quell'istante. L'unica cosa che sfuggiva all'ingenuo Atasuke era il motivo reale del suo nervosismo, anche se si era fatto una mezza idea vedendo quanto accaduto, ma soprattutto il volto decisamente poco gentile della ragazza nell'udire di Ayame. Decise dunque di tacere senza darle ulteriori motivazioni per andare ulteriormente fuori di testa, preservando quantomeno quel minimo di salute fisica che poteva servirgli per risolvere quella dannata serie di enigmi.
    La lasciò sfogare, fingendo noncuranza e concentrandosi piuttosto su quella serie numerica a cui solitamente non avrebbe dato peso, anche se con quello che gli era capitato, non poteva nemmeno ipotizzare che non si trattasse di qualcosa legato al misterioso giocherellone che aveva letteralmente messo soqquadro tutto il villaggio.
    Alle sue domande, vi era da spettarselo, arrivo secco il “non lo so” di shizuka, condito, tra le righe, di insulti che la mente di Atasuke non ebbe problemi a leggere, continuando a chiedersi se fosse un semplice sfogo nervoso a seguito di quanto accaduto o se effettivamente ella avesse qualcosa contro di lui.

    “Beh comunque chi vuoi che se ne importi? Memorizza la combinazione e partiamo.”

    «Non ti preoccupare la ho bene a mente»


    Le rispose con un sospiro, cercando di non alterarla ulteriormente. In fondo sembrava che in quella mattinata avesse già decisamente troppe gatte da pelare, senza stare a cercarsene altre innervosendo ulteriormente la kobayashi.
    Per sicurezza, decise comunque di prendere nota della serie numerica su una delle sue carte, incidendo rapidamente la scritta con il chakra, più per precauzione che per reale necessità. Per quanto lunga e complessa, quella serie di numeri seguiva una logica numerica, quindi avrebbe potuto anche ricostruirla sul momento, ma preferiva non rischiare. In fondo potevano esserci mille motivi e mille modi per fargli passare di mente quei numeri, per quanto la sua mente potesse essere affidabile.
    [Abilità]
    Nonostante le accortezze, tuttavia, ella era decisamente fuori di se e non si concesse un'attimo senza inveire verso quello che lei stessa stava definendo un “maniaco”, evidentemente alla caccia di qualcosa su di lei o comunque come obbiettivo quello di danneggiarla o chissà che altro.
    Atasuke decise di tacere, lasciandola ulteriormente sfogare, nella speranza che alla fine ella potesse in qualche modo ritornare in se riacquisendo l'autocontrollo necessario per aiutarlo, anziché condannarlo a morte con qualche sfogo eccessivo.


    […]


    Per sua fortuna, ella tacque dal villaggio fino ai confini di Otafuku. Da un lato Atasuke ne era amareggiato, avrebbe di certo preferito una interessante conversazione, ma visto lo stato dell'erede dei Kobayashi, decise di farsi andare bene quella sorta di tregua silenziosa.
    Giunti a destinazione, una voce attirò la loro attenzione, una voce che ad Atasuke non piacque affatto, specie quando venne seguita dall'uomo, tutto, fuorchè raccomandabile, che la seguiva.
    Il suo sguardo rimase affilato mentre i suoi sensi erano al limite per percepire ogni eventuale assalto alle spalle. Si stupì nel vedere con quanta tranquillità Shizuka stava affrontando quel luogo, quasi come se quella fosse stata casa sua.

    °Una principessa, una shinobi ed una fuorilegge... Quante altre sfaccettature avrà mai?°


    Si chiese, celando sotto una maschera di serietà quei suoi pensieri. Se c'era una cosa che sapeva dover fare, era di mantenere il dovuto rigore in quel luogo e per quanto quell'essere ancora non avesse riconosciuto Atasuke Uchiha, uno dei tanti guardiani che spesso portano le loro retate ad Otafuku, aveva comunque un ruolo da mantenere.

    “Ti scopi una donna con le palle, ragazzino.”


    A quelle parole trattenne a stento l'istinto di replicare. Quello non era un luogo adatto a lui o quantomeno non più adatto di quanto non fosse per Shizuka, quindi sapeva che era decisamente meglio evitare di arrischiare il tutto compromettendosi. Lacsiò quindi correre, sentendosi quasi sollevato nel sentire Shizuka che continuava con la sua “farsa” o qualunque cosa stesse facendo in quel luogo.
    Ciò nonostante, la sua sicurezza e la sua tranquillità svanirono quando Shizuka gli ordinò di ripetere la combinazione. Non era però la domanda a preoccuparlo, men che meno la risposta che avrebbe dovuto dare o la certamente rozza risposta del guitto. No, fu ben altro a preoccupare l'Uchiha: Lo sguardo della compagna di viaggio, uno sguardo che non aveva ancora mai visto, uno sguardo assolutamente senza emozioni. Certo era abituato a vedere sguardi simili in missione, egli per primo tendeva a diventare quasi un'altra persona, tuttavia, quello sguardo in particolare aveva qualcosa che non gli piaceva affatto.

    «Si tratta di una semplice serie numerica: 2, 16, 4, 256, 16, 65536, 256. Messa così senza nulla sembra una semplice serie matematica, ma ci deve essere qualcos'altro legato a questi numeri. Qualcosa che attualmente non so»


    Non aggiunse altro, ne si smosse dalla sua posizione. Shizuka invece riprese la parola, chiedendo al vecchio di aiutarlo, senza mancare di sottolineare che senza aiuto Atasuke mai sarebbe riuscito ad arrivare ad una soluzione.
    Terminato il “colloquiale” incontro, Shizuka ripartì senza degnarsi di verificare se Atasuke le stava dietro, cosa che l'Uchiha fece, accennando appena un segno di saluto con il capo verso il misterioso individuo.
    Allontanatisi ormai a sufficenza da quel “guardiano”, Shizuka riprese a parlare, senza giustificarsi, ma rispondendo ad alcune delle domande che la mente di Atasuke stava elaborando.
    Ella iniziò infatti ad esprimere quanto stava accadendo, o meglio ciò che stava riconoscendo in quelle specie di giochi del suo passato. Giochi lieti, tuttavia privati, con informazioni che non potevano essere conosciute da nessuno al di fuori di poche ristrette persone. Informazioni che forse qualcuno voleva usare contro di lei.

    “Anche Otafuku non è un posto casuale, per me.”

    «Sarò onesto... Lo avevo intuito da come parlavi a quell'uomo poco fa...»


    Rispose con un velato accenno di uno sorriso osservando la ragazza nel profondo dei suoi occhi verdi smeraldo.
    Ella proseguì imperterrita con il suo monologo, raccontandogli tutta la sua vita passata in quel luogo, dandogli un quadro generale di informazioni che fino a quel momento gli erano sconosciute, informazioni che forse avrebbero potuto rompere il loro rapporto, informazioni che forse avrebbero dovuto portare la sua “purezza” a discostarsi da lei per evitare di venir macchiato dal sordido passato della kunoichi, arrivando fino alla rivelazione finale: Forse il vero obbiettivo non era Shizuka come ella stessa aveva creduto fino a quel momento, bensì l'obbiettivo pareva essere proprio Atasuke.

    “Sei tu il protagonista di questa faccenda.”

    «Evidentemente si, anche se ancora non ho idea di chi o cosa possa volere da me. Per ora l'unica cosa certa è che...»


    °Ho solo iniziato a conoscerti meglio°


    Non ebbe tempo di finire la frase con la sua voce. Un lampo attraversò quel luogo, ben più rapido dei suoi stessi riflessi, conficcandosi rapido nella schiena della kunoichi, abbattendola con un solo colpo. Ella sgranò gli occhi e con un urlo muto si accasciò a terra. Atasuke, per riflesso la afferrò stringendola a se per rallentarne la caduta, accompagnandola a terra con delicatezza. Un urlo, tutto, fuorchè muto uscì rabbioso dalla sua bocca, un urlo disperato, un urlo che forse avrebbe attirato l'attenzione o forse sarebbe svanito nel nulla nei silenziosi vicoli di Otafuku, uno dei luoghi in cui l'omicidio era la norma e nessuno si preoccupava delle urla disperate dei sopravvissuti.

    «SHIZUKAAAA!!!!»


    Sfogato l'urlo, riprese il controllo, anche se una furia ceca gli indicava di guardarsi intorno alla ricerca del colpevole, pronto ad abbatterlo a sua volta o morire nel tentativo.
    Ad un tratto, però, si accorse che Shizuka non era morta, bensì aveva ripreso a respirare, un respiro lento e scostante, non dissimile da una persona svenuta o semplicemente addormentata.
    La posò quindi a terra, osservando che cosa la avesse colpita e vide un'oggetto molliccio a cui non sapeva propriamente dare un significato o una forma, ma che vagamente poteva essere definito simile ad una lama fatta di fuoco, anche se decisamente non ne rispettava le caratteristiche.
    Provò ad avvicinarsi per afferrare quella cosa, ma decise di desistere percependone il calore rovente. Era evidente che si trattava di qualcosa collegato a quanto accaduto sino a quel momento, quindi optò per lasciare quella cosa al suo posto. Se non aveva ucciso Shizuka, evidentemente serviva semplicemente a metterla fuori gioco per lasciare Atasuke da solo ad affrontare la prova successiva.

    «E dunque è per questo che il drago aveva bisogno del serpente... Lei serviva solo per farmi arrivare fin qui... Ebbene, che cosa vuoi da me? Che diavolo ci faccio io qui!?»


    Ruggì senza ottenere risposta alcuna. Attorno a lui, come aveva potuto osservare poco prima, non c'era nessuno, il deserto più totale, eppure sapeva che qualcuno li stava osservando. Quel colpo non poteva essere partito dal nulla ed allo stesso modo quella serie di avvenimenti non poteva essere stata progettata con tanta precisione, era dunque ormai palese che qualcuno li stava seguendo assicurandosi che raggiungessero, o quantomeno Atasuke, il luogo designato.
    A risposta delle sue parole, non giunse nulla, ad eccezione di un foglietto, appiccicato a quella sorta di spada, su cui era riportato una sorta di dialogo tra due persone, quasi come se i due stessero parlando in quel momento.
    Atasuke lesse il biglietto con attenzione, chiedendosi quale folle spirito potesse mai aver ordito quella sorta di gioco pericoloso che finora aveva fatto pagare lo scotto a molti, fuorchè Atasuke direttamente.

    °Tocchan? Che si riferisca ad un'altra persona ancora? Possibile che ci sia addirittura un'organizzazione dietro a tutto questo?°


    Centinaia erano le domande a quel punto, ma sfortunatamente nessuna risposta poteva ancora essere data. Stando a quanto diceva il biglietto, doveva trovare i numeri, quindi in qualche modo si sarebbe trovato davanti a qualcosa, contrassegnato con quei numeri, o con una serie riconducibile a quella serie di numeri, ed in quel luogo, forse, avrebbe trovato ad attenderlo il pazzo che ancora continuava a giocare agli inseguimenti.
    Si caricò quindi Shizuka in spalla, ignorando l'indicazione di abbandonarla li dove si trovava e si mise in cammino alla ricerca di qualcosa che nemmeno lui sapeva di dover cercare.

    «Mi spiace, ma non posso lasciarla qui. Non in questo stato almeno, quindi me la porterò dietro finchè non sarò certo di poterla lasciare al sicuro»


    Annunciò, convinto che quei misteriosi giocatori lo stessero in qualche modo osservando o ascoltando. Una volta stabilizzata si osservò intorno, cercando una qualche direzione particolare da prendere, ma sfortunatamente, per quanto conoscesse quel luogo per le sue ronde, non aveva idea da dove cominciare, quindi decise di seguire semplicemente la via, sperando di non essere già puntato nella direzione sbagliata.
    Si guardò attorno mentre rapido correva lungo la strada, cercando un'indizio o qualcosa che potesse in qualche modo indicargli la corretta via, ma sfortunatamente tutto ciò che vedeva erano i semplici edifici del quartiere, senza nulla di particolare o che potesse essere ricondotto ad un'indicazione, ad eccezione delle lanterne rosse che indicavano le strade che portavano al quartiere dei piaceri, luogo che avrebbe ben volentieri evitato dato quanto era successo.
    In fondo, se chi lo stava attirando aveva messo fuori gioco shizuka già a quel momento, evidentemente riteneva che shizuka avesse svolto il suo compito di lasciapassare, quindi era improbabile che volesse incontrarlo nel quartiere a luci rosse dove non era avvezzo, ma soprattutto non era tra i benvenuti, visto il suo ruolo al villaggio.
    Alla fine della via, però, un locale, particolarmente malridotto attirò la sua attenzione. Era cristallino come l'acqua di un fiume che quel luogo era a dir poco abbandonato o quantomeno lasciato decisamente a se stesso da tempo. L'insegna pendeva e dai segni del legno non si trattava di certo di una rottura dell'ultimo periodo. Tuttavia fù il cartello dei prezzi spezzato ad attirare la sua attenzione, non tanto per la merce venduta, quanto piuttosto per i numeri in esso contenuti.

    °2 – 16 – 16 – 4 – 425 – 25 – 6 – 6,55 – 36 – 256... Togliendo il 425... ritrovo quasi la stessa serie di numeri... spostando un sedici dietro al del sei ottendo la setssa serie di cifre, reggrupandole tra loro in serie, ottengo: 2 16 4 256 16 65536 256 Che siano questi i numeri? Che sia questo il luogo?°


    Si domandò guardandosi attorno e chiedendosi quale fosse il passo successivo. Posò a terra Shizuka con delicatezza prima di proseguire con le indagini.

    «Allora? Ho cercato i numeri, ed eccoli qui: 2, 16, 4, 256, 16, 65536, 256»


    Disse guardandosi attorno senza vedere nessuno ed indicando con il dito i numeri mentre li pronunciava, sperando in quel modo di fare cosa gradita a chi, certamente celato, lo stava seguendo fin dall'inizio di quella giornata, nella speranza che qualcuno entrasse nel suo campo visivo o nel range delle sue percezioni. [Percezione]
    In un primo istante prese l'insegna e le due metà, osservandole con attenzione alla ricerca di simboli o messaggi nascosti da qualche parte, provò quindi a ricomporre l'insegna di legno, nel tentativo di attivare qualcosa riunendo le due metà, nella speranza che quella fosse la prova del fatto che aveva individuato i numeri di cui doveva andare a caccia. Se poi questo non fosse servito avrebbe estratto un kunai, incidendo l'insegna a sottolineare le cifre indicate dalla serie numerica, cancellando con una riga quelle “di troppo” sempre nella speranza di ottenere qualcosa sottolineando la serie esatta o cercando di riordinare le cifre secondo l'ordine della serie richiesta. Per ultima ipotesi, provò a guardare all'interno della baracca alla ricerca di qualcosa, un simbolo, un passaggio, una traccia che potesse indicargli il passo successivo o la posizione esatta del misterioso burattinaio dietro a tutta quella storia, valutando la possibilità di entrare all'interno dato che fino a quel momento quel luogo era l'unico che sembrava corrispondere a quanto indicato da quei numeri.
    Valutato l'interno della struttura e verificata la possibilità di entrarvi senza rischi di crollo o simili, avrebbe quindi portato Shizuka all'interno, quantomeno se anche quel luogo non fosse stato il vero obbiettivo di quella specie di prova, almeno avrebbe potuto tenerla al sicuro fino al passo successivo.




    OT- Beccati in anteprima la tabella definitivah -/OT
    Chakra Rimanente: 53,25/60
    Vitalità Rimanente: 16/16
    Energia Vitale: 30/30




    Movimento: 18m
    Salti: 6 m
    Status Fisico:
    png
    pngpngpng
    pngpng
    Percezione: 6+6
    Furtività: 0+3

    Forza: 500
    Velocità: 500
    Resistenza: 500
    Riflessi: 575
    Agilità: 500
    Concentrazione: 500
    Precisione: 500
    Intuito: 500
    EquipaggiamentoProtezioni indossate:
    - Maschera "da Demone" [20; 3]
    - Mantello Nero [15; 3]
    - Cotta di Maglia Completa [40; 4]
    - Gambali in Ferro [30; 4]

    Mischia:
    - 1 Katana [40; 4]
    - 1 Wakizashi [20; 3]

    Varie:
    - 1 Respiratore [1; 1]
    - 1 Accendino [1; 1]
    - 3 Filo di Nylon [10m] [1; 2]
    - 3 Filo di Nylon Rinforzato [10m] [1; 3]

    Tonici:
    - 1 Tonico Recupero Medio [4b] [1; 1]

    Rotolo Armi a distanza:
    - 7 Kunai [8; 3]
    - 2 Cartabomba II Distruttiva [1,5m] [50; 1]
    - 2 Cartabomba II Deflagrante [4,5m] [25; 1]

    Rotolo Medico:
    - 1 Kit Primo Soccorso [10 usi] [1; 2]
    - 6 Antidoto Intermedio [2] [2] [2] [1; 1]
    - 2 Tonico di Ripristino Medio [4L] [1; 1]
    - 1 Tonico Recupero Medio [4b] [1; 1]


    Slot AzioneSlot Azione 1:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]

    Slot Azione 2:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]

    Slot Azione 3:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]


    Slot DifesaSlot Difesa 1:
    - Movimento all'indietro, Schivata [575 vs ???; 8/18m max vs 5m]

    Slot Difesa 2:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]

    Slot Difesa 3:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]


    Slot TecnicaSlot Tecnica Base:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]

    Slot Tecnica Avanzata:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]


    Slot FreeAzioni Gratuite:
    - Azione [Tipo; Slot]

    ConoscenzeConoscenze Utilizzate:

    Occhio di Falco (+3 Riflessi) [1]
    Abile: L'utilizzatore è in grado di scovare facilmente le trappole: la sua Percezione è incrementata dal bonus ai Riflessi o ad una statistica secondaria scelta all'acquisizione. Inoltre, l'utilizzatore è in grado di notare dettagli minori, ottenendo un vantaggio a riconoscere porte occultate, camuffamenti, oggetti e persone nascoste. Non incrementa la Percezione per trovare obiettivi furtivi.


    Carte Ninja [1]
    Arte: L'utilizzatore può incidere nelle carte ninja le informazioni conosciute, dialoghi, indicazioni senza la necessità di scrivere. Richiede slot gratuito Istantaneo.
    La carta può essere occultata, risultando bianca, e resa visibile a volontà del creatore. A discrezione del creatore è possibile permettere la lettura di tali carte agli estranei se soddisfano delle condizioni.

    (Consumo per carta: ¼ Basso


    NoteVarie ed eventuali

     
    .
  11.     Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Y Danone
    Posts
    8,528
    Reputation
    +561

    Status
    Anonymous


    STORY OF...

    There's so much grey to every story - nothing is so black and white.




    Più che trovare "qualche indizio", dentro la baracca Atasuke Uchiha trovò un esplicito invito. Ed era chiaramente rivolto a lui.
    Effettivamente se all'esterno nessuna delle sue ricerche ebbe alcun risultato se non quello di fargli perdere tempo come aveva temuto, al momento di aprire la porta dell'edificio abbandonato il Chunin si ritrovò di fronte... una specie di allestimento da parata. O almeno quello era il modo più chiaro per definirlo, anche se risultava difficile capire agli effetti cosa fosse quella roba.
    Praticamente accadeva che sul muro opposto a quello da cui lo Shinobi entrò, ci fosse un'altra porta scorrevole di riso. Questa, bucata in più punti e vecchia di almeno una decina di anni, era stata decorata minuziosamente con disegnini ritagliati a forma di cuoricini, stelline e adorabili animaletti storpi che sembravano essere appena usciti da un laboratorio di esperimenti genetici (ma che presumibilmente erano dei draghi). Drappi di stoffa color rosa caramella pendevano da ogni direzione, incorniciando l'uscio reso brillantinoso da una quantità immensa di quella gelatina tanto in voga tra i bambini, una specie di pastrucchiume colorato che prometteva di rimanere luminoso per ben tre giorni (come testimoniavano le quattro scatoline del prodotto abbandonate a terra). C'era persino un vaso di fiori (di carta), un secchio (rotto) pieno di caramelle, e un peluche (scucito) a forma di volpe.
    Poi, in mezzo a quel pacchiume abbastanza preoccupante, vi era un cartello scritto a mano con una calligrafia pendente a sinistra:

    ATTENZIONE! ATTENZIONE!
    P E R I C O L O S I S S I M O!
    ACCESSO VIETATO! PER SEMPRE!



    E subito sotto un altro cartello, scritto con una mano che invece pendeva a destra:

    PUO' ENTRARE SOLO SE IL NOME INIZIA PER “A” E FINISCE PER “E”
    E IN MEZZO C'E' “TASUK”
    E POI E' ANCHE UN DRAGO
    ALLORA PUO' ENTRARE
    ECCO



    […] Era abbastanza evidente di chi si stesse parlando.

    Qualora il giovane Uchiha si fosse avvicinato per controllare meglio, forse ormai reso paranoico da quella serie di attacchi e incongruenze degne della peggiore delle barzellette, sul parquet, ormai graffiato e seccato dal tempo e dall'incuria, avrebbe trovato un'altra scritta:

    “Uno dentro.
    Uno fuori.
    Più di uno, causa la fine.
    Nessuno, porta alla morte.”



    Era scritto con tempera colorata, e non ci sarebbe voluto chissà quale genio per riconoscere nella stessa quella che era stata utilizzata per lanciare i messaggi a Konoha. Gli stessi messaggi, ora, che erano divenuti un po' più comprensibili.
    Era evidente che per qualche ragione il creatore di quella situazione volesse adesso rendere più facile il percorso alla sua vittima, quasi sperasse che questa facesse qualcosa in particolare. E c'erano poche possibilità di sbagliarsi su cosa fosse quel qualcosa.
    […] La porta svettava di fronte ad Atasuke Uchiha, consunta e rovinata, ma pur sempre l'unico posto in cui potersi dirigere giacché, come avrebbe scoperto il Chunin se anche avesse perlustrato il locale, questo era composto solo da una cucina ormai arrugginita e distrutta, dalla grande sala in cui si trovava, un tempo forse adibita ad accogliere i clienti per i pasti, e da un piccolo ripostiglio pieno di ragni. Non c'era nient'altro.
    Dunque cosa fare?
    Entrare, da solo, lasciando lì Shizuka?
    Rimanere con lei?
    ...Scappare?
    C'erano molte possibilità tra le quali avrebbe potuto scegliere il ragazzo degli Uchiha, tutte ugualmente accessibili...
    ...o forse no?

    Poi, improvvisamente, qualcosa cominciò a scricchiolare e la porta di riso di fronte a cui i due shinobi si trovavano prese violentemente a vibrare, come se qualcuno la scuotesse.
    In un istante, la sala si riempì di risate infantili e la porta, sbattendo con irruenza, si aprì affacciandosi nel vuoto di un'oscurità totale da cui solo un forte vento iniziò a spirare con sempre crescente intensità.
    In appena una manciata di istanti la situazione precipitò.
    Se anche Atasuke avesse provato a spostare Shizuka dal punto in cui l'aveva cautamente posata perché riposasse, così da metterla ora al sicuro, si sarebbe accorto con orrore che non poteva muoverla. Era indifferente dove fosse stata appoggiata precedentemente, la superficie a contatto con il suo corpo non avrebbe lasciato andare la Principessa del Fuoco... e il motivo sarebbe stato ben presto chiaro: la materia informe che l'aveva colpita, bucandole la schiena e privandola di qualsiasi capacità, si stava rapidamente espandendo sul suo corpo, allargandosi attorno a lei come una tela di ragno che intrappola con sempre maggior ingordigia la sua preda. Ormai quasi tutta la schiena e parte delle gambe e delle spalle erano divorate da quella sostanza fiammeggiante...
    ...e il risultato era che lei, ansimando, sembrava febbricitante in modo sempre peggiore.
    Arrivati a quel punto cosa sarebbe accaduto? Che scelta avrebbe adottato Atasuke?
    Chiaramente solo una.
    Se anche il giovane ninja fosse corso indietro, cercando di aprire la porta dalla quale era entrato, forse intenzionato così a chiedere aiuto, si sarebbe accorto che questa non si sarebbe aperta. E neanche nessuna delle finestre.
    Certo, avrebbe potuto provare a spaccare tutto a mani nude, oppure usare una delle sue potenti tecniche per farsi strada, per cercare di ottenere egualmente il risultato voluto... o forse no?
    Difficile dirlo. Era tutto così assurdo!
    Qualora invece avesse deciso, risoluto nella disperazione di un momento fortemente insensato come quello, di entrare dentro la porta, si sarebbe accorto in appena un istante del grande errore che aveva compiuto, giacché in un solo secondo questa si sarebbe chiusa dietro di lui con uno scatto e di punto in bianco l'oscurità più totale l'avrebbe avvolto, impedendo lui i movimenti [Ingombro Grave][Genjutsu potenza 120]

    In un attimo fu l'oscurità.
    Fluida. Densa. Vischiosa. Soffocante.
    Il nero era quello della fine.
    Era il nero più totale.
    Il nero.

    “Molto tempo fa, esse vivevano assieme all'uomo.”



    Una voce nacque dal fischio del vento, ardente come fiamma ruggente, e quando una luce brillò in lontananza di fronte allo Shinobi, questa fu accecante come centinaia di migliaia di fiaccole accese, bianca come la più candida dei punti del Creato.

    “Esse erano creature votate alla bontà. Agivano per il bene e il bene era tutto ciò di cui avevano bisogno.”



    Improvvisamente l'oscurità che lo avvolgeva serpeggiò come un predatore e risalendo le gambe del giovane Chunin arrivò fino al suo viso, che avviluppò e dentro il quale entrò infiltrandosi negli occhi, nelle orecchie, nella bocca, nel naso...
    ...a nulla sarebbero valsi i suoi tentativi di opporsi, la sua ribellione. Era paralizzato. Incapace di reagire.
    Stava morendo. Era finito.
    Oppure no.
    In meno di un istante il senso di soffocamento claustrofobico che aveva impiantato quel pensiero nella sua mente si sciolse e Atasuke Uchiha, riaprendo gli occhi, si sarebbe ritrovato in una prateria splendida. Vasta molto più di qualunque altra avesse mai visto.
    In lontananza, in mezzo ad alberi da frutto carichi di prelibatezze e fiori dal profumo incantevole, vi era un piccolo villaggio.
    Qualcosa, laggiù, si muoveva. Correva.
    Rideva.

    “Al tempo, esse camminavano al fianco dell'uomo amandolo come avrebbero amato se stesse se fossero state creature egoiste e stolte.
    Devote al prossimo più di chiunque altro, felici di poter offrire il loro sapere a chi avevano deciso di servire, esse avevano abbandonato il Regno dei Cieli e si erano rese creture semplici, mutando in parte il loro aspetto perché potessero essere maggiormente accettate e decidendo dunque di vivere un'esistenza umile e di rendersi paghe della felicità che l'uomo a cui avevano dato tutto riusciva ad offrire loro.”



    Il villaggio era delizioso, costruito con piccoli tetti spioventi di legno, il quale sembrava quasi essersi naturalmente piegato alla richiesta di una voce dolce e lontana e non costretto dalla mano violenta della presunzione.
    I fiori, rampicanti e in pieno sboccio, non rovinavano nessuna delle piccole costruzioni sulle quali si avviluppavano, avvolgendo in un abbraccio variopinto le imposte colorate e gli ampi balconi in cui lanterne di riso chiare pendevano, ondeggianti al vento di un'eterna primavera.
    Vi erano ponti sospesi nel cielo, e sotto d'essi erano le nuvole che correvano, non le acque di fiumi o mari, eppure vi era anche un lago che splendeva sotto il riverbero di quel sole caldo e dolce, ed esso giaceva in una cavità gentile della terra, circondato da canneti alti e flessibili.
    Lì vi erano dei giovani uomini e delle giovani donne che giocavano, immersi fino alle ginocchia nei freschi flutti dello specchio d'acqua... assieme a piccole creature dalle lunghe orecchie lanugginose e dalle vaporose code color del miele.
    Mezze Volpi.

    “Esse amavano la vita con gli uomini.
    Loro non erano Dei. Non erano immortali. Non erano niente di tutto ciò che esse avevano seguito in centinaia di secoli di storia.
    Eppure, erano amati come mai nessun altro prima di loro avrebbe potuto esserlo e come mai nessuno lo sarebbe potuto essere dopo.
    Esse davano all'uomo tutto, benedicendo ogni secondo passato con lui, consce che avrebbe potuto essere l'ultimo per la brevità della sua piccola vita...e l'uomo stesso, puro e candido come qualsiasi creatura all'alba della sua evoluzione, le amava con la sincerità di un bambino che ha appena imparato a camminare con i propri piedi.

    Gli uomini e le Kitsune si amavano.
    ...Ma questo sarebbe cambiato presto.”



    Improvvisamente lo scenario cambiò e prima ancora che Atasuke potesse dire o fare qualcosa il villaggio che aveva riempito i suoi occhi con colori splendidi, le sue orecchie con risate cristalline e il suo naso con profumi deliziosi... era in fiamme.
    Alti roghi si alzavano ovunque e adesso l'unica cosa che riempiva l'aria era il fumo di carne bruciata e legno carbonizzato. Le urla disperate di chi chiedeva pietà e di chi invece la salvezza si issavano come tuoni in una tempesta, infrangendo il caos con un'acutezza terrorizzata. Corpi senza vita di Kitsune, alcune in forma di volpe completa e altre in parte uomini e in parte animale, giacevano a terra, riverse in posizioni innaturali, dilaniate, trafitte, violate nel peggiore dei modi.
    E fu allora, quando quell'orrore senza nome stordì l'Uchiha come forse mai nessun'altra cosa era riuscita a fare, che qualcosa schizzò dalle sue spalle: frecce. Una pioggia di frecce.
    Girandosi, il ragazzo l'avrebbe visto, e ne sarebbe rimasto sconvolto.
    Sconvolto, certo. Perché ciò che vide non fu solo l'attacco a quel villaggio. Ma una guerra ben più ampia. Un piano molto più vasto. Scoordinato. Mal organizzato.
    La Prima Guerra Shinobi.

    “Ma l'uomo imparò presto a camminare. E poi a correre.
    A correre nella direzione sbagliata.
    Egli imparò a bramare tutto ciò che non gli apparteneva: la vita, i territori, la felicità e la ricchezza altrui.
    E soprattutto il potere. Di quello era ingordo come non mai.
    Sarebbe soffocato, pur di averne ancora.

    Gli uomini sbagliarono, al tempo.
    E continuarono a sbagliare...”



    In un istante un Fuuton, evocato apparentemente quasi per caso, come se il ninja che lo aveva richiamato non fosse neanche sicuro di come aveva fatto, travolse il giovane ninja, schiantandolo al suolo con una potenza soverchiante...
    ...e quando lui si fosse rialzato, se mai avesse trovato il coraggio di riaprire gli occhi, si sarebbe ritrovato di fronte ad un'altra guerra.
    Era diversa da quella prima, lo capì dalla maggior raffinatezza delle strategie e delle tecniche offensive. Difensive.
    Dal modo in cui la gente moriva. E qualcun'altro ne rideva.
    Dietro di lui, però, il villaggio delle Kitsune non esisteva più. Adesso vi erano solo alcune di loro, sole, che correvano, ricoperte di sangue e orrendamente mutilate, seguendo la direzione del braccio di uno o più Shinobi intenti a urlare ordini. A pretendere.
    A desiderare ancora, e ancora di più.
    Sempre di più.

    “...E a sbagliare...”



    Il Katon di potenza assolutamente maestosa che uscì dal muso di una delle Kitsune fu in grado di radere al suolo un'intera vallata, issandosi poi verso il cielo con un ruggito furioso, carico di odio, rabbia, disperazione, dolore, paura...
    ...e Atasuke, fermo in mezzo alle fiamme, incapace di scappare benché la sua pelle ardesse, il suo corpo si carbonizzasse e il suo cuore strillasse tutti quei sentimenti insieme, piegandolo sotto un flusso di strilla, suppliche e preghiere senza posa, di dissolse nel rosso vivo delle fiamme.
    Divenne scintilla. Poi vento.
    Poi, il niente.

    “L'uomo continuò a sbagliare ancora.
    Ma esse non sbagliarono più con lui.
    Figlie devote della bontà, serve della purezza, esse avevano sempre cercato di abbeverarsi dal ruscello della gentilezza, e solo chi era realmente candido e splendido nel suo essere cristallino, avrebbe potuto abbeverarsi con loro.
    Fu così che esse si allontanarono dall'uomo.
    Per sempre.”



    L'oscurità tornò ad avvolgerlo.
    La sua pelle ancora ardeva e il suo cuore pulsava, adesso, di un sentimento di rammarico, delusione e forte nostalgia... ma anche di rabbia, di sdegno.
    Provava orrore per l'essere umano. Vile creatura. Errore del creato.
    Odiava l'uomo. Lo odiava!
    Eppure, ancora, lo amava.
    E si sentiva stupido, per questo. Terribilmente. Perché sapeva che neanche morendo e rinascendo dieci, cento, mille volte, sarebbe riuscito a cambiare quel pensiero.
    Mai.

    “Esse, incapaci di tornare nel Regno dei Cieli che avevano abbandonato, poiché ormai divenute di carne e sangue, decisero di vivere su ciò che l'uomo chiamava “terra”, e protette da saperi antichi come il mondo, si protessero in un isolamento destinato all'eternità.
    Tradite. Umiliate. Ferite.
    Esse piangevano i tempi ormai passati. Odiavano ciò che era accaduto. Ma non potevano davvero disprezzare l'uomo.
    Esse, allora, attesero.”



    Lentamente il nero più assoluto in cui Atasuke annegava, abbandonato a flussi che cullavano il suo corpo in un vuoto privo di forma e dimensione, divenne progressivamente più chiaro, e come il fiore che si schiude al bacio del sole con dolcezza, una nuova immagine riempì la sua mente.
    Fu solo allora che il giovane Chunin si sarebbe reso conto che non c'era mai stata nessuna voce a parlargli. Vi erano state solo immagini.
    Solo ricordi.

    “Esse attesero che i tempi fossero maturi.
    Esse attesero che le domande avessero risposta.”



    E in quel momento, in quella circostanza di ovattamento totale che rendeva incapace il distinguere il sogno dalla realtà, delle lettere cominciarono a tracciarsi dentro di lui, imprimendosi sul suo animo come ricamate da un filo di trepidazione e speranza.

    “Cos'è l'uomo?
    Cos'è la bontà?
    Cos'è la cattiveria?”



    E poi, con lentezza strenua e caratteri di vento, apparve un'altra domanda:

    “Cos'è giusto?
    Cos'è sbagliato?”



    Cadde il silenzio.


    […Intanto, in un posto diverso...]




    «Abbiamo esagerato, Hari.»
      «Maa nee, Kitsu!! Lei era odiosa!!»
    «Siamo state ingiuste... lei non aveva fatto niente... e se morisse...?»
      «Ingiuste?! E' lei che sta sempre con Onii-chan!! E' cattiva!! Non è colpa nostra!! Tu menti!!»


    Due codine vaporose ondeggiavano a destra e a sinistra, con flemma ansiosa.
    Un paio di orecchie dalla punta chiara erano piegate indietro, spaventate.
    Altre, dalla punta nera, erano invece flesse in avanti, arrabbiate.

    «Potrebbe morire, Hari! Onii-chan ci odierebbe!»
      «Dovrebbe odiare lei!! E' nera!! Sacchan lo ha detto, nemmeno lei potrebbe curarla!!»
    «Non spetta a noi decidere! Potrebbe essere buona! Non possiamo sapere cosa farà! Non è giusto!»
      «Bugiarda!! Noi possiamo saperlo!!»


    Ci fu un piccolo parapiglia.
    Delle manine di bimbe si accapigliarono e ben presto le due codine si arricciarono le une alle altre mentre due piccoli corpi rotolavano sul pavimento, tirandosi i capelli e dandosi morsi su minute braccia scoperte dalla carnagione chiara.

    «Tocchan ha detto che se non glielo togliamo, arderà. Morirà!» Gemette di nuovo la prima delle vocine, ansiosa. «Morirà, Hari!»
    «Ho capito, Kitsu!!!»
    Strillò l'altra, arrabbiata. «Tocchan non mente mai...» Borbottò poi, offesa. «...quindi dobbiamo liberarla...»
    «Al mio tre, Hari?»
    «Al tuo tre, Kitsu!»


    Tre.
     
    .
  12. Asgharel
        Like  
     
    .

    User deleted



    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    ~Invito ad entrare~


    Come temeva, tutti i suoi tentativi non sortirono alcun effetto, se non quello di fargli perdere del tempo prezioso, del tempo che stava mettendo a rischio addirittura Shizuka e non solo lui.
    Tentò quindi la sorte provando ad osservare all'interno della struttura e la sua attenzione venne attirata dalle decorazioni copiose all'interno della stessa, quasi come se fosse stata addobbata a festa. Si trascinò quindi all'interno, portando Shizuka una volta verificata la solidità della struttura. Convinto infine che quella fosse la possibile via, poggiò Shizuka dolcemente a terra, prima di osservare con attenzione ciò che lo circondava.
    Davanti a se vide un'inquietante miscuglio tra abbandono e vecchiume, che trasudava da ogni singola parete, da ogni porta in carta di riso, da ogni chiodo utilizzato per quella struttura e che finiva con il mescolarsi con quella specie di decorazioni, poste ovunque e che nella sua mente fecero balzare solo un'ipotesi abbastanza certa: Quegli addobbi erano stati fatti da dei bambini. Non c'era soluzione possibile che un'adulto si fosse messo tanto d'impegno a decorare con disegnini di cuoricini, stelline, animaletti e ”cose” che a questo punto Atasuke ipotizzò essere draghi. In fondo era dall'inizio della giornata che la questione ruotava su di lui come “drago” e su Shizuka come “serpente” quindi c'era da immaginarsi che si aspettassero il suo arrivo ma non quello di Shizuka, o quantomeno hanno avuto il buonsenso di non mettere dei serpenti malamente scarabocchiati in aggiunta a tutto quel trambusto.
    Tutte quelel decorazioni strapparono un flebile sorriso all'Uchiha che non poetè non sentirsi divertito nel vedere con quanto impegno quei bambini si erano messi all'opera, facendogli quasi dimenticare tutta la serie di guai che avevano provocato fino a poco prima.
    Il peluche scucito, in particolare attirò la sua attenzione. Egli si avvicinò, si chinò e lo prese in mano, rigirandoselo tra le dita osservandolo con attenzione. Gli piacque, anche se sentì un'amaro dentro nel vedere come si era rovinato, chiedendosi se magari potesse farlo riparare una volta chiusa tutta quella storia. Lo poggiò con la stessa delicatezza con cui lo aveva preso da terra, concentrandosi quindi sulle scritte che erano rimaste in mezzo a tutto quel casino di brillantini.

    °”ATTENZIONE! ATTENZIONE!, P E R I C O L O S I S S I M O!, ACCESSO VIETATO! PER SEMPRE!" Mi chiedo che tipo di pericolo possa esserci oltre questa porta per meritare un tale avvertimento°


    Spostò quindi la sua attenzione sul cartello successivo, posto proprio al di sotto del primo.

    °“PUO' ENTRARE SOLO SE IL NOME INIZIA PER “A” E FINISCE PER “E”, E IN MEZZO C'E' “TASUK”, E POI E' ANCHE UN DRAGO, ALLORA PUO' ENTRARE, ECCO” Mi domando proprio a chi si possa riferire...°


    Pensò con chiaro senso dell'ironia, mentre con preoccupazione calante cercava attorno a se altri indizi, indicazioni o una qualche traccia più affidabile da seguire. In fondo tutta quella storia era decisamente oltre i limiti dell'assurdo. Notò quindi una piccola scritta su quello che restava di quel legno vecchio e rinsecchito del pavimento.

    °“Uno dentro. Uno fuori. Più di uno, causa la fine. Nessuno, porta alla morte.” Ma a che cosa si riferisce!?°

    «Sembra che qui ci sia qualche altra sorpresa»


    Sibilò a denti stretti, visibilmente innervosito e ritornato sull'allerta. Era ormai chiaro che volessero il suo ingresso in quella porta e solo il suo, ma tutta quella serie di messaggi lo inquietava e non poco. Difficilmente avrebbero cercato di ucciderlo, se avessero voluto farlo probabilmente lo avrebbero attaccato, stendendolo con un colpo solo come avevano fatto con Shizuka, quindi era palese che l'obbiettivo fosse ben altro, anche se ancora restava un mistero.
    Cercò, più per completezza che altro, degli altri indizi all'interno dell'edificio, delle altre porte, altre stanze, una qualsiasi cosa che potesse tornare utile, ma non vi era nulla. Quell'invito era più che palese ed in quel luogo non vi erano palesemente altre vie da dover seguire.
    La cosa puzzava all'uchiha, tuttavia, non sembrava avere scelta. Non provò neppure a muovere Shizuka, in fondo la dove era era quantomeno al sicuro. Se era lui che volevano non era il caso di metterla ulteriormente a rischio.
    Si riportò quindi davanti alla porta, fermo, immobile, quasi fosse divenuto una statua, pronto a procedere verso quella che sembrava dover essere la sua prova.
    La porta iniziò a tremolare e d'un tratto scattò, aprendosi di botto e mostrando ciò che celava: La più totale oscurità. Nelle stanza iniziarono a risuonare delle risate infantili, mentre un forte vento iniziò a soffiare dalla stanza. Atasuke, determinato a quel punto a non perdere ulteriore tempo inutilmente, si voltò giusto un secondo, lanciando un'ultimo saluto all'amica, prima di procedere oltre, seguendo l'istinto.
    Con passo deciso varcò la soglia di quello che sembrava quasi essere un'inferno, vi fece appena alcuni passi, prima che la porta, come si era aperta, si sigillò alle sue spalle, alsciandolo nella più totale oscurità.

    «Dannazione!»


    Esclamò sentendosi quasi paralizzato, come se quella specie di viscosa oscurità lo stesse inghiottendo come una melma viscosa ed oscura.

    “Molto tempo fa, esse vivevano assieme all'uomo.”

    «Cosa? Chi ha parlato!?»

    “Esse erano creature votate alla bontà. Agivano per il bene e il bene era tutto ciò di cui avevano bisogno.”

    «Chi sei? Perchè mi stai facendo questo!?»


    Ringhiò rabbioso, cosciente di essere finito in una trappola, ma soprattutto rabbioso per la stupidità con cui ci era entrato.
    La melma iniziò a risalirgli per le gambe, afferrandolo poi per le braccia e continuando a salire, su per la sua colonna vertebrale, come se stesse affondando in tutta quell'oscurità. Per quanto potesse impegnarsi, nononstante lo sharingan che per autodifesa si era attivato, si rese conto che non poteva fare nulla. Non riuscì ad impedire ciò che stava accadendo ed alla fine, si lasciò cadere nell'oscurità che con tanto vigore lo stava avvolgendo.

    °E dunque è così che doveva finire? È questa la mia fine?°


    Si ritrovò a pensare mentre poco alla volta si sentiva cadere, affondare in quella melma che a poco a poco lo stava soffocando. Ma non era la fine.
    Quando tutto apparve perduto, una nuova luce lo colse, facendogli strabuzzare gli occhi a causa del forte contrasto in cui si era ritrovato e con enrome sorpresa, si ritrovò in una verde prateria, un lugo che definire paradisiaco era decisamente limitativo, oltre che offensivo.
    Inutile dire che si trovò spiazzato da quel netto cambio di ambiente. Si guardò attorno, chiedendosi se fosse stato in qualche modo trasportato in qualche altro luogo con un qualche sigillo di dislocazione o con qualche altra misteriosa arte o se quello che continuava a circondarlo era un'illusione.
    Quale che fosse la realtà, la meraviglia davanti ai suoi occhi, gli impedì di pensarci troppo. Per quanto avesse già visto luoghi splendidi, specialmente attorno a Konoha, non ricordò di aver mai visto una distesa verde di quelle dimensioni. Mai aveva visto tutto quello spazio.
    Ad un tratto, abituatosi ormai alla luce ed al mondo che lo circondava, notò un piccolo punto, un piccolo villaggio in lontananza, particolarmente rigoglioso, per quel che gli era dato vedere ed in quel villaggio vi era la vita. Poteva infatti chiaramente vedere gente che si muoveva, alcuni correvano, ma non era difficile udire le risate, segno del gioco che si stava portando avanti.
    Atasuke si avvicinò a quel luogo, come attirato da quello strano e curioso luogo in cui si trovava catapultato negli ultimi istanti.

    “Al tempo, esse camminavano al fianco dell'uomo amandolo come avrebbero amato se stesse se fossero state creature egoiste e stolte. Devote al prossimo più di chiunque altro, felici di poter offrire il loro sapere a chi avevano deciso di servire, esse avevano abbandonato il Regno dei Cieli e si erano rese creture semplici, mutando in parte il loro aspetto perché potessero essere maggiormente accettate e decidendo dunque di vivere un'esistenza umile e di rendersi paghe della felicità che l'uomo a cui avevano dato tutto riusciva ad offrire loro.”

    °Di chi stiamo parlando? Ma soprattutto, da dove proviene questa voce? Possibile che non ci sia nessuno qui?°


    Si chiese, continuando ad avvicinarsi alle strutture del villaggio con lentezza. Il suo sguardo si soffermò sul legno delle strutture che lo componevano. Nel complesso il tutto era decisamente semplice, senza particolari lavorazioni raffinate, eppure, in quella semplicità tanto naturale, non potè evitare di notare la naturalezza di quei tetti e di quel legno, armonioso nelle sue linee, quasi come se la natura stessa gli avesse concesso quella forma e non la mano pesante di un'artigiano. Possibile che il maestro che aveva prodotto quelle componenti avesse un dono tanto delicato?
    Non si soffermò poi sulla bellezza del paesaggio, troppe cose vi erano da osservare attorno a lui ed i suoi occhi, per quanto rapidi, non erano sufficentemente allenati da cogliere quel “tutto”.
    Una cosa però balzò subito strana in quella visione paradisiaca, sotto i ponti che vedeva nel cielo, scorrevano nuvole, anziché acqua e non potè evitare di chiedersi come fosse possibile. In nessun luogo sul continente aveva anche solo sentito lontanamente parlare di qualcosa di simile, dunque dove si trovava? Che esistesse davvero quel luogo? O era solo un sogno?
    Quale che fosse la risposta, in quell'istante non sembrò importare molto. L'Uchiha sentiva un qualcosa in quel luogo, quasi come se in un certo senso gli appartenesse, come se fosse a casa.
    Forse era solo un delirio della sua mente morente, tuttavia, lo Sharingan scomparve dai suoi occhi, lasciando spazio alle sue naturali iridi nere come la notte.
    Si guardò attorno e vide che gli uomini e le donne che lo circondavano, avevano code vaporose ed orecchie appuntite, che non fece difficoltà ad associare a quelle delle volpi.

    «K-Kitsune?»


    Chiese a se stesso con tono sorpreso, convincendosi sempre più di trovarsi in un sogno, dato che oltre ad un luogo tanto meraviglioso stava immaginando delle creature partorite da delle leggende e che da anni non si erano più nemmeno lontanamente riviste sulla terra, sempre che vi fossero mai effettivamente state.

    “Esse amavano la vita con gli uomini. Loro non erano Dei. Non erano immortali. Non erano niente di tutto ciò che esse avevano seguito in centinaia di secoli di storia. Eppure, erano amati come mai nessun altro prima di loro avrebbe potuto esserlo e come mai nessuno lo sarebbe potuto essere dopo. Esse davano all'uomo tutto, benedicendo ogni secondo passato con lui, consce che avrebbe potuto essere l'ultimo per la brevità della sua piccola vita...e l'uomo stesso, puro e candido come qualsiasi creatura all'alba della sua evoluzione, le amava con la sincerità di un bambino che ha appena imparato a camminare con i propri piedi. Gli uomini e le Kitsune si amavano. ...Ma questo sarebbe cambiato presto.”

    «Come? Cosa può essere accaduto per distruggere tutto questo?»


    Chiese, domandandosi a sua volta, nel profondo, chi dei due potesse aver distrutto un tale connubio di amore reciproco che aveva portato a tutto ciò che poteva osservare attorno a se.
    In un lampo, tutto ciò che lo circondava cambiò. La verde prateria divenne una sterile distesa di terra e cenere. Le case, prima tanto belle e luminose, ora erano dei roghi, degli spuntoni neri che a stento cercavano di mantenere almeno il ricordo della struttura che un tempo erano. Attorno a lui, il puzzo delle fiamme, della carne, del sangue. I corpi attorno a lui non si contavano e di questi la quasi totalità apparteneva alle Kitsune, alcune ancora in forma animale, altre in forma umana, altre ancora uccise probabilmente a metà della loro trasformazione.
    Aveva molte volte visto la morte, ma mai una scena come quella gli entrò nell'animo. Ricordò quanto avvenne nel paese del riso, e poi sull'isola degli abomini, eppure, nemmeno recuperando quei ricordi trovò una forma tanto spregievole, tanto bestiale, tanto abominevole.
    Si chiese chi mai potesse essere stato tanto folle da fare una cosa del genere, non potendo nemmeno immaginare la risposta che poco dopo seguì. Alle sue spalle udì una salva di frecce che sibilavano nell'aria. Con terrore si voltò, temendo di trovarsi proprio al centro di quel campo di battaglia, no, di quel campo di massacro. Ma quel che vide, fu ben peggio di quello che temeva. Alle sue spalle vi era un'esercito, ma non un'esercito di demoni, un'esercito di umani.
    Non seppe mai quale scena visse in quell'istante, tuttavia, il dolore che sentì stringergli il petto nel vedere ciò che stava vedendo, non ebbe eguali. Pur mantenendo salda la sua posizione, non potè impedire a delle lacrime di calare dai suoi occhi, rigando il suo volto. Ebbe pietà per quelle creature, ma ancor più si vergognò di essere un semplice umano. Un discendente di quella stirpe che aveva dato il via a quello stupido massacro.

    “Ma l'uomo imparò presto a camminare. E poi a correre. A correre nella direzione sbagliata. Egli imparò a bramare tutto ciò che non gli apparteneva: la vita, i territori, la felicità e la ricchezza altrui. E soprattutto il potere. Di quello era ingordo come non mai. Sarebbe soffocato, pur di averne ancora. Gli uomini sbagliarono, al tempo. E continuarono a sbagliare...”

    °No! Non può essere!°


    Pensò, sentendosi poi schiantare da un potente fuuton, che non ebbe modo di evitare, finendo scagliato a terra. La potenza di quella tecnica era devastante, ma per sua fortuna non sufficente ad ucciderlo, ma forse solo perchè quello altro non era che un semplice sogno.
    Quasi con timore riaprì gli occhi, chiedendosi chi potesse aver lanciato quella tecnica o che cosa stesse per vedere. Per sua sfortuna, la vista non cambiò nemmeno di una virgola. Gli esseri umani continuavano a combattere, tuttavia, c'era qualcosa di diverso. Le strategie erano differenti, le formazioni decisamente più raffinate, il combattimento molto più elaborato ed alle sue spalle il villaggio delle kitsune era ormai solo più un ricordo.
    Inorridito, ecco come si sentiva nel continuare a vedere tutti quei massacri. Schifato dalla sua stessa specie, deluso, da quelli che erano i suoi padri. Al posto delle kitsune massacrate, alcune continuavano ad agire, molto ridotte nel numero e nella forza, non più alleate dell'uomo, ma sue schiave. Atasuke non riuscì a rimanere fermo nel vedere come alcune di esse, mutilate, ferite e sanguinanti seguivano gli ordini di alcuni shinobi che le sfruttavano come dei cani, anzi, peggio dei cani, molto peggio che delle pezze da piedi.
    Carne da macello, questo erano diventate.
    A fatica si rimise in piedi, dolorante per la botta subita e cercò di correre incontro agli uomini che con tanto vigore stavano cercando di mandarle al massacro, convinto forse del fatto che avrebbe potuto in qualche modo aiutarle, anche se una parte di lui era cosciente del fatto che non avrebbe cambiato ciò che i suoi occhi vedevano. Quello in fondo era il passato, ed ormai, per quanto potesse impegnarsi, era già stato...

    «Fermatevi! Maledizione, fermatevi! Smettete di correre così, finirete per farvi ammazzare!»


    Urlò barcollante mentre correva verso le kitsune gravemente ferite che continuavano ad eseguire i loro ordini.

    «E VOI, CANI ROGNOSI, ABBIATE RISPETTO ALMENO DELLE VOSTRE ANIME, BASTARDI!»


    Ringhiò verso i carnefici di quel massacro, che imperterriti continuavano a dare i loro ordini suicidi, sfruttando quelle creature solo come distrazione per evitare di essere colpiti a loro volta.

    “...E a sbagliare...”


    Una delle kitsune scatenò tutta la sua potenza, una fiammata carica di collera, di rabbia, dolore. La vampata arese un'intera valle, una cosa decisamente maestosa quanto terribile, tuttavia Atasuke, per quanto fosse specializzato nelle Katon ed amasse il fuoco, in quell'attacco non vide la bellezza della tecnica, non ne percepì la maestosità, ma solo il disgusto e la furia.
    Quasi non fece a caso alle fiamme che con violenza bruciavano il suo corpo. Non aveva alcuna possibilità di fuga, ma il suo cuore non gli avrebbe mai comunque permesso di andarsene. Quella era la punizione, la punizione che meritava per mondare tutti i peccati compiuti verso quella specie. Sarebbe arso vivo, ma in tutta quella potenza, quel processo fu talmente veloce che il dolore maggiore continuò ad essere quello del suo cuore, infranto, nel vedere quanto accadde allora e nel vedere come l'uomo fosse caduto in basso.

    °Se questo è il mio destino, dopo quanto ho visto... così sia°


    E con quell'unico pensiero, mentre le sue lacrime scendevano su quel che restava del suo viso, asciugandosi quasi istantaneamente, egli svanì nel nulla come tutto ciò che lo circondava.

    “L'uomo continuò a sbagliare ancora. Ma esse non sbagliarono più con lui. Figlie devote della bontà, serve della purezza, esse avevano sempre cercato di abbeverarsi dal ruscello della gentilezza, e solo chi era realmente candido e splendido nel suo essere cristallino, avrebbe potuto abbeverarsi con loro. Fu così che esse si allontanarono dall'uomo. Per sempre.”

    «Dunque è così... Questa è l'essenza del tradimento, dell'oppressione»


    Rispose con un dolore nella voce sempre più crescente, nulla era il dolore che sentiva sulla sua pelle arsa, in confronto a quello che aveva nell'anima, in confronto al dolore che sentiva dentro di se nel sapere quanto era accaduto. Certo, poteva trattarsi di un trucco, eppure... Eppure era fin troppo reale per essere falso, e troppo sbagliato per non essere vero. Fino a quel momento Atasuke aveva incontrato persone di ogni genere e ben poche sarebbero state capaci di tanto, ben poche avrebbero mai realmente agito come gli era stato mostrato, eppure, ben poche, forse, si sarebbero opposte, forse nessuna.
    Da un lato comprendeva il sentimento delle kitsune, egli stesso faticava a comprendere il perchè non avessero sterminato l'uomo dopo tanta brutalità. Si senti quasi un folle, sciocco addirittura nel desiderare la fine di un'essere umano tanto imperfetto, tanto malvagio. Comprese poi alla fine quella che forse era l'essenza di tutto quello che era accaduto.

    “Esse, incapaci di tornare nel Regno dei Cieli che avevano abbandonato, poiché ormai divenute di carne e sangue, decisero di vivere su ciò che l'uomo chiamava “terra”, e protette da saperi antichi come il mondo, si protessero in un isolamento destinato all'eternità. Tradite. Umiliate. Ferite. Esse piangevano i tempi ormai passati. Odiavano ciò che era accaduto. Ma non potevano davvero disprezzare l'uomo. Esse, allora, attesero.”

    «Quale triste destino... Subire il tradimento, l'umiliazione, il massacro, eppure: Non potersi ribellare, non poter tornare a casa, non poter avere vendetta, non per capacità, ma per bontà... Un comportamento nobile, degno di una divinità, sprecato per uno scarto come l'uomo... come me...»


    Si corresse alla fine, commentando quello che la voce stava continuando a narrare da quando era stato intrappolato in quell'oscurità. Pochi istanti e si ritrovò a caedere nel nero più assoluto, nel nulla. In realtà non sapeva se stava cadendo o se in effetti stesse più semplicemente fluttuando nel nulla, senza una vera meta, senza uno scopo preciso.
    D'un tratto una luce fece capolino in tutta quell'oscurità, una luce quasi eterea, senza effettivamente alcuna fonte ed una nuova immagine comparve e solo allora ebbe la conferma di quanto ipotizzava: Tutto ciò che aveva visto, tutto ciò che aveva sentito da quella voce, in realtà altro non erano che immagini, come se stesse rivivendo un antico ricordo, un ricordo non suo, forse il ricordo di una o più di quelle kitsune.

    “Esse attesero che i tempi fossero maturi.
    Esse attesero che le domande avessero risposta.”


    «Quali domande?»


    Chiese, anche se la risposta sarebbe probabilmente giunta comunque anche da sola pochi istanti dopo.
    Sentì dentro di se un bruciore, come se qualcosa stesse effettivamente imprimendo quelle domande, come se qualcosa lo stesse marchiando, segnando quelle domande direttamente nel suo animo, ma sentì anche un'altro aspetto, sentì una sorta di ansia, di trepidazione, come se la mano che le stava tracciando attendesse quel momento da tempo immemore, nella speranza che lui fosse il portatore di quelle risposte.

    “Cos'è l'uomo? Cos'è la bontà? Cos'è la cattiveria?”

    °Concetti decisamente complessi da esprimere così, su due piedi...°

    “Cos'è giusto? Cos'è sbagliato?”

    °Un'altra domanda dalla risposta decisamente complessa°


    Pensò, accorgendosi solo in quel momento che il silenzio più totale era calato. Non ricordò nella sua vita di aver mai udito un silenzio tanto perfetto da essere quasi assordante nella sua totale assenza di segnali.
    Meditò, meditò a lungo, anche se il tempo in quel luogo sembrava decisamente un'entità a se stante. Non seppe in effetti per quanto realmente rimase a rimuginare. Forse erano passate ore, forse minuti o forse anche solo secondi. Una sola cosa era certa: Aveva meditato quanto gli serviva per poter dare la sua risposta a quelle domande.

    «L'unica risposta completamente onesta che dovrei dare è: Non lo so.»


    Esordì con tono pacato, velatamente contrito per la sua ignoranza davanti a quei temi tanto fondamentali quanto banali. Un qualsiasi ragazzino avrebbe dato una risposta immediata a quelle domande, credendo forse che quella fosse effettivamente la giusta risposta, ma era chiaro che forse non era solo una “versione” quella che quell'entità voleva, bensi LA risposta.

    «In un'altro luogo, un'altro momento, forse anche in un'altra vita, avrei risposto a questi quesiti con la leggerezza che contraddistingue l'uomo, ritenendomi abbastanza esperto da “sapere” la risposta a qualsiasi domanda, senza rendermi conto del fatto che quella che darei sarebbe solo una mia interpretazione basata sulla mia esperienza o su quello che mi è stato insegnato da un'altro umano. Tuttavia, credo che qui non vogliate solo una mia semplice opinione ma LA risposta a quei quesiti.
    Ebbene... perdonatemi, io non so che cosa sia l'uomo, specialmente dopo quanto ho visto... Non so che cosa sia la bontà... Non so che cosa sia la cattiveria. Non so nemmeno che cosa sia giusto, men che meno cosa sia sbagliato... Tuttavia...»


    Si concesse un'ulteriore pausa di brevissima durata, prima di procedere con la sua effettiva risposta a quei quesiti, cosa che forse era ciò che le kitsune volevano sentire da lui.

    «Io credo che l'uomo, sia solo una creatura, come tutte quelle del mondo. Una creatura splendida, capace di cose grandi e bellissime, ma una creatura imperfetta, macchiata di molti crimini nella sua storia, tuttavia, forse sbagliando, credo che l'umanità possa avere una possibilità di redenzione. Molti sono ormai troppo distanti, molti hanno corso fin troppo nella direzione sbagliata, ma non tutti. E credo che con una giusta guida, anche i più lontani, si possono accompagnare per tornare verso la giusta direzione»


    Sorrise alla sua stessa affermazione, chiedendosi se realmente credeva alle parole che aveva appena pronunciato. Appena pochi istanti prima avrebbe voluto bruciare l'intera umanità per quello che aveva visto accadere, eppure, si rese conto che distruggere l'umanità non sarebbe servito a nulla, se non spargere inutilmente altro sangue, ma peggio ancora, sangue di innocenti, di persone che avevano il solo peccato di essere nate da coloro che avevano messo in atto quelle atrocità.

    «La bontà e la cattiveria... Sono concetti complessi, e non ho l'ardire di dare una definizione... tTuttavia, per il mio modesto modo di vedere le cose... Sono due componenti fondamentali dell'essere umano e forse anche di tutte le creature. Nulla, nessuno può definisri completamente buono o completamente malvagio in questo mondo. Tutti hanno un piccolo frammento, per quanto impercettibile a controbilanciare... Ma questo non risponde alla domanda... Che cosa sono bontà e cattiveria? Io credo che siano le intenzioni a dividere questi due concetti. La bontà è la volontà di fare del bene, di aiutare gli altri anche a scapito di noi stessi, la cattiveria, di contro, è il mettere noi stessi al centro di tutto, agire solo per un personale tornaconto, ignorando tutto il dolore che si provoca agli altri pur di perseguire i propri scopi, o peggio, trarre piacere nel vedere le altrui sofferenze»


    L'amarezza nelle sue parole era evidente. Non potè evitare di fermarsi, dopo l'ultima affermazione. La sua mente gli fece ricordare gli svariati scenari in cui si era imbattuto, tutti gli uomini, ricchi e poveri che aveva incontrato, le richieste che aveva esaudito, le missioni che aveva riiutato, rifiutando di piegarsi al soldo di ricchi oppressori che volevano vedere il loro popolo soggiogato dalla loro potenza o i rari casi in cui sia lui che i suoi allievi avevano finito per ribellarsi a loro volta catturando e consegnato alla giustizia il mandante, anziché il reale obbiettivo della missione.

    «Ed infine... Il Giusto e lo Sbagliato... l'argomento, anzi no. La dualità su cui luomo dibatte da sempre, con infiniti credi, filosofie, religioni, eppure nessuno ha mai ottenuto LA risposta, un'unica perfetta e grande verità su questo punto... Alcuni perseguono la verità della spada, altri quella del fuoco, altri ancora la propria. Ognuno segue la sua definizione di giusto e sbagliato, chi ha una linea netta che divide le due cose categoricamente, chi invece le vede offuscate ed agisce a metà, nel nebuloso mezzo in cui il giusto e lo sbagliato si uniscono, giustificando a volte lo sbagliato come giusto e considerando il giusto una via sbagliata...»


    Decine di volti comparvero nella mente dell'Uchiha nell'udire quelle parole. Haruki, il monaco del fuoco, dalla dottrina ferrea e violenta, l'Hokage che lo accusava di vedere il mondo in bianco e nero, ignorando i mille gradi di grigi in cui uno shinobi dovrebbe agire, Shizuka, che per quanto si sforzava sempre di fare la cosa giusta, più volte si era definita nera, corrotta, sbagliata, in un certo senso. Ed ancora, Drake, Itai, Seinji, Jeral, ogni suo allievo, i suoi compagni, tutti.
    Ogniuno di loro perseguiva sempre il “giusto” e rinnegava lo “sbagliato” eppure nessuno di loro ragionava nemmeno lontanamente come gli altri. Forse c'era qualche elemento di comunione tra le loro concezioni di giusto e sbagliato, ma nulla più.

    «Io non sono degno di dare una risposta nemmeno a quest'ultimo quesito, ma se volete la mia opinione, ebbene, io titengo sia giusto perseguire sempre la propria strada, le proprie convinzioni, senza però dimenticare le conseguenze delle proprie azioni. Ritengo sia giusto operare secondo il proprio credo, secondo i propri dogmi, senza però dimenticare che chi ci circonda ha credi e dogmi differenti. Credo sia giusto agire nel nome della giustizia, senza dimenticare che a volte, è necessario piegare le leggi dell'uomo di fronte ad una famiglia affamata. Credo dia giusto agire nel rispetto di noi stessi e degli altri, credo sia giusto difendere le vittime di ingiustizia, specie quando queste non sono in grado di difendersi per loro conto, arrivando anche a combattere, se necessario...»


    Un'ultima pausa per finire di rispondere alle domande che gli erano state poste, un'ultima pausa per cercare di raccogliere le proprie convinzioni, le proprie idee e renderle una risposta congrua alla domanda ed all'entità che lo stava interrogando.

    «Ritengo invece sbagliato opprimere gli altri, imporre con la forza le proprie idee e convinzioni, additando quelle altrui come “sbagliate” solo perchè diverse, ritengo sbagliato agire contro se stessi e le proprie convinzioni pur di apparire piacevoli a qualcuno, anche se non nego che in alcuni casi risulta essere l'unica via possibile negare noi stessi per poter perseguire la giusta via. Ritengo sbagliato uccidere senza uno scopo, godere della sofferenza e della morte, bearsi della distruzione, agire solo per scopi personali, ignorando la sofferenza altrui, o peggio...»


    In altre situazioni a quel punto, si sarebbe inchinato con rispetto, voltando quindi le spalle all'interlocutore ed andandosene, vergognandosi di quanto era accaduto e delle indegne risposte che aveva dato, ma non lo fece. Non solo perchè in effetti non avesse modo alcuno di potersene andare liberamente, ma soprattutto perchè egli non aveva effettivamente intenzione di andarsene. Era incuriosito dalle Kitsune, fin da piccolo quando ne sentiva le leggende, credendole, appunto, solo una leggenda. Inutile dire che era molto interessato a quelle creature e voleva saperne di più, anche se questo avesse provocato altra sofferenza nel suo animo.

    «Come ho detto, le mie non sono risposte assolute e forse non sono nemmeno le risposte che con tanta speranza aspettate, tuttavia, vorrei chiedervi una cosa prima di essere cacciato... Perchè mi avete convocato fin qui? Perchè io? Che cosa ho di tanto particolare da meritare tutto questo?»


    E lasciò calare il silenzio, in attesa di una risposta o di essere rigettato nel vecchio edificio in cui sapeva di trovarsi fino a pochi istanti prima.

    OT- Su, su che queste kitsune mi piaccion sempre più :riot: -/OT
    Chakra Rimanente: 53,25/60
    Vitalità Rimanente: 16/16
    Energia Vitale: 30/30




    Movimento: 18m
    Salti: 6 m
    Status Fisico:
    png
    pngpngpng
    pngpng
    Percezione: 6+6
    Furtività: 0+3

    Forza: 500
    Velocità: 500
    Resistenza: 500
    Riflessi: 575
    Agilità: 500
    Concentrazione: 500
    Precisione: 500
    Intuito: 500
    EquipaggiamentoProtezioni indossate:
    - Maschera "da Demone" [20; 3]
    - Mantello Nero [15; 3]
    - Cotta di Maglia Completa [40; 4]
    - Gambali in Ferro [30; 4]

    Mischia:
    - 1 Katana [40; 4]
    - 1 Wakizashi [20; 3]

    Varie:
    - 1 Respiratore [1; 1]
    - 1 Accendino [1; 1]
    - 3 Filo di Nylon [10m] [1; 2]
    - 3 Filo di Nylon Rinforzato [10m] [1; 3]

    Tonici:
    - 1 Tonico Recupero Medio [4b] [1; 1]

    Rotolo Armi a distanza:
    - 7 Kunai [8; 3]
    - 2 Cartabomba II Distruttiva [1,5m] [50; 1]
    - 2 Cartabomba II Deflagrante [4,5m] [25; 1]

    Rotolo Medico:
    - 1 Kit Primo Soccorso [10 usi] [1; 2]
    - 6 Antidoto Intermedio [2] [2] [2] [1; 1]
    - 2 Tonico di Ripristino Medio [4L] [1; 1]
    - 1 Tonico Recupero Medio [4b] [1; 1]


    Slot AzioneSlot Azione 1:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]

    Slot Azione 2:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]

    Slot Azione 3:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]


    Slot DifesaSlot Difesa 1:
    - Movimento all'indietro, Schivata [575 vs ???; 8/18m max vs 5m]

    Slot Difesa 2:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]

    Slot Difesa 3:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]


    Slot TecnicaSlot Tecnica Base:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]

    Slot Tecnica Avanzata:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]


    Slot FreeAzioni Gratuite:
    - Azione [Tipo; Slot]

    ConoscenzeConoscenze Utilizzate:

    Occhio di Falco (+3 Riflessi) [1]
    Abile: L'utilizzatore è in grado di scovare facilmente le trappole: la sua Percezione è incrementata dal bonus ai Riflessi o ad una statistica secondaria scelta all'acquisizione. Inoltre, l'utilizzatore è in grado di notare dettagli minori, ottenendo un vantaggio a riconoscere porte occultate, camuffamenti, oggetti e persone nascoste. Non incrementa la Percezione per trovare obiettivi furtivi.


    Carte Ninja [1]
    Arte: L'utilizzatore può incidere nelle carte ninja le informazioni conosciute, dialoghi, indicazioni senza la necessità di scrivere. Richiede slot gratuito Istantaneo.
    La carta può essere occultata, risultando bianca, e resa visibile a volontà del creatore. A discrezione del creatore è possibile permettere la lettura di tali carte agli estranei se soddisfano delle condizioni.

    (Consumo per carta: ¼ Basso


    NoteVarie ed eventuali

     
    .
  13.     Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Y Danone
    Posts
    8,528
    Reputation
    +561

    Status
    Anonymous


    THROUGH

    A dream doesn't become reality through magic;
    it takes sweat, determination and hard work.




    «AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!!!!!!!!!!!!»



    Era bastato un solo secondo.
    Nel momento stesso in cui la massa di materia informe e infuocata era stata eliminata dalla schiena della Chunin, qualcosa alla base della nuca di lei si era illuminato. Il kanji di “Salvezza” si era diramato in ogni sua linea, allungandosi come le dita di una grande mano lungo tutto il corpo della kunoichi: girando due volte attorno al collo di lei e proseguendo poi lungo la schiena, separandosi su ciascun braccio e ambedue le gambe. In un istante, Shizuka Kobayashi aveva dunque riaperto gli occhi...
    ...e quello che si era ritrovata davanti l'aveva fatta scattare a sedere, stupita.
    Tutto ciò seguì, però, fu solo un'informe accozzaglia di grida terrorizzate.

    «E' VIVA, HARI!!»
      «SI E' GIA' RIPRESA, KITSU!!»
        «CHE CAZZO DI MUTAZIONE GENETICA SIETE, MALEDETTI GLI DEI?!»


    […] Non era poi troppo difficile capire a chi appartenessero le voci.

    «SIAMO NEI GUAI, HARI!!!»
      «NON DOVEVA CAPITARE, KITSU!!»
        «DOVE DANNAZIONE SONO?!?!»


    Da una parte della fatiscente sala da pranzo dell'edificio, vi era la Principessa dei Kobayashi, schiantata sul muro alle sue spalle, con una mano già all'elsa della sua nodachi e gli occhi sgranati in un'espressione sconvolta; dall'altra parte invece vi erano due piccole creaturine, apparentemente due bambine di circa cinque o sei anni, che saltellavano tenendosi abbracciate. Sui loro volti vi era il terrore più puro.
    La prima delle due aveva lunghissimi capelli color del sole, che scendevano morbidi e lisci lungo un corto kimono bianco ricamato con nastri di seta rossa, infiocchettati in graziose decorazioni tipicamente femminili; la seconda, invece, aveva un volto più cocciuto e una cascata di capelli biondo argentei che scendevano in ampie volute su di un kimono del medesimo taglio e decorazioni di quello della gemellina, ma di un nero profondo come la notte.
    Non vi era niente di strano, in quelle piccole creaturine, se non forse la bellezza assai rara... e le orecchie lanugginose da canide, piegate all'indietro, che entrambe vantavano sulla testa. Per non parlare poi delle loro codine, spumose e legate insieme, dritte e irsute per la paura.
    [...] Si, in effetti c'era qualcosa di strano.
    «S-s-s-siamo rovinate, Kitsu... Tocchan era stato chiaro, su di lei!» Gemette la prima delle due, muovendo nervosamente le orecchie.
    «Ha proprio detto: “Atasuke Uchiha deve affrontare il Patto da solo, e non toccate la femmina, lei è corrotta come uno Yokai” Gli fece eco l'altra con la medesima vocina strozzata. Le due si guardarono, girandosi contemporaneamente, e deglutirono all'unisono.
    Sembravano pensare insieme, come se l'una fosse lo specchio dell'altra. Entrambe si muovevano, parlavano e reagivano effettivamente allo stesso momento, proprio come due stelle nate dallo stesso bagliore di creazione.
    «“Atasuke” Ripeté Shizuka, che per contro non era nata complementare a nessuno e di certo da nessuna stella. Non capiva ancora dove si trovava e non aveva nessuna idea su cosa diavolo fossero quelle due cosine (e in merito a ciò la sua mente fantasticò, per un breve istante, sulla possibilità di averle nel suo laboratorio alla mercé delle sue abilità), ma era chiaro che qualunque fosse la circostanza lei era stata separata dall'Uchiha. E questo, non le piaceva. «Conoscete Atasuke?» Ringhiò la ragazza. Provò a muoversi, ma era ancora stordita e stanca, come se qualcuno le avesse bloccato il flusso di chakra così a lungo da rendere impossibilitati anche i suoi movimenti. Scosse la testa, cercando di dissipare l'alone opaco che le offuscava gli occhi affilati e rabbiosi. «...Se gli avete fatto qualcosa, vi renderò colli di pelliccia per i miei kimono, sudice donnole.»
    Quelle parole fecero drizzare le bambine come se qualcuno le avesse punte con aghi arroventati, cosicché le due, drizzando ancora una volta le codine, esplosero in occhiatacce degne del peggiore dei bambini offesi.
    «NOI LO AMIAMO!» Strillò di punto in bianco la piccoletta che sembrava chiamarsi Hari. «TU MENTI! NON POTREMMO MAI FARGLI NIENTE!»
    «NOI VOGLIAMO STARE CON LUI PER SEMPRE!»
    Urlò l'altra, quella che era stata chiamata più volte Kitsu. «FINALMENTE POTREMO STARE SEMPRE INSIEME! TU NON CI SEPARERAI! CATTIVA!»
    «Ah?!»
    Gemette per tutta risposta Shizuka, presa in contro piede dal tono lamentoso delle piccine. «N-no calma, non intendevo dire che...»
    «FINALMENTE LO ABBIAMO TROVATO!»
    Continuò però Hari, incurante del tentativo della Principessa di parlare, e in un istante i suoi occhioni color dell'ambra si riempirono di lacrime. «FINALMENTE POSSIAMO STARE CON LUI!»
    «NON CE LO PORTERAI VIA! LUI E' NOSTRO!»
    Piagnucolò Kitsu, risoluta, tirando su con il nasino. Benché la sorellina si fosse già gettata a terra e avesse chiuso il visetto tra le piccole braccia nude, lei rimaneva in piedi con le mani sui fianchi e la codina dritta e ferma. «SANGUE DEL NOSTRO SANGUE!» Tuonò infine, con solennità risentita.

    In un attimo quelle parole fecero cadere il silenzio.

    «...Prego?» Disse una manciata di secondi dopo, con un fil di voce, la Principessa dei Kobayashi. Fissava le due bambine con occhi nuovi, come se improvvisamente vedesse in loro qualcosa di eccezionale. «...Sangue del vostro sangue?» Ripeté, asciutta.
    “Quanto è stupida.” Pensò Kitsu, guardando malamente la donna.
    “Come pensa che si stipuli un contratto di eborocazione?” Rifletté in simultanea Hari, stropicciandosi gli occhietti sulle braccia e alzando la testolina con tono di sfida.
    “Tocchan ce lo ha spiegato che si usa il sangue per i contratti di eborocazione.” Annuì tra sé e sé Kitsu (che sembrava per la verità piuttosto schifata all'idea).
    “Il sangue è la chiave di tutto.” Fece Hari, saccente, scrollando poi le spalle con sufficienza (ma anche lei, che era quella delle due che aveva capito meno come si usava il sangue, sembrava abbastanza angosciata di quella possibilità).
    In ogni caso le sorelline continuarono a riflettere tra loro su quanto quello shiro-ebi fosse sciocco e inutile... ma del resto che ne poteva sapere lei, che era stata rifiutata da ogni bestia d'eborocazione dei suoi parenti?! Eeeh, loro lo sapevano! Sapevano tutto, di lei!
    Sapevano tutto di tutti, in effetti. Per loro non era difficile. Seguire e scoprire, spiare e ascoltare, era la loro specialità affinata in cento anni di giochi a nascondino e missioni di “furto-dolcetti” nelle cucine di Pacchan... eh si, erano proprio brave! Divenivano tutto ciò che era necessario che fossero, pur di ottenere il loro scopo. Ma questo, ovviamente, Shizuka non poteva saperlo.
    L'unica cosa che lei sembrava sapere, difatti, era che...
    «...Atasuke ha delle figlie?» Portandosi una mano alla fronte la Principessa fu attanagliata da un forte capogiro, come se qualcuno le avesse tirato una bastonata sulla testa appena un istante prima. «Ha delle... figlie? Ma...cioè...» Boccheggiò, alzando lo sguardo sulle due piccole, poi esitò, aggrottando la fronte. «...con chi diavolo ha giaciuto, con un cane?»
    […] Ah. Era quello il problema?
    «NON SIAMO CANI!» Strillò prontamente Kitsu, furiosa. Le sue orecchie piccarono il cielo, muovendosi arrabbiate.
    «SIAMO VOLPI!» Puntualizzò Hari, facendole la linguaccia.
    «STUPIDA!» La derise ancora Kitsu. «LUI E' NOSTRO E TU NON POTRAI FARE NULLA!»
    «...Ha giaciuto con delle volpi?»
    Si corresse Shizuka con voce strozzata, spalancando maggiormente gli occhi. Sapeva che Atasuke era un tipo un po' particolare, ma che gli piacesse farlo strano...cioè, non che avesse mai ragionato su come gli piaceva farlo...nel senso, solo per curiosità, qualche volta, ma come se lo poteva chiedere di chiunque altro, ovviamente... con degli animali, però, era veramente un po' troppo... anche per lei...
    Ammorbidendosi sul posto e iniziando a ridacchiare tra sé e sé in modo sempre più accentuato, la ragazza si portò teatralmente una mano alla fronte, scostandosi poi una ciocca di setosi capelli castani dal viso: e dunque, dopo le sue domestiche, le infermiere del suo ospedale, la maledetta vicina di casa che doveva morire implosa, Atasuke aveva persino avuto delle figlie mezze cani/volpi/donnole/topi-pelosi o qualsiasi altra cosa fossero quelle due creaturine...?
    Bene a sapersi. Era dunque evidente cosa avrebbe dovuto fare appena lo avesse ritrovato (e ci sarebbe riuscita, a costo di setacciare tutto il creato conosciuto).
    «Lo ucciderò.» Decretò la Principessa, con gli occhi che saettavano come dardi in una notte di tempesta. «Non lo voglio proprio per niente, miei cari topi parlanti a forma di volpe, prendetevelo pure il vostro Atasuke... e anche il suo amichetto allegro. Morto, ovviamente. Morti entrambi.»
    Trasalendo a quelle parole (non che avessero ben capito chi fosse l'amico di Atasuke, ma era suo amico era buono, e se era buono andava bene) le bambine balzarono arrabbiate addosso a Shizuka, agguantandole i capelli e mordicchiandola da tutte le parti con i loro canini sin troppo affilati. Per tutta risposta l'altra, apparentemente retrocessa allo stadio mentale di una bambina di cinque anni, fece altrettanto, stirando la coda delle piccole cacciatrici come faceva con le pellicce invernali del suo corredo. Le grida si levarono alte, e anche i rumori di dentini.

    ...Ed ecco come avvenne il primo vero incontro tra un essere umano e due giovanissime rappresentanti della dinastia delle Mezze Volpi, perse da centinaia di anni nel flusso dell'ignoto.

    […]



    Il corpo di Atasuke Uchiha giaceva a terra, ripiegato su se stesso.
    Le braccia, temprate dagli addestramenti e dall'uso della spada, erano ripiegate in modo innaturale di fronte a lui. La sua testa invece, riversa sul petto, nascondeva il viso imperlato di sudore sotto a setosi e lisci capelli corvini.
    Fermo nell'oscurità delle cantine dell'edificio, il giovane Shinobi si contraeva e gemeva mentre le sue dita si muovevano nello spasmo di chissà quale vibrazione percepita dalla sua mente...
    ...una vibrazione che una piccola ombra, seduta di fronte a lui, coordinava tenendo qualcosa in contatto con una delle ginocchia del Chunin. Una mano, forse.
    O forse, una zampa.

    «Non credo di aver capito... non ha detto praticamente niente di certo...»
      «Chi avrebbe potuto davvero rispondere, sorella?
      Sono quesiti, quelli, a cui per secoli abbiamo invano cercato di trovare soluzione, come possiamo chiedere lui di rispondere così–...»
        «Il Patto era chiaro. Non è degno.»

    Un'ombra si mosse d'improvviso da una delle pareti della cantina più lontane dal corpo dell'Uchiha, girandosi di scatto.
    «Fratello... non puoi andartene... noi non abbiamo ancora valutato...» Intervenne prontamente la prima delle voci. Era pacata e quieta. Imperturbabile come ghiaccio cristallizzato.
    «Non dirmi cosa devo o non devo fare fare!» Sibilò l'ultima di quelle, e le parole esplosero in un bagliore infuocato troppo veloce perché le tre ombre prendesssero volto e identità, ma sufficiente a permettere a chi sedeva di fronte al Chunin di rivelare le sue fattezze: una volpe dal mantello bianco e le iridi grigie come argento.
    «Siedi.» Ordinò la candida Kitsune. L'ombra a cui si rivolgeva rimase in piedi, quasi in una sfida, ma non si mosse ulteriormente. «Le tue sorelle più piccole hanno seguito questo umano per dieci dei suoi brevi anni ed hanno entrambe offerto il loro Dono per garantire al Concilio che egli è ciò che cercavamo.»
    «Sono cucciole.»
    Ringhiò gutturalmente la voce. Era quella di un uomo, si sarebbe potuto dire. Molto più che adolescente, un po' meno che adulto. «Hanno udito storie sugli umani come essi le udivano su di noi. Sono cresciute sognando la loro amicizia. Vivono di fantasia, Kachou, non hanno visto l'orrore della guerra.»
    «E neanche noi.»
    Rispose la seconda delle voci iniziali. Benché la situazione fosse divenuta d'improvviso tesa, questa era ancora elegante e gentile. Paziente e dolce. «Non eravamo che cuccioli quando il Concilio decise di allontanare quelle che di noi erano rimaste...» Ricordò con rammarico. «...Ma egli soffre e capisce. Il suo cuore è terreno fertile, germoglio in piena fioritura. Egli può capire: le sue orecchie odono, i suoi occhi piangono, le sue mani esitano. Non asserisco di dovremmo credere lui con superficialità, ma se solo provassimo a capire, anziché ancora una volta ritrarci con sdegno, sono certa ch'egli, tra tutti gli umani che ancor oggi vivono, potrebbe realmente–...»
    «TACI!» Sbottò di nuovo la voce del maschio e un'altra fiammata divampò nel sottosuolo, stavolta talmente potente da ruggire con violenza sino al corpo di Atasuke Uchiha, ancora incosciente. Fu l'intervento della Kitsune d'argento a riportare ancora una volta la calma: sbattendo la sua coda a terra, difatti, fece sì che le fiamme morissero all'istante.
    Di quei pochi secondi solo due cose si poterono vedere: un paio di asciutti occhi d'oro, furiosi; un delizioso parasole lillà; e una lunga e snella coda dal pelo rosso come un tramonto estivo...
    «Agisci come un Corrotto.» Disse la Kitsune d'argento, e d'improvviso l'aria parve farsi solida come marmo spigoloso. «Possa la tua fiamma illuminare la via che sembri aver smarrito.» Si limitò a dire. Non fece né aggiunse altro, ma qualsiasi cosa quelle due frasi avessero voluto significare, bastarono a far sì che silenzio cadesse e niente più si muovesse...
    ...fino a quando la voce del giovane Chunin degli Uchiha non si librò ancora una volta nell'oscurità, guidando l'attenzione delle ombre su di lui come la melodia di un flauto fatato lungamente desiderato.

    “...Perchè mi avete convocato fin qui? Perchè io? Che cosa ho di tanto particolare da meritare tutto questo?”



    «Odio il suo carattere, si crede sempre così importante e al centro dell'attenzione...non ha niente di particolare. Non merita di essere qui.» Ringhiò tra i denti tremanti la voce maschile.
    Ignorando quell'affermazione una delle rimanenti due ombre, dopo un attimo di esitazione, si mosse dal fondo della sala sotterranea, avanzando. L'oscurità rendeva impossibile comprendere chi potesse essere, ma la leggiadria con cui si spostava e la delicatezza con cui si fermò di fronte al corpo dello Shinobi, nettamente più grande in stazza, suggerivano una figura minuta e dal dorso lungo...
    Esitando per qualche istante, muovendosi brevemente sul posto in modo nervoso, l'ombra si avvicinò e poi allontanò, quasi fosse indecisa su cosa fare, poi però, riuscì con tremore a toccare il ragazzo, posando su una delle sue mani aperte, riverse al suolo, una delle sue piccole... zampette.
    Un istante dopo, il contatto mentale fu instaurato e Atasuke, dal limbo di incoscienza nel quale versava, riprese a percepire kanji, stavolta di ghiaccio, che da dentro il suo torace si irradiavano di fronte a lui, formando frasi complete.

    “Esse erano creature votate alla bontà.
    In loro non vi era mai stata intenzione protesa alla violenza. Incapaci di punire gli altri con la cattiveria tipica di chi non ha scopo ma solo malizia, avevano attinto all'amore nutrito per gli umani così da essere in grado di combattere.”



    I kanji color del ghiaccio e della luna si frantumarono, brillando in una pioggia di bagliori splendidi così da lasciare posto ai successivi, che nacquero come boccioli di neve. Destinati a durare poco, ma potenti nel loro grande significato.

    “Esse avevano combattuto per un ideale: quello della giustizia. Della pace. Della comprensione.
    Consce che il mondo in cui avevano desiderato rinascere, sangue e carne come qualsiasi altra creatura, non era destinato a comprendere le cose con l'accettazione, si erano fatte parte di un percorso che credevano avrebbe portato alla serenità di un tempo, quando le parole erano quelle della mente e le espressioni del volto la rappresentazione delle reali intenzioni di ognuno.”



    Vi fu una piccola esitazione.
    Quando le frasi candide come il gelo si dispersero, ci volle qualche istante perché altre le sostituissero.

    “Perdendo il loro legame con le anime umane a cui si erano rese devote, esse avevano perduto anche la loro capacità di credere.
    Esse, avevano smarrito il grande dono di capire cosa era giusto e cosa era sbagliato. Cosa era buono e cosa era cattivo.
    Incapaci di trovare la via che in passato sapevano di aver intrapreso con ardore, esse hanno allora giaciuto nell'attesa che qualcosa cambiasse.
    Ma nulla era cambiato.
    ...E così decisero di cercare.”



    La pioggia di bagliori di ghiaccio in cui esplosero i kanji di quelle frasi formarono l'immagine di un bambino che correva sulle strade di un villaggio di campagna. I piedini scalzi inciampavano sui piccoli ciottoli delle vie, ma non si fermavano mai, e nella loro corsa senza fiato crescevano assieme al piccolo, che diveniva ragazzo mentre il suo corpo si snelliva e alzava, le sue spalle si facevano più grandi e le sue braccia più possenti; cosicché il ragazzo divenne uomo, e quell'uomo, ancora correndo, indossava un lungo haori e il coprifronte di un villaggio: quello di Konoha.

    “Esse cercarono qualcuno in grado di poter ricordare loro cosa significasse conoscere l'orrore, ma scegliere la giustizia.
    Esse cercarono qualcuno che pur convivendo con il male, decidesse di sedere nel bene.
    Esse cercarono, e lo fecero per abbastanza tempo da rendere i semi, sequoie. I ruscelli, oceani.
    Alla fine, trovarono qualcuno.”



    Le frasi di ghiaccio, sbocciate come fiori color della luna sopra l'immagine di poco prima, si spezzarono in un turbinio di cristalli di neve. E questo, cancellando l'immagine dell'inizio, ne formò una nuova.
    Una figura femminile di bassa statura ma dalle forme generose, vestita con uno splendido kimono, era in piedi e guardava verso est: il suo collo e le sue mani erano incatenate, e le catene di fuoco nero che la tenevano sprofondavano nell'oscurità del basso. Nonostante questo ella guardava avanti, con caparbia risolutezza, sorridendo nel modo tipico di una madre pronta a difendere il suo piccolo: indistruttibile e fiera.
    Alle sue spalle una figura più imponente guardava verso ovest. Le braccia muscolose come argani erano intrecciate tra di loro e dalle sue spalle si materializzava, issandosi verso il cielo, un'entità mostruosa e gigante, la quale guardava nella stessa direzione di colui dentro il quale sedeva, ma ruggiva e rideva in modo molto simile a quello di colei che sostava alle sue spalle.
    Davanti alle due figure una terza, più snella e longilinea, la stessa che indossava l'haori visto in precedenza, guardava nella direzione di Atasuke, sorridendo.
    Sorrideva a se stesso. E Atasuke Uchiha guardava la sua immagine di cristalli di ghiaccio.

    “Egli sedeva tra due tipi diversi di verità, distanti ma uniti, malvagi ma giusti. Era un'unione troppo forte perché egli potesse farne parte. Ma era comunque solido abbastanza da sopportare quel giogo senza che questo lo rendesse un Corrotto.
    Eppure anche lui, dentro di sé, serbava il demone che nasce dal seme dell'oscurità.”



    L'immagine si frantumò e la pioggia che ne scaturì, durò solo qualche istante prima di lasciare che l'oscurità tornasse a regnare sovrana.

    “Esse si chiesero: può egli rinunciare completamente alla parte scura di sé?
    Egli può, nel nome della giustizia e della bontà, decidere di rendersi acqua che scorre per non contaminarsi del Fuoco che arde e del Vento che ulula?

    Esse si chiesero: egli può essere colui che insegnerà loro, ancora una volta, le risposte del mondo, cercandole e scoprendole insieme.
    Egli sarà pronto oppure no a ricordare ciò che è giusto pur essendo nell'orrore, a percorrere la strada che lo condurrà alla scoperta della verità e, attraverso d'essa, a conquistare il loro cuore... con il rischio che questo non voglia ascoltarlo, né assecondarlo, né accettarlo?”



    E un'ultima frase comparve, sostituendosi ancora una volta alle precedenti, una nuova sequenza di frasi: stavolta il ghiaccio era argento e fuoco insieme. Era gentilezza e compassione, quiete e ascolto, rabbia e desiderio, impazienza e giocosità.
    Era tutto. E niente.

    “Egli può essere colui che le porterà alla scoperta del mondo e della verità.
    Insieme vivendo. Insieme amando. Insieme attendendo.

    Attendendo il giorno in cui la pace tornerà. La giustizia canterà.
    L'uomo e la Volpe danzeranno in cerchio, su fiumi di nubi e venti di melodia.

    Egli potrà essere il flauto che suonerà la loro rinascita?”



    E poi, fu il silenzio.
     
    .
  14. Asgharel
        Like  
     
    .

    User deleted



    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    Hankachi Otoshi 六

    ~L'accordo?~


    Atasuke, non poteva percepire ciò che lo stava circondando, e nemmeno ciò che stava accadendo al piano superiore tra Shizuka e le due piccolo kitsune. Fortunatamente per loro, per quanto la lotta fosse furibonda, Atasuke era relegato in un mondo a se stante, o meglio, la sua mente era in un'altro mondo, un mondo illusorio, un mondo che non esisteva, ma che era composto di attimi, di momenti esistiti realmente, di storia ormai perduta e dimenticata.
    Attorno a lui, vi erano molte ombre, nascoste nell'oscurità. Ombre che Ataauke non conosceva, ombre di cui non sapeva nulla, ma che, forse, avrebbe avuto il piacere e l'onore di conoscere di li a poco.
    Tornando però al “sogno” alla sua domanda, non seguirono risposte, solo un vuoto e cieco silenzio, mentre lui rimaneva in quel limbo, composto dal nulla più totale.
    Inutile dire che temette di aver detto qualcosa di sbagliato, di aver in qualche modo offeso la mano che lo aveva portato in quel luogo onirico. Oppure, peggio ancora, di aver dato le risposte sbagliate.

    °Spero solo di non essermi scavato la tomba a questo punto...°


    Pensò tra se. Ma fortunatamente, la voce, o meglio: le parole tornarono a fluire, ridandogli una fioca speranza.

    “Esse erano creature votate alla bontà. In loro non vi era mai stata intenzione protesa alla violenza. Incapaci di punire gli altri con la cattiveria tipica di chi non ha scopo ma solo malizia, avevano attinto all'amore nutrito per gli umani così da essere in grado di combattere”


    Osservò con meraviglia lo spettacolo che gli veniva mostrato, ignorando quasi per un'attimo di trovarsi dentro a qualcosa di decisamente ampio, qualcosa di decisamente forte, qualcosa che andava ben oltre le sue conoscenze e capacità. Per un'istante, dimenticò quanto era accaduto in quella giornata, tutte le fatiche, i pericoli ed i misteri. Per un'istante solo, rimase sospeso, accettando ciò che lo circondava.

    “Esse avevano combattuto per un ideale: quello della giustizia. Della pace. Della comprensione. Consce che il mondo in cui avevano desiderato rinascere, sangue e carne come qualsiasi altra creatura, non era destinato a comprendere le cose con l'accettazione, si erano fatte parte di un percorso che credevano avrebbe portato alla serenità di un tempo, quando le parole erano quelle della mente e le espressioni del volto la rappresentazione delle reali intenzioni di ognuno.”

    «Un mondo onesto... Un luogo che temo di non aver mai incontrato nella mia vita... Forse un sogno di un tempo remoto...»


    Si ritrovò a pensare ad alta voce, nel leggere quelle parole, anche se il termine più corretto forse era “sentendo” quelle parole, dato che letteralmente le sentiva come proprie, quasi come se anziché venir scritte o pronunciate nascessero dal nulla, facendosi percepire con ogni organo sensoriale dell'Uchiha.
    Le parole, candide come la neve, scivolarono via, sostituite nuovamente da altre parole, da un'altro passo, seguito poi da una nuova scena.

    “Perdendo il loro legame con le anime umane a cui si erano rese devote, esse avevano perduto anche la loro capacità di credere. Esse, avevano smarrito il grande dono di capire cosa era giusto e cosa era sbagliato. Cosa era buono e cosa era cattivo. Incapaci di trovare la via che in passato sapevano di aver intrapreso con ardore, esse hanno allora giaciuto nell'attesa che qualcosa cambiasse. Ma nulla era cambiato. ...E così decisero di cercare.”

    °Cercare... quindi stanno cercando... qualcuno? Qualcuno con cui legarsi nuovamente?°


    Osservò il bambino, che con difficoltà correva, inciampando nelle imperfezioni della strada, tuttavia correva. Correva ed intanto, a poco a poco si faceva uomo, guadagnando abiti, simboli e forza. Correva senza concedersi sosta, correva. E mentre continuava a correre, Atasuke ne riconobbe subito il coprifronte, che d'un tratto comparve sulla fronte dell'uomo, come il lungo haori.
    La longilinea figura correva verso una direzione ignota, sempre dritto, senza nessuna esitazione, senza alcun cambio di direzione. Possibile che fosse quella che le Kitsune speravano venisse percorsa dell'uomo? Era forse lui quell'uomo? E quella, era forse la strada che lui aveva percorso e che lo aveva condotto fino a quel luogo?

    “Esse cercarono qualcuno in grado di poter ricordare loro cosa significasse conoscere l'orrore, ma scegliere la giustizia. Esse cercarono qualcuno che pur convivendo con il male, decidesse di sedere nel bene. Esse cercarono, e lo fecero per abbastanza tempo da rendere i semi, sequoie. I ruscelli, oceani. Alla fine, trovarono qualcuno.”

    °Qualcuno?°


    Pensò, osservando la pioggia di cristalli che venne scaturita dalla rottura dell'ennesima scritta e che cancellò nuovamente la precedente immagine, a cui se ne susseguì un'altra, un'immagine nuova, anche se come tutte le precedenti nasceva dal passato.
    Attorno a lui, nell'oscurità, che prendeva forma, non vi era nulla, ad eccezione di tre figure, che comparvero una dopo l'altra, o almeno fu Atasuke a notarle in rapido susseguirsi.
    La prima, molto simile a shizuka, era una donna dallo splendido kimono, incatenata da fiamme nere che si perdevano nell'oscurità. Ella guardava ad est, con una fierezza senza pari. Una madre, gli venne da pensare, una madre che difende i suoi figli anche a costo di compiere le peggiori nefandezze, questo gli venne suggerito, ma quale fosse la realtà di quell'immagine, nessuno aveva ancora potuto dire nulla.
    Alle spalle della stessa, un'uomo, dalla stazza non indifferente, guardava nella direzione opposta. Duro, fiero, mentre alle sue spalle un'entità gigantesca e malvagia guardava nella medesima direzione, con un'inquietante sorriso, non dissimile da quello della donna.
    “Raizen”, riconobbe la sua mente, o quantomeno ne assimilò le due figure, riconoscendo in egli alcuni dei suoi tratti caratteristici, oltre che il demone Volpe, di cui Atasuke conosceva l'attuale posizione: Il corpo del colosso.
    Davanti a lui, la terza figura, una figura assai nota che sembrava osservare direttamente Atasuke, con un sorriso che ne segnava il volto. Tuttavia, il sorriso di quella figura, era differente, era un sorriso sincero, amichevole. Non gli fu chiaro se questa sensazione di fiducia nascesse proprio dalla figura che aveva dinnanzi o se perché la trovasse tanto familiare da specchiarvisi.
    Si mosse, l'Uchiha, guardando con attenzione quel trio, muovendosi appena, girando attorno a quella figura cristallina, rendendosi sempre più conto del fatto, che non vi erano somiglianze tra lui e quella figura, ma che lui era quella figura. Lui era la terza figura.

    “Egli sedeva tra due tipi diversi di verità, distanti ma uniti, malvagi ma giusti. Era un'unione troppo forte perché egli potesse farne parte. Ma era comunque solido abbastanza da sopportare quel giogo senza che questo lo rendesse un Corrotto.
    Eppure anche lui, dentro di sé, serbava il demone che nasce dal seme dell'oscurità.”


    Atasuke ascoltò quelle parole con rabbia, rammentando bene a che cosa si riferissero. Una sola volta aveva perso il controllo ed ormai si potevano conteggiare alcuni casi in cui quel seme, si era fatto sentire. Per molte persone, l'anima è una sola. Una singola entità, composta da molte sfaccettature, alcune miti, altre malvagie, alcune vendicative, etc...
    Ma per Atasuke era una cosa diversa. Bipolarismo, alcuni avrebbero detto, ma per lui, era ancora un'altra questione a se stante, decisamente collegata dalla mera psiche. Era qualcosa di più profondo, qualcosa di netto e fortunatamente non ancora tangibile.
    Egli aveva diviso la sua anima in due parti, da una parte, quella dominante, vi era l'Atasuke che tutti conoscevano, solare, amichevole, gentile. Dall'altra, una parte meno solare, meno luminosa, decisamente meno pura. Li, aveva stipato tutta la parte oscura di se stesso e questa, aveva cominciato a crescere poco alla volta, venendo fuori in un momento di debolezza, davanti al colpevole della morte della madre. Li Atasuke si era abbandonato. In quell'occasione, seppur per pochi istanti, quel seme sembrava aver dato i suoi frutti, anche se durarono pochissimi istanti prima di appassire.

    “Esse si chiesero: può egli rinunciare completamente alla parte scura di sé? Egli può, nel nome della giustizia e della bontà, decidere di rendersi acqua che scorre per non contaminarsi del Fuoco che arde e del Vento che ulula? Esse si chiesero: egli può essere colui che insegnerà loro, ancora una volta, le risposte del mondo, cercandole e scoprendole insieme. Egli sarà pronto oppure no a ricordare ciò che è giusto pur essendo nell'orrore, a percorrere la strada che lo condurrà alla scoperta della verità e, attraverso d'essa, a conquistare il loro cuore... con il rischio che questo non voglia ascoltarlo, né assecondarlo, né accettarlo?”


    Quelle parole, lo destarono dai suoi pensieri, riportandolo a quella che era diventata da alcuni minuti la sua “realtà” e da cui non sarebbe fuggito, se non alla fine di tutta quella specie di prova, o qualunque cosa fosse quella in cui era capitato.

    “Egli può essere colui che le porterà alla scoperta del mondo e della verità.
    Insieme vivendo. Insieme amando. Insieme attendendo. Attendendo il giorno in cui la pace tornerà. La giustizia canterà. L'uomo e la Volpe danzeranno in cerchio, su fiumi di nubi e venti di melodia.Egli potrà essere il flauto che suonerà la loro rinascita? ”


    E nuovamente il silenzio cadde, attendendo, evidentemente una sua nuova risposta, risposta di cui Atasuke non era neppure così certo.
    Certo era palese che lui, per un qualche motivo era colui che stavano cercando, oppure, lo ritenevano per qualche misterioso motivo degno di un qualche incarico, tuttavia, qual'era il motivo? Perché proprio lui? Che cosa aveva di tanto speciale per essere meglio di molti altri?
    Eppure lui non era un fervente apostolo, non era un monaco, anzi, molto spesso dimenticava di partecipare alle cerimonie, quindi perché lui?
    Ma forse quella domanda, non avrebbe mai avuto una risposta, o quantomeno non in quel momento.

    «Vorrei... Davvero, vorrei tanto essere l'uomo che state cercando, tuttavia...»


    Si fermò per un'istante, quasi a chiedersi che cosa stesse effettivamente dicendo. In fondo avrebbe potuto mentire, avrebbe potuto auto elevarsi al grado di prescelto, dichiararsi come l'uomo che stavano cercando da millenni, magari guadagnandosi in un sol colpo la loro fiducia, mostrandosi sicuro e retto.
    Ma si rese conto che non era così. Mentire, a quel punto, sarebbe significato semplicemente ammettere di aver fallito, di essere solo un bell'involucro candido il cui cuore è marcio e nero come il seme che egli sapeva di avere ma che non voleva fare attecchire.
    A che scopo mostrare di essere retti agli occhi, quando l'anima è china, storta e deforme?

    «Tuttavia, voi stesse avete detto: “Eppure anche lui, dentro di sé, serbava il demone che nasce dal seme dell'oscurità.” Quindi, come potrei io, dichiararmi in qualche modo come colui che state cercando da una vita? Mentirei a voi e prima ancora... A me stesso... Certo, potrei dire che sono io quell'uomo, potrei dirvi di fidarvi e di seguire me... Ma con che faccia dopo potrei guardarvi se quel seme germogliasse anziché finire estirpato come vorrei?»


    Il suo sguardo si fece cupo, triste. Chinò il capo, in segno di umiltà, mentre i suoi occhi guardavano le sue mani, che ora si stavano levando, quasi come a voler sollevare un vassoio o dell'acqua da un fiume immaginario che poteva scorrergli dinnanzi.

    «Io non so se sono l'umano che meritate... Però... So di essere disposto ad aiutarvi a trovarlo, se voi vorrete darmi fiducia. Non mi faccio vanto d'esser buono, giusto o retto. Ma posso assicurare che ogni giorno, faccio il possibile per esserlo, come voi sembrate sapere bene. Non mi faccio vanto d'esser puro e candido, come Shizuka più volte ha sostenuto, dato che non lo sono e voi stesse lo sapete. MA posso dire di essermi impegnato fin'ora per cercare di eliminare quel seme nero...»


    La sua voce era calma, pacata. Il suo sguardo triste iniziò a levarsi, quasi come volesse guardare negli occhi quell'entità con cui era in contatto ma di cui nulla sapeva, se non che, probabilmente, si trattasse di una kitsune.

    «Io non so, se sono l'uomo che cercate, tra le mie doti non vi è quella della chiaroveggenza necessaria a predire il futuro, tuttavia, conscio dei miei limiti e dei miei difetti, non vi chiedo di affidarvi a me. Vi chiedo piuttosto: Vorreste darmi la fiducia necessaria almeno per provare a percorrere insieme la strada? Volete provare a cercare con me le risposte alle domande che mi avete posto? Vorreste provare a tornare a vivere, con me?»


    Il suo sguardo, da triste si fece fiero, deciso. Non c'era più dubbio nella sua mente, solo sincerità e risolutezza. Allargò le braccia, come a voler chiaramente abbracciare chiunque gli si palesasse dinnanzi o forse per dare una sorta di solennità a ciò che stava dicendo.

    «Io non so, se ne sarò degno. Ma so che voglio stringere con voi questo patto di alleanza. Se sono io l'umano che state cercando, sarò lieto ed onorato di assolvere al compito assegnatomi. Se per malaugurata sventura non fossi realmente io, essendone indegno, sarà mia premura aiutarvi nel cercare l'umano che state cercando. Ma in entrambi i casi, posso garantirvi che non sarà un percorso breve e probabilmente non sarà affatto semplice: ma lo percorreremo, fianco a fianco. Saremo alleati, amici, fratelli»


    Il tono divenne a mano a mano sempre più deciso e tonante. Ma non vi era rabbia o desiderio nella sua voce, come ci si aspetterebbe da un avido generale. Vi era compassione, ardore ed un pizzico di speranza.

    «E che mi siano testimoni gli dei! ...»


    Tuonò con dolcezza, mentre nella sua mente un turbinio di immagini iniziò a cadere, come neve in una bufera, circondandolo, accecandolo. Egli le riconobbe tutte, da quelle che facevano parte della sua vita e del passato, a quelle che mai aveva vissuto, ma che aveva appena ricordato.
    Quelle immagini gli diedero forza, risolutezza, decisione. Caratteristiche che ben possedeva, ma che sembrava aver dimenticato dopo tutti quegli orrori a cui aveva assistito.
    In un attimo, rammentò infatti che, pur essendo anche lui un umano, sino a quel momento si era distinto rispetto alla massa, non solo per le sue abilità, ma per il suo cuore. Tutti lo credevano addirittura bianco immacolato, puro ben oltre qualunque altro essere umano di quelle terre.
    Incorruttibile, dicevano alcuni, perfetto, dicevano altri. Semplicemente me stesso, rispondeva ogni volta Atasuke ad ogni commento, ad ogni lode che molti intessevano sul suo animo.

    «...Alla fine, avrete le vostre risposte e potrete tornare libere e liete come un tempo al fianco degli umani. Non posso promettervi i fasti di un tempo, ormai troppi umani si sono corrotti e nessuno di noi può definirsi puro, temo. Molti sfrutterebbero qualsiasi cosa per dominare gli altri, tuttavia, possiamo almeno provare a ristabilire la pace di un tempo. Forse non in tutto il mondo, magari non nel continente, ma un luogo di pace verrà creato, grande o piccolo che sia e mi adopererò perché si ampli quanto più possibile. Se vorrete darmi fiducia»


    Solenni erano le sue parole. Chiare, decise e senza possibilità di replica. Una promessa, fu ciò che diede a quella mano che continuava a scrivere, una promessa non vana, una promessa reale, sentita.
    Non poteva sapere se ciò che prometteva, era ciò che le kitsune volevano da lui. Non poteva sapere se la sua promessa fosse sufficiente per convincerle. Non poteva sapere come sarebbe andata a finire quella storia, ma sperava, con tutto il cuore, che dopo quanto accaduto fino a quel momento, quella giornata non fosse stata completamente vana.

    «Spero che questo inizio... sia di vostro gradimento. Non sono un'abile suonatore, ma sono certo che la melodia tanto agognata prenderà forma a poco a poco, se avrete la pazienza di restare ad ascoltare un giovane che ancora sta imparando le basi, magari guidandolo ed insegnandogli a suonare.»


    E con quiete si mise nuovamente ad attendere una risposta, a quel punto una qualsiasi risposta sarebbe andata più che bene, anche se, sperava in un qualcosa di positivo.
    La sua risposta era criptica, certo. Ancora una volta le sue risposte erano tutto e nulla, come d'altronde erano quelle stesse domande, che per quanto dirette potessero apparire, ai suoi occhi mostravano una complessità non indifferente, e come egli stesso aveva umilmente ammesso: Nessuno tra gli uomini avrebbe potuto rispondere, o almeno nessuno che non avesse l'intenzione diretta di avvantaggiarsi e dominare a sua volta le kitsune.
    Sperava con tutto se stesso di aver trovato una forma di accordo con quelle nobili creature, che fino a poco prima, aveva incontrato solo nelle leggende.


    OT- Su, su che queste kitsune mi piaccion sempre più :riot: -/OT
    Chakra Rimanente: 53,25/60
    Vitalità Rimanente: 16/16
    Energia Vitale: 30/30




    Movimento: 18m
    Salti: 6 m
    Status Fisico:
    png
    pngpngpng
    pngpng
    Percezione: 6+6
    Furtività: 0+3

    Forza: 500
    Velocità: 500
    Resistenza: 500
    Riflessi: 575
    Agilità: 500
    Concentrazione: 500
    Precisione: 500
    Intuito: 500
    EquipaggiamentoProtezioni indossate:
    - Maschera "da Demone" [20; 3]
    - Mantello Nero [15; 3]
    - Cotta di Maglia Completa [40; 4]
    - Gambali in Ferro [30; 4]

    Mischia:
    - 1 Katana [40; 4]
    - 1 Wakizashi [20; 3]

    Varie:
    - 1 Respiratore [1; 1]
    - 1 Accendino [1; 1]
    - 3 Filo di Nylon [10m] [1; 2]
    - 3 Filo di Nylon Rinforzato [10m] [1; 3]

    Tonici:
    - 1 Tonico Recupero Medio [4b] [1; 1]

    Rotolo Armi a distanza:
    - 7 Kunai [8; 3]
    - 2 Cartabomba II Distruttiva [1,5m] [50; 1]
    - 2 Cartabomba II Deflagrante [4,5m] [25; 1]

    Rotolo Medico:
    - 1 Kit Primo Soccorso [10 usi] [1; 2]
    - 6 Antidoto Intermedio [2] [2] [2] [1; 1]
    - 2 Tonico di Ripristino Medio [4L] [1; 1]
    - 1 Tonico Recupero Medio [4b] [1; 1]


    Slot AzioneSlot Azione 1:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]

    Slot Azione 2:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]

    Slot Azione 3:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]


    Slot DifesaSlot Difesa 1:
    - Movimento all'indietro, Schivata [575 vs ???; 8/18m max vs 5m]

    Slot Difesa 2:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]

    Slot Difesa 3:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]


    Slot TecnicaSlot Tecnica Base:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]

    Slot Tecnica Avanzata:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]


    Slot FreeAzioni Gratuite:
    - Azione [Tipo; Slot]

    ConoscenzeConoscenze Utilizzate:

    Occhio di Falco (+3 Riflessi) [1]
    Abile: L'utilizzatore è in grado di scovare facilmente le trappole: la sua Percezione è incrementata dal bonus ai Riflessi o ad una statistica secondaria scelta all'acquisizione. Inoltre, l'utilizzatore è in grado di notare dettagli minori, ottenendo un vantaggio a riconoscere porte occultate, camuffamenti, oggetti e persone nascoste. Non incrementa la Percezione per trovare obiettivi furtivi.


    Carte Ninja [1]
    Arte: L'utilizzatore può incidere nelle carte ninja le informazioni conosciute, dialoghi, indicazioni senza la necessità di scrivere. Richiede slot gratuito Istantaneo.
    La carta può essere occultata, risultando bianca, e resa visibile a volontà del creatore. A discrezione del creatore è possibile permettere la lettura di tali carte agli estranei se soddisfano delle condizioni.

    (Consumo per carta: ¼ Basso


    NoteVarie ed eventuali

     
    .
  15.     Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Y Danone
    Posts
    8,528
    Reputation
    +561

    Status
    Anonymous


    DARKNESS AND LIGHT

    Darkness cannot drive out darkness; only light can do that.
    Hate cannot drive out hate; only love can do that.




    «E' UN IDIOTA!»

    Qualcosa si rovesciò a terra con un gran frastuono e in un attimo le cantine si infiammarono con ferocia fino a che qualcosa non cristallizzò tutto e ordinò nuovamente la quiete. Se i sentimenti fossero stati percepibili sulla pelle, la rabbia e il disgusto sarebbero stati certamente i protagonisti di quel momento.
    «E' stato sincero, fratello! Cosa pensi di potergli chiedere?» Intervenne con infinita pazienza una voce femminile, cercando di ostentare una calma che si spezzò però quando qualcosa si frantumò su di un muro, facendola strillare.
    «“ALLEATI, AMICI, FRATELLI”! HO GIA' SENTITO QUESTA SOLFA!» Ci fu una risata gutturale e sei fiamme ardenti si smascherarono dall'oscurità che le avevano nascoste. «Lui mente. E' uno stolto, un uomo che crede che parlando a vanvera otterrà la clemenza e la fiducia altrui. Non è con l'incertezza che si ottengono risposte. Non è non prendendo decisioni, né alcuna posizione, che si risolvono i problemi. Avrei accettato che prendesse per sé più tempo e rispondesse con mente lucida e ferma, piuttosto che mentire in un inganno di parole senza valore! Non c'è nessuna possibilità che sia ciò che vogliamo!»
    «...Fratello... la Parola afferma... “fiducia, amore, gentilezza”... sono queste le chiavi per aprire le porte del mondo...»
    Mormorò lentamente una terza voce. Una snella coda rossa si mosse, battendo nervosamente a terra, come a cercare un qualche tipo di forza. Fu presto evidente che era quella di parlare di nuovo. «Lui... non ha risposto come volevamo... ma può forse migliorare... crescere...» Ci fu un'esitazione. «...Mai dubitare senza prima... provare...»
    «NON COMBATTERO' PER LUI!»
    Rispose per contro l'altra voce, maschile e traboccante di rabbia. «NON IO!»
    «Ti prego... Ti prego, fratello mio, proviamo a calmarci, proviamo a sperare ancora una volta. Sono certa che insieme troveremo la risposta più giusta...»

    Ma per Toshiro, la Kitsune sovrana delle fiamme ardenti, non c'era niente in cui sperare.
    Cucciolo abbandonato dal destino e dalla fortuna, lui che aveva perduto padre e madre nell'ultima grande guerra combattuta dalla sua Dinastia, la volpe dal pelo scarlatto e gli occhi color dell'oro non avrebbe ceduto di fronte a niente che fosse stata incertezza. Debolezza. Stupidità.
    Lui era uno spadaccino. Un guerriero.
    Benché fosse cresciuto solo, unico cucciolo privo del calore di una famiglia a cui fare ritorno, si era temprato un passo dopo l'altro. Fedele alla giustizia, leale verso il suo sangue, Toshiro era tutto ciò che un combattente doveva essere: forte e fiero.
    Non avrebbe approvato un uomo senza virtù come Atasuke Uchiha. Mai.
    Aprendo la bocca fece appena in tempo ad emettere un ringhio sommesso... che qualcosa, improvvisamente, esplose con violenza inaudita.


    Kitsu non aveva mai avuto paura in tutta la sua vita.
    Cresciuta in una comunità contraddistinta da amore e gentilezza, tra le calde braccia di sua madre e i sorrisi di suo padre, l'unica sofferenza che aveva mai sperimentato era quella che scaturiva dopo un litigio con la sua sorellina. Un sentimento di dolore, dunque, che non durava mai più di qualche istante.
    In quel momento, però, si riscoprì a tremare.
    La codina, flebilmente stretta tra le gambe, e le orecchie piegate all'indietro, preannunciavano la disperazione che si materializzò concreta sotto forma di lacrime calde e brillanti. Trasalì, lasciandosi scappare un gemito, e per un attimo pensò che sarebbe morta.
    Quando quella mano le afferrò il collo e la sollevò da terra, fu sul punto di mettersi a piangere.

    «Lascia che ti spieghi nuovamente...»

    La sua voce era il suono di un koto nella notte, vibrante e antica.
    L'imperatrice delle nebbie di fuoco e di oscurità, come la protagonista di un libro proibito.
    Il suo passo impercettibile avanzava senza toccare terra. Non era più di carne e sangue. Era solo sentimento.
    E quel sentimento, era l'ira.

    «...ci sono poche cose che mi sono care in questo mondo: il mio Villaggio e le persone che amo...»

    I suoi occhi, rossi come il sangue appena stillato, vivevano di riverberi neri come il nulla totale. Dentro di loro spaventosi fiori, figli di un peccato molto più vecchio di chi lo portava, erano sbocciati come un miraggio dettato da una notte insonne.
    La bocca di lei, scarlatta e piena, era ripiegata in un sorriso che sembrava il ghigno di un animale.
    Un lupo.
    No, una tigre.

    No.
    Non era nessuno degli animali esistenti a quel mondo.
    Era qualcosa dimenticato da molto tempo, ormai.
    Estinto in quella realtà, quella dell'uomo, da moltissime centinaia di anni...

    «...Atasuke è una di queste persone.
    Toccatelo. Fate lui del male.
    E io vi ucciderò.
    Non importa dove scapperete. In quali sembianze. Per quanto tempo.
    Rinascerò, se dovessi morire, e lo farei una, cento, mille volte...
    ...vi troverei e vi dilanierei con le mie mani.
    Vi sterminerei una dopo l'altra.
    Per sempre.»


    Era una Yokai. Una Corrotta.
    L'aura scura si levava attorno a lei come la seconda veste di un'immortale del Makai, vestendola con grazia pericolosa e raccapricciante...
    ...e lei, la più pura delle creature di quel mondo, ne ebbe paura come se ne poteva avere di un incubo che si scopre reale. Di una malattia inguaribile da cui si viene toccati.
    Suo malgrado, iniziò sommessamente a piangere.

    «Piangi, muori... non mi interessa.
    Datemi Atasuke indietro. Ora.
    O di te, tua sorella e tutta la vostra sudicia gente non rimarrà che il cadavere impalato nella Piana del Fuoco.»


    E il ghigno diventò risata.



    Le fiamme divamparono come mostri senzienti distruggendo la porta dei sotterranei dell'edificio e allungando le loro lingue biforcute fino giù alla scalinata che portava alle cantine. La luce che ne derivò, l'urlo di un dimenticato nel cuore del mondo, si riversò con rabbia ovunque, ingurgitando ogni angolo di buio. In un attimo l'oscurità divenne luce.
    E lì, dietro quella luce, che contro tutto ciò che poteva dirsi essere la bilancia del buono e del giusto era adesso il “peccato” e non il “perdono”, vi era Shizuka.
    I capelli castani di lei, mossi dal vento alzato dal suo Katon, danzavano dietro le sue spalle aprendosi come un ventaglio mentre il suo volto, snaturato da un sentimento dimenticato dalla razza a cui apparteneva, guardava in basso con freddezza.
    Le sue iridi scarlatte erano un dipinto di rabbia sorda, ma per una volta, non anche muta.
    «Il tempo di giocare è finito.» Disse la Principessa della Foglia, sorridendo.
    A dispetto di quanto avrebbe forse fatto in un altro momento, stavolta non vacillò di fronte alla vista delle quattro volpi che sostavano nelle cantine del fatiscente ristorante abbandonato. Non si curò delle due in forma umana –l'una con sei code infiammate e già pronta a sguainare la sua katana, né dell'altra, una bellissima giovane donna dai fluenti capelli color del miele colante– e neppure delle altre due in forma animale –una volpe dall'aspetto più antico, color dell'argento, e una più spaventata e incerta, di un vermiglio malva–, il suo sguardo era solo per il ragazzo inginocchiato a terra in una posizione innaturale e scomposta, apparentemente privo di sensi.
    «Lasciatelo.» Ordinò la Chunin senza mezzi termini. «O le faccio esplodere come fuochi d'artificio la notte di un matsuri.» Disse gentilmente, sollevando la mano destra in cui stringeva le code di Hari e Kitsu, spaventate e piangenti.
    «TU... SUDICIA CORROTTA! LASCIALE!» Ruggì la volpe rossa, estraendo realmente la spada. La sua bocca tremò di rabbia, ma anche di paura.
    Le sue sorelle... le sue piccole sorelle... era per loro due, per le loro suppliche infantili e le infinite promesse che avevano fatto lui, che si era prestato a quello stupido teatrino...
    ...e ora, eccole lì. Eccole nelle mani di un'umana.
    Schiave e in lacrime.
    E' questo il vero volto degli umani, chisai-nee... perché, perché non l'avete capito subito?
    Non importa quanto gentili vi possano sembrare e per quanti anni li seguiate... sono assassini. Mostri.
    «Hari! Kitsu!» Gemette la bellissima Kitsune dal kimono bianco e rosso. Si alzò, ma le gambe le tremavano talmente tanto che fu costretta ad appoggiarsi all'ombrellino parasole che stringeva tra mani oscillanti. Avrebbe voluto deglutire, ma non ci riuscì.

    «La Principessa del Fuoco, devo supporre.»

    La voce che intervenne era calma. Forse l'unica tra quelle presenti.
    Non fu difficile capire che era quella della volpe d'argento.
    Seduta di fronte ad Atasuke, con cui manteneva il contatto tramite una zampa, l'argentea kitsune abbassò la testa in un inchino che, per un istante, lasciò tutti senza parole. Tutti, tranne Shizuka stessa.
    Lei, immobile in cima alle scale, non si scomodò a ricambiare quell'ostentata e inutile forma di rispetto. Non era lì per fare società.
    Era lì per Atasuke.

    «Supponi bene... come devo chiamarti? Volpe? Donnola? Oh, non formalizziamoci, bestia Rispose allegramente la ragazza, scandagliando rapida il sottosuolo. Il suo Sharingan si mosse rapido, cercando costrutti o qualsiasi altra forma di trappola, ma l'unica anomalia che riscopriva era quella che avvolgeva Atasuke.
    Affilò lo sguardo, tastando istintivamente con la mano libera la sua saccoccia ninja legata sulla fascia lombare mentre la sua mente scattava nella valutazione: quattro. Escludendo le due bambine, che era chiaro avevano potuto metterla in difficoltà solo per chissà quale diavoleria data loro “in prestito”, era chiaro che se doveva affrontare qualcuno erano solo quelle quattro bestie.
    Poteva farcela...? Non conoscendo l'abilità, né la forza di ciascuno, poteva farcela...?
    Doveva.
    «Temo che tu stia fraintendo, Principessa.» Si limitò a dire la kitsune d'argento, alzando lo sguardo verso Shizuka. Portò i suoi occhi di volpe in quelli di lei e parve sorridere. «Non siamo qui per nuocere ad Atasuke Uchiha, come tu ritieni.»
    «Nemmeno io sono qui per nuocere a voi.»
    Fece presente la ragazza, sorridendo allo stesso modo. «Ma voi avete ridotto il mio compagno in quel modo...» Osservò, alzando il mento in direzione del giovane del Ventaglio. «...quindi mi sembra difficile credere alle vostre parole.» Fece spallucce, sospirando. «Ma non mi interessa, davvero. Lasciatemelo portare via. Voglio solo andarmene.»
    «Ho paura che questo non sia possibile.»
    Replicò l'argentea, scuotendo la testa. «Se dovesse uscire ora da questa illusione, morirebbe.»
    Quelle parole risuonarono lente, semplici come la più quieta delle verità. Sembrava che serbassero in sé apprezzamenti sul più futile degli argomenti e forse per questo, in un primo secondo, Shizuka parve non capirle.
    Ferma dove si trovava, con la mano ancora stretta attorno alle code di Hari e Kitsu, la Principessa del Fuoco esitò... poi, lentamente, reclinò la testa all'indietro mente sul suo volto compariva un'espressione di stupore.
    ...Cosa aveva detto?
    Cos–...
    Di punto in bianco la presa sulle due code delle kitsune gemelle cedette e queste, liberate dal loro giogo, caddero pesantemente a terra. Il tonfo che ne conseguì arrivò alle orecchie della Kobayashi da un luogo distante della realtà, come se effettivamente non fosse accaduto vicino ai suoi piedi ma molto, molto lontano da lì. Persino quando le cucciole, piangendo disperate, corsero giù per le scale e si gettarono nelle braccia della volpe bella e gentile, Shizuka non fu sicura che stesse accadendo qualcosa accanto a lei.
    Esitò, sentendosi improvvisamente smarrita.
    «L'illusione nella quale si trova ora Atasuke Uchiha è un contatto diretto tra la sua mente e quella collettiva della nostra intera Dinastia. La potenza di cui è vittima, anche se per noi può essere irrisoria, supera quella sopportabile dal cervello di voi umani.» Riprese a dire la volpe d'argento, senza distogliere lo sguardo dalla donna a cui parlava. I suoi occhi chiari scandagliavano ogni reazione e impercettibile tremore di lei, come a volerla studiare, mettere alla prova... «Se mi costringerai a rilasciare l'illusione ne morirà.»
    «P-posso curarlo.»
    Aveva un fortissimo fischio nelle orecchie, come se qualcuno l'avesse avvelenata. Sentiva in effetti come se ci fosse qualcosa che, in fondo a lei, gorgogliava.
    Per un attimo fu sul punto di vomitare. Era certa di doverlo fare.
    C'era qualcosa che la mangiava da dentro, ne era certa. Se non avesse vomitato, lei, forse–...
    «Lo farai.» Disse la volpe d'argento, continuando a guardarla. «Se continuerai a camminare sul filo tra il Makai e la Genjitsu, potrai toccarlo.»
    Non aveva alcuna idea di cosa stesse dicendo quell'animale. Avrebbe voluto farlo presente, ma si accorse con orrore che la voce non le usciva più di bocca. Tutta la rabbia e il disgusto provato in precedenza sembravano essere svaniti, soppiantati da una nuova tavolozza di sentimenti...
    «Come... come ne esce...» Mormorò Shizuka, compiendo un passo avanti in modo incerto. Non riusciva ad allontanare i suoi occhi dalla figura di Atasuke.
    «NON AVVICINARTI LURIDO RIFIUTO!» Ruggì con orrore la volpe dalle sei fiamme, ponendosi di fronte alle sue sorelle. Lo sguardo ardente sembrava pronto a combattere per la salvezza di loro, ma ciò in cui si specchiò non era più il pozzo scuro che aveva dato lui i brividi solo pochi istanti prima. Non c'era più traccia, in quelle iridi rosse, del sentimento soverchiante di odio che le aveva per un istante rese il peggiore degli specchi sul mondo...
    «Fai silenzio.» Ordinò la volpe grigia, senza però sbilanciarsi. Ritornò dunque con lo sguardo su Shizuka. «Il percorso in cui si trova è quasi a fine. Permettimi di valutarlo un'ultima volta.» Parve per un attimo quasi sul punto di sorridere, benché non ci fosse assolutamente niente di divertente in quella faccenda, nonostante tutto non lo fece. «Sei ancora in grado di provare una tale paura, Principessa...» Osservò l'argentea, muovendo le orecchie in avanti come a voler captare qualcosa. «...a quanto pare hai impedito al tuo animo di diventare nero come chi ti ha preceduta.» Abbassò la testa ancora una volta, e adesso lo fece con rispetto. «Ho già visto occhi come i tuoi, quello sguardo, Principessa, l'ho già visto. Può apparire simile a quello del tuo sangue, ma è diverso. Lo ricordo. Al contrario di te, però, quelle persone non erano riuscite in ciò che tu sei stata capace di far–...» Ma non fu in grado di finire la frase.
    «Se finisce questo “percorso” esce dall'illusione senza danni?» Lo interruppe Shizuka. Sembrava non aver sentito una sola parola di quello che le era stato detto, come se non le interessasse. Guardava Atasuke e non distoglieva lo sguardo neanche per un istante mentre i suoi occhi, da rossi che erano, cominciarono lentamente ad assopirsi in un colore più tenue, lentamente, lentamente... «Se esce da questa illusione, sta bene?» ...tornando verdi come praterie in primavera.
    «Non ha alcun danno fisico, la sua salute è perfetta...» Si azzardò a dire con voce molto più che tremante la bella kitsune dai capelli di miele. Per quanto si impegnasse non riusciva ad alzare lo sguardo in quello della donna, perché sapeva cosa avrebbe visto. Sapeva che vi avrebbe scorto l'aura di “lui”.
    Quel pensiero, la fece rabbrividire.
    «Si.» Convenne l'argentea, annuendo. «Sei in grado di domare ciò che urla dentro di te per la sua salvezza, Principessa?»
    Avrebbe tanto voluto chiedere di cosa stesse parlando, ma con suo enorme stupore Shizuka si accorse in quel momento che qualcosa stava davvero urlando. E quel qualcosa era profondamente iroso. Furioso.
    Ah... aveva già sentito quell'urlo, molto tempo fa. Già, ora ricordava.

    In un flash l'immagine del fuoco e delle fiamme, degli edifici di Konoha crollanti e dei cadaveri ai cigli della strada la colpirono con violenza.
    Quella voce si impose su di lei, strappandole via carne e sanità ad ogni parola. Ad ogni bisbiglio mieloso, quasi innamorato.
    Si portò le mani al collo, tremando nel ricordare il peso della ricetrasmittente. Il rumore delle ali di quei corvi.
    Quegli occhi. Quei maledetti occhi.
    Il freddo della lama sul suo corpo. Il sangue.
    “Vieni con me, io ti ho cercata così a lungo...” Aveva detto.
    Trasalì, terrorizzata, quando improvvisamente un'altra voce sovrastò quella dell'incubo.
    Seria e forte. Potente sopra ogni altra.
    Era il suo faro nella notte. Era seguendo lei che era viva.
    Amava quella voce, avrebbe dato tutto per quella voce. Tutto.
    “Non esistono cose come le maledizioni del sangue, Shizuka. Da quando hai smesso di essere mia allieva sei diventata stupida, oppure cosa? Scrollati di dosso quest'aspetto misero e alza gli occhi. Non ti dona.”

    Non le donava.

    «La paura.» La paura non le donava. «E' fatta per essere vinta.» Disse Shizuka Kobayashi, rialzando lo sguardo in quello della volpe d'argento. «Posso dominare tutto. Me stessa e qualsiasi altra cosa, purché io ottenga ciò che voglio.»
    E quel qualcosa dentro di lei che ruggiva, incatenato al suo essere in modo perenne, si mosse e tirò rabbiosamente le catene che fermavano il suo incedere. Ma fu messo a tacere.
    Non è il tuo tempo. Non sono qui per te. Non siamo qui per me.
    «Ridammi Atasuke, volpe. Non curarti di nient'altro. Aspetterò per quanto tempo è necessario che io aspetti, ma se capirò di non potermi fidare di te, ti ucciderò.» Del resto morte per morte era un dazio giusto ed equo ai suoi occhi.
    «Oh.» Mormorò l'argentea, affilando lo sguardo. Ghignò, snudando i canini, non potendo fare a meno di pensarlo... «Mi sembra un buon compromesso.»

    ...era lei. Era perfetta.



    La volpe che avanzò verso di lui sembrava dipinta con pennellate lunghe e sfumate che dalla decisione del muso andavano sollevandosi verso la punta della coda, più fine e accennata.
    Nonostante ciò, la delicatezza con cui si muoveva, la fluidità con cui avanzava, sembrava la più grande realizzazione di un pittore incredibile e perfetto. La più alta rappresentazione della magistrale bravura degli Dei.
    Era possibile che Atasuke Uchiha non avesse mai visto niente del genere giacché il senso di stupore e incredulità che quella visione avrebbe suscitato in lui, era ben lungi dalla più stupenda delle coscienze umane.
    Piccola da poter arrivare lui appena alle ginocchia, la volpe avanzò in sua direzione senza alcuna esitazione, fermandosi al suo cospetto in silenzio, per poi sedersi. Quando alzò i suoi occhi in quelli dell'uomo, le sue iridi contenevano il riflesso di milioni di personalità.

    “Esse ritenevano che egli non avesse compreso cosa era stato richiesto lui.”



    Benché il muso dell'animale non si schiuse, le parole di queste fluirono verso Atasuke come un rivolo di verità mai confessate.

    “Esse compresero che egli non era ancora pronto per ciò che doveva e ciò che poteva.”



    La volpe scosse la testa, sconsolata, ma non chiuse gli occhi né distolse lo sguardo da quello del Chunin degli Uchiha.
    Immobile ai piedi di questo, splendido dipinto di giustizia e perfezione, non esitò neppure per un secondo.

    “Esse erano divise dalla linea della decisione.
    Vi era tra loro chi riteneva che egli potesse suonare il flauto, e invece chi, al contrario, temeva che non sarebbe mai stato capace neanche di riscoprirlo, dentro di sè. Giacché là, nella profondità del cuore in cui risiede la melodia dimenticata che un tempo permetteva alle volpi e agli essere umani di danzare insieme, qualcosa di oscuro aveva messo una singola radice.
    E quella radice, impediva al flauto di farsi percepire correttamente.”



    Splendida inchiostratura ricca di vita e pulsante sentimento, la kitsune reclinò leggermente la testa di lato. Le sue orecchie sembrarono sfumare in avanti, come se proprio in quell'istante il pittore che l'aveva creata ne stesse correggendo l'aspetto da un luogo invisibile della realtà.

    “Esse, dunque, decisero che il tempo sarebbe arrivato se egli fosse riuscito a recuperare la melodia dimenticata.”



    E così dicendo, la bellissima creatura si alzò lentamente sulle zampe e la volpe che era mutò forma, divenendo bambino e poi ragazzo.
    Nudo e senza segreti. Privo di macchia e menzogna.
    Il ragazzo dalla lunga coda sfumata guardò Atasuke negli occhi e sorrise con gentilezza mentre alzava leggermente una zampa che diveniva mano verso il torace di lui, toccandolo con un artiglio mutato in dito.

    “L'estirpazione del seme richiederà tempo e devozione, impegno e costanza.
    Esse si chiesero: potrà egli avere tutto questo per ricordare le parole di quel canto e i passi di quella danza da lungo tempo abbandonati nelle pieghe del tempo?”



    Quando il dito avrebbe toccato il torace dell'Uchiha, qualcosa, improvvisamente, avrebbe emanato un bagliore senza alcun precedente, come un raggio di sole che da distante diveniva vicino e potente.

    “La melodia risiede nel cuore di ogni essere umano, solo che egli non sa di averla.
    Ma lui adesso sapeva. Sapeva che se avesse voluto radunare la Pace di un tempo avrebbe dovuto riunire i pezzi, superando le prove che lo attendevano.”



    E quel bagliore, fattosi se possibile più accecante, esplose in mille pezzi di diversa forma e riverbero, colore e tonalità, suono e odore.
    In un istante ciascuno di quei frammenti unici e preziosi schizzò in parti diverse di quella realtà fittizia, sparendo nel nulla che l'oscurità del tutto accoglieva.

    “Esse avrebbero atteso.
    Esse avrebbero guardato.
    Esse avrebbero valutato.

    Il Dono di ciascuna di esse era pronto ad essere donato.
    Ma sarebbe mai stato offerto?
    Sarebbe mai stato accettato?”



    Passando il dito indice sul torace dell'Uchiha, lì alla cui altezza vi era il cuore, il ragazzo volpe disegnò una circonferenza, come se stesse chiudendo qualcosa e lo sigillasse con quella dolcezza e delicatezza tipica del soffio del vento.
    Lo stesso vento che, lentamente, cominciò a spirare sempre più forte...

    “Egli si trovava ai piedi di una grande scalinata, la cui vetta era troppo distante per poter comprendere cosa vi si trovasse.
    Esse avrebbero guardato, in silenzio, i suoi passi avanzare su di questa.
    E avrebbero deciso.”



    ...e lentamente i colori di quella creatura incredibile e splendida sotto milioni di aspetti impossibili da descrivere a parole, cominciarono a venir risucchiati all'indietro, mentre il vento imperversava, sempre più alto, in un ululato maestoso e potente che, al contempo, spingeva dalla parte opposta l'Uchiha.

    “Esse avrebbero aspettato. Guardato. E valutato.”



    Continuò a ripetere la voce del vento mentre Atasuke iniziava a venir trascinato in un mulinello di tempesta sempre più imponente.

    “Egli cercherà?
    Affronterà?
    Avanzerà?

    Atasuke Uchiha, tu giuri di servire, guidare e ricordare?”



    E fu il più terribile del caos.
     
    .
17 replies since 22/3/2015, 21:07   1213 views
  Share  
.