Isamashii koi no densetsu

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    Uno scudo

    Una guida








    Immobile in posizione eretta il Colosso sosteneva lo sguardo indagatore delle due guardie, per quanto penetrante potesse essere non lo infastidiva, e tantomeno gli arrecava disagio. Certo, era ovvio che con le giuste abilità potessero addirittura dirgli cosa aveva mangiato il giorno precedente a pranzo e a che punto della digestione era, o ancor peggio svelare tutte le sue arti più nascoste, ma ormai, a quel punto non importava più, era quello il momento migliore per far vedere cosa realmente fosse.
    Tuttavia non riusciva comprendere al meglio quell’analisi così profonda, e seppe darsi unicamente due motivi, o erano al corrente della sue capacità e quindi erano intenti a verificarle, insieme quindi alla sua identità, oppure le stavano acquisendo in quel momento.
    Furono lunghi istanti che Raizen passò guardando i sofisticati disegni che gli abbellivano le armature, pur senza farsi sfuggire commenti o espressioni rivelatrici aveva un parere ben chiaro riguardo il fiore che stringeva il drago.

    Un drago effemminato che va a raccattare fiori?

    Nonostante i primi sguardi quasi inquietanti i due si mostrarono gentili, accogliendolo come un gradito ospite: tutto regolare.

    Attend…!

    La parola gli venne troncata a metà della lingua mentre girandosi alla ricerca di una possibile direzione da cui poteva giungere Susumu se lo ritrovò a pochi passi da se, non esternò nuovamente nessuna espressione, ma in una situazione più normale si sarebbe quantomeno scostato per la sorpresa dovuta alla silenziosità di quell’uomo.
    Il problema più grande è che non sapeva interagire con una simile accoglienza, gli era capitato qualche volta a casa di Shizuka di incontrare qualche sguattero che gli rivolgesse la parola a quel modo, ma in quei casi era sufficiente liquidarli con qualche parola rustica, cosa che qui non poteva ovviamente permettersi.

    Erm… la ringrazio la apprezzo anche io, cioè…

    No, non apprezzava lui, no di certo, apprezzava l’accoglienza, e il palazzo e la fastosità.

    …sono sinceramente onorato di essere qui.

    Aveva scopiazzato un po’ il format del suo interlocutore, non gli restava che un lieve inchino da fare, che portò i suoi capelli a ricadergli sul petto. Non era la migliore delle performance, ma quantomeno era riuscito a no far tingere i suoi abiti di rosso a pois gialli, e non sarebbe stato un evento poi troppo strano con tutta la ridicolaggine che stava accumulando.

    Non si preoccupi di questi dettagli, faccia pure strada.

    Quando si rialzò dal lieve inchino, un gesto di cortesia del tutto inusuale per la sua schiena, venne scortato per i lunghi corridoi del palazzo, una struttura per cui risultava riduttivo ogni termine che Raizen avesse nel suo vocabolario.
    Svoltarono più di una volta per i corridoi del palazzo, ma pur riuscendo a comporre una mappa disordinata di quel corridoio non riusciva a comprendere lo sviluppo delle eventuali stanze che si affacciavano o poggiavano su di esso.
    Era una struttura sicuramente curiosa, ma al suo interno poteva notare che nonostante fosse complesso comprenderne la partizione interna la struttura portante restava estremamente rigorosa e regolare.
    Niente pareva essere lasciato al caso, ed in tutti quei dettagli così normali per un simile ambiente, solamente una cosa stonava: Susumo. Si muoveva sicuro e preciso per la magione, come un ragno sulla ragnatela da lui forgiata, e come un ragno, non emetteva il minimo rumore, quasi fosse uno spettro, difficile accorgersi della sua presenza se fuori dal proprio campo visivo.
    Continuò ad osservarlo mentre si spostavano, certo di non essere visto poteva permettersi quell’accurata analisi. Anche se in un primo momento non ne scaturì nulla di rilevante.
    Dopo il dedalo di corridoi si fermarono finalmente dinnanzi ad una porta a cui susumu continuava a parlare come se fosse realmente al cospetto di qualcuno e non schermato dalla porta, uno di quei comportamenti che Raizen, forse per ostinazione, continuava a non capire.

    La ringrazio Susumu-sama.

    Disse con un nuovo inchino prima di scivolare dentro la stanza.
    Sentì dopo pochi passi la porta richiudersi alle sue spalle, anche se il suo cervello aveva deliberatamente scelto di tralasciare alcuni sensi per potersi concentrare al meglio sulla vista: la stanza era così riccamente decorata che era in grado di far venire il voltastomaco al Colosso, abituato all’ordinata austerità di una parete nuda ed in tinta unita non poteva che trovarsi smarrito di fronte a quell’affresco realizzato con tanta maestria.
    Si fece condurre per le stanze dal suo stesso sguardo, continuando a procedere in linea retta nel salone principale e lanciando solo di quando in quando sguardi alle stanze attigue, trovandole vuote.
    Giunto al cospetto di Kazutoshi ne fu quasi sbalordito, e non potè fare a meno di essere colpito da uno strano pensiero: se quell’individuo poteva essere un Daimyo, anche Raizen poteva esserlo.
    Esteticamente parlando.
    Giunto dinnanzi all’imponente figura si chinò in segno di rispetto, constatando che quell’uomo poteva rivaleggiare con lui quanto a costituzione, e per esperienza diretta sapeva che un simile corpo non poteva essere mantenuto con una vita sedentaria come si confaceva ai ricchi signori che amavano rinchiudersi nelle loro gigantesche tane, abbellendole di affreschi per illudersi che fossero all’aperto.

    Kazutoshi-sama, è un onore per me essere al suo cospetto.
    Le chiedo scusa sin da ora per le eventuali mancanze d’etichetta di cui potrei involontariamente essere fautore, ma non ho mai avuto la possibilità di apprenderle.


    Fece le sue scuse mantenendo l’inchino, solamente dopo aver completato la frase si sarebbe lentamente rialzato, accomodandosi quando venne invitato a farlo.

    Non vorrei essere un ospite scortese, anche se come le ho detto non sarei cosciente di esserlo, ma credo che del buon sakè possa incontrare meglio i miei gusti.

    Aveva tra l’altro sentito che era di buon auspicio sorseggiare quell’alcoolico durante importanti discussioni, ma non essendone certo ommise il dettaglio.

    Se mi concede dell’ironia credo siano fisse da donna, e se l’intuito non mi inganna tra quei vassoi c’è ben poco che la aggradi, può senza esitazione cambiare il menù, credo che i nostri gusti non differiscano poi troppo.

    Accennò ad una robotica risata. Era palesemente a disagio: i vestiti, l’ambiente, quell’imponente uomo che lo sovrastava dall’alto di un carisma guadagnato in una vita di scontri cervellotici iniziavano a schiacciarlo, accartocciandolo come una latina vuota.
    Va bene che doveva darsi un contegno, ma forse esagerava, dopotutto era li anche per mostrare se stesso.
    Trasse un grande sospiro, dopo un ampio sorso del sakè migliore che fosse mai passato per la sua gola, sicuramente una vita simile non gli sarebbe piaciuta da più punti di vista, ma sicuramente la sua lingua ne avrebbe tratto così tanto giovamento che ci sarebbe voluta una macchina degna di Tetsujin per spostarlo da una stanza all’altra.
    Forse comprendeva dove stava il buon auspicio di un buon bicchierino di sakè, esattamente nel fondo della bottiglietta. Una volta arrivati li la tensione spariva.

    Mio signore.

    Interloquì sciogliendo il groppo alla gola definitivamente, sfumando velocemente da pulcino insicuro a tenace aquila.

    Sono qui per un'unica ragione: Konoha.
    Sta passando il suo periodo peggiore, siamo continuamente sotto attacco e non c’è nessun Hokage a guidarci. Dei precedenti, da Ayato fino ad ora nessuno si occupa da tempo di adempiere al proprio dovere.
    Sono qui per essere giudicato, per chiedere la sua fiducia e permettermi di guidare e proteggere il villaggio.


    Breve ed incisivo, fermo e sicuro di ogni parola, si sarebbe però fermato alla richiesta, continuare sarebbe stato inutile, dopotutto era il punto focale di quella visita e ci sarebbe stata la necessità di sviscerarlo a dovere prima di poter passare al prossimo punto, ed inoltre già solo quella domanda avrebbe generato da sola un discorso ricco di domande e risposte.

     
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