Isamashii koi no densetsu

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    La Montagna







    Le prime parole fecero nuovamente salire la rabbiosa marea nello stomaco del Colosso, ma solo un sopracciglio si inarcò, esternando la contrariata perplessità che quella prima affermazione scaturì in lui.
    Si sforzò di non interrompere nessuna delle parole del Daimyo, ascoltando in religioso silenzio, come un fedele ascolterebbe il più alto dei pastori intento ad indicargli la via da seguire per il nirvana.
    Quando il Drago finì di parlare Raizen si accorse che la rabbia fermentandogli dentro ora gli impediva di provare la minima paura verso l’uomo. Restava solo il rispetto per la sua carica, ottenuta con i successi in battaglia.
    Per cui come dirgli che si sbagliava senza ledere alla sua posizione?
    Come poteva la rude Montagna far notare un errore con l’identica gentilezza con cui si fa un complimento?
    Tanti avrebbero detto che sarebbe stato molto più probabile un miracolo.

    Quando parla di fallimento, la prego di non includere me, e gran parte dei ninja della foglia.
    Ne io ne loro siamo colpevoli di ciò che è accaduto perché ne io ne loro potevamo fare nulla in quanto la vita di un esercito quale è il villaggio di Konoha si basa sulla certezza che chiunque sieda sulla sedia dell’Hokage meriti rispetto e assoluta obbedienza, pena l’autodistruzione.
    E nessuno nutre per la foglia un amore sufficientemente distorto per distruggerla mentre cerca di salvarla.
    Nonostante questo ha davanti una persona che ne ha a sufficienza per raccogliere il fallimento altrui, col suo benestare, e di porvi rimedio.
    Lei mi sottovaluta Kazutoshi-sama.


    Disse mentre accomodandosi nel cuscino fletteva lievemente la testa, come a scusarsi di quella sottile accusa di incuria nell’analisi dei fatti, e poi si era già scusato per queste mancanze pensò tra se e se.

    Io sono qui da solo unicamente per un motivo: voglio che sia esclusivamente la mia persona ad essere giudicata per il ruolo che dovrà ricoprire.
    Quello di Hokage non è un titolo che prevede la mediazione tra più pareri, è una sola testa che ascolta i consigli e decide di conseguenza ad essi quanto alla sua vita, ma sarà sempre e solo un cervello a riflettere e decidere, ed una bocca a parlare.
    Konoha è un accampamento militare e in quanto tale prevede che a comandarlo sia un'unica persona.
    Certo, verrò assistito in delle mansioni, poiché mi rendo ovviamente conto dei limiti di quell’unico cervello e corpo che possiedo, ma questo esula dal mio compito primario e dalla domanda primaria: sono adatto a questo ruolo?


    Volente o nolente era giunta l’ora di mettere le carte in tavola

    Sarei secondo lei riuscito a ricostruire da solo Konoha?
    No, impossibile ovviamente.
    Ci sarebbero riuscite le poche imprese presenti nel villaggio a farlo?
    No, ovviamente.
    Per cui da dove giungono tutte le gru impegnate nella ricostruzione?
    Ho avuto l’occasione di sanare una prima parte delle ferite del villaggio: la mafia.
    O quantomeno una sua fazione, il loto per essere precisi.
    Erano divisi da una faida con l’edera come ben saprà.
    Fino a qualche mese fa il loto succhiava introiti dal gioco d’azzardo ad Otafuku, ora pulisce i suoi soldi ricostruendo il villaggio sotto la mia supervisione, inizialmente anche l’edera doveva essere coinvolta, ma il suo rifiuto l’ha portata a mettersi per l’ultima volta in contrasto con il Loto, che con l’aiuto mio e dei miei fidati tenterà di distruggere. Azione solitaria? Non direi.
    Sono in prima fila, ma mi sono premurato di mettermi alle spalle un esercito ben più grande di ciò che non sembri. Parliamo dell’abilità di insinuarsi tra i problemi altrui e trarne un guadagno concreto e duraturo per il villaggio, senza versare neanche una singola goccia di sangue, certo, fino al momento in cui l’Edera dovrà pagare per le sue azioni. Ma stiamo parlando solamente di “case” ora.
    Immagino questo non lo sapesse, Kazutoshi-sama, ma purtroppo non erano voci che potevano circolare incontrollate e la scala per giungere alle sue orecchie ha troppi pioli perché qualcuno di essi non scricchioli.
    Tutti sanno qualcosa di me, ma al momento lei ha il quadro più completo.


    Prese del sake, inumidendosi le labbra.

    Riguardo i miei appoggi… vorrei dimostrarle che sbaglia solamente in un secondo momento.

    Chiuse gli occhi e chinò il capo, lievemente.

    Se fossi lievemente meno assuefatto dell’immagine che un uomo ed un condottiero debba avere mi sarei chinato dinnanzi a lei, e strusciando la fronte sul bellissimo pavimento di questo palazzo l’avrei implorata di darmi tale titolo.
    Ma non sono in grado di farlo, posso solo chiederle di giudicare quel “tutto” di me che conosce, ed in base ad esso dire quanto io sia adatto al ruolo che chiedo di ricoprire.
    Il mio compito, come protettore, come ninja, è quello di far sapere riguardo il mio conto solamente ciò che voglio si sappia, e i miei appoggi rientrano tra le cose che cerco di nascondere e proteggere.
    Chiedo di essere giudicato come singolo non per arroganza ed eccessiva fiducia nelle mie capacità, ma per via di ciò che il mio ruolo esigerà da me, altrimenti avrei scavalcato il suo parere come altri prima di me e mi sarei armato di fantasticherie per fronteggiare le sue giuste rivalse. Ecco perché sono qui da solo.
    Tuttavia, i sostegni dei quali parla sono indispensabili, e per questo li vaglierò con lei, nel caso, come Hokage e non come jonin della foglia che non ha il minimo diritto di disquisire e giudicare suoi pari.
    Dopotutto non penso abbia troppo senso parlare di SE nel CASO DI, mi sembra che lei sia molto concreto quando parla, e non penso che l’aria fritta di cui parleremo durante i SE sia degna di discussione.


    Inspirò a lungo, allargando l’ampio petto.
    Quello che aveva dinnanzi era un nobile anomalo, e i due non condividevano un cammino poi troppo differente, escludendone i natali Raizen era arrivato all’apice della carriera sporcandosi le mani e primeggiando in tutte le battaglie che aveva combattuto. Dal poco che aveva appreso pareva che le storie così simili non avessero generato caratteri troppo diversi, ed ora erano state fornite al Daimyo le risposte che cercava: Raizen non era solo, in nessuna cosa che faceva, i suoi appoggi potevano essere lontani, o poco visibili, ma c’era sempre qualcosa che gli avrebbe evitato di cadere, esattamente come in quel momento: la critica mossagli da Kazutoshi non poteva neanche sbilanciarlo, la Montagna aveva certamente un carattere incline alla solitudine, ma questo non le impediva certamente di ricercare tra la gente qualcuno che potesse fare o arrivare dove lui non poteva. Le Montagne non cadono.

     
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