Isamashii koi no densetsu

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    Gli appoggi








    Raizen non era una di quelle persone che accettava di buon grado le critiche, soprattutto quando non erano intenzionalmente travestite da consigli o ancora peggio se non le trovava fondate, figurarsi se entrambe le cose avvenivano contemporaneamente.
    Fu costretto a ripetersi più di una volta il motivo per cui era li, quasi come una cantilena, una preghiera rilassante che gli impediva di essere proprio ciò che il Daimyo lo accusava di essere.
    Il pavimento stesso iniziò a vacillare come a scuoterlo da un sogno bambinesco che lo vedeva guidare Konoha in un era di prosperità e pace.
    E dopo la pioggia di critiche, l’altisonante annuncio.

    …eh?

    Strabuzzò gli occhi quasi si fosse riavuto da chissà quale pensiero, un commento del tutto giustificabile quello di Kazutoshi, non poteva immaginare la sua espressione, ma il suo stupore non poteva certo renderla uno spettacolo degno degli stessi vestiti che indossava.
    Quell’altalena di emozioni l’aveva lasciato frastornato, la sua ira dopo aver raggiunto un picco che credeva l’avrebbe portato a strappare via la lingua di bocca al Daimyo scemò rapidamente sulle parole di alleanza, dileguandosi per lasciare il posto ad una risata profondamente liberatoria che riempì la sala con un suono melodioso quanto profondo.
    Non era ne ironico ne tantomeno allegro, stava semplicemente eruttando lo stress nella maniera che il suo fisico reputava migliore.

    Kazutoshi-sama, non condivido tutte le sue osservazioni, ma cercherò di fare tesoro di esse.
    Vorrei però farle notare che io non sto recitando, e non era mia intenzione farlo, tuttavia il titolo che portate e la vostra stessa persona mi hanno portato a questo.


    Disse mentre indicava se stesso.

    Non mi sembrava semplicemente consono venire qui con gli stessi abiti che uso per le missioni, spettinato e tutto il resto, semplicemente mi sono dato una riordinata.
    Stessa cosa per il mio modo di parlare, e di essere.
    Lei ricopre un posto troppo elevato nella nostra gerarchia perché io mi possa permettere di essere me stesso, per cui semplicemente evito di esserlo, ma non credo possa definirsi recita.
    Son venuto qui con la chiara intenzione di farmi giudicare per ciò che sono, e non per ciò che dovrei apparire, i vestiti sono nient’altro che crosta, nemmeno un guscio.


    Prese il bicchierino da sakè in mano, colmandolo, ed aspettando che Kazutoshi facesse lo stesso.

    Un bacio sulla guancia no, ma direi che un Daimyo può brindare alla buona sorte di un Hokage-ragazzo.
    Dopotutto è una storia già sentita se non sbaglio.
    Pare che l’istinto, dopotutto, sia un arma vincente.


    Svuotò il bicchierino per poi sospirare.

    Riguardo i miei appoggi c’è una cosa che vorrei sottolineare, sono appoggi, e ci sono compiti che volente o nolente, filosofia o meno questi non possono svolgere, ci saranno volte in cui falliranno anche nei compiti che reputavo giusti per loro, tuttavia, come da lei detto non potrò farne a meno.
    Questo per dire che un appoggio non è esclusivamente fonte certa di serenità, ma solo un carretto che facilità il trasporto di alcuni impegni.
    Il mio primo appoggio, come lei stesso ha detto, è lei. Ma questo è scontato.
    Riguardo gli altri ho due nomi per gestire altrettanti punti focali del villaggio.
    Atasuke Uchiha, di cui ha sicuramente saputo per via del successo portato assieme a me nel preservare Konoha dall’attacco terroristico.
    E poi, Shizuka Kobayashi, si, l’unica erede del medesimo clan da lei citato in precedenza.
    Non posso usufruire di un intero villaggio, ma sono certo che entrambi sono fedeli alla Foglia in una maniera incatalogabile.
    Se dell’onestà è presente al villaggio non mi è dato conoscere oltre loro due.
    A questo punto direi che non ci resta che aspettare il loro arrivo.


    Avrebbe acconsentito all’invito del Re, seguendolo in una seconda stanza più consona all’attesa.
    Konoha aveva un nuovo Hokage, e per quanto il Re Dragone avesse tessuto fini tranelli nel suo cammino era stato così abile da rivoltarli mentre vi passava accanto, per quanto Kazutoshi avesse cercato di manipolare il Colosso per fargli mettere il piede in fallo non vi era riuscito, e di certo non poteva vantarsi del fatto di aver fatto dare a Raizen le risposte corrette.
    Il Daimyo l’aveva chiamato istinto, a Raizen non gli serviva dargli un nome, l’importante era che non portasse a risposte errate.



    La convocazione



    Mentre i due riposavano la mente gozzovigliando, due messi sarebbero giunti a Konoha, recando formale invito nella magione del Daimyo, Kazutoshi Murasaki.
    Non come semplici civili, ma come shinobi della foglia.
    Al loro arrivo nel palazzo -presumibilmente intorno alle quattro del pomeriggio- avrebbero trovato, nella medesima stanza in cui aveva ricevuto udienza Raizen –raggiunta mediante lo stesso percorso- il Daimyo e un’altra figura, bendata di nero da capo a piedi particolare “uniforme” sopra cui portava una divisa ninja di foggia antica anch’essa nera, quasi un ombra vestita di oscurità di cui era possibile vedere esclusivamente gli occhi color ghiaccio ed una sottile striscia di pelle chiara.
    Un uomo addestrato al combattimento a giudicare dalla corporatura, ma niente più.
    Stava seduto accanto al signore delle terre del fuoco quasi sovrastato dal fisico imponente di quest’ultimo.
    Seduto a gambe incrociate sulla pedana rialzata di fine bamboo bianco, Kazutoshi Murasaki, il Re Dragone delle Terre del Fuoco, sorrise ai due Shinobi che sostavano di fronte a lui. Come etichetta prevedeva, i loro volti erano rivolti al suolo e il loro pugno sinistro premeva il pavimento, coprendo perciò le loro espressioni che però, per quanto irreale potesse sembrare, il Daimyo sembrava poter indovinare perfettamente.

    Difficilmente riconoscerete il suo aspetto, ma Colui che siede al mio fianco è il ninja migliore che la Foglia possa vantare, ed è probabilmente il motivo per cui, di fatto, le sue reali sembianze vi dicono ben poco.
    Ebbene, egli è giunto al mio cospetto per una valutazione: quella per diventare il Decimo Hokage di Konohagakure no Sato.


    Asserì con flemma, quasi stesse esponendo la cosa più semplice ed intuitiva del mondo. Spostando lentamente il suo volto dal palmo della mano sinistra a quello della destra, il Daimyo sorrise, ironico. I suoi occhi blu, per un attimo, si soffermarono sulla figura dell'unica donna dei due, facendosi affilati di un tipo di interesse tutto nuovo, quello tipico che nasce dallo stupore e, forse, da un nuovo tipo di rispetto.

    Siete con orgoglio i primi a venire a conoscenza del fatto che tale vaglio è stato superato con successo.
    Ha ottenuto la mia approvazione come Hokage, e da oggi sarà conosciuto con questo titolo.


    Disse, mentre i suoi occhi passavano incalzanti dall'uno all'altra presente, divorando ogni immagine con divertimento.

    Ma non è per questo che siete stati convocati. Certo il piacere di essere i primi per una notizia del genere non vi rende degni di sedere al cospetto del Daimyo del Paese del Fuoco.

    Asserì, riportandosi solo a quel punto in eretta postura, intrecciando poi le mani in grembo mentre reclinava leggermente il poderoso collo all'indietro.

    Egli ha fatto il vostro nome, quali ninja degni di rispetto e stima, devoti al vostro villaggio come un figlio lo è con la propria madre. Ha fatto il vostro nome perché questo si accompagni al suo, come suo supporto e sostegno nel lungo percorso che da ora in poi lo aspetta... ma ovviamente, ai miei occhi, non siete nient'altro che due pulcini implumi. Benché il vostro nome vi preceda con onore, non vedo in voi due shinobi di tale ampio rispetto, ma due bambini.

    Sentenziò, inarcando un sopracciglio mentre ritornava a sorridere.
    Il suo volto, enigmatico e silenzioso, custode di quel genere di imprevedibilità causa di angoscia e dubbio, fu l'unica imponente e schiacciante presenza che i due giovani Shinobi si sarebbero ritrovati a fronteggiare quando, con un gesto secco della mano, furono invitati ad alzare lo sguardo dal pavimento.
    Kazutoshi non domandava mai.




    [gestite pure voi la lettera di convocazione, magari mettetevi d'accordo per un format comune]
     
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32 replies since 22/3/2015, 22:45   628 views
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