Isamashii koi no densetsu

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  1. Asgharel
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    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    ~Una giornata di lavoro particolare~


    Si stava riposando quel giorno Atasuke. O perlomeno era quello che stava facendo, o per meglio dire, cercando di fare, quando Yamazaki venne a cercarlo trepidante bussando alla porta della sua casa.
    Data la totale assenza di preavviso, Atasuke ovviamente non era propriamente “pronto” alla chiamata. In fondo era nel pieno del suo riposo, anche se per lui “riposo” spesso significava allenarsi in casa propria nella piccola palestra del piano sotterraneo.
    Mentre udiva il sottoposto bussare pesantemente alla sua porta, Atasuke stava terminando una delle innumerevoli ripetizioni che faceva con il bokken che usava in allenamento per raffinare la movenza della sua lama e la precisione dei suoi colpi.

    °Chi sarà con tanta fretta?°


    Si chiese asciugandosi il sudore dalla fronte con un panno e dandosi una prima rapida passata anche sul torso nudo. Imboccò quindi la scala afferrando con la mano la parte superiore del keikogi bianco che soleva indossare in allenamento e salì fino alla porta, finendo per aprirla prima ancora di aver terminato di rivestirsi.

    “ATASUKE SAMAAAAAA, ATASUKE SAMAAAAA, ATASU...”

    «Che c'è Yamazaki?»


    Lo interruppe lui con estrema calma, nettamente in contrasto con la furia delle urla del genin neo guardiano, il quale quasi si trozzò per lo spavento.
    Rimase tuttavia impassibile, ciudendo con calma il suo abito ed annodandone con sapienza e precisione i lacci, altra cosa che Atasuke adorava fare con la dovuta calma e precisione, rispettando in ogni gesto l'arte dei nodi.
    Yamazaki, riavutosi, smise di ansimare, iniziando a riportare quello che stava accadendo.

    “Atasuke sama... Una convocazione... Voi due... Daimyo...”

    «Yamazaki, cerca di darti un contegno, non sto capendo minimamente quello che cerchi di dirmi... Quante volte ti ho detto di non farti prendere dall'agitazione? Come pensi di reagire in caso di attacco se un semplice messaggio ti manda a tal punto in paranoia?»


    Lo rimproverò con il giusto grado di fermezza, ma senza voler inutilmente infierire sul giovane, il quale, decise saggiamente di riprendere bene fiato prima di rispondere.

    "Perdonatemi... Ma credo che l'importanza del messaggio possa in qualche modo giustificarmi..."

    «Sentiamo dunque...»

    "Sono arrivati alle mura due messaggeri, entrambi dal palazzo del Daimyo..."


    °Due messaggeri del Daimyo?°

    "Portano con se una richiesta, un messaggio di convocazione..."

    °Addirittura una convocazione del Daimyo? La questione sembra seria quindi...°

    "Una è per voi... L'altra è per Shizuka Kobayashi..."


    °Io e Shizuka siamo stati convocati dal Daimyo!?°


    A quella notizia Atasuke non trattenne uno sguardo stupito. Evitò quantomeno di apparire esageratamente imbarazzato o spaventato dalla cosa. Tuttavia non era cosa comune una convocazione a quel palazzo. Men che meno per uno shinobi come lui, e sapendo delle passate parole dette a villa Kobayashi, temeva che queste fossero in qualche modo giunte al Daimyo che ora voleva chiudere la questione.

    °Non va bene... All'interno delle mura ho un minimo di autorità e importanza, quindi non potrebbero eliminarmi in libertà... Ma al palazzo del Daimyo... Li si che potrebbero colpirmi e farmi sparire senza lasciare traccia... Non va bene... Non va affatto bene!°

    "Il messaggero vi attende alle mura. Ha detto che non accettava di consegnare il messaggio se non a voi"


    Le parole di Yamazaki lo riportarono alla realtà, facendogli ricordare i compiti che aveva in quel particolare frangente.

    «D'accordo... Torna alle mura allora, inizia a portare le mie scuse per il mio ritardo e comunica che sarò da lui il prima possibile... Prima di mettermi in marcia temo dovrò darmi una minima sistemata...»


    Yamazaki rispose solo con un semplice cenno di assenso e si congedò immediatamente, dirigendosi nuovamente al suo posto.
    Atasuke dal canto suo chiuse la porta e si diresse immediatamente sotto la doccia. Lungo il breve tragitto però si rese conto dell'ora e comprese che era ormai fin troppo tardi per fare tutto ciò che andava fatto e giustamente il messo non aveva di certo tutta la giornata per attendere.
    Incrociò quindi le mani, creando rapidamente un clone che spedì in cucina a preparargli un pasto rapido mentre lui si dedicava ad una salutare quanto necessaria doccia per rendersi presentabile all'uomo che lo aveva convocato.
    Certo non sapeva che cosa quel messaggio contenesse, ma sapeva che non era una buona idea presentarsi sudato dopo una sessione intensiva di allenamento.

    [...]


    Dopo "pochi minuti" Atasuke era perfettamente rimesso a nuovo. I Capelli in ordine e gli abiti finemente stirati come conveniva. Certo non voleva apparire un damerino, tuttavia non voleva rischiare di mancare di rispetto con un'abbigliamento poco consono, seppur tenuto conto del ruolo di ninja per cui probabilmente veniva convocato.
    Rapido si fece dare il "pranzo da viaggio" che il clone gli aveva preparato ed impacchettato, infilandolo sotto al mantello prima di incamminarsi rapido per le vie del villaggio.
    Raggiunte le mura non ebbe difficoltà nell'individuare il messaggero. In quel momento era l'unico elemento chiaramente intento a svolgere un compito anzichè rilassarsi godendosi la giornata.

    «SOUGO!»


    Tuonò furente alla vista di tanta inopportuna inefficenza.

    "Oi, Atasuke... C'è un messaggio per te da questo tizio..."

    °Un... Un messaggio per me da questo tizio!?°

    «Sougo, razza di animale! Vedi di rimetterti subito al lavoro o giuro che questa volta ti sbatto a fare la ronda in piccionaia!»


    Abbaiò furente con una tale furia da sbalzare il sottoposto dalla sedia su cui si ciondolava amabilmente con una mascherina da notte sul viso su cui erano disegnati due occhi spalancati, come se quella sorta di "illusione" potesse lasciar credere che fosse realmente sveglio.

    «E voialtri!? Pensate di battere la fiacca solo perchè oggi è il mio giorno libero!? Al lavoro, scansafatiche! E domani ne riparliamo al briefing di inizio turno»


    Concluse con un sibilo particolarmente minaccioso. Se c'era una cosa che non approvava era l'inoperosità, specie quando questa dilagava nei momenti in cui era assente. Sapeva che la sua assenza rischiava di venire prolungata oltre e sapeva altresì che non poteva permettersi di lasciare il resto della guardia in tale disordine.

    «Mi perdoni per la pessima figura... Mi è stato detto che avete un messaggio per me dal Daimyo... Sono Atasuke Uchiha»


    Si rivolse con cordialità al messaggero che con altrettanta cortesia si inchinò porgendo ad Atasuke il messaggio.

    "Ah, dunque siete finalmente voi il vero Atasuke Uchiha... tenete, qesto è per voi ed è della massima urgenza..."

    «Il "vero" Atasuke Uchiha? Che cosa intendete dire?»


    Rispose Atasuke con un tono decisamente incuriosito, prendendo tra le mani il messaggio ed iniziando ad aprirlo per leggerne il contenuto, che iniziò a leggere mentre cordialmente il messo enunciava la serie di fatti avvenuti durante la sua attesa.

    °Kazutoshi Murasaki, ultimo esponente della dinastia del dragone...°

    "Quel giovane, Sougo se non erro, si era spacciato per voi dicendo di essere lui Atasuke Uchiha e millantando di essere il futuro Hokage..."

    °... Richiede udienza in data odierna e con la massima urgenza allo shinobi Atasuke Uchiha...°

    "Inoltre, se non fosse stato per l'altro ragazzo... Come si chiama... Yamazaki? Non ci saremmo resi conto della bomba che aveva piazzato sull'altro messaggio..."

    °In fede del rapporto di collaborazione e rispetto intercorrente tra il grande Clan del Fuoco e del Villaggio della Foglia, si richiede la priorità per tale convocazione.°

    "Davvero quell'uomo fa parte dei guardiani di Konoha?"

    °Sougo... questa volta giuro che ti ammazzo°


    Mentre leggeva le parole di quel messaggio, una vena iniziò a pulsare sul collo di Atasuke, mentre il suo sguardo sembrava farsi tetro ad ogni istante. Involontariamente strinse le mani a pugno, stracciando in quel modo il messaggio che teneva in mano, che per sua fortuna aveva appena terminato di leggere.
    Al massimo della velocità Atasuke si era ormai fiondato contro il volto del biondino, sganciandogli un destro estremamente teso e potente, scagliandolo via di alcuni metri, schiantandolo contro la parete della struttura vicina, lasciando addirittura alcune crepe sulla stessa.
    Per settimane molti dei presenti ancora non riuscivano a comprendere che cosa fosse successo, ma alcuni narravano di leggende secondo cui il pugno di Atasuke fosse addirittura avvolto da un alone azzurrino, quasi demoniaco. Come se in quel colpo ci avesse addirittura messo la propria anima oltre che lo spettro di qualche demone.
    Inutile dire che il messaggero rimase con molta probabilità colpito da tale violenta reazione, ma di certo fù l'innata naturalezza con cui Atasuke parve recuperare immediatamente la sua pace interiore a lasciarlo decisamente senza parole.

    «Ancora una volta sono costretto a scusarmi per la pessima figura... La prego di perdonarmi... Intanto, la ringrazio per la sua cortesia ed efficenza. Mi dirigo immediatamente al palazzo»


    E con un brevissimo inchino, svanì dalla piazza antistante il gate, fiondandosi rapidamente lungo la via che conduceva al palazzo.
    Mantenendo quel ritmo, salvo imprevisti non avrebbe impiegato più di un paio d'ore, forse tre ore scarse, giusto quanto bastava per gustarsi in santa pace il pasto che ancora aveva sotto al nero mantello.

    [...]


    ~Il palazzo Kayoutei~


    Come aveva previsto non gli ci volle molto tempo con il suo passo svelto. Nel mentre del viaggio si era anche rifocillato, stando oltretutto bene attento a non sporcarsi. Sarebbe stato davvero un pessimo risultato sporcarsi a quel punto rendendo vana tutta la preparazione.
    Giunto quindi al palazzo Kayoutei, la sua corsa si arrestò, portandolo a fermarsi a pochi metri dalle guardie nelle loro corazze lucenti che con sguardo torvo lo osservavano, facendo il loro mestiere.

    «Sono Atasuke Uchiha di Konoha. Sono stato convocato dal Daimyo stesso»

    "Quindi siete arrivato alla fine..."

    "Procedete oltre, Shizuka Kobayashi è già arrivata"


    Risposero a turno le due guardie, quasi come a volersi completare a vicenda. Soddisfatto dal livello di precisione e perizia nel lavoro dei due guardiani, Atasuke li ringraziò con un'inchino reverenziale, prima di proseguire oltre, varcando quella prima soglia di ingresso, questa volta ad un passo "normale".

    °Certo che questo palazzo è enorme... Ed il livello di guardia è decisamente interessante... Dovrei spedire qui Sougo ed alcuni dei suoi seguaci... Non si sa mai che non imparino qualcosa su come si fa il mestiere di guardiano...°


    Meditò tra se percorrendo il primo tratto di strada all'interno del palazzo in cui si era imbattuto.
    Dopo appena pochi passi però una figura comparve quasi dalle ombre, certamente rapida nei movimenti, tuttavia mai affrettata, segno che probabilmente era abituata a tali situazioni "concitate".

    "Atasuke Uchiha immagino..."

    «Esattamente, sono stato convocato dal Daimyo...»

    "Certamente... Il Daimyo vi sta aspettando. Mi permetto di darvi le spalle, vi prego di seguirmi."


    Atasuke a quel punto non aggiunse altro e si limitò a seguire l'uomo sin dove questi lo avrebbe condotto.
    Come fù a villa Kobayashi, più avanzava in quell'edificio, più si sentiva ad un certo modo a disagio. Non era avvezzo a quei luoghi, più per questioni di abitudine che di lignaggio. A differenza della maggior parte degli Uchiha infatti aveva da sempre vissuto una vita semplice, austera, anche se negli ultimi tempi aveva iniziato ad affinare il proprio modo di vivere, in parte adattandosi e comprendendo quel mondo diplomatico. Tuttavia, era ancora molta la strada prima del completo apprendimento.
    Giunti davanti a due pesanti porte, gli venne fatto cenno di fermarsi. Ipotizzando quindi che il Daimyo si trovasse oltre quella porta, fece un'ultimo controllo dei suoi abiti, attendendo la convocazione.

    "Atasuke Uchiha è arrivato, mio padrone e unico Signore."

    °Certo che qui si abbonda con i convenevoli...°


    Pensò tra se attendendo l'autorizzazione a procedere oltre.

    "Fallo entrare, Susumu."

    °Ed ora siamo al gioco finale°


    Meditò iniziando ad avanzare, varcando finalmente le porte che fino a pochi istanti prima, sembravano separarlo dal suo obbiettivo.
    In un rapidissimo momento le ante della porta scivolarono lateralmente, aprendo l'ingresso della stanza e permettendogli infine di vedere chi già fosse presente.
    Vide chiaramente Shizuka, posta rispettosamente in ginocchio con il pugno a terra ed in una frazione di secondo riuscì a scorgere una sorta di ombra, un'uomo che restava al fianco di quello che pareva essere il Daimyo.
    Senza farsi attendere Atasuke fece un brevissimo inchino di saluto prima di procedere oltre, portandosi alla fine al fianco di Shizuka.

    «Atasuke Uchiha, al vostro servizio Murasaki-sama»


    E con un'altro breve inchino scese a terra, portandosi nella stessa posizione di Shizuka, con il volto puntato a terra, anche se i suoi occhi cercavano di osservare dinnanzi a lui, seppur per pochissimi metri.
    A quel punto, il Daimyo iniziò con il suo sermone ed Atasuke si limitò ad ascoltare, pensoso, alle parole dello stesso.

    "Difficilmente riconoscerete il suo aspetto, ma Colui che siede al mio fianco è il ninja migliore che la Foglia possa vantare, ed è probabilmente il motivo per cui, di fatto, le sue reali sembianze vi dicono ben poco.
    Ebbene, egli è giunto al mio cospetto per una valutazione: quella per diventare il Decimo Hokage di Konohagakure no Sato."


    °Buon per lui... Tuttavia sarebbe cosa utile avere per una volta un Kage saggio, piuttosto che un Kage "migliore" degli altri... Basti pensare agli ultimi...°

    "Siete con orgoglio i primi a venire a conoscenza del fatto che tale vaglio è stato superato con successo.
    Ha ottenuto la mia approvazione come Hokage, e da oggi sarà conosciuto con questo titolo.
    Ma non è per questo che siete stati convocati. Certo il piacere di essere i primi per una notizia del genere non vi rende degni di sedere al cospetto del Daimyo del Paese del Fuoco."


    °C-cosa? Quindi questo tizio mascherato sarebbe il nuovo Hokage? Senza neppure un'elezione pubblica? Nessuna domanda fatta al villaggio ed al popolo? Mo soprattutto... Perchè? Perchè ci ha convocati quindi?°

    "Egli ha fatto il vostro nome, quali ninja degni di rispetto e stima, devoti al vostro villaggio come un figlio lo è con la propria madre. Ha fatto il vostro nome perché questo si accompagni al suo, come suo supporto e sostegno nel lungo percorso che da ora in poi lo aspetta... ma ovviamente, ai miei occhi, non siete nient'altro che due pulcini implumi. Benché il vostro nome vi preceda con onore, non vedo in voi due shinobi di tale ampio rispetto, ma due bambini."


    °Il nostro nome? Possibile? Chi diavolo è questo tizio? Ma soprattutto... Perchè il mio nome? Certo, non nego che la cosa possa essere estremamente onorevole e non può che farmi piacere... Ma perchè? Perchè io? Perchè non altri?°


    Molte e molte altre erano le domande che Atasuke si stava ponendo, tra le quali svanì il remoto timore legato alla possibile causa di convocazione che aveva ipotizzato.
    Al segno del Daimyo, Atasuke non attese altri segnali prima di alzarsi levando lo sguardo verso i due uomini che si erano posti dinnanzi a lui, tuttavia, mentre ancora elaborava i propri pensieri, Shizuka fu la prima a far schioccare la lingua. In fondo era indiscusso che lei fosse decisamente più a suo agio in quell'ambiente e di certo sapeva destreggiarsi magistralmente rispetto ad Atasuke che goffamente si avviava a poco a poco a quel mondo che ancora non conosceva perfettamente.

    °Devo ricordarmi una volta o l'altra di chiederle di addestrarmi nell'arte oratoria...°


    Pensò tra se con un velo di ironia, quando Shizuka ebbe terminato la sua esposizione. Atasuke aveva infatti notato con la coda dell'occhio la sua gestualità, ma soprattitto, potendola osservare dal fianco e non frontalmente, aveva notato che, specialmente nell'ultima domanda, ella aveva iniziato a tendere i suoi muscoli, forse innervosita o forse sospettosa di qualcosa.
    In tono pacato, un po per cercare di stemperare gli animi e la tensione che percepiva da Shizuka, un po per cercare di darsi sicurezza, partì anch'egli con i suoi quesiti, nella speranza che a poco a poco quella matassa iniziasse a snodarsi.

    «Perdonate la scortesia... Come forse saprete, non sono avvezzo ai modi regali che questo luogo imporrebbe, quindi non posso che scusarmi anticipatamente ed ammettere che avete pienamente ragione quando mi definite solo un "bambino" e come tale spero di apprendere maggiormente con il tempo... Tuttavia, come un bambino domanda al padre, io domando a voi: Perchè?»


    Si concesse una brevissima pausa a sottolineare quella semplice ma essenziale domanda, prima di argomentarla maggiormente e sottolineare quelli che erano i dubbi primari.

    «Perchè proprio noi e non altri? Spero vogliate perdonare la franchezza, ma come la qui presente, anche questo umile chunin si chiede come mai potremmo supportare una persona di cui non sappiamo nulla, o perlomeno il nome o il volto... Allo stesso modo mi chiedo proprio come solo due semplici chunin siano stati convocati come supporto, quando certamente sarebbe più consono il supporto di un Jonin di maggiore abilità o esperienza...»


    Un'altra brevissima pausa, come ad enfatizzare i punti focali che Atasuke stava cercando di sottolineare, anche se il discorso palesemente puntava a proseguire.

    «Certo, mi sento estremamente onorato dalla vostra convocazione, Murasaki-sama... e non nego lo stupore nell'essere considerato da quest'uomo a tal punto da venire considerato un suo appoggio. Certo non nego la mia fedeltà al villaggio, tuttavia, proprio per questa stessa volontà, comprenderete che non posso dire di appoggiare un'uomo in maschera di cui non conosco nulla... Spero quindi che voi vogliate essere tanto gentile da illuminarCi su questi punti a noi ancora oscuri...»


    Chinò lievemente il capo in avanti in segno di rispetto nell'attesa di un'eventuale risposta.
    Sapeva di non aver ancora minimamente colto nel segno e sapeva che quella non era che la semplice mossa di apertura di quella particolare partita, tuttavia, per quanto semplice ed insignificate un'apertura poteva apparire, sapeva anche che questa condizionava l'intera partita e rischiare uno scontro verbale fin dalle prime mosse non poteva che portare ad una sonora sconfitta.

     
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