Isamashii koi no densetsu

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    L'HoKage







    Fu lo shinobi sconosciuto ad alzarsi, probabilmente sorprendendo i due shinobi che si sarebbero aspettati un terzo grado da parte del Daimyo, ma si sbagliavano, era un compito dell’Hokage quello.
    Avrebbe girato attorno ai due una singola volta, senza proferir parola, squadrandoli mentre lo faceva. Camminava e osservava come se di fatto non li avesse mai visti.

    In questo momento se mi chiedessero di trovare un aggettivo per entrambi non avrei bisogno nemmeno di adoperare la fantasia.
    Falliti sarebbe il termine più conveniente, e vi prego, non abbiate la fretta di giudicarmi in questo frangente, sto semplicemente osservando la realtà.
    Vi ho convocati qui perché tra tanti shinobi ho notato in voi caratteristiche uniche, adatte per meglio dire.
    Tuttavia.


    Disse mentre riprendeva il suo posto, seppur lievemente avanzato rispetto al Kazutoshi che ora compariva alle sue spalle come un entità sovrannaturale che ne osservava e benediceva l’operato, non avrebbero potuto ricondurre a nessuno quella voce, recita o meno che fosse non dava alcun indizio riguardo l’individuo dietro alle bende.

    Le prime parole che vi escono di bocca sono velate accuse e ammissioni di scarsa idoneità.
    Fortunatamente, nonostante sia a malapena un contorno, avete mostrato una tenue modestia e solo questo vi permette di condividere con Kazutoshi-sama la stessa stanza.


    Lo sguardo della pallida ombra si spostava dagli occhi di Shizuka a quelli di Atasuke, instancabile in quel processo di osservazione che gli permetteva di discernere verità e menzogne.

    Ma visto che siete così dotti di politica e cronaca mondana da poter domandare prima ancora di rispondere, vi spiegherò come il mondo si muove mentre voi non lo state a guardare.
    Non esiste un concilio degno di fiducia, Shizuka Kobayashi, da quando il precedente Hokage è stato in grado di innalzarsi sopra di esso e nulla è stato fatto per impedirlo, permettendogli addirittura di ignorare il vaglio di Kazutoshi-sama. Ed eliminando tale concilio dall’equazione resta da prendere in considerazione esclusivamente una figura per avere una nomina onesta e vantaggiosa per il villaggio: il qui presente Daimyo, colui che protegge la nazione del fuoco senza combattere.
    Una delle poche figure che ancora desidera il bene della Foglia.


    Una pausa, quasi fosse anch’essa parte dell’ovvia deduzione che restava da fare.

    È chiaro quale legge stiamo rispettando, Shizuka-san?

    Non era un tono formale come il precedente, si poteva percepire un’affilata ironia infatti, una risposta che sottolineava quanto insinuazioni come quella della kunoichi fossero scarsamente apprezzate.

    Siete qui, Atasuke-san, perché siete fedeli.
    E la fedeltà, la lealtà e l’onore non sono dati dall’esperienza, o dal grado o da qualsivoglia impresa compiuta nei campi di battaglia, la fedeltà è un sentimento che non si adotta, e che a prescinder dal sesso…


    Disse con il tono malizioso di un padre che spiega al proprio figlio con api e fiori come un uomo e una donna siano in grado di mettere al mondo un bambino.

    Viene partorito.

    Un termine singolare per una simile occasione, ma che ben rappresentava l’ideale di fedeltà che quell’ombra voleva trasmettere, un qualcosa che nasceva dopo mesi di gioie e dolori, una parte di se stessi che veniva alla luce come un nuovo essere che dal momento stesso in cui veniva concepito diventava insostituibile ed unico.

    Ed onestamente pensavo fosse sufficiente a farvi comprendere che il mio ruolo sarà svolto al meglio quanto maggiore sarà l’attenzione che dedicherò al nascondere la mia identità, dopotutto fino ad ora è stata una ricetta vincente.
    Perché?
    Un uomo senza volto e senza storia è un uomo incorruttibile.


    Poteva forse essere negata una simile verità?

    Detto questo, che io vi dia o meno un nome, o un viso… reputate abbia importanza?
    Potremmo disquisire di questo in eterno, ma potrei celarvi la mia identità in mille modi e mentirvi in altrettanti e ben sapete che esistono, ed io so che non siete in grado di scovarne neanche la metà.
    Potete fidarvi dell’Hokage che il Daimyo vi ha posto davanti?
    Oppure volete correre all’infinito dietro a delle ombre che nemmeno esistono?


    Ultimata la frase si chinò in avanti, come a voler cercare un intimo rapporto con entrambi.

    O forse volete continuare ad avere un Hokage assente ed un villaggio del tutto sguarnito delle cariche più essenziali? Magari vi fa comodo potervi muovere nell’anarchia come viscide serpi…
    Vogliamo crescere?


    Passò la mano, pregando per delle risposte più produttive, sperando che l’utilizzo del plurale venisse colto come invito più che come una mancanza di rispetto.

     
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