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Asgharel.
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SPOILER (clicca per visualizzare)Narrato°Pensato°
«Parlato»
"Parlato" (altri)
-Citazioni-
[Abilità/Potenziamenti/tecniche]~Incarichi Prestigiosi~
Per quanto non fosse inutilmente rimasto davanti a quella fossa a lungo, lo sguardo di Raizen, che continuava a fissarlo lo metteva a disagio, o meglio, l'attesa di una sua risposta, davanti a quella “piacevole” fonte di aroma floreale, iniziava decisamente a disgustarlo, quindi fece appena qualche passo avanti verso il colosso, allontanandosi un minimo dalla fossa biologica, ancora aperta.“Certo che sei confuso, ci sono cose per cui non sei decisamente portato, fattene una ragione.
Ma ora rientra, capirai tutto.
E stai attento, non sono generoso come tuo padre, dopo l’ultima non do altre possibilità.”
°Non che avessi mai detto di essere perfetto e portato per qualsiasi cosa°
Si limitò a pensare, dato che il clone del colosso svanì nel nulla senza dar spazio a repliche.
Incuriosito, o per meglio dire, riavutosi in parte dai suoi dubbi, si rimise in marcia verso la sala dove si era tenuta la “conferenza”, domandandosi se in effetti non avesse in realtà avuto ragione, per quanto il presunto Sarutobi non avesse continuamente cercato di convincerlo del contrario.
Quando rientrò nella sala, ad attenderlo non erano, come li aveva lasciati Shizuka e “Sarutobi” bensì quest'ultimo era stato, per così dire, sostituito da Raizen.
Mentre il colosso salutava il ritorno dell'Uchiha, Atasuke non riuscì a trattenere un lieve sorrisetto di vittoria. In fondo aveva avuto ragione, per quanto le sue teorie potessero apparire strampalate, per quanto avesse osato oltre il limite, alla fine aveva ragione e la vista del colosso in quel posto, non poteva che dargli ragione.«Perdonate la lunga attesa, ed ancor più perdonate le condizioni in cui ritorno, anche se immagino fossero quantomeno previste»
Rispose con ironia, abbozzando nuovamente un'inchino, condito di un leggero sorriso, decisamente non uno di quelli lieti, quanto piuttosto sarcastico o ironico, anche se era difficile capire verso chi fosse quell'ironia, se verso se stesso o qualcun'altro.
Mantenendo quantomeno un minimo di orgoglio ed amor proprio, riprese il suo posto, non potendo evitare di notare l'alone di disgusto che il suo movimento portava verso Shizuka. Non ebbe bisogno delle sue parole, per intuire il motivo di tali espressioni, dato il luogo in cui era stato condotto, tuttavia, decise di risponderle quanto più delicatamente possibile, cercanto quantomeno di stemperare con i modi la brutalità del suo odore.«Perdonami Shizuka, ma sembra che Raizen abbia avuto il buon gusto di condurmi ad una visita guidata alla fossa biologica del palazzo... Quantomeno sono rimasto all'esterno anziché entrarvici...»
Cercò di tenere un tono basso, in modo da non rendere propriamente pubblico quel discorso. In fondo tutti, in quella stanza, già sapevano dove era stato condotto, ad eccezione di Shizuka, tuttavia non era il caso di farne un'argomento di dibattito pubblico in quel frangente.
Riportò quindi l'attenzione sul Daimyo, che proseguì con le dovute presentazioni, ormai non più velate sotto inganni o giri politici, becsì chiare e cristalline.
Ascoltò poi con attenzione le parole del nuovo Hokage, compresa anche la battuta, sottile quanto un'albero centenario, in merito al suo odore, ed Atasuke rispose con un sorrisetto ed un breve cenno del capo, comprendendo appieno l'allusione.
Tolto quel segno, tuttavia, rimase fermo, immobile, in modo quantomeno da ridurre al minimo gli spostamenti d'aria, cercando di non appestare i presenti con il suo odore, che per quanto non fosse estremamente forte, in un'ambiente di quel tipo, stonava e risaltava oltre ogni immaginazione.“Atasuke, sarai capo dei guardiani, ma da qui fino a data imprecisata mi fornirai rapporti su ogni persona in ingresso al villaggio in modo che io possa tenere sotto controllo il tuo operato fino a che non ti reputerò in grado di essere indipendente.
Accettate?
Abbiate la buona coscienza di rispondere con sincerità, perché con me le bugie hanno le gambe corte, ma a palazzo Kayokutei non hanno la testa.”
°E cosa cambierebbe da ciò che faccio tutti i giorni?°
Si chiese tra se non trattenendo un sorriso mentre la sua compagna di sventura rispondeva all'offerta ricevuta, ovviamente, accettando.
Rimase fermo, quasi impassibile, finchè non giunse il suo turno di decidere e di rispondere alla proposta fattagli.«Raizen Hikigami-sama, Di certo non ho parole ne modi tanto formali quanto quelli di Shizuka per prestare giuramento, tuttavia, con onestà accetto l'incarico che volete affidarmi. Certo non vedo il perchè di tali attenzioni nel mio operato, tuttavia, le accetto, anche se spero vogliate farmi la grazia di disquisirne in merito in una sede più appropriata, magari discutendo anche di “pedine e scacchiere”, in modo da poter colmare questa nostra “lontananza”»
Il suo sguardo era serio e deciso, forte nella sua convinzione ed in quello che aveva detto, tuttavia era altresì rilassato, calmo. Con una calma per certi versi innaturale, o quantomeno ben lungi da ciò che era stato dimostrato fino a pochi istanti prima.
Con calma e gesti precisi, prese a sua volta una posizione marziale, per accettare, a questo punto ufficialmente, l'incarico che gli era stato assegnato.«Murasaki-sama, spero vogliate perdonare i miei modi, decisamente non degni di questo luogo. Mi vergogno del modo in cui mi sono comportato. Hokage-sama, accetto l'incarico che avete deciso di offrirmi e giuro a voi, sul mio stesso onore, che farò del mio meglio per proteggere Konoha nel mio ruolo, facendo tutto ciò che è e sarà in mio potere, restando sempre fedele al villaggio ed al paese del fuoco.»
Non aggiunse null'altro. In fondo non aveva molto da dire in quel frangente ed in effetti non era solito perdersi in arzigogolati discorsi, o quantomeno non quando si trattava di accettare un'incarico, sia che questo gli fosse assegnato da un Daimyo o da un qualsiasi abitante del villaggio.
Se ne avesse avuto modo, avrebbe di certo approfittato di quell'occasione per chiedere a Shizuka di addestrarlo o quantomeno formarlo ad un livello base sulle “buone maniere” da usare a corte, anche se era convinto che con l'Hokage che si ritrovavano, i modi grezzi sarebbero diventati di certo i più efficaci.. -
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Ultimo sake
Ciò che si dipinse sulle labbra di Raizen era la più totale soddisfazione, una serenità che pareva essere propria soltanto di coloro che hanno raggiunto la pace dei sensi, non era soddisfatto perché li aveva messi nel sacco, no di certo.
E tale rimase mentre Shizuka lo afferrava e cercava di portarlo a se per dargli una testata, ed in effetti ci riuscì, anche se non fu lui ad essere avvicinato ma lei, il Colosso non era tra gli shinobi più forti presenti in accademia, il Mikawa ad esempio lo superava, tuttavia era più che in grado di tenersi fermo sulla sua posizione e accusare il colpo dell’allieva.
Per Shizuka sarebbe stato come colpire una roccia: si, l’aveva colpita, ma la sua testa non era quella più dura.
Solamente quando si scusò Raizen inumidì il pollice nella lingua e cercò di strofinarglielo sulla fronte, ancora profondamente beato dei risultati del suo teatrino.
Su su, torna a sedere ora, dobbiamo aspettare Atasuke.
Quel sorriso.
Iniziava ad essere inquietante a causa del lasso di tempo passato a sconvolgergli i tratti del viso, ma lentamente si spense, abituandosi a quella sensazione rapidamente, solamente all’ingresso di Atasuke si riaccese, stimolato dalla mefitica presenza.
Tuttavia la sua recente acquisizione di responsabilità gli permise di spegnerlo in poco tempo.
Fu orgoglioso di Shizuka in quel momento come raramente lo fu in passato, forse l’insicurezza stessa della ragazza spinse il suo sentimento a gonfiarsi, sperò che quella modestia non andasse perdendosi durante la carriera che l’attendeva.
Non ti preoccupare, ti ho scelto per una ragione e se l’ho fatto vuol dire che non hai alcun motivo di dubitare di te, potresti non avere le conoscenze, ma le acquisirai, non temere.
Ascoltò la conclusione del discorso e insieme ad essa anche quella ti Atasuke, e si sentì lievemente spiazzato, in vita sua non era mai capitato che gli venisse giurata fedeltà, nemmeno quando da capo missione aveva dimostrato di essere in grado di imbastire un buon piano d’attacco o difesa che fosse.
Inspirò a lungo.
Non so che dirvi.
Disse sgonfiandosi come un pallone con uno squarcio troppo grande.
Grazie, un sincero grazie è quello che la mia mente poco incline alla gratitudine sa rivolgervi.
Ma sicuramente, quando voglio esserlo, sono sincero.
Tirò su col naso qualche volta cercando altre parole consone alla situazione.
O mavaffanculo, sembriamo tre stoccafissi e l’unica cosa che ci separa dal daimyo è che lui è vestito meglio.
Benvenuti a bordo e tanti saluti signori, io sarei per concludere con un ultimo bicchiere di buon auspicio e lasciare a noi tutti la possibilità di riflettere su ciò che è appena accaduto qui dentro.
Preparò il proprio versando una modesta quantità di sakè nella sua tazzina, ed alzandola lievemente invitò gli altri a porgere la propria per fare la medesima cosa.
Gli abiti che portava parvero diventare improvvisamente più stretti nonostante la millimetrica precisione con cui erano stati confezionati.
L’ignoranza era ingombrante.. -
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