Il Massacro della Felce

Paese dell'Erba - Kusa no Kuni

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  1. Arashi Hime
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    Y Danone
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    MISSION

    The whole problem with the world
    is that fools and fanatics are always so certain of themselves,
    and wiser people so full of doubts.




    Un ampio mantello verde cupo ondeggiava silenziosamente alla brezza della notte. Il suo colore particolare, conteso tra quello della natura e della terra fresca di pioggia, confondeva perfettamente la figura che lo indossava tra le pieghe dell'oscurità in cui questa camminava senza emettere alcun suono superfluo. Di tanto in tanto il vento di quella primavera ancora troppo fresca per essere considerata accogliente apriva leggermente i lembi del pesante drappo in lana, rivelando gambe vestite di pantaloni in pelle nera e stivali alti al ginocchio di cuoio altrettanto scuro, ma non molto più di questo.
    A dispetto dell'ora della notte, che l'avrebbe forse già voluta al caldo di qualche locanda, la figura si muoveva lentamente, quasi non avesse nessuna fretta di arrivare nel luogo verso il quale si stava dirigendo, e continuò ad avanzare a quell'andatura anche quando i suoi sensi captarono il puzzo di fumo acre e pungente che la brezza portava con sé. Stuzzicato dall'interesse il cappuccio si alzò brevemente verso l'alto, riempiendosi della luce di un enorme fuoco che si issava in lontananza verso il cielo e rivelando così, solo per un istante, due occhi di un verde cupo come la notte che appena un istante dopo si nascosero di nuovo nel buio. Abbassando la testa, la figura incappucciata abbandonò con una rapida deviazione il selciato sul limitare del quale stava camminando e si inoltrò meglio nei cespugli che lo costeggiavano, ringraziando gli Dei di tutta l'erba che riempiva quel Paese e che non poteva che essere la migliore delle coperture.
    […] Un altro villaggio. Era il secondo che trovava in preda alle fiamme da quando era arrivata nel Paese dell'Erba, tre giorni prima.
    La prima volta che si era trovata di fronte alle macerie e al fumo era stata colta dall'agitazione. Era scattata in avanti senza pensare a nient'altro, correndo il più velocemente possibile, vittima di quel panico sordo che nasceva dall'evocazione di un ricordo ancora fresco... ma si era accorta subito di essere arrivata tardi. Nessuno era in vita, o ancora abbastanza attaccato ad essa perché le sue conoscenze potessero prestare soccorso. Era rimasta inerme, ferma e stordita, incapace di capire. Non era stato necessario indagare per comprendere che quel villaggio non era di Shinobi, ma un semplice accampamento dislocato di soli uomini e donne adulti dediti all'erboristeria. Civili, niente più, la cui cosa più pericolosa in loro possesso era qualche falcetto dalla punta stondata usato per cogliere erbe e fiori.
    Se n'era andata senza lasciare tracce se non quelle impresse nella sua memoria, che avevano preso forma e l'avevano poi cambiata diverse volte nei villaggi successivi che aveva visitato. Ogni informazione che era riuscita ad ottenere, in ognuno di questi, era diversa: si parlava di un gruppo di Nukenin nel primo, di un regolamento di conti nel secondo, fino ad arrivare progressivamente a teorie sempre più astratte in cui ombre prive di volto, affamate di vita, si aggiravano dopo esser state evocate da rituali misteriosi.
    La mente umana era solita inventare laddove non capiva e Shizuka Kobayashi –la Principessa del Villaggio della Foglia– aveva negli anni sentito abbastanza storie da potervi scrivere una raccolta di fiabe. Era abituata a prendere tutte le possibilità in considerazione, ma a non credere a nessuna in particolare. Non ci voleva comunque chissà quale raffinata mente da stratega per capire che qualcuno stava agendo in quelle Terre e che, a dispetto dell'obiettivo primario, piantava morte come un agricoltore nero, senza curarsi poi troppo delle conseguenze. Con ogni probabilità Shinobi dell'Erba erano già all'accademia a fare rapporto, del resto quel Paese era abbastanza piccolo da poterne conoscere gli accadimenti complessivi con facilità. Chiunque agisse in quel modo sconsiderato era quindi un pazzo, o un idiota, o forse abbastanza organizzato da potersi permettere la scelleratezza del suo comportamento; quale che fosse il caso non era da sottovalutare.
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    Filtrando tra l'apertura frontale del mantello, una piccola mano guantata si alzò ad abbassare ulteriormente il cappuccio sul volto, mentre la figura si premuniva di camminare nelle zona d'ombra degli alberi in cui la luce della luna non arrivava e dove l'erba alta poteva coprirla fino alle spalle. Per una volta soltanto la ragazza benedì la sua scarsa altezza.
    [..] Quindi anche il Villaggio della Felce era ridotto in macerie... non aveva bisogno di correre, stavolta, del resto neanche lì ci sarebbe stato alcun sopravvissuto. Purtroppo, avrebbe aggiunto.
    Sospirando impercettibilmente la figura lasciò cadere le spalle verso il basso con fare platealmente sconsolato: quando precisamente aveva sputato nella ciotola delle offerte agli Dei? Davvero, quando?
    Non bastava essere stata scelta per quella missione del diavolo, in cui era pagata una miseria per consumarsi gli stivali alla ricerca di un costruttore che amava nascondersi come una talpa durante il giorno, sparpagliando tante di quelle informazioni false sul suo conto da farlo credere in possesso di quattro vite (si diceva sul suo conto che avesse persino tre moglie... beh, contente le mogli, forse un po' meno lui visto il carattere di quella che aveva avuto il piacere di incontrare due giorni prima e che si professava “l'unica e la sola”...un po' come Dio, insomma); adesso doveva pure vedersi radere al suolo il villaggio in cui risedeva il fratello del povero paranoide.
    Da brava infiltrata per ottenere quella sola informazione, neanche primaria per giunta, aveva usato ogni accortezza del caso per non apparire, anche all'occhio più attento ed esperto, nient'altro che una semplice viandante dagli occhioni da cerbiatto [PianificazioneVillaggio: Personale
    Posizioni Magiche: Disegno (10)
    L'utilizzatore, apponendo il sigillo su se o su terzi, può cambiare il colore del chakra alterando alcune caratteristiche dello stesso come quantità di chakra posseduta e impronte. Non può nascondere la presenza di Demoni o altre entità risedenti nel corpo su cui appone il sigillo. Il sigillo dura massimo un giorno.
    Tipo: Fuuinjutsu – Ninpou
    (Livello: 4 / Consumo: Medioalto)


    Energia:bianca; Impronta: nessuna; Abilità innata: nessuna
    ], ma ci aveva comunque impiegato tre giorni, trecento ryo di cibo disgustoso e persino una moina ad un panciuto oste per capire che doveva andare lì... invano, a quanto pareva.
    Suo malgrado la figura incappucciata continuò a proseguire scuotendo appena la testa. Non era abituata a lasciare il lavoro a metà e benché il villaggio potesse essere stato raso al suolo qualche informazione la si trovava sempre, con un po' di impegno.
    Abbassandosi perché il suo cappuccio risultasse solo una macchia ondeggiante nell'erba alta, l'ombra proseguiva tenendosi china. Le fiamme erano troppo vive e ancora troppo alte per dare ad intendere di ardere da molto tempo, e per quanto non nutrisse nessuna reale preoccupazione su possibili incontri, la sua indole attenta, figlia di qualcosa di più profondo e radicato, non le permise di avanzare liberamente. E ne fu lieta.
    Si accorse di quella presenza quando la luna alta nel cielo la illuminò, stagliando la sua sagoma nella luce argentea della notte: avanzava correndo a perdifiato, senza nessun tipo di riguardo per le pessime espressioni dettate dalla stanchezza che gli si dipingevano sul viso. In mano teneva una spada dal fodero rigato e sulla testa un coprifronte inciso con il simbolo dell'Erba: uno Shinobi [Energia blu percepita].
    Fermandosi istantaneamente e abbassandosi abbastanza da poter vedere il passaggio del ragazzo -ventidue anni al massimo, sufficientemente esperto da non fare rumori molesti a dispetto della velocità mantenuta, ma troppo agitato per ricordare la prudenza di qualsiasi strategia– correva rapidamente in direzione del villaggio in fiamme. Socchiudendo gli occhi, Shizuka Kobayashi suppose che provenisse dal villaggio che aveva trovato su quella stessa strada circa un'ora di cammino lento e svogliato prima. Con tanta confusione in giro in quel Paese in quei giorni, era ovvio presumere che tutti gli Shinobi validi fossero stati messi in allarme e dislocati laddove non ce n'erano, in attesa che un supporto provenisse dall'accademia o da qualche Paese alleato limitrofo: Fuoco o Terra.
    Per quanto poco le potesse piacere, quello non era affar suo e non aveva perciò nessuna intenzione di mostrarsi; era infatti sul punto di cambiare direzione virando verso est, quando improvvisamente percepì un'altra presenza. Girandosi di scatto, la kunoichi si accorse di una persona incappucciata in mezzo alla strada, che avanzava nella direzione da cui lei proveniva con la stessa tranquilla lentezza di uno spensierato viandante durante una romantica passeggiata al chiaro di luna... o almeno sarebbe stato bello pensare così, perché a meno che non fosse cieco, sordo e con l'olfatto sfalsato, c'era solo un genere di persona che poteva lasciarsi alle spalle un villaggio in fiamme con una così plateale e ostentata calma.
    Imprecò orrendamente tra i denti e a quel punto, posta tra due fuochi, la ragazza si fece rigida: doveva andarsene, e rapidamente anche. Non aveva idea di quale fossero le capacità dei due individui, ma non aveva neanche ragione di scoprirlo. Ryouma era morto, e con lui le informazioni che le servivano. Sarebbe tornata il giorno dopo, con calma, e per il momento avrebbe proceduto al villaggio successivo, sperando che fosse intero stavolta. Se l'accademico non era un idiota aveva avvertito del suo allontanamento, e in ogni caso fiamme di quelle proporzioni, abbastanza estese e potenti da illuminare il cielo nero, non sarebbero passate inosservate. Quella era una radura aperta del resto, e ragionevolmente il segnale di un incendio simile, soprattutto con un tempo sereno e un vento come quello, si sarebbe visto a grande distanza da lì.
    Bella cazzata, amico piromane, davvero bella cazzata.
    Sorrise educatamente. La situazione non era delle migliori e certo il suo piano originale non era andato come aveva auspicato, ma aveva ancora modo di andarsene senza guadagnarsi qualche problema, del resto la sua missione era un'altra: la giustizia di quel tipo sarebbe stato il problema di qualcun altro.
    Affinando le sue capacità di occultamento [Piano BSpeciale: L'utilizzatore può sfuggire facilmente dalle situazioni problematiche nella quale si è cacciato: ogni azione intrapresa per evitarla senza affrontarla direttamente è potenziata di 2 tacche in una statistica a scelta dell'utilizzatore al momento della scelta della situazione. Questa abilità può coerentemente essere utilizzata quando il primo piano è fallito oppure quando scelto un piano inusuale per affrontare il problema.

    Furtività + 2
    ] la kunoichi si appiattì verso il suolo e girando le spalle alla strada fece per scappare...
    ...quando improvvisamente qualcosa ferì orrendamente il suo udito, immobilizzandola sul posto.

    «Aiuto...!»

    Era una vocina acuta. Disperata. Terrorizzata. Infantile.

    «...Aiuto, aiuto!»

    Non più di sei anni, il modo con cui stringeva teneramente nel pianto le sillabe finali del suo appello lo rendeva evidente.

    «Qualcuno ci aiuti...! Aiuto! Kotone, non fermarti, corri!
    Aiuto! AIUTO!»


    Girandosi lentamente la Principessa della Foglia impallidì. Come un veleno paralizzante che si espandeva nel suo corpo, privandola della capacità di continuare nel suo piano, la figura di un bambino di cinque o sei anni si rispecchiò in lontananza nei suoi occhi. Per mano teneva una bambetta, molto più piccola, appena in grado di camminare, forse di due anni appena.
    La bocca le divenne arida: vivi. Erano vivi.
    ...Perché? Impallidì, se possibile, ancora di più.
    Non c'erano superstiti nei villaggi precedentemente attaccati. Perché ora si?
    Istintivamente lanciò uno sguardo allo Shinobi accademico, ormai ad una distanza tale dalla figura incappucciata da fermarsi ed estrarre la sua spada.
    Fortunatamente c'era lui, i bimbi non avrebbero avuto problemi, ma quella era un'informazione che forse le sarebbe stata utile –se uccideva gli adulti e risparmiava i piccoli, forse c'era un disegno più complesso di quello apparente dietro quegli attacchi– e in ogni caso che non avrebbe risparmiato nel suo rapporto. Forse era necessario tornare a casa e spiegare un po' cosa stava succedendo, con ogni probabilità non era una faccenda che poteva gestire da sola e del resto, quel vecchio tasso di un costruttore, non lo avrebbe trovato neanche il migliore degli inseguitori...
     
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