Il Massacro della Felce

Paese dell'Erba - Kusa no Kuni

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  1. Arashi Hime
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    INTELLIGENCE

    A man must be big enough to admit his mistakes,
    smart enough to profit from them,
    and strong enough to correct them.




    «Hara? Sei uno di quelli che vengono subito...al punto. Che delusione.»



    Era stato veloce. Più veloce di quello che aveva immaginato a darle quello che voleva.
    Gli Dei la benedicessero, stavolta era riuscita a farcela in appena mezzo minuto di monologo sclerotico, cominciava ad ottenere un certo talento in questo genere di cose. Se ne avesse avuto il tempo avrebbe riso. Davvero.
    Ma non ne aveva.
    Sgranando gli occhi nel percepire lo scatto di quello che ormai poteva immaginare senza più remore essere un nukenin, la ragazza si gettò all'indietro abbastanza velocemente da non venir coinvolta in qualsiasi stramberia quel tipo stesse strillando come una gallina [Slot Difesa: impasto Basso Riflessi 650] e stringendo i denti si maledisse. Ne aveva già avuto abbastanza di quel tizio e avevano appena iniziato. Sospirò, satura del suo stesso pessimo carattere, e a quel punto, come ogni volta in cui non voleva problemi per qualcuno che le interessava relativamente poco e da cui del resto aveva già tratto il maggior profitto, la ragazza fece ciò che le sarebbe servito per dare un taglio pulito e rapido alla sgradevole sensazione di noia e irritazione che cominciava ad attanagliarla: lo ingannò.
    Fu solamente un istante, difatti. Un rapido secondo.
    Mentre il traditore le correva incontro lei lasciò che quella sua parte di sé poco ragionevole e molto istintiva si liberasse, corrompendola dall'interno come un malessere diffuso che ne divorò il cuore e poi, subito dopo, gli occhi... i quali si tinsero di una tonalità di cremisi scura come la notte. [Attivazione Sharingan, Creazione liv.II, potenza 30]. Ma questo, ahimé, il suo opponente non lo avrebbe notato, poiché l'unica cosa che sarebbe stato capace di vedere sarebbe stato il braccio della sua opponente alzarsi e poi gettare qualcosa al suolo... il tempo di tutto l'avvicendarsi della situazione, del resto, sarebbe stato troppo breve per far notare qualcos'altro, cosicché prima ancora di rendersene conto una nube esplose di fronte al viso del traditore [Slot Azione I]: un fumogeno?!
    No. Non lo era.
    Un'illusione. Nient'altro che menzogna. Ma sarebbe stato impossibile per il Nukenin rendersene conto, poiché la dinamica che seguì fu rapida e incalzante, dettata più dalla poca voglia di rimanere lì che da un reale interessamento per le capacità dell'avversario.
    Alzando una mano di fronte a sé con la fatica dettata da una sorta di torpore di cui non volle comunque curarsi [Slot Azione II], la donna incappucciata, approfittando della nube illusoria che ne copriva i movimenti, creò due Kagebushin identici a lei [Slot Tecnica Avanzato], lasciando che il primo di questi si sostituisse alla sua posizione, frontale rispetto all'avversario, in attesa che questo attaccasse per poter vedere i lineamenti di lui. Come che fossero andate le cose, che venisse dunque colpito o smascherato, non sembrava interessargli, e non solo perché i capelli che la sua creatrice si era tinti di biondo e il trucco distorsivo dei suoi lineamenti che si era fatta, sommato al tonodi voce completamente mutato e all'accentazione tutta nuova, rendevano impossibile un futuro riconoscimento; ma anche e soprattutto perché al suo posto, in caso di eliminazione, si sarebbe subito sostituito il secondo dei Kagebushin. Il suo obiettivo dunque era evidentemente un altro...
    «Beh? In difficoltà a capire chi è quella vera tra le due?» Avrebbe esclamato sardonico il Kagebushin, fingendosi la kunoichi reale, per far innervosire l'avversario.
    Prima tuttavia che questa dinamica si compisse, la kunoichi si sarebbe limitata, per permettere che la sua posizione venisse colmata da quella della sua copia, a sostituirsi con il primo sudicio pezzo di terriccio compatto messo a disposizione da quel luogo [Slot Tecnica: Kawarimi] e poi, nel modo più plateale possibile...a darsela a gambe buttandosi nella foresta ricca di vegetazione dall'altro lato della strada; del resto ciò che quel povero squilibrato avrebbe fatto, non sarebbe stato un suo problema visto che non si era avvicinato, seguendo il suo allontanamento, per portare a termine i suoi attacchi.

    [...] Non le interessava ingaggiare o mantenere uno scontro. Non le era mai interessato. Era un'infiltrata, combattere equivaleva a mostrarsi e nel farlo a fallire la missione...
    ...e del resto la sua valutazione su quell'individuo non aveva mancato di rivelarsi corretta: un idiota privo del raziocinio utile a comprendere le conseguenze delle azioni proprie e altrui.
    Avrebbe voluto altro da lui, non si sentiva di negarlo, ma non poteva al contempo neanche definirsi scontenta. Aveva già ottenuto tutto ciò che poteva ottenere da una circostanza come quella e soprattutto da una persona simile: aveva visto la sua abilità innata all'opera, conosceva ora il suo volto, aveva messo in salvo testimoni oculari –ormai al sicuro presso Shin, pensò con sollievo– tenendolo occupato abbastanza da permettere agli Shinobi di Kusa di arrivare, o almeno così sperava... beh, non che importasse poi molto, del resto prima di fare tutta quella roba aveva già adempiuto all'individuazione del costruttore per cui era stata mandata in quel paese –il che rendeva quella sua ultima esibizione niente più che un surplus per cui essere profumatamente pagata– e aveva persino mandato un messaggio a qualcuno di cui quel pazzo avrebbe dovuto avere molta più paura che di lei, e su questo c'era poco da discutere. Non era una grande novità del resto...
    ...giacché se lei agiva di intelligenza e strategia, Raizen Ikigami –la sua Volpe, la parte di lei che la completava come il Sole perfeziona la Luna– agiva di istinto e brutalità. Ed era davvero un peccato, sul serio... quel tipo era un bell'uomo, bello davvero, ma quando sarebbe stato fatto a pezzi, ahimé, non ne avrebbe più potuto ammirare i deliziosi lineamenti.
    “Ciao fighetta” forse non era stato il saluto più idoneo, visto cosa lo aspettava da quel momento in avanti. "Ciao condannato" suonava decisamente meglio.

    Sospirando sonoramente e chiedendosi perché, persino in un momento come quello, avesse fame, la ragazza proseguì nella sua corsa senza fermarsi neanche a prender fiato, nascondendosi tra la vegetazione e gli arbusti offerti dalla natura incontaminata di Kusa, diretta verso il villaggio che in precedenza aveva ignorato, preferendo proseguire, ma che ora più che mai le appariva un posto splendido in cui arrivare.
     
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