Il Massacro della Felce

Paese dell'Erba - Kusa no Kuni

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  1. Boreanz
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    Malgrado le urla squarcianti dei due bambini, nessuna risposta o reazione giunse dalla foresta; chiunque fosse, la donna dagli occhi rossi aveva preferito lasciare i suoi cuccioli a morire, piuttosto che rischiare di affrontare il Flagello per tentare di salvarli. Saggia decisione, pensò Jeral, godendosi il pensiero della tormentosa decisione che l'aveva costretta a prendere. Una sciocchezza, ma divertente.

    Serrò ancor di più la stretta sui piccoli colli dei mortali in miniatura, che così cessarono di agitarsi e si accasciarono nella sua presa come bambole rotte appese al vento. Per il momento respiravano ancora: l'Avatar li aveva solo fatti svenire. Come era ovvio, però, non c'era un intento pietoso dietro le sue azioni. Appoggiò i corpicini a terra ed eseguì il jutsu di interrogazione mentale sul piccolo figlio della Felce, ripercorrendo gli eventi di quella serata di fuoco e di morte. Vide sé stesso entrare nella chiesa bianca, incenerendone le grandi porte con il semplice tocco, ed iniziare il massacro del culto lunare. Prima gli adulti, poi gli anziani, ed infine le donne. I mocciosi avrebbero potuto vivere, per rendere famigerata la sua cerca di Hayate.

    Il ricordo proseguì tramite le domande accuratamente poste dall'Immortale, ormai maestro in quella tecnica, e questi poté vedere la viandante: aveva tirato i bambini nell'erba alta per tentare di nasconderli al Flagello e li aveva rassicurati come una chioccia. Una scena pietosa. Quando le labbra della proiezione psichica del bimbo ripeterono le parole che la donna aveva pronunciato, Jeral ghignò. Quella sciocca aveva affidato loro un messaggio, sottovalutando i poteri dell'Avatar e la sua caparbietà nell'indulgere nelle piccole distrazioni in grado di divertirlo. "La Volpe deve sapere", aveva detto la donna, assieme a numeri e rebus.

    « Bah. », bofonchiò.

    Non che quel messaggio o il suo contenuto, qualunque fosse realmente, avessero importanza, come del resto l'incontro con la donna ammantata di verde. Jeral aveva già in mente le sue prossime mosse da tempo, ma non si sarebbe mosso prima di essersi creato un divertente passatempo per il futuro. Si levò dalla posizione inginocchiata in cui era e osservò per un attimo i due corpicini che, a terra, respiravano piano, lambiti solo dal vento della notte. Il ragazzino di cui aveva appena violato la mente aveva un'energia paragonabile a quella di un'adulto, già da bambino. Il suo potenziale latente per gli anni a venire era ovvio. Perché, allora, non fargli dono di quanto più prezioso un mortale potesse ricevere?



    Lo stivale nero dell'Avatar atterrò con decisione sul collo della sorella del bimbo, spezzandone l'osso di netto e consegnando la creatura all'abbraccio delle tenebre. Un'ultima occhiata al fanciullo, ancora prigioniero del sonno, poi la figura incappucciata fece dietro front e sparì rapidamente nella notte, diretto verso il Paese della Cascata.

    Jeral, il Flagello Immortale, aveva appena donato al ragazzino una fonte inesauribile di quanto più prezioso un mortale potesse ricevere: la disperazione.


    Edited by Boreanz - 17/5/2015, 12:55
     
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