Il gioco della zampa del gatto

[Addestramento Shu - Avvelenatore]

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    Y Danone
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    « ...Ancora? »
    « A quanto pare si... è incredibile la sua capacità di evitare tutti i corsi formativi presso cui lo abbiamo indirizzato »
    « Non penso sia una caratteristica da lodare, questa! E' semplicemente un dannatissimo lavativo!! »


    Una sala circolare avvolta dal crepuscolo serale.
    Deboli fiaccole impilate alle pareti di terracotta modellata.
    Tre uomini seduti attorno ad un grande tavolo tondo.

    « Calma, calma... ci deve pur essere qualcosa che anche lui sappia fare »
    « Si, bere all'osteria della seconda strada! »
    « Eppure non sembra essere tanto sciocco da non capire la sua situazione... forse abbiamo errato nel modo in cui lo abbiamo avvicinato ai suoi doveri »


    Una fotografia che viene tenuta tra due dita lunghe e affusolate.
    Un paio di sguardi che si incrociano, dubbiosi.
    Il crepuscolo che scema, lento e sapiente, nella notte.

    « ...Beh, immagino che lei possa risolvere la questione una volta per tutte... »
    « ...La sua tabella di valutazione del resto è veramente arretrata, non possiamo lasciare che uno Shinobi di Suna presenti alla fine dell'anno un curriculum del genere all'accademia centrale... »
    « ...dopotutto dobbiamo riflettere sul fatto che, essendo divenuto ninja, egli sapesse di avere delle responsabilità... e c'è un solo modo per calmare gli ardenti spiriti di un individuo del genere... »


    Un lungo, lunghissimo silenzio.
    Un sorriso quasi sollevato.

    « Beh... chiamate Akeno, allora »

    La fotografia di un giovane uomo che, improvvisamente, cade a terra. Rivolta verso il suolo.


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    Era una calda mattina di Settembre quella in cui una giovane figura si delineò, sottile, lungo la strada principale del Villaggio desertico di Suna. Non che lì la temperatura delle giornate differissero particolarmente di stagione in stagione, ma senza dubbio, rispetto agli afosi periodi estivi appena conclusisi, anche presso il Paese del Vento cominciava a sentirsi il rinfrescante giungere dell'autunno... una sensazione che in qualche modo trasmetteva colei che, un passettino dopo l'altro, stava conquistando lo sguardo di tutti i mattinieri posti sulla sua via.
    […] Era una donna di straordinaria bellezza, senza dubbio una delle più affascinanti mai vedute presso il Villaggio della Sabbia e proprio per questo impossibile da ignorare, poiché con quei lunghissimi capelli neri raccolti in una pudica crocchia e il viso ovale scolpito in un paio di grandi occhi bruni e un paio di labbra carnose e rubiconde, riusciva a conquistare per sé l'attenzione di chiunque incontrasse la sua esile figura, così sapientemente avvolta in un morigerato kimono blu notte dall'obi color dell'ocra.
    Sembrava una di quelle rappresentazioni tradizionali raffiguranti la cosiddetta Yamato Nadeshiko, la donna per eccellenza perfetta e desiderabile da ogni uomo: Delicata nella gestualità, aggraziata nel movimento, casta nel tenere lo sguardo educatamente abbassato, e deliziosa per quella sua voce cinguettante che parve -al giovanissimo uomo che fu fermato per un'informazione- più un canto celestiale che una semplice...

    « Sumimasen... Dove posso trovare l'abitazione di Kensuke Kasumi? »

    ...domanda.

    Silenzio.

    « C-come...? » Balbettò l'uomo dopo un lungo attimo di pausa in cui cercò di trattenere le sue cervella dall'esplodere « ...C-chi state cercando, Ojou-sama? »
    « Kensuke Kasumi »
    Ripeté educatamente la fanciulla, per nulla disturbata dall'espressione sconcertata che non solo il suo interlocutore, ma persino tutti presenti fermatisi attorno a lei le stavano rivolgendo « Sto cercando il Genin di Suna Kensuke Kasumi, sapete dirmi dove trovarlo? »
    « Ma... eh... eh?! »
    Gemette ancora il povero ragazzo, squadrando dalla testa ai piedi la bellissima creatura che gli sostava di fronte, quasi perdendo di mano il cesto di ortaggi che stava ancora tenendo in braccio come un povero allocco « ...Kensuke...lui...ecco, siete sicura...? Cioè, voi davvero cercate... » Non sembrava trovare le parole adatte « ...Non c'è qualche errore? » Domandò infine con tono piuttosto speranzoso e dopo una lunga serie di balbettii sconnessi che gli procurarono lo sguardo adirato di quella che, probabilmente, era la sorella, ferma al suo fianco.
    « Nessun errore » Si limitò a dire di nuovo la donna, sorridendo come un angelo « Cerco Kensuke Kasumi, ho fatto molta strada per trovare lui e solamente lui, sapete dunque dirmi dov'è la sua dimora? »

    Silenzio.

    Tutti i presenti si guardano l'un l'altro, e indipendentemente dal fatto che si conoscessero o meno il pensiero comune fu il medesimo, come si poté notare dai volti contratti (degli uomini) e dalle espressioni stupite (delle donne), mentre il povero malcapitato a cui il destino aveva affidato il fardello di fornire quella sgradevole informazione alzava un braccio tremante alla sua sinistra.
    « S-s-seguite la via p-principale... » Sussurrò con voce strozzata e viso cinereo « ...p-poi svoltate a destra d-d-dopo il locale di provvigioni “L'oasi” ...t-troverete quello che cercate... » Pigolò debolmente, sperando forse in un ultimo slancio di redenzione da parte dell'angelo di fronte a cui sostava...
    … una redenzione che però non ci fu, poiché la donna, sorridendo dolcemente e inchinandosi, si limitò a ringraziare prima di riprendere il suo delicatissimo passeggio, seguita da circa venti paia di occhi infuocati che non tardarono, sotto le espressioni allibite della maggioranza dei rimanenti, ad abbandonare all'istante le loro occupazioni per darsi al pedinamento della Dea in cerca del Mostro.

    [...] Fu più o meno per questo motivo che dieci minuti e diverse minacce da donne gelose dopo, dinnanzi all'abitazione di un ignaro e probabilmente ancora addormentato Kensuke Kasumi, si presentò una splendida donna, alle cui spalle, diversi metri indietro, sostava un cospicui gruppetto di coetanei del chiamato in causa... il quale sarebbe stato richiamato alla porta da un bussare delicato, ripetuto più volte se necessario, ma mai invadente. Un metodo piuttosto aggraziato, esattamente come si sarebbe presentata la cercatrice agli occhi del suo tanto atteso Genin, verso cui, quando la porta si sarebbe aperta, avrebbe rivolto uno splendido sorriso.

    « Kensuke Kasumi? »

    Due mani affusolate e delicate che si intrecciano in grembo.
    Due meravigliosi occhi da cerbiatto che, timidamente, si alzano da terra, diretti al volto dell'interlocutore.

    « Buongiorno... Il mio nome è Akeno, sono stata inviata dall'Accademia Ninja »

    Un sorriso.
    Un leggero reclinare della testa che tende a sinistra.

    « Sono qui per diventare vostra moglie »






    « … EEEEEH?!?! »



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    Il gioco della zampa del gatto


    { Post Primo }



    La mattina. L'inizio della giornata per la maggior parte delle persone. La fine di una lunga nottata per le tre figure sedute attorno ad un tavolo in un buio e fumoso locale. Una taverna, o bettola, frequentata di solito dai vecchi del villaggio che si lamentavano della gioventù di oggi (lunghi, noiosi ed estenuanti discorsi che eviteremo di riportare in questa sede). E che, il giovedì sera, diventava la sede della seduta settimanale di poker di Kensuke Kasumi e compagni. Seduta che, in questo caso, si era estremamente protratta, fino a raggiungere la metà della mattina successiva.

    In un certo senso la giovane e bellissima donna era fortunata. Gli altri giorni il ninja della sabbia era difficile da rintracciare, la sua mancanza di memoria ed il temperamento istintivo ed erratico lo rendevano la tortura dell'ufficio postale della sabbia (ed uno dei motivi per cui partecipava a così pochi eventi rispetto ai suoi commilitoni) ma si poteva essere sicuri quasi al 100% che il giovedì sera ed il venerdì mattina si trovasse al "Letto del Fachiro".

    C'erano due motivi per cui si fosse radunato un così grande numero di persone: il primo era evidentemente il gigantesco contrasto tra una donna così bella e raffinata e Kensuke Kasumi che, seppur non fosse brutto, era decisamente tutto l'opposto di quel fiore delicato: violento, impulsivo, senza alcun controllo.

    Ed appunto questo suo comportamento era l'altro motivo: quando Kensuke veniva svegliato era estremamente arrabbiato e quasi sicuramente scoppiava una rissa il che era sempre uno spettacolo divertente.

    Sfortunatamente per loro Kensuke era ancora sveglio, dalla notte prima, quindi non ci sarebbe stata alcuna rissa (senza contare che il giovane genin non avrebbe mai picchiato una donna, se non aggredito).

    La storia di quella partita era iniziata parecchie ore prima e resa più complicata dalla rapida partenza di Yusuke, una guardia del gate di Suna, l'uomo più fortunato del villaggio a poker che in sole cinque mani aveva preso dalle tasche degli altri tre la maggior parte dei loro soldi per poi abbandonare la partita.

    Non è giusto, bastardo! Devi darci una possibilità di riguadagnare i nostri soldi, guadagnati onestamente!

    Da quando in qua fare il ninja è un lavoro onesto? E poi vi avevo detto solo 5 mani. Ho un appuntamento con Yuri, e sono già in ritardo. A proposito, grazie della cenetta romantica vecchi rimbambiti.

    Concluse Yusuke, lasciando i tre al loro triste destino, e ad una lunga notte insonne.

    Molte mani (ed ore) dopo passate a giocare un poker noiosissimo evitando di rischiare per mantenere il più a lungo possibile i pochi denari rimasti la tensione era diventata palpabile.

    Kensuke aveva finito tutti i suoi sigari, e ne aveva anche vinti (e fumati) un paio dal vecchio Oguri, che non si risparmiò riempiendo la stanza di un'atmosfera soffocante.

    Quel lungo triello venne interrotto da un rumore di bussare. I tre si guardarono stupiti... chi mai poteva essere a quell'ora della notte?

    Ehi Oguri, vai tu che hai foldato questa mano.

    disse il proprietario del "Letto del Fachiro", un grassone stempiato i cui unici capelli rimasti erano dei riccioli grigi sui lati della testa.

    Vado vado

    rispose il vecchio "pescatore del deserto", esperto in tutto ciò che si poteva ricavare da quella enorme distesa di sabbia.

    *knock knock knock*

    Dai oste ubriacone, ti supero di dieci Ryo, vuoi metterli per andare al cambio carte o mi lasci tutto?

    Va bene, va bene. Dannato poker sarai la mia rovina.

    Oguri aprì la porta e la luce penetrò nella stanza mentre un'immensa nuvola di grigiore uscì da quello spiraglio. Il vecchio rimase accecato per qualche istante e si rese conto solo dopo qualche istante che qualcuno chiedeva di Kensuke. Stava quasi per rispondere in modo molto brusco e maleducato quando poté vedere la bellezza della figura che si trovava davanti. Aveva visto il giovane genin con molte donne ma nessuna aveva la bellezza, l'educazione e la grazia di questa giovane. Il suo primo pensiero fu "Sarebbe una moglie perfetta" seguito subito da "Perché non ho cinquant'anni di meno?".

    Senza proferire parola indicò il giovane pokerista alla ragazza invitandola ad entrare. Lei non si mosse di un centimetro...

    "Apposto" pensò il vecchio "Un'altra testa dura... chissà che non si spacchino a vicenda..."

    Ehi Ken, c'è una tipa per te.

    Al contrario di te, vecchio, ci vedo e ci sento benissimo. Se non vuole entrare che se ne stia fuori, ho una partita di Poker da vincere. Comunque sono io Kensuke, che vuoi e soprattutto perché mi disturbi? Ripassa più tardi che una volta ripuliti questi due ti potrei offrire da bere.

    « Buongiorno... Il mio nome è Akeno, sono stata inviata dall'Accademia Ninja »

    Ahi ahi Ken, niente di buono rispose per lo shinobi l'oste dalla faccia simpatica

    « Sono qui per diventare vostra moglie »

    Lo stupore invase il locale e tutte le persone all'esterno, che sgranarono gli occhi e fecero delle facce assolutamente ridicole. Gli unici sprazzi di normalità venivano da due sole persone: Akeno e Kensuke.

    Lo shinobi non sembrava per niente sorpreso, anche se era difficile dire se si aspettasse una cosa del genere, se fosse semplicemente indifferente oppure se fosse talmente concentrato sulla partita da non aver sentito o reagito alle parole della giovane donna.

    Fu la sua risposta tuttavia che avrebbe causato ancora maggior stupore nella gente.

    Mettiti in fila, ci sono almeno una marinaia di Kumo e una spogliarellista di Oto prima di te. Oppure era il contrario? Boh non ricordo. Comunque Agurai, che ne dici di piazzare questi dieci ryo eh?

    Devastato e senza parole meccanicamente l'oste mise la banconota in cima all'esile cumolo.

    Ogai, ripresosi, afferrò il mazzo di carte

    Allora, quanto cambi Agurai?

    Essendo il primo di mano Agurai aveva diritto di cambiare carte prima di Kensuke.

    Cambio due.

    rapidamente le nuove carte vennero servite ed afferrate avidamente dall'oste che solamente a stentò poté trattenere un risolino di gioia.

    Tu Ken?


    Dammene una.

    Anche in questo caso la carta cambiò rapidamente di mano, ma lo shinobi mantenne il sangue freddo e la sua espressione non cambiò di una virgola. Spiò la nuova carta e la tenne coperta, appoggiata al tavolo di fianco alle altre.

    Parli tu Agurai

    Mhh... vista la folla mi è passata la voglia di giocare

    Anche a me, ma se ti ritiri è tutto mio, lo sai.

    Certo certo, ma che ne dici di rendere tutto più... interessante? Puntiamo tutto ora e chi vince prende tutto.

    Vecchio avido bastardo, chissà che hai in mano eh? Ma va bene. Di sicuro stai bluffando. Allora che ti punti?

    Pensavo al locale. Te che hai che raggiunge il valore di questo ottimo business? Lo sai che se non puoi coprire la giocata dovrai fare quello che voglio io vero?

    Lo shinobi rifletté a lungo, un paio di minuti, mentre l'impazienza degli astanti diventava sempre maggiore, anche se nessuno osava parlare.

    All'improvviso a Kensuke venne un'idea. Strizzò l'occhiolino alla nuova arrivata, con quel fascino, sicurezza di se e carisma che avevano conquistato molte ragazze, tutte credendo di poter esaltare quei rari momenti di magnificenza in un'abitudine nel disturbato genin di Suna.

    Mi gioco lei, o meglio il mio diritto a sposarla. Che ne dici?

    Tutti rimasero col fiato sospeso. Era forse diventato pazzo?

    Ahahah, devi essere proprio impazzito Ken. Ma se vuoi regalarmi una bellissima moglie chi sono io per rifiutare? Accetto, forza fammi vedere le carte.

    L'avidità e il desiderio trasformarono il volto dell'uomo, gli occhi erano sgranati, la lingua usciva dalla bocca e lui era proteso in avanti, come a cercare di fagocitare il Kasumi che rimase estremamente calmo ed indifferente.

    Il primo a parlare è il primo a mostrare, è così che funziona.

    L'oste sbatté con violenza le carte sul tavolo urlando

    Scala all'asso!

    Erano un dieci di picche, un jack di fiori, una donna ed un re di cuori ed un asso di picche. Una scala minore, un punto relativamente basso. Sarebbe bastato?

    Allora? Mostrami le tue carte

    Kensuke, senza parlare, rovesciò le sue carte coperte.

    Fuori dal mio locale, vecchio avido. E non sbavarmi sul pavimento.

    Da fuori qualcuno sbirciò le carte di Kensuke: un due, un sette, un jack, un dieci ed un quattro. Carte insignificanti, che non portavano a nulla. Ma per fortuna della possibile futura signora Kasumi erano tutti di quadri.

    Qualche istante per godersi la vittoria e far calare l'adrenalina e la tensione mentre l'ex-oste del "Letto del Fachiro" usciva. Trenta secondi per se stesso, prima di dirigersi verso l'uscita, dove l'aspettava la giovane Akeno, che veniva superata di una decina di centimetri dal possente Kasumi.

    Allora, Akeno, vorresti diventare mia moglie? E perché vorresti sposare un tizio che non hai mai visto prima e che prima ancora di parlarti ti ha puntato a poker contro un vecchio pervertito bastardo?

     
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