L'Ombra delle Mura

Addestramento [Manipolazione dell'Ombra I] per Near Nara

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Giocatori
    Posts
    1,620
    Reputation
    +73

    Status
    Offline
    Passata la porta sentì uno sciocco. Sembrava un battito di mano o qualcosa di simile. Mi girai di scatto, ma la scarsa luminosità della zona mi impedì di vedere niente di particolare. Probabilmente quel suono proveniva da colui che mi aveva portato in questo posto e che stava guidando le mie prove, o più semplicemente osservava come mi stessi comportando nel districarmi tra le diverse sfide che questa dannata grotta offriva.


    Sembrerebbe esserci poco molto spazio per l'immaginazione.

    Pensai mentre mi allungavo verso il corridoio della grotta. La luce diminuiva a mano a mano che proseguivo lungo la strada. Ad un tratto l'idea di provare a tornare indietro mi balenò in mente, ma per quanto affascinante era lampante che non vi erano margini di successo nell'arretrare. Era ovvio che l'ultima porta da me varcata era ormai chiusa e sigillata, probabilmente finchè qualcun'altro non fosse malauguratamente capitato nello stesso triste destino. Non lo auguravo a nessuno in realtà. Continuai ad avanzare ancora per qualche metro, fino a quando mi ritrovai totalmente in assenza di luce, nel buio più totale.
    Era facile capire in cosa consistesse quest'ennesima prova. Non essendoci alcuna fonte di luce qualsiasi cosa poteva comportare un pericolo. Le pareti attorno non offrivano alcun genere di aiuto, e ben avrei fatto nello stare attento al sottosuolo. Nelle condizioni in cui mi trovavo non avrei potuto vedere niente, sarebbe stato difficile identificare in tempo un buco, una trappola o anche solo qualche oggetto dimenticato da dio, che si sarebbe agevolmente trasformato in un'intralcio.
    Più di tutto il mio intelletto aveva ben poco con cui fare i conti, non potendo vedere cosa mi circondava non avevo modo abdurre da dove sarebbero giunti i pericoli, e difficilmente anche se li avessi sentiti avrei potuto capire evitarli. Ammesso e non concesso di sapere di essere in pericolo, non sapendo cosa si ha attorno è impossibile anche solo tentare di schivare il suddetto pericolo, si corre il rischio di andare incontro a qualcosa di ancora peggio.


    Chissà per quanto ne avrò ancora...

    Pensai mentre rimanevo immobile, nell'oscurità.
    Sbuffai, non era questo il genere di prova al quale amavo essere messo alla prova. Se da un lato presentava caratteristiche interessanti, non mi piaceva trovarmi in assenza di informazioni, ed ancor peggio in questo caso ero addirittura nella totale impossibilità di potermele procurare. Ripensai alla situazione, era ovvio che avevo bisogno di qualche strumento per potermi aggirare all'interno di questi corridoi, ma sfortunatamente non avevo preso con me nessuna delle torce appese sui muri che inizialmente avevano accompagnato i miei passi all'interno di questa caverna. Fortunatamente chi mi aveva abbandonato all'interno di questo postaccio non mi aveva privato dell'equipaggiamento, e mai come questa volta mi sarebbe tornato utile. Portavo sempre con me un'accendino e dell'alcool. Non ero mai stato un boy - scout ma ero certo che questo genere di strumenti potesse sempre tornare utile. Inoltre per quel che potevano pesare preferivo certamente l'idea di avere qualche strumento in più con me che l'idea di ritrovarmi senza ciò di cui avevo bisogno.


    Non starò certo a girare tutto il giorno con l'accendino in mano però.

    La pigrizia mi avrebbe impedito di andare in giro in quel modo, inoltre correvo non solo il rischio che si scaricasse, ma inoltre c'erano sistemi migliori per ottenere più luce.
    Presi la Wakizashi e la bottiglia d'alcool che avevo con me. Slot gratuito
    Davanti a me avevo diverse possibilità, infatti avrei potuto semplicemente bagnare la spada e darle fuoco, ma in questo modo l'alcool si sarebbe consumato in fretta, senza considerare gli sprechi nel doverlo versare sulla lama. Invece con la Wakizashi tagliai un pezzo del mio corpetto in cuoio, nella parte in cui copriva il mio arto superiore destro, tagliai un pezzo abbastanza grosso, in maniera di essere sicuro che avrebbe dato materiale da ardere per parecchio tempo, dopodichè lo bagnai leggermente con l'alcool. A questo punto lo infilzai con la spada, e solo a questo punto usai l'accendino per dargli fuoco.
    Ero stato attento a prendere tutte le cautele necessario. Il cuoio sarebbe durato a lungo, e ci avrebbe impiegato del tempo prima di consumarsi interamente. Avevo usato l'alcool per aiutare il materiale a prendere fuoco per evitare di avere una fiamma troppo debole utilizzando il solo accendino, inoltre avevo sempre il timore che si scaricasse, e quindi era meglio non sprecare il gas.
    Avendolo infilzato con la spada potevo, allungando il braccio con cui tenevo quest'ultima tenere la fiamma ad una buona distanza da me, e spostarlo da una parte all'altra davanti a me in base all'occorrenza. Ovviamente nel caso in cui da questo momento in avanti la fiamma si fosse affievolita troppo, e se si fosse spenta mi sarei fermato, e avrei rimboccato l'alcool in caso bastasse una piccola aggiunta, o avrei ripetuto la procedura da capo nel caso in cui non fosse bastato. D'altronde, avevo parecchio cuoio da bruciare addosso, ed era meglio rimanere senza protezioni piuttosto che al buio. Inoltre, visto quale sostegno mi avevano dato contro il soggetto demone in precedenza, era suggeribile un'upgrade alle protezioni per l'avvenire.


    Se tutto va bene dovrei avere uno strumento adatto a proseguire. Posso star certo però che i pericoli non finiscono qui. Se si tratta di una prova non potrà essere così semplice. Non che le precedenti fossero particolarmente difficili, ma così mi sembra esagerato. Inoltre chi ha organizzato l'intera faccenda avrebbe potuto agevolmente controllare il mio equipaggiamento, e se lo ha lasciato ho motivo di credere che non basterà una piccola fiamma a superare questo percorso. Quindi devo stare attento ad eventuali fossi, trappole e simili.

    Il ragionamento non faceva una piega, fino a questo momento sembrava tutto studiato a puntino. Ciò mi induceva a credere che difficilmente il mio aguzzino si sarebbe fatto scappare cosa avessi con me, lasciandomi la possibilità di superare questo percorso senza insidie. Era ovvio che dovevo stare attento, c'era sicuramente qualcosa in serbo per me.
    Facendomi luce con la fiamma iniziai il cammino. I miei sensi erano all'erta [ Investigatore ] [ Percezione ][ Occhio di falco + 3 Intuito ] , avevo bisogno della massima concentrazione, sperando che bastasse a salvarmi in caso di pericolo.
    Iniziai a camminare lentamente, ponderando attentamente ogni passo fatto. Prima di appoggiare il piede controllavo l'intera zona attorno a me, d'altronde avendo ideato una sorta di torcia era agevole spostare il braccio, e con esso la lama infuocata, per illuminare dapprima le pareti e poi il pavimento. Le pareti cercavo di studiarle attentamente, volevo evitare di incorrere in un filo o in qualche sensore collegato ad una trappola, e lo stesso discorso valeva per il pavimento. Sarebbe stato infimo abbandonarmi in una grotta buia ricca di trappole, ma probabilmente era il disegno esatto della mia attuale situazione.


    Sembra proprio che l'idea fosse quella di volermi morto.

    Pensai nel vedere davanti a me una profonda fossa ricca di spuntoni sul fondo. Era ovvio che se non avessi avuto un'altra fonte di luce sarebbe stato difficile per me uscire vivo da questa situazione. Anche nel riuscire ad accorgersene, al buio sarebbe stato comunque molto difficile non scivolare o non rimanere molto intralciati da questa fossa. Fortunatamente grazia alla mia torcia artigianale riuscì ad evitare di finirci dentro, e sempre con grande cautela prima di ogni passo decisi di aggirarla per continuare il percorso.
    Stavo continuando l'avanzata quando nello scrutare per terra, prima ancora di aver alzato il piede dalla precedente posizione vidi uno strano riflesso, segno di una modificazione del terreno rispetto al solito. Mi abbassai sulle ginocchia, illuminando la zona oggetto dei miei dubbi con la mia torcia.Occhio di falco


    Sembra proprio una di quelle trappole che si attivano a pressione, molto bene. Bastardo.

    Il percorso sembrava pieno di trappole pericolose. Un luogo realmente terribile dal quale uscire vivi. Un brivido mi percorse la schiena, partendo dall'ultima vertebra della colonna verticale per arrivare fino al collo. Tirai un lungo sospiro. Sfortunatamente non poteva ancora essere di puro sollievo, in quanto purtroppo era difficile sapere o immaginare quante trappole mi attendevano ancora, ma certamente ora che ero effettivamente conscio di quanti pericoli mi stessero effettivamente circondando era più semplice tenere tutti i miei sensi all'erta. Lungo il cammino quella non fu l'ultima trappola che incontrai, sia di trappole a pressione che di fossi spinati ne incontrai diversi, ma in ogni caso grazio alla torcia artigianale ed una buona vista avrei cercato di riconoscerli ed evitarli.
    Dentro di me pensavo che gli ostacoli potessero finire li, già di per se un lungo percorso ricco di trappole era foriero di parecchie disavventure, ma sembrava che la cattiveria di chi aveva realizzato questo percorso fosse ben superiore alle mie aspettative. Ad un tratto mi ritrovai davanti ad una sorta di bivio, davanti a me la strada prendeva delle biforcazioni, e la scelta non sembrava poter essere in alcun modo orientata.
    Dopo aver visto il numero delle trappole presenti lungo il percorso era facile intuire che anche questo genere di scelta si sarebbe rivelato particolarmente ostico. Era probabile che molti di questi percorsi non avrebbero fatto altro che portarmi fuori strada, magari rivelandosi niente più che meri circoli viziosi, realizzati nient'altro che al fine di stancare non solo il mio corpo, ma la mia mente.
    Sempre stando attendo a tutto quello che mi circondava, scrutando attentamente il terreno prima di muovere i piedi ed il resto del corpo con la torcia, osservai le due possibilità che avevo davanti alla ricerca di un'indizio. Niente, nessun indizio che potesse aiutarmi nella scelta.



    Devo trovare un sistema per capire i miei errori. L'unica alternativa e provare, però devo ideare un sistema che mi permetta di capire se mi sono già trovato davanti a questo bivio e di capire quale scelta avessi fatto.

    Anche questa volta il sistema era agevole, bastava un minimo di intuito. Presi un Kunai ed incisi il numero 1 davanti all'ingresso del bivio. Feci diverse incisioni, alcune sul pavimento, altre con forza nella roccia. Sempre non prima di aver attentamente controllato che l'intera superficie fosse esente da trappole. Ad ogni bivio avrei seguito la stessa procedura, aumentando sempre di 1 la numerazione. Di conseguenza se mi fossi trovano nuovamente davanti ad un bivio l'avrei identificato con il numero 2, e così a seguire. Dopodichè, se era la prima volta che mi trovavo davanti al bivio, avrei preso la strada di destra, altresì, se mi ritrovavo davanti ad un numero già affrontato avrei preso la strada di sinistra. Nel caso in cui si trattasse di un sistema di cerchi, di otto, o di altri percorsi utili solo a disorientarmi.
    Se invece fossi capitato due volte davanti allo stesso numero significava che nessuna delle due strade avrebbe portato a qualcosa di buono, a questo punto non mi restava che tornare indietro al bivio precedente, e scegliere l'altra strada, nella speranza che questa volta la scelta si rivelasse migliore.
    Prima di ogni passo avrei sempre ripetuto una procedura atta a controllare l'assenza di ogni genere di trappola, sia dalle pareti che dal pavimento. Avrei cercato di mantenere i sensi all'erta durante l'intero tragitto, alla ricerca di quella che poteva essere una porta, uno spiraglio, una serratura o anche solo qualche strana modificazione della parete che mi potesse far pensare ad una porta segreta, ad un percorso alternativo o a qualsiasi altro genere d'ancora di salvezza. Con calma e cautela avrei continuato il percorso, stando attento ad ogni tipo di trappola. Fermandomi per rabboccare l'alcool sul cuoio, o nel caso in cui fosse avessi visto che il pezzo di cuoio stava per terminare, ne avrei tagliato un'altro pezzo, e dopo averlo accuratamente bagnato con l'alcool l'avrei infilato nella spada, tenendolo a leggera distanza dal precedente. In questo modo non avrei dovuto usare l'accendino troppe volte, al fine di preservarne la durata, utilizzando le ultime fiamme del precedente pezzo di cuoio per far rivivere la fiamma nel suo successore.
    Chissà se avrei finalmente trovato la porta per superare questa prova.
     
    .
  2. Asgharel
        Like  
     
    .

    User deleted



    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    ~L'Ombra di se stessi~


    Atasuke, in quel frangente, non potè in alcun modo seguire il Nara. Il tunnel in cui si era infilato, infatti, era sigillato e non aveva altre possibilità, se non attendere pazientemente l'uscita del Nara dalla porta alla fine del corridoio, sempre che ne fosse uscito vivo.
    Durante il lungo svenimento di Near, Atasuke aveva preso contatto con alcuni vecchi del clan Nara, chiedendo loro consigli o direttive da seguire per cercare di forzare l'apprendimento della loro arte segreta, ed alcuni di essi gli avevano parlato di quel luogo segreto, quella particolare palestra naturale che i Nara avevano riadattato nel corso del tempo per renderla una sorta di prova del fuoco. A seguito però della forte mortalità della stessa e delle difficoltà che presentava, ormai non era più in uso da anni e forse, Atasuke stava iniziando ad intuirne il motivo.
    Le leggende narravano che i Nara brillassero per il loro intuito ed il loro intelletto. Molti si potevano definire dei geni, tuttavia, Near sembrava essere un caso a parte, o quantomeno, non pareva essere così abituato nel coniugare la sua intelligenza con le relative applicazioni pratiche, in parte per poca esperienza ed in parte, forse, per troppo buonismo.
    La sua idea, ovvero quella di farsi luce nell'oscurità con il suo equipaggiamento incendiato, certo non era una delle peggiori, tuttavia presentava svariati problemi. Problemi che si sarebbe reso conto poco dopo che lo avrebbero colpito.
    Il primo intoppo fù nel tentativo di incendiare il pezzo del suo corpetto in cuoio. Certo il cuoio era resistente, tuttavia il suo grado di infiammabilità, seppur bagnato di alcool, era bassissimo e già dai primi tentativi di innesco il Nara si sarebbe reso conto che era l'alcool a bruciare e non il cuoio, il quale, tra l'altro, non assorbiva il liquido, cosa che lo rendeva non più utile della spada stessa bagnata nel combustibile.


    Se avesse deciso di proseguire lungo la sua scelta, ben presto si sarebbe reso conto dell'enorme quantità di alcool sprecata per accendere e mantenere la sua torcia, cosa che lo avrebbe lasciato di li a poco senza la sua preziosa fonte di luce, lasciandolo a vagare in quel tunnel nella più completa oscurità e con una nauseante sensazione di confusione, causata dalla lunga permanenza in quel luogo, evidentemente sigillato, in cui l'ossigeno stava iniziando a scarseggiare, grazie anche alla sua fiammante idea.
    Facendo però funzionate il proprio tatto e tastando attentamente il terreno con i piedi prima di avanzare e tenendo contatto con le pareti con le mani, nonostante la nausea, il Nara poteva proseguire e sarebbe giunto all'uscita senza ulteriori danni.
    [Malus Imposto]

    Se invece avesse optato per sostituire la massa imbevuta di alcool passando dal cuoio del corpetto alla stoffa dei suoi abiti, avrebbe ottenuto una torcia decisamente più funzionale ed efficiente, anche se alla fine del percorso, si sarebbe trovato davanti all'uscita della grotta completamente nudo, con solo le mutande e quel che restava del corpetto, già stagliuzzato, a coprirlo.

    Quale che fosse stata la sua scelta, tuttavia, il danno più grosso lo ebbe tutto il resto del suo equipaggiamento, già ridotto all'osso ed ora ulteriormente rovinato.
    La lama della sua wakizashi, infatti, sottoposta a lungo alle fiamme della torcia, aveva iniziato ad ossidarsi ed a reagire al calore, acquisendo una incrostazione nerastra, formata dai prodotti della combustione, e mutando la colorazione della lama in un'arcobaleno verde e violaceo, che qualunque fabbro avrebbe riconosciuto: Il metallo si era rovinato.
    [Usura]
    Destino non differente spettò ai kunai, usati brutalmente per incidere la dura pietra, quando la loro natura, ma soprattutto il loro filo, non era studiato per un lavoro tanto grezzo. Certo non si spezzarono, tuttavia, il filo affilato degli stessi rimase spuntato ed arrotondato, cosa che rendeva quelle armi nulla più di bellissimi pezzi di ferro da lanciare in testa a qualcuno per provocargli un bernoccolo. [Usura]
    Una volta uscito da quel lungo tunnel, davanti a se, trovò nuovamente la figura mascherata, adombrata da una luce alle sue spalle, che impediva di vederne i lineamenti. Egli lo attendeva a braccia conserte, fisso in piedi all'interno di quella che poteva essere l'ultima stanza naturale di quella assurda grotta.
    Atasuke rimase fermo, immobile, osservando con disprezzo lo stato dell'equipaggiamento di Near, notandone il corpetto danneggiato (o assente) ed i vestiti sporchi e sudati (o assenti).

    «Sembrerebbe quasi che tu abbia affrontato l'inferno là dentro...»


    Lo “salutò” lapidario mantenendo la sua posizione e lasciando eventualmente che il Nara si avvicinasse.
    Questa volta la sua voce non era camuffata, ne sembrava distorta da alcuna maschera. Avvicinandosi abbastanza, infatti, Near avrebbe potuto scorgere che Atasuke non ne indossava alcuna, ad eccezione della maschera di disprezzo che portava in volto.
    Rare erano le volte in cui Atasuke era rimasto deluso da un suo allievo e quella era una di quelle, ma Near lo avrebbe scoperto solo pochi istanti dopo.

    «Near Nara... Speranza del clan Nara, Discendente del clan, Erede dei Nara, Ragazzo Prodigio... Mai parole furono più ABUSATE»


    Sentenziò. Il suo sguardo era duro e le sue parole lo erano ancora di più.

    «Ricordo ancora quando assieme ci iscrivevamo all'accademia. Eravamo entrambi nulla più che due studentelli, eravamo alla pari, anzi, tu forse eri qualche passo più avanti. E guardati ora. Nello stesso tempo, tu non hai ancora nemmeno appreso l'arte del tuo clan, le tue capacità sono decisamente inferiori alle mie sotto tutti gli aspetti ed a stento esci vivo da una prova che aveva predisposto il tuo stesso clan anni orsono. Prova che venne abilita per i rischi e gli incidenti intercorsi, certo, ma che una “speranza del clan” non doveva aver di certo problemi a superare»


    Il suo sguardo rimaneva fisso sul genin, mentre i suoi occhi corvini lo scrutavano con furore, quasi come fossero in grado di andare oltre ciò che avevano davanti, arrivando quasi a leggerne l'anima, per poi proseguire oltre, fino a trapassarlo da parte a parte.
    Uno sguardo che aveva degli scopi ben precisi, ed uno di questi non era di certo mettere Near a suo agio.

    «Questa sera, quando tornerai a casa, fai un favore a te stesso, ringrazia gli Dei per averti permesso di vivere fino a questo punto. Ringraziali con tutto te stesso, perchè oggi, se ci fosse stato un'altro al posto mio, tu saresti già a fare compagnia agli spettri, morto in quello che non potrebbe definirsi nemmeno un'addestramento, figurarsi una missione...»


    Ed a quel punto, Atasuke si voltò, dando palesemente le spalle al Nara, segno che non lo riteneva una minaccia o tantomeno un'elemento degno di rispetto, al punto tale da commettere il più basilare degli errori, oltre che un'offesa non da poco.

    «A questo punto, tornatene a casa ed ascolta il mio consiglio: Ritirati, non sei in grado di proseguire sulla via dei Ninja. Di questo passo finiresti per farti ammazzare. Apriti piuttosto un bar, una bancarella o vai a lavorare in una qualsiasi attività all'interno del villaggio, almeno aiuteresti Konoha senza crepare come un'idiota»


    Le sue parole erano dure ed il tono non sembrava ammettere repliche. Da un lato era una sorta di ammissione di sconfitta da parte di Atasuke stesso come maestro, ma dall'altra era un consiglio fondamentale per permettere al giovane nara di continuare a vivere.
    Ora però stava al Nara decidere se accettare quel consiglio, ritornandosene a casa come un fallito o se provare un'ultima volta a dimostrare che Atasuke si stava sbagliando.
    A nulla sarebbero valse le parole, i pensieri o reazioni violente dalla natura sciocca e sconsiderata, simili ai suoi inutili tentativi di attacco nella foresta. Men che meno un'arringa da maestri nell'arte dell'avvocatura avrebbe smosso il giudice e boia che ora gli stava dando le spalle, avvolto nel suo nero mantello.
    C'era solo una cosa, che Atasuke voleva vedere fin dal primo momento di quell'incontro, l'unica cosa che Near non sembrava intenzionato (o in grado) di mostrargli. L'unica cosa che non gli aveva ancora mostrato. L'unica cosa che realmente contraddistingueva il clan Nara da tutti gli altri. E non si trattava di mera intelligenza o intuito nel giocare una partita a scacchi.



    OT - Ok, ultimi post, in un modo o nell'altro.
    Prima di tutto voglio scusarmi per il tempo messoci, ma sono un po preso e sto tardando tutto
    In secondo luogo, sarò onesto: il fatto che sia un GDR in cui la gente lancia fiammate dalla bocca, non implica che la fisica basilare venga meno, specie quando non ci sono movimenti di chakra a modificarla. Detto questo di do una serie di consigli/spiegazioni, principalmente legati ai malus che ti ho imposto:
    1) Usare una lama affilata di un'arma per incidere la roccia è un modo perfetto per distruggerla, specie se il procedimento si ripete ad oltranza
    2) Un metallo, se sottoposto a lungo a calore perde le sue caratteristiche rovinandosi (prova a mettere la lama di un coltello sul fuoco di un fornello, e vedrai cos'è successo alla tua lama)
    3) Il cuoio non è conosciuto per le sue caratteristiche infiammabili, men che meno per la sua capacità di impregnarsi di un liquido (non è stoffa, è quasi impermeabile se non del tutto )
    4) Bruciare ossigeno per parecchio tempo in un tunnel parecchio lungo, non areato è un'ottimo modo per incappare nell'anossia
    5) Si ha un caso di anossia quando l'ossigeno nell'aria scende sotto al 17% ed è mortale in poco tempo, vanno quindi da se i malus imposti
    6) Giuro che se riesci ad aggiungere un pezzo di stoffa bagnato con dell'alcool altamente infiammabile, su di uno spiedo a mani nude a pochi centimetri (sopra) ad un'altro in fiamme (anche se lievi) senza darti fuoco ti do un premio!
    7) la 6 è ironica, non ti azzardare manco a provarci

    Detto questo buon post!
    - /OT
     
    .
  3.     Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Giocatori
    Posts
    1,620
    Reputation
    +73

    Status
    Offline
    Che dire ? C’era molto poco da dire. Dopo aver perso tantissimo tempo a girare all’interno di quelle gallerie ad un tratto avevo visto uno spiraglio. Le forze non mi mancavano, d’altronde uno shinobi è abituato a ben altri tenori di allenamenti fisici, quello che invece mancava era la lucidità mentale. Non avrei saputo quantificare quanto tempo avessi perso a girare all’interno dei tunnel alla ricerca della via di uscita. Questo ovviamente per la mente è uno sforzo pazzesco, soprattutto se si considera di essere quasi totalmente al buio ed in presenza di un’enorme quantità di trappole pronte a ferirmi. Già di per sé è difficile mantenere dei pensieri normali quando si è costretti a girare all'infinito alla ricerca di un'uscita, figuriamoci quando a questo inquietante sentimento si accompagna il perdurante stato d'ansia dovuto al dover temere per la propria incolumità fisica. L'idea di poter rimanere feriti da un momento all'altro, la consapevolezza di essere sempre in balia di un rischio non sempre prevedibile e costante. Quei tunnel pieni di pericoli lasciavano addosso la certezza del male, l'idea di quanto potesse essere difficile sopravvivere. Più di una volta nell'avanzare tra i vari corridoi avevo avuto l'impressione di calpestare o vedere delle ossa, o quanto rimaneva di esse. Indubbiamente prima di me qualcuno aveva affrontato lo stesso percorso, evidentemente con risultati peggiori dei miei.


    Non saprei ben dire quando, ma prima o poi uscirò da questo schifo.

    Non saprei dire se si trattava di una speranza o di una reale convinzione, ma questo pensiero mi aveva accompagnato costantemente durante l'esplorazione dei tunnel. Più di una volta mi ero ritrovato a dover vedere con dispiacere di essere finito in un vicolo cieco, quando trovavo lo stesso numero segnato con il kunai. Era un dispiacere dopo minuti di cammino saper di aver sprecato il proprio tempo e le proprie forze. Senza considerare la rabbia che covava dentro di me per l'idea di essere stato preso in giro. D'altronde, mentre le trappole a pressione ed i fossati potevo evitarli, non c'era nulla che potessi fare per questo genere di vicoli ciechi, l'unico modo per scovarli era finirci dentro, l'unico modo per evitarli la fortuna nel momento in cui dovevo scegliere.
    Ulteriore triste sviluppo della giornata era la faccenda della torcia, ben presto fui costretto a notare come il cuoio dei corpetti fosse meno adatto di quanto pensassi allo scopo a cui l'avevo destinato. Difficilmente si infiammava, anche e soprattutto perchè difficilmente l'alcool riusciva ad impregnarlo. Capito che non avrei potuto continuare in quel modo fui costretto ad utilizzare i miei vestiti come materiale da ardere. Inizialmente parte della tunica, cercando di prenderne poco alla volta e da punti diversi, cercando di rimanere coperto. Quando invece capì quando diavolo ne serviva al fine predetto capì inesorabilmente che mai fossi riuscito ad uscire, sarei stato pressochè nudo.
    In realtà non finivano qui le sfortune, in realtà ben accettate quando avevo intrapreso questa strategia. Il mio equipaggiamento si stava lentamente deteriorando, infatti la lama della wakizashi stava lentamente abbandonando il suo colore originario per diventare di un verde terribile, spento e marcio. Una metafora perfetta di questa terribile prova a cui ero stato sottoposto. Così come la lama della spada aveva perso il suo originario potenziale, allo stesso modo si erano rovinati i miei Kunai. Usarli per incidere roccia e terreno era necessario per uscire da li vivo, al posto di continuare a girare per i tunnel senza un senso, ma per ogni cosa c'era un prezzo da pagare. Queste erano armi delicate, non certo forgiate per incidere delle pareti rocciose, e ne ebbi prova quando dopo la terza incisione dovetti prenderne un altro, consapevole di quanto questa grotta stesse usurando il mio equipaggiamento e me stesso.
    Detto ciò, dopo una lunghissima perlustrazione riuscì a vedere un barlume di speranza, una sorta di epifania nella notte. Quando vidi la luce del giorno far breccia nella grotta attraverso una piccola serratura sorrisi, trattenni a stento una lacrima. Non potevo che gioire di questa nuova scoperta. In realtà, non avevo idea di cosa mi stesse attendendo al di là di quella porta, e sinceramente non volevo proprio saperlo. Un'altra prova sarebbe stata difficile da superare in questo momento, per quanto potessi cercare di mantenere la lucidità questa prova era stata molto ardua, e sentivo il profondo bisogno di riposare.


    Sembrerebbe esserci una fine, anche se... Chissà cosa mi assicura che anche quella porta non sia l'ennesima trappola.

    In realtà la mia mente era abbastanza spaventata da quella porta. Il suo ritrovamento in un qual certo senso si faceva più facile del previsto. La luce filtrava con forza dalla serratura, e nel buio totale che avvolgeva questa grotta sembrava come un faro nella notte. Una parte di me si aspettava di dover trovare una porta nascosta, una qualche sorta di strano passaggio segreto da attivare attraverso un'ennesimo indovinello, non una porta in bella vista. D'altra parte, quel poco che rimaneva della mia mente mi induceva a credere nella luce, e senza star troppo a rimuginare riguardo i possibili pericoli derivanti dall'apertura di questo legno, decisi di valicarlo.


    Fanculo...

    Dopo aver aperto la porta che mi divideva dal mondo esterno alla grotta dovetti chiudere gli occhi, e dovetti tenerli chiusi per alcuni interminabili minuti. Prima di averli dovuti chiudere con forza, con quello che certamente era un riflesso incondizionato avevo però visto una figura stagliarsi all'orizzonte. Non ero certo riuscito a identificarla, ma non avevo dubbi di chi si trattasse, era sicuramente il soggetto demone, l'architetto di questo disegno diabolico. La mia mano destra si aprì, lasciando cadere il kunai, ed anche la mano sinistra allentò la presa, lasciando cadere quella sorta di torcia che avevo realizzato per sfuggire alla grotta. Portai una mano al volto, a protezione degli occhi, che soffrivano terribilmente la presenza così forte e corposa della luce.
    Questa, può essere una buona metafora della vita, vaghi vaghi e vaghi ancora, alla ricerca di ciò che più hai bisogno, e quando lo trovi non hai le possibilità di prenderlo, devi aspettare, prepararti e abituarti, e quando finalmente sarai pronto a possederla, non avrà più lo stesso appeal che possedeva l'idea di poterla possedere.
    In questo mondo non ne potevo certo avere nozione, ma una voce dentro la mia testa mi ricordò che effettivamente la vita non è altro che un pendolo, tra il dolore e la noia gli unici momenti di vita sono quelli in cui stai oscillando.


    Dovrei avere paura forse, ma non ho voglia nemmeno di questo. Se mi avesse voluto morto, lo sarei da tempo.

    I miei pensieri si riferivano ovviamente al soggetto demone, era evidente che le sue capacità fossero ampiamente ed infinitamente superiori alle mie. Era inutile avere paura. La paura ha senso di esistere laddove aiuto il corpo a evitare di commettere errori, ma in casi come questi, laddove la disparità di potenziale è così vasta, nessuna azione può considerarsi errata, in quanto la possibilità di influenzare l'esito della dinamica è unilaterale, non vi era possibilità per me di cambiare il mio destino più prossimo, non poteva dipendere dalle mie capacità, ma solo dalla bontà di chi mi stava davanti. E se quel che era dovuto in questo genere di situazioni era la preghiera, be, non ero disposto a concederla.


    Parole, parole parole...

    Era evidente che non dovessi morire, altrimenti mi avrebbe ucciso senza parlare ulteriormente. Quando invece sentì di nuovo la sua voce, che in realtà era diversa visto che non portava la maschera, ma ero certo che il soggetto fosse lo stesso, capì che avrei solo dovuto subire un'ulteriore tortura orale, prima di poter tornare a casa a riposare.


    La voce è diversa, però sono abbastanza sicuro sia la stessa persona. Sicuramente lo è. Ora, appena riaprirò gli occhi sarei ben contento di vedere quale faccia abbia l'artefice di quest'avventura.

    Come previsto, piombarono su di me le sue parole accusatorie. Capì ora che invece di un demone invasato che aveva cercato di uccidermi e divertirsi sin dall'inizio c'era invece un sensei in attesa di vedere come mi sarei comportato. Nelle sue parole vi fù un'effettiva presentazione, era Atasuke, l'unica persona assieme alla quale mi ero iscritto all'accademia. Era indubbiamente migliorato infinitamente dall'ultima volta che ci eravamo visti, forse effettivamente nella sua dimora, nel giocare una partita a scacchi se non erro. Le parole che seguirono furono tristi, tristi per me che dovetti ascoltarle e e probabilmente per lui nel pronunciarle. Tristi anche per un terzo possibile osservatore della scena, in quanto nel fallimento dell'allievo è sempre partecipe il suo maestro. Ed è noto che le parole d'accusa del maestro nei confronti dell'allievo, sono niente di più di un'esplicitazione del proprio es, rivolti però nei propri confronti. Si tratta di uno dei meccanismi principali di difesa dell'organismo, la proiezione. Studiata dalle migliori menti della criminologia, spiega come le critiche generalmente non sono altro che un'accettazione della propria insufficienza.
    Detto ciò, Atasuke poteva avere ragione, non ero uscito bene da questa prova, è la prova più ovvia era che ne ero uscito in mutande: non proprio pieno di dignità insomma. D'altra parte, non ero certo di meritare questo genere di accanimento, per quanto il suo obbiettivo fosse testarmi, combattere contro di lui non mi lasciava grandi margini di lavoro, c'era effettivamente poco che potessi fare per sopraffare il nemico quest'oggi. Ascoltai in silenzio, quando ad inizio giornata nella stessa foresta in cui ci trovavamo ora era stato lui a interrompere i miei monologhi non l'avevo trovato educato, non avrei certamente voluto commettere lo stesso genere d'errore.


    Chissà che ore sono...

    Mi chiesi mentre rimanevo in ascolto con gli occhi chiusi. Pian piano la luce faceva meno male, dopo qualche minuto riuscì effettivamente ad aprire seppur di poco le palpebre per far filtrare un raggio solare direttamente verso l'iride. Dovetti immediatamente richiuderla con forza, strizzando incondizionatamente gli occhi in cerca di nuova protezione, ma quello fu un primo passo, poco dopo sarei finalmente riuscito a togliere la mano dal viso, e dopo ancora ad aprire e tener effettivamente aperti gli occhi.
    Sorrisi di nuovo, era evidente che non stavo sorridendo per le parole del mio sensei, ma per la metafora del sole e del buio. Avevo vagato per ore nelle grotte per uscire, ed ora che ero fuori i miei occhi avrebbero ben gradito di tornare nuovamente nella grotta. In parta anche il mio spirito l'avrebbe gradito. Per quanto potessi fingere di non sentire non riuscivo a rimanere indenne dalle parole di Atasuke. In effetti non erano prive di verità, verità che avrei ben presto fatto bene ad accettare.
    Ero effettivamente stufo di dover portare sulle mie spalle il peso della considerazione e delle aspettative altrui. Non era forse il caso di smettere di farlo allora ? Affermare con onestà la situazione reale. Pian piano le acque si sarebbero calmate, ed io avrei potuto continuare a vivere da persona normale, poteva essere una soluzione pacifica. Con il tempo forse avrei potuto accettarlo anche io, ma a quale prezzo ?


    Avrebbe i suoi pro...

    Pensai, mentre la mia bocca si piegava in una smorfia... Indubbiamente avrebbe avuto i suoi pro, ma io non ero certamente disposto a pagarne il prezzo. Un prezzo caro e salato. Se è vero che un lato mi sarei tolto dalle spalle un fardello sin troppo pesante, che mi portavo dietro da moltissimo tempo e che ultimamente facevo molta fatica a gestire, dall'altra trovavo impensabile l'idea di continuare la mia vita nell'accettazione dell'impossibilità di trovare delle gioie e delle soddisfazioni. Ero nato e cresciuto con degli ideali, magari sbagliati, o forse semplicemente trascendenti rispetto le mie attuali e modeste capacità, ma era indubbiamente più soddisfacente una morte virtuosa e consapevole dell'aver perseguito, magari lungo un sentiero arduo e ricco di cadute quello che era il mio piccolo credo ninja.
    Non avevo mai amato i libri ispirati ai principi della bontà, ero una di quelle persone conscia della crudeltà della vita, non avevo mai messo in dubbio che nella nostra realtà fosse stato il male a sopraffare il bene, ed anche senza alcuna riserva, una vittoria schiacciante, dalle quali non si torna indietro.
    Esatto, il non poter tornare indietro, era questo il problema della scelta che avevo davanti, rinunciare anche solo idealmente a perseguire il mio scopo, togliermi dalle spalle questo fardello anche solo per qualche momento era impossibile, era quel genere di scelte che non permette il ripensamento. Così come lungo le gallerie dalle quali ero appena uscito sigillavano le porte dopo il mio passaggio, così era il fardello sulle mie spalle, non c'era possibilità, se rinunciavi ad una nomea, la perdevi per sempre.

    Mi passai la mano tra i capelli e feci qualche passo avanti, tra me e Atasuke distavano circa due metri. Riuscì finalmente ad aprire gli occhi, potendo guardare quelli di Atasuke per qualche istante, infatti proprio mentre io stavo finalmente riuscendo ad aprire gli occhi lui si voltò dandomi le spalle, e rimanendo fermo in quella posizione.


    Oltre il danno la beffa.

    Era uno smacco bello e buono, o perlomeno avrebbe potuto esserlo se questo gesto avesse avuto un vero significato. Indubbiamente dare le spalle al proprio avversario era cosa rischiosa, ma solo laddove vi era una possibilità concreta per il proprio avversario di poter ferire seriamente. Cosa che mi sentivo di escludere, la disparità tra noi era indubbiamente troppo elevata, anche avessi avuto una spada leggendaria difficilmente sarei riuscito a ferirlo. Questo fece crescere la rabbia in me. Più che altro per l'idea che il suo comportamento implicava. Che il suo comportamento fosse privo di significato davanti ad una così grande disparità aveva senso solo per me, ma lui l'aveva fatto intenzionalmente, al fine proprio di farmi fastidio. Era questa la cosa sciocca, e probabilmente questo il peggior fallimento da sensei.
    Si può sbagliare nella vita, ed è permesso anche sbagliare più volte anche. D'altronde, siamo noi ad accettare i rischi dei nostri sbagli.


    Mi dici di ritirarmi, per non crepare inutilmente. Sono io a decidere qual genere di morte può per me essere utile.

    E senza ombra di dubbio, non era utile morire da barista, da commerciante o pizzaiolo. Invece, così come io oggi consegnavo il mio fallimento, lui oggi presentava le dimissioni. Presentava le dimissioni dal ruolo di sensei. Voltandomi le spalle oggi rifiutava domani di darmi una seconda possibilità.


    Sono felice per te, se tu Atasuke non ne hai mai avuto bisogno... Di una seconda possibilità.

    Era un gesto frivolo, che avrei indubbiamente ricordato. Non avevo intenzione di rimanere a guardare senza far niente, parte del mio equipaggiamento era indubbiamente ormai usurato ed inutilizzabile ai fini del combattimento, ma solo una parte. Mentre Atasuke era di spalle e non poteva vedermi scoppia in una fragorosa risata, sincera e non esagerata. Non voleva coprire il suono dei rumori che stavano producendo le mie mani, e anche se avesse voluto farlo, difficilmente avrebbe potuto ingannare i sensi di questo prodigio davanti a me. La mia mano destra prese la Frusta, che era ancora legata alla mia vita. Mentre la mano sinistra legò le mie ultime due cartebomba alla punta della frusta. Slot gratuito Immediato | Manualità . A questo punto fremevo abbastanza di rabbia, lo svolgersi della giornata non mi aveva certo aiutato a gestire la frustrazione degli ultimi giorni. Il braccio destro che teneva salda in pugno la frusta venne pervaso dal chakra, una quantità evidentemente esagerata, sintomo più evidente di una giornata Molto difficile. A quel punto avrei fatto volare la frusta, che avrebbe fesso l'aria e si sarebbe poi schiantata a terra affianco ad Atasuke. Slot azione 1 . La frustata sarebbe stata molto veloce, anche Atasuke avrebbe intuito la differenza di velocità tra i miei colpi precedenti e questo. Questo che per l'appunto non lo avrebbe nemmeno toccato. la punta della frusta, avvolta nelle cartebombe sarebbe finita a terra, affianco a lui. La forza del lancio l'avrebbe indubbiamente fatta rimbalzare contro il terreno, ma il mio attacco, se così si poteva chiamare, finiva li. Le carte bombe non sarebbe esplode, nè adesso, nè più tardi.
    Il perchè di quel gesto ? Un classico esempio di " Vorrei, ma non Posso".
    Avrei fatto cadere la base della frusta, salda nella mia mano, affinchè il tutto rimasse com'era, dando la possibilità ad Atasuke , se fosse rimasto immobile mentre io agivo, di osservare la punta della frusta accanto a lui.


    Game, Set and Match. In un modo, o nell'altro.

    Non avrei proferito alcuna parola, lasciato cadere la base della frusta avrei atteso qualche secondo, tratto un respiro profondo e avrei iniziato a camminare. Il braccio destro mi faceva un male terribile. Quel colpo finale mi aveva paralizzato il braccio, riuscivo a muoverlo con fatica e sentivo tutti i muscoli bruciare terribilmente. Era la prima volta che usavo una tale quantità di chakra per coadiuvare un mio attacco, e ne avrei tenuto a mente le conseguenze per la prossima volta. Indubbiamente questa volta ne valeva la pena, quella frustata contro il terreno aveva scaricato la mia tensione. Ci volevo poco, alla fine dei conti, ed in realtà quel colpo aveva anche una sua certa pericolosità. Al di là dei fatti, una parte della mia mente aveva effettivamente pensato di mirare al suo braccio. Io conoscevo anche l'arte dei rimbalzi, una stile di combattimento particolare che permetteva attraverso l'uso del chakra si far fare agli oggetti piccoli, come ad esempio le cartabombe i rimbalzi più incredibili. Avevo effettivamente pensato di utilizzare quest'arte, ed una frustata così veloce rispetto al mio standard per colpire il suo braccio e provocare l'esplosione delle due bombe. Non so quali ne possano essere gli esiti, forse la perdita del braccio, forse qualche cicatrice. Indubbiamente poteva essere un attacco discreto, ma non ero certo il genere di persona che attaccava qualcuno alle spalle. Questo genere di offensiva sarebbe rimasto per sempre nei miei pensieri. Chissà che in futuro non avrei avuto modo di provarne gli effetti contro qualche altro soggetto, magari, un demone vero.
    Camminai verso Atasuke, quando arrivai al suo fianco spostai il volto, guardandolo. Uno sguardo fisso, non particolarmente significativo. Dopo qualche attimo, che a me parve interminabile sospirai, e gli feci l'occhiolino.
    Rimasi fermo qualche ulteriore istante, dopodichè avrei continuato il mio cammino, in mutande, verso casa. Innanzitutto avevo certamente bisogno di dormire, magari per qualche giorno consecutivamente.
    Il senso dell'occhiolino ? Chissà, Il Perdono, forse.

























    OT

    Ritengo di non aver messo in dubbio la Fisica, semplicemente l'ho accettata. Non l'ho scritto esplicitamente, ma era ovvio che sia spada che kunai si sarebbero rovinati. Semplicemente, mi sembrava un prezzo onesto da pagare.
    Ritengo che come combustile avrei potuto evocare dei cloni e prendere i loro vestiti, in quanto " hanno la contro parte inoffensiva del mio equipaggiamento ", però visto che il tuo post non lasciava residui, o optato per l'uscita in mutande.

    Grazie della giocata.
     
    .
  4. Asgharel
        Like  
     
    .

    User deleted



    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    ~Nemmeno l'ombra del Fuoco~


    Konoha era nota in tutto il mondo per una caratteristica peculiare dei suoi abitanti. Una caratteristiche che contraddistingueva tutti gli abitanti del paese del fuoco, ma che negli shinobi della foglia ardeva con particolare vigore.
    Molti infatti erano i ninja dotati di quell'ardore, spesso facilmente confuso con semplice testardaggine, quel particolare sentimento: La volontà del Fuoco.
    Le leggende narravano infatti che i “baciati dal fuoco” erano tra le persone più caparbie e determinate e che proprio da loro nacque quel forte dominio del fuoco e lo sviluppo dei Katon, arte in cui i Konohani eccellevano.
    Tuttavia, Atasuke, in quel momento, che nel Nara, quel sentimento non brillava. Sentì il violento schiocco della frusta al suo fianco e vide le due cartebomba attorcigliate sulla punta della frusta, ma vide con dispiacere che queste non vennero attivate.
    Non potè capire che cosa quel ragazzo avesse in mente, tuttavia, era palese che aveva deciso di gettare la spugna. Non disse nulla, non provò a ribattere alle sue parole. Semplicemente fece quel gesto silenzioso e poi più nulla. Gli si avvicinò, gli fece un'occhiolino e se ne andò per la sua strada verso l'apertura della grotta.
    Atasuke a quel punto non potè fare altro che incrociare le braccia, scuotendo leggermente in segno di dissenso il capo, anche se era ben conscio del fatto che il Nara non poteva vederlo.
    Con tristezza lo guardò andare via, chiedendosi in primo luogo se fosse stato lui il primo ad errare, per poi convincersi sempre più del fatto che non poteva fare altro per lui.
    Atasuke non era un Nara e non poteva insegnare ad un Nara la sua arte segreta.
    Lo shiaringan era un'abilità differente, un qualcosa che andava sviluppata personalmente. Certo, molti erano gli Uchiha che venivano guidati per acuisire quell'abilità, per imparare a risvegliarla e a sfruttarla, tuttavia non tutti erano in grado di svilupparlo, non per mancanza di abiltià, ma per una semplice questione genetica.
    Discorso a parte era per gli Akimichi, gli Yamanaka, i Nara e molti altri clan. Le loro non erano abilità innate, nate dai loro geni “speciali”. Le loro erano tecniche specifiche, stili di combattimento, conoscenze che venivano tramandate da ormai centinaia di anni di padre in figlio e migliorate di passaggio in passaggio, scoprendone sempre nuove possibilità di applicazione, trucchetti e quant'altro.
    Per quei clan, non vi era una questione genetica che potesse vincolarne le possibilità d'uso, quanto piuttosto una semplice volontà: La volotà di apprendere, la volontà di imparare e di applicare. La stessa volontà che ogni shinobi mette nella sua vita per sviluppare nuove tecniche, apprenderne dagli altri ed inventarsi nuovi sistemi per utilizzarle al massimo del potenziale in un combattimento.
    Questo però era ciò che a Near mancava: la volontà di essere un Nara, la volontà di apprendere e di usare quell'arte e senza la volontà era inutile provare a metterlo sotto stress per costringerlo a mettere in pratica ciò che già sapeva. E per quanto Atasuke potesse essere un buon insegnante, senza quella volontà, il suo allievo non poteva apprendere.

    «Dunque questa è la tua scelta...»


    Sussurrò appena, chiudendo per un'istante gli occhi prima di espirare con foga, quasi a voler sbuffare mentre il Nara svaniva oltre il suo campo visivo uscendo dalla grotta.

    «Spero che un giorno apprenderai, ma evidentemente non sei ancora pronto. Spero solo che la fortuna continui ad assisterti tenendoti vivo»


    Ed a quel punto compose un'unico sigillo, svanendo nel nulla, abbandonando quel luogo definitivamente. In fondo aveva degli impegni da compiere e sapeva che alle mura c'era sempre bisogno della sua presenza.


    OT - Direi quindi che l'addestramento è concluso, tuttavia, visto lo svolgimento ed il finale abbandono di near, non posso che considerarlo "fallito" Non si ritiene quindi il PG in grado di acquisire la TS con questa giocata, tuttavia rimane valida per la normale acquisizione degli stemmi, secondo i normali canoni - /OT
     
    .
18 replies since 21/4/2015, 16:54   239 views
  Share  
.