L'inizio della Redenzione

[Corso delle Basi per Bartok]

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  1. Bartok
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    Un Giorno Qualunque


    Parlato Haruki
    Parlato Shirai


    Passi brevi e veloci risuonarono nel corridoio di pietra. Passi di bambino. Bruscamente si interruppero davanti alla sua stanza. Senza emettere alcun rumore, la porta si aprì appena, creando un spiraglio sufficientemente grande da permettere solo ad un bambino di entrare.
    Sono cieco, non sordo, Shirai-kun.
    Haruki, si mise seduto sul letto aspettando che il ragazzino lo raggiungesse nella sua camera.
    Volevi forse spaventarmi?
    Assolutamente no, Miyazawa-sama! Semplicemente, non volevo svegliarla
    Non fu convinto dalle parole del novizio, ma decise di non insistere oltre. Fin dal primo giorno in cui gli era stato assegnato, Shirai aveva dato mostra di un comportamento decisamente più infantile di quello che ci si aspettava da un aspirante monaco. All'inizio, Haruki si era mostrato riluttante ad accettare di avere un attendente; non era mai stato abituato al lusso, tantomeno ad avere qualcuno che lo aiutasse a fare le cose più semplici, come vestirsi e lavarsi. Tuttavia, vista l'insistenza di Shinzo, non aveva potuto fare altro che adeguarsi. Nonostante la sua perplessità, nei giorni immediatamente successivi all'ultimo rituale dovette fare i conti con la realtà e riconoscere l'utilità di quel sostegno. Privato della vista, anche le cose più comuni, come indossare gli eleganti abiti simbolo del suo ordine, risultavano estremamente difficili da fare da solo. Con il passare del tempo, si era abituato a quella condizione e ormai riusciva addirittura a combattere facendo affidamento solo sui sensi che gli rimanevano. Ovviamente, non raggiungeva ancora il livello precedente alla cecità, ma non poteva che accontentarsi. Allenandosi, sarebbe sicuramente migliorato. Anche difronte a quegli ostacoli, Haruki non aveva mai dubitato delle sue scelte. Nessuna incertezza si era mai fatta strada nel suo cuore. Perdere la vista era solo un piccolo prezzo che, nell'adempiere al proprio dovere, gli era stato chiesto di pagare. Una minuzia, se paragonato all'onore di farsi carico di un compito tanto importante. Grazie a quell'insignificante scotto avrebbe potuto proteggere il suo intero villaggio da un terribile pericolo. Mai in tutta la sua esistenza si era potuto ritenere più fortunato e la sua mente non riusciva ad immaginare gioia più grande del servire ad uno scopo tanto nobile.
    Peccato che tu sia anche arrivato in ritardo. Mi sono già preparato senza il tuo aiuto.
    Invece che la solita veste, aveva indossato dei semplici pantaloni ed una maglietta. Non aveva impegni quella mattina e quindi non c'era bisogno di un abbigliamento formale.
    Prendi il mio rosario, per favore.
    Shirai, che nel frattempo aveva accesso alcune torce per illuminare l'ambiente, si avvicinò al mobile in cui erano custodite la maggior parte delle sue cose, compreseo l'equipaggiamento ninja.
    Certo, Miyazawa-sama!
    Vuole che le spazzoli anche i capelli?
    Aggiunse in tono canzonatorio. Haruki assunse un'espressione seria e si alzò di scatto, avvicinandosi alla porta della camera da letto.
    Non abusare della mia pazienza, Kizaru.
    Kizaru - scimmia gialla - era il soprannome che gli aveva dato per via del suo carattere energico e del suo aspetto. Quel ragazzino di poco più di undici anni aveva corti capelli biondi, carnagione olivastra e occhi neri, o almeno così gli avevano detto. I monaci nei primi anni del loro addestramento indossavano una divisa dello stesso colore della sabbia e, per questa ragione, quel nomignolo gli era apparso particolarmente adeguato.
    Vuoi passare il resto della mattinata a meditare sulla tua impudenza insieme al Maestro Yamaguchi? Sono sicuro che sarebbe felice di aggiungere un altro pezzo alla sua collezione. Magari una lingua.
    Inoichi Yamaguchi era il torturatore più esperto del monastero e il solo pronunciare il suo nome incuteva timore nella maggior parte dei giovani monaci del tempio.
    Senza attendere la sua risposta, Haruki entrò nell'accogliente salone d'ingresso che, insieme al bagno e alla camera da letto, costituiva il suo alloggio. Attraversata anche quella sala, uscì nel lungo corridoio di roccia. I novizi e i monaci guardiani abitavano i livelli inferiori della struttura cilindrica che costituiva l'ingresso del monastero, mentre i monaci di rango più alto occupavano gli ampi spazi ricavati nel ventre della montagna. I primi monaci avevano scavato un intricato dedalo di gallerie e ambienti più spaziosi che raggiungevano le profondità di quelle vetta. Si diceva che nessun avesse mai esplorato interamente quei cunicoli e che chiunque si addentrasse nelle zone disabitate non facesse più ritorno. Più ci si allontanava dalla superficie, maggiore si faceva la temperatura. Per questa ragione, numerosi sigilli che rilasciavano aria fresca erano stati tracciati sulle pareti, così da rendere più confortevoli quei luoghi. Benché i monaci predicassero il disprezzo per il mondo materiale, i costruttori avevano dato il meglio nell'erigere quel tempio. Le pareti elegantemente istoriate narravano le gesta dei suoi leggendari predecessori. Haruki passò una mano sulla dura roccia. Anche se non poteva più vedere quelle incisioni, il solo tatto era sufficiente per apprezzarne la complessità e la bellezza.
    Nel frattempo, Shirai l'aveva raggiunto e, porgendogli il prezioso nenju, aveva interrotto la sua contemplazione di quell'opera d'arte.
    Spero vogliate perdonare la mia maleducazione, Miyazawa-sama.
    Non preoccuparti, ti darò l'occasione perfetta per espiare i tuoi peccati.
    Il volto di Haruki rimase del tutto inespressivo mentre, continuando a camminare, rimproverava il suo attendente.
    Oh, sì, piccolo Kizaru. Non esiste niente di peggio di un monaco indisciplinato ed è bene che io ponga rimedio alle tue mancanze.
    La ringrazio Miyazawa-sama, sono felice che lei si preoccupi per me.
    Il tono sommesso con cui aveva pronunciato quelle parole lasciava intendere tutt'altro, ma Haruki non poté che ritenersi soddisfatto. Un po' di paura non aveva mai fatto male a nessuno.
    Poteva accettare che un bambino si comportasse in modo irrispettoso con un superiore, ma non si poteva tollerare tanta leggerezza in un monaco. Shirai doveva imparare a riconoscere il limite che divideva l'essere divertenti dall'essere inopportuni. Haruki era sicuro che un paio di giorni di digiuno passati sotto il cocente sole del deserto avrebbero ammorbidito il suo carattere e gli avrebbero insegnato il rispetto.

    Dopo aver percorso una trentina di metri e aver svoltato due volte a destra, il novizio si accorse che non si stavano dirigendo dove avrebbe voluto.
    Miyazawa-sama, non vuole andare alla sala comune per fare colazione prima di iniziare ad allenarsi?
    No, Shirai-kun. Combattere i bisogni materiali rafforza lo spirito e avvicina l'anima alla perfezione.
    Questa volta il giovane novizio si dimostrò più rispettoso, limitandosi ad annuire in silenzio.
    Una decina di mentri più avanti, Haruki toccò nuovamente i bassorilievi che decoravano quel tunnel per capire dove fossero arrivati. Il monastero non aveva segreti per lui e gli bastava poco per orientarsi. Con soddisfazione si accorse di essere giunto nel punto preciso in cui voleva andare.
    Allungò il braccio destro e poggiò la mano sull'intricato sigillo inciso sulla roccia difronte a lui. Qualche istante dopo, le numerose linee di cui era composto si illuminarono di rosso, mentre, in risposta a quell'evento, una fenditura si sviluppò in senso verticale.
    Quando la parete si aprì, li avvolse una nube di vapore, ostacolando la vista del novizio. All'interno della montagna i monaci avevano trovato molte sorgenti termali e quella veniva chiamata "Bocca del drago" per la temperatura ustionante delle sue acque. Senza esitare, Haruki entrò in quel luogo, seguito da Shirai che avrebbe preferito trovarsi in qualsiasi altro posto. Ciò che si trovarono difronte fu una ampia grotta circolare illuminata solo da due bracieri. La superficie interna era occupata per la maggior parte da una pozza d'acqua, da cui si levavano volute di fumo. Numerosi pilastri permettevano di attraversarla fino a raggiungere la cascata che sgorgava dalla parete opposta a quella da cui erano entrati. A differenza del suo tutore, il novizio detestava quell'anfratto così umido e caldo da rendere difficile perfino respirare.
    Haruki si tolse la maglietta e con passi sicuri si avvicinò alla riva.
    Ti farò chiamare più tardi. Ora va a fare colazione e lasciami meditare in pace.
    Malgrado la cecità, conosceva la Bocca del Drago così bene da non aver bisogno dell'aiuto del suo attendente. Gli sarebbe bastato farsi guidare dalla memoria e dall'istinto.
    Grazie mille, Miyazawa-sama.
    Senza farselo ripetere, il ragazzino corse fuori dalla caverna, lasciando Haruki alla tranquillità di quel luogo.

     
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