Nuvole Rosso Cremisi

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  1. Arashi Hime
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    MENTALITS

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    «Chiedo scusa.» Disse la kunoichi, guardando il corpo a terra del Cremisi che Raizen aveva messo a tacere prima che lui potesse approfittare delle sue pessime sviste per scappare, o peggio. Abbassando lo sguardo, la Principessa del Fuoco esitò un attimo. «Starò più attenta, la prossima volta.» Mormorò, ascoltando in silenzio gli ordini impartiti.
    Non aveva né il tempo né la possibilità di abbandonarsi ai suoi soliti complessi per l'errore commesso, aveva del resto già imparato a sue spese che l'unico modo per rimediare ad una svista era colmarla con una puntuale vittoria. Puntando dunque un ginocchio a terra e passandosi il braccio dello Shinobi dietro il collo, Shizuka si alzò sollevando nel mentre il corpo esanime dell'altro con l'aiuto della mano libera che teneva fermo il torace, e dopo essersi assestata e aver maggiormente stretto l'altro a sé, annuì.
    «Visto che assumi le sue sembianze, mentre io lavoro sulla testa, fai in modo di lasciare delle sue impronte da qui a dentro la foresta, fino all'albero sotto al quale io mi fermerò.» Disse. «Aspettami fuori dalle mura, al posto del nostro amico. Se avrò problemi ci organizzeremo al mio ritorno per decidere se continuare a muoverci insieme, separarci o altro.» Detto questo, aggiustandosi nuovamente il cappuccio sulla testa, si abbassò e scattò, sparendo dal posto. Riapparve nel bosco da cui era precedentemente giunta, in mezzo alla vegetazione che l'aveva accolta e protetta prima che avanzasse la sua prima offensiva, e in cui lei distese il corpo privo di sensi del Cremisi.
    Con una rapida analisi si assicurò con cura che la sua condizione di incoscienza fosse tale da perdurare durante tutta l'operazione che stava per avere luogo, fatto ciò la ragazza avrebbe tolto lui la maschera: era un uomo giovane, ma il volto era segnato da un'espressione dura mantenuta per troppo tempo. La barba incolta, biondiccia e unta, era tracciata da piccole cicatrici. Un neo era in una posizione che chi osservava non poté fare a meno che definire curiosa.
    Senza però concedersi altre inutili osservazioni, Shizuka portò le mani alle tempie del Cremisi e a quel punto lasciò che queste venissero avvolte dal suo consueto e ruggente bagliore blu elettrico. Un istante dopo, era proiettata nella mente dell'altro.
    ...Quel genere di abilità non si discostava invero poi troppo dall'aprire un registro gelosamente custodito per prelevare qualche importante fascicolo. Non c'erano barriere che le avrebbero potuto resistere, né mutismi insensatamente sostenuti. Lei non chiedeva mai, si limitava a prendere ciò che le serviva in modo autonomo e conciso. Spesso non era neanche necessario estrapolare, ma era sufficiente vedere, come probabilmente sarebbe stato anche in quel caso.
    Si poteva dunque dire di lei che fosse una ladra di identità, ricordi e volontà. Di vite, forse.
    […] All'interno della mente dell'uomo, tra i frammenti di un'infanzia ormai perduta ma ricca di sorrisi e gentilezza, di scelte alcune vittoriose e altre rimpiante, di amori forti e talori perduti, la Principessa del Fuoco avrebbe cercato informazioni precise:
    La situazione del Raikage –il vecchio era vivo? Dove si trovava? E se non lo era, chi lo sostituiva, ora? Dov'era e chi era costui?–;
    Che tipo di situazione era quella in corso a Kumo, com'era cioè strutturata e che tipo di energie vi erano in gioco? Una rivoluzione, forse? E se si, da chi era stata incentivata? Qual era il suo scopo finale?;
    ma soprattutto cercò informazioni riguardanti la condizione di sorveglianza del luogo:
    Quali erano i metodi di passaggio dal confine, i punti di questo sguarniti, il sistema di ronda e sorveglianza, ma anche quello di comunicazione, e se vi erano caserme nelle vicinanze e se si chi erano le personalità di spicco in esse, inoltre si occupò di cercare luoghi interni ai confini dove poter riposare e dormire;
    indagò anche la condizione oltre i confini, assicurandosi un margine di libertà maggiore, cercando dunque sia la condizione di sorveglianza che i posti di guardia in quelle zone.
    Tutte le informazioni erano atte a mappare la situazione e a dare ad essa un nome così da raggiungere più rapidamente l'obiettivo che la missione sua e di Raizen aveva, nonostante ciò la giovane Kobayashi non poteva escludere che quell'uomo non sapesse poi troppo di ciò che lei voleva, e in quel caso si sarebbe pertanto limitata a prendere tutte le altre informazioni in suo possesso. Se si era unito a quel movimento qualcuno lo aveva convinto o costretto: in che modo? Facendo leva su cosa? Qual era la verità che veniva raccontata e che il popolo sapeva? Cosa facevano fare a chi si univa a quella causa? Cosa significava il “Cremisi”? Cosa stavano cercando di ottenere?
    Era ovviamente altamente impossibile che lui non sapesse quantomeno il funzionamento della sorveglianza, ma in caso anche quella possibilità fosse stata nebbiosa, la kunoichi avrebbe fatto proprio il metodo di unione al movimento in corso, avendo premura di cercare anche il genere di individui che i Cremisi potevano o meno prediligere per le proprie file, così da potersi spacciare per un volontario desideroso di prender parte al “grande progetto”, qualunque esso fosse. Che fosse stata quella di un uomo o di una donna l'identità in cui avrebbe dovuto rinascere la Principessa, poco le sarebbe importato. La sua Henge era stata da lei potenziata per le infiltrazioni e resisteva pertanto a ferite e condizioni ben più provanti di quelle concesse alla versione semplice insegnata in accademia. Si sarebbe chiamata Masato Kikoi o Shiori Karanae, sarebbe stata un giovane e imberbe ragazzo dagli occhioni neri e con il fuoco ardente di avventura e patriottismo dentro di sé, o una formosa e arrabbiata donna che aveva perso tutto ed era disposta dunque a fare altrettanto per la possibilità di avere un'altra possibilità. Non era importante. Non c'era niente che non sarebbe potuta diventare, e non c'era nessuna storia che non avrebbe potuto rendere sua, la sua abilità di recitazione era del resto la migliore, come ci si aspettava da chi era nata per mercanteggiare il prezzo di qualsiasi cosa.
    Quando infine la rapida visione dei ricordi e l'estrapolazione di quelli che le erano utili ebbe fine, Shizuka chiuse gli occhi per un istante.
    Si assicurò di ripulire la mente del Cremisi circa l'arrivo di lei e Raizen e di curare lui la ferita inferta alla testa per renderlo incosciente, ovviamente con la minuzia tipica che la contraddistingueva e che avrebbe impedito allo shinobi di risvegliarsi in sua presenza, ma anche di farlo successivamente con un forte e malconcio mal di testa che avrebbe supportato il suo diversivo. Lasciò poi nei ricordi di lui solo il rumore del fruscio tra gli alberi sotto ad uno dei quali lei lo abbandonò, spezzando con un colpo secco di una mano guantata uno dei più bassi e grossi rami secchi, che lasciò cadere accanto alla testa di lui, avendo premura di far piovere sul suo corpo schegge di legno. A quel punto iniziò a indietreggiare, pulendo le tracce sue e di Raizen fino ad allora lasciate, ma non certo quelle lasciate da quest'ultimo sotto henge dell'uomo stesso, e quando fu in prossimità del punto in cui lei stessa era svanita in precedenza, si concesse qualche istante per riorganizzare i pensieri.
    Solo quando fu pronta, sarebbe ripartita, azzerando la distanza che la separava da Raizen con il solito buon vecchio trucco della sostituzione, comparendo lui accanto, protetta dall'oscurità della barriera di confine. Gli avrebbe rapidamente comunicato tutte le informazioni ottenute, le conclusioni da lei tratte, la stima valutata e, in conclusione, la strategia che avrebbe adottato.
     
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