Malattia o follia ?

[ Free GDR - Skylineez - Leopolis ]

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  1. Skylineeez
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    Descrivere le giornate in quel di Sunagakure era abbastanza inutile. La temperatura era alta sin dal mattino, il terribile caldo afoso iniziava a fare le sue vittime sin dalle prime ore del mattino. Le vecchiette che dovevano fare la spesa erano indubbiamente le sue preferite. Le si vedeva aggirarsi per le strade grondando sudore a più non posso. Non c'era carellino per la spesa o folata d'aria che potesse allietare le loro giornate all'insegna delle fatiche. Nessuno amava fare le commissioni e le pulizie domestiche, ma doverlo fare a Suna era indubbiamente la più grande scocciatura esistente. Appena finnito di spolverare bastava una folata di vento per ritrovarsi quintali di sabbia del deserto sotto il letto. Tenere puliti gli specchi era più difficile che spiegare ai mariti il cubo di Rubrik.
    Ma tutto ciò non bastava. Tra le piccole sfide di ogni giorni c'era anche lui. Ryoshi Okura. Il ragazzo non era per nulla normale, e tutti nel quartiere lo sapevano. Ma ciò non bastava a spiegare i suoi assurdi comportamenti. Come in ogni quartiere che si rispetti giravano stranissime voci su quel ragazzo. Era ovvio, tutti un po' lo temevano e nessuno lo sopportava. Non era certamente conosciuto per le sue doti tecniche particolari, anzi si era scoperto da poco che si era iscritto in accademia, e tutti erano ancor più preoccupati di prima.




    Già è scemo il ragazzo, già fa danni così. Figurati se impara a conoscere le arti ninja.

    Questa frase era ricorrente nei chioschi, nelle botteghe e davanti alle porte degli anziani. Persino i vecchi ne parlavano mentre andavano o tornavano dal consueto giro di ricognizione dei vari cantieri della città. Tipica attività dei vecchi. Ma quali erano questi motivi ?




    [ . . . ]




    Anche oggi mi ero svegliato con le palpitazioni. Da quando i miei genitori mi avevano allontanato da casa dormivo in giro per la città. Infondo non avevo interesse alcuno per il dormire, non era certo una cosa che facevo volontariamente. Eppure mi capitava di collassare per terra, generalmente dopo alcuni giorni di camminata per i vicoli del quartiere. Quest'oggi mi svegliati cadendo da una panchina sulla quale qualche anima pia mi aveva messo. Era troppo strano credere di essere stato sì fortunato da esser svenuto sulla panchina, generalmente svenivo per terra, e mi risvegliavo con la bocca piena di sabbia, una sete terribile e strane sensazioni che non capivo. Non avevo ancora ben capito il funzionamento dei principali organi del corpo umano.

    Ricordo che dovrei bere. Forse, forse quella sabbia è adatta.

    Così come non mi era chiaro il funzionamento del riposo notturno, avevo ancora difficoltà a distinguere le cose che dovevo bere da quelle che si mangiavano. L'esperienza non era una mia grande alleata. Ero seduto, aprivo e chiudevo la bocca cercando di fare un minimo di saliva. Avevo la bocca meno impastata del solito, ma la sensazione non era comunque piacevole. Attorno a me c'erano alcuni bambini. Correvano e giocavano spensierati. Mi piaceva guardare i bambini, erano soliti gridare e rincorrersi lanciando parole felici. Anche io volevo partecipare ai loro giochi, anche a me sarebbe piaciuto essere coinvolto nelle loro attività divertenti. I genitori dei piccoli, che si erano accorti del mio risveglio, vegliavano vigili.
    Pian piano che il mio corpo si risvegliava i miei occhi si spalancarono, con il riattivarsi di tutte le attività cerebrali ( ben poche , sia chiaro ) il mio corpo tornava alla sua consueta apparenza. Non mi ero ancora specchiato, ma ero certo che i miei capelli rossi fossero totalmente fuori posto. Spettinati si, ma conformi nel darmi la solita aria da pazzo. Mi ero già dimenticato della sensazione di sete, decisi allora di lanciarmi in mezzo ai bambini per poter giocare con loro. C'era una biondina, di circa 8 anni che stava giocando a nascondino con un altro ragazzo. Lei lo stava cercando ma non riusciva a trovarlo. Fissai per un'attimo il fondo schiena della piccola, fantastico. Decisi immediatamente che dovevo aiutarla.
    Scattai rapido davanti al ragazzo, che si era nascosto dietro un banco di ramen poco distante dalla bambina.



    QUI CONDUCE LA LUDICA ATTIVITAAAAA!

    Gridai con forza davanti al piccolino. Lo scatto mi fece vedere al piccolo nella mia peggior forma, i capelli totalmente alzati dal vento, gli occhi verdi sbarrati dalla felicità di averlo trovato e di aver aiutato la piccola. Contrariamente a quanto preventivato però nessuno era felice del mio intervento. Il piccolo scoppiò in un pianto disperato, e guardandolo notai che aveva una ferita lungo il braccio. Evidentemente dovevo aver sbagliato nel finire lo scatto. Non feci a tempo a girarmi che la biondina era scomparsa.
    Due dei genitori mi saltarono immediatamente addosso, io non mi difesi, ero pronfondamente buono, volevo solo aiutare.
    I genitori da due divennero presto tre, poi quattro, fino a diventare una decina. Gli sguardi erano carichi d'ira, e anche a me fu chiaro che era il caso di scappare da queste persone.



    La luna diventerà formaggiooo!!

    Dissi questa volta fissandoli. La frase mi uscì di sfuggita, non sapevo bene cosa volessi dire, ma l'avevo pronunciata con un tono sacrale, quasi fosse una profezia. Dopodichè scattai verso le mura del villaggio, che distavano poche centinaia di metri dalla mia precedente posizione. Le oltrepassai senza che nessuno mi fermò, le guardie mi conoscevano di vista e sapevano anche loro che ero solito camminare lungo il perimetro. Questa volta invece puntai dritto verso l'oasi nel deserto, distante pochi chilometri.
    Il viaggio era più lungo del previsto. Arrivai alla fonte stanchissimo, con la bava alla bocca. Tutto sudato e pieno di sabbia, che visto il sudore mi si era appiccicata addoso. Ne avevo ovunque, ma la fatica era tanta. Riuscì giusto ad arrivare al bordo dell'oasi, sorrisi felice nel vedere l'acqua, e poi, come di consueto, svennì.
    Caddi come un sasso, lungo disteso per terra, con la faccia dritta dritta dentro l'acqua.
    Speranzoso, forse solamente a livello inconscio, che qualcuno m'avrebbe evitato l'annegamento.

     
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    × Legenda
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    «Dialoghi»

    «Seinji-sama!.. entriamo nel Paese del Vento!»
    Seinji distolse solo per un attimo lo sguardo dal libro che stava leggendo: ciò che diceva il pterosaura era vero. I panorami ricoperti di verde, di boschi, pianure ed altro stava mutando, - ciò che pian piano si disegnava sotto la coppia voltante Seinji Akuma - Ayga il Pterosaura, era un misto di rocce, vento e sabbia. Era inutile spiegare quanto Seinji odiasse tutta quella sabbia, con il caldo afoso, il sole insopportante e quant'altro. Era una situazione anche di pericolo: in quelle terre non poteva attivare il suo velo di nebbia: l'afa eliminava ogni traccia di acqua o di umido.
    «Facciamo un giro di perlustrazione,» - rispose Seinji abbassandosi dal dorso del pterosaura per guardare in giù, - «vediamo se non incontriamo una carovana o qualcosa del genere, e andiamocene.»
    «Andata Seinji-sama! Prendo rotta per il Sud-Ovest del paese allora!»
    «Nono.» - Rispose Seinji di nuovo aprendo il libro per ritornare a leggere, - «continua la rotta verso l'Ovest. Nel caso vedi qualcuno, avvisami. Ah! E alzati un po' di quota: ci sono poche nuvole qui, ma nessuno vorrà vedere il sole... Forse potremmo rimanere celati alla loro vista.»
    E nel mentre Seinji tornava ad aprire il suo libro - un bestseller di Ame, che parlava degli intrighi amorosi della figlia di un ricco mercante del villaggio della nebbia che si era innamorato di un ninja di Suna, - Ayga agitava le sue ampie e possenti ali, elevandosi ancora di più. Da quell'altezza era difficile vedere persino gli umani. Fortunatamente, la sua vista telescopica gli permetteva di vedere in modo chiaro e lucido a distanze molto grandi, cosa che facilitava la perlustrazione e permetteva di vedere laddove gli altri non potevano notarti. A dir la verità, - e Seinji Akuma non poteva negarlo, - era stata una fortuna aver trovato quei pterosauri in una miniera tanti e tanti anni fa. Al più li usava per andare in giro nel mondo, e del resto come gli si poteva dar torto? Non c'era niente di migliore che viaggiare sul dorso di un animale lungo 12 metri e più, guardare all'ingiù dall'alto dei cieli, o nascondendosi sopra a dei strati di nuvole dense, o comunque volando abbastanza in alto da non poter essere visto a occhio nudo. Di tanto in tanto Seinji attivava anche la sua Vista Telescopica - fortunatamente, di molto migliore rispetto a quella del Pterosaura, ma non era il suo hobbie preferito. Tra tutte le attività dei ninja, gli piaceva leggere: filosofia e bestsellers romantici al primo posto, scrivere, sì, seppur brevi poesie e piccoli racconti, e anche cucinare, al più sushi, quasi come se fosse il suo piatto preferito. Così, perdutosi nella trama e nelle preoccupazioni del personaggio principale di quel romanzo, non si accorse nemmeno, che il panorama tutto intorno stava diventando sempre più arido e vuoto, - solo rocce e sabbia, persino gli arbusti insecchiti che spesso si potevano trovare all'inizio di quel paese così odiato da Seinji. In più si aggiunse anche il brontolìo dello stomaco di quel pterosaura, a dare fastidio al nostro eroe: non gli permetteva di concentrarsi e di entrare completamente nella trama del romanzo.
    «Ho fame, Seinji-sama!»
    In risposta Seinji distolse l'attenzione dalle pagine ingiallite del libro.
    «Tu hai sempre fame, Ayga-san.» - Quello sorrise.
    «Bhe! Per quello sono un Pterosaura, sama! Per mangiare la carne!»
    Seinji sbuffò.
    «Quelli della tua famiglia, compresi Zurura e Daiba, dicono tutti così.» - Rispose Seinji. - «Bha! Se hai fame, allora torna pure indietro. Appena torneremo a solvolare le foreste, ti catturerò qualche cervo.»
    «Due cervi... sama. Voglio due cervi. Sono affamato come un... come un...»
    «Lupo?» - Chiese-aggiunse l'Akuma.
    «Ah! Sì! Il lupo.»
    «Io invece ho sete.» - Disse Seinji aprendo la sua fiasca col vino e scoprendo che ormai era vuota: aveva finito tutto il vino nel mentre volavano sopra le sabbia in cerca di qualche convoglio da depredare. - «Vedi se non c'è una qualche fonte nei dintorni... anche se ne dubito.»
    «Hmm.» - Brontogliò il tipo con il muso lungo. - «C'è una pozza... anzi, no! E' un'oasi...»
    «Oasi nel deserto? Che fortuna! Hah! Bhe, andiamoci. Tanto devi bere anche tu.» - Disse il kiriano.
    «Sì. Ho sete anche io.»
    Quando la coppia andò in picchiata tagliando rapidamente verso il basso e Seinji attivò il suo chakra adesivo per non cadere giù dal dorso dell'animale come un macigno, Seinji, ormai abituato a simili atterramenti, sperò solo che il contatto con la sabbia non fosse troppo brusco. Quindi, quando ormai non erano più tanto lontani dall'acqua desiderata, il pterosaura inspiegabilmente sorrise.
    «C'è un corpo nell'acqua.» - Disse lui. - «Forse uno dei profughi del deserto...»
    «Hmm?» - Mughignò l'Akuma. - «Afferralo con gli artigli e mettilo sulla sabbia. Magari è stato vittima di qualche ladro e l'hanno gettato nell'acqua...»
    Ayga fece come ordinato da Seinji: abbassandosi di quota si sospese per qualche attimo dritta sopra al corpo con la faccia nell'acqua, quindi si abbassò lievemente, fino a che gli artigli non raccolsero il corpo inconscio dall'acqua e non lo portarono sulla sabbia, a qualche passo vicino all'acqua. Li Ayga lasciò delicatamente il corpo del ragazzo, che, a sua volta, dolcemente cadde sulla sabbia.
    A sua volta, quando il ragazzo era ancora inconscio, Seinji saltò giù dal dorso del suo amico.
    «Secondo te è vivo?» - Chiese, attivando la sua Vista Vitale e osservando l'energia vitale di quel corpo. - «Sì, è solo svenuto.» - Concluse, prendendo di nuovo la sua fiaschetto e andando verso il laghetto per riempirla d'acqua. Una volta riempita, Seinji tornò dal corpo inconscio e piegandosi verso il volto del ragazzo, gli rovesciò il contenutò della fiasca sul viso, - così l'acqua doveva farlo tornare cosciente.
    «Io vado a farmi il bagno, Seinji-sama!»
    «D'accordo Ayga. Vedi però di non annegare anche tu... hehe» - E così, mandato il pterosaura a rinfrescarsi le ali e le energie sul lago, Seinji si sedette accanto al corpo inconscio. Dal nulla tirò fuori un piccolo rotolo con dei simboli sopra disegnati. Dunque compose 5 sigilli, mordendosi il pollice fino a far uscire una goccia di sangue, e rapidamente pose la mano sul quaderno con sopra disegnati i simboli evocativi.

    Tecnica del Richiamo - Kuchiyose no Jutsu
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Cinghiale, Cane, Gallo, Scimmia, Pecora
    L'utilizzatore è in grado di richiamare oggetti o creature attraverso un varco spazio temporale. Creature: È necessario che il ninja abbia stretto un patto di sangue con una razza di creature. Richiamare in battaglia le creature è necessario una goccia di sangue e un consumo di chakra pari alla metà della riserva dell’evocazione. È possibile invocare solo esseri di parienergia o inferiore. È possibile Pareggiare gratuitamente le proprie creature, facendole ritornare al proprio luogo d'origine. Questi utilizzi richiedono 1 slot tecnica avanzato ognuno. Oggetti: È possibile liberare il contenuto iscritto all'interno di specifici rotoli spendendo ¼ Basso ogni 100 crediti equipaggiamento liberati. Inoltre consente, in condizioni di calma, di stipare oggetti solidi incustoditi nei rotoli; l'operazione che richiede un minuto ogni 100 crediti. Richiedono 1 Slot Tecnica ognuno.
    Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    (Livello: 4 / Consumo:Variabile )


    Ed ecco che in un attimo dal rotolo si liberò una nebbiolina di fumo, e dal fumo varie pietanze e bevande: vino di Ame, a base di acqua e uva scaduta, - certo faceva schifo, ma tant'è. Sushi, - questo Seinji lo aveva preparato da sé nella sua casetta ad Ame, - il pesce era squisito e anche il riso. I due ingredienti era andato a prelevarli lontano e per questo erano buonissimi entrambi. Trattati e preparati come si deve, con spezie vari e vari ingredienti alternativi, profumavano entrambi di un odore piacevolissimo. Vicino al vino e al sushi vi era del pane. Questo lo aveva comprato non troppo lontano dal Paese del Fuoco, in uno dei negozio di un villaggio povero e abitato da pochi. Non aveva molto da ridire sulla qualità del pane, che, in ogni caso, non era né troppo buono, né faceva troppo schifo. E infine, vicino al sushi, il vino, e al pane, c'erano delle bistecche abbrustolite, croccanti e succose. Ad Ayga non sarebbe bastate nemmeno un po', fintanto che erano giusto 3-4, ma a Seinji e al ragazzo sarebbero più che avanzate per rimettersi in pari con le energie dopo il duro lavoro di entrambi.
    E così, non appena il shinobi addormentato si sarebbe risvegliato riprendendo coscienza del sé, Seinji gli avrebbe sorriso, in contempo invitandolo a mangiare con un cenno del braccio.
    «Il vino fa schifo,» - avrebbe detto Seinji al ragazzo appena tornato in sé, - «ma posso assicurarti che il sushi è delizioso.»








    Chakra: 242-8-12=222

    Equip.:
    Tonici di Recupero: 2/3

    Status: Illeso
     
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    Il mondo sembrava bellissimo mentre annegavo nell'acqua. Il mio cervellino ripensava ai pochi aneddoti felici della mia esistenza. Forse frutto di pura fantasia visto che non ero certo di averli vissuti davvero. Ma che fossero o meno reali era piacevole la sensazione che trasmettevano. Serenità. Un qualcosa di perso forse per sempre, in quell'esistenza triste fatta di inseguimenti per le strade di Suna, per motivi che bene non conoscevo. Era chiaro che le relazioni con le altre persone fossero per me fonte di grandi problemi ed incomprensioni. Non riuscivo mai ad interagire nel modo corretto, questa era l'unica spiegazione del perchè mi corressero dietro.
    Il problema grave stava nel non riuscire a identificare esattamente quali fossero le condotte disdicevoli. Finchè non sarei riuscito a capire questo non avrei mai potuto interagire in modo decente, soprattutto non avrei mai potuto rimediare agli errori.

    Nei sogni che stavo vivendo non c'era nulla di simile. Stavo cavalcando un orso bianco, eravamo sulla luna in totale assenza di gravità, saltavamo da un cratere all'altro sorridenti. Emettevamo strani versi rurali mentre sollevavamo le poche polveri che ci circondavano.




    Bello quest'orsetto!! Ti chiamerò Fuffy!

    Immaginai di pensare mentre la bestia continuava la sua corsa. D'un tratto sentì la sensazione del volo più reale, sentì il fruscio dell'aria contro la pelle e nel sogno vidi una grande onda anomala arrivare verso di me e l'orso. Non feci tempo ad urlare che l'onda si abbattè contro di noi, risucchiandoci. Non riuscivo a respirare, e sentivo di essere piano d'acqua. D'un tratto uscì dall'onda, senza spiegazione. Mi ritrovai in alto, stavo precipitando da un'altezza di qualche metro da terra.



    AAAAAAAAA

    Proprio in quel momento mi ripresi dallo svenimento. La sensazione dell'aria contro il mio corpo era data dal piccolo tratto di volo che lo pterosauro mi aveva fatto fare. Allo stesso modo la sensazione del soffocamento era dovuta a tutta l'acqua che avevo aspirato dal naso dopo essere svenuto.
    Mentre urlavo dalla paura e dallo schock iniziai a rimettere acqua mentre guardavo la persona davanti a me con gli occhi sbarrati. Solo una parte di tutta quella che avevo accumulato. Come fossi ancora vivo era un mistero. Dopo aver sputacchiato acqua tutt'attorno a me iniziai a tossire. Una tosse convulsa che durò per alcuni interminabili secondi, procurandomi un forte rossore agli occhi.
    Solo dopo qualche decina di secondi riuscì a smettere, e presi a respirare a ritmo molto sostenuto. Questo brusco risveglio mi aveva traumattizato abbastanza, e non erano state di grande conforto le parole della persona davanti a me.



    Pappa ?? No pappa no pappa!!! Troooppa acqua!!!

    Mentre parlavo mi faceva male la gola, probabilmente per lo sfrorzo dovuto alla tosse, o chissà qual'altro motivo. Risposi a quella figura guardandolo strano, come se mi stessi chiedendo come si facesse ad offrire vino e sushi ad un poveretto che stava per annegare soffocato. Solo qualche attimo dopo notai che in mezzo ai viveri c'erano anche delle bistecche. Sembravano belle croccanti, sugose al punto giusto, denotavano un'adeguata cottura.
    Nel giro di un secondo dimenticai di aver appena vissuto un terribile evento traumatico, la fame accumulata prese il sopravvento e presi immediatamente una delle bistecche, per ficcarmela quasi per intero in bocca. Notai quasi subito che anche quella mossa non era particolarmente furba, soprattutto data la mia stanchezza e le precarie condizioni della gola. Dedotto che avevo bisogno di qualche aiuto extra presi la bottiglia di vino e bevendo a garganella come solo Aldo Baglio saprebbe fare mi ritrovai in bocca un miscuglio di carne, sangue colante e vino terribile.
    Impiegai qualche secondo a buttare giù il tutto, senza lasciare nemmeno un pezzò di nervo di quella che originariamente era la bistecca. Dopodichè allungai la bottiglia verso il caro ragazzo che mi aveva preparato tutto quel pranzetto.




    Nevvero! Potevo farla la pappa!

    Dissi poco dopo. Il ragazzo davanti a me aveva un'aria normale, nessun tratto particolarmente distintivo particolare, poteva sembrare una persona qualunque. Dopo averlo guardato un attimo mi guardai in giro, cercando di ricordare dove diavolo fossi. Riconobbi l'oasi in cui stavo annegando ed il deserto tutto intorno. Tutto normale, tranne la presenza di un grosso dinosauro dentro un'oasi deserta. Preso dall'entusiasmo alla vista di quella bestia inesistente mi alzai in fretta e furia ed iniziai a correre in cerchio, con le braccia alzate drittissime, alzando sabbia a non finire tutt'intorno a me, e quindi anche sul cibo.



    Mi chiamo Ryoshi Okura! Mi chiamo Ryoshi Okura ! Mi chiamo Ryoshi Okura!

    Mentre correvo in cerchio attorno al ragazzo e al cibo inziai a dire il mio nome, in una sorta di strana presentazione mentre non riuscivo a contenere la felicità per aver visto quello strano bestione che sguazzava nell'acqua.

     
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    × Legenda
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    «Dialoghi»

    Non che le urla del bambino non fossero comprensibili: persino Seinji, ormai un esperto, temeva l'altezza e i bruschi movimenti dei suoi pterosauri migliori. Per questo non si stupì minimamente nel sentire il disappunto del bambino, che, dall'alto, osservava la gialla sabbia di quei paesi aridi e sprovvisti di una qualsiasi linfa vitale. Ma nemmeno disse ad Ayga di rallentare, o rendere il volo meno drammatico e più soffice, meno pericolo e più malleabile. Semplicemente sorrise, come spesso egli faceva, lasciandosi andare a quel comportamento ingenuo e delicato, che di tanto in tanto assumeva.
    «No pappa?» - Chiese Seinji con disappunto, preparandosi a mettere via tutta la sua roba, e quindi guardando come tra tutte le varie pietanze, il bambino scelse quella più calorifica. Eppure diceva "no pappa", cosa che, ahimé, voleva significare che non aveva fame. E in realtà la fame ce l'aveva, e questo lo notò persino Ayga, ancora intenta a farsi il bagno nell'acqua della piccola oasi in mezzo al deserto.
    «Sembra che non abbia mangiato per giorni, Seinji-sama.» - Osservò ella. Seinji, dal canto suo, soltanto sorrise.
    «I bastardi di questo villaggio sono dei sporchi egoisti. Preferirebbero vedere un bambino morire di fame, piuttosto che rinunciare ad un proprio piatto... E poi dicono che non dovrei radere questo villaggio al suolo insieme a tutti suoi abitanti. Tsk!» - Il segno di disappunto accompognò un euforico comportamento del bambino che, presentandosi più e più volte con il nome di Ryoshi Okura, prese a correre tutto intorno a Seinji, quasi come se la prima volta nella sua vita avesse visto qualcosa di extraordinario.
    «Credo che tu gli abbia fatto questo effetto, Ayga.» - Disse Seinji sorridendo. La pterosaura, dal canto suo, soltanto ridecchiò.
    «Bhe,» - disse, - «è così giovane e ha già avuto la fortuna di vedere un esemplare adulto di pterosaura.»
    «E non ha ancora visto niente.» - Ridacchiò Seinji. - «Se non ci fosse tutta questa afa nei dintorni e non vorrei andarmene il più in fretta possibile, sarei quasi per fargli fare un giro sul tuo dorso.» - Poi si fermò, continuando a guardare il bambino correre.
    «Vediamo cosa farà se...» - Ed ecco che gli occhi di Seinji si colorarono di un rosso acceso, e di fronte al bambino, proprio nel punto verso il quale stava correndo, comparve un mostro gigante, simile a un demone. Era il demone Asmodai, uno di quelli che albergava dentro la mente di Seinji e che Seinji voleva realizzare per perfezionare le proprie capacità, per approfondire la propria conoscenza di sé stesso. Asmodai, con delle lunghe ali nere, altissimo e grandissimo, avrebbe sbarrato la strada al bambino, quasi invitandolo a calmarsi. [9 slot dimensionali, uso TS]
    «Vieni qui.» - Gli avrebbe quindi detto l'Akuma, sbattendo la mano nel segno di far sedere il bambino al proprio fianco. Anche se... Non sapeva cosa voleva da quel bambino. L'averlo trovato era già per sé una fortuna, - almeno avrebbe avuto un modo divertente per riposare dopo il lungo viaggio sul dorso di Ayga. Tuttavia, era anche vero che non poteva lasciarlo li così, a morire in mezzo al deserto. Se quelli di Suna volevano disfarsene, lui doveva dare tutt'altro esempio; esempio di onestà e cavalleria. D'altro canto, non poteva riportarlo a Suna: in primis, se l'avessero visto con un nukenin come Seinji Akuma, l'avrebbero sicuramente catturato, e in secundis, avrebbe provato a catturare Seinji stesso. Guai questi, che egli voleva evitare.
    Eppure...
    "Cosa farmene di te?" - si chiese, fra sé e sé.
    Poi, mantenendo ancora il demone attivo e reale, parlò con la sua voce, invitandolo senza paura a sedersi vicino a Seinji.
    «Susu.» - Avrebbe detto l'ora reale Asmodeus. - «Vieni a sederti vicino a me. Dimmi chi sei.»
    Così facendo parlare all'illusione, Seinji avrebbe raccolto il cibo vario in un unico punto, mettendolo infine nella propria borsa e cancellando ogni traccia della loro presenza in quel posto. Poi attese cosa avrebbe detto il bambino, e dalle sue parole avrebbe deciso cosa farsene.
     
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    Se già di consueto ero solito avere gli occhi spalancati, nel vedere davanti a me quella creatura mostruosa si allargarono ancor di più. Stavo correndo attorno a Senji, e mi fermai immediatamente, come impietrito. Davanti a me si stagliava una creatura enorme. Una sorta di demone alato gigantesco, indubbiamente una delle cose più terrificanti che avessi avuto la sfortuna di vedere nell'arco della mia vita.
    L'iniziale incredulità si trasformò in paura, e la paura avevo l'effetto benefico di accendere una sorta di secondo cervello interno, o più semplicemente, mi faceva ragionare leggermente meglio. Dal solito scemo che ero solito essere mi trasformavo in qualcuno più furbo, ma sempre molto strano.
    Il demone sembrava volermi calmare ed allo stesso tempo la figura che mi aveva risvegliato, salvato dall'annegamento e preparato un bel pasto mi stava invitando a sedermi affianco a lei.
    Evidentemente era una persona pacata, l'arrivo del demone era forse legato al fatto che non gli era piaciuto il mio corrergli attorno. Avrei dovuto ricordarmene. Ma non ero famoso per la mia memoria, ben lo sapevano tutte le persone che mi avevano ammonito di non ripetere una determinata condotta, che puntualmente era stata posta nuovamente in essere.
    Davanti al demone rimasi vigile, pronto a scattare nel caso fosse sorta questa necessità. Nella mia povera crapa si alternavano adesso pensieri e preoccupazioni.
    Se è pur vero che questa persona mi aveva salvato e offerto il suo vitto, ora davanti a me si mostrava una strana figura, che se innocua mostrava un potenziale evidente. Era ovvio che le capacità della figura davanti a me erano enormi se paragonate alle mie. Solo ora mi resi conto di non sapere ancora il suo nome. Se c'era una cosa che sapevo fare bene era presentarmi, e mi sarei accorto se lui l'avesse fatto.
    Forse non era suo interesse farsi riconoscere, ma questo genere di cose celava sempre qualche cattiva intenzione.


    Cosa mi consiglierebbe di fare ?

    Il riferimento ero incerto, non avendo alcuna persona di riferimento particolare nella propria vita. Continuai a fissare davanti a me la strana creatura, non mi attaccava nè manifestava cattive intenzioni. Guardai nuovamente il suo creatore dagli occhi rossi ed il dinosauro nell'acqua.



    Quante strane creature possiede... Potrei essere l'ennesima di esse... Saremmo strani, ma uniti.

    Decisi di fidarmi di questa persona, una scelta proveniente dal cuore. Cuore che aveva parecchi spazi vuoti, che nessuno si era premurato di voler occupare. Anzi, tutti avevano sempre cercato di allontanarsi da lui, mentre questa strana persona, dal volto normale gli era venuto incontro, anche solo per pochi istanti, senza nemmeno conoscerlo.
    Cercando di essere più rilassato mi andai a sedere affianco al mio salvatore. Non sapevo come interagire con le persone, non ero mai stato bravo ed avevo paura di allontanare anche quest'ultimo umano. Ero certo che nel familiarizzare con creature come il demone ed il dinosauro avrei avuto meno difficoltà.
    Non sapevo se guardarlo o meno, e quindi alternavo sguardi intensi e rapidi ad un continuo osservare a terra ed intorno a me.
    La sua domanda era molto difficile, non avrei saputo dire nulla a mio riguardo, ero bravo solo nel presentarmi e nel dire il mio nome. Dopodichè tutto si faceva arduo, e i miei continui errori mi costringevano ad una vita assurda da reietto abbandonato.


    Mi chiamo Ryoshi Okura. Vengo da Suna.

    Questa era la parte semplice, cercai di mantenere un tono normale, ma dentro di me si stavano alternando moltissime emozioni contrastanti. Se da un lato ero grato a questa persona di avermi concesso parte del suo tempo, sentivo dentro di me un'odio profondo per tutti coloro che invece quel tempo me l'avevano negato.


    Sono stato cacciato da mamma e papà. Perchè sono stato cattivo.

    Cercai ancora di mantenere un tono neutrale, ma era evidentemente al di là delle mie possibilità e la voce risultò quasi spezzata, come se stessi per piangere da un momento all'altro.



    Ma io non sono cattivo!!

    Questa volta il tono fù feroce, e pronunciai queste parole guardando intesamente negli occhi l'altra figura. Il mio tono di voce ed i miei comportamenti mettevano in evidenza il profondo stato di disagio interiore che provavo. Spostai lo sguardo verso il dinosauro e verso il demone. Una parte di me avrebbe voluto il loro posto, era semplice, si era costretti ad interagire con il mondo solo quando espressamente richiamati. Io invece non avevo scampo. Che fosse dormire o mangiare, in qualsiasi momento ero costretto a scontrarmi con i radicatissimi pregiudizi delle persone, i loro sguardi carichi di odio o paura, nella maggior parte dei casi era poi solo un passagio graduale. L'iniziale paura dovuta ai miei strani comprotamenti si trasformava presto in odio. Bisogna odiare le cose strane e diverse da noi, è sicuramente più facile odiarle che sforzarsi di comprenderle.


    Io amo la Luna. Lei è sempre li. Quando dormo da solo o scappo, lei è l'unica sempre vicino a me.

    Questa della luna era certamente la mia più grande ossessione. In qualsiasi situazione trovavo un collegamento con essa, era l'unica costante della mia vita. Il tutto dev'essere dovuto ai racconti che mi faceva mia madre da piccolo, prima che anche lei iniziasse ad allontanarsi. I bei tempi in cui avevo un letto in casa, invece di una panchina nelle pianze dei villaggi. Era forse l'unico ricordo sincero, di un'infanzia vissuta nel modo sbagliato.
     
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    Era un bambino del tutto innocuo, e anche gentile. Del resto, era ancora un bambino, e cosa ci si poteva aspettare di più da un essere che, non avendo ancora fatto parte di quella società ignobile e marcia, era puro e ingenuo come un piccolo angioletto? Egli non aveva ancora conosciuto il dolore della perdita. Egli non era ancora entrato in quel mondo, fatto al più dai giochi di potere, in cui tutto si decideva con la forza e mai con il cervello. Era felice nel vedere le cose semplici della vita, come la pappa, era meravigliato nel vedere Ayga immerso nell'acqua di quell'oasi, ed era spaventato nel vedere un Demone gigante con le ali comparirgli di fronte. Non era forse quello il comportamento destinato a durare nell'eternità? Non era forse quell'espressione facciale, - tipica dei bambini ancora puri, - che spingeva Seinji a combattere per un mondo migliore? E allora quando il bambino sorrise, anche Seinji sorrise, allargando le labbra in quel che era un tipico sorriso dei shinobi che, almeno per una volta nella vita, non volevano entrare in discorsi astrusi sul mondo e sul suo ordine, ma soltanto osservare quell'infante, il suo comportamento, e ragionare sul perché le cose erano andate storte nel mondo. Non appena Ryoshi si sedette al fianco di Seinji, che si sedette anche Asmodai il Demone, vicino al bambino, mettendo una mano (o era un'ala?) a protezione di quest'ultimo. Dunque, mentre Ayga era ancora intenta a lavarsi nell'oasi, Seinji sorrise al bambino, e con voce delicata e gentile, parlò, presentandosi a sua volta.

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    «Io invece mi chiamo Seinji Akuma, Ryoshi. Molto lieto di fare tua conoscenza.» - Disse il nukenin, ben guardando il bambino. Perché gli ricordava così dannatamente sé stesso ancora agli inizi, prima del lungo viaggio a Genosha e tutti gli eventi che ne erano derivati? Cercò dunque di scacciare via quel pensiero nostalgico, - Ryoshi Okura era stato cacciato via dalla mamma e dal padre perché si era comportato in modo cattivo. "Bhe, i miei sono morti, fai te" - venne da dire al nukenin, ma questi non lasciò fuoriuscire una sola parola. In compenso rise, educatamente e di gusto, per quel che era il periodo più bello della vita: la gioventù.
    «Lo senti Ayga?» - Chiese l'Akuma. Il pterosaura uscì fuori dal lago e venne ad accomodarsi vicino al trio.
    «Sì,» - rispose lei. - «Anche a me quando ero piccola papà Zurura metteva in castigo» - Disse. Ebbe quindi da aggiungere la sua anche Asmodai.
    «Bha!» - Disse egli, ovviamente dietro commando mentale di Seinji, - «A me nessuno mi ha mai messo in punizione! hehe» - Rise. - «Sono sempre stato io a mettere in punizione altri.»
    Senji ascoltò la risposta del demone, e poi anche le parole di Ryoshi.
    «Sai Ryoshi, credo che abbiamo qualcosa in comune.» - Disse semplicemente. - «Anche io sono stato cacciato dalla mia casa, ma io non sono cattivo. E' Itai Nara e gli altri ninja che lo appoggiano che sono cattivi.» - Continuò con una nota di tristezza nella voce. - «Ma noi torneremo nel villaggio, e puniremo coloro che cattivi lo sono per davvero. Lo faremo ragazzi?!»
    «Non con me!» - replicò Ayga, - «magari chiama qualcuno di più forte per un sì nobile scopi, Seinji-sama.»
    Quest'ultimo non rispose niente alla pterosaura, giacché sapeva della sua indole pigra. In compenso il suo sguardo si rivolse verso Asmodai.
    «Li appenderemo come banane sulle mura di Kiri.» - Replicò questi, suscitando in Seinji un altro gentile sorriso.
    «Vedi? Non sei solo. » - Disse. - «Anche noi, per ora, siamo costretti a portarci dietro dei inutili pregiudizi e delle inutili taglie sulle nostre teste. Ma arriverà anche il nostro momento... oh sì che arriverà!»
    Dunque, rilassandosi sulla calda sabbia, ascoltò anche che a Ryoshi piaceva la luna.
    "Ebbhe, " - pensò, - "per vedere le meraviglie del mondo devi osservarlo con gli occhi di un bambino".
    «Bhe! Lo sguardo interno richiede genialità,» - Asmodai con la sua voce rauca e profonda continuò il pensiero di Seinji, - «ma chi Vede il fiore, Vedrà senz'altro anche la luna.»
    «Sì, è proprio così.» - Di nuovo replicò Seinji. - «Per vedere la Luna bisogna vedere il fiore, l'erba, l'acqua, le gocce di pioggia e quant'altro. E solo le persone dotate di vista interiore ci riescono... hehe» - Poi si girò verso il bambino. -
    «Credo che i tuoi genitori si stanno iniziando a preoccupare per te.» - Disse. - «Forse sono in pensiero...»


     
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    Il dialogo era piacevole. Senji si presentò finalmente, calmando quella sorta di strano presentimento che avevo avuto a riguardo. Evidentemente mi sbagliavo. Così come mi ero sbagliato in merito al demone gigante davanti a me. Inizialmente mi aveva spaventato terribilmente, ma ora sedeva accanto a me, e mi cingeva con la sua ala ( o forse mano ?! ) in segno di protezione.
    Tutti gli iniziali stati d'ansia e paura erano andati scemando, ora mi sentito come protetto e come parte di una piccola famiglia. Il tono di voce tranquillo di Senji era cosa nuova per le mie orecchie, abituate solo alle urla ed ai toni adirati di coloro che mi rimproveravano cacciandomi.


    Anche loro hanno una mamma...

    Pensai mentre ascoltavo i racconti di tutti, che alternandosi avevano raccontato come anche loro fossero stati o meno messi in castigo. Il demone, dall'alto della sua grandezza aveva ovviamente detto di non essergli mai capitato. Non faticavo a crederci, chi avrebbe avuto il coraggio di mandarlo in camera sua ?
    Scoppiai invece a ridere pensando a quanto grande sarebbe dovuta essere una stanza per contenere un bestione di quelle dimensioni. Solo il letto sarebbe stato grande abbastanza da ospitare diverse famiglie.
    Il sorriso scomparse, rapidamente com'era venuto quando mi raggiunse la consapevolezza che effettivamente tutti abbiamo dei problemi. Più grandi o piccoli, forse anche in base alle nostre capacità di sopportazione.
    Il mio sguardo continuava a cambiare destinatario, passando da Senji allo pterosauro e poi al demone, in base a chi fosse in quel momento a parlare.
    Poi il padrone di tutte quelle creature iniziò a fare uno strano discorso sui veri cattivi. Questo genere di discorsi mi rendevano perplesso, io facevo molta fatica a comprenderli e avevo sempre paura di esprimersi a riguardo. Da sempre avevo fatto solo brutte figure. Io non capivo queste cose, non riuscivo a comprendere i loro concetti di bontà e cattiveria. Così come quando dicevo di esser stato mandato via a causa della mia cattiveria, non sapevo realmente cosa ciò significasse. Erano concetto molto, forse troppo difficili per la mia comprensione, trascendevano quello che era il mio orizzonte noetico.
    Rimasi in silenzio mentre osservavo Senji parlare tra sè e con le sue creature. Anche per la mia scarsa abilità di capire le cose era evidente che nutriva un sentimento d'astio nei confronti di quella persona che aveva nominato. Tal "Itai Nara". Non avevo idea di chi potesse essere, anche se famosi io non conoscevo nessuno. Non ero mai stato bravo nel ricordare i nomi. D'altro canto mi sembrava brutto snobbare totalmente il suo discorso, e quindi cercai di domandare qualcosa di inerente.



    Perchè è stato cattivo Itai ? Anche lui è stato mandato via ?


    Chiesi con voce curiosa. Chissà che dietro questo nome non si celasse qualche strana storia curiosa. A me piaceva sentire le storie, le ultime me le aveva raccontate la mia mamma da piccolo. Poi ogni tanto avevo provato ad avvicinarmi ai cantastorie, quando anche gli altri bambini si avvicinavano a loro, ma spesso non riuscivo a capire il senso di quello che dicevano, non capivo nemmeno se fossero storie felici o tristi. Ad un tratto decisi di smettere di andare dai cantastorie, forse avevo bisogno di più tempo per poterle comprendere davvero. Anche se, guardandomi attorno i bambini accanto a me ridevano e sembravano contenti di quello che diceva.

    Senji ad un tratto mi ricordò dei miei genitori. Il mio volto si piegò in una smorfia e mi tornò parte della tristezza.


    Non mi cercano.

    Dissi soltanto queste poche parole, che racchiudevano una dura realtà, i miei genitori da tempo non mi cercavano. Da quando mi avevano mandato via l'ultima volta io non avevo più fatto ritorno a casa, e non li avevo nemmeno più incrociati per le strade di Suna.
    Magari loro non erano interessati a me, ma dentro di me mi dispiaceva non vederli da così tanti giorni. Mamma mi mancava, anche se non era mai gentile con me.
    Decisi che forse era il caso di andare a vedere se stavano bene, anche senza farmi vedere, giusto per mettermi l'anima in pace del fatto che avessero imparato a vivere senza loro figlio.


    Da mamma!

    Dissi infine, alzandomi. Deciso ad andare verso casa per controllare come stessero effettivamente i miei cari. Pronto ad essere appellato malamente ed allontanato nel caso mi avessero visto. Ma forse questa volta avrei tentato solamente di controllarli, senza cercare un effettivo contatto con loro.




    OT
    Se vuoi chiuderla fai pure l'uscita, questa possiamo eventualmente contarla come tale. Se invece vuoi proseguire sono qui :)
     
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    Alla fine il bambino era solo un bambino, e si doveva comportare come tale. Del resto, perché togliere al bambino sunese la possibilità di tornare da sua madre e suo padre, magari stare con loro un altro po'? Il mondo era un mondo malvagio, e ogni secondo speso nella migliore delle maniere, con i propri cari, finché erano ancora vicini e in vita, non poteva che essere una cosa oltremodo buona. Era così che la pensava Seinji, era così che la pensavano anche gli altri due: Asmodai, seppur vivente negli inferi del cervello dell'Akuma, e anche Ayga, cresciuta in un mondo sotterraneo pieno di cacciatori, archeologi strambi, ninja manipolatori e altro sudiciume, non poteva che vivere allegramente quella sua condizione necessaria di un rifiuto del mondo. Alla fine di tutti i suoi pensieri, a Seinji non rimase che sorridere lievemente.
    «No, Itai non è stato mandato via.» - Sorrise Seinji. - «E' lui che decide chi è cattivo e chi no.»
    Certo, - volle continuare, - era il Mizukage e faceva quel che voleva, ma era un lunga storia, per lo più noiosa e sanguinosa, - una di quelle che Seinji non voleva raccontare a un bambino, seppur sunese. Sorrise anche quando il piccolo disse che i suoi non lo cercavano, e stette quasi per proporgli di andarli a trovare i suoi, tuttavia il bambino lo penso da sé, girandosi allegramente e correndo all'indietro.
    «Bhe, bene quel che finisce bene.» - Commentò Asmodai.
    «Sì.» - Disse Seinji, accompagnando il ragazzo con la propria vista potenziata. - «Vediamo dove va, e nel caso andiamocene.»
    Dunque, qualora il bambino fosse sparito dal raggio visivo dell'Akuma senza aver subito altri danni, il kiriano si sarebbe messo sul dorso di Ayga, avrebbe fatto tornare Asmodai nel suo regno delle tenebre, e, felice, avrebbe velocemente abbandonato quel luogo di arido caldo.


     
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