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"Free" Asgharel, Fenix

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    ~Il Rapporto~


    Erano ormai passati diversi giorni dal suo rientro. Tuttavia, ancora il nodo non era stato sciolto. Sasori non aveva fatto rientro e neppure vi erano notizie in merito ai due accompagnatori che erano rimasti con lui. Ad ogni minuto che passava, nella mente di Atasuke serpeggiave sempre più il dubbio, coadiuvato da quella insopportabile sensazione di fallimento.
    Appena rientrato Atasuke era stato condotto direttamente all'ospedale, dove vennero fatte le prime veriffiche mediche sul suo stato di salute, che alla fine rivelarono il nulla. Alla fine dei conti, come immaginava, era già stato curato e dell'enorme danno subito al bacino, rimaneva solo una traccia visibile dalle radiografie, oltre che una cicatrice sul fianco destro, là dove il colpo era stato inferto.
    Dopo appena un paio di giorni di degenza, ordinati più per oesservazione che per reale necesità venne dimesso e condotto alle mura dove lavorara. Li, un collega esperto in sigilli, rimosse quello che limitava il suo uso della tecnica della moltiplicazione, lasciandolo poi libero di procedere stilando il suo rapporto.
    Si diresse quindi nel suo ufficio, con la dovuta calma si sedette, prese un fascicolo ed alcuni moduli che con attenzione e precisa calligrafia iniziò a compilare. Come al solito, non si concesse alcuna sbavatura, neppure un minimo errore nella grafia o un campo non compilato correttamente, arrivando infine al verbale vero e proprio, alcune pagine perfettamente bianche, ad eccezione del riquadro entro cui il suo rapporto andava stilato ed un piccolo riquadro in basso diviso in due celle, una più piccola dove andava indicato il numero della pagina e quello affianco, dove avrebbe poi apposto il suo timbro rosso, recante la sua firma.
    Non si risparmiò nulla, anche a costo della pessima figura che poteva farsi a seguito del suddetto fallimento, specie per le dubbie decisioni che erano state prese in quel frangente ed a cui lui aveva attivamente partecipato. Scrisse tutto ciò che sapeva con la sua solita minuzia di particolari. Non tralasciò nulla, non un minimo dettaglio, nulla di cui ancora avesse il ricordo. Tutto ciò che aveva visto e sentito in quella missione venne dettagliatamente riportato. Tutto ad eccezione di un minuscolo particolare: Lo stemma che era convinto di aver visto su quel carro poco prima di essere abbattuto. In cuor suo, per quanto non potesse realmente saperlo, credeva che i Kobayashi non avessero una parte attiva in quanto accaduto, o perlomeno si ostinava a non volerlo credere. Tuttavia, sapeva che se li avesse indicati sarebbero sorte delle accuse e con questi decine di altri problemi, ed in quel momento, per la prima volta nella sua vita, optò per fare una scelta che andava contro a ciò che era il suo compito.

    [...]


    Terminata la compilazione del documento, Atasuke timbrò tutte le pagine nell'apposito riquadro con la propria firma rossa, con cura lasciò asciugare i fogli e li dispose con attenzione nel fascicolo, chiudendo lo stesso ed applicando la sua firma anche su di esso. Ora non gli restava che consegnarlo ai suoi superiori per la verifica e l'archiviazione.
    Si diresse quindi nell'ufficio dell'archivio e li attese il suo turno per consegnare quello ed alcuni altri fascicoli arretrati che Sougo aveva “dimenticato di consegnare”.



    OT - Ovviamente questa free è direttamente collegata con la News di Kumo appena conclusa :zxc: - /OT
     
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    Come Atasuke stesso poteva constatare la cicatrice sul fianco non era troppo più visibile di quella presente sull’osso, anzi, probabilmente con ancora qualche giorno di cure sarebbe stata totalmente riassorbita dal corpo, in ospedale per la maggiore si erano occupati di drenare qualche liquido e del sangue pesto che in quelle proporzioni era sicuramente fastidioso.
    La sala dell’archivio era, come al solito, moderatamente intasata, pareva che Konoha avesse più battaglie in corso che fruttivendoli al mercato, ma Atasuke quel giorno era fortunato, pareva che gli fosse stato concesso di saltare la fila.
    Venne infatti avvicinato da un ossequioso shinobi che con le mani intrecciate dietro la schiena ed un breve inchino si presentò come un segretario di uno degli esaminatori.

    La prego Atasuke-san, mi segua.

    Venne condotto in una seconda stanza, quasi opprimente a causa delle pareti soffocate dalle pile di documenti addossati su esili scaffali, dietro una scrivania l’esaminatore dagli occhiali a fondo di bottiglia che aveva avuto l’opportunità di incontrare saltuariamente nelle sue precedenti consegne.

    Buongiorno Atasuke-san.
    L’aspettavamo, mi dica, si è ripreso dal grave incidente?


    Attese risposta, reagendo con un sospiro di sollievo alla notizia della totale ripresa del ninja.

    Ne sono lieta, ma passiamo al motivo della sua presenza qui.
    Avrà intuito che c'è un motivo se gli è stato concesso di saltare la fila, la sua missione era a dir poco delicata come spero avrà avuto modo di sapere


    Il tono evolse rapidamente, passando da cordiale a marziale.

    Mi passi pure il suo rapporto.

    La cartella venne aperta con una precisione quasi fuori luogo, chirurgica a dir poco ed i fogli disposti in modo da poterli vedere tutti in una sola volta.

    Mh.

    Mugugnò mentre scorreva con gli occhi il testo.

    Scelte curiose e discutibili le vostre, mi chiedo perché lasciare il comando di questa missione ad uno shinobi praticamente convalescente e meno esperto di voi nonostante siate parigrato.
    Mi domando anche perché non glielo abbiate rivelato e preteso il vostro posto.
    È anormale avere riserve verso un proprio collega e non dubitare minimamente di due persone che vi forniscono descrizioni generiche e si uniscono a voi senza dare alcuna referenza.
    Il primo si definisce addirittura un cittadino, un pezzente qualsiasi che si unisce al gruppo e per ordine di quella che pare consideriate un amministrazione assennata.


    Si massaggiò le tempie per qualche lungo secondo, aggiustandosi gli occhiali sul naso una volta terminato.

    Tralasciando le prime ingenuità… vi separate, lasciando a Sasori praticamente l’intera missione -o supposta tale- e la protezione non di una persona, ma di due e per cosa?
    Farvi quasi uccidere.
    Vi avvicinate al carro, il vostro obiettivo, quello che praticamente è diventata la vostra missione, lo analizzate e… non trovate nulla?


    Una domanda cristallina e limpida, permeata di curiosità liquida a renderla quasi splendente nel suo totale stupore.

    Un carro, messo li come trappola, e nemmeno avete la briga di capire la marca della colla che hanno usato per tenerlo assieme.
    E tornate qui, tutto sommato, intero.


    Venne battuto un pugno magrolino sulla scrivania, ma la sua dimensione e la forza ridotta gli impedirono di produrre effetti rilevanti.

    Simili episodi generalmente nascondono...

    Strizzò le labbra, succhiandole mentre i suoi occhi resi piccoli dagli occhiali vagarono per la stanza compiendo un cerchio a mezz’aria.

    Come dirlo in maniera gentile ad un "eroe"…
    …il germe del tradimento.


    Lo shinobi che aveva accompagnato compì un piccolo movimento che lo portò dinnanzi alla porta, come ad assicurarsi che qualsiasi cosa volesse attraversarla dovesse innanzitutto attraversare lui.
     
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  3. Asgharel
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    ~Accuse Infondate~


    Inutile dire che Atasuke si ritrovò stupito di come gli venne chiesto di procedere, al punto tale di saltare la consueta fila kilometrica per consegnare qualche scartoffia. Il suo primo pensiero venne legato alla sua “nuova” carica, ipotizzando che gli impiegati avessero avuto il buon senso di pensare che Atasuke serviva di puù sulle mura, che in coda ad uno sportello, tuttavia, il pensiero fisso di ciò che era accaduto, lo lasciava con un remoto sentore di pericolo, in parte anche fondato.

    “Buongiorno Atasuke-san.
    L’aspettavamo, mi dica, si è ripreso dal grave incidente?”


    «Buongiorno, fortunatamente non è stato grave quanto sembrava in un primo momento, tuttavia immagino che non mi abbiate chiamato direttamente solo per discutere della mia salute, o mi sbaglio?»


    Atasuke rispose con tranquilla sincerità, anticipando, in parte, ciò che la donna stava per dirgli, o per meglio dire, ciò che ella stava per insinuare.
    Non diede peso al tono dell'impiegata, che passò dal “cordiale” al marziale fino alla richiesta di consegnargli il modulo. Conosceva quel mondo e conosceva ancora meglio le regole che lo governavano, specialmente quei luoghi dove la burocrazia era alla base di tutto e dove ogni frase doveva essere studiata fin nel minimo dettaglio per evitare di incappare in qualche possibile interpretazione alternativa.
    Quando gli venne chiesto, consegnò il proprio fascicolo, osservando con attenzione la precisione e la “raffinatezza” con cui l'esaminatrice aprì la cartellina spargendone il contenuto ed iniziando ad analizzarne il contenuto.
    Sentì una vena di disgusto nell'osservare il volto dell'impiegata mentre questa esponeva ad alta voce tutto ciò che era contenuto in quel rapporto. Tuttavia decise di tacere, continuando ad osservare la scena, cercando di rimanere quanto più impassibile possibile. Se c'era una cosa che sapeva fare era mentenere una faccia di bronzo fino all'ultimo, specie quando sapeva di dover recitare una parte per nascondere qualcosa.

    “Un carro, messo li come trappola, e nemmeno avete la briga di capire la marca della colla che hanno usato per tenerlo assieme.
    E tornate qui, tutto sommato, intero.”


    °Che cosa sta cercando di insinuare? Che sono un traditore di Konoha?°

    “Simili episodi generalmente nascondono... Come dirlo in maniera gentile ad un "eroe"…
    …il germe del tradimento.”


    Inutile dire che Atasuke si sentì a dir poco disgustato da quella accusa infamante. Certo, stava nascondendo qualcosa, anche se in realtà si trattava piuttosto di verificare un'informazione trovata, piuttosto che spiattellarla gratuitamente con il rischio di diffamare una nobile casata, oltre che finire al patibolo in caso di errore.
    Non concesse nulla alla donna, ad eccezione di una velata smorfia di disgusto, protratta per alcuni lunghi istanti di silenzio.

    «Posso comprendere che non esista un modo “gentile” per dire ciò che mi avete voluto riferire, tuttavia, esiste una procedura precisa per procedere con un'accusa, specialmente quando si parla di tradimento. Inoltre tale procedura prevede la presenza di prove e non di illazioni, ma voglio ben sperare che non siamo qui a discutere di ciò, men che meno di formalità e burocrazia... Oserei dire che siamo entrambi sufficentemente esperti e famosi per la nostra precisione in questo settore da non doverci perdere sui dettagli...»


    Non voleva essere scorbutico. In effetti sapeva che una parola di troppo in quel luogo, poteva significare morte certa o addirittura peggio, tuttavia, sapeva anche che le teorie di quella donna andavano placate quanto prima.

    «Tuttavia, per rispondere ai suoi dubbi, volendo andare con ordine, le ricordo, che se anche l'attuale verbale è firmato e timbrato da un chunin, all'atto della partenza della missione diplomatica, il sottoscritto era ancora un genin e l'O.d.G. Con la mia promozione è uscito ed è stato datato e timbrato da questi stessi uffici il giorno successivo, come potrà notare dal suo stesso archivio. Dunque non è poi così strano il fatto che io abbia concesso ad un mio superiore il comando, come i protocolli richiederebbero. Le avrei invece dato ragione se avessi "preteso" un grado che non mi spettava»


    Si concesse una prima pausa. Il primo punto era stato demolito, ma ora doveva rafforzare la sua posizione anche sugli altri passaggi.

    «In merito alla convalescenza, vi sarei grato se mi mostrasse il protocollo o la normativa secondo cui uno shinobi è considerabile convalescente e quindi meno adatto al comando, dacchè mi risulta che in periodo di convalescenza, ogni shinobi è tenuto al di fuori delle missioni per normativa, eccezion fatta per i protocolli di emergenza, come in caso di attacco al villaggio, dove ogni singola forza disponibile può essere impiegata su ordine degli amministratori, dell'Hokage o delle squadre speciali. Detto questo, se come dite, era convalescente, e quindi non in grado di prendere parte alla missione, sono pront a firmare un'esposto contro l'amministrazione per la violazione del protocollo 81/2008»


    Mentre proseguiva nel suo discorso, per quanto il tono rimanesse calmo, il suo sguardo si faceva serio e deciso, mentre uno strano fervore gli montava dall'interno.

    «Per quanto riguarda la “protezione” di due persone, mi permetto di dissentire. Passi la protezione del “civile” che era partito con noi dal villaggio, tuttavia non mi risulta che aggregare un'ulteriore shinobi di un villaggio alleato, tra l'altro direttamente collegato con la missione diplomatica, significhi avere un'altra persona da proteggere, quanto piuttosto un secondo valido shinobi al fianco. A questo punto, la decisione di dividerci mandandomi in avanscoperta su una delle due vie non sembra un'idea troppo folle, se non per il sottoscritto che si è avventurato in solitaria, dato che dall'altra parte vi erano due shinobi alleati a difesa di un civile.
    Se proprio c'è un qualcosa di cui possa essere accusato al massimo è di troppa fiducia in me stesso, ritenendomi in grado di farcela da solo anche in questa occasione»


    Si concesse un'ulteriore pausa, prima di riprendere con le sue ultime considerazioni.

    «Questa missione è stata un fallimento totale. Non lo nascondo, come non nascondo il fatto che debba vergognarmi per la pessima gestione da parte mia, prendendomi la mia parte di colpa nel fallimento. Tuttavia, le ricordo che se un fallimento è considerabile indice di tradimento, probabilmente il 50% delle persone transitate in questi uffici sarebbero da considerare nukenin a tutti gli effetti... E se non ha altro da dire, la saluterei, ho un'impegno alle mura ed un'incontro con l'Hokage che mi attende»


    Con le sue parole non mentiva. In effetti l'ultimo Hokage gli aveva concesso quell'incarico, a patto che gli facesse periodicamente rapporto sui movimenti in ingresso ed in uscita dal villaggio e quel giorno era uno di quelli adibiti a consegnare le informazioni raccolte, anche se in quel caso anche ben altre informazioni Atasuke aveva con se da consegnare.
    Solo in quel momento, avrebbe voltato il capo, notando il portaborse della donna che sbarrava la porta di ingresso, come a voler bloccare ogni eventuale tentativo di fuga.


    Se ella non avesse avuto null'altro da aggiungere, con un inchino formale si sarebbe congedato, dirigendosi alla porta, dove ancora il portaborse restava fermo ed immobile, come a voler attendere un'ordine del suo capo, prima di cedergli il passo.


    OT - Se sei d'accordo sfrutterei a questo punto le nostre "nuove" cariche quanto prima, comprese le "limitazioni" che Raizen ha richiesto ad Atasuke. Ad ogni modo, vediamo di giocarcela bene :riot:
    P.S. Cerchiamo di tagliare il più breve possibile questa parte negli uffici, mi ricordano troppo gli ultimi periodi passati a discutere di norme, decreti e compagnia bella XDDD
    - /OT
     
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    Le chiacchere stanno a zero







    L’impiegata, mentre Atasuke parlava, si dedicò a riporre i vari fogli all’interno della cartella per poi richiuderla con un sorriso, evidentemente falso, alle sue spalle Atasuke potè udire distintamente la serratura della porta scattare.

    Ci sono state delle riforme, Atasuke-san, e quando il dubbio è lecito ci è stato dato l’ordine di indagare quanto più possibile.
    Qui non si sta parlando di illazioni, qui siamo al limite delle prove concrete, il suo rapporto ha buchi a sufficienza da minare l’equilibrio della più stabile tra le fiducie.
    Oppure davanti ad una strada piena di buchi è solito ignorarli aspettando che il primo vecchino ci si rompa il femore inciampando?


    Uno sguardo ancora pesantemente dubbioso, pareva sentire puzza di bruciato, occhi deboli quelli della donna, ma un naso sopraffino a quanto pareva.
    Fu sul protocollo che una sottile venatura di rabbia le percorse il volto, portando le sue mani a congiungersi nei polpastrelli, in un piccolo involontario rito di autocontrollo.

    Protocollo. Contro. L’amministrazione.
    Non sono ben conscia degli ambienti ai quali lei è abituato, forse la precedente amministrazione era più permissiva ed accettava simili stilettate.
    Ma non fraintenda le nostre posizioni, qualsiasi minaccia da parte sua al momento è del tutto inoffensiva, spero di essere chiara a sufficienza da non dovermi dilungare in fastidiosi paragoni.


    Se non avesse convinto l’Uchiha la donna si sarebbe alzata, cercando in uno schedario il modulo prestampato utile al sospettato per effettuare il suo esposto.

    Ecco a lei, vedrà che i campi da compilare e la motivazioni sono estremamente chiari.
    Una volta compilato firmi pure dove indicato.


    Ottenuto il foglio compilato l’avrebbe preso e senza troppi complimenti l’avrebbe cestinato.

    Bene, il suo esposto verrà presto presentato a chi di dovere.
    Ora direi che si può continuare con delle spiegazioni.


    Prese fiato mentre chiudeva gli occhi.

    La condizione medica di Sasori era ben chiara anche a lei, anzi, probabilmente essendo lei ad averlo salvato ne era al corrente meglio di chiunque altro. Ma a prescindere da questo la violazione del protocollo da lei palesata non sussiste in quanto il suo collega non aveva evidenti segni di malessere, in questo caso protocollo impone che sia il soggetto ad autogestirsi e mediante una semplice autocertificazione viene autorizzato ad abbandonare le cure.
    Per farla breve Sasori-san si è reputato guarito.
    Ma veniamo al punto saliente.
    Qui, in amministrazione, non risulta che Sasori sia stato autorizzato a prendere parte alla missione, vi è probabilmente giunto per vie traverse, ma posso assicurarle che nessuno l’ha autorizzato a prendervi parte.
    Potrebbe averlo fatto per iniziativa personale, dopotutto non è vietato, o potrebbe aver voluto aiutare lei nelle sue piccole attività illecite.


    Senza riprendere fiato continuò a controbattere le parole di Atasuke, quasi fosse abituata a quel ritmo estenuante.

    Inoltre, da verbale, quello che lei chiama shinobi Otese non si è affatto presentato come tale, ma come funzionario, ma forse è solo l’ennesima cosa che sta cercando di nascondere.
    Potrei concedere il beneficio del dubbio, magari per la presenza di un copri fronte, nonostante pure io ne abbia uno e l’unica cosa che so fare è lanciare una graffetta da un bordo all’altro della scrivania.
    Ma non occupiamo altro tempo a descrivere le mie carenze pratiche.
    Tra le varie minacce non mi avete dato alcuna risposta concreta.
    Abbiamo 3 elementi dispersi.
    I due sconosciuti sono palpabilmente degli aggressori che non siete stati in grado di riconoscere, e il terzo è Sasori.
    Non sa nulla di loro due?
    Oppure il trio è impegnato a nascondere il contenuto del carro?
    Non sminuisca le falle di questo rapporto Atasuke-san.
    Deve ancora dirmi chi erano quei due individui e per quale ragione non è presente alcun dettaglio riguardo il carro.
    Riguardo l’Hokage non si preoccupi, verrà convocato a breve.
    Ma probabilmente sarà meglio che sia io ad aggiornarlo sulla situazione, se è così di buoni rapporti con Raizen-sama saprà che non è incline alle domande quanto ai lividi.


    Si protese nuovamente sulla scrivania ed intrecciando le mani si poggiò sul bordo.

    Per pura scrupolosità le pongo nuovamente l’unica domanda che rende fallace il suo rapporto:
    Dettagli sul carro.
    Non si perda nuovamente in giri di parole, non sono avvezza a scostarmi dal nocciolo della questione trascinata da futili discorsi.
    Non si faccia ingannare dalla gentilezza con cui pongo le domande, questo è un interrogatorio e il tutto è scaturito da questa mancanza fin troppo sospetta.


    Tamburellò sull’ultimo foglio del rapporto.

    Parli, o sarò costretta a dedurre.

    Aveva tutta l’impressione di essere un ultimatum.


    Edited by F e n i x - 30/6/2015, 21:08
     
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  5. Asgharel
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    ~Duello tra Squali Amministrativi~


    Come temeva, la situazione andava peggiorando. L'impiegata, infatti, sembrava uno squalo ed il suo obbiettivo, chiaramente, era quello di metterlo sotto pressione e, forse, addirittura portarlo ad accettare le accuse, cadendo nel tranello.
    Da un lato Atasuke sapeva di essere colpevole di omissione, avendo omesso quel dettaglio del carro, tuttavia, sapeva anche che questo non era sufficente per autorizzare un interrogatorio esageratamente lungo. Non aveva compiuto un reato e non era ufficialmente sotto accusa, ne vi erano prove palesi per poterlo accusare.
    Il “reato” stesso che aveva compiuto, o per meglio dire stava “compiendo” non era nemmeno, alla fine dei conti, un vero e proprio reato, trattandosi di un'omissione giustificata dall'importanza di quell'informazione.
    Certo, sapeva che era compito suo fare rapporto, ma sapeva altrettanto bene che quell'informazione andava gestita al meglio ed un archivio ufficiale, a basso livello di segretezza era il posto peggiore per lasciare quell'informazione riservata.
    Non ebbe il tempo di alzarsi che la donna già lo rincalzò con il suo falso sorriso, sottolineando la sua posizione e le nuove riforme che sono state diramate, evidentemente dall'Hokage, o forse mai nemmeno state comunicate.

    “Ci sono state delle riforme, Atasuke-san, e quando il dubbio è lecito ci è stato dato l’ordine di indagare quanto più possibile.
    Qui non si sta parlando di illazioni, qui siamo al limite delle prove concrete, il suo rapporto ha buchi a sufficienza da minare l’equilibrio della più stabile tra le fiducie.
    Oppure davanti ad una strada piena di buchi è solito ignorarli aspettando che il primo vecchino ci si rompa il femore inciampando?”


    «In effetti non è mia usanza, tuttavia, voglio sperare che abbia in effetti i relativi decreti con i quali si arroga addirittura il potere di trattenermi in un'ufficio dell'amministrazione chiudendo addirittura la porta a chiave per mettermi sotto torchio come l'ultimo dei criminali...»


    °Come se una semplice porta chiusa a chiave possa trattenermi...°


    Le rispose con un sorriso altrettanto falso, mettendosi comodo sulla sedia, dove era evidente che avrebbe passato non poco del suo tempo, quel giorno.

    “Protocollo. Contro. L’amministrazione.
    Non sono ben conscia degli ambienti ai quali lei è abituato, forse la precedente amministrazione era più permissiva ed accettava simili stilettate.
    Ma non fraintenda le nostre posizioni, qualsiasi minaccia da parte sua al momento è del tutto inoffensiva, spero di essere chiara a sufficienza da non dovermi dilungare in fastidiosi paragoni.”


    Si lasciò sfuggire una lieve risata a quelle parole. Davvero quella donna voleva considerarsi un impiegata addetta al controllo delle pratiche per l'archiviazione? Senza neppure conoscere i protocolli?
    Atasuke stava addirittura iniziando a trovare ilare quella situazione, al punto tale che la tensione andava a poco a poco scemando.

    «Ora lei insulta la mia intelligenza. Non si tratta di “amministrazione permissiva” o di “stilettate”, Si tratta di semplici protocolli per muovere un'accusa, in maniera formale ed ufficiale contro un procedimento errato o contro una palese violazione dei protocolli. Come poi le amministrazioni gestiscano la cosa, non è affar mio. I miei doveri e le mie competenze si limitano, come lei ben sa alle mura ed alla protezione dei confini, passando per i controlli ai gate ed ai pattugliamenti delle squadre di polizia. Come gli uffici gestiscano le missioni, gli ordini e quant'altro al di fuori delle mie competenze non è affar mio, quanto dovrebbe piuttosto essere suo»


    Evidentemente non contenta della sua risposta, la donna si alzò prelevando il modulo richiesto lasciandoglielo compilare per poi afferrarlo e cestinarlo direttamente in chiara contravvenzione delle procedure.

    “Bene, il suo esposto verrà presto presentato a chi di dovere.
    Ora direi che si può continuare con delle spiegazioni.”


    «In effetti sarei decisamente curioso di sapere da quando l'archivio gestisca in tale modo le pratiche... Ma in effetti questo spiegherebbe come mai tutti gli esposti dei guardiani non hanno mai ottenuto alcuna risposta... Mi farò un'appunto su questo»


    Le rispose, questa volta concedendosi l'ironia solo nelle parole, mentre il suo sguardo si affilava ed il suo volto si induriva. Quella donna stava violando ogni norma e ad Atasuke la cosa non piaceva. Molti giovani guardiani avevano già pagato per molto meno e lui non era uno di quelli che soportasse tali modi.
    A quel punto la donna prese fiato e riprese con il suo lungo monologo senza fine e senza senso, monologo atto solo a muovere stupide accuse senza senso, basate su esperienze non possedute e su regolamenti inventati sul momento.

    “... Potrebbe averlo fatto per iniziativa personale, dopotutto non è vietato, o potrebbe aver voluto aiutare lei nelle sue piccole attività illecite.”

    «Ed allora voglio ben sperare che il suo ufficio faccia il suo dovere mettendo sotto torchio chi di dovere, oltre al sottoscritto, per aver permesso una tale pessima gestione da parte vostra. Se uno shinobi può addirittura imbarcarsi in una missione non autorizzato, ma anzi, al punto di prendere posto del “compagno che mi era stato affidato”, oppure a questo punto, vuol dire che il “civile” era in effetti la persona che dovevo scortare e Sasori si era aggiunto alla missione senza autorizzazione. In entrambi i casi mi chiedo: Come è possibile che i vostri uffici abbiano permesso una cosa simile? Che la precedente amministrazione fosse tanto permissiva? O semplicemente è vostra abitudine gestire tutto come la denuncia che ho appena firmato?»


    La interruppe seccamente, lasciandole poi il tempo di proseguire. C'erano cose che non accettava e quella “civile” avrebbe dovuto capirlo quanto prima, specialmente se intendeva ancora mantenere il suo posto di lavoro dopo dei modi tanto fuori luogo.
    Ella riprese con le sue accuse, infondate, cercando di mettere in cattiva luce ogni singolo dettaglio della missione stessa.

    “Per pura scrupolosità le pongo nuovamente l’unica domanda che rende fallace il suo rapporto:
    Dettagli sul carro.
    Non si perda nuovamente in giri di parole, non sono avvezza a scostarmi dal nocciolo della questione trascinata da futili discorsi.
    Non si faccia ingannare dalla gentilezza con cui pongo le domande, questo è un interrogatorio e il tutto è scaturito da questa mancanza fin troppo sospetta.”


    Ai gesti della donna, Atasuke rispose incrociando comodamente le gambe, inarcandosi leggermente all'indietro, quasi come a voler iniziare a dondolare sulla sedia, ma senza concedersi un comportamento tanto infantile quanto sciocco.

    «Chieda ad uno qualsiasi dei miei ragazzi e le confermeranno che la mia gentilezza è altrettanto ingannevole... Quindi non si offenda se le elargisco lo stesso consiglio nei miei confronti...»


    Non era una minaccia e non intendeva esserlo, tuttavia, Atasuke conosceva i propri limiti in quegli uffici e conosceva anche meglio i limiti di quegli impiegati.

    "Parli, o sarò costretta a dedurre."

    «Non sia mai! Non credo che le lascerò il piacere di firmarsi da sola la sua lettera di dimissioni»


    La schernì con una leggera frecciata prima di ritornare serio sull'argomento.

    «Cercherò di limitare i giri di parole al minimo, ma non le assicuro un'esposizione rapida:»


    Si diede una prima pausa, prima di partire con la sua serie di punti.

    «Punto primo: Soltanto gli shinobi sono autorizzati ad indossare un coprifronte in questo come in tutti i villaggi accademici. I Semplici diplomatici, funzionari o impiegati non li indossano, al massimo portano lo stemma del loro villaggio sulla loro casacca. E questo è un dato di fatto. Il fatto che lei porti quel simbolo indica solo tre cose: o è una bugiarda perchè non è un semplice impiegato come dovrebbe essere, oppure lei è una shinobi o, infine, sta tutt'ora compiendo un reato spacciandosi shinobi. E questo risponde alla questione del ninja Otese, il quale, come da rapporto indossava abiti e coprifronte otesi. Ma per srupolo mi permetto di aggiungere una cosa: I protocolli diplomatici, ci vietano di perquisire un ninja alleato nei suoi territori, libertà che abbiamo solo nei nostri confini, in special modo alle mura del villaggio, o forse lo ha dimenticato?»


    Si concesse una breve pausa, mentre il suo sguardo si faceva sempre più affilato. Non avrebbe concesso altro spazio a quella donna senza prove reali e tangibili, ma soprattutto non avrebbe concesso altre illazioni senza significato sul suo conto.

    «Punto secondo: Ammetto il mio errore nell'essermi fidato di un'uomo, abitante del villaggio, incontrato all'interno delle mura, e qui, per inciso, porresi sotto analisi le precedenti mancanze dei controlli, e di uno shinobi, conosciuto, nella fattispecie Sasori. Ammetto di aver sbagliato nell'essermi fidato della precedente amministrazione come ogni singolo shinobi fa con l'amministrazione del proprio villaggio e starò ben attento in futuro ad ogni singolo documento fino alla più insignificante marca da bollo. Mentre come già detto non ho potuto identificare maggiormente l'Otese per le già pre-dette questioni intervillaggio tra i villaggi alleati»


    Si concesse un'ultima pausa, prima di procedere con il terzo punto, quello evidentemente più importante, la questione del carro.

    «Per quanto riguarda il carro, come già specificato nel rapporto, ho solo avuto il tempo di constatarne la struttura, ipotizzandone la tipologia di utilizzo, ovvero come carro per il trasporto di armi. Non ho avuto modo di riconoscere simboli, stemmi, o dettagli particolari con sufficente chiarezza da poterli inserire in un rapporto ufficiale, o lei forse ha l'abitudine di inserire ogni cosa che le passa per la testa come una nuvola che assomiglia ad un cono gelato, dichiarandolo un cono-gelato volante?»


    Si mise nuovamente composto, pronto a rialzarsi, sperando che quell'enorme assurdità fosse terminata.

    «Spero che questo basti a dissipare ogni suo dubbio. Se così non fosse, mi spiace, ma non ho nulla da nascondere, anche se lei sembra estremamente intenzionata ad estrapolare qualcosa che non c'è. Tuttavia per esperienza personale, le consiglio di stare attenta a non superare la sottile linea che c'è tra la scrupolosità e l'insolenza. Mi sono scottato in passato su questo punto e non vorrei che altri facciano il mio stesso errore...»


    Concluse con onestà, ritornando ad un tono decisamente più cordiale. In fondo non voleva più grane di quante già non ne avesse e litigare con gli uffici degli archivi di certo non avrebbe aiutato, tuttavia non si sarebbe certamente tirato indietro se era uno scontro quello che la donna cercava.
     
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    Arringa finale








    L’impiegata fece spallucce alle prime opposizioni di Atasuke.

    Delle sue precedenti segnalazioni so poco, e per il poco che so ne sono arrivate ben poche, in compenso posso dirle che dal passato ad ora è stato effettuato un taglio ben deciso.
    Non voglio dire che la vecchia burocrazia sia spazzatura ma poco manca.
    Riguardo quello che fa il nostro ufficio sapere o meno come stiamo gestendo l’ennesimo errore della precedente amministrazione non penso debba in qualche modo riguardarla.


    Sospirò sonoramente quando Atasuke ritornò sulla sua segnalazione.

    Non devo essere stata chiara quando parlavo dell’inconsistenza delle accuse da parte di un sospettato…

    Lasciò la frase in sospeso per rispondere ai punti di Atasuke.

    Riguardo il primo punto lei ha ragione, ma ci sono coprifronte e coprifronte, l’esempio fatto riguardo me stessa le doveva far capire cosa intendevo, ma devo prendere atto del fatto che aspettarsi qualcosa dagli shinobi che mandiamo in missione è per la maggiore vana speranza.
    Ma non stiamo a sindacare oltre, posso concedergli questa svista.
    A prescindere da questo, resta ancora un dubbio, perché non vi siete accertati delle loro identità?
    Non era necessaria una perquisizione, ma insomma, per quanto ne sapevate gli incaricati alla missione eravate voi, perché fidarvi di due elementi esterni di cui non siete stati minimamente informati?
    Insomma, non sospetti o perquisizioni ma mera precauzione.


    Dopo l’ultima arringa di Atasuke sembrava però lievemente demoralizzata, come se avesse perso quell’imprecisione che gli permetteva di sospettare.

    È che il suo rapporto è estremamente preciso, ed in questa estrema precisione lei ha scritto che ha avuto il tempo di guardarsi attorno in cerca di trappole e genjutsu legati al carro stesso.
    Pur non essendo io un Uchiha credo che questo necessiti di tempo e attenzione… e lei non ha notato nulla che permettesse di risalire ai suoi proprietari?
    Concorderà con me che è quantomeno curioso.


    Si notava che la precedente enfasi era calata, che l’avesse convinta?
     
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  7. Asgharel
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    Narrato

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    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
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    ~Counterattack~


    Il tono accusatorio della donna si faceva a poco a poco sempre più debole, sempre più deluso e sempre meno convinto, segno, quantomeno apparente, del fatto che stava iniziando a perdere la speranza nelle sue stesse accuse, accettando forse la versione di Atasuke o semplicemente rassegnandosi al fatto che non poteva ottenere altro da lui e che non poteva procedere oltre non avendo nulla più di semplici sospetti.
    Tuttavia, anche se la situazione sembrava farsi più “rilassata” o quantomeno apparentemente meno avversa, Atasuke sapeva che non doveva sbagliare, altrimenti tutta quella specie di processo sarebbe ricominciata dall'inizio ed avanti così fino all'infinito.
    Tacque, lasciando correre le opinioni della donna qu quanto potesse interessargli o meno la presa di posizione anche nei confronti degli addetti precedenti e lasciò altrettanto correre le considerazioni in merito al valore che davano alla dichiarazione di un sospettato. Ci sarebbe stato un momento opportuno anche per quel punto, ma la situazione sarebbe stata a postazioni invertite, con la donna al posto dell'accusato a rispondere della sua inefficenza ed Atasuke a giudicarla.
    Ascoltò poi con attenzione le parole della donna, compresi i suoi dubbi ed il fatto che questi erano rpopriamente scaturiti dall'elevata precisione con cui tutto era stato minuziosamente specificato, al punto tale che quella mancanza sembrava addirittura stonare in tutto quel mare di precisione.
    Certo, poteva considerarsi un dubbio lecito, anche se per un simile dubbio aveva decisamente oltrepassato il punto.
    Con estrema calma, tuttavia, Atasuke riprese il discorso rispondendo, sperabilmente per l'ultima volta, a quegli ultimi quesiti.

    «Personalmente apprezzo lo scrupolo e la precisione nel lavoro. Se solo non si fosse lasciata trasportare troppo forse le avrei addirittura proposto un lavoro alle mura. Mi servirebbero persone con la sua precisione... Detto questo la ringrazio per il complimento, apprezzo il fatto che la mia precisione nei rapporti venga notata... Ma tornando al punto...»


    Sorrise, portandosi vicino al cestino da cui con cura ripescò il modulo che aveva compilato poco prima, riponendolo nuovamente sulla scrivania della donna, subito sopra alla cartellina con il suo rapporto ed indicando con attenzione alcuni punti della sua dichiarazione.

    «Premesso che a questo punto le chiedo gentilmente di inviare quanto prima al mio ufficio i decreti inerenti a questi cambi, in modo da poterci aggiornare... Che i protocolli siano cambiati poco, tanto o del tutto poco importa. Le mie accuse sono a questo punto fondate e mi sembra di capire che anche lei stessa abbia notato che quanto ho sottolineato a questi punti, non è semplicemente una buffonata... Come lei stessa ha ammesso, Sasori non era autorizzato e le informazioni sulla missione stessa erano fallaci. Io sapevo che c'era un compagno di missione e che un messaggio andava portato. Alle mura mi son trovato con un uomo con tanto ti messaggio ufficiale sigillato ed un compagno shinobi, più alto in grado, tuttavia, nel fascicolo che mi venne consegnato, che ha trovato allegato, dato che non mi è stato sottratto, non avevo alcun dettaglio sui miei compagni o sul mio singolo compagno di missione e questa credo possa considerarsi una mancanza non da poco, o mi sbaglio?»


    Girò l'attenzione sulle mancanze nate fin dall'inizio della questione, non tanto per nascondere le proprie o per darsi delle scuse, ma per mettere in chiaro tutti i punti, fino all'ultimo dettaglio, con la precisione che contraddistingueva i suoi modi di operare.

    «Chiarito infine questo punto, l'identificazione di un alleato, generalmente avviene con le semplici presentazioni. Certo, da oggi per sicurezza chiederò comunque i documenti ad ogni shinobi che incontro in qualsiasi paese, tuttavia segua il mio ragionamento: Eravamo in missione, per conto di Konoha, ai confini tra Oto e Kumo per dei problemi diplomatici tra quei due villaggi. La prima nostra spedizione non ha riportato alcuna informazione ed io, in territorio Otese devo litigare con un ninja di Oto per farmi confermare la sua identità? Per avere la conferma che Oto manda i suoi shinobi per un suo problema politico? Le sembra tanto strano che Oto possa aver mandato una missione diplomatica parallela alla nostra nei suoi confini? Forse mi sbaglio, peccando di fiducia, ma onestamente non trovo tanto sospetto un villaggio che opera con i propri shinobi nel proprio territorio senza allertare un'alleato. Allerta che, tra l'altro, poteva anche essere giunta dopo la nostra partenza e non averci raggiunto, anche se con rammarico mi pare di capire che Oto non ci abbia comunicato alcuna spedizione diplomatica...»


    Si allontanò dalla scrivania, mettendosi nuovamente seduto senza schiodare gli occhi dall'occhialuta impiegata.

    «Tornando invece al carro, ebbene si, la mia concentrazione era rivolta alla ricerca di trappole, non di dettagli del carro e sfortunatamente, non sono riuscito a cogliere altro prima di venire assalito dai tre tizi. Non credo le sarà complesso comprendere che in un tale svantaggio, notare un dettaglio sul carro sia passato decisamente in secondo piano e che la mia concentrazione era rivolta a sopravvivere. Comprendo tuttavia il suo punto di vista, ma anche se non è un'operativa sul campo, confido che la sua intelligenza le faccia comprendere che a volte le cose non sono semplici come possono apparire da un rapporto e sfortunatamente, mi son trovato in una pessima situazione con molto poco tempo a disposizione per poter verificare l'intero ambiente. Come già detto, mi son concentrato prima di tutto sulla mia incolumità verificando trappole o illusioni, il secondo passo sarebbe stato verificare il carro, ma sfortunatamente l'attacco è giunto prima che potessi procedere»


    Era sincero, in effetti in tutta quell'esposizione non aveva mentito nemmeno di una virgola, anche se sapeva di aver omesso un dettaglio: I suoi occhi avevano notato uno stemma scolorito, uno stemma che conoscea bene, ma uno stemma che sperava di aver confuso, assimilandolo come quello ben noto dell'airone dei Kobayashi. Stemma che aveva ben intenzione di verificare e su cui aveva intenzione di indagare, con il permesso dell'unica persona abbastanza influente da poterglielo permettere ed abbastanza fidata da potervi confidare quell'informazione: L'Hokage Raizen Ikigami.
    Rimase quindi comodo, osservando con attenzione le reazioni della donna ed ascoltandone con attenzione le eventuali considerazioni e repliche, prima di chiederle con garbo se poteva finalmente riprendere con i suoi compiti alle mura, primo tra tutti l'incontro con l'Hokage, che a poco a poco si faceva imminente.


    Se finalmente la donna avesse deciso di congedarlo, Atasuke si sarebbe congedato con un semplice inchino e con un breve saluto, prima di raggiungere la porta, oramai riaperta dal portaborse, infilandosi rapido nel corridoio, salutando rapidamente con la mano i volti conosciuti in coda per consegnare i propri rapporti, per poi volare dritto di filato al suo ufficio posto poco distante dal “vecchio ufficio”, giusto qualche piano più in alto nella caserma dei guardiani, posta nei pressi del gate.

    […]


    ~Incontro con l'Hokage~


    «Scusate per il ritardo, mi hanno trattenuto agli archivi... Tutto a posto durante la mia assenza?»

    “Si, Atasuke-sama. La quinta divisione ha terminato il suo giro di controllo ed ora sta stilando i suoi rapporti, sembra che abbiano preso un'altro di quegli spacciatori ed hanno fermato un paio di elementi sospetti che ora sono sotto chiave mentre capitano li sta interrogando...”

    «Voglio sperare che non siate stati abbastanza folli da lasciare Sougo da solo con quei criminali»


    “Nossignore, è andato Yamazaki con lui”


    Guardò con sconforto il guardiano per alcuni secondi, prima di riprendere in mano la situazione, che poteva già definirsi disperata.

    «Vedi di contattare immediatamente Katsura e fai in modo che raggiunga Sougo... Quel poveretto di Yamazaki non è in grado di tenere sotto controllo Sougo... Per il resto voglio un rapporto completo sulla mia scrivania entro due ore, adesso ho un'impegno importante che non posso posticipare e non ho modo di sentire tutto ciò su cui hai da ragguagliarmi»

    “S-Si Atasuke-sama! Sarà fatto quanto prima!”

    «Ottimo lavoro»


    Gli rispose, sorridendo al guardiano, concedendogli un'amichevole pacca sulla spalla, oltre che un sorriso compiaciuto. Apprezzava la buona volontà dei suoi ragazzi e poteva definirsi fiero dell'impegno che stavano dimostrando per sostenerlo nel suo nuovo ruolo, specialmente quando questioni urgenti lo costringevano lontano dal suo ufficio.
    Mentre saliva le scale, un piccolo ricordo lo intristì. Da un lato apprezzava la sua nuova carica, tuttavia, da un lato sentiva già la mancanza delle ronde, dei turni forzati e del lavoro sul campo.
    Certo, sapeva bene che ora aveva impegni decisamente più importanti, tuttavia, da una parte gli mancava quel contatto diretto con la gente, che ora era limitato ai funzionari amministrativi, agli impegati ed ai rari momenti liberi lungo la giornata o alle serate che finalmente poteva godersi tranquillamente a casa, salvo rare occasioni in cui si fermava al lavoro fino a tardi.
    Giunto davanti alla porta del suo ufficio, non trattenne una risata, quando si rese conto di come stesse pensando come un vecchio pensionato. Erano passate appena una, forse due settimane dalla sua nomina e già si lasciava prendere dai ricordi come un veterano.
    Si sentì uno sciocco, ma alla fine lasciò scivolare via quella sensazione, appendendo la giacca al porta mantelli a lato della porta ed andando alla sua scrivania, dove già decine di scartoffie lo stavano aspettando.
    Raizen, al suo arrivo, lo avrebbe trovato al suo posto, immerso nel lavoro ed attorniato da alcune pile di fogli poste alla sua destra ed alla sua sinistra, mentre un elegante piramide di rotoli decorava quella scrivania in legno intarsiato.
    Da quando era stato nominato capo dei guardiani, Atasuke non aveva avuto ancora molto tempo per arredare l'ufficio propriamente secondo il proprio gusto, dato che si era dovuto sobbarcare settimane e mesi di lavoro arretrato, oltre ad una serie di problemi organizzativi nati dall'assenza fin troppo prolungata del precedente capo, oltre che dai disastrosi avvenimenti recenti.

    «Prego, Hokage-sama, accomodatevi, vi stavo aspettando, gradite del the? O preferite forse del Sakè?»


    Esordì quando notò Raizen alla sua porta, alzandosi in segno di rispetto e concedendogli un profondo inchino, facendogli poi un cortese cenno di accomodarsi sull'unica sedia rimasta nell'ufficio, posta proprio davanti alla sua scrivania.
    Per quanto sapesse che Raizen solitamente non apprezzasse le formalità, Atasuke non riusciva, nello svolgimento dei suoi compiti a distaccarsi dalla formalità che il suo ruolo gli imponeva.
    Quando l'Hokage avesse deciso che cosa gradisse, Atasuke avrebbe fatto cenno al giovane guardiano che aveva accompagnato il colosso di andare, portando loro ciò che l'Hokage gradiva ed una tazza di the per l'Uchiha.

    «A breve sarà di ritorno, se intanto volete, questo è il fascicolo con gli ingressi giornalieri degli ultimi giorni, come richiesto...»


    Allungò un'enorme pila di fogli all'Hokage. Per quanto le schede fossero ben studiate per essere dettagliate ma altrettanto ridotte, negli ultimi periodi c'era un'enorme viavai dalle porte del villaggio, a causa del commercio portato avanti dai kobayashi e dalle aziende che continuavano a far entrare ed uscire operai, mezzi e materiali per i lavori di ristrutturazione. Senza poi contare gli architetti, gli ingenieri, gli eratisti e gli operai che avevano iniziato ad operare sul monte degli hokage per aggiungere un nuovo volto.

    «Come può notare c'è fermento in questo periodo. Ho raccolto i dettagli per data ed orario di ingresso, tenendo in un fascicolo a parte i sospetti, gli arresti ed i criminali identificati e catturati, tutti schedati in ordine alfabetico con relativi reati, codici identificativi e quant'altro...»


    Porse quindi la seconda pila, decisamente più ridotta all'Hokage, che poteva tranquillamente iniziare a verificare i nomi registrati in quella lista ed appositamente registrati sul registro che sovrastava la pila di documenti.
    Pochi istanti dopo, il giovane guardiano fece ritorno, con quanto era stato ordinato.

    «Ti ringrazio Shinobue, ora puoi andare e fai in modo che nessuno ci disturbi, intesi?»

    “Certamente Atasuke-sama... Hokage-sama”


    Il giovane guardiano li salutò entrambi con un profondo inchino e con reverenza, prima di uscire dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle e lasciandoli soli.
    Con relativa calma, Atasuke scostò quindi le pile di documenti, quasi come a volersi guardare faccia a faccia con l'Hokage, segno che aveva qualcosa da dirgli e che non si trattava di questioni che potevano essere rese pubbliche.
    Finalmente i due erano soli e potevano parlare con la dovuta calma ed attenzione, senza dover rispettare alcun protocollo formale se non quello dettato dal buon senso, ma soprattutto senza doversi preoccupare di eventuali orecchie indiscrete.
    In quella stanza, infatti, non vi era alcun nascondiglio o falla strutturale da cui qualcosa potesse fuoriuscire. Era infatti un semplice ufficio particolarmente insonorizzato, oltre che isolato dagli altri piani di lavoro, particolarmente spoglio, eccezion fatta per una libreria sulla sinistra di Atasuke, corredata anche di alcuni cassetti e di scomparti chiusi da ante in vetro, contenenti principalmente libri, manuali e poco altro. Sulla sua sinistra, invece vi erano alcuni mobili sempliciemente lavorati, in legno massello ben lucidati e puliti, i quali contenevano moduli e materiale d'ufficio. Alle sue spalle Atasuke aveva un'ampia vetrata, a vetri doppi, ben insonorizzata, da cui poteva osservare con attenzione le mura senza venire a sua volta osservato, mentre davanti a se, aveva l'unico ingresso della stanza, corredato dal semplice portamantelli in legno, questo finemente lavorato.
    L'unica caratteristica peculiare di quell'ufficio, ovvero l'unica cosa su cui Atasuke aveva già posto un adattamento, era la scrivania, in legno massello, al cui centro un morbido rettangolo verde disegnava la parte di lavoro, celando sotto di se un cassetto dove teneva i documenti riservati.
    Altro dettaglio era il piccolo bonsai che riposava all'angolo destro della scrivania, mentre sulla sinistra vi era un raffinato portapenne, sovrastato dalla lampada da ufficio che spesso accompagnava le prime serate insonni del nuovo capo dei guardiani.



    OT - Dato che ero ispirato mi son lasciato prendere la mano con la parte alle mura. Ovviamente, nel caso in cui il "se" non venisse a compiersi, consideriamo quanto descritto oltre al secondo titolo, valido salvo cambi radicali di situazione prima dell'uscita di Atasuke dall'ufficio della scassamaroni :zxc: - /OT
     
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    La donna guardò lo shinobi indispettita, quasi incredula.

    L’unica cosa che mi sembra strana è che lei si fidi di chiunque abbia un alibi a malapena credibile, questo è il problema, ma non sembra così acuto da riuscire a comprenderlo.
    Quindi non credo sia colpa sua dopotutto.
    Ne terremo conto per le prossime missioni.


    Questa volta il modulo che lei stessa compilò pareva avesse qualche importanza vista la serie di timbri che vi applicò.

    Direi che può andare.

    Riordinò il rapporto di Atasuke riponendolo ordinatamente su uno scaffale apposito, mentre il secondo foglio finì in una vaschetta separata.



    Giunto al suo ufficio il Guardiano avrebbe avuto ben poco da aspettare, avrebbe infatti già trovato Raizen al suo interno, sbracato dietro la scrivania e con i piedi poggiati sulla stessa, non aveva però avuto la scortesia di sporcarla, aveva infatti disposto qualche rapporto a modi tovaglietta in modo da preservare il mobile da eventuali brusco letti. Altri rapporti invece erano stati trasformati in aereoplani di carta fatti con una certa maestria visto che riuscivano a mantenersi in volo qualche secondo prima di atterrare perfettamente orizzontali con una moderata strisciata.

    No ma non preoccuparti, arriva pure in ritardo, dopo avermi fatto trovare un centro per lo smistamento della carta riciclabile nel tuo ufficio.
    Per me andrà bene qualcosa di fresco, del thè magari, ma freddo e con una spruzzata di limone.
    Sta necessità di avere sempre qualcosa di caldo per le mani…


    Disse sbuffando.

    E occupati delle formalità solo quando siamo in pubblico, tra di noi puoi concederti anche un più blando juudaime.
    Mi piace come suona, è un numero tondo.


    Si protese poi verso le carte, ricavandosi dello spazio per poter poggiare i gomiti sulla scrivania.

    Sei stato troppo letterale, rapporti si, ma rapporti di sospetti.
    Se entra uno scoiattolo dalla torretta nord mi importa poco.


    Si sfregò le sopracciglia mentre rifletteva.

    Allora, se è prevedibile che un individuo entri nuovamente non gli si fa ogni volta un rapporto, gli si assegna semplicemente un lasciapassare.
    Anche se comunque il flusso di persone esterne al villaggio per la ricostruzione non dovrebbe essere elevato, informati al meglio sulla provenienza, e fammi sapere quanti stranieri ci sono, provvederemo se possibile a sostituirli con autoctoni.


    Tornò quindi ai rapporti, alzando lo sguardo solamente quando arrivò il suo thè fresco che prese dalle mani dell’impiegato con un sorriso.

    Ma da quand’è che alle mura si possono avere i maggiordomi poi?
    Capirei un frigo bar, qualche divano e delle piccole comodità… ma un maggiordomo…


    Guardò il ragazzo per qualche secondo per poi deconcentrarsi sbattendo più volte gli occhi, come se stesse evitando di intraprendere chissà quale pensiero.
    Si impose del contegno e fece andare via il ragazzo senza innescare fastidi che solitamente non si sarebbe tolto il piacere di causare.

    Beh, che è quella faccia?
    Ti si è incastrato il rospo in gola?


    Disse notando lo sguardo di Atasuke.

    Non… non vorrai un bacio vero?
    Capisco i vestiti, ma già sopportarli è sufficiente, non chiedermi di più…


    Si allungò sulla sedia aspettando che Atasuke desse una risposta.
     
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  9. Asgharel
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    ~Una pessima Giornata~


    Le parole della donna diedero non poco fastidio ad Atasuke. Come poteva quella donna, tra l'altro neppure mai uscita dal villaggio se non forse per andarsene tranquilla al mare un paio di settimane, venire a giudicare i suoi modi di agire, pensare od operare? Ad ogni modo, notando che il suo obbiettivo era stato comunque raggiunto, decise di tenersi il fastidio, restituendole solo un falso sorriso. In fondo sapeva che qualunque cosa avesse detto, quella donna avrebbe interpretato tutto a suo modo, ignorando ciò che realmente le diceva.

    °A me stupisce come lei possa ancora avere un lavoro, ma non si preoccupi, vedremo di tenerne conto per il futuro...°


    Si limitò a pensare mentre usciva dall'ufficietto.

    […]


    Giunto nel suo ufficio, per poco non gli scoppiò una vena dal nervoso per ciò che vide.
    Non solo i suoi sottoposti gli avevano mentito, o non si erano accorti dell'arrivo dell'Hokage, ma addirittura questi se ne stava sulla sua sedia, con i piedi sulla sua scrivania ed utilizzando alcune delle pratiche ufficiali come “tovaglietta”, forse per non voler immerdare la scrivania.

    “No ma non preoccuparti, arriva pure in ritardo, dopo avermi fatto trovare un centro per lo smistamento della carta riciclabile nel tuo ufficio.
    Per me andrà bene qualcosa di fresco, del thè magari, ma freddo e con una spruzzata di limone.
    Sta necessità di avere sempre qualcosa di caldo per le mani…”


    «Ringrazia le tue “nuove disposizioni” all'ufficio archivio se sono in ritardo. Sembra che adesso ogni impiegato abbia titolo di porre un terzo grado ad ogni singolo sospetto che gli sale in mente»


    Rispose secco e visibilmente alterato Atasuke. Per quanto rispettasse Raizen per la carica che ricorpiva, non riusciva a restare indifferente davanti ai suoi modi. Poteva accettare i modi grozzi, poteva accettare ed apprezzare la sincerità nei modi e nei toni a discapito della formalità imposta dall'etichetta, ma non riusciva ad accettare la mancanza di rispetto per il lavoro altrui, specie quando si trattava del suo.

    “Sei stato troppo letterale, rapporti si, ma rapporti di sospetti.
    Se entra uno scoiattolo dalla torretta nord mi importa poco.”


    «E come non esserlo con te? Ricordo che sei stato parecchio pignolo in passato sulla specifica letteralità dei tuoi ordini... Ad ogni modo, vedrò di fare un lavoro meno preciso, se queste sono le tue direttive»


    Rispose con un velo di ironia, dimenticando per un'attimo il grado che li separava, approfittando di quegli istanti di solitudine.

    “Allora, se è prevedibile che un individuo entri nuovamente non gli si fa ogni volta un rapporto, gli si assegna semplicemente un lasciapassare.
    Anche se comunque il flusso di persone esterne al villaggio per la ricostruzione non dovrebbe essere elevato, informati al meglio sulla provenienza, e fammi sapere quanti stranieri ci sono, provvederemo se possibile a sostituirli con autoctoni.”


    Con un sorriso, sfilò una cartellina da una delle pile di documenti sbattendola con precisione sopra al rapporto che l'Hokage stava leggendo o quantomeno scartabellando.

    «Questi sono i permessi di accesso che sono stati rilasciati per tutto il personale che transita periodicamente... Tutti quelli che hai davanti e che hai scartabellato sono gli accessi singoli o il primo passaggio prima della registrazione, non ogni singolo movimento...»


    Si portò poi all'archivio, dove aprì un cassetto, cercando un'altro breve fascicolo dove era archiviata la statistica degli accessi al villaggio. Ne estrasse una cartellina, sfogliando con attenzione i documenti presenti ed infine estrasse un foglio, rappresentante alcuni grafici che porse all'Hokage.

    «Queste sono le statistiche di accesso. Al momento, il 70% dei movimenti sono fatti da aziende e persone locali, oltre il 30% solo in entrata ed uscita dal clan Kobayashi, il restante 30% sono accessi esterni, partendo dai diplomatici degli altri paesi e senza dimenticare turisti, visitatori, shinobi alleati e così via... Nella seconda pagina comunque trovi le cifre esatte di stranieri nel villaggio, compresa una statistica a parte con i lavoratori messi all'opera sul monte... Attualmente tutte le aziende locali sono impegnate con la ricostruzione e sperabilmente in un paio di mesi ipotizzo che sarà tutto risolto»


    Poco dopo il giovane ritornò e come di consueto, Raizen non potè trattenersi da una delle sue dichiarazioni di dubbia utilità.

    “Ma da quand’è che alle mura si possono avere i maggiordomi poi?
    Capirei un frigo bar, qualche divano e delle piccole comodità… ma un maggiordomo…”


    Atasuke rimase stupito da quella affermazione. Davvero credeva che quello fosse un maggiordomo? Quale che fosse la verità, tuttavia, Atasuke lasciò correre in un primo momento, confortando semplicemente il giovane, che lo guardava parecchio stranito, con un cenno del capo prima di congedarlo.

    «Takeda è un bravo ragazzo, ed è una nuova leva, non un maggiordomo. I suoi compiti per ora sono di addestrarsi con alcuni addestratori e di tanto in tanto occuparsi di questioni minori. Come tutti anche lui sta facendo la gavetta partendo dai compiti più umili. Al momento, per quanto abbia necessità di tanti e validi guardiani, non posso permettermi di mandare un qualsiasi novizio alle ronde, specialmente dopo quanto accaduto e dopo quanto ho scoperto...»


    Rispose nonappena il giovane fù fuori dalla stanza, senza però lasciarsi sfuggire uno sguardo preoccupato, sguardo che Raizen parve notare.

    “Beh, che è quella faccia?
    Ti si è incastrato il rospo in gola? ... Non… non vorrai un bacio vero?
    Capisco i vestiti, ma già sopportarli è sufficiente, non chiedermi di più…”


    «Per una volta nella vita, piantala con le stronzate Raizen»


    Aveva un tono nervoso, quella giornata era stata stressante e ci mancava solo il pessimo senso dell'umorismo del colosso.

    «Perdona i miei modi, ma come avrai capito sono preoccupato e devo parlare con te di questo. Scusami se non seguirò l'etichetta o i protocolli formali, ma voglio essere chiaro ed il modo migliore ritengo sia quello che sto usando...»


    Si alzò, portandosi davanti alla vetrata, osservando con orgoglio i suoi uomini e le sue donne che con ardore operavano al massimo delle loro capacità per difendere il villaggio.

    «Prima di tutto, titoli o non titoli, gradirei un po più di rispetto da parte tua, non per il titolo che mia hai concesso, non per me, ma per loro...»


    Disse, indicando i guardiani all'estenro, all'opera davanti al gate.

    «La “carta da riciclare” con cui ti sei divertito e che hai usato come pezze da piedi, è il frutto del mio, ma soprattutto del loro lavoro, del loro impegno, del loro sudore. E non mi è affatto piaciuto il modo con cui hai trattato il frutto del loro lavoro. Senza contare che è anche grazie a quei fogli se sono in grado di migliorare il sistema tagliando le spese e migliorando i risultati, in modo da permetterti di utilizzare quei fondi per ricostruire il villaggio ed ottimizzare tutto»


    Si fermò, concedendosi un respiro profondo, prima di passare al topic principale, alla questione che da giorni lo tormentava e che andava risolta quanto prima.

    «Tuttavia, non è questo ciò che mi preoccupa... O quantomeno non è questo a preoccuparmi maggiormente... Ho il fondato sospetto che il clan Kobayashi tenga un commercio segreto di armi verso Kumo... Per ora ho evitato di inguaiarli ufficialmente, omettendo dal rapporto di missione il fatto di aver visto il loro stemma su un carro per il trasporto di armi a Kumo. Non credo sia difficile dedurre gli effetti di un'informazione di questo tipo semmai si rivelasse falsa o un complotto per inguaiarli. Per questo motivo, faccio rapporto direttamente a te, ora, per chiederti l'autorizzazione a procedere con delle indagini per verificare l'informazione, ma soprattutto, per chiederti di mettermi in contatto con il Loto. Se c'è qualcuno che può avere degli infiltrati o delle informazioni utili per confermare o smentire il tradimento dei Kobayashi credo siano proprio i mafiosi ed il Loto mi pare di capire siano quelli con cui abbiamo i migliori rapporti...»


    Per tutta la rivelazione, Atasuke rimase rivolto verso l'esterno, guardando le mura ed i suoi guardiani, dando le spalle all'Hokage, non tanto per mancanza di rispetto, quanto perchè non sapeva in quale altro modo portargli un'informazione di tale entità.
    Sapeva che Raizen probabilmente non avrebbe apprezzato il modo in cui Atasuke aveva deciso di agire, specialmente perchè c'erano potenzialmente gli estremi per incriminarlo, tuttavia, sperava che comprendesse il motivo della sua scelta e ricordasse a sua volta che anche lui aveva non pochi segreti sotto al mantello e li aveva per uno scopo ben preciso: Proteggere Konoha.

     
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    Quando Atasuke gli disse del motivo del suo ritardo Raizen alzò un sopracciglio, incuriosito e al contempo allarmato, ma inizialmente lasciò correre.
    Era ovviamente al corrente dei cambi che erano stati eseguiti in quanto lui stesso li aveva apportati selezionando le persone da piazzare nei vari uffici, ed era stato sufficientemente accurato da sfruttare elementi della cui accuratezza e metodi poteva fidarsi.

    Paura eh cocco?

    Commentò quando Atasuke giustificò la sua eccessiva laboriosità.
    Un sorriso gli sorse nelle labbra quando giustificò la moltitudine di schede mentre scuoteva la testa.

    Tra tutte le pile ci saranno si e no… ventimila pagine?
    Vuoi farmi credere che al villaggio sono entrate una singola volta tutte queste persone?


    Guardò sott’occhi il guardiano.

    Abbiamo tre possibilità.
    O sono del tutto rincretinito e non le ho viste, improbabile perché con tutte quelle persone dentro le mura non potrei nemmeno muovermi data la calca.
    Ci sta qualche errore tra questi fogli.
    Oppure sei un totale cretino e hai lasciato entrare ventimila persone nel villaggio nel giro di una settimana.
    Che, momentaneamente o meno hanno avuto la possibilità di raccogliere informazioni.
    Ma non è un affermazione, non fraintendermi, son più che sicuro che l’errore sia nella moltitudine.


    Ed era sicuro di non essersi sbagliato, aveva smazzato le pile più di una volta per verificare se alcuni rapporti occupassero più di una pagina e raramente accadeva che ci fosse così tanto da raccontare su qualcuno di affidabile da poter far entrare al villaggio, infatti in quel caso veniva semplicemente rimbalzato in quanto sospetto.

    Comunque, ho intenzione di limitare ulteriormente il transito degli estranei all’interno del villaggio. Fortunatamente Konoha non è troppo estesa, sposteremo lentamente tutte le attività commerciali nei pressi dell’ingresso, ben pochi commercianti ne saranno dispiaciuti immagino, ed il mercato principale verrà messo all’esterno delle mura in modo che carichi giornalieri di alimenti non debbano passare al tuo vaglio, così alleggerirò pure te.
    Inoltre i lavori sono quasi ultimati e questo darà un ulteriore taglio.
    Ci sarebbe anche da fare una ripulitura dei boschi antistanti le mura, serve uno spiazzo che dia maggior respiro e campo visivo, altrimenti sarebbe troppo semplice accostarsi o dileguarsi nella foresta.
    Convertirlo a prato verde sarà un po’ lento, ma aiuterà a tenere l’ordine.
    Riguardo gli ingressi per fornire eventuali spacci invece dovremmo trattarli caso per caso, cercheremo di invogliare i piccoli possessori a fare ordini più grandi e variegati invece piccoli e frequenti.


    Sfogliò nuovamente qualche foglio a caso in cerca di qualcosa che aveva dimenticato ma pareva di no.

    Beh, immagino Takeda sia un bravo ragazzo… ma questo non toglie che al momento stia facendo il maggiordomo, o almeno io chiamo così quelli che mi portano da bere su richiesta.
    Ma forse attingiamo da un vocabolario diverso.
    Ma può anche darsi che il praticantato per fare il guardiano includa fare anche questo, si spiegherebbero i tuoi vestiti.
    Immagino che saper fare un buon the sia essenziale durante una violazione del perimetro, saprà in grado di gestire la sete del nemico in pochissimi istanti: l'ospitalità prima di tutto!


    Sorrise mentre tratteneva una risata.

    Riguardo i fogli, beh, ormai il fatto è fatto.
    Ma sappi che ho trasformato in prodezze dell’ingegneria solo i più noiosi, mercanti per la maggiore.
    Rapporti che, alla fin dei conti sarebbero serviti a poco.
    Ma dato che ci tieni tanto la prossima volta te li incornicio uno per uno, tappezzeremo le mura a malapena in un giorno di lavoro.


    Dopo le quisquilie che Raizen aveva imparato a conoscere come parte integrante del carattere di Atasuke lo seguì con lo sguardo mentre si dirigeva alla vetrata, per poi guardarlo mentre gli parlava voltandogli le spalle.

    Cazzo, affermazione tosta, immagino sia quella che ti abbia tenuto incastrato prima.
    E vieni a dirmi che faceva male il suo compito?
    Dovrei promuoverla, altro chè!


    Sospirò pesantemente portando una mano alla fronte.

    Il Loto non sarà mai impiegato per simili compiti, anzi, cerca dimenticare di averli visti per un po’.
    Sono una risorsa che non intendo sprecare in questo modo, ed inoltre, non mi fido di loro fino a questo punto.
    Tu invece sembri non fidarti affatto di Shizuka.


    Era un’affermazione, ma vi si poteva leggere un tono lievemente interrogatorio.

    Quanto sei certo di questa informazione?

    Poi parve ripensarci ed aggiunse dell’altro.

    Insomma raccontami in quale frangente hai fatto tale scoperta.

    Era attento il Juudaime, probabilmente Atasuke non l’aveva mai visto così. Aveva congiunto le mani nei polpastrelli e grazie alla posizione sulla sedia poteva appoggiare i gomiti sui braccioli e portare le mani a schermare parzialmente la bocca.


    Edited by F e n i x - 14/7/2015, 23:07
     
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    ~Situazione Problematica~


    Atasuke sorrise alle affermazioni di Raizen in merito alla sua eccessiva laboriosità. Quasi trovava divertente con quanta foga l'Hokage cercasse di farsi vedere più furbo o più figo della media, sottolineando che erano gli altri ad aver fatto degli errori, ed Atasuke, con fare sornione, volle far notare quel dettaglio, indicando quella che era la pila con effettivamente i dati dell'ultima settimana, decisamente “piccola” rispetto a tutti i fogli presenti in quella stanza.

    «Oppure, ti sei dimenticato di guardare con attenzione... Come ho detto prima... QUESTA è la pila con gli accessi degli ultimi giorni... Tutto il resto sono gli arretrati rimasti ad impilarsi negli ultimi mesi da quando l'ultimo capo dei guardiani è sparito dalla circolazione... Quindi ti ringrazio per costringermi a rifare praticamente da zero un lavoro quasi terminato... Mi spiace solo che dovrai pagarmi tutte le ore di straordinario alla fine del mese...»


    Battè con precisione con l'indice su quel che rimaneva della pila in modo da indicarla chiaramente come soggetto del rimarcato “questa”.
    Lasciò quindi nuovamente la parola all'Hokage, il quale sembrava avere ancora dell'altro da aggiungere prima di poter proseguire oltre o chiudere quella riunione.

    “Comunque, ho intenzione di limitare ulteriormente il transito degli estranei all’interno del villaggio. Fortunatamente Konoha non è troppo estesa, sposteremo lentamente tutte le attività commerciali nei pressi dell’ingresso, ben pochi commercianti ne saranno dispiaciuti immagino, ed il mercato principale verrà messo all’esterno delle mura in modo che carichi giornalieri di alimenti non debbano passare al tuo vaglio, così alleggerirò pure te.
    Inoltre i lavori sono quasi ultimati e questo darà un ulteriore taglio.
    Ci sarebbe anche da fare una ripulitura dei boschi antistanti le mura, serve uno spiazzo che dia maggior respiro e campo visivo, altrimenti sarebbe troppo semplice accostarsi o dileguarsi nella foresta.
    Convertirlo a prato verde sarà un po’ lento, ma aiuterà a tenere l’ordine.
    Riguardo gli ingressi per fornire eventuali spacci invece dovremmo trattarli caso per caso, cercheremo di invogliare i piccoli possessori a fare ordini più grandi e variegati invece piccoli e frequenti. ”


    «Molto bene, aspetto allora l'avvio ufficiale per preparare una squadra da mandare assieme ai tecnici per ripulire il confine, come ben sai è pieno di trappole e loro avranno il compito di proteggere la tua manovalanza e di ridefinire lo schema di sicurezza del perimetro... Per quanto riguarda il mercato all'esterno ho qualche dubbio... Ogni merce che passa il confine viene controllata, ma quelle che non lo attraversano sfuggirebbero ai controlli e potrebbero entrare nelle mani dei cittadini forniti di pass... Per dirla in un'altro modo, diminuiresti il carico di lavoro, certo, ma creeresti una criticità non da poco, senza contare che se invece volessimo fare il controllo in loco, dovrei distaccare quantomeno un'intera unità per sorvegliare l'area mercatale che di solito è molto affollata... Quindi ci ritroveremmo con un problema in più e con più uomini impiegati... Piuttosto consiglierei di spostare il mercato a ridosso delle mura, sfruttando la piazza in modo da avere il controllo delle merci in entrata ed uscita ma anche un controllo diretto sulla piazza come già avviene dagli uomini già in postazione, otterremmo un controllo maggiore senza dover impiegare ulteriori squadre e senza prenderci inutili rischi»


    Non si trattenne dal guardare di storto l'Hokage, quando questi, con il suo insopportabile modo di fare ricalcò nuovamente sulla questione del 2maggiordono” segno che l'Hokage era grezzo quanto appariva e che evidentemente non era abituato a quei tipi di ambiente.

    “... Immagino che saper fare un buon the sia essenziale durante una violazione del perimetro, saprà in grado di gestire la sete del nemico in pochissimi istanti: l'ospitalità prima di tutto! ”

    «Come sempre il tuo senso dell'umorismo è alquanto banalotto... Takeda non è portato per il combattimento diretto, ma è decisamente abile nella gestione delle questioni burocratiche e nella diplomazia, cosa molto utile quando riceviamo messaggeri dal mondo... Quantomeno possiamo cercare di rabbuonirli per prepararli ai tuoi modi poco diplomatici... Attualmente lavora negli uffici occupandosi del necessario per imparare quanto gli serve e sperabilmente con l'addestramento imparerà anche a combattere come si deve... Ma immagino che come molti credessi che il corpo dei guardiani è solo composto da rudi combattenti addestrati a combattere solo ed esclusivamente per difendere il perimetro... Chi credi gestisca le spedizioni diplomatiche, la prima accoglienza e la posta prioritaria? La fata turchina?»


    Concluse ironico, sottolineando all'Hokage che dietro all'organizzazione del corpo di guardia delle mura c'era anche dell'altro, molto più di quanto la maggior parte della gente potesse vedere o credesse di sapere. Certo, la loro componente primaria erano combattenti piazzati a controllare i confini ed a difendere il villaggio dagli attacchi, ma quello non era il tutto, come per ogni organo del villaggio.

    […]


    Dopo le sue affermazioni la situazione si fece più tesa, o quantomeno aveva toccato argomenti decisamente più pesanti, oltre che personali.
    In un primo momento, Atasuke lasciò correre l'affermazione di Raizen in merito all'eventuale promozione dell'impiegata, catalogandola solo come l'ennesima battutaccia di pessimo gusto da parte del colosso, per poi ascoltare le affermazioni dello stesso.

    “Il Loto non sarà mai impiegato per simili compiti, anzi, cerca dimenticare di averli visti per un po’.
    Sono una risorsa che non intendo sprecare in questo modo, ed inoltre, non mi fido di loro fino a questo punto.
    Tu invece sembri non fidarti affatto di Shizuka. ”


    «Se questa è la tua decisione, cercherò di affinare la cosa per altre vie, sempre che ci sia qualche altro modo...»


    A quel punto si voltò, osservando l'Hokage, che per la prima volta sembrava seriamente concentrato sulla questione, oltre che attento ad ogni sua parola. Forse per una volta aveva colto la serietà della questione ed aveva deciso di accantonare i suoi modi discutibili.

    «Davvero credi che non mi fidi affatto di Shizuka? Se così fosse mi sarei fidato immediatamente dell'informazione e non mi sarei minimamente posto il problema denunciando ufficialmente il clan... è proprio perchè mi fido di lei che ho dei dubbi su questa storia e voglio verificare quanto prima la situazione»


    Girò l'attenzione sulle mancanze nate fin dall'inizio della questione, non tanto per nascondere le proprie o per darsi delle scuse, ma per mettere in chiaro tutti i punti, fino all'ultimo dettaglio, con la precisione che contraddistingueva i suoi modi di operare.

    “Quanto sei certo di questa informazione? ... Insomma raccontami in quale frangente hai fatto tale scoperta.”


    A quelle richieste, Atasuke si avvicinò nuovamente alla scrivania, ritornando a sedersi, forse per comodità, ma più precisamente perchè quella discussione necessitava di essere propriamente intavolata come si doveva.

    «Come forse saprai, qualche giorno prima della tua elezione, ero stato mandato a Kumo assieme a Sasori scortando quello che secondo l'allora amministrazione doveva essere un nostro diplomatico, per risolvere la questione di confine tra Oto e Kumo. Inutile dire che la missione è stata un pieno fallimento, fin dal momento esatto in cui abbiamo oltrepassato il gate, ma probabilmente anche da prima dato che l'uomo che abbiamo scortato forse non era neppure uno dei nostri, ma questo riguarda il motivo di tutto l'arretrato... Tornando però alla questione...»


    Si allontanò per un'istante dalla scrivania, andando all'archivio prelevando una copia che si era tenuto del suo rapporto, in modo che l'Hokage potesse leggerla.
    Porse la cartellina con attenzione, sperando che la cosa fosse d'interesse per l'Hokage, il quale, ricordava Atasuke, non sembrava amare i lunghi monologhi.

    «Questa è la mia copia personale del rapporto che ho consegnato prima, li ci sono tutti i dettagli, fino all'ultimo che ricordo, salvo ovviamente la questione del marchio sul carro... Così potrai darci un'occhiata se vuoi, senza che ti tenga qui per ore a narrarti tutto. Per farti il sunto della parte succosa: Sul carro che ho seguito, era presente lo stemma dei Kobayashi, era progettato per il trasporto di armi ed era decisamente differente dai normali carri-merce usati dai Kobayashi per trasportare i loro abiti e tessuti. Inoltre il carro, oltre ad essere stato lasciato come esca pe un'imboscata, il carro sembrava scortato da almeno tre elementi, quelli che mi hanno assalito, ma che stranamente, dopo avermi steso, anziché uccidermi sembra che mi abbiano curato, o quantomeno non mi sono risvegliato nello stato in cui mi avevano lasciato, e mi hanno lasciato tornare a casa con le informazioni...»


    Si concesse una brevissima pausa, prima di chiudere con un sospiro la sua risposta.

    «Per quanto sia molto convinto di ciò che ho visto, mi sembra strano, oltre che sciocco avermi lasciato andare a quel punto, specie visto quanto si son dati da fare per non farsi seguire... Quindi credo che questo risponda anche a quanto mi fido di questa informazione...»


    E così passò la palla a Raizen, in attesa di eventuali consigli o direttive da seguire.
     
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    Alzò un sopracciglio ai rimproveri di Atasuke, infastidito.

    Ah, quindi ora è colpa mia se hai carta da macero come soprammobili.
    Per di più gran parte è senza data, per cui fai poco il figo.
    Riguardo allo straordinario non preoccuparti, non verrà pagato, i vecchi documenti importano ben poco anche perché sono praticamente in catalogabili, metti tutto in uno scaffale e tanti saluti.
    Se poi per personale organizzazione vuoi dargli un ordine fai pure, ma sappi che perdere quattro rapporti dalla cima di ogni pila non ti autorizza a chiedere straordinari.


    Diede al discorso un tono conclusivo mordendosi la lingua per non dare altro spago ad Atasuke, cosa che l’avrebbe sicuramente portato ad una spirale di giustificazioni e contro giustificazioni infinita.

    Manda appena puoi le squadre, fai semplicemente spostare i sistemi di sicurezza più in alto, dopotutto da questo punto di vista sei indipendente rispetto al resto.
    Riguardo la criticità invece non penso potremmo mai rischiare nulla, chi ha il pass è un appartenente al villaggio con una storia ben conosciuta e visto che al mercato la vendita è al dettaglio per le porte non passerà mai nulla di abbastanza voluminoso da non essere adocchiato a vista, per lo più alimenti e stoffe.
    Si può nascondere di tutto in un carro con un po’ di talento, ma è impossibile nascondere qualcosa di realmente pericoloso all’interno di un sacchetto della spesa.
    Ma se questo ti intimorisce puoi fare una lista degli espositori e rilasciare tu le autorizzazioni ed effettuare controlli a campione sugli stessi anche dopo il rilascio dell’autorizzazione, se credi possa servirti ti darò UN'UNICA squadra della polizia per sostenerti nella sorveglianza del mercato.
    Anche se, ripeto, la vita si terrà comunque sotto i vostri occhi, perdersi di vista uno scambio illecito da sopra le mura non è semplice.


    Si dedicò poi alla lettura del rapporto di Atasuke mentre questo implementava la parte mancante a voce.

    Bene, solo una cosa Atasuke, tutto questo non deve più accadere, e non parlo del tuo errore, quanto del rapporto falsato.
    Seppure fosse stato consegnato qualsiasi azione contro i Kobayashi o qualsiasi clan della foglia passa prima di tutto attraverso il mio vaglio, per cui, non ti preoccupare degli effetti che questo possa provocare.


    Sfogliò ancora qualche pagina prima di dare la soluzione ad Atasuke.

    Sei stato un coglionazzo.
    Caso chiuso sui fallimenti della missione.
    Ah, ogni parola che contraddica l’aggettivo “coglionazzo” o cerchi di appiopparlo a me corrisponde a 100ryo in meno ad ogni busta paga da qui a sempre.
    Ma affrontiamo la cosa più seriamente, e stai ben attento NON sto cercando il tuo parere, ti sto dando il mio. Ho visto cosa è accaduto ed è accaduto per una semplice ragione:
    La tua totale incapacità di comprendere i tuoi limiti.
    Procedere da solo dopo aver notato che la carovana era scortata da più persone è stato tremendamente sbagliato, come anche dividere il team e dare per scontate le informazioni ricevuti da sconosciuti.
    Ma questi sono i problemi che ti riguardano meno, eravate in due a farli.
    Ma tu sei caduto volontariamente in una trappola.
    E non bastasse hai rifatto lo stesso errore al palazzo del Daimyo ed è il motivo per cui io ora sono qui.


    Lo guardò a lungo, sguardo pesante e fisso, immobile.

    Continui a sbagliare e raramente ammetti le tue colpe ed anzi, spesso le scarichi addosso agli altri.
    Come due secondi fa.
    Eri in ritardo perché hai sbagliato nel nascondere le informazioni, non perché l’impiegata fosse insensatamente sospettosa.
    Hai visto di essere in inferiorità numerica e prima ancora di dartela a gambe hai tentato di metterli nel sacco come se avessi davanti tre poppanti, li hai sottovalutati e sopravvalutato immensamente te stesso.
    Abbassa la cresta Atasuke, o ci lascerai corna e collo la prossima volta.


    Nuovamente quel tono che non ammetteva repliche, autoritario, un cambio sufficientemente marcato che pareva implicitamente richiedere un titolo onorifico al termine della prossima frase di Atasuke.
    Non si poteva dire che Raizen vantasse un albero genealogico nobile, anzi, tuttavia era uno di quei cafoni cresciuti dalla terra con l’istinto per il comando. Altro discorso era per la comprensione che spesso vantavano i grandi imperatori, ma forse col tempo anche lui l’avrebbe acquisita.

    Tornando a problemi più seri, hai ragione, la cosa è sospetta. Ti spiego perché non sono preoccupato, o meglio, lo sono ma ho la parziale soluzione al problema.
    I Kobayashi non sono stati colpiti casualmente. Sono un clan potente e dannatamente ricco, ma pensi che siano gli unici ad esserlo?
    Il tuo sapere potrebbe portarti a rispondere: si, sono incontrastati, o quasi.
    Invece non è affatto così, c’è almeno un clan che può rivaleggiare con loro per estensione e potere, anche se gestisce una tipologia di commercio su cui non possiamo fare alcun tipo di tassazione.
    I Kurogane, mai sentiti?
    Probabilmente no, gestiscono molto bene i loro affari ed al contrario della mafia non sono semplici da scoprire, da che mi risulta il tuo è probabilmente il primo contatto mai avuto con loro.
    Perché lo dico?


    Sorrise, troncando sul nascere una risatina.

    Hai presente le pecore nere?
    Ne ho conosciuta una di catrame.
    Il capoclan dei Kurogane ha un figlio, il suo figlio maggiore del tutto avverso ai commerci del suo clan e pronto a vendicarsi sul suo stesso sangue per sciacquare con esso i crimini commessi dal suo stesso parentame.
    Curioso, no?
    Hanno il nemico in casa.
    Venni a conoscenza del ragazzo durante una missione, ma se non avessi conosciuto lui ad ora, ogni nostro sospetto non poteva che essere sfogato sui Kobayashi, ma tra la guerra civile e il carro d’armi, e il tentativo di screditare il loro unico rivale economico i dubbi restano pochi.
    È sempre meglio far fuori chi ha soldi per pagare meglio i tuoi sicari.


    Sospirò

    Modifica il tuo rapporto, e specifica che i tuoi ricordi sono stati modificati, un interrogatore esperto sicuramente saprà notarlo in caso di indagine.

    Un nuovo sospiro, più grave del precedente.

    La foglia merita di essere ripulita.
    In questo si che il loto potrà aiutarci.
    Anche perché non ci serve indagare, anzi, dovremmo stare in perfetto silenzio.
    Anzi, dovremmo fingere di aver mangiato la foglia.
    E il clan Kobayashi non dovrà saperne nulla.


    Si alzò con uno scatto, rivelando solo in quel momento il suo fiammante mantello da Hokage, un po’ gli piaceva farlo sventolare, mostrarlo, mostrare a chi appartenesse.

    È arrivata l’ora di visitare tenuta Kobayashi.
    Chiama tre dei tuoi, e mettili in divisa da battaglia, idem per te, io direi che sono apposto.
    E preparatevi alla battaglia.


    Uscì dalla porta, il sole baciò il Juudaime sul coprifronte che incorniciava due occhi infiammati di eccitazione, recitare gli piaceva sempre.

     
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    ~Il 27° Stratagemma~


    Il tono di Raizen non sembrava ammettere repliche, anche se alla fine della fiera non aveva nemmeno avuto la decenza di discolparsi o altro. Semplicemente gli stavo ordinando di fregarsene e di buttare all'aria giorni e giorni di lavoro.

    °Non male come inizio... A quando inizieremo a fregarcene anche degli spacciatori?°


    Si domandò guardando di storto l'Hokage ma lasciando procedere oltre il discorso. In fondo entrambi avevano ben altri argomenti di cui discutere e decisamente più importanti di quella che in effetti poteva quasi definirsi una “quisquilia” amministrativa.
    Discorso diverso fu sulla questione del mercato, dove Raizen era decisamente convinto della sua posizione e sembrava non voler accettare il consiglio di Atasuke, il quale si concesse mestamente di chiudere il discorso seguendo il precedente consiglio: fregandosene.
    Sarebbe poi stato un problema del Kage ammettere l'errore quando, come sospettava, quel mercato venisse sfruttato come punto critico minando la sicurezza del villaggio, lasciando passare materiale pericoloso.

    «Ovviamente non posso impormi sulle tue decisioni, ma resto fermo sul fatto che sia un'errore. Le mura sono un'ottima difesa per difendere tutto ciò che resta all'interno, ma se ci si allarga fuori di esse si lascia un bersaglio scoperto ed al momento non credo che siamo in grado di sostenere un simile rischio. Per quanto possa non sembrare un mercato è un problema enorme da tenere sott'occhio. Non hai idea di quanto facile sia svanire nel nulla o celare le proprie azioni in mezzo alla folla... Ad ogni modo vedrò di inventarmi un sistema efficiente per assecondare questa tua follia»


    Il discorso virò poi sulla questione del rapporto e di quanto era accaduto nella missione inerente.

    “Bene, solo una cosa Atasuke, tutto questo non deve più accadere, e non parlo del tuo errore, quanto del rapporto falsato.
    Seppure fosse stato consegnato qualsiasi azione contro i Kobayashi o qualsiasi clan della foglia passa prima di tutto attraverso il mio vaglio, per cui, non ti preoccupare degli effetti che questo possa provocare.”


    «Con tutto il dovuto rispetto... Non metto in discussione la tua posizione ed il tuo vaglio, ma come mi risulta sia risaputo ad entrambi, non deriviamo da un'amministrazione propriamente “competente” quindi comprenderai la mia sfiducia nel sistema, per quanto sembra che tu lo abbia riformato... Ma soprattutto, non temo le azioni ufficiali, quanto quelle “private”. Dunque, se sei d'accordo, preferirei consegnare gli eventuali prossimi rapporti contenenti informazioni “pericolose” come questa direttamente a te o quantomeno finchè il villaggio non verrà ripulito come si deve e portò fidarmi del sistema...»


    Tacque poi per quanto riguardava invece i commenti in merito ai suoi errori. Sapeva che per Raizen il suo modo di agire era stato un'errore, come anche ben sapeva che c'era questa opinione da parte sua sul fatto che sopravvalutasse le proprie capacità sottovalutando quelle altrui.
    Sapeva, che nel caso specifico, aveva errato in tale senso e si era già fatto la sua bella dose di sensi di colpa. Tuttavia, sapeva anche che al Daimyo aveva recitato una parte, una parte che recitava spesso in presenza dell'Hokage, forse perchè in presenza di quell'uomo borioso, voleva a sua volta apparire borioso o forse solo perchè voleva dare un'immagine sbagliata di se stesso. Certo era che Raizen non lo conosceva e non poteva di certo aspettarsi di conoscerlo abbastanza da poterne correggere i modi o comprenderne i reali errori.
    Certo da quella situazione Atasuke si era preso una bella lezione, dato che per la prima volta nella sua carriera aveva fallito una missione assegnatagli, ma soprattutto per la prima volta, non era stato in grado di portarla a termine da solo, come d'altronde aveva già fatto in passato in quasi tutti i casi, eccezion fatta per l'unica missione svolta assieme all'attuale Hokage.

    «Hokage-sama, non ho mai detto di essere perfetto ne ora ne alla riunione con il Daimyo, tuttavia, vorrei ricordarvi che non mi conoscete e quindi non fatevene una colpa, ma posso assicurarvi che conosco i miei limiti. Non nego di aver mancato nell'ultima missione perl'appunto, ma prima di giudicarmi su questo punto, vi inviterei a conoscermi meglio, per lo stesso motivo per cui io stesso non mi prendo la libertà di commentare liberamente il vostro modo di agire...»


    Concluse serio, puntando visibilmente gli aeroplanini e le tovagliette improvvisate, le quali erano fondalmentalmente la resa palese dei modi decisamente discutibili dell'Hokage.
    Se era un livello “serio” ed ufficiale, quello che l'Hokage voleva, avrebbe avuto pane per i suoi denti.
    Raizen proseguì poi on il discorso, senza una lieve vena di sarcasmo o di divertimento, che sfociò in un sorrisetto tra una frase e l'altra, come se in un certo senso si sentisse in una sorta di posizione superiore, o come se gli intrighi dei Kurogane, in qualche modo, lo divertissero.
    Alla fine del discorso sospirò, mentre Atasuke, si faceva visibilmente più sollevato. Certo, lo infastidiva non poco il fatto che i suoi ricordi fossero stati in qualche modo manipolati, tuttavia, aveva decisamente maggior fiducia in se stesso, o quantomeno, si sentiva meno in colpa per aver omesso quell'informazione dal rapporto.

    “Modifica il tuo rapporto, e specifica che i tuoi ricordi sono stati modificati, un interrogatore esperto sicuramente saprà notarlo in caso di indagine.”

    «Sarà fatto, aggiungerò una nota a quello consegnato e per stare tranquilli mi farò comunque sottoporre ad un'interrogazione mentale di verifica... Non vorrei ricordarle che dopo le sue ultime riforme devo portare una prova per ogni singola dichiarazione, quindi certamente vorranno una perizia che accerti la mia “ipotesi” del ricordo modificato...»


    Rispose con un tono debitamente marziale, ma senza dimenticare la velata frecciatina al sistema che l'Hokage stesso aveva messo in piedi e che rendeva maggiormente problematica la sua stessa soluzione, anche se di certo avrebbe sfruttato la cosa per dire nuovamente che tutto era colpa dell'eccessiva sicurezza di Atasuke in se stesso.
    A quel punto fu una questione di secondi prima che il tutto prendesse un'interessante dinamismo, un dinamismo che Atasuke stesso quasi non si aspettava con tanta celerità, ma che non ebbe problemi a leggere.

    “[...] Anzi, dovremmo fingere di aver mangiato la foglia.
    E il clan Kobayashi non dovrà saperne nulla.”


    «Capisco, Stratagemma 26»


    °Fingiti stolto ma non pazzo°


    Il suo sguardo si fece affilato mentre un sorriso compiaciuto si dipingeva sul suo volto. Per quanto rozzo potesse sembrare, Raizen evidentemente non era uno sprovveduto. Poteva non conoscere i giochi di strategia come gli scacchi o lo Shogi, tuttavia era un fine pensatore sotto quella scorza, tuttavia mancava ancora di buone maniere, ma su quel punto certo lui e Shizuka prima o poi lo avrebbero raddrizzato a dovere.
    Ricevuto l'ordine, Atasuke non si fece attendere, accettando l'incarico con un'inchino ed andando alla porta a richiamare il giovane Takeda per lasciargli un'ordine diretto.

    «Vai a chiamare Sougo, Katsura e Shinichi, li voglio a rapporto qui entro 2 primi armati ed in divisa, intesi»

    “Ricevuto Atasuke-sama!”


    Il giovane corse via portando rapido l'ordine con se convocando in fretta e furia tre dei migliori shinobi di cui Atasuke disponeva in quella giornata: Okita Sougo, capitano della prima divisione abile interrogatore, ma soprattutto infallibile combattente di prima linea, Kotaoru Katsura, un'abile spadaccino dalle abilità adattative non indifferenti e Shinichi Shimura, una delle nuove promesse dei guardiani, specializzato in tecniche di supporto.
    Ritornò quindi verso l'Hokage, afferrando l'haori ufficiale dall'appendiabiti. Era innegabile che l'Hokage sembrava apprezzare il mantello cucito per lui dal clan Kobayashi, al punto tale da farlo sventolare anche senza reale necessità. E questo scatenò la silenziosa curiosità di Atasuke che si chiedeva che effetto potesse avere per il clan Kobayashi venire ufficialmente attaccati dall'Hokage e dai guardiani con gli stessi nobili abiti che loro stessi avevano prodotto. In un certo senso era come per Atasuke venire attaccato con un'arma forgiata dalle sue stesse mani e l'idea non gli piaceva affatto.

    «A breve saranno a disposizione... Immagino quindi che vorrete prendere il diretto comando della spedizione, o mi sbaglio, Hokage-sama?»


    Chiese, infilandosi rapidamente l'haori ufficiale che si intonava con il nero dei suoi abiti mentre le semplici decorazioni dorate risaltavano sul tessuto.
    Shizuka si era decisamente superata nel produrre quegli indumenti e quasi gli dispiaceva indossarli per muovere contro la sua famiglia, anche se ben sapeva di trovarsi solo in una mossa obbligatoria per muovere lo scacco ai veri colpevoli.
    Infilò la katana e la wakizashi nell'obi, mentre con un rapido controllo verificava che tutte le sue armi e protezioni fossero al loro consueto posto, ben nascoste. Omise solo la maschera, inutile in quella situazione ed il mantello, che mantenne sigillati in uno dei suoi rotoli. Non aveva necessità di nascondersi, anzi, anche in quel caso era tenuto a mettersi in mostra per attirare l'attenzione più di quanto non gli piacesse fare.

    °Spero solo che tutto vada come deve andare, perchè stiamo rischiando parecchio°


    Pensò tra se poco prima che i tre sottoposti fecero la loro comparsa a rapporto oltre l'ingresso della stanza.

    «Hokage-sama, siamo pronti a muovere al vostro ordine»


    Disse con marzialità preparandosi a seguire Raizen verso villa Kobayashi.

    «Spero solo che tu sappia cosa stai facendo»


    Aggiunse poi, una volta avvicinatosi al colosso, mantenendo un tono di voce sufficentemente basso da essere udito solo dal suo diretto interlocutore.
     
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    La Retata








    Attese alla porta principale l’arrivo dei ninja che aveva richiesto, Atasuke compreso.

    Indossate le maschere, non è una gita di piacere.

    Ordinò secco per poi aspettare che eseguissero.

    E ora andiamo, sfrutteremo i tetti perché non ho voglia che ci vedano sfilare in pompa magna dentro il villaggio in tenuta da battaglia, soprattutto per andare dai Kobayashi.

    La magione non era troppo distante dall’entrata principale e guadagnarono l’ingresso principale in poco tempo, calcando il viale principale con l’autorità che il loro titolo gli conferiva, solamente l’ingresso vero e proprio all’edificio riuscì a fermarli. Qualsiasi sbarramento dopo una cristallina e dura intimidazione avrebbe portato ad una scarica elettrica diffusa dai piedi stesso dell’Hokage, emanata durante la sua ripresa di marcia, ad ogni ostacolo sempre più convinta.

    Toshiro Kobayashi-sama.
    È richiesta la sua presenza.


    Parlò con un tono di voce chiaro e scandito, il silenzio in cui era piombata la magione era sufficiente da far udire quel richiamo in ogni suo angolo.
    Attese immobile, guardando una ad una la servitù dei Kobayashi che lentamente si accostava, Aoki per la maggiore.

    Toshiro-sama

    Rincarò.

    Ordini immediatamente alle sue guardie di disperdersi e attendere venti passi alle mie spalle.
    Si faccia scortare da una delle mie mentre si reca a prendere i registri contabili delle attività commerciali della sua famiglia, dislocazioni esterne alla nazione del fuoco comprese.
    Faccia intanto approntare una stanza per la loro consultazione, non voglio nessuno al suo interno ne a portata d’orecchio, solamente io, lei e ed una delle mie guardie mentre le altre due si assicureranno della pulizia del perimetro. Io attenderò qui fino al suo ritorno.


    Diretto, conciso, irrefrenabile.
    Avrebbe messo a tacere chiunque alzando solamente una mano e fulminandolo con uno sguardo, anche se immaginava che in pochi avrebbero scavalcato l’unico avente diritto a spiegazioni: il capoclan dei Kobayashi, a cui il Juudaime avrebbe risposto celermente e abbastanza serenamente, pur senza perdere il rigido tono marziale.

    Una recente missione potrebbe aver messo in luce alcuni affari illeciti effettuati dalla vostra famiglia.

    Didascalico, ma di sicuro sufficiente a far scattare Toshiro per proteggere l’onore del suo clan.
    Appena soddisfatte le richieste avrebbe atteso qualche secondo senza neanche aprire i registri per poi chinarsi in un lungo inchino.

    Perdonami Toshiro.

    Il tono nuovamente cordiale venne riguadagnato in pochi secondi, facendo scomparire anche l’aria da burocratico pomposo che aveva tenuto fino a pochi secondi prima.

    Era necessario.

    Disse mentre si rialzava dopo aver mantenuto l’inchino per qualche secondo, evidentemente dispiaciuto per l’accaduto.

    I Kurogane, nome che potrebbe esserti nuovo, vi ha coinvolto in un brutto affare, questa messa in scena serviva a fargli credere che avessimo mangiato la foglia.
    Per ora, Toshiro, dovrai reggere il gioco, potrai informare Shizuka ma per un po’ dovrà restare in casa e fuori dalle missioni.
    Stessa storia per gli Aoki ed i membri della famiglia più stretti.
    Siete ai domiciliari, ma non temere, durerà poco ed al termine mi occuperò personalmente di far ricadere la colpa sulle giuste persone e non far spargere troppo la voce riguardo quello che è accaduto qui oggi.
    Finchè la servitù manterrà la bocca chiusa sarà solo magione Kobayashi a sapere di questa incursione.
    Mentre di questo doppio gioco sapremmo solamente noi tre, quattro con Shizuka se vorrai.
    Ma persino Heiko non dovrà sapere.
    Metti pure via i registri, non intendo guardarli e probabilmente ci capirei poco, toglili giusto un po’ di polvere da sopra.


    Tacque nuovamente mentre inspirava gravemente.

    Scusami ancora Toshiro, ma i Kurogane non sono da prendere sottogamba, necessito di questo teatrino.

    Tornò quindi sugli occhi dell’uomo, aspettando che parlasse, o che chiedesse le delucidazioni in merito a quella situazione.
     
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    FATHER AND DAUGHTER

    The bond that links your true family is not one of blood,
    but of respect and joy in each other's life.





    «I-io non ci capisco nulla...»
    «Questo perché sei un po' stupida.»


    Silenzio.

    «No, questo perché hai disegnato una serie infinita di orsacchiotti sopra la contabilità e non leggo più i numeri, Otou-sama.»
    «E' una prova.»


    Silenzio.

    «...Non capisco che genere di prova sia.»
    «Un futuro capoclan Kobayashi deve sempre vedere attraverso l'apparenza, Shizuka. Possibile che tu sia ancora così cieca?»


    Silenzio.

    «...E quindi devo vedere attraverso gli orsacchiotti...?»
    «Oh, non essere sempre così fiscale, proprio come tua madre.»
    «Otou-sama...»
    «Si, figlia mia?»
    «Perché stai mangiando tutto il mio budino al caramello?»


    Silenzio.

    «Non c'è nessuna prova, vero? ...Okaa-sama ti ha solo proibito di andare a spiluzzicare in dispensa e tu mi hai chiamata qui per mangiare la mia merenda.»
    «Non sei un po' cresciuta per fare la merenda?!»
    «...E PERCHE' UN UOMO DI QUARANTACINQUE ANNI NON E' UN PO' CRESCIUTO PER RUBARE IL BUDINO ALLA FIGLIA?!»


    Scattando in piedi Shizuka Kobayashi rovesciò con una singola mano il basso scrittoio di ebano della Sala della Contabilità, lanciandolo contro la parete opposta mentre iniziava a urlare fuori di sé dalla rabbia. Seduto di fronte a lei, vestito di un ricco kimono di puro broccato di seta blu notte e un obi rigido color dell'argento, Toshiro Kobayashi, il Capoclan della più potente Dinastia non Shinobi di tutte le Terre del Fuoco, arcuò le spalle in avanti, calandosi un poco per divorare in un sol boccone quello che rimaneva di una coppetta di budino della Pasticceria Usagi. Le sue spalle recavano lo splendido Haori verde smeraldo dell'Airone, che si diceva fosse stato tessuto dalla dea Orihime stessa poiché non poteva essere possibile per una mano umana ricamare con tanta minuziosa perfezione e dipingere a mano con così dettagliata piccolezza.
    Beh. Non che in quel momento quello splendido capo sartoriale potesse brillare in modo particolare.
    «SMETTILA DI CHIAMARMI PER OGNI SINGOLA COSA, ANCHE IO HO I MIEI AFFARI DA SBRIGARE!» Ruggì Shizuka, alzando il piede destro che sbatté in avanti. I lembi dello splendido yukata rosa pesca da lei indossato, raffigurante una fantasia di rondini, si aprirono rivelando la parte interna, di pura seta color panna; e persino l'obi viola perse di compostezza, divenendo tutto storto.
    «Oh, ma se non stavi facendo niente! E' tutto il pomeriggio che sei seduta al tuo scrittoio.» Commentò sardonico Toshiro Kobayashi, posando educatamente a terra la coppetta di budino e aprendo poi di fronte a sé il suo ventaglio variopinto per nascondere un sorrisetto. «Stavi scrivendo una lettera al tuo fidanzato...?»
    «QUALE FIDANZATO!»
    Strillò la Principessa, allibita, girandosi a guardare Mamoru e Ritsuko, compostamente seduti a un lato della stanza come si conveniva a dei Kumori, quasi si aspettasse che fossero loro a rispondere.
    «Ah non lo so, non ne hai uno?» Chiese il Capoclan, muovendosi nervosamente sul posto come un'anguilla. Guardava la figlia tutto trepidante. «Eh? Eh?»
    Reclinando leggermente la testa indietro e facendo una smorfia inorridita, Shizuka indietreggiò di un passo, portandosi una mano alla bocca. Sembrava sconvolta.
    «Stai indagando sulla vita amorosa di tua figlia in modo così smaccato?» Gemette. «Non sei tu che hai organizzato un matrimonio combinato con il figlio del Daimyo? Sei diventato pazzo, forse?» Chiese la ragazza, sgranando gli occhi nell'aprire le braccia di fronte al padre. «Stavo leggendo dei libri di medicina, ovviamente. Hai idea di quanti rotoli e archivi mi abbia dato da studiare Tobi Inuzuka? Sono disperata!»
    «Non c'è niente di combinato. Ho solo pensato alla tua migliore collocazione gerarchica. E poi ti è sempre piaciuto Akihiko.»
    Commentò Toshiro, scuotendo una mano di fronte a sé. «Quando eri piccola gli zampettavi sempre dietro con quell'adorabile sederino che si muoveva a destra a sinistra... e gli occhioni che gli facevi mentre lo supplicavi di imboccarti i pappini di riso... eri adorabile anche quando gli tiravi la manica per chiamarlo...» E girandosi verso Mamoru con occhi dardeggianti chiese: «Abbiamo ancora tutte quelle fotografie nell'archivio super, super, suuuuper segreto, vero Mamoru?» Il povero Kumori esitò, poi annuì. «Eccellente, eccellente...» Commentò il Capoclan prima che due mani gli afferrassero i lembi del kimono e lo strattonassero in avanti. Girandosi, Toshiro Kobayashi si sarebbe ritrovato la faccia della figlia pericolosamente vicino alla sua, rossa fino ad essere color porpora e con due grossi lacrimoni a farle brillare gli occhi verdi.
    «Cosa diavolo hai tu...» Sibilò Shizuka, paonazza. «...e io non ho mai fatto niente del genere con Akihiko.» Aggiunse, tremante.
    «Come no? Devo raccontarti di quella volta che ti si è sciolto l'hakama durante una rappresentazione di danza tradizionale e ti sei messa a piangere furiosamente pretendendo che venisse lui a vestirti? Ti ricordo che hai imparato a tirare con l'arco andando a cavallo solo perché non volevi staccarti da lui neanche quando era addestrato dal Generale, e io ero costretto a portarti a seguire ogni–...» Ma non terminò la frase. La sua testa impattò al suolo talmente forte che i quadri Shodo appesi alle pareti si incrinarono. Il tatami, pericolosamente convesso verso il centro della terra, tremò.
    «NON HO MAI FATTO NIENTE DEL GENERE! MAI FATTO NIENTE DEL GENERE! MAI FATTO! MAI!» Strillò Shizuka, avvampando. «BUGIARDO DI UN PADRE TI STRAPP–...»

    Ma questa volta fu lei a non terminare la frase.
    La porta scorrevole di riso della Sala della Contabilità si aprì di botto e Miwa, una delle domestiche, entrò trafelata, gettandosi ai piedi della sua Signora come se non capisse più cosa fare.
    «O-ojou-sama!» Urlò la ragazzina, scoppiando a piangere. Mamoru e Ritsuko si erano già alzati, veloci come il vento, e mentre il primo aiutava il suo padrone a rialzarsi, la seconda si avvicinava alla cameriera, cercando di calmarla per indurla a parlare correttamente. «Raizen-sama... cioè, Juudaime-sama è qui fuori! Assieme a dei membri della polizia di Konoha in maschera!» Pianse la piccola, prendendo respiro ad ampie boccate. «C-chiedono del Capoclan! Sono arrabbiati! Sono davvero arrabbiati!» Strillò, aggrappandosi alle gambe della signorina della magione mentre sull'uscio della sala compariva Toru Akarukawa, il padre di Toshiro e nonno di Shizuka. Sporgendosi dentro la stanza, l'anziano ebbe appena il tempo di alzare lo sguardo in quello del figlio che questi si stava già sistemando l'haori verde della Dinastia dell'Airone sulle spalle. Dell'espressione sorniona e allegra di poco prima non c'era già più traccia.
    «Arrabbiati per cosa?» Domandò Shizuka, stupita, prendendo con dolcezza le braccia della ragazza e sorridendo. «Ti sarai sbagliata, Miwa.» Disse la Chunin, scuotendo la testa mentre suo padre si affrettava ad uscire dalla Sala senza dire una parola, seguito rapidamente da Mamoru, silenzioso e leggero come un'ombra. Cercando di far calmare per un istante la domestica, così fortemente provata per motivi di certo assurdi, la Principessa dell'Airone guardò Ritsuko, che condivideva il suo stesso sguardo stupito. Scuotendo la testa la rossa alzò le spalle e al pari della sua Padrona si affrettò ad uscire dalla Sala per seguire il corridoio che avrebbe condotto all'ingresso della magione...
    ...lì dove Raizen, seguito da tre uomini con indosso una maschera bianca, si trovavano a fronteggiare la figura sola di suo padre, immobile nel giardino d'ingresso con solo Mamoru al suo fianco, rispettosamente un passo indietro a lui. Sul porticato rialzato di legno che dava accesso alla magione due giovani cameriere stavano guardando la scena, ansiose, prima che Mayuko arrivasse correndo e ordinasse loro di sparire da lì, bisbigliando qualcosa alle orecchie di entrambe.
    «Raizen...?» Chiamò Shizuka, stupita, scendendo dal porticato con un saltello. I capelli sciolti, lunghi fino ai fianchi, ondeggiarono mossi dal vento che cominciò ad alzarsi mentre Ritsuko, alle spalle della sua Signora, affilava lo sguardo, accostandosi strettamente a lei.

    “Toshiro-sama... Ordini immediatamente alle sue guardie di disperdersi e attendere venti passi alle mie spalle.”



    Immobile di fronte a Raizen Ikigami, di cui sosteneva lo sguardo senza nessuna esitazione, Tohiro Kobayashi tacque. Dietro a lui Mamoru, anziché indietreggiare, azzerò la distanza che lo separava dal suo Capoclan, affiancandolo. Gli occhi neri del Kumori si dilatarono, diventando improvvisamente di ghiaccio.

    “Si faccia scortare da una delle mie mentre si reca a prendere i registri contabili delle attività commerciali della sua famiglia, dislocazioni esterne alla nazione del fuoco comprese.
    Faccia intanto approntare una stanza per la loro consultazione, non voglio nessuno al suo interno ne a portata d’orecchio, solamente io, lei e ed una delle mie guardie mentre le altre due si assicureranno della pulizia del perimetro. Io attenderò qui fino al suo ritorno.”



    «...Ah?!» Sbottò a quel punto Shizuka, guardando la Volpe come se fosse diventata improvvisamente pazza. «Ma cosa stai dicendo?!»
    Alzando una mano, Toshiro Kobayashi zittì la figlia senza neanche girarsi. Il suo sguardo era solo in quello di Raizen.
    «Posso chiedere per quale motivo mi viene fatta una richiesta di simile portata?» Domandò il Capoclan, senza scomporsi né aggiungere altro. Avanzando rapidamente, Shizuka si portò accanto a lui, continuando a fissare l'Hokage come se non capisse assolutamente cosa stesse succedendo.

    “Una recente missione potrebbe aver messo in luce alcuni affari illeciti effettuati dalla vostra famiglia.”



    Cadde un profondo silenzio.
    Shizuka, come pietrificata, guardò Raizen con uno sguardo privo di espressione mentre Toshiro, altrettanto fermo, non rispose. Rimase semplicemente lì, guardando l'Hokage negli occhi, quasi cercasse in questi qualcosa... qualcosa che, però, sembrò non trovare.
    Chiudendo gli occhi, il Capoclan dell'Airone ripose molto lentamente il suo ventaglio variopinto dentro l'obi del suo kimono e con una calma pensata fece per alzare un braccio...
    ...prima che Shizuka scattasse avanti, ponendosi di fronte a lui come uno scudo.
    «Cosa diavolo stai dicendo, Raizen?» Disse la donna. La sua voce, di solito elegante e modulata, si era abbassata in modo drastico, facendosi improvvisamente bassa e gutturale, mentre il suo volto si contraeva in qualcosa di profondamente grottesco e agghiacciante. «Sei uscito di senno?» Gorgogliò. I suoi lineamenti iniziarono a piegarsi e l'espressione della bella Principessa di Konoha cominciò pericolosamente a svanire, divorata dalla maschera di un animale. «E' un mandato d'arresto, questo...?» Continuò, con agghiacciante lentezza. Il suo corpo, guidato più da una sorta di istinto che dalla mente, si piegò in avanti. Le mani si arcuarono. La bocca si contorse, mostrando un poco i denti. E soprattutto i suoi occhi... improvvisamente, da verdi e splendidi come praterie primaverili, cominciarono a scurirsi con incalzante e spaventosa velocità, fino quasi a divenire neri.
    Se ci fosse stato un solo termine per definire in quel momento Shizuka Kobayashi, questo non sarebbe stato nient'altro che “snaturata”: agghiacciante, instabile...sembrava in quel momento più guidata dall'istinto, come una bestia, piuttosto che forte del suo tanto ostentato buon senso.
    «Non osate. Non osate...» Minacciò a mezzo respiro la kunoichi mentre i suoi occhi annegavano in un nero profondo come la notte. «...Se toccherete un solo membro della mia famiglia... non importa dove dovrò venirvi a cacciare... non importa se non sarà oggi o se non sarà domani, io–... » Sibilò, snudando completamente i denti e piegandosi ulteriormente verso il basso. Le gambe si tesero e le braccia si fecero rigide, pronte a scattare.

    Poi, improvvisamente, qualcosa la colpì sulla testa con rapida e pulita severità.

    «Silenzio.» Ordinò, profondamente inorridito, Toshiro Kobayashi. Alzandosi in tutta la sua altezza, di ben un metro e ottantaquattro centimetri, l'uomo guardò la figlia con disgusto e affilando lo sguardo verde smeraldo in quello nero di lei, rimase immobile. Incrollabile. «Tu... mi umili Si limitò a dire, ritraendo la mano, stretta attorno ad un ventaglio, ancora protesa sopra la testa della ragazza. «Taci, sciocca bambina. Questo non è niente che un pulcino ancora incapace di volare possa gestire.» Stoccò, gelido, alzando il mento nel reclinare la testa indietro. «Mamoru. Ritsuko. Indietro di venti passi rispetto alle spalle dell'Hokage.» Ordinò dopo una lunga pausa di silenzio. Girandosi di scatto verso il suo signore, il Kumori del Capoclan parve profondamente sconvolto da quelle parole, mentre Ritsuko, altrettanto allibita, si girò a guardare la sua Signora, come se non sapesse cosa fare.
    «NON OSARE MUOVERTI DI UN PASSO!» Sbottò a quel punto Shizuka, scattando con velocità ad allontanare con un ceffone, incredibilmente, il ventaglio dello stesso padre. Arrivati a quel punto non sembrava più interessarsi neanche di lui. «TU MI DEVI FEDELTA' ASSOLUTA.» Urlò, in preda ad una rabbia molto distante da quella della bambina viziata. Una malattia interiore, la tosse dell'anima, qualcosa di più profondo e radicato da dirsi solo il vezzo di un momento. Qualcosa di più terribilmente spaventoso, senza limiti, senza futuro, senza possibilità...
    ...e girandosi verso Raizen, la Principessa dell'Airone affilò o sguardo, il cui nero cominciava a vacillare pericolosamente, precipitando con rapidità verso un colore ancora diverso, ancora più preoccupantemente...
    «E' perché vi devo fedeltà assoluta...» Disse improvvisamente Ritsuko Aoki, alzando la lunga manica del suo kimono puntinato di fronte a Shizuka, coprendone il viso. «...che non mi muoverò da voi.» Mormorò, mentre alle sue spalle Mamoru indietreggiava e si con rigidità dietro Raizen. «Sarete voi a muovervi con me.» Disse la kumori, piegando la manica del kimono di modo che questa si posasse sulla testa della Principessa, coprendola. Girandosi poi verso di lei, l'Aoki premette la faccia della sua signora contro il suo obi e stringendola tra le sue braccia tentò di fare qualche passo indietro, portando con sé Shizuka, che per qualche ragione non oppose resistenza. Non furono forse venti passi e non si poteva dire che fosse perfettamente dietro alle spalle dell'Hokage, ma quando fu abbastanza indietro rispetto alla posizione di partenza, Ritsuko si fermò e si inginocchiò a terra ponendo una mano sulla faccia della sua Signora che strinse a sé...
    ...proprio mentre Toshiro, accompagnato da Atasuke, entrava da solo dentro la Magione, superando la figura di sua moglie, arrivata di corsa, che lo guardò spaventata. Un solo cenno della testa bastò a fermarla dal dire o fare qualsiasi cosa, ma non dal correre terrorizzata verso Shizuka quando la vide per terra nel giardino d'ingresso. In una frazione di secondo il volto di Heiko Uchiha, la più bella Mononoke di Konoha, diventò pallido di paura.
    «SHIZUKA?!» Strillò la Matrona, correndo dalla figlia. Affiancando Ritsuko alzò il volto della ragazza di fronte al suo, schermandolo agli altri astanti con il suo stesso corpo, e per un attimo si ritrasse, come punta da un ago rovente. Esitando, la donna Uchiha annuì, avvicinandosi poi all'orecchio della figlia. Se i presenti rimasti avessero cercato di sentire cosa stesse dicendo, avrebbero solo sentito pronunciare frasi senza senso, come: “Sii guizzante come acqua di lago, indomabile come il fuoco che arde, veloce come l'aria che corre, ma mai instabile. Mai precaria. L'equilibrio è ciò che–...”
    E continuò, Heiko Uchiha. Continuò a ripetere quella nenia nell'orecchio della figlia fino a quando le spalle di lei non si rilassarono, fino a quando le sue mani si ammorbidirono, e quando Toshiro Kobayashi fu di ritorno, inchinandosi profondamente in direzione dell'Hokage per invitarlo ad entrare alla Magione, la Mononoke di Konoha poté alzarsi da terra per guardare il marito, lasciando dietro di sé la solita Shizuka di sempre. Forse più stanca, forse più annebbiata, ma certo lei. Di nuovo lei.

    “Perdonami Toshiro. Era necessario.”



    Dentro la Sala degli Archivi, Toshiro Kobayashi rimase dapprima impassibile di fronte alle parole di Raizen Ikigami, Decimo Hokage di Konohagakure, poi acconsentì che il suo volto si piegasse nello stupore. Aprendo maggiormente gli occhi e sollevando le sopracciglia, il Capoclan dell'Airone guardò con fare interrogativo i due Shinobi, tenendo ancora tra le mani tre enormi fascicoli rilegati da contenitori di carta di riso dipinti a mano, e divenne addirittura più incredulo quando l'uomo privo d'identità si tolse la maschera, rivelandosi come Atasuke Uchiha.
    «Sono mortificato. Temo di non capire, Raizen Ikigami-sama.» Commentò Toshiro Kobayashi, guardando i due. Seguì poi la spiegazione dell'Hokage e il Capoclan, chiudendo gli occhi, ascoltò silenziosamente tutto, infine annuendo. «Capisco.» Si limitò a dire, ritornando a guardare i due ninja. «Chiedo il permesso di riferire di questa circostanza a due persone, Raizen-sama: Mamoru Aoki e Shizuka.» Disse, guardando il Jinchuuriki in silenzio. «Mi rendo conto che per chi è estraneo al mio Clan sia difficile da comprendere, ma Mamoru è l'altra parte di me, complementare e indispensabile. Non può esistere senza di me, e io non credo di potergli comunque nascondere ciò che mi chiedete neanche appellandomi a tutta la mia sconfinata esperienza...» Commentò, scuotendo la testa. «Egli non mi tradirà mai, mi fido ciecamente di lui, quindi vi prego di acconsentire alla mia richiesta.» E ritornando a guardare i due Shinobi, il Capoclan esitò. «E Shizuka...» Tacque qualche istante, concentrando i suoi occhi in quelli di Raizen. «...Voi sapete che non reggerebbe a questo tipo di stress. Siede su una bilancia e non posso permettere che una parte diventi più pesante di un'altra, perché se non riuscirà più a vedere la linea sottile che separa ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, può diventare qualcosa di difficilmente gestibile. E io non vanificherò i suoi sforzi per ottenere l'equilibrio perfetto, per riuscire a servire questo Paese con devozione e per ricordare che l'amore è l'unica cosa che conta, in questo mondo.» Affermò a polso fermo. «Non chiedo nient'altro. Nessun altro saprà. Vi prego, Juudaime-sama...» Disse, inchinandosi talmente tanto da minacciare il suolo con la fronte. Sarebbe rimasto così fino a quando Raizen non si fosse pronunciato, e solo quando il verdetto sulla decisione finale fosse stato emesso, il Capoclan dell'Airone avrebbe riportato il busto eretto, tornando a guardare i due interlocutori. «Il Clan Kobayashi serve Konoha da centinaia di anni e non ha mai tradito la fedeltà verso l'Hokage. Voi in particolare, Raizen-sama; siamo legati a voi da un debito che va molto oltre quello gerarchico. Servitevi pure della mia famiglia come ritenete necessario per riportare l'ordine nel Fuoco. Nessuno in questa Magione parlerà. Mi fido completamente di ciascuno degli individui che qui dentro siedono.»
    E aveva buona ragione di farlo. Il rapporto che Toshiro Kobayashi aveva tessuto con ogni individuo del suo Clan, dal più infimo dei garzoni sino alla preziosa e tanto amata moglie, era del resto un legame che superava di gran lunga quello voluto dalle imposizioni sociali, ma era qualcosa che affondava la propria ragionevolezza nella dolcezza del guardare nella stessa direzione, nel supportarsi e comprendersi a vicenda a dispetto della gerarchia. Il Clan Kobayashi non era diventato così potente solo perché ricco di elementi senza paragoni o perché supportato in modo misterioso ma efficace dai vassalli Aoki, lo era diventato perché era molto più che un semplice Clan: era una famiglia coesa. E nessun estraneo riusciva a minarla.
    Mai.
     
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