Yane yori takai koinobori

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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Yane yori takai koinobori

    Più alti dei tetti ci sono i Koinobori



    Potresti farti vedere ogni tanto a casa tu, eh! Alzai lo sguardo dalla pila di svariati rapporti che stavo leggendo. Ayame era appena entrata e con lei c'erano le adorabili pesti delle mie figlie gemelle che, senza attendere una mia parola corsero mi abbracciarono decise a buttarmi giù dalla sedia. Piano voi due dissi stringendole delicatamente per poi sollevarle senza sforzo, una per braccio.
    Ero uscito molto presto quella mattina, quando ancora tutti dormivano. Mi avvicinai ad Ayame e scoccai un rapido bacio sulle labbra al quale lei rispose seccata.
    Lavori troppo. Devo!Devi stare a casa ogni tanto anche! È una settimana che rincasi alle dieci di sera e vai via all'alba!
    Sospirai e posai a terra le due bambine. Da quando sei Mizukage... sembra che il Villaggio venga sempre prima.
    Non dire così Ayame risposi allungando una mano per prendere la sua Kiri non è in una bella situazione. L'ospedale è chiuso, le mura non hanno guardiani, le prigioni non sono funzionali.
    Pensi che continuando a lavorare come un mulo servirà a qualcosa? Prendi aiutanti! sospirai. Non aveva tutti i torti in effetti. Peccato che in tutto il villaggio non ce ne fosse uno che fosse per lo meno in grado di prendere qualche incombenza.
    Comunque, che giorno è oggi? Cinque magg.. oh
    E mi fu chiaro il perché della presenza di Ayame lì. Così, senza dire nemmeno un'altra parola, mi alzai dalla sedia. Hai ragione sai? Sono davvero troppo impegnato,
    Fuori dalla finestra, invisibili a me fino a quel momento, era possibile ammirare i Koinobori volare, mossi dalla brezza marina che li riempiva e li agitava.



    La Festa dei Bambini era una tradizione un po' ovunque nel mondo. Forse perché in quel mondo pieno di sangue c'era ancora la certezza che i bambini fossero importanti.
    Il futuro.
    Ma nel mondo ninja quella festa aveva anche un altro significato: in una terra dove il più forte fagocitava il più debole, dove la generazione successiva cresceva all'ombra della potenza sognando di superarla, chiunque fosse agli inizi era un "bambino". Così nel tempo la Festa dei Bambini era cambiata: essa festeggiava ancora l'innocenza dell'infanzia ma allo stesso tempo festeggiava coloro che si apprestavano ad entrare nel duro mondo degli Shinobi. Chi, per l'appunto, era un bambino tra gli adulti. Debole, da proteggere, eppure speranza per il futuro.

    Quella sera, dopo il tramonto, Kiri si trasformò: l'uggioso ed umido villaggio della nebbia divenne colorato, allegro (per quanto pur sempre umido). Le vie principali del centro del Villaggio, quelle che costeggiavano l'Amministrazione e la Piazza Principale erano un tripudio di colori, bancarelle e gente. Sul tetto di quasi ogni casa c'era un pennone con diverse maniche di carta a forma di carpa. La più alta, quella nera, rappresentava il padre e sotto c'erano quelle per i figli poste in scala dal più anziano al più giovane.
    Le bancherelle erano stracolme di qualsiasi oggettino che si potesse acquistare e c'erano chioschetti per acquistare cibo, ghiaccioli e gelati. Alcune piccole bancarelle vendevano palloncini a forma di carpa e fu proprio lì che Jukyu e Nana mi costrinsero a fermarmi.
    Papà ce lo compri? Dai dai papà! Sorrisi spontaneamente e mi rivolsi al venditore.
    Me ne dia due per queste piccole pesti. Dissi, allungandogli una banconota da dieci Ryo. Oh, Mizukage-sama! Certo, uno a te piccola prese una carpa color rosso No rossa, la voglio blu! protestò Jukyu, suscitando l'ilarità mia, di Ayame e del venditore che ne prese una del colore desiderato dalla bambina.
    Può darla a me una rossa signore! disse Nana, osservando il pallone a forma di carpa che fluttuava in aria rifiutato dalla sorella. L'uomo consegnò anche il secondo palloncino alla bambina che lo strinse contenta tra le mani. Grazie mille!

    Jukyu e Nana presero a camminare allegramente. Feci loro un nodo con il filo al braccio così non avrebbero perso quel palloncino che tanto avevano voluto e con attenzione le seguivo.
    Non allontanatevi troppo si raccomandò Ayame. Passai un braccio attorno alle sue spalle, lei si rilassò (ma non perdeva mai di vista le due pesti). Rilassati, se le perdessi di vista le rintraccerei immediatamente.
    Odio il tuo essere supereroe disse ma in compenso mi diede un lungo bacio sulla guancia. Sentono la tua mancanza, lo sai? Eri appena tornato... mi lanciò uno sguardo lungo, ed intenso. Non riuscii a capire bene cosa volesse dire.
    Essere Miuzkage è un lavoro impegnativo. Non era compreso nel prezzo quando ti ho conosciuto. Non eri niente di che! alla fine ridemmo tutti e due, ma sapevo bene che quel discorso non era ancora del tutto chiuso. Ayame non era una donna che mollava sulle sue convinzioni e con ogni probabilità aveva anche ragione: ero così assorbito nei miei nuovi, incessanti ed apparentemente interminabili compiti che avevo finito per trascurare ciò che mi era più caro. Lei e quelle due adorabili piccole pesti.



    Eccoci qui.
    Qualcunque Kiriano volesse giocare è libero di farlo. Se volete maggiori informazioni su cosa è la festa dei bambini vi consiglio vivamente di dare una rapida lettura qui.
    La giocata è "aperta": chiunque può interagire con altri nell'ambito di questa festa, non bisogna per forza interagire con tutti. Buon divertimento :wosd:
     
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    Yane yori takai koinobori

    Quando i pesci volano nel cielo

    E il cibo vola nella mia bocca


    Quando mi svegliai, quella mattina, la prima cosa che notai fu un raggio di sole che filtrava da una fessura socchiusa della finestra.
    La cosa era già straordinaria di per sé, dato che generalmente le mattinate kiriane erano tutto tranne che soleggiate, e anche quando questo accadeva si trattava solo di un pallido disco dai contorni sfumati il cui calore tentava invano di attraversare la fitta coltre di nubi.
    Ma no, quella mattina era speciale anche per un altro motivo, come mi fu confermato dall'inusuale sorrisone che Mitsuko mi rivolse appena arrivata in cucina per fare colazione.
    - Vai fuori a dare un'occhiata al tetto - mi suggerì, mentre mi avvicinavo al ripiano dove si trovava la bottiglia con il latte.
    Sapevo già di cosa si trattava: come ogni anno, in quel giorno di festa mia mamma non lavorava, e piuttosto che starsene in casa con le mani in mano si alzava comunque alle cinque del mattino per rinnovare la tradizione. Anche quell'anno, le tre carpe di carta colorata ondeggiavano maestose sopra il tetto di casa Nonomura: una per Mitsuko stessa, una per mia sorella Alice e la più piccola, di uno sgargiante blu elettrico, per la sottoscritta.

    Adoravo il cinque maggio. Persino il plumbeo Villaggio della Nebbia pareva ricoprirsi di una luminosa e colorata coltre di luci, mentre gli abitanti si riversavano per le strade a fare ciò che per gli altri 364 giorni dell'anno pareva pura utopia: svagarsi.
    Bancarelle, ambulanti, figuranti di strada, ad ogni angolo che giravi ti trovavi davanti qualcosa che catturava la tua attenzione.
    - D'accordo, c'è qualcosa che volete fare? - esclamò Mitsuko radiosa come non l'avevo mai vista negli ultimi anni. Era un donnone imponente, con un fisico massiccio e asciutto - eredità delle lunghe giornate passate al porto a caricare e scaricare casse - che avrebbe fatto invidia anche a parecchi uomini: ma chi la conosceva bene sapeva che in realtà quel viso corrucciato contornato da una corta acconciatura a spazzola nascondeva un animo gentile e anche piuttosto sensibile.
    - A dire il vero, io avrei appuntamento con... -
    - ...con Yugo - sospirai io, impedendo a mia sorella di concludere la sua risposta. Eccolo, l'altro membro della nostra famiglia, che durante una festa dedicata alla famiglia stessa se ne tirava fuori per vedersi con il solito palestratone. Tanto lo sapevo, quei due avrebbero come al solito girovagato per massimo cinque minuti per le strade festose e poi colorate, per poi appartarsi in un vicolo buio.
    Lessi la delusione negli occhi di mia madre, che però si limitò ad annuire.
    - Divertiti.
    Restammo una ventina di secondi a guardare Alice che si dileguava saltellando come un coniglio fra la folla senza voltarsi indietro, poi Mitsuko si voltò verso di me accennando un mezzo sorrisetto.
    - Vorrà dire che i soldi che avevo intenzione di darle da spendere come voleva li useremo per comprarci qualcosa di buono - mi disse strizzandomi l'occhio.

    Oh, sì. Adoravo il cinque maggio.



    Per il momento il post è di "presentazione sul campo", diamo il via alle interazioni :wosd:
     
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    Yane yori takai koinobori

    La festa per chi non ha mai fatto festa


    Non per tutti i bambini il 5 maggio è una felice festività.
    Di tutte le feste dettate dalla tradizione, probabilmente questa è quella che ricordo con meno spensieratezza e felicità di tutta la mia giovinezza. Non che avessi avuto un'infanzia idilliaca, sia chiaro; crescere senza genitori non è bello per nessuno ed io, forse più di tutti, capivo come si potevano sentire dei piccoli orfani quel giorno mentre vedevano i loro coetanei uscire con i genitori per mangiare, ridere e scherzare, in una Kiri in festa, colorata e illuminata, sorvolata dai koinobori, che rendevano ancor più magica l'intera atmosfera su tutta l'isola. Non era nient'altro che un pretesto per passare del tempo tutti insieme, una ricorrenza come le altre, lo sapevo bene, ma per chi come me i genitori quasi neanche se li ricorda, quelle immagini di rara bellezza facevano più male di qualsiasi ferita. Un taglio profondo, non rimarginabile. Ci segnava e, in qualche modo, ci cambiava.
    Ma quell'anno,per gli orfani di Kiri, sarebbe stato diverso: me l'ero promesso.
    Per me ormai il tempo dei possibili festeggiamenti era finito, l'infanzia era passata, e, a meno che di strane, curiose e inaspettate coincidenze, di figli non ci sarebbe stata neanche l'ombra per molto e molto tempo. Per molti altri, però, potevo ancora fare qualcosa.
    « Truuuuppa, alt! » Ero agghindato di tutto punto per la festa. Pantalone morbido color beige, una maglietta a maniche lunghe con diverse tonalità di blu, azzurro e nero ben divise da sottili linee color giallo e ai piedi portavo dei classici stivaletti ninja color blu e nero. Nota particolare: da dietro la schiena si ergevano due piccole aste di plastica color bianco, ognuna dietro la rispettiva spalla, a cui erano legati dei koinobori. Quello di destra era di colore blu, alla sinistra invece nuotava nell'aria uno di colore bianco. Al suono della mia voce, 20 piccole figure che avanzavano in modo ordinato dietro di me si fermarono di colpo. Le scrutai una ad una, quindi ripresi a parlare. « Hachi, a rapporto! » Il mio - e di Meika - vecchio amico si fece avanti. « Ehm, eccomi! » Annuii, mentre incrociavo le braccia. « Allora, ci siamo capiti? Sono chiare a tutti le regole d'ingaggio? » Il bambino annuii freneticamente, con un grosso sorriso stampato in faccia. « Si, capo! Abbiamo due ore, poi dobbiamo essere di nuovo tutti qui! E se qualcosa va storto, veniamo a cercarti. » I pesci fluttuanti avevano proprio lo scopo di rendermi maggiormente visibile agli occhi della folla per quell'esercito di orfani. Era passato diverso tempo da quando li avevo portati in Amministrazione dopo aver allagato il vecchio orfanotrofio nella zona del porto - e dopo aver picchiato il proprietario, ma questa è un'altra storia - ma ero riuscito a farmi dare un permesso speciale per quella sera in modo tale da poterli portare tutti in giro per le vie della città. « Molto bene! Regola fondamentale? » Pronta la risposta di Hachi. « Non infastidire i cittadini! » Feci una smorfia. « Ehm... No, quella è la seconda regola fondamentale allora. La prima regola è non infastidire me! » Hachi mi guardò perplesso. « Ma tu ci dovresti controllare... » Con la mano destra feci un'imbarazzante imitazione di una bocca che parla. « Sì sì, come no. L'ho dovuto dire, altrimenti non vi facevano venire con me. Non pensavi mica che mi sarei messo a correre dietro a 20 bambini, non è vero? » Il ragazzo stava per dire qualcosa, ma lo interrompetti prima ancora che riuscisse a parlare.

    z6ooNnk

    « La risposta è no! Quindi adesso andate a giocare, ridere e prendere da mangiare alle bancarelle. » Questa volta la risposta fu rapida. « Ma se non abbiamo un ryo tutti insieme! » Avevo trascurato quel dettaglio. Adesso avevo 20 bocche da sfamare, più la mia, e solo i miei soldi per pagare. ~ Finirei tutti i miei risparmi in una serata... ~ E i miei risparmi erano tutti fuorché molti. « E va bene! Allora potete rubare da mangiare! » Hachi spalancò la bocca. « RUBARE?! » Annuii con gli occhi chiusi e con il dito indice che sottolineava la mia affermazione. « Hai capito bene. Sei stato settimane a fregare soldi alla gente, e adesso fai tutto lo scandalizzato per qualche dolcetto? Niente di grosso, se vengo a sapere che avete fatto troppo casino ve la dovrete vedere con me. Prendete quel che volete, dalle mani delle persone o dalle bancherelle, non mi interessa, basta che non fate del male a nessuno. Ci siamo capiti? Allora al mio segnale... » Mi girai, dando le spalle alle piccole truppe, senza attendere ulteriore risposte da Hachi. Alzai entrambe le braccia al cielo, quindi le abbassai in concomitanza con il finire della frase. « Scatenate l'inferno! » Al termine, i bambini partirono a tutta velocità, dividendosi per le strade in vari gruppetti, bramosi di divertirsi, e di mangiare a spese d'altri, almeno per quella sera.

    Io mi sarei tenuto in disparte, girando un pò a zonzo e tenendo sott'occhio, più o meno, i vari gruppetti da lontano, in modo da lasciarli divertire in pace.
    Quella sera e quella festa doveva essere solo per loro.


    Affari vostri :zxc:


    Edited by H¡dan - 12/5/2015, 08:10
     
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  4. -Meika
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    Yane yori takai no koinobori



    Era da anni che a casa mia non si festeggiava la Festa dei Bambini. Mio padre aveva smesso di farlo quando era morta mia madre in una missione a Taki ed io non avevo mai voluto seguire la tradizione.
    Avevo classificato quella festa come sdolcinata e noiosa non appena era cresciuto il mio cinismo. Il che voleva dire esattamente all'inizio dell'adolescenza.
    Che poi a dirla tutta, ero tutt'altro che cinica e questo più o meno chiunque avesse avuto l'occasione di passare qualche giorno in mia compagnia l'aveva imparato. Eppure eccola lì, tutta la mia maschera di freddo orrore per quella manifestazione tradizionale così scontata. Le vie del centro di Kiri - ben lontane da casa - erano particolarmente affollate, colorate, piene di bancarelle. Io, in tutta risposta, stavo seduta sul tetto di una casa, con le ginocchia strette al petto. Tutti erano felici quel giorno.
    La mamma mi avrebbe spinta a calci lì pensai, nostalgicamente. Era sempre stata lei che costruiva e metteva sul palo i Koinobori. Era sempre lei che obbligava papà ad uscire di casa (lui, un uomo che odiava la folla!). All'epoca c'era felicità ed io non sopportavo il ricordo della stessa.
    Eppure rimanevo lì a fissare quella felicità, poiché infondo volevo solo che tornasse anche per me.



    png



    Ma non sarebbe accaduto. Guardando la gente in basso non mi parve notare facce conosciute per un bel po'. Molte di esse parevano anzi confondersi tra loro e tutto sembrava una massa indistinta.
    Finché ecco qualcosa che mi colpì alla vista. Un ragazzino, alto, dinoccolato con i capelli chiari - quasi bianchi - che già in passato avevo avuto modo di incontrare, salvare e picchiare. Yukio! Con qualche rapido balzo fui giù dal tetto, atterrando in un vicolo cieco che credevo isolato. Salvo poi trovare una ragazza ed un ragazzo vagamente attorcigliati tra loro.
    Oh, scusate! dissi rossa in viso. I due fermarono le loro effusioni per lanciari uno sguardo sul quale non mi soffermai: imbarazzata ero già sparita alla velocità della luce, lasciando l'amabile coppietta sola per la strada. Proprio in quel momento - come avevo previsto - passava Tatsumaru. Afferrai la collottola del ragazzo che parve agitarsi molto più del previsto.
    No scusi scusi, non volevo, ecco le restituisco il dango, scusi... poi quando si rese conto che a trattenerlo ero io parve calmarsi (non troppo).
    Che diavolo stai blaterando Yukio? Dango? lo fissai con sospetto ma lasciai correre. Sei da solo? Ed Hachi e Testumaru? domandai. Quei tre erano inseparabili, era strano non vederli assieme.
    Oh ehm, ciao Meika! N... non lo so dove stanno quei due. Distolse lo sguardo e si ficcò il dango in bocca senza complimenti, iniziando a masticarlo nervosamente.
    Dimmi un po'... domandai Come va? Siete in un posto migliore di quell'orfanotrofio? Yuikio deglutì ed annuì.
    Oh sì sì, decisamente. Siamo qui con Akira, lui ehm sì, ha ottenuto il permesso di portarci qui per stasera. Il suo sguardo continuava a correre alle sue spalle, in qualche modo.
    Ah stavo per fare una battuta che riguardava Akira e la sua idea, ma non riuscii a trovare nulla di comico in quel gesto. Akira era orfano, loro erano tutti bambini orfani. Lui più di tutti sapeva cosa volesse dire non avere nessuno che innalzasse sul tetto di casa tua un Koinobori per se e per gli altri figli. Era stato un bel gesto.

    Sai dov'è? Yukio si strinse nelle spalle In gi... EHI TU una voce portentosa mi fece tremare le ossa. E fece tremare anche quelle di Yukio.
    Oddio, sono morto... disse il ragazzino e si nascose dietro di me. Ben presto le luci che illuminavano la via affollata parvero oscurarsi sotto la mole di un alto e grosso uomo muscoloso agghindato in un grembiule da cucina. Era rosso in viso e poco ci mancasse che iniziasse a fumare dal naso e dalle orecchie.
    Ragazzino, vieni fuori di lì, pensi che non me ne sia accorto del dango?
    Immediatamente molte cose si fecero chiare. Sospirai e misi mani al portafogli, dando qualche Ryo all'uomo (quelli del dango e qualcuno di risarcimento). Faccio io, lo lasci stare... adesso lo sculaccio per bene.
    L'uomo soddisfatto se ne andò con i miei soldi. Yuikio fece per allontanarsi in punta di piedi, ma lo afferrai per la collottola (ancora), girandolo verso di me.
    Spiegati.
    E...e..e...ecco A..a..a..akira mi avvicinai ancora di più a Yukio Ci ha..ha..ha detto che..che potevamo...
    Oh non dire altro Yukio tesoro mi sfregai le mani Anzi, perché non mi porti da Akira...? Ho voglia di divertirmi un po'.



    Vidi Akira in lontananza. Yukio aveva in mano l'Arma. Anche io ce l'avevo.
    Sei sicura? Ci ha detto di non infastidirlo.Oh tranquillo, me la vedo io con lui. Tieniti pronto. Yukio annuì. Era un alleato fedele, specie dopo quei pugni che si prese durante la sua fuga al porto. Aveva decisamente più paura di me.
    Mi nascosi in un vicolo buio, voltandomi. Akira non poteva notare l'Arma in mano a Yukio che si dirigeva verso di lui, salutandolo. Perché l'Arma era una polpetta di riso e chissà quanta altra gente ce ne aveva una in mano. Almeno dodici solo nel raggio di venti metri da Yukio. Il miglior modo di nascondere una spada è in un'armeria, no?
    Akira!!!! urlò Yukio, felice fuori, ma spaventato a morte dentro. Così, non appena Akira si fosse voltato da Yukio (che si trovava di fronte al vicolo, così da far mettere l'Hozuki di spalle) con un veloce e preciso lancio scagliai la polpetta di riso cercando di beccarlo dritto sulla nuca. Yukio ovviamente non aveva il permesso di usare l'Arma: gli avevo comprato la polpetta di riso perché se la mangiasse.
    Ops, mi spiace dissi fingendomi sorpresa se il lancio fosse andato a segno, rimanendo lì in segno di sfida. Oh, non sarei di certo scappata dopo aver tirato una polpetta di riso addosso ad Akiza Hozuki! Sarebbe stato degno della peggiore delle codarde!


    Se vi state chiedendo se ero arrabbiata per il fatto che lui avesse autorizzato quei ragazzini a "rubare" qualcosina, la risposta era no. Tutta Kiri aveva un grosso debito con quei bambini che qualche polpetta di riso, dango o palloncino non avrebbero di certo colmato.

     
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  5. Dolcecattiva
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    Giorno di festa




    E per fortuna anche quest'anno arrivò il 5 maggio!
    << Madre, è tutto pronto per la festa? Hai addobbato come sempre?>> chiesi a quella donna che solo per quel giorno si trasformava in una bellissima signora con 3 figli. << Si si Maya, non preoccuparti! E' già tutto pronto! Dobbiamo solo svegliare i tuoi fratelli, farli vestire come si deve ed uscire!>> mi rispose lei.
    Ebbene si erano solo le 9.30 dal mattino e noi due eravamo già pronte. Mi precipitai nella camera dei miei fratelli, spalancai la porta, misi le mani davanti la bocca a 'mo di megafono e comincia a urlare: << SVEGLIAAAAA PELANDRONIIII!! Forza oggi ci si diverte tutti assieme!>> << Va bene, va bene ci alziamo! Basta che la smetti di urlare!>> disse il più grande << Sorellona ti prego.. non urlare! Adesso mi alzo!>> << Va bene smetto di urlare quando alzerete il culo dal letto!>> dissi con fare di una che non molla l'osso facilmente.
    In men che non si dica si precipitarono entrambi già dal letto e andarono in cucina a far colazione. Intanto che le "piccole" bestie, presi mia madre da parte per parlarle di alcune cose per me molto importanti: << Mamma, oggi passerò a prendere un mio amico, è un pò particolare.. Non ti offendi vero se passerò un pò di tempo con lui?>> le chiesi quasi timorosa di una risposta negativa; mi guardò fissa negli occhi, sorrise e mi disse: << Va tranquilla, Maya, sono ancora capace di gestirle le "bestie", tu va e divertiti! Non pensare a noi! Se sei già pronta vai! Non farlo aspettare!>>. Che gioia! Decisi volutamente di indossare gli abiti che avevo al nostro primo incontro: gonna corta a scacchi blu e verde scuro, camicia bianca leggermente scollata, giacca blu elettrico, calze alte fino al ginocchio bianche e stivaletti neri fino alla caviglia. Ero talmente agitata che mi sentivo le farfalle nello stomaco! Andai in camera mia, mi guardai allo specchio che tutto fosse in ordine, riscesi giù e feci qualche raccomandazione alle pesti, li salutai, diedi un affettuoso bacio sulla guancia a mia madre ed uscii. Nella mia testa c'era solo l'idea: " Mi ricorderò dove abita?". Per mia fortuna accettò l'invito ad uscire con me per quella festa.


    Le vie di Kiri cominciarono ad affollarsi sempre di più da bambini che scorazzavano felici, che correvano e giocavano spensierati. Tutta Kiri era in festa, palloncini e luci ovunque, bancarelle di tutto ciò che si desiderava e io adoravo soprattutto quelle delle caramelle, infatti mi fermai ad una di queste e ne comprai un pò di più del previsto perchè pensai anche a Kobo.. Magari ne era goloso anche a lui! " Spero ci arrivino a casa sua" pensai mentre ne addenatai una a forma di pesce. Camminai un pò osservando il mio villaggio diverso per un giorno ed arrivai davanti casa del ragazzo. Bussai e dopo pochi attimi si aprì la porta.. Venne lui ad aprire e quando lo vidi rimasi come per un attimo paralizzata senza riuscire a proferir parola. Arrossii come non mai.. << B-B-Buongiorno Kobo! Ti va allora di fare un giro con me?>> ebbi il coraggio di dirgli.. guardai le mie mani e mi ricordai del sacchetto ti caramelle.. << Ne vuoi una?>> gli chiesi abbassando lo sguardo per l'imbarazzo..
    Non feci in tempo ad allungare il sacchetto verso Kobo che una piccola peste tentò di rubarmele di mano. Alzai di scatto la busta in modo che non ci arrivasse e gli diedi una pedata nel culo. Per mia fortuna il bimbo se ne andò senza dire nulla << Teppistelli ovunque.. * sorrisi * Dunque che facciamo? Ci facciamo un giro? Kiri è bellissima oggi!>> Rimasi li in attesa di una sua risposta.. Chissà come se la stava cavando quella povera donna con le "bestie" ...


     
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  6. kobo
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    Caramelle



    Onestamente non sapeva bene perché avesse accettato l’invito della ragazza. Praticamente non la conosceva…e non era mai uscito con una ragazza. Non che quello fosse un appuntamento. Semplicemente lei gli aveva chiesto se aveva impegni per quel giorno e lui aveva risposto che aveva solo intenzione di girare per il villaggio a guardare le bancarelle, al chè lei gli aveva proposto di andarci assieme e lui, senza pensarci, aveva accettato. Diciamo che, più che altro, si sarebbero accompagnati a vicenda. O qualcosa del genere. Per l’occasione, trattandosi di una festa dedicata ai più piccoli, Kobo aveva preparato delle caramelle con l’incarto commestibile. Gli era sembrata un idea carina, divertente; senza contare che data la necessità di prepararle in anticipo, non avrebbe rischiato di far aspettare la povera Maya. Per le caramelle aveva fatto maillardizzare in cinque casseruole differenti zucchero, glucosio liquido, burro e un pizzico di sale, aggiungendo in ogni composto una diversa sostanza aromatizzante: acqua d’orzo, latte, succo di mela, polvere di zenzero e latte di cocco. Ovviamente aveva messo a sobbollire ogni dose a distanza di una quarantina di secondi l’una dall’altra, scalando anche la potenza della fiamma, per evitare che arrivassero alla temperatura desiderata tutti e cinque assieme.


    Fossi bravo con la tecnica della moltiplicazione potrei anche farlo…così rischio solo di spingere troppo oltre la caramelizzazione e bruciarmi almeno un quinto delle caramelle…

    Servendosi di un termometro da cucina aveva pazientemente monitorato la temperatura del composto, mentre questo tendeva prima al beige e al color cannella. Per il suo obbiettivo era importante che tutti e cinque i preparati raggiungessero la medesima colorazione. Ogni volta che il termometro toccava i 154°, Kobo aggiungeva della double cream, praticamente una panna molto grassa e densa, precedentemente scaldata a fuoco lento, unendola in tre volte per evitare una reazione esotermica troppo accentuata che lo avrebbe potuto ustionare seriamente; nonostante le precauzioni, ad ogni aggiunta di crema corrispose un consistente rilascio di vapore acqueo. I cinque impasti erano poi stati setacciati e posti su delle mezze-gastro foderate di carta da forno e lasciate in un ambiente be areato.

    Il caramello sembra avere un aspetto piuttosto buono…bello liscio…mi verrebbe voglia di assaggiarlo, ma so già che mi ustionerei brutalmente!

    Dopo 2 ore Kobo aveva posto uno strato anche sulla parte superiore, lasciando il tutto a riposare fino al giorno seguente, ma non prima di aver colto l’occasione di scroccare un piccolo assaggio di caramello al latte. Una volta sistemate quelle che sarebbero divenute presto caramelle, il ragazzo si dedicò a preparare gli involucri commestibili, la parte chimicamente più intrigante della ricetta, in grado di trasformare una soluzione al 99,01% di acqua in un incarto edibile. In circa seicento millilitri d’acqua fredda fece sciogliere giusto una goccia di glicerina e pochi grammi di agar-agar, riscaldando il tutto a fuoco medio-basso, senza portare ad ebollizione, ma semplicemente favorendo l’amalgamazione attraverso il movimento molecolare indotto dalla temperature relativamente alta. Una volta ottenuto un composto trasparente e omogeneo, conforme alle proprie aspettative, versò 5 grammi di soluzione in oltre centoventi piastre Petri, allargando il liquido trasparente su tutta la superficie di plastica, assicurandosi che non si formassero bolle d’aria che avrebbero potenzialmente minato sia l’integrità dell’involucro commestibile, sia il suo aspetto estetico.

    Forse aggiungere qualche impurità opacizzante avrebbe reso più credibile l’incarto…ma anche così, perfettamente limpido farà la sua porca figura, spero…

    Mise le piastre su diverse teglie e, avendo cura di non distruggere il lavoro certosino di poco prima, rovesciandole o distribuendo in maniera non uniforme il liquido, le infornò a 43°, lasciando socchiusa l’anta per permettere la fuoriuscita dell’umidità, per più di venti ore. Quella mattina a Kobo rimase solo da tagliare le lastre di caramello e incartarle. Il lavoro andava fatto velocemente, perché i sottili involucri trasparenti diventavano solidi ( e quindi non ulteriormente lavorabili) in poche decine di secondi, una volta posti a temperatura ambiente.

    AAAAAAAAH! Presto , presto, chi si ferma è perduto!

    Il ragazzo toglieva, ovviamente, una sola Petri alla volta dal forno. Incartò circa un centinaio di caramelle prima di stancarsi e decidere di utilizzare il materiale restante per creare delle piccole sfere di simil-plastica commestibile, che avrebbe potuto tirare alla gente o usare in qualche altra maniera divertente. Soddisfatto il risultato, un cestino di legno pieno da caramelle rettangolari del medesimo colore, che avrebbero fatto impazzire i ragazzi. Letteralmente. Una caramella su cinque, ovvero tutte quelle allo zenzero, era piccante da morire. Anche una volta che i bambini, o eventuali adulti, l’avessero scoperto sarebbe stato molto difficile individuare le caramelle allo zenzero: l’incarto edibile bloccava la fuoriuscita dei profumi o, comunque, la limitava drasticamente, mentre il colore di tutte le caramelle era praticamente identico.

    Spero solo che chi troverà I dolciumi allo zenzero non la prenda troppo male…in fondo è uno scherzo…e sono comunque buone!

    Kobo aveva finito di prepararsi quando una Maya bussò alla porta. Andò subito ad aprirle, con in mano il cestino, vestito come al solito con maglietta blu a tre quarti, pantaloni grigi e, per l’occasione, una giacca bianca con colletto blu, sfoderando il solito sorriso amichevole di sempre e appena lei lo vide lo salutò con aria timida, quindi con fare goffo gli chiese se volesse delle caramelle che, con ogni probabilità, aveva comprato alle bancarelle. Proprio mentre gli offriva i dolciumi, un ragazzino tentò di rubarle il sacchetto di mano, ma lei lo mise lestamente fuori portata e lo colpì al sedere con il piatto del piede. In un attimo sembrava essersi scrollata di dosso l’agitazione di dosso, con quella semplice azione. Anche in seguito quando rinnovò l’offerta di accompagnarlo per le strade del villaggio in festa, la giovane apparve molto più sicura di sé.

    Che coincidenza…ho giusto preparato delle caramelle per la festa…sono avvolte in un incarto commestibile…facciamo così, io ne prendo una delle tue e tu una delle mie, giusto per non fare un torto a nessuno…- Allungò la mano a prelevare un dolciume dal sacchetto di carta, che si rivelò essere un lungo vermiciattolo di gelatina multicolore, mentre le porgeva il cestino dei dolciumi- Beh, ho accettato il tuo invito la prima volta, non vedo perché dovrei rifiutarlo ora…oltretutto vorrei distribuire queste delizie al caramello ai bambini del villaggio…spero che le apprezzino…Forza, fammi strada…


    Kobo chiuse la porta di casa dietro di sé e si preparò a trascorrere la giornata con l’appariscente ragazza…

     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Mai accettare cibo dagli sconosciuti.



    Quando una massa di persone tendeva a concentrarsi in un punto, ecco che i migliori disastri potevano accadere. Delle piccole bestioline affamate lasciate libere da Akira non avevo sentore, sopratutto perché Jukyu e Nana - due bambine piccole - camminavano dinanzi a me con passo allegro godendosi i loro palloncini a forma di carpa e mangiando ognuna un ghiacciolo che anche a volerlo rubare era ormai inutilizzabile. Presi un paio di Dango e ne offrii uno ad Ayame che rifiutò.
    Ho lo stomaco un po' sottosopra. Oh, tutto ok? lei annuì e tornò a guardare Jukyu e Nana che si erano fermate nuovamente ad ammirare qualche altra bancarella.
    Dietro il bancone un vecchio uomo dalle sopracciglia cespugliose rimaneva silenzioso a fissare la folla con il sorriso di un inguaribile ottimista. Dinanzi a lui c'erano diverse collane di metallo, sembrava un lavoro molto preciso ed artigianale. Vi erano anche braccialetti di diverso tipo. Ayame si fermò a guardare, interessata.
    Belle queste. Ti piacciono? Ne vuoi una?
    Ayame annuì ed iniziò ad osservare i bracciali. Il mio udito però rivelò qualcosa di anomalo nel caos del vociare quasi assordante della gente.
    EHI!Ladruncolo! Ma, dove diavolo sono finiti quei panini, li avevo poggiati qui un attimo fa!AAAAAAAAAAAH BRUCIAAAAAAAAAAA
    Ma cosa diavolo sta succedendo? Dissi voltandomi verso la folla. Il muro di persone dinanzi a me era abbastanza fitto e non mi lasciava intravedere molto. Jukyu e Nana avevano perso subito interesse in quei gioielli e si erano avvicinanti ad un ragazzino dai capelli rosso scuro che pareva molto intento a distribuire qualcosa alle bambine. Io non me ne accorsi subito, poiché il vociare del caos provocato dagli orfani aveva attirato la mia attenzione. Ayame, invece, osservava i gioielli. Lei era tranquilla, sicuramente le bambine non potevano smarrirsi con me capace di ritrovarle concentrandomi per qualche secondo.


    Dunque, questo è quello che accadde tra Kobo, Maya e le due adorabili gemelle dai capelli scuri e gli occhi chiari. Le bambine Ayame non le aveva mai vestite in maniera simile, per cui non si potevano confondere nonostante la loro somiglianza fosse a dir poco sconcertante. Del resto erano identiche! Una di loro, vestita con un abito chiaro, fissò le caramelle con la stessa espressione con cui poco prima aveva fissato il palloncino. Era Nana che - tra le due - era sempre stata quella più dolce ed ingenua, persino per una bambina di cinque anni.
    Oh caramelle... ho visto che le hai date a quell'altro bambino! Ce ne dai una signore? Nana, papà non vuole che prendiamo cibo dagli sconosciuti! disse Jukyu strattonando la sorella per poi voltarsi a gaurdarmi. Mi trovò voltato, intento a fissare qualcosa che stava accadendo a qualche centinaio di metri da lì. Solo una Nana! Jukyu provò a tirar via la sorella, con scarsi risultati: la forza di attrazione verso i dolcetti era inarrestabile.
    No! Lo dico a papà! La bambina parve un attimo titubante poi qualcosa le venne in mente Se tu dici a papà della caramella io gli dico che hai toccato la spada! Ah la spada.
    La spada alla quale Nana si riferiva era Garyuka. Oltre ad essere tremendamente affilata Garyuka aveva poteri alquanto ardenti. Avevo espressamente proibito alle due bambine di avvicinarsi all'arma perché era pericolosa (tenerla sotto chiave era scomodo nonché potenzialmente pericoloso nel caso dovessi prenderla velocemente per un'emergenza). Ed ovviamente qualsiasi divieto diventava una sfida per Jukyu.
    A quella contro minaccia Jukyu sbuffò ed arrossì, dunque puntò un ditino accusatore contro Kobo Se mia sorella sta male per la tua caramella lo dico a papà. E papà ti punisce, lui è suuuuper fortissimo! l'ultimo disperato tentativo di Jukyu di dissuadere la sorella dal prendere la caramella da uno sconosciuto.

    Povero Kobo. Se solo avesse saputo che quelle due adorabili gemelline erano le figlie del Mizukage probabilmente avrebbe desistito. Una possibilità su cinque che il Kage (lì' presente a pochi passi) udisse il pianto di una bambina dovuto al piccante della caramella era comunque troppo pericoloso.



    :guru:
    Lascio a Kobo la scelta, sai che il loropapà è "suuuuper fortissimo", lascio anche a te la scelta di che caramella finisce nelle mani della povera Nana.
    :wosd:
     
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  8. Dolcecattiva
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    A spasso per il paese in festa




    Kobo chiuse la porta di casa e mi invitò a fargli strada per le vie del paese. Mi colse di sorpresa perchè non mi aspettavo volesse lo portassi in giro, speravo fosse lui a farmi strada ma d'altronde fui io a chiedergli di uscire. Lui prese una caramella delle mie, un lungo vermiciattolo gelatinoso, e io una delle sue; come potevo rifiutare una caramella! Non fece a tempo a porgermi il cesto che ne avevo già agguantata una e messa immediatamente in bocca, come una bambina desiderosa di dolciumi. Non sapevo resistere alle leccornie, era più forte di me. Per mia fortuna ne trovai una al cocco, che goduria! Uno dei miei frutti preferiti! << Grazie mille per la caramella! E' davvero molto buona e sono anche stata molto fortunata a prendere il mio gusto preferito! Complimenti, sei bravissimo! >> gli dissi sorridendo e abbracciandogli un braccio. Mi resi dopo qualche attimo che stavo appoggiando una parte voluminosa del mio corpo sul suo braccio e in una frazione di secondo lo mollai e mi allontanai da lui leggermente. << Scu-scu-scusami...No-non era mia i-i-intenzione.. >> lasciai la frase in sospeso.. "Insomma... Capirà il concetto!"
    Voltammo l'angolo della via e vidi mia madre con le "bestie" a zonzo. Passò circa mezz'ora da quando uscii di casa e in pochissimo tempo riuscirono a prepararsi anche loro, erano all'incirca bambini anche loro; il più piccolo di 14 anni e quello appena dopo di me di 19.. ma la festa di Kiri è unica.. Non esiste età per una festa del genere!
    << Scusami Kobo, lì c'è mia madre, vado un attimo a salutarla. Aspettami qui! >>. Così mi approcciai con fare da pantera per non farmi sentire e cogliere di sorpresa la "bestiolina" e con uno scatto felino lo presi sotto braccio facendolo sussultare, puntai l'altro e mi avvicinai a lui sempre con il piccolo sotto al braccio e lo presi per un braccio come feci con Kobo qualche minuto prima e li portai a forza verso mia madre.
    << Allora come vanno le cose qui? Avete fatto disperare la mamma? >>
    << Maya, levati di dosso! Che vuoi? Non vedi che ero impegnato?>> disse il grande.
    << A fare cosa???>>
    << Che palle che sei Maya! Non hai visto che stavo cercando di parlare con quella ragazza?>>
    << Uuuuu, davvero? Mmmmmm.. Non me ne sono accorta!>> gli dissi facendogli una pernacchia.
    Lo mollai e lo lasciai ai suoi affari, così mi voltai verso mia madre per sapere come stava procedendo l'uscita, se la stavano facendo dannare. Mi disse che stava andando tutto a meraviglia e che le belve tutto sommato non stavano dando grossi problemi, tranne il continuo andare avanti e indietro del più piccolo a chiedere soldi per comprare le cose più bizzarre che trovava in tutte le bancarelle della città. << Mi raccomando bestiacce, non fate arrabbiare la mamma! A dopo! Ciao ciao! >> e mi incamminai nuovamente verso Kobo che era li ancora ad aspettarmi. Mi allontanai solo per pochissimi minuti e qualche bambino si avvicinò a lui per farsi dare delle caramelle.


    Il brusio e le urla dei bambini felici si cominciarono ad udire sempre più forte, ma c'era anche qualcosa che non stava andando per il verso giusto. Arrivammo al centro di Kiri, nella piazza con la fontana e cominciammo a sentire più distintamente anche le urla di alcuni commercianti che imploravano "aiuto" per alcuni furti subiti.
    << Andiamo a vedere che succede Kobo?>> Così dalla piazza ci incamminavo verso il vicolo dal quale si sentivano le maggiori urla dei commercianti, ma ci fu impossibile avvicinarci poichè si creò un muro di persone. Ci fermammo li sperando che la calca si aprisse un pò per poter passare, ma nulla. Impenetrabile!
    Si avvicinarono a noi 2 graziose bimbe, forse gemelle data la somiglianza, entrambe con i capelli scuri e gli occhi chiari. Una delle 2 si dimostrò più intraprendente e meno diffidente e si avvicinò a noi due reclamando una caramella come accaduto qualche istante prima per un altro bambino. L'altra bambina invece cercò di dissuaderla cercando di non farle prendere nemmeno una caramella. La bimba che si avvicinò a noi si chiamava Nana e quel nome non era nuovo per me..ma non riuscivo a collegarlo a nulla. L'altra bimba minacciò Nana di dire al padre che aveva accettato cibo da estranei e per pronta risposta lei rispose che se avesse detto questa cosa lei avrebbe rivelato il segreto del tocco di una spada. Non sapendo più da che parte aggrapparsi la bimba ci disse che se fossero state male per le caramelle lo avrebbe detto al loro papà e lui ce l'avrebbe fatta pagare perchè era molto forte. "...mmmm....saranno mica le figlie di........". << Scusami Kobo!>> presi il cestino dalle sue mani per tenerlo io e lo avvicinai a Nana. << Prendi pure quella che vuoi! Sono una più buona dell'altra! Prova! - mi voltai sorridendo verso l'altra bambina e avvicinai il cesto verso di lei - avanti! Prendine una anche tu!>> Solo Nana si avvicinò al cesto e ne prese una.
    Non sapendo cosa fare in quell'ingorgo, ci fermammo li a guardare la folla, sperando che il "traffico" si smaltisse alla svelta..




    Edited by Dolcecattiva - 19/5/2015, 20:19
     
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    Formazione da Battaglia "ACH"


    Ero uscito per divertirmi e festeggiare. Magari provarci con qualche ragazza un pò brilla.
    Invece, sarei andato in guerra.

    Passeggiavo tranquillamente per le strade della città, osservando sorridente di tanto in tanto i gruppetti di orfani che scorrazzavano liberamente tra le bancarelle con ogni ben di dio in mano: polpette di riso, caramelle, lecca lecca, dolcetti di ogni genere e forma. Le mie direttive sembravano esser state eseguite alla lettera, almeno fino a quel momento. Ma qualcosa stava per andare storto.
    Davanti a me c'era una bella bancarella che proponeva un gioco. Tre tentativi per fare centro in un barattolo che si muoveva su una piattaforme circolare con delle piccole palline da ping pong. Come possibili vincite c'erano in palio diverse tipologia di peluche di tre diverse grandezze, la quale dipendeva dal numero di palline che riuscivi a mettere a segno. Non era stato ne il gioco ne tanto meno uno dei premi ad attirare la mia attenzione però, bensì le due ragazze che erano intente a tentare di far centro, con scarsissimi risultati. Una era bionda, con una lunga treccia, e portava una minigonna con un top di color rosso. L'altra aveva dei bellissimi capelli ricci di color nero, ed indossava un vestitino color bianco con una fantasia floreale. La bionda dalle curve provocanti. La mora meno appariscente ma non per questo meno bella. Le prede perfette.
    « Buonasera ragazze... » Mi presentai a loro, armato di sorriso smagliante. « Serve aiuto? Potrei provare a vincere io un premio per voi se volete! » Le ragazze si guardarono e incominciarono a ridachiare. « Guarda che è difficilissimo! » Disse la bionda, a mo di sfida. « Non vi preoccupate voi! A questo ci penso io! Più che altro, vediamo, come dire... Un peluche in cambio di? » Ammiccai verso le due, che continuarono a ridacchiare e scambiarsi qualche frivolo commento all'orecchio. « E cosa vorresti in cambio? » Questa volta fu la mora a parlare. « Ah, questo non saprei... Magari un bacetto e un appuntamento? » Le risate aumentarono d'intensità. « Ma come! » « Da chi delle due?! » Allargai le braccia, quasi come se fosse stato ovvio. « Ma come ragazze! Che domande! Da entrambe! » Ancor più divertite ricominciarono a bisbigliarsi parole. « Va bene! Però devi prendere quello grande, altrimenti niente! » Già stavo in preparazione per tirare le palline. « Ovviamente, il vostro Akira fa solo le cose in grande! » Come preannunciato, vincere non fu per niente difficile. Le tre palline furono tutte dentro al barattolo in meno di dieci secondi. Tutto ciò, davanti agli occhi delle ragazze, che mi guardarono con ammirazione. Al termine, feci un piccolo inchino per le ragazze, le quali, ancor più divertite, incominciarono a battere le mani. « Bravissimo! » « Fantastico! » Annuii compiaciuto, mentre indicavo al venditore ambulante un grosso peluche a forma di pinguino. « Lo so, lo so ragazze... Sono fantastico! » Ma proprio mentre mi accingevo a consegnare il lauto trofeo, successe l'imprevedibile. Una voce, la voce di Yukio per la precisione, attirò la mia attenzione. Il ragazzino era lì, a meno di dieci metri da me, apparentemente illeso e non in pericolo. « Yukio, puoi ripetermi la prima regola di ingag... » Non riuscii a terminare la frase.
    Inaspettatamente mi sentii colpire dietro la nuca, ma senza sentire dolore. Sentii solo qualcosa infrangersi, quasi spalmarsi su tutta la mia testa. Chiusi gli occhi, passandomi la mano tra i capelli. Riso. Tanto riso. Mi girai, notando una figura a me ben nota in un vicoletto proprio dietro di me. Era Meika. Ma la prima preoccupazione era un'altra: le ragazze. Perse. Entrambe, visibilmente divertite, si stavano ormai allontanando. Bruciate, per sempre. Il mio sguardo si infiammò. « Con te facciamo i conti più tardi! » Additai con tutta la furia del mondo Yukio, terrorizzato e immobile davanti a me. « E con te... Ooooh, con te... Sto arrivando. » Questa volta mi rivolsi a Meika. « Hachiiiii! » Un urlo al massimo delle mie possibilità avrebbe fatto girare tutte le persone che spensieratamente stavano passeggiando da quelle parti, e avrebbe attirato l'attenzione di tutti gli orfani, che in pochissimo tempo si radunarono dinanzi a me.
    « Capo, tutto bene? » Lo fulminai. « Ho una polpetta di riso spalmata tra i capelli e ho perso una delle occasioni più ghiotte della mia vita, secondo te come va? Comunque silenzio adesso! Avete tutti un compito, un bersaglio. Meika Akuma, la consocete bene, è lei la causa di tutto ciò. Assumete la formazione da battaglia ACH. » Tutti gli orfani mi guardarono come se fossi pazzo. « Ehm... Cosa? » Feci il numero tre con la mano destra. « Tre gruppi. Uno composto da 4 di voi al cui comando ci sarò io, gli altri due composti entrambi da 8 di voi. Al comando, rispettivamente, Cicciopalla e Hachi. » Tetsumaru si fece avanti. « Non mi chiamo "cicciopalla" io! » Gli feci di no la testa. « Dopo aver cercato di colpirmi quel giorno, posso chiamarti come mi pare. Porta a termine questa missione, e potrei rivedere la mia posizione a riguardo! » Sembrò essere soddisfatto dalla risposta. « Ragazzi, il nemico è astuto e pericoloso. Ma soprattutto malvagio! Non ascoltatela, spingetela verso il centro della Piazza Centrale! La dovremmo legare, e poi so io cosa fargli... » Già pregustavo il momento. « Allora, ci siamo capiti! Ragazzi, si va in guerra! »
    E con la mano davanti a me, con il pollice rivolto verso l'alto, come un famoso condottiero, diedi inizio alla caccia.

     
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  10. -Meika
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    Yane yori takai koinobori

    Cacciati i cacciatori!



    Dopo aver spalmato con una certa precisione la polpetta di riso addosso ad Akira sentii una calda sensazione di soddisfazione invadermi e rendere il mio sorriso alquanto leggero. Vedere poi le due ragazze (alle quale non avevo badato per niente) andare via col premio senza però prestare la benché minima attenzione all'Hozuki creò in me sentimenti constrastanti.
    La parte divertita di me diceva

    jpg
    Ahahaha, che pollo!



    La parte che invece era affezionata ad Akira diceva

    jpg
    Troiette da due soldi buone solo a raccattare peluches



    Poi vi era una terza vocina, alla quale però non prestavo ascolto, la cui voce era sovrastata dalle altre due.
    Feci un sorriso a dir poco smagliante, dopodiché ritornai nel vicolo, saltando fino a raggiungere nuovamente i tetti dai quale mi misi ad osservare Akira. L'illuminazione rendeva particolarmente difficile individuare ciò che c'era sopra di essa ma al contrario io vedevo benissimo l'Hozuki chiamare a raccolta tutti gli orfani che si era portato dietro, Hachi e Tetsumaru in testa. Disse qualcosa, ma la sua voce era sovrastata dal brusio incessante. I ragazzi si divisero in tre gruppi: uno capeggiato da Akira, uno da Hachi, l'altro da Tetsumaru.
    Ok dissi tra me e me, sfregandomi le mani con fare malvagio. Iniziai a seguire il gruppo di Tetsumaru, staccatosi dagli altri per cercarmi. Nella folla sicuramente si poteva crear scompiglio, ma se fossi rimasta sui tetti a farmi cercare avrei sicuramente attirato Akira lassù. Ed io volevo far divertire anche i bambini.

    jpg



    Così scesi nuovamente per strada con qualche agile balzo, lasciando che Tetsumaru mi vedesse. Eccola lì! CARICAAAAAAAAAAAAAAAA il ragazzo cicciotto urlò la carica e lui e gli altri sette iniziarono a seguirmi. Sorrisi loro divertita, dopodiché mi voltai e scappai in una stradina laterale poco trafficata, dirigendomi dalla parte opposta rispetto al centro di Kiri. I ragazzi impavidi mi seguirono ed io non li distanziai troppo finché una volta che non ci fu altra gente in giro li lasciai avvicinare abbastanza da poter credere di avermi in pugno. Composi però un solo sigillo ed un'intensa nebbia comparse tra me e loro [Velo di Nebbia]Velo di Nebbia - Kirigakure no Jutsu
    Villaggio: Kiri
    Posizioni Magiche: Scimmia (1)
    L'utilizzatore può ricoprire una vasta area da una fitta nebbia. Chiunque all'interno della nebbia sarà considerato 'occultato' e potrà essere visto solo entro 1,5 metri. Tecniche con un potenza superiore a 40 dissolvono la nebbia nell'area colpita. La tecnica del velo di nebbia annulla e viene annullata dalla calura naturale o dalla tecnica Afa Terrestre nelle aree in cui sovrapposta.
    Tipo: Ninjutsu - Suiton
    (Livello: 5 / Consumo: Basso ogni 9 metri - Mantenimento: ¼ Basso ogni 9 metri)
    [Raggio Massimo: 9 metri a grado]

    [Da studente in su]
    . E nessuno vide più ad un palmo di naso.

    Al che corsi verso di loro finché non fui in grado di vedere il primo. Lui riuscì a scrutarmi un attimo ma fui assai rapida: con un gesto repentino i suoi pantaloni furono calati e si ritrovò con le mutande al vento. Poi passai al secondo che si rivelò essere Tetsumaru il quale, tenace come al solito, tentò di combattermi senza risultato. Cercò di spingermi ma schivai elegantemente di lato, dunque gli feci un rapido sgambetto (tenendolo per i vestiti così da rallentarne la caduta) facendolo sedere sul suo fondoschiena.



    Scappai via, ridendo, dissolvendo la nebbia. In un istante Tetsumaru era stato messo a terra ed un altro aveva avuto le braghe calate! Astuta! Non mi farò più chiamare Cicciopalla. Dividiamoci, voi quattro continuate ad inseguirla, gli altri con me! Tetsumaru prese altri suoi tre "sottoposti" e si infilò in una piccola stradina laterale sulla sinistra, dunque svoltò a destra, ancora a sinistra per poi finire nella strada principale nella quale sarei sicuramente finita se avessi percorso fino in fondo la via nella quale mi ero infilata e dove avevo teso l'agguato a quei poveretti.
    L'altro gruppo mi seguiva ed io procedevo lenta... e finalmente mostrarono ingegno. Tetsumaru comparve dinanzi a me, dietro c'erano i suoi quattro compagni. Convinto che fosse sufficiente si piazzò dinanzi a me, ma com'era già successo in passato saltai semplicemente in alto, passando sopra la sua testa. Di nuovo no!

    Mi voltai e gli feci una poco matura linguaccia, dunque corsi, inseguita dal gruppo riunito.

    Verso il centro. E verso chissà cosa, visto che non avevo idea di dove fossero i gruppi di Hachi ed Akira.
     
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    Perché devo sempre farmi riconoscere?!



    Addentai con soddisfazione una mela caramellata. Il piacevole sapore affumicato dello zucchero fuso si sparse nella mia bocca, mentre la glassa ancora calda e colante si solidificava attaccandosi impietosamente alla mia arcata dentale.
    Mi scoccai un'occhiata intorno, per assicurarmi che nessuno - e in particolare mia madre - mi stesse guardando; quindi mi infilai il mignolo destro in bocca, tentando di rimuovere con l'unghia il fastidiosissimo pezzo di caramello incastrato.
    Ok, non ero mai stata una ragazzina tutta tè con le bambole, trucchi della mamma e buone maniere. Anzi, sapere che una cosa mi era vietata le donava l'insondabile fascino del proibito: mi faceva lo stesso effetto delle zanzare che si uccidono ipnotizzate da quelle luci insetticide appese in estate fuori dai locali.
    « Devo ammettere che avevi ragione, è davvero ottima! » annunciò mamma dando l'ultimo morso alla sua mela, un'espressione soddisfatta sul viso. Le avrei anche risposto, se non fosse che ero ancora impegnata a scollarmi i denti: operazione non facile, considerando che mentre in una mano avevo il mio frutto mezzo sbocconcellato, nell'altra reggevo un nutrito sacchetto di cioccolatini ripieni, chiaro segno che nonostante la mia età ero ancora in grado di fare gli occhioni dolci per smuovere mia madre a compassione.
    « Shui dolsci shono un'eshperta » biascicai.
    Fu in quel momento che accadde. Potevo anche essere una kunoichi, riflessi acuti e bla bla bla, ma giuro che non me ne resi conto finché non abbassai lo sguardo verso la mia mano destra: i cioccolatini erano spariti. Sconvolta mi guardai intorno, giusto in tempo per vedere un marmocchio sparire fra la folla reggendo un sacchetto dall'aspetto maledettamente familiare.
    « INFAME, QUELLI SONO MIEI! » urlai mentre mi lanciavo all'inseguimento. Non feci nemmeno in tempo a dire qualcosa a mia mamma, che immagino fosse rimasta per un attimo lì impalata prima di sospirare qualcosa a proposito delle proprie figlie che la lasciavano sempre sola.
    L'inseguimento durò poco. Grazie anche all'addestramento da ninja la mia velocità era nettamente superiore a quella del ladruncolo, ma l'immensa folla che pareva essersi riversata nelle vie di Kiri - a proposito, da quando c'erano così tante persone nel Villaggio? - mi rendeva il correre parecchio difficoltoso, mentre lui riusciva a sgusciare nella foresta di gambe senza particolari problemi.
    Dopo alcuni secondi persi il bambino di vista per un attimo. Mi fermai, guardandomi intorno, giusto per vederlo nuovamente sparire dietro un angolo.
    « Stavolta ti prendo » annunciai, voltando lo stesso angolo dietro il quale lo avevo visto correre. Tsé, illusa.
    Quello che non sapevo, infatti, era che subito lì dietro c'erano alcune persone: un ragazzo e una ragazza, quest'ultima intenta a distribuire caramelle e in procinto di offrirne un paio a due gemelline. Nientepopodimeno delle figlie del Mizukage - anche se in quel momento non lo sapevo ancora -, con loro padre fra l'altro pericolosamente vicino.
    Chiaramente, in pieno stile Uriko Nonomura, mi resi conto di ciò che stavo per far accadere solo quando ormai era troppo tardi. Non sarei stata in grado di fermarmi, prima di andare sbattere - io e l'appiccicosa mela caramellata che ancora tenevo in bocca - verso la formosa ragazza che distribuiva le caramelle.
    Chiusi gli occhi preparandomi all'impatto.



    Se non si fosse capito, Uriko sta per andare a sbattere contro Maya :ghu:
    Niente autoconclusività, ma arriva con poco preavviso da dietro un angolo con la velocità di una gialla :sisi:
     
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    La Trappola


    La caccia era aperta.
    « Ciccio, fai come ho detto. Non pensare a catturarla da solo, non avete speranze! Fatela addentrare verso la Piazza Centrale! » Dissi a Tetsumaru, poco prima che questo partì all'inseguimento di Meika. Non avevo molta fiducia in quei bambini, ma il piano poteva funzionare. « Hachi, tu prendi anche il mio gruppo... » Il bambino mi guardò spaesato. « Cosa? Ma non avevamo detto che un gruppo lo guidavi te? » Annuii con la testa, con un sorriso malvagio in volto. « E questo lo pensa anche Meika, è questo il punto! Mi fido di te, guidali tutti verso il centro. Una volta lì, dividetevi. Chiudete tutte le vie, e fa che Lei ti veda. Lascia che Lei veda tutti voi. Per prima cosa vorrà individuare me, ma non ci riuscirà... Buahahah! » Ridevo da solo, pregustando il momento in cui avrei posato le mie mani sulla Akuma. Hachi passò da essere spaesato all'essere in disagio davanti a quella risata quasi ridicola. « Ehm... Ok Capo... Allora vado! » Risposi positivamente, con un pollice alzato. « Si vai! Quando vedrete Meika nuotare tra le mie mani, correte tutti verso di me. » Mentre la dozzina di bambini avanzavano in maniera disordinata, incominciai a spostarmi sui tetti di Kiri a gran velocità, balzando da una tettoia di legno o pietra all'altra: anche io diretto verso il centro. Non l'avrebbe scampata liscia, continuavo a ripetermi.

    Tra un salto e l'altro notai, tra tutte, un gran numero di figure tutt'attorno a due bambine. Una di questa era Kobo, uno studentello che mi aveva affiancato in una piccola missione, ma era un'altra figura che aveva attirato ben di più la mia attenzione. Era un ragazzo alto, magrolino, biondo... Un identikit praticamente unico a Kiri: era il Mizukage. Imprecai a bassa voce, stando attento a non fare rumore. Se avesse sentito troppo casino per le strade del suo Villaggio, sicuramente mi avrebbe messo i bastoni tra le ruote, e ciò non potevo permettere che accadesse. Tirai dritto senza fermarmi.

    Arrivai in men che non si dica nella grande Piazza Centrale di Kiri, a pochi passi dall'Amministrazione del Villaggio. I ragazzi avevano già preso tutti posizione. Erano divisi in due gruppi di egual numero, ognuno disposto su due file: l'esperienza e l'intelligenza di Hachi si vedeva bene, non avrebbe permesso a Meika di andarsene con un semplice salto. Si era meritato proprio un bel gelato come premio, ma solo a lavoro compiuto. Scesi giù dalla struttura in pietra su cui mi trovavo e, velocemente, composi l'unico sigillo che mi avrebbe permesso di trasformarmi [Tecnica della Trasformazione] in tutt'altra persona: divenni leggermente più alto, con dei fitti e ricci capelli neri, una barba incolta, occhi color verde e portavo degli abiti che definire comuni era dire poco. Ne Hachi ne Meika mi avrebbero riconosciuto, o almeno non in tempo. Mi posizionai nell'estremità inferiore della Piazza, ma abbastanza vicino al centro, così da poter tenere tutto sotto d'occhio, da dove, almeno secondo piani, sarebbe arrivata Meika seguita da Tetsumaru e il suo gruppetto di birbanti. Il piano era semplice, astuto e, probabilmente, Meika non si sarebbe aspettata tutto quell'ardore da parte mia. Mi aveva fatto fare una figura imperdonabile davanti a quelle ragazze, non l'avrebbe mai e dico mai potuta passare liscia. Quando avrei incominciato ad avere sentore dell'arrivo di Meika, avrei incominciato a camminare normalmente verso la direzione dei rumori e della Akuma. Quando questa avrebbe mostrato un attimo di esitazione, o, semplicemente, quando questa mi avrebbe superato nella corsa, avrei velocemente composto tutti i sigilli necessari per ingabbiarla. [Tecnica della Prigione Acquatica] [Tecnica Svincolata] Se tutto fosse andato in porto secondo i miei piani, avrei velocemente gridato rivolto ai vari gruppetti. « VELOCI! TUTTI QUI INTORNO! SE SCIOGLIE LA TECNICA SALTATEGLI TUTTI ADDOSSO! » E, a quel punto, la fuga di Meika avrebbe avuto fine. « Uno di voi prenda dalla mia tasca destra il filo di nylon, un'altro vada a prendere della corda! Bella lunga! » Il passo successivo sarebbe stato, quando tutti i bambini avessero preso i posti e gli oggetti da me indicati, sciogliere la tecnica: a quel punto i bambini, e anche io, mi sarei avventato su Meika, senza intenzioni troppo cattive, con l'unico fine di bloccarla a terra e, quindi, legarle gambe e braccia. Se invece questa avesse sciolta la tecnica prima che io avessi rilasciato la tecnica, la scena sarebbe stata del tutto simile: io e i bambini ci saremmo avventati sull'Akuma in attesa della corda.
    Probabilmente, anzi, sicuramente, la folla sarebbe stata quantomeno allarmata e scossa da quella scena, ma non mi importava di niente. La vendetta era l'unico pensiero nella mia mente.


    Utilizzo tutti gli Slot Azione per la Prigione Acquatica.

    Non penso serva mettere consumi in chakra e descrizioni delle tecniche xD


    Edited by H¡dan - 29/5/2015, 22:56
     
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  13. kobo
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    Gusto: Zenzero


    Kobo rimase quasi deluso, quando Maya gli riferì , sorridendo, che la caramella che aveva preso dal cesto era al cocco, aggiungendo che era l’aroma che gradiva maggiormente…

    Speravo di constatare l’effetto delle caramelle allo zenzero con lei che essendo un adulta, ha un apparato papillare meno sensibile di quello di un bambino ma, a quanto pare, quei poveretti dovranno vedersela con le mie “sorpresine” senza un feedback…spero solo di non aver avuto la mano troppo pesante…

    Presa forse dalla foga del momento la giovane si aggrappò al suo braccio destro, stringendolo contro i voluminosi seni e cogliendo il ragazzo completamente di sorpresa: non se lo aspettava di certo e non era abituato a reazioni del genere. Quando lei si rese conto di cosa stava facendo si ritrasse e scusò in maniera disordinata.

    Non mi sembra qualcosa per cui bisogna scusarsi, a quanto pare sei completamente innamorata…del cocco, intendo…

    Sorrise come suo solito, forse in maniera leggermente più maliziosa, quindi si infilò il vermiciattolo in bocca e cominciò a mordicchiarlo, facendo qualche disinvolto passo avanti, per incoraggiare la ragazza a fargli strada. Percorsi pochi la ragazza vide la madre e chiese a Kobo un attimo di pazienza mentre andava a salutarla, cosa per la quale lui non ebbe alcuna obbiezione.

    Non c’è problema, ho visto qualche ragazzino, proverò ad offrirli le caramelle..prenditi pure il tempo che ti serve…

    Si incamminò quindi verso un gruppetto di bambini che aveva formato un capannello dal quale si levava un vociare basso ma fitto fitto. Si avvicinò loro cercando di sfoderare il sorriso più genuino che era in grado di fare e quando fu a pochi metri da loro allungò il cestino verso le caramelle, salutandoli per attirare la loro attenzione.

    Buona festa dei bambini, pargoli di Kiri…ho preparato dei dolciumi per l’occasione…se desiderate favorire non c’è nemmeno bisogno di scartarli! L’involucro, benchè sembri plastica trasparente, è completamente commestibile! Se ne volete una prendete pure, ma non più di una a testa! Purtroppo non ne ho una scorta illimitata….

    Mentre offriva loro i dolciumi si accorse che vestivano tutti abiti logori, in taluni casi vistosamente troppo grandi o troppo piccoli, che avevano i capelli molto scarmigliati e che i loro occhi trasmettevano una tristezza ed una diffidenza rara per bambini della loro età.


    Chissà chi sono…Hanno l’aspetto di quei cani randagi che di tanto in tanto si incontrano per strada…forse più che nell’apparenza si somigliano nell’aria, nel linguaggio non verbale…

    Aspettò qualche manciata di secondi che i bimbi si servissero, almeno quelli che desideravano farlo, quindi tornò nel punto dove aveva lasciato Maya, che arrivo poco dopo. Dopo qualche minuto da quando si erano riuniti, mentre camminavano per le vie del villaggio, distribuendo le caramelle a tutti i bambini tanto audaci da approcciarli, ma anche andandole ad offrire a quelli che pur mostrando curiosità, erano troppo pudichi da domandarla direttamente, il normale brusio tipico delle feste di paese ( o in quel caso di villaggio) venne integrato da urla ed imprecazioni di vario tipo e rivolte a tutta una serie di pantheon pagani e non , alle volte anche oltre il limite della decenza. Maya propose subito di andare a verificare la situazione, trovando Kobo d’accordo e nella cui mente già sondava l’ipotesi di una situazione con profilo ad alto o altissimo rischio quale un attacco esterno o un attentato di qualche tipo. Nonostante i loro sforzi di raggiungere l’area a maggior densità di imprecazione, una folla imponente ed ingombrante gli boccò la strada, rendendogli impossibile andare a verificare di persona. Impaziente, al giovane non restò che stimare il grado di panico in base all’afflusso di persone che si riversava continuamente in quella zona , arrivando alla conclusione che se non vi era un percolo immediato per la salvaguardia fisica delle persone. Sospirò stancamente, soppesando il cestino che aveva perso poco meno del 15% del proprio contenuto originale e in quel momento si accorse di due bambine che si stavano avvicinando, come molte altre e molti altri prima di loro. Queste due avevano la particolarità di essere molto molto simili tra di loro, al punto che Kobo sarebbe stato in grado di distinguerle solo grazie all’abito di diverso colore.

    Gemelle…molto molto piccole, mi sembra strano che girino senza parentame vario…

    Le due si avvicinarono alla coppia…di conoscenti e una delle due, con un vestito chiaro gli chiese una caramella, affermando che alo aveva visto darne ad altri bambini prima di lei, ma subito la sorella cercò di dissuaderla dl prendere il dolciume, poiché il padre aveva proibito loro di accettare oggetti dagli estranei. Era comprensibile vista la giovane età delle due bimbe e, senza volerlo, Kobo si ritrovò ad annuire alle parole della bimba che appariva più sveglia ed assennata. Nacque una piccola discussione tra le due, che si risolse con l’apparente vittoria della “golosa”, grazie alla minaccia di rivelare ai genitori qualcosa che aveva fatto l’altra. A quelle parole la bimba “assennata” reindirizzò la propria frustrazione su Kobo, minacciando una punizione se fosse successo qualcosa alla gemella.

    Se I vostri genitori ve l’hanno vietato fareste meglio a dargli ascolto…io non mi assumo responsabilità, se tua sorella vuole una caramella, che per inciso è genuina, deliziosa ed innocua, io gliela offro volentieri, ma è una sua responsabilità mangiarla o meno: io le ho solo cucinate, non obbligo nessuno a mangiarle..

    Appena ebbe finito di Parlare, Maya prese il cesto ed incoraggiò la “ golosa” a prendere una caramella, offrendone anche alla sorella. Il ragazzo aspettò che si servissero prima di riprendere il cestino con aria stizzita ed incenerire la procace ragazza con lo sguardo.

    L’ultima volta che ho controllato ero in grado di cavarmela da solo…non ho bisogno che tu mi “protegga”. Quella bambina è venuta a chiedermi una caramella di sua spontanea volontà e, come è libera di decidere di disubbidire ai genitori a 5 anni è anche libera di pagarne le conseguenze. Di certo l’aiuterebbe a crescere. E anche se suo padre fosse il Mizukage-Sama in persona, per quanto io abbia per lui il massimo rispetto e la massima devozione, e venisse ad incolparmi di qualcosa avvenuto per via delle mie caramelle, visto che una bambina di quell’età potrebbe anche ingozzarsi e non sarebbe di certo né la prima né l’ultima, non esiterei a fargli notare che se la colpa fosse attribuibile a qualcuno, lui e la madre di quelle bambine potrebbero essere le uniche persone da colpevolizzare, per non averla educata a dovere e non averla tenuta d’occhio come si conviene ad un bambino di quell’età….

    Prese una caramella a caso dal cesto e la mise in bocca, spezzando con i denti il fragile involucro che subito si sciolse sulla sua lingua, seguito poco dopo dal caramello al burro, la cui consistenza semi solida offrì ben poca resistenza alla dentatura del giovane. Dopo pochi secondi Kobo diventò paonazzo in viso e gli occhi presero ad inumidirsi e ciò non era dovuto allo sfogo di poco prima con Maya, bensì alla caramella. Gusto: Zenzero.

     
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    Yane Yori Takai Koinobori

    Le figlie del Mizukage



    La folla si calmò ed io mi voltai, istintivamente, nella posizione dove fino a poco tempo prima c'erano Jukyu e Nana... non trovandole. Ayame, d'altro canto fece altrettanto e subito il suo viso assunse un'espressione allarmata. Dove sono le bambine? Mi chiese, ma subito dopo le individuò: erano dinanzi ad una coppia di giovani ragazzi. Mi avvicinai a loro, osservando quanto avveniva. Nana aveva in mano qualcosa, il ragazzo che presumibilmente glie l'aveva data prese una caramella dal sacchetto e se la mise in bocca.

    Cos'era successo? Nana, incurante delle minacce di sua sorella, alla fine aveva preso una caramella ma prima di mangiarla si guardò attorno sperando che io o Ayame non fossimo attenti. Nel mentre però la sviolinata di Kobo giunse a termine e lui ingoiò una caramella allo zenzero assumendo vistosamente ed in breve tempo il classico aspetto rosso cremisi di chi sta vedendo le sue papille gustative martoriate senza pietà dal piccante.
    Nana, dinanzi quella scena, gettò la caramella per terra proprio mentre io mi avvicinavo. Jukyu, Nana le chiamai, rivelando che di fatto non ero restato a più di tre metri da loro. Semplicemente il caos causato dagli orfani mi aveva distratto. Che sta succedendo?
    Nana si avvicinò a me, rossa in viso Niente papà. Davvero? la guardai sospettoso. Ayame ci aveva raggiunti e lanciò una rapida occhiata a Jukyu la quale sembrava sul punto di esplodere.
    Jukyu... disse Ayame. Quel ragazzo voleva darci delle caramelle. Nana ne ha presa una e ne ha presa una anche lui ed ora sta male!

    Finalmente mi voltai verso Kobo. Non avevo se mi avesse riconosciuto o meno. In quel momento mi importava davvero poco. Feci alcuni rapidi passi verso il ragazzo dalle papille in fiamme e quando gli fui dinanzi allungai una mano ad una rapidità sorprendente per cercare di rubargli il sacchetto dalle dita. Se quel furto fosse riuscito, avrei controllato all'interno il contenuto, trovandovi altre caramelle. Incurante del fatto che stesse provando in bocca i dolori dell'inferno avrei cercato di impedire qualsiasi suo tentativo di fuga, semplicemente sbarrandogli la strada con uno scatto estremamente rapido.
    Il karma deve essere un concetto esatto se ti è venuto in mente di mangiare una di queste diavolerie, ragazzino. Se fosse stato possibile il gelo nella mia voce avrebbe spento il suo bruciore. Se quella caramella l'avesse presa un bambino, sarebbero stati guai. Se l'avesse presa una delle mie figlie, sarebbero stati guai seri per te. Ho una punizione speciale per chi fa questi scherzi poco divertenti. Strinsi il sacchetto tra le dita, qualche caramella al suo interno si ruppe ma non era il mio intento arrivare a tanto. Avanti, bevi, riprenditi e poi spiegami il perché di... questo!

    Eppure sembrava tanto gentile... Te l'avevo detto! Nana, cosa vi abbiamo detto riguardo il cibo dagli sconosciuti? ... Che non si prende... ma le caramelle... Adesso papà lo fa volare??

    Ayame mi lanciò uno sguardo, appena allarmata. Ero ancora davanti a quel ragazzo e se fosse sato possibile gli avrei passato un po' di acqua da un banchetto lì vicino per placare la sua sete.
    Ah, non avrei sicuramente permesso che se ne andasse via così facilmente! Ma Ayame poteva star tranquilla, non avevo intenzione di far volare nessuno. Al massimo, farli diventare ottime decorazioni per le mura in quanto elementi in pianta stabile in cima alle stesse quale nuovo paio di occhi in un sacco di carne per avvistare chiunque si avvicinasse al Villaggio.


    N.B Uriko arriva non appena finisco di parlare.


    Edited by -Max - 4/6/2015, 10:12
     
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  15. -Meika
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    L'Assalto



    Tetsumaro continuava ad inseguirmi ed io continuavo ad avvicinarmi alla paizza centrale. poco ma sicuro stavo facendo il gioco di Akira. Aveva i numeri a sua disposizione! Mi guardai attorno, cercando di capire dove era, ma non vidi per niente quella sua strana capigliatura. Eppure si doveva riconoscere in fretta. Feci una smorfia: se mi fossi fermata Testumaru mi avrebbe raggiunto e certamente altri ragazzini stavano convergendo su di me.
    Akira l'aveva presa proprio male quella semplice polpetta di riso. Avrebbe dovuto ingraziarmi quello sciagurato! Pensai. Si vedeva lontano un miglio che quelle due l'avrebbero piantato in asso una volta ottenuto il peluches.

    Credici Akuma.

    Ma pensieri a parte, mi trovavo in una situazione di serio pericolo. I miei sensi erano allertati al massimo, pronta a captare qualsiasi minimo rumore minaccioso. peccato che il brusio delle perse fosse di un volume così insostenibile da essere estremamente fastidioso. Così continuavo a guardarmi attorno, timorosa, inseguita seppur a bassa velocità da un gruppetto di ragazzini guidati da uno di loro con la più ardita delle motivazioni. Terminare la sua presa in giro!
    Ero ormai nella piazza centrale, Akira non si faceva ancora vedere da nessuna parte il che mi lasciava pensare che ben presto lui sarebbe comparso. Era prevedibile, del resto: bastava una banalissima trasformazione ed eccoti lì, mimetizzato perfettamente in una persona qualsiasi nella folla tremenda che aveva invaso le vie di Kiri. Un albero nascosto nella foresta.
    Così rallentai ancora di più l'andatura, guardandomi attorno ed ecco che un uomo comparve all'improvviso alle mie spalle. Sigilli. Troppo sigilli.
    Trovato! Ma non rimasi certo lì a farmi far del male. In tutta risposta feci un balzo all'indietro di circa un metro e mezzo [AdO] proprio mentre quel losco figuro mai visto prima d'ora (dunque AKira) componeva i sigilli, lasciando che dunque la sua Prigione si perdesse nel nulla. Ah! Esclamai ma non mi fermai certo lì!
    Ben presto i bambini si gettarono addosso a me o almeno ci provarono. Erano bambini del resto. Il problema fu che anche Akira tentò di farlo. Lo vidi chiaramente scattare e con lui un sacco di mocciosetti fastidiosi intenti a bloccarmi. Come avevo detto lui aveva il vantaggio dei numeri. Io avevo il vantaggio della furbizia. Scattai di lato per schivare l'attacco di Akira e mentre saltavo unii le mani a formare un unico sigillo [Velo di Nebbia] creando un nebbia di dicotto metri di raggio che oscurò praticamente la vista di metà dei presenti tra cui molti civili. Ma il mio obiettivo era divertirmi, non importava cosa ciò avrebbe comportato. Difatti il mio scatto fu verso Hachi (anche lui nascosto dalla nebbia) e quando fui alle sue spalle mi trasformai in lui, dunque sciolsi il Velo di Nebbia.
    Ed eccoli lì. Due Hachi, praticamente irriconoscibili. Ed ero anche molto brava a fingermi qualcun altro. [Recitazione]
    Akira l'ho vista, l'ho vista! Si è trasformata in me! dissi saltellando ed indicando il vero Hachi, in una imitazione pressoché perfetta: non spaventato, ma decisamente irritato del fatto di essere stato ingannato.

    Ed ora?
     
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21 replies since 8/5/2015, 00:10   487 views
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