Yane yori takai koinobori

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  1. -Hidan
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    Yane yori takai koinobori

    Nel "Sacco"


    L'inseguimento era terminato.
    « Eccoti qui! » Esclamai soddisfatto, quando vidi Meika ricomparire da dietro il leggero polverone provocato dalla trasformazione. « Ti sei finalmente arresa, la mia superiorità tattica e strategica era fin troppo evidente, d'altronde... » Incominciavo ad elogiarmi, mentre mi avvicinavo a piccoli passi verso Meika, completamente circondata adesso. « Su ragazzi, lasciate stare il vero Hachi e venite qui... Fate tutto con molta cura, senza fargli male comunque! »
    I bambini formarono due file piene a cerchio intorno a Meika, a circa 2 metri da lei, mentre i restanti rimisero in piedi il povero Hachi e si disposero, anche loro a cerchio, dietro il secondo cordone. Hachi era paonazzo in volto ma silenzioso, per adesso.
    Io, intanto, ero arrivato a circa mezzo passo da Meika. « Che cosa ti ha detto la testa quando hai pensato di scappare da me dopo quello che mi hai fatto! »

    z6ooNnk

    Agitavo contortamente le mani. « Sapevi bene che non l'avresti passata liscia! » Adesso il mio indice della mano destra si stava muovendo come a rimproverare l'Akuma. « Non puoi permetterti di.. S-h-di... » Incominciai a biascicare sempre più mentre parlavo. Meika mi stava guardando in un modo strano, come mai avevo visto guardare qualcuno o qualcosa. « D-d-d-dicevo... Come ti sei permes-s-s-h-a... » Si avvicinò a me, mentre mi chiedeva se avevo veramente intenzione di fargli quello che stavo dicendo. « E-e-e... Non s-s-h-o... » Sussurravo in maniera quasi incomprensibile, mentre ormai le nostre teste erano a meno di due palmi di distanza l'una dall'altra. In men che non si dicesse, ero quasi totalmente rincitrullito. « F-f-f-ors-h-e sto esagerando u-un pochino... » Dissi, mentre a mia volta avvicinavo lentamente il mio viso a Meika.
    Sempre più vicino.
    « F-f-orse dovrei f-fermarmi... »
    Pochi centimetri soltanto.
    « ADDOSSO! » L'urlo di Hachi spezzò il momento in due. Gli orfani si gettarono addosso a Meika da tutte le direzioni: chi alle gambe, chi alle braccia, chi al busto, chi intorno al collo. Erano più di dieci, e tutti afferravano quel che potevano di Meika, mentre con le corde recuperate poco prima cercavano di legare insieme quel che potevano. « M-ma... M-ma... » Esclamai, quasi incredulo. « Non ho dato l'ordine! » Mi arrivò uno schiaffo sul sedere. « E' proprio un imbecille, capo! Sta cercando di fregarla! Si vede lontano un miglio! » Sentenziò Hachi, ancora infuriato per la precedente figura probabilmente. « Non riesce a resistere a due moine e vuole andare in guerra! Ma che razza di capo sei!? » Ancora incredulo guardavo gli orfani lottare con Meika. « Dici che mi stava prendendo in giro? » Chiesi a bassa voce, quasi stupito. « E me lo chiedi pure?! » Guardai ancora dispiaciuto la scena prima di riprendermi. « Va bene allora... Bloccategli le mani e i piedi! Le mani dove le posso vedere! Poi tappategli la bocca con uno straccio, o andrà bene anche un tuo calzino, Cicciopalla! » Tetsumaru alzò un attimo lo sguardo, impegnato a fare i nodi stretti. « La missione è terminata! Mi chiamo Tetsumaru! » Feci di no con il dito. « E' quasi terminata! Adesso portiamola via... Ho tutto in mente! Buahahah! » Incominciai a ridere malvagiamente, mentre aiutavo i ragazzi a finire l'eventuale opera di costringimento di Meika e, quindi, portarla in una piccola e buia strada di Kiri.

    [...]

    Nel caso in cui Meika fosse stata catturata, quello che sarebbe accaduto dopo era ormai pianificato.
    Feci prendere in prestito ai bambini, da una piccolissima stalla vicino le mura di Kiri, un vecchio carretto di legno a cui feci sistemare, proprio nel centro, un palo di legno alto poco meno di due metri. Insieme al carro, un robusto cavallo di colore nero era stato ben lieto di uscire dalla stalla in cambio di un pò di carote e bieta. Meika sarebbe stata legata proprio a quel palo: le braccia verso l'alto con i palmi rivolti in direzioni diverse, leggermente piegate ai gomiti così da non far risultare la posizione troppo gravosa o fastidiosa, mentre le gambe erano unite. Il lavoro più duro era venuto dopo.
    « Mi dispiace, Meika... Non volevo arrivare a questo... Mi hai costretta a farlo... » Esclamai con una voce carica di finto dispiacere, infatti la mia espressione del viso era facilmente decifrabile grazie ad un ghigno ben visibile in volto. Per mia fortuna, o sfortuna, Meika non poteva rispondere a causa del fazzoletto - o del calzino - di Tetsumaru. « Si parte! » Urlai, con le braccia alzate, mentre gli orfani rispondevano contemporaneamente di sì con urla di gioia. Il carretto, spinto lentamente dal cavallo, uscì dalla buia stradina per riversarsi nelle strade in festa di Kiri. Solo allora le persone avrebbero visto un enorme koinobori di colore viola legato al palo, magari che si cercava di contorcere lentamente come se fosse stato appena pescato.
    La nuova attrazione della festa sarebbe sfilata della città a portar allegria non solo agli orfani che montavano il carretto, ma a tutti i bambini per le strade.

     
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