Yane yori takai koinobori

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  1. -Meika
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    Yane Yori Takai Koinobori

    Ryo



    Fui tentata dal fargli una sonora (e matura) pernacchia quando osò lamentarsi per quell'abbraccio, fortuna che quel rapido bracio lo zittì, impedendogli di aprire la bocca a sproposito. Parlammo un po', mi disse che aveva pensato a loro in quel giorno dove veniva festeggiata l'infanzia e quel legame che non avevano più.
    Sapevo che lui si sentiva più vicino a quei bambini più di quanto non fosse disposto ad ammettere con se stesso. Li comprende, perché aveva passato la stessa cosa anche lui.
    Io avevo perso mia madre, ma avevo sempre avuto mio padre con me. Non avrei mai potuto immaginare come poteva essere crescere soli, senza né una madre né un padre a fare da guide. Adesso ero cresciuta e non avrei mai provato qualcosa del genere.
    Sì, ho notato. Dissi massaggiandomi i polsi dove le corde avevano stretto. Però ammetto che dopo un po' sono restata al gioco... non so, dopo ciò che hanno passato li ho visti felici. In aggiunta a tutto quei bambini avevano passato un brutto quarto d'ora per colpa sia dei gestori dell'Orfanotrofio che della Confraternita. Ehi, io penso che tu faccia un sacco di cose giuste! esclamai ... Solo con una notevole tendenza all'autolesionismo. Aggiunsi poi, ridacchiando.
    Poi mi sorprese. Tirò fuori dai teli nel carretto un peluches simile a quello che aveva regalato alle ragazze. La cosa mi faceva stranamente piacere, almeno quanto mi aveva infastidito guardarlo filtrare (anzi no, provarci spudoratamente) con quelle due. Nonostante la mia mira troppo precisa e la scaramuccia di quella sera finita ad umiliazioni reciproche aveva avuto un pensiero carino.
    G...grazie dissi, arrossendo violentemente, afferrando il pinguino. Immaginai che stesse per andare via così mi sorprese con un bacio sulla guancia, che non fece che aumentare il rossore. Benedetta scarsa illuminazione serale. E scappò.
    Lasciandomi il carretto. Ed il cavallo.

    Presi un respiro profondo. Molto profondo.
    QUESTA ME LA PAGHI HOZUKI! gli urlai dietro, mentre scompariva dalla mia vista. Mi accasciai sul carretto, tenendo il peluches in alto con le mani.
    Sorrisi senza rendermene conto. Dobbiamo trovarti un nome dissi tra me e me in un mormorio. Akira non poteva saperlo, ma conservavo ancora ordinati su una mensola tutti i peluches che i miei genitori mi compravano da bambina ed ai quali avevo dato rigorosamente un nome. Erano anni che non ne ricevevo uno, ma avevo sempre avuto l'abitudine di fare legami con il nome o con l'occasione per i quali quei pupazzi mi erano stati regalati.
    Mh... chissà con che kanji è scritto il nome di Akira... vediamo, Akira può significare, luminoso, limpido... visto che è un regalo di quel decerebrato dovrei chiamarti Bakakira la questione del carretto scottava. Ma non avrei chiamato quel peluches Bakakira.
    Ryo!
    Ryo poteva essere scritto con Kanji diversi, ma in entrambi i casi significava "limpido". In un certo qual modo quel pinguino avevo un nome assai simile a quello dell'Hozuki.
    Nonché lo stesso nome dello zio di lui, ma che ne potevo sapere?

     
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21 replies since 8/5/2015, 00:10   489 views
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