[Gioco] Vizi di Forma

Grado C

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    Jotty2Hotty

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    Vizi di Forma



    Nel paese del Vento l'attuale Daimyo è Shiratoshi Tenzo, un uomo tanto potente quanto inetto. A portare avanti il paese sono le decisioni del fratello, e della casata di cui entrambi fanno parte. Un membro di questa casata è Shiratoshi Anzo, cugino di primo grado del Daimyo, nonchè uno dei più ricchi mercanti di seta di tutta la nazione. Solitamente figure così eminenti non portano a termine lunghi viaggi o consegne, personalmente, ma in questo caso l'uomo ha insistito con la propria scorta, che gli sconsigliava di intraprendere questo viaggio, per incamminarsi di persona, scortato a dovere.
    Dal momento che la richiesta della scorta è dovuta passare tra le mani del cugino, in un modo o nell'altro, il Daimyo è riuscito a combinare un pasticcio, facendo in modo che alla fine, nessun ninja della Sabbia ne facesse parte, ritardando oltremodo la partenza. Il Kazekage si è scusato con il regnante, facendo presente che a causa dell'improvvisa richiesta, al villaggio non erano presenti elementi di spicco degni di accompagnare il cugino, aggiungendo che avrebbe inoltrato la richiesta agli altri villaggi alleati.
    In sunto, 4 ninja sarebbero stati convocati per proteggere questo gruppetto male organizzato: tre genin e un chunin. Quando Anzo lo fosse venuto a sapere, sarebbe andato su tutte le furie.


    [Ognuno riceva comunicazione come preferisce, mantenendo dal proprio superiore un atteggiamento ossequioso; siete pur sempre stati inviati a proteggere il parente di uno dei regnanti.]

    Invitando tutti i ninja a presentarsi alle porte di Suna il prima possibile, la missiva del Kazekage diretta ai suoi colleghi degli altri villaggi, si sarebbe chiusa con un ringraziamento particolare per aver tolto alla Sabbia questo pasticcio. Quello che invece nemmeno il Kage aveva capito, era la fretta del nobile Shiratoshi, che tutto aveva in mente, tranne che aspettare l'arrivo di chissà quale ninja di altri paesi, per questo motivo....

    <<...Per questo motivo il nobile Shiratoshi e il suo gruppo sono già partiti. >>

    Avrebbe comunicato il guardiano di Suna alla squadra di ninja appena giunti alle mura di Suna. Era chiaramente imbarazzato, non sapeva se prendersela con il cugino del Daimyo per la testardaggine o con se stesso per non essere riuscito a fermarlo.

    << Abbiamo provato a convincerlo, ma non è stato possibile, lui e la sua scorta sono partiti un paio d'ore fa in direzione nord-est. Cercate di raggiungerli in fretta ! E' una piccola carovana composta da due carri trainati da cavalli color crema, e da 3 uomini >>

    Sarebbero riusciti i ninja a riprendere il testardo nobile prima che fosse troppo tardi ?


    Offgame
    Presentazione e rapido viaggetto a Suna per partire, anche se il vostro vip è già andato per i fatti suoi. Aprirò un post di offgame per postare le schede e spammare. Mi raccomando almeno 1 post a testa ogni 7 giorni. Se volete portarvi qualcosa di particolare da casa prima di partire, sta a voi...
     
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    Vizi di Forma

    Si prevede forte Caldo accompagnato da Maledizioni


    Un'altra volta. Non era possibile, un'altra volta.
    Ero seduto su una piccola e scomoda sedia di legno chiaro dentro ad una ancor più piccola stanza di uno dei tanti uffici dell'Amministrazione di Kiri. Con più precisione, l'ufficio era quello del responsabile diplomatico, nonché delegato accademico nel Villaggio. Un pezzo grosso, o quasi, si poteva definire. Non si sarebbe potuto dire lo stesso del suo aspetto, che era più ordinario di quanto si potesse anche solo pensare: una barba ben curata color ruggine, un paio di occhiali tondi dalla montatura sobria e leggera, un viso quasi inespressivo, incorniciato da pochi capelli rigorosamente pettinati. « E fatemi capire, a cosa devo questo onore? » Il funzionario parve prendersela a male. « Signor Hozuki Akira, forse non ha ben capito il gran prestigio che avrà nel ricoprire il ruolo di scorta al nobile Shiratoshi Anzo. Oltre ad essere cugino diretto dell'attuale Daimyo del Paese del Vento, è probabilmente il mercante più ricco e potente di tutta Suna. » Avevo capito benissimo, purtroppo. « Forse non ha ben capito Lei. Non mi interessa niente a chi devo fare da scorta: avrei agito allo stesso modo sia che si fosse trattato del Daimyo stesso del Vento che dell'ultimo mercante di sabbia e formiche di quel paese. » Il mio ultimo viaggio a Suna non aveva fatto altro che incrementare l'odio per quel paese, e nella mia mente l'immagine più nitida che si riusciva a focalizzare quando pensavo ad un eventuale mercato cittadino era quella di grossi uomini sudati che trasportavano grossi cesti ripieni di sassi e sabbia. Tutto ciò che riguardava quel posto era per me un incubo, praticamente. « L'onore... » Ripresi. « Non sta tanto nel fatto a chi devo far da scorta, ma da dove devo incominciare a far la scorta. Non ci possiamo vedere, che ne so, a Taki? » Il funzionario scosse la testa, evidentemente contrariato e quasi rassegnato a dover aver a che fare con me che - detto francamente - non ero proprio un tipo facilmente gestibile. « La scorta inizierà direttamente da quando il nobile Shiratoshi varcherà le mura di Suna insieme alla sua scorta personale, fino a quando non raggiungerà indenne, sia lui che tutto il carico, Kiri stessa. Oltre ai suoi uomini privati, ci sarà un chunin di Konoha come capo team, un ninja di Oto e due di Kiri, conteggiando ovviamente anche Lei... » Alzai un sopracciglio. « Come due ninja da Kiri? Chi è l'altro? » L'uomo incominciò a passare in rassegna diversi fogli e registri, evidentemente non aveva ancora controllato chi era il secondo ninja, o per lo meno non se lo ricordava. « E' una kunoichi, se non erro, genin anche lei... » Forse poteva essere una buona notizia, la prima. « Meika Akuma?! » Esclamai, evidentemente speranzoso. « No, lei è stata assegnata ad un'altra missione, più semplice e ben meno importante della vostra. Si chiama Uriko Nonomura. » Rimasi sconsolato dalla notizia, ma ormai la frittata era fatta. « E va bene! Andrò! Tanto non ho altra scelta... Immagino che debba passare di qui anche questa Uriko... Ditegli da parte mia che partirò domani mattina all'alba dal porto, se vuole può raggiungermi lì. Ma vi avverto, lo puoi dire pure al Mizukage, la prossima volta che mi intendete mandare a Suna con così poco preavviso... Beh... Penserò seriamente di infilarvi vivi in un forno, così che possiate capire come mi possa sentire io nel deserto. » Mi alzai di scatto dalla sedia. « Arrivederci... » Feci per andarmene, ma il funzionario sembrava essersela presa sul personale. « Ma non dica così! Alla fine sta entrando nella stagione calda anche a Suna! Anzi, questa settimana sembra sia prevista una forte ondata di caldo proveniente da sud! » ~ Dannato bastardo. ~ Feci finta di non sentirlo, per evitare di prendere la sua testa e sbatterla contro la scrivania finché non mi fossi sentito veramente accaldato per lo sforzo. Feci dietro-front, ed uscii dalla porta, sbattendola dietro di me. Il mio rapporto con l'Amministrazione tutta poteva fare tranne che peggiorare ancora. Ma magari lanciare un funzionario dalla finestra del quinto piano poteva apparire esagerato anche per quel tipo di conflittualità.

    Preparai tutto il necessario per affrontare il viaggio. Oltre all'equipaggiamento, cosa ben meno importante per me, recuperai numero totale 5 borracce oltre a quella classica che portavo sempre con me, riponendole gelosamente tutte nella mia solita sacca a tracolla. Non avrei fatto la fine del goffo babbeo impreparato come la prima volta, quindi mi preparai ad affrontare come principale antagonista, più che banditi, la sete.
    L'ultima volta che ero andato a Suna ci ero andato sul dorso di un drago rosso volante lungo quanto una corazzata, e ci avevo impiegato due giorni. Adesso, se tutto fosse andato per il verso giusto, c'avrei impiegato più del doppio. Cinque giorni di viaggio, più o meno. Da Kiri avrei preso una nave per il Paese del Fuoco, e da lì avrei proseguito lungo i ben battuti sentieri di Konoha che la collegavano direttamente a Suna, passando per un breve tratto da Taki. La mattina seguente, all'alba, come da accordi con il simpatico funzionario, mi feci trovare davanti al molo da cui partivano, come ogni mattina, le navi per Konoha, aspettando, fino a quando non fosse fisicamente partita la nave, la mia compagna di viaggio e di missione. Se questa non si fosse presentata per non so quale ragione, avrei allegramente balzato sulla nave in partenza, lasciando il Villaggio da solo. Se invece avessi visto giungere una ragazza - kunoichi che partivano a quell'ora con direzione Terra del Fuoco non dovevano essere poi molti - mi sarei presentato con il mio solito charme. « Piacere di conoscerti, Akira Hozuki! Sei te Uriko? » Ammiccai leggermente, con un gra sorriso stampato in volto. Quantomeno, il viaggio in coppia sarebbe stato più divertente.


    [...]


    Il viaggio, sia in solitudine che in compagnia, non si sarebbe discostato dal mio programma. Almeno fino a quando non giunsi nella demoniaca Suna. Vestito con lunghi pantaloni color nero, seppur di cotone leggero, così come la mia maglia color azzurro che nascondeva la cotta di maglia, decisi di coprire la mia delicata chioma color bianco e blu con una bandana - o meglio, quasi un fazzoletto - color bianco che aveva portato fin da casa. Il caldo, come da maledetta previsione del funzionario, era ancor più infernale di quel che ricordavo. Nelle poche ore di marcia nel deserto dai confini di Taki fino alle mura di Kiri, metà della mia riserva d'acqua era andata. Nella mia gola, ovviamente. Ma le sventure, da Akira Hozuki, vengono sempre ben accompagnate. « No, no, è uno scherzo. Ci stai prendendo in giro. » Parlai rivolto verso i compagni, se si fossero trovati già sul posto, altrimenti da solo, quasi follemente. « Si si, stai scherzando. Ti ho capito ormai, burlone! »
    D'altronde, chi poteva mai credere che dopo aver raggiunto quel dannato forno polveroso, l'oggetto della mia missione era ormai già partito senza aspettare la sua scorta? Era tutto architettato. Vai a vedere che questo cugino del Daimyo è in realtà un gran simpaticone e che sarebbe saltato fuori dalle mura di Suna da un momento all'altro. Doveva essere così, non poteva essersene andato.
    La speranza era sempre l'ultima a morire.
    Le maledizioni furono però le prime a cadere. Forse anche il nobile Shiratoshi le avrebbe potute sentire. Dovunque egli si fosse trovato in quel momento.

     
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    LINE OF DUTY

    We never fail when we try to do our duty,
    we always fail when we neglect to do it.




    Era una splendida giornata a Konohagakure. Il sole era alto nel cielo, il canto dei passerotti intonava la melodia della primavera e la quiete più totale abbracciava con dolcezza ogni cittadino...

    «SHIZUKA KOBAYASHI!»



    Seduta ad uno dei tavoli del ristorantino del locale del vecchio Tarou sulla seconda strada, una giovane donna di circa vent'anni sgranò gli occhi quando la porta del locale si spalancò di botto e lei, colta alla sprovvista, ingurgitò in un respiro strozzato un boccone di udon bollente. Per un attimo il suo volto, arricciandosi, si contrasse in un'espressione di puro panico.

    «DOVEVI ESSERE IN AMMINISTRAZIONE DIECI MINUTI FA!»



    La ragazza, la quale iniziò progressivamente ad assumere un preoccupante colorito violaceo, parve ignorare le urla provenienti dall'entrata, preferendo piuttosto allungare una mano tremante verso un bicchiere pieno d'acqua posto di fronte a sé. Tremava.

    «E SMETTILA DI MANGIARE ALMENO QUANDO TI PARLO, DANNAZIONE!»



    Ruggì la voce mentre un alto uomo con morbidi pantaloni scuri e un maglione a collo alto recante il simbolo del Villaggio della Foglia si avvicinava ad ampie falcate al tavolo cui era seduta la persona con la quale sembrava avercela tanto. Con un gesto secco della mano le allontanò il bicchiere dinnanzi, fulminandola poi con lo sguardo. Per tutta risposta, lei, con gli occhi pieni di lacrime e una vaga nota melodrammatica a fletterle il viso, inseguì la sua acqua con la mano, aprendo e chiudendo la bocca senza però dire alcunché.
    «E' arrivata una richiesta da Sunagakure, stronza. Ci vai tu, te l'avevo detto che dovevi controllare ogni mattina gli archivi!» Sibilò l'uomo, sistemandosi il coprifronte sul braccio e continuando a guardare malamente l'interlocutrice. «E dacci un taglio con queste tue solite scene, ci vai di sicuro stavolta, hai capito? Cosa ti teniamo a fare a Konoha, sennò?» La ragazza, portandosi una mano alla gola, abbassò lo sguardo con gli occhi pieni di lacrime e per un attimo parve intenzionata a dire qualcosa. Non ci riuscì, ovviamente, ma in cambio emise un debole fischietto strozzato, di fronte al quale lo Shinobi, dopo qualche attimo di comprensibile incertezza, sospirò piano. «Dai Shizuka, non fare così... abbiamo scelto te perché la missione è con un pezzo grosso del mondo mercantile, e chi meglio dell'erede dei famosi Kobayashi se ne può occupare? Conosci questo genere di ambiente, sei la più idonea a trattare con persone di questo lignaggio e sono sicuro che saprai gestire la faccenda al meglio.» E battendo con violenza una mano sulla schiena della giovane, ormai accasciata sul tavolo, immobile, sorrise allegramente. «E' un grande onore, sappilo!» Esclamò fiducioso...
    ...prima che la ragazza, sgranando gli occhi per il colpo, sputasse sul tavolo un groppo di udon ancora interi e iniziasse poi a respirare a grandi boccate, tossendo.
    «CHE SCHIFO!» Gemette il ninja, balzando indietro rispetto all'educata astante del ristorante, che dopo essersi battuta ripetutamente le mani sul petto, si limitò ad alzare gli occhi verso di lui. «C-cosa vuoi?! Hai deciso di venire senza dare problemi, stavolta?!»
    «...muori, cane, figurati se vado in quella merda di Suna.»
    Gemette la tipa con una vocina flebile e graffiata, accennando ad un sorrisetto sarcastico. «Per me, laggiù, possono crepare tutti mangiando sabbia.»

    Silenzio.

    I due ragazzi, che non potevano distare poi tanto d'età l'uno dall'altro se non forse di sei o sette anni, si sorrisero a vicenda con dolcezza...
    ...poi lo Shinobi scattò talmente veloce che la ragazza, ancora intenta a sturarsi la gola tossendo, non ebbe il tempo di muoversi e venne così brutalmente afferrata per i fianchi.
    «CI VAI ECCOME, STRONZA! HAI TRE COMPAGNI CHE TI ASPETTANO! PARTI SUBITO!» Ruggì l'uomo, puntando i piedi a terra per poi iniziare a tirare.
    «MA TI PARE CHE VADO A SUNA, TAKUMI?!» Strillò l'altra, scalciando e attaccandosi al tavolo, che si rovesciò puntualmente a terra mandando in frantumi ogni vettovaglia ivi riposta. «COMPAGNI?! A ME?! NON IMPARATE MAI LA LEZIONE, EH?!»
    «Metti tutto sul conto del Clan Kobayashi, Ossan.»
    Annuì Takumi, facendosi serio, mentre il proprietario guardava la scena in silenzio. Vista la calma con cui seguiva lo svolgersi della distruzione del suo locale, sembrava invero piuttosto abituato a quel genere di circostanza. «Shizuka, Shiratoshi Anzo è un parente del Daimyo del Paese del Vento, smercia tessuti pregiati e ha bisogno di una scorta. Suna ha problemi e ci ha chiesto supporto, non possiamo rifiutarci di–...» Tentò di spiegare l'uomo, trascinando il corpo della ragazza che con le unghie grattava il pavimento di legno nel vano tentativo di fermare il suo rapimento.
    «Non mi piacciono i team, ti prego, mandaci la piccola Chichinatsu!» Ringhiava la giovane, arpionando allora lo stipite della porta del ristorante e gemendo in direzione del proprietario che la stava salutando allegramente. Un secondo dopo, i due erano in strada. O meglio, Takumi era in strada, la donna che pareva chiamarsi Shizuka, invece, adesso sembrava solo fingersi morta.
    «Oh! Shicchan va in missione oggi, eh?» Disse una paffuta passante, posandosi una mano sul viso tondo e sorridendo dolcemente. «Itterashai Shicchan!»
    «Grazie Sumire-san, a presto.»
    Rispose lo Shinobi al posto del fardello che stava strisciando dietro di sé. Facendo attenzione a passare sopra ad ogni sasso, buco o spigolo che trovava lungo la strada, Takumi dell'amministrazione di Konoha, approfittando dell'apparente resa, condusse la causa della sua calvizia precoce di fronte alle porte di un enorme magione tradizionale, tanto grande da occupare quasi tutta la parte verde del Villaggio della Foglia e dove, forse in loro attesa, vi era una giovane donna dai corti capelli rossi, vestita di un kimono striato, che non appena li vide si inchinò profondamente. «Ritsuko-chan, deve essere pronta in tempo zero. Parte subito.» Ordinò il ninja, mollando il corpo riverso a terra della kunoichi e lanciandole in faccia un sacchetto ripiegato e un rotolo sigillato dal timbro di Konoha. «Shizuka, andrai a Suna e porterai onore al Villaggio. Mettiti il coprifronte. Sii rispettosa. Dentro il rotolo c'è tutto quello che devi sapere, la strada da seguire e le soste da fare. Il pacco te lo manda Mamiko. Portati tanta acqua. Ah, e soprattutto... se oserai fare qualche tua solita cazzata, giuro che stavolta–...»

    “....Per questo motivo il nobile Shiratoshi e il suo gruppo sono già partiti.”



    Una figura abbastanza bassa, sul metro e sessantacinque centimetri circa, e avvolta da un mantello di cotone e seta bianco ricamato di verde, era immobile di fronte al Gate di Suna. Sulla schiena, aveva legata una nodachi dal fodero lucido.
    Si trovava qualche passo indietro rispetto ad un'altra persona, un tipo piuttosto alto con un fazzolettino da naso legato sulla testa che, arrivato di poco prima di lei, stava vaneggiando di fronte ad uno shinobi mingherlino e palesemente imbarazzato. Nel silenzio che si venne a creare, la figura ammantata di bianco esitò.
    «...Come, scusa?» Mormorò infine da sotto il cappuccio del pregiato tessuto. Il ragazzino, guardando ora verso di lei, si terse la fronte dal sudore, provando a spiegare ancora.

    “Abbiamo provato a convincerlo, ma non è stato possibile, lui e la sua scorta sono partiti un paio d'ore fa in direzione nord-est. Cercate di raggiungerli in fretta ! E' una piccola carovana composta da due carri trainati da cavalli color crema, e da 3 uomini”



    «Ah.» Si limitò a dire la figura, annuendo lentamente dopo un lungo istante. «Va bene. Spero arrivi vivo a destinazione.» Affermò, lanciando in braccio al sunese il rotolo di convocazione recante il simbolo di Konoha mentre si voltava, dando lui le spalle. Evidentemente non aveva nessuna intenzione di rimanere lì, come dimostrò iniziando a camminare nella direzione opposta a quella delle suppliche del poveraccio...

    “E soprattutto.. se oserai fare qualche tua solita cazzata, giuro che stavolta ti lascerò nelle mani di Raizen Ikigami e Norio Uchiha. Contemporaneamente. Nella stessa stessa stanza. Stavolta me ne laverò le mani di quello che ti faranno, mi sono spiegato, Shizuka?”



    ...prima di virare su se stessa e tornare indietro.
    Riportandosi di fronte al sunese e accanto al signor bandana, la figura sembrò sorridere allegramente da sotto il cappuccio. Da come si passò un braccio sulla fronte pareva star sudando copiosamente... ma non era per il caldo.
    «Ma perché compromettere i rapporti tra Suna e Konoha in questo modo, mi chiedo!» Cinguettò adorabilmente, mentre il suo interlocutore la guardava allibito. «Lascia fare a noi Nowaki...»
    «Mi chiamo Sodaki...»
    «...porteremo a destinazione Bakatoshi-sama e tutto il suo carico!»
    «Lo fai apposta, vero?»
    Domandò sconsolato il ninja, fissando perplesso la tizia che, con un gesto secco della mano, si abbassò il cappuccio: una lunga cascata di capelli castani, raccolti in una coda di cavallo, le ricaddero sulla schiena, incorniciando con ciuffi ribelli un volto ovale in cui due profondi occhi verdi impreziosivano una lineare carnagione rosea, labbra rosse e l'espressione di chi non sa più cosa deve credere del mondo e della vita.
    «Si.» Rispose lei, annuendo. «Ma non ti preoccupare, credo che ce la faremo a riportarlo intero, il vostro mercante dico.»
    «...Credi?!»
    Gemette strozzato l'altro, sobbalzando sul posto pronto a buttarsi in una lunga arringa in prosa sul perché e il per come quella persona dovesse davvero tornare intera. Ma l'attenzione della sua interlocutrice era già lontana. Cioè, non molto lontana, per la verità sul tipo a cui si era affiancata.
    «A meno che non ti sia perso e per caso ti sei trovato in questo inferno rosso, immagino che tu faccia parte della scorta.» Esclamò la kunoichi. Abbassandosi un poco, giusto per guardare in faccia il ragazzo, annuì. «Mi chiamo Shizuka Kobayashi, scritto con gli ideogrammi di “non so perché sono qui, aiuto”.» Accennò ad un sorriso. «Non so fare un granché, ma spero che potremo andare d'accordo!»
    I documenti che le avevano dato riportavano l'informazione che gli altri tre membri di squadra erano Genin. Quali fossero le loro abilità, però, non era dato saperlo. Un problema che non avrebbe penalizzato l'organizzazione del Team se solo il simpatico mercante non avesse deciso di fare l'impavido e rompere le palle già dall'inizio.
    «Vista la situazione direi che è il caso di partire non appena arrivano tutti.» Propose la ragazza, portandosi dietro le spalle il mantello: indossava un paio di pantaloni neri, infilati in alti stivali al ginocchio di cuoio altrettanto nero e fermati in vita da una cintura cui era applicata una grossa sacca ninja, in aggiunta alla borsa a tracolla che già portava pendente dalla parte opposta; la divisa superiore, invece, consisteva in un bustino scuro, stringato sulla schiena, che cingeva un seno prosperoso e valorizzava un fisico morbido, dalle forme generose e mature.
    Congiungendo le mani di fronte a sé, la kunoichi sospirò mentre qualcosa esplodeva al suo fianco e una copia perfetta di lei si materializzava dalla nube [Slot TecnicaTecnica Superiore della Moltiplicazione del Corpo - Kage Bunshin no Jutsu
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Una (1)
    L'utilizzatore può scindere il proprio corpo in più cloni corporei. Possono essere creati entro 1,5 metri dall'utilizzatore o da un suo clone, potranno allontanarsi fino a 30 metri. Sono esteriormente e potenzialmente uguali all'originale. Possiedono 500 crediti equipaggiamento duplicati; non è possibile duplicare Bombe e Tonici.
    Se distrutti, rilasceranno una nuvola di fumo che concede occultamento ambientale parziale entro mezzo metro, per 1 slot azione; le informazioni possedute ritorneranno all'utilizzatore. Torneranno all'utilizzatore 1/8 dei danni subiti dai cloni, sotto forma di affaticamento; i tonici utilizzati dai cloni verranno conteggiati nei limiti dei tonici utilizzabili dall'utilizzatore.
    La vitalità è pari ad una ferita ½ leggera ogni grado ninja posseduto. Il chakra posseduto è diviso equamente tra tutte le copie create e l'utilizzatore; una volta disattivata la tecnica o distrutti tutti i cloni, il chakra residuo tornerà all'utilizzatore. Tutti cloni possono sfruttare la TS se attivata dall'utilizzatore; utilizzare e mantenere la tecnica speciale richiede tutti gli slot tecnica.

    Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    (Livello: 4 / Consumo: Medio )
    [Da chunin in su]
    ][Arte dei CloniArte dei Cloni [1]
    Arte: L'utilizzatore può allontanare tutti i cloni corporei generati da una tecnica di moltiplicazione fino a 10km, senza che questi si distruggano.
    (Consumo: Basso)
    ]
    «Vai.» Si limitò a dire, grattandosi la testa. Non aveva idea del livello dei suoi compagni, ma se la carovana era già partita da un paio di ore era meglio intanto mandare un paio di occhi avanti per sondare la zona, mentre aspettava che il gruppo si riunisse.
    Nel poco tempo che aveva avuto a disposizione, aveva imparato a memoria le strade più frequentate del Paese del Vento e decine di altre cose che aveva immaginato potessero essere utili, cercando prima di partire di avere quante più informazioni possibili per non trovarsi nei guai senza potersi almeno lamentare, ma mentre il suo clone partiva verso nord-est per rintracciare la carovana e rimandarle una prima visione del tragitto e dei dettagli che notava, la kunoichi sospirò sonoramente. Aveva come la mezza idea che quella missione sarebbe stata una dolorosa, lunga e straziante avventura.
    «Ho fame.» Gemette infine, portandosi una mano alla pancia. Ma non era una novità, lei aveva sempre fame.



    png

    Chakra: 56/60 Bassi
    Vitalità: 16 Leggere
    En.Vitale: 30 Leggere

    Forza: 500
    Velocità: 500
    Riflessi: 575
    Resistenza: 500

    Agilità: 500
    Precisione: 500
    Senjutsu: 500
    Concentrazione:500

    png


    Slot Difesa | Slot Azione | Slot Tecnica | Slot Gratuiti

    1° Slot Difesa: DESCRIZIONE
    2° Slot Difesa: DESCRIZIONE
    3° Slot Difesa: DESCRIZIONE

    1° Slot Azione: DESCRIZIONE
    2° Slot Azione: DESCRIZIONE
    3° Slot Azione: DESCRIZIONE

    Slot Tecnica Base: TECNICA
    Slot Tecnica Avanzata: Kage Bunshin no Jutsu

    Slot Gratuiti: DESCRIZIONE

    png


    1° Tecnica: Kage Bunshin no Jutsu
    2° Tecnica: DESCRIZIONE

    png


    Arte dei Cloni
    Arte: L'utilizzatore può allontanare tutti i cloni corporei generati da una tecnica di moltiplicazione fino a 10km, senza che questi si distruggano.
    (Consumo: Basso)

     
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    Vizi di Forma

    Post primo

    Che la scorta sia con te

    Segua quella carovana!


    Soundtrack:
    Iced Earth - Desert Rain


    The desert rain is changing me
    It's called on me... To rise.



    Cra.
    L'enorme corvo inclinò leggermente la testa, come se stesse cercando di comprendere il motivo per cui uno stupido cucciolo femmina di umano si trovasse in quel posto. Era un esemplare magnifico, il piumaggio lustro e perfetto di chi viene curato di continuo, i vispi e profondissimi occhi neri che parevano in grado di attraversare l'anima e scrutarvi dentro.
    Deglutii, ancora non del tutto ripresa dall'irruenta entrata in scena dell'animale, fatta di un sonoro e gracchiante atterraggio in picchiata dopo essermi volato sopra la testa in ampi cerchi per quattro-cinque volte.
    Il corvo portava legata alla zampa una piccola lettera recante l'inequivocabile simbolo del Villaggio della Nebbia, il che lasciava poco adito a dubbi su chi fosse il mittente e anche sul perché fossi io la destinataria, nonostante in quell'esatto istante mi trovassi sdraiata all'interno di una delle barche tirate in secco sul bagnasciuga da mia madre. Adoravo starmene lì, specie quando la pioggia cadeva leggera producendo un lievissimo suono arrivando a contatto con il mare: la mia corporatura esile mi permetteva di nascondermi interamente, risultando quasi invisibile a chiunque non guardasse direttamente all'interno della barca. Oh, e naturalmente a chiunque non avesse avuto la discutibile fortuna di essere nato corvo.
    Cra.
    Allungai la mano per prendere la lettera. Non poteva trattarsi di nulla di buono, essendoci di mezzo l'Amministrazione. Slegai il nastrino che fissava il pezzetto di carta alla zampa color ebano del corvo, il quale per tutta risposta si lasciò andare in indesiderate effusioni tramite una violenta beccata sull'anulare della mia mano destra.
    « Acc... » gemetti, ficcandomi la nocca fra le labbra mentre una goccia cremisi di sangue faceva capolino dal mio dito. Rischiai anche di darmi un morso dalla stizza, nel tentare l'improbabile impresa di rompere il sigillo di ceralacca della lettera con il solo ausilio della mano sinistra.
    Convocazione. Ero desiderata al più presto all'interno del Palazzo dell'Amministrazione, dove avrei dovuto ricevere ulteriori e più dettagliate istruzioni su una missione. Bla bla bla, firmato il direttore di non so quale ufficio.
    Post scriptum, tanto utile quanto poco tempestivo: Attezione, il corvo morde. Grazie tante, direttore.
    Agitai la mano per far andare via l'uccello, tracciando una minuscola scia di goccioline di sangue nell'aria. L'animale spiccò il volo con un ultimo cra di disapprovazione. Sarei stata ancora cinque minuti sdraiata nella barca, dopodiché sarei andata all'amministrazione. Solo cinque minuti...

    « C'è nessuno? Sono Uriko Nonomura, ho ricevuto una convocazione dall'amministrazione! »
    Battei con forza il pugno chiuso contro la porta di legno, ansimando. Alle mie spalle, un'anziana coppia stava riportando dentro al loro negozio un bancone ormai svuotato di tutta la mercanzia venduta durante la giornata, mentre il sole si tingeva di un'ultima violenta sfumatura di rosso prima di tuffarsi oltre il mare per il meritato riposo notturno.
    Chiaramente, quei cinque minuti erano diventati cinque ore, e io mi ero appena fatta tutta Kiri di corsa sperando che l'ufficio dell'Amministrazione non fosse già chiuso.
    Gli istanti seguenti mi parvero interminabili: se essere convocati dall'Amministrazione non poteva portare nulla di buono, non presentarsi alla suddetta convocazione doveva essere decisamente peggiore. Non avevo idea delle punizioni che uno shinobi disertore, seppur involontario come me, potesse subire, ma sicuramente sapevo di non avere la minima intenzione di scoprirlo.
    Dopo quelle che mi parvero ere geologiche sentii un passo strascicato e lievemente claudicante dall'altra parte della porta, dapprima ovattato, poi più nitido. Qualcosa scattò all'interno della serratura, dopodiché lo stipite si socchiuse lasciandomi intravedere un solo occhio nero, sovrastato da un folto sopracciglio scuro.
    « L'ufficio è chiuso, torni domani » disse una voce, bassa e burbera ma dal timbro chiaramente femminile.
    « Ho appena ricevuto una convocazione, credo che sia urgente » le risposi, alzando la lettera in modo tale che il sigillo della Nebbia fosse ben visibile. L'occhio lo scrutò per un attimo, poi lo sferragliare di un catenaccio preannunciò l'apertura della porta. La signora era bassa, tarchiata, dalla palpebra cadente e l''espressione piuttosto infastidita. Una gioia per gli occhi, insomma.
    Bofonchiando qualcosa - sarei pronta a giurare di aver udito le parole ragazzine, ninja, ritardo, piloti, anche se l'ultima poteva suonare anche sinistramente simile a idioti -, la bidella con la gioia di vivere mi guidò per un lungo corridoio, sul pavimento del quale una fila di piante a basso fusto proiettava delle lunghe ombre simili a tentacoli. Era decisamente l'ora del tramonto.
    « Aspetta qui, vado a chiamare il cap... » non fece in tempo a finire la frase, che una delle porte che si affacciavano sulla stanza in cui ero stata scortata (palesemente una sala d'attesta, a giudicare dalla fila di sedie addossata ad una parete e la pila di riviste di almeno dieci anni prima appoggiate su un tavolinetto di vetro in un angolo) si aprì cigolando, lasciando che sulla soglia si stagliasse in controluce la silhouette di un uomo intento a mettersi un cappotto.
    « Kasumi, io qui ho finito, sono anche in ritardo per la cen... Oh. »
    L'uomo mi scrutò per un attimo, prima di voltarsi nuovamente verso il suo ufficio.
    « Signorina Nonomura, mi segua » mormorò sconsolato, lasciando cadere a terra la giacca.

    « ...e questo è quanto » terminò l'uomo dopo aver concluso la sua spiegazione.
    Stetti un attimo in silenzio, ponderando sulle informazioni che avevo appena ricevuto. Si trattava di una missione di scorta nel piacevole tepore sunese. Scorta. Proprio io, che di capacità in corpo a corpo ne avevo all'incirca meno di zero. Cosa pensavano che avrei fatto, se qualcuno avesse attaccato l'importante Shiratoshi Anzo aka cugino del daimyo? Sfida a braccio di ferro coi cattivi?
    « Non creda comunque che non farò rapporto per questo intollerabile ritardo, io stesso le ho inviato il corvo quasi sei ore fa. » La voce dell'uomo penetrò i miei pensieri, interrompendoli. Maledizione, speravo di averla fatta franca. Dovevo ricorrere al piano B: fingere.
    « Ero in missione per conto del Mizukage » esclamai, simulando un'espressione stizzita. « Crede che per caso le sue lettere abbiano più importanza del signor Nara? » L'uomo mi lanciò un'occhiata imperscrutabile attraverso le lenti dei suoi piccoli occhiali, prima di afferrare un plico di fogli - pochi, per dire la verità - dalla sua scrivania e passarmeli. Sulla prima pagina era scritto a grandi lettere, a pennarello, il mio nome.
    « Quella di domani sarà la sua prima missione per conto del Villaggio della Nebbia, signorina Nonomura » scandì con voce atona. « Sono trent'anni che gestisco ogni genere di scartoffie qui all'Amministrazione, ho un fascicolo su ognuno di voi genin e sono perfettamente a conoscenza delle attività che ognuno di voi svolge per il Villaggio. »
    Uhm, ottimo. Sgamata in tempo zero: un record. Almeno non potevo dire di non averci provato. « Il suo team sarà composto da una chunin di Konoha, un genin di Oto ed un genin di Kiri come lei. Il suo nome è Akira Hozuki, un altro bel tipetto. Almeno lui, però, non è arrivato tardi alla convocazione facendomi saltare la cena e condannandomi ad un'altra serata di "lavori troppo, non sei mai a casa, devo crescere i nostri figli da sola" da parte di mia moglie. »
    La voce dell'uomo aveva assunto una sinistra tonalità isterica. Chissà, forse lavorava davvero troppo.
    « Hozuki mi ha detto di riferirle che domani partirà all'alba dal porto per Suna, in caso lei si volesse aggregare. »

    La mattina dopo, all'alba, una figura esile si avvicinò alla banchina del porto di Kiri. Indossava un paio di shorts blu ed una maglia dalle maniche estremamente lunghe, tanto da quasi coprirle interamente le mani; i capelli, di un castano piuttosto ordinario, erano raccolti in una lunghissima treccia che le arrivava fin quasi alle ginocchia. Il coprifronte era portato legato attorno ad un braccio ed era particolarmente eloquente: si trattava di una kunoichi del Villaggio della Nebbia.
    In altre parole, avevo deciso di accettare l'invito indiretto del mio futuro compagno di team, nonostante alzarmi prima del sorgere del sole avesse comportato uno sforzo ben maggiore di qualsiasi altro mi sarei probabilmente ritrovata ad affrontare in missione.
    Sbadigliai sonoramente, coprendomi la bocca con la mano per conservare quel briciolo di dignità che mi era rimasto.
    Avevo con me tutto l'equipaggiamento, e la premura mi aveva suggerito di portarmi scorte d'acqua in abbondanza: non ero mai stata a Suna, ma qualcosa mi suggeriva che nel deserto sarebbe stato poco saggio trovarsi senza niente da bere. Mia sorella aveva deciso bene di assistermi nella preparazione del necessario, svegliata da un improbabile scricchiolio del pavimento di legno nell'esatto istante in cui ero riuscita a raccogliere abbastanza forze per poggiare un piede a terra ed alzarmi dal letto, ed aveva avuto la meravigliosa idea di aiutarmi. A volte mi chiedevo chi fosse la più piccola fra noi due.
    Per qualche minuto si era limitata a sbadigliarmi intorno; ad un certo punto, però, aveva deciso che non solo desiderava assistermi, ma mi avrebbe anche dato una mano.
    Poco dopo avevo estratto un'orata ben incartata dallo zaino. "Il fosforo serve sempre, specie nel deserto" aveva proclamato con solennità, come se fosse veramente convinta di quello che diceva. Menomale che me ne ero accorta... Sarebbe stato difficile spiegare ai compagni del team perché i banditi erano riusciti a trovarci e ad uccidere il signor Shiratoshi seguendo la puzza di pesce andato a male che proveniva da uno dei nostri zaini.
    Mi guardai intorno, rendendomi improvvisamente conto che in tutto quello zelo - fra l'altro, era veramente di me che stavamo parlando? Zelo? Ero stata la prima a stupirmi, nel preparare l'equipaggiamento - avevo dimenticato un minuscolo, infimo particolare.
    Non avevo la minima idea di che aspetto avesse questo Akira, né sapevo dove andare a cercare informazioni sulle navi in partenza per il Villaggio della Sabbia. Il porto sembrava pressoché deserto: era quell'ora del mattino in cui i pescherecci erano già partiti, sperando in una buona giornata di pesca, ed i marinai delle navi da trasporto dormivano ancora. Un paio d'ore e la banchina avrebbe brulicato di vita, ma io non avevo tutto questo tempo da perdere. Probabilmente c'era una nave in partenza che dovevo prendere.
    Iniziai a camminare, nervosa. Il coprifronte legato al braccio mi dava fastidio, non ero abituata a portarlo, e mi prudeva. Mi grattai distrattamente, maledicendomi per essermi dimenticata di chiedere al funzionario dell'Amministrazione almeno che aspetto avesse il mio compagno.
    Camminai per una ventina di minuti, quando mi accorsi che le barche alla mia sinistra erano finite e il cemento della banchina stava iniziando a sprofondare sotto uno strato di sabbia. Ero arrivata alla spiaggia.
    Reprimendo con difficoltà un moto di stizza, tirai un calcio alla sabbia sollevando una nuvola di polvere e mi voltai verso il porto; fu allora che notai che fra tutte le imbarcazioni ormeggiate ce n'era una che emetteva un filo di fumo, come se avesse i motori accesi.
    Iniziai a correre. Era sicuramente il mio mezzo di trasporto, che stavo naturalmente rischiando di perdere. Chi l'avrebbe sentito, poi, il burbero funzionario dell'Amministrazione?
    Lentamente vidi il filo di fumo ingrossarsi, un po' perché la caldaia della nave stava probabilmente entrando a regime, un po' perché mi stavo avvicinando. Potevo vedere un ragazzo, là in lontananza, davanti all'imbarcazione stessa.
    « Piacere di conoscerti, Akira Hozuki! Sei te Uriko? » esordì lui non appena gli giunsi a tiro d'orecchio. Provai a rispondergli, giuro. Aprii la bocca, ma tutto ciò che ne uscì fu un rantolo strozzato. « Eeeeow ».
    Gli feci un cenno con la mano, quindi mi sedetti a terra respirando rumorosamente. Aria, avevo bisogno di aria. Tutta quella che avevo in corpo l'avevo bruciata nello scatto disumano in cui mi ero appena misurata
    « Uriko Nonomura... Piacere » mormorai un paio di minuti dopo, quando finalmente ebbi l'impressione che provare a pronunciare una parola non mi avrebbe ucciso.

    « ...per questo motivo il nobile Shiratoshi e il suo gruppo sono già partiti. »
    Spalancai la bocca, assumendo un'espressione che - temo - vista dall'esterno doveva sembrare poco kunoichi e molto ebete. Non era possibile.
    Eravamo davanti al gate di Suna, lì dove avremmo dovuto incontrarci con Shiratoshi. L'afa era opprimente, stavo iniziando a provare il desiderio compulsivo di strapparmi le maniche per lasciare più centimetri scoperti di pelle possibili, ed ora - a missione nemmeno iniziata - cominciavano a piovere le cattive notizie.
    Stetti a guardare, lasciando che ad interloquire con il malcapitato guardiano - che, giusto per spezzare una lancia in suo favore, sembrava notevolmente mortificato - fossero Akira ed un'altra persona, non ancora presentatasi, ma che andando ad esclusione non poteva che essere la chunin di Konoha. Sapevo che se avessi lasciato uscire anche una sola parola dalla mia bocca questa sarebbe stata velenosa, stizzita e rabbiosa, mentre mister torno-tardi-per-cena si era raccomandato: non avremmo dovuto fare niente che indisponesse il sommo, supremo, imperscrutabile signor Shiratoshi. Leccaculo.
    Conclusi i convenevoli con il guardiano, la ragazza si presentò ad Akira.
    «A meno che non ti sia perso e per caso ti sei trovato in questo inferno rosso, immagino che tu faccia parte della scorta. Mi chiamo Shizuka Kobayashi, scritto con gli ideogrammi di “non so perché sono qui, aiuto”. Non so fare un granché, ma spero che potremo andare d'accordo!» Feci per alzare una mano, ma rendendomi conto che non ero stata minimamente presa in considerazione rinunciai al tentativo. Mi sarei presentata in seguito.
    Shizuka fece apparire un clone esatto di lei stessa, stesso aspetto, stesse movenze - stesso davanzale prosperoso, disse una vocina maliziosa e piuttosto invidiosa dentro la mia testa -, il quale parti spedito in una direzione: in breve tempo si era già trasformato in un piccolo puntolino all'orizzonte. Ottimo, magari avrebbe fatto tutto lui, il signor Shiratoshi sarebbe arrivato a destinazione sano e salvo e noi saremmo stati a casa per l'ora di pranzo.
    O forse no?



     
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  5. Gama
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    Vizi di Forma

    1/?

    Rimasi sull'uscio della porta guardando l'uomo volgermi le spalle e allontanarsi con passo insicuro. Era passata circa un'ora da quando aveva suonato a casa, si era presentato come emissario dell'Accademia a cui era stato affibbiato l'onore - o onere, aggiunse lui a mezza voce - di rappresentare l'istituzione ninja all'interno del paese del Suono; solo quando mi passò il fascicolo con tutte le informazioni riguardanti la missione, dopo averlo fatto accomodare in un salotto piuttosto spartano dove una poltrona, un divano e un tavolino costituivano l'unico arredamento della stanza, iniziò a parlarmi di ciò che mi avrebbe aspettato.
    La missione sarebbe stata una missione di protezione, il Daimyo - infatti - aveva chiesto una scorta aggiuntiva da parte dell'Accademia per suo cugino - Shiratoshi Anzo -, importante e potente mercante di seta di tutta la nazione del Paese del Vento. Mi avvisò che con me ci sarebbero stati altri tre ninja, il capo gruppo sarebbe stata un Chunin di Konoha mentre gli altri due compagni sarebbero stati due genin come me, entrambi di Kiri. Fu quando iniziò a ripetermi l'importanza dell'incolumità del mercante e di quanto fosse influente il Daimyo e di quanto egli si fu raccomandato, dell'onore che ho avuto essendo stato scelto come membro della sua scorta e che non avrei dovuto disattendere la loro fiducia che io iniziai, da prima gentilmente poi in maniera più brusca, ad invitarlo all'uscita. Non avevo tempo da perdere, tanto meno con un emissario così stupido che pensava che avrei potuto prendere sottogamba la missione.

    Sorrisi sotto la maschera vedendolo camminare per strada e lanciare, sconsolato, rapide occhiate verso la porta di casa mia dov'ero ancora lì a guardarlo con le braccia incrociate nel mio kimono verde scuro. Quando girò l'angolo rientrai a casa, guardai malinconico il libro che avevo appena iniziato e che, quando aveva suonato, avevo gettato aperto sul tavolino sperando che fosse solo una breve interruzione, così non fu. Ripresi in mano il fascicolo che mi era stato consegnato e, dopo essermi tolto la maschera, lo rilessi nuovamente un paio di volte prima di preparare i bagagli per la partenza. Sarei dovuto dirigermi nuovamente verso il paese della Vento, nuovamente a Suna; mi riaffiorarono nella mente qualche ricordo delle esperienze passate in quel piccolo sputo di villaggio, forse avrei avuto modo di rincontrare Minobu, quel giovane sabbioso e albino tanto simpatico quanto strano.
    La strada che, come una serpe, si snodava all'interno del Bosco dei Sussurri era ombreggiata e mi riparò dal sole che, negli ultimi tempi, aveva iniziato a essere sempre più caldo; scrollai le spalle sperando così di allontanare il ricordo del calore nel deserto che mi avrebbe aspettato nuovamente. Il viaggio durò qualche giorno ma mi ero preoccupato di portarmi abbastanza cibo e, prima di partire, avevo studiato la mappa al fine di passare nei pressi di una fonte d'acqua dove poter caricare la serie di borracce che portai con me e che si sarebbero rivelate vitali durante il tragitto nel deserto.
    Mi sarei così presentato alle porte di Suna con un mantello nero che occultava il mio vestiario fino a metà tibia, sotto di esso avrebbero potuto notare un leggero kimono color panna con i risvolti di un marrone leggermente più scuro, quando lo aprii alzando una mano in direzione di Akira e il resto dei compagni, con lui avevo già avuto modo di lavorare in passato ma gli altri mi erano sconosciuti. Mi avvicinai al gruppetto subito dopo che, quella che poi scoprii essere Shizuka Kobayashi e capo team, creò un clone che si allontanò da noi, da sotto la maschera che indossava per nascondere il volto storpiato parlai con voce roca Salve sono Hisagi Mikawa, genin del villaggio del Suono e ultimo componente di questo team, suppongo... Spero di non avervi fatto attendere molto ma il viaggio è stato lungo, comunque sono pronto a partire quando vorrete. . I guanti in cuoio da combattimento cigolarono quando aprii le mani e le serrai, l'equipaggiamento era tenuto fra le pieghe del mio vestiario e l'occorrente per il viaggio era tenuto in una sacca ninja tenuta all'altezza dei reni in modo che non limitasse troppo nei movimenti; ero pronto per quest'ennesima missione, non cercherò di nascondere l'irrequietudine che mi toccava, non sarebbe stata una passeggiata, un uomo così potente e ricco chissà quanti nemici poteva contare.

     
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    Il gruppetto male assortito era finalmente al completo, e ben pochi di loro avevano preso con diplomazia il fatto di trovarsi in mezzo alla stagione calda della Sabbia, senza contare che l'obiettivo della loro missione era già abbondantemente partito. Fortunatamente per loro, Shizuka aveva già iniziato a far cercare Shiratoshi e un suo clone, mentre loro completavano i rituali di accoppiamento richiesti dalle buone maniere. Che l'avesse scoperta il clone o fossero stati loro in persona, quando avessero scoperto la carovana, sarebbe stato molto più a nord del previsto. Non si sa per quale motivo, il nobile Anzo aveva preso una via decisamente più lunga, molto più a nord del previsto, invece di tagliare direttamente verso Kiri. I ninja avrebbero raggiunto il gruppetto sul far del tramonto, mentre si preparavano ad accamparsi vicino a delle palme, le uniche in parecchi km, praticamente nel mezzo del nulla, dove persino un cieco morto avrebbe potuto notarli.
    Il gruppo era formato da coloro che la guardia di Suna aveva anticipato. Due piccoli carri, adibiti al trasporto di risorse, e al trasporto del nobile Anzo, ovviamente; due guardie, e il nobile stesso, oltre ai cavalli.
    Mentre le sue due fidate guardie raccoglievano qualcosa per il fuoco, lamentandosi del pessimo posto scelto da Anzo per accamparsi, il nobiluomo era seduto a terra su un drappo di seta per non sedersi sulla sabbia, con un grosso cappello per ripararsi dal sole, che restava violento nonostante l'avvicinarsi della sera, sventolandosi con un ventaglio di piume.
    Quando i ninja li avessero raggiunti, il vecchio Anzo avrebbe esortato:

    << Alla buon ora, giovani buoni a nulla, mettetevi al lavoro e preparate l'accampamento per la sosta, Shunsu qui vi dirà cosa fare. >>

    Poi strizzò gli occhi, per vedere meglio, data la sua eccessiva miopia, e diventò rosso in volto per l'irritazione. Notando che nel gruppo erano presenti tante donne quanti ninja maschi. E da buon vecchio ricco, misogino e lamentoso, non mancò di farlo notare al gruppo di ninja.

    << Da quando alle donne danno in mano un'arma, puah.>>

    E riprese a sventolarsi.
    D'altro canto invece, il paziente Shunsu, che ormai serviva Anzo in qualità di guardia e tuttofare ormai da molti anni, si sarebbe rivolto ai ninja, assicurandosi di essere abbastanza lontano da non farsi udire dal padrone.

    - Benvenuti nobili ninja, vi chiedo scusa a nome del nobile Anzo per la fatica a cui siete stati obbligati. Potete trovare sul carro più grosso, una sacca con alcuni viveri per rifocillarvi del viaggio, ma vi invito a farlo dopo aver allestito il campo, al nobile Shiratoshi non piace vedere persone che paga mentre non lavorano. -

    Quindi mettendosi un pezzo di palma sulla spalla avrebbe continuato.

    - Il nostro viaggio ci porterà prima a nord, dobbiamo fare una deviazione fino al villaggio della Cascata. Il nobile Shiratoshi è solito cambiare idea all'improvviso per portare a termine gli affari migliori. Quindi restategli vicino, ma non troppo dato che non gli piacciono i ninja stranieri, e non sopporta le donne. Dite sempre di sì qualunque cosa vi chieda, e la missione finirà prima di quanto creadiate, e tornerete a casa ben pagati. Ora pensiamo ad allestire un campo base, a organizzare turni di guardia e a fare il nostro lavoro. Il luogo è molto esposto e poco adatto ad accamparsi ma al nobile Shiratoshi...piace la brezza che c'è qui. Dovete capirlo, è un mercante non un guerriero. - >

    Quindi con un grande sorriso si sarebbe congedato, tornando alle sue mansioni. L'altra guardia era corpulenta, di pochissime parole, e con la testa sotto a una sorta di passamontagna. Non si fermava mai a parlare nemmeno coi suoi compagni, era instancabile, non si lamentava, e molto raramente i ninja lo avrebbero visto fermarsi a riposare. Un vero lavoratore instancabile.
    Gli ordini erano chiari, accamparsi e fare in modo che la missione procedesse. Sarebbero ripartiti la mattina successiva all'alba, la prima tappa era il confine nord del paese del vento, avrebbero attraversato il paese della pioggia passando lungo i confini per restare nella periferia di Ame, non avrebbero messo piede per ovvie ragioni nel paese della Terra, sconvolto dalle scorribande, e si sarebbero diretti verso il paese dell'Erba. Da lì il punto successivo era il villaggio della cascata, e poi, teoricamente, diretti a Kiri, se Anzo non avesse nuovamente cambiato idea.

    Ma intanto avrebbero dovuto organizzarsi per la notte, trovarsi del cibo, che ovviamente non sarebbe stato offerto da Anzo, fatta eccezione per l'acqua che avrebbero ricevuto appena arrivati alla carovana, e avrebbero dovuto far arrivare vivo il mercante fino alla mattina successiva.
    Il tempo non prometteva bene. Per niente.


    Offgame
    Scusate il leggero ritardo ma ho avuto sfighe/problemi/cazzimia in real. Iniziamo con l'avventura, sarà lunga, spero divertente, e le vicende si baseranno principalmente sulle vostre azioni. Prendete pure l'iniziativa, evitate turni vuoti, pensate, agite, e improvvisate, non abbiamo tempo per guardarci negli occhi e fare turni del tutto descrittivi. Siete liberi di organizzare tutte le azioni dei vostri pg nei minimi dettagli, quello che non vi è concesso nemmeno in piccola parte è di modificare le azioni dei vostri compagni di viaggio.
    Il primo ordine è di creare un accampamento. Avete a disposizione dei kit nella carovana, per il resto sta a voi, più sarete precisi e meno falle troverò nei vostri piani, più sarà facile riuscire nella missione. Se dovete fare modifiche alla scheda, il limite ultimo è il vostro prossimo post, dopo il quale non avrete più accesso alle schede. Buon divertimento, ci vediamo tra 7 giorni.
     
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    GOOD LUCK

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    «Ah. Scusami...»



    Shizuka Kobayashi era capace in alcune cose più di altre, in particolare, era brava ad inemicarsi le ragazze. Un po' perché era una Principessa, e come tale puntualmente invidiata, e un po' perché non aveva mai denotato di interessarsi alla metà della roba che piaceva alle sue coetanee, non aveva mai riscosso il favore di nessuna di loro; ragion per cui non si stupì poi troppo di essersi probabilmente già tirata sul culo l'unica altra fanciulla del gruppo.
    «Mi dispiace, sei così minuta e delicata che giuro non ti avevo visto.» Ammise con sincerità la kunoichi, quando vide Uriko alzare una mano mentre lei si curava solo di bandana-san. Arrossì, evidentemente a disagio. «Scusami, davvero.» Ripeté, inchinandosi.
    Accolse successivamente l'ultimo ragazzo, un otese con una maschera che non ebbe problemi a cercare di strappargli dal viso per guardare sotto, incuriosita, e dopo aver brevemente detto il nome a tutti, invitò subito a mettersi in marcia. Avrebbero avuto tempo di conoscersi strada facendo, ma nel mentre era meglio partire. Prima di andare però, approfittando del giro di presentazioni degli altri, la ragazza si sarebbe avvicinata al sunese del Gate.
    «Nowaki, senti un po'...» Avrebbe chiesto allegramente mentre l'altro iniziava già ad irritarsi per l'errore del suo nome. «...ma com'è che Shiratoshi si è messo a fare sto viaggio del cazzo in piena calura primaverile? Io sapevo che i nobili mercanti, ad eccezion fatta di alcune Dinastie con una precisa tradizione...» Come la Kobayashi, per dirne una. «...non affrontassero viaggi che si prospettano lunghi e pericolosi, ma preferiscono affidare l'incarico a messi di second'ordine, facendosi al massimo trovare sul posto prestabilito per trattare in prima persona. Che noia, insomma, perché diavolo...giusto?!» Borbottò tutta offesa. «Ne sai qualcosa? Quantomeno nel rispetto di Suna, se dobbiamo proteggere un tizio così importante, non voglio mancare agli obblighi accademici che legano i nostri villaggi.» Aggiunse sospirando. Avrebbe aspettato la risposta del ragazzino tutto lentiggini prima di inchinarsi educatamente e raggiungere i suoi compagni, di cui osservò la velocità di corsa e i movimenti nella sabbia, sperando che questo bastasse per darle un'idea sulla preparazione di ciascuno, visto che al momento, di loro, non sapeva molto altro.

    […]

    Il Clone fu il primo ad arrivare seguendo le tracce lasciate dalla carovana, e dunque quello che guidò mentalmente la sua creatrice, e con lei i suoi compagni, dal target della missione.

    "Alla buon ora, giovani buoni a nulla, mettetevi al lavoro e preparate l'accampamento per la sosta, Shunsu qui vi dirà cosa fare.
    Da quando alle donne danno in mano un'arma, puah."



    Shiratoshi Anzo era un ometto dal naso adunco e i capelli bagnati di sudore, non dissimile a tanti altri che aveva incontrato nell'ambiente aristocratico in cui era nata e cresciuta, e sopratutto in quello shinobi in cui cercava di avanzare un passo incerto dopo l'altro, ragion per cui quando egli si espresse in quel modo aggressivo che in tanti avrebbero facilmente trovato irritante, Shizuka si limitò semplicemente ad inchinarsi con profonda riverenza. Aveva già inquadrato il soggetto, e non intendeva incorrere in ostruzionismo di qualsiasi tipo dalla persona che era stata ingaggiata per proteggere.
    «Shiratoshi-sama, chiedo scusa per il ritardo con cui ci presentiamo al vostro cospetto, la nostra mancanza è stata imperdonabile.» E posando un ginocchio a terra, puntò il pugno della mano destra nella sabbia rovente, prostrando la testa... l'inchino che era uso offrire ai Daimyo e alla famiglia di questi. «Questo Team servirà il nobile Shiratoshi-sama a discapito della propria vita.» Annunciò poi con educata compostezza, prima di riportarsi in eretta postura. «Che la benedizione del Vento possa accogliere sempre i vostri passi. Con permesso.» E battendo il pugno destro sul palmo aperto della mano sinistra, fece tre passi indietro prima di voltarsi completamente e allontanarsi dall'uomo, di cui avrebbe aspettato solo qualche attimo un'eventuale risposta. Benché agli occhi di chi non era avvezzo ad un certo ambiente quel genere di movenze non sarebbero apparse nient'altro che strane e curiose, quella era l'etichetta che si riservava ai padroni delle alte sfere aristocratiche e che lei aveva imparato ad osservare sia dalla parte della Signora che di quella della Shinobi.
    «State attenti a quello che vi esce di bocca.» Mormorò a bassa voce la ragazza ai compagni prima che un uomo si avvicinasse a loro con un grande sorriso ad illuminargli un volto ovale dal mento puntuto. Se un istante prima l'espressione di Shizuka era quella più riverente e umile che la storia del creato dell'umanità ricordasse, in quell'attimo diventò il quadro della gentilezza mentre si illuminava in un sorriso. Il suo volto sembrava quasi essere un caleidoscopio in continua evoluzione, e lei, inchinandosi profondamente, sembrava l'ombra di chiunque l'avvicinasse.
    «Non scusatevi Shunsu-sama, era nostro obbligo giungere almeno un giorno prima rispetto alla convocazione, il nostro Signore ha tutte le ragioni di essere irritato.» Si scusò la ragazza, scuotendo le mani di fronte a sé sorridendo imbarazzata mentre ascoltava il discorso dell'uomo, al termine del quale annuì. «Capisco.» Si limitò a dire. «Accolgo con immensa gratitudine i vostri suggerimenti, ma vi prego adesso di ascoltare i nostri e riportarli al nobile Shiratoshi.» Disse la kunoichi con gentilezza. «Possiamo approfittare della vostra confidenza nei confronti del nostro Signore? Sono sicura che voi più di chiunque altro sappiate come trattare con lui, mi sembrate ben preparato in merito alle sue preferenze.» Accennò ad un inchino prima di proseguire. «Apporteremo delle modifiche alla posizione dei carri e dei cavalli, mi dispiace per la carenza di brezza che ne seguirà, ma vi prego di confidare nel fatto che tutto ciò che facciamo è per la buona riuscita degli interessi del nostro Signore...e un'altra cosa: nessun fuoco verrà acceso. Capirete che siamo già abbastanza esposti senza che sia necessario segnalarci ulteriormente. Se dovete cucinare sarò io a farlo per voi da questo momento in avanti... Mi dispiace, di solito non mi occupo di molto altro che di provvedere al supporto dei miei compagni di squadra...» Ammise con sincerità, e dopotutto era vero. «Inoltre sono sicura che se il nobile Shiratoshi ne avesse piacere, il nostro Akira si rivelerebbe un buon compagno di intrattenimento. Viene da Kiri, un Paese ben gestito ed economicamente fiorente, penso che al nobile Shiratoshi potrebbe interessare conoscerne i segreti per i suoi commerci.» Propose allegramente. «Un Signore avvezzo a viaggiare così tanto in luoghi pericolosi, disposto a variare all'ultimo istante un percorso già stabilito e tutto solo per l'interesse del suo commercio è sicuramente un uomo di mondo, del resto, non pensate anche voi? Saremo onorati di poterlo servire.» Ammise infine, inchinandosi ancora una volta, ma non aggiunse altro fintanto che Shunsu non si fosse girato per congedarsi. «Vi siete ustionato la schiena?» Chiese solo a quel punto, indicando la palma sulla spalla della guardia. «Posso aiutarvi in qualche modo?» Domandò educatamente, sorridendo, ma non avrebbe insistito ulteriormente. Avrebbe a quel punto aspettato di essere sola con i suoi compagni, avendo premura di spostarsi ulteriormente affinché solo loro tre sentissero, per riprendere a parlare.
    «Parlate poco e osservate tutto. Autonomi ma uniti, non stiamoci troppo addosso a parlare tra di noi come ora.» Esordì rapidamente. «Hisagi, vai da passamontagna-san, assicurati insieme a tutti noi che non venga segnalata la nostra posizione in nessun modo, né con fuochi né con altri “errori” accidentali. Nessuno dei due parla troppo, perciò fai fruttare il tuo silenzio mentre cerchi di catturare qualcosa per la cena.» Mormorò, girandosi poi verso Uriko. «Uriko-chan non perdere di vista Shiratoshi neanche per un istante. Seguilo persino a pisciare. Sii discreta però, non farti vedere solo da lui, ma assicurati di tenere d'occhio il signor sorriso. Dobbiamo comprovare alcune cose.» Affermò con gentilezza. Perché avesse scelto proprio una femmina straniera per quel ruolo, però, sembrava il controsenso più grande. «E tu bandana.» Disse, girandosi verso Akira. «Aiutami a disporre l'accampamento e a provvedere a quello che serve. Se siete d'accordo direi di comportarci così.» Grattandosi la testa, la kunoichi sospirò. «Non ci conosciamo ancora, ma dovremo imparare a farlo alla svelta. Vediamo di non fare cazzate e preghiamo gli Dei di non aver problemi nella notte, avremo modo di aggiornarci a vicenda prima di dormire.» Chiuse gli occhi un attimo, lasciando cadere le spalle verso il basso come se fosse già stanca di stare lì. «Siamo compagni, collaboreremo insieme rinforzandoci l'un l'altro. Mi piace pensare ai team di cui faccio parte come un gruppo coeso, aiutatemi perciò a stare al vostro fianco come spero voi possiate stare al mio. Se ci fidiamo l'uno dell'altro, in qualche modo ce la faremo.» E lanciando uno sguardo a tutti, accennò ad un sorriso, il primo, forse, ad essere sincero. «Abbiamo iniziato insieme, finiamo insieme al meglio delle nostre possibilità!»

    […] Shizuka Kobayashi non era una persona attaccata alla gerarchia. Per la verità non era poi molto interessata a niente che non fosse l'intelligenza dei membri del suo Team, ragion per cui non si fece troppi problemi ad ammettere con Akira di non essere la migliore in ambito di occultamento e accettò di buon grado qualsiasi consiglio il Genin di Kiri le avrebbe voluto dispensare.
    «Mi dispiace, non ho nessuna conoscenza che faccia al caso nostro.» Ammise la ragazza, mentre insieme al kiriano faceva spostare le due carrozze a ridosso delle palme, ponendole sottovento.
    Con quella scarsa vegetazione desertica messa di spalle e le carrozze disposte a semicerchio per schermare ulteriormente gli odori, vennero posti i cavalli internamente a quella mezzaluna, imbrigliati e impastaiati. Nessuno nel gruppo sembrava avere competenze utili per occultare la carovana, quello dunque di cui vollero preoccuparsi erano gli odori che le bestie in particolare avrebbero potuto trasportare e una possibile minaccia proveniente da chissà dove.
    Per quanto poco avvezza la kunoichi di Konoha si fosse detta essere, si rivelò però esperta di conoscere l'ambiente desertico e i segreti di sopravvivenza utili, come se fosse abituata a scendere a patti con quadri naturali sempre diversi, proprio come dimostrò tastando la sabbia durante la disposizione dell'accampamento. Infilando la mano sotto il livello del suolo, sembrò cercare qualcosa, poi annuì.
    «Qui va bene. Non muoviamo i carri.» Annunciò la ragazzina, osservando gli arbusti, giovani piante di circa tre metri e mezzo d'altezza con un coprente tetto di vegetazione. Con quel genere di radici sarebbe stato impossibile un attacco proveniente da sotto il livello del suolo, un esperto maestro dell'Arte della Terra avrebbe trovato praticamente impossibile districarsi in quel labirinto. Certo rimanevano scoperti in altro modo, ma con un po' di fortuna forse potevano ancora ben sperare.
    «Le palme indicano la presenza di acqua e cibo.» Disse Shizuka, accucciandosi a terra e iniziando a scavare. Ben presto la sabbia fine e arida diventò umida e infine bagnata, solo a quel punto la Principessa si fermò e rimase ad attendere... fin quando la buca che aveva scavato si riempì di acqua pulita e fresca. «Hisagi sta costruendo delle trappole. Se saremo fortunati prenderemo dei rettili, un vero lusso.» No, non era ironica. «Nel mentre raccogliamo quei datteri.» Continuò, indicando in cima alle palme prima di arrampicarsi fino in cima all'arbusto come se non avesse mai fatto nient'altro in tutta la sua vita; il che in parte era vero. I viaggi che aveva intrapreso per tutta una vita con suo padre, come Erede dei Kobayashi, le avevano insegnato a cavarsela in ogni situazione. Prima di essere una donna e una Principessa era infatti la futura Capoclan della sua Dinastia e aveva perciò ricevuto un'educazione variegata, come quella di sopravvivere in qualsiasi contesto. «Cucineremo nella sabbia. Niente fuoco.» Continuò Shizuka, estraendo un kunai e cominciando a tagliare cespi di datteri, che avrebbe lanciato di sotto ad Akira assieme a un buon numero di foglie ampie e verdi. «Mangeremo solo quando avremo fame, possibilmente la sera quando l'attività digestiva è favorita. I datteri hanno un buon apporto di acqua, conserviamoli dentro il carro.» Affermò scivolando a terra. «Scava un'altra buca e foderala di foglie di palma, il cibo di Shiratoshi andrà controllato ogni volta. Che nessuno mangi niente senza la nostra valutazione, bandana. Oggi lasceremo bollire il cibo con l'acqua che preleveremo da lì. Stavolta siamo fortunati, ma per i prossimi giorni queste foglie ci aiuteranno a cuocere a vapore sotto il livello della sabbia, me lo ha insegnato un vecchio nomade, perciò conserviamole.» Solo a quel punto, però, si grattò la testa.
    Alzando la testa, la kunoichi rimase un attimo immobile... e un secondo dopo il suo clone, che non aveva ancora rilasciato, uscì da dietro una delle due carovane, prendendo due foglie di palma che la sua creatrice aveva reciso dagli alberi. Abbassandosi il cappuccio sulla testa, il Clone si girò, diede un'occhiata alla posizione dell'accampamento e al suolo, poi iniziò a correre, facendo scivolare le foglie per terra. Benché quel comportamento poteva sembrare un gesto di pura follia, le foglie di palma, con la loro apertura, cancellavano le orme sulle quali il clone correva mentre si allontanava.
    «Eliminerà le nostre tracce fino al punto in cui la carovana avrebbe dovuto svoltare per Kiri nel piano originale.» Spiegò Shizuka, mentre si portava accanto ai due carri. «Dopodiché accenderà un fuoco prima di dissolversi. Non so quanto possa essere utile, ma ci potrebbe dare un vantaggio.» Continuò -e in effetti circa trenta minuti dopo, a diversi chilometri di distanza, un filo di fumo nero si sarebbe issato verso il cielo come un serpente. Chiaccherando amabilmente, la Principessa afferrò la maniglia del carro più grande, che aprì di scatto. Era il carro sbagliato, non quello cioè che conteneva le vivande come era stato indicato loro da Shunsu e lei, entrandovi, rimase infatti un po' spiazzata. «Mh? Non era questo?» Chiese, guardando rapidamente tutto ciò che quel carro conteneva, spostandone il contenuto con le mani come se cercasse ciò che le era stato promesso in precedenza. Non aveva sbagliato per distrazione, ovviamente, voleva solo vedere cosa c'era lì dentro. Con ogni probabilità sarebbe stata ripresa, ma non era un grande problema perché lei, rossa in volto come una bambina, si sarebbe scusata mille volte inchinandosi profondamente e ammettendo di essere una stupida incapace prima di dirigersi verso il carro più piccolo, che questa volta aprì con più confidenza. «Quello era il contenuto del secondo carro.» Disse ad Akira, come se fosse una cosa importante da sapere, mentre saliva in quello giusto. Lì c'erano due grosse giare da cinquanta litri, una piena e l'altra parzialmente vuota, più una serie di infinite scatole e bottiglie, sei sacchi con la strumentazione per costruire tende piramidali, un involucro lungo verticale appoggiato ad una parete, e altri contenitori tra cui ne spiccava uno quadrato rettangolare di medie dimensioni. Dopo aver toccato un po' qui e un po' lì, con quella che sembrava più curiosità che esigenza, Shizuka si girò infine verso il compagno. «Aiutami a riempire dell'acqua della sorgente la giara semivuota, dopo chiama Uriko, Hisagi e gli altri due simpaticoni: che tutte le borracce, bottiglie e qualsiasi contenitore valido siano riempite, sopratutto quelle del nostro Signore, e poi...» E a quel punto, ghignando, la Principessa della Foglia socchiuse gli occhi. Pareva improvvisamente felice. «...non hai detto di essere un Hozuki mentre venivamo? Per caso non ti devi spogliare e metterti a fare un bagnetto? Credo che ti farebbe bene, sai, con questo caldo...» Suggerì con una grande premura. Troppa premura. «Non ti preoccupare, spogliati pure, ci penso io al resto...» Continuò mentre prendeva dal pavimento del secondo carretto un grosso cencio bianco tutto sporco, che si mise sotto braccio. «Direi di creare solo due tende. Sono abbastanza grandi da dormirci in due o forse tre persone, in ogni caso la notte è un freddo cane e del resto meno roba mettiamo in mezzo più veloci saremo a toglierci dai piedi se serve, non voglio lasciare niente indietro. Chiaramente uno di noi rimarrà sempre sveglio accanto a Shiratoshi, mentre una delle guardie e uno di noi staranno di vedetta, a meno che tu non abbia idee migliori... eh beh, insomma, se dovessimo dormire insieme non vorrei sentirti puzzare. Lavati Ordinò prima di defilarsi dal ragazzo e zampettare rapidamente fino ad Uriko, a cui avrebbe soffiato sul collo sorridendo nel prenderla alle spalle. «Akira si fa il bagno.» Annunciò come se fosse un lieto evento, senza manco sapere se poi il poveretto lo avrebbe fatto davvero, poi però tornò indietro.
    Aiutandosi con ciò che trovò dentro il carro piccolo, Shizuka coprì il dorso dei cavalli con delle coperte per ripararli dal freddo della notte e offrì le altre a ciascuno dei presenti intenti a costruire le tende per la notte, mentre lei scavava due serie di buche, una per coprire le esigenze fisiche di ciascuno dei presenti, bestie comprese, e le altre, a debita distanza, per cuocere il cibo per il nobile Shiratoshi e quello che, nel mentre, sperava che Hisagi avesse preso –non che le cambiasse molto, aveva con sé gallette di verdura e frutta essiccata con cui avrebbe potuto tirare avanti almeno due giorni o forse, preparandosi a mangiare poco, persino tre.

    Solo quando tutto sarebbe stato pronto, cibo cucinato, cavalli disposti, Shiratoshi sedato, gli Dei benedetti e benevolenti accolti nel grande abbraccio della clemenza e tutto il resto, Shizuka si sarebbe concessa di sedersi, aprire la sua borsa e tirare fuori una grossa galletta verde. Dentro quella sacca, per un attimo, i suoi compagni avrebbero potuto vedere un grande assortimento di oggetti, alcuni incomprensibili ad eccezione forse di borracce di pelle di vacca e piccole bottigliette infrangibili.
    «Allora dicevamo, chi sta di turno per primo?» Chiese dando un piccolo morso al suo lauto pasto e poi inumidendosi le labbra. Avrebbe continuato a fare così molto lentamente, chiaccherando come se non si trovasse nel fottuto deserto, con due cazzo di carri, sei maledetti cavalli e sette persone da farsi piacere fino alla fine di quel problema.
    Insomma, come se tutto andasse benissimo.

     
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    La missione stava rischiando di prendere subito una bruttissima piega per la mia nuova compagna, che per poco non mancò all'appuntamento con la nave.
    La mia prima partner di missione si chiamava Uriko Nonomura, uno scricciolo di ragazza che arrivò in tempo solo per saltare, letteralmente, sulla nave che stava oramai per salpare. « Con calma, con calma! Prendi fiato! Parleremo sulla nave! » Esclamai sorridendo, mentre gli offrivo la mia mano destra a cui aggrapparsi con cui l'avrei strattonata verso la barca in partenza. Con un rapido movimento prima l'avrei costretta da alzarsi da terra quindi, senza parlare, a compiere quei pochi passi prima del grande balzo. Atterrai sul ponte in legno seguito, probabilmente, dalla giovane ragazza. « Adesso possiamo parlare tranquillamente! Pfiuuu! C'è mancato poco, eh? » Chi l'avrebbe mai detto che avrei preferito io stesso, una volta a Suna, aver perso quella nave.

    Sul mio volto la sconsolatezza e l'incredulità erano ancora ben visibili, quando un altro membro del team di scorta si presentò: Shizuka Kobayashi, una kunoichi di Konoha. I miei occhi, stranamente inumiditi anche in mezzo a quella calura, esprimevano tutto il mio disappunto e il sconforto per quella situazione, e la mia voglia di scherzare era ben poca. « Scusami... Non sono proprio in vena di battute adesso... Sarei in vena di tagliare questo pimpante, nobile e bastardissimo vecchietto, quando avremo l'onore di incontrarlo... » Il mio tono sembrava molto poco rassicurante. Poteva essere anche cugino del Daymio di Suna, per quel che mi riguardava, dopo quello scherzetto, avrebbe dovuto riguadagnare un sacco di punti per non essere oggetto del mio odio perenne e duraturo fino al termine del viaggio. « Scusa la maleducazione, mi chiamo Akira Hozuki, da Kiri! » Esclamai, rinvenendo in me stesso dopo lo sfogo, mentale e non, contro il nobile.
    Da lì a poco ci raggiunse anche l'ultimo membro della squadra, un genin di Oto dall'aspetto eccessivamente stoico e serioso, di nome Hisagi Mikawa, con cui avevo avuto il piacere - quei pochi momenti in cui parlava - di dialogare e collaborare nella mia precedente visita a Suna. Alzai il palmo destro della mia mano, in segno di saluto, ripetendo i soliti convenevoli riti nella mia cupa tristezza che ormai stavo trascinando con me da quando avevo messo piede in quel deserto infernale.
    Nel frattempo, la pimpante ninja della Foglia, aveva creato un clone corporeo che scattò nella direzione che, ipoteticamente, avrebbe dovuto seguire la carovana del nobile Shiratoshi. Sicuramente aveva conoscenze ninja superiori alle mie, ciò mi portò a supporre che fosse una chunin, quantomeno. Come se non bastasse, incominciò a tempestare di domande la guardia di Suna che ci aveva portato la triste novella. Le invidiavo tutta quella voglia e la sua curiosità, doni che il Creatore non mi aveva di certo affibbiato, quindi fui contento di sapere che c'era una personalità del genere nel team: meno lavoro per me, semplice. D'altronde, i veri leader dovevano saper entrare in azioni solo nei momenti giusti e con l'adeguata teatralità. Ed io ero un vero maestro in quel campo.

    Fu proprio il clone di Shizuka a guidarci verso la carovana, che si era comodamente fermata a ridosso delle uniche palme nel raggio di non so quanti chilometri. Come tutti i ricchi e viziati nobili, non gli piaceva sicuramente passare inosservato. Ed infatti lo trovammo seduto su un drappo di seta rossa, con un grosso cappello in testa, nell'atto di sventolarsi con un vistoso e piumato ventaglio. Non so cosa mi fermò dal tagliargli il ventaglio dalla mano, forse il fatto che l'anziano mercante si dimostrò, oltre che, come già abbondantemente dimostrato e supposto, uno stronzo, anche un maschilista. Al solo vedere le due kunoichi nel team di scorta che aveva richiesto, dopo averci ripreso per non essere arrivati in orario, almeno secondo la sua distorta visione dello spazio-tempo, e dopo aver intimatoci di preparare l'accampamento per la notte, incominciò a sputare a terra infastidito e in modo assolutamente provocatorio, per poi riprendere a sventolarsi come se niente fosse successo. Almeno quello mi provocò una certa ilarità « Questo vecchio bastardo è proprio... Bastardo! » Dissi a bassa voce, in modo da farmi sentire dai soli membri della squadra.
    Fu allora, però, che Shizuka diede sfoggio ad una inaspettata scena d'ossequio, mostrando anche un certo livello di autocontrollo, nei confronti del ricco mercante, sbandierando belle e mielose parole riguardo una nostro presunto sacrificio nei suoi confronti. Non so cosa avrebbero fatto gli altri, ma io non mi sarei di certo messo in ginocchio per quel vecchio piagnucoloso e testardo. Un leggero inchino sarebbe bastato. « Fate come volete, ma io non mi inginocchio… » Bisbigliai, rivolto sempre al team.
    Dopo esserci congedati dal cugino del Daymio del Vento, la kunoichi riprese la parola avvertendoci di stare attenti alle nostre parole, proprio mentre uno dei due uomini della scorta che era partita con Shiratoshi, si avvicinò a noi, formulando scuse e dispensando consigli. Ancora una volta fui sorpreso dalla grande capacità del ninja della Foglia di immedesimarsi e cambiare espressione a seconda dell’eventualità. Dopo aver ascoltato i consigli di Shunsu, decise di passare lei stessa a formularne alcuni. Tutte indicazioni scontate ma che, forse, valeva la pena di ripetere. Ma non capii perché dovevo essere io il compagne di bevute del Shiratoshi. « Eh? » Non riuscii a trattenermi, occhi sbarrati e l’indice della mano destra puntato contro me stesso. « Ma dici sul serio? » Immaginavo proprio di si, quindi non alimentai la questione davanti allo sgherro del mercante. Quando questo si fu allontanato, ripresi immediatamente la parola. « So di essere il più affascinante e carismatico del team, mia cara, però potresti almeno consultarmi prima! Fino a pochi minuti fa non desideravo altro che tagliargli il collo! » Esclamai, senza dare l’impressione di essere serio o non esserlo. « Detto questo, sarò più che contento di fare da compagno a quel vecchio bastardo. » Annuii alle mie stesse parole, mentre incominciai a sorseggiare acqua da una delle mie tante borracce. « Per adesso agiamo in questo modo: non sappiamo se fidarci o meno di questi due sgherri, spero che il vecchio abbia scelto bene almeno tra le sue guardie… Vedrò di rimediare qualche informazione su di loro da Shiratoshi in persona. » Non potevo concepire come un mercante così ricco e potente, per quanto vecchio e stupido, poteva non affidarsi a gente di fiducia. « Allora ok, prima prepariamo questo accampamento e prima riusciremo a riposarci un po’… E non offendere la mia bandana eh! Non sarà bellissima, ma è molto funzionale! » Incominciai ad accarezzarla, come se avesse avuto vita propria. Sarebbe stata la mia ancora di salvezza finché quel maledettissimo deserto non fosse terminato, d’altronde, non potevo permettere a nessuno di denigrarla.

    Purtroppo anche io, come la Kobayashi, di certo non ero un esperto di sopravvivenza nel deserto. « Dolcezza, se fosse per me questo deserto sarebbe l’ultimo posto al mondo in cui metterei mai piede. Ne so quanto te, forse meno. » Risposi, mentre la aiutavo a disporre le carovane e i cavalli nel modo più discreto possibile, per quel poco che potevamo. La cosa più terribile della giornata fu però scoprire che la nostre unica fonte di cibo sarebbero potuti essere dei fottutissimi datteri. « Guarda, se Mister Simpatia ci porta delle lucertole, gli faccio una statua… » Aggiunsi, mentre già mi infilavo in bocca uno dei datteri presi da Shizuka. Non avevo fatto in tempo a sentire la parte del “solo quando avremo fame”. La guardai come un bambino poteva guardare la propria madre colto con le mani nella marmellata. « Avevo… Fame? » Poco credibile. Le indicazioni culinarie della Kobayashi lo erano, però, ancor di più. « Mangiare “bollito” con questo caldo? Piuttosto vi lascio tutti impanati qui. Sono d’accordo, comunque, controlliamo il cibo di Shiratoshi, anche se non penso che l’avvelenamento sia una valida modalità per tradire un nobile nel bel mezzo di un viaggio circondati da ninja… » A meno che non avessero complici pronti ad intervenire, ma era inutile fasciarsi troppo la testa prima di rompersela.
    Il clone di Shizuka fu rimandato indietro, con due foglie di palma, ad eliminare le nostre traccia. « Ben fatto, ottima mossa. Acceleriamo un pò le operazioni allora. » Velocemente mi avvicinai alla fonte d'acqua e composi i tre sigilli necessari per creare due cloni d'acqua, perfettamente identici a me. [Slot Tecnica]
    Tecnica della Moltiplicazione Acquatica - Mizu Bushin no Jutsu
    Villaggio: Kiri
    Posizioni Magiche: Topo, Gallo, Lepre
    L'utilizzatore può creare cloni di sé sfruttando almeno 3 unità d'acqua ogni copia. Le copie possono essere create ad una distanza di 1,5 metri dall'utilizzatore o da un clone e possono allontanarsi dal ninja che le ha create di circa 30 metri, superata questa distanza si dissolvono riversando acqua nell'arena. Si possono muovere contemporaneamente o 1 clone o l'utilizzatore. Le loro statistiche sono pari energia l'utilizzatore. Hanno 100 crediti equipaggiamento dell'utilizzatore; non è possibile duplicare Bombe e Tonici. La vitalità è pari a ½ leggera ogni grado ninja. Il chakra posseduto è diviso equamente tra tutte le copie create e l'utilizzatore; una volta disattivata la tecnica o distrutti tutti i cloni, il chakra residuo tornerà all'utilizzatore.
    Tipo: Ninjutsu - Suiton
    (Livello: 5 / Consumo: Basso )
    [Cloni Massimi: 1 ogni grado ninja]

    [Da Studente in su]

    [Tecnica Economica]Tecnica Economica [2]
    Talento: L'utilizzatore può eseguire la tecnica avanzata risparmiando il 25% del consumo d'attivazione; può essere utilizzata 1 volta ogni 2 round. Alternativamente è possibile risparmiare il 50% del consumo d'attivazione; può essere utilizzata 1 volta ogni 3 round. Non è possibile sfruttare altre abilità "Talento" in combinazione.
    [Da Genin in su]
    [Arte Superiore dei Cloni Acquatici]
    Movimenti Senzienti
    Arte: L'utilizzatore può creare cloni d'acqua migliori. L'utilizzatore può creare fino a 3 cloni in grado di muoversi contemporaneamente con lui.
    (Consumo: Basso)
    [Da Genin in su]


    Informazioni Condivise
    Arte: L'utilizzatore può creare cloni d'acqua migliori: se distrutti, le informazioni possedute dai cloni ritorneranno all'utilizzatore.
    (Consumo: Basso)
    [Da Genin in su]
    « Ragazzi... A lavoro! Scavate una bella buca e poi copritela con le foglie. » Indicai il gran numero di foglie che Shizuka aveva precedentemente tagliato, mentre già avevo ripreso a bere guardando i miei cloni occuparsi del lavoro richiesto dalla kunoichi. « Se vuoi che una cosa sia fatta bene, falla da solo... Ma se la fa qualche altro te stesso, è ancora meglio, non credi? » Sorrisi compiaciuto. A quel punto passai a riempire dalla piccola fonte naturale che aveva creato tutte le mie varie borracce e, successivamente, dopo aver richiamato l'attenzione di Uriko e degli altri due sgherri, indicai loro la fonte da cui avrebbero dovuto rifornirsi d'acqua. Fu proprio in quell'istante che la situazione parve degenerare: non sapevo cosa stesse succedendo, ma Shizuka sembrava felice mentre mi proponeva di farmi un bagno. E spogliarmi. « Ehm... » Ero perplesso, a dir poco. « Ma che ci stai provando? » Esclamai senza mezzi termini. « Guarda che io mi spoglio eh, ma se poi ti innamori sono affari tuoi... » Il solito sbruffone, mentre già mi toglievo la maglietta, sfoggiando il mio aitante e atletico fisico definito e nervoso. « Magari un bagno no, ma una bella rinfrescata me la do con piacere... » Il solito vanitoso. Nel mentre mi avvicinavo all'acqua, inginocchiandomi e incominciando a gettarmela, poco a poco, su varie parti del corpo per riprendermi dalla calura. Quando mai avrei perso l'occasione di apparire in tutto il mio splendore? Bagnai copiosamente i miei capelli, portandoli all'indietro. « Appena avranno finito con la buca, ci penseranno i miei cloni a montare le due tende... Una per noi e una per Shiratoshi, che non penso sia molto incline a condividere il suo posto letto... » Eufemismo.

    Adesso l'accampamento era quasi pronto: non era sicuramente il posto più sicuro del mondo, ma probabilmente c'avrebbe permesso di passare la notte, nella speranza che non avessimo avuto compagnia imprevista. « Per i turni di guardia, le mie copie potranno ben sorvegliare due direzioni diverse, almeno finché rimangono abbastanza vicino a me... Per il resto io suggerirei di dividerci i turni... Due ore ciascuno, dovrebbe andare bene... E, ovviamente, anchei nostri simpatici amici parteciperanno insieme a noi. In questo modo avremo sempre copertura verso tutte e quattro le direzioni, che ne dici? Io penso, inoltre, che noi ci dovremmo disporre su uno dei due carri, in questo modo potremmo avere una visuale anche a 360°... Per quel che la notte permetterà di vedere... » Nel deserto sarebbe stato tutt'altro che semplice avvistare nemici in arrivo nella notte, ma almeno potevamo avere una capacità di reazione maggiore. « direi che è ora di andare a fare due chiacchiere con il nostro nobile bastardo, fatemi l'in bocca al lupo... » Ne avrei avuto bisogno, pensai mentre mi sarei avvicinato verso il nobile Shiratoshi, probabilmente ancora intento ad arieggiarsi sul telo rosso. A pochi passi da questo, avrei fatto un inchino. « Nobile Shiratoshi, posso parlarLe? » Se questo mi avesse dato il suo consenso, avrei continuato, avvicinandomi leggermente. « Sono Akira Hozuki, da Kirigakure, vorrei scambiare qualche parola con Lei, se me lo permette... » Un attimo di esitazione, quindi pensai bene dove mirare il discorso. « Sa com'è... Confrontarsi con così tante donne al giorno d'oggi non è per niente semplice, e volevo approfittare della Vostra infinità saggezza ed esperienza... » Avrei sperato che avesse abboccato all'amo. « Posso sedermi? » Se avessi continuato a dirmi di si, mi sarei seduto, gambe incrociate, a qualche metro da lui, sulla sabbia. « Senza rubarLe troppo tempo, Le volevo solo chiedere qualche informazioni riguardo le capacità degli uomini della vostra scorta, immagino che vi stiano servendo da molto tempo, o no? » Prima domanda. « Se è possibile, e se non risulto troppo indiscreto, vorrei anche sapere che genere di affari ci porteranno a cambiare itinerario... La nostra prima destinazione era Kiri, giusto? Essendo originario di quelle terre, questo non è senz'altro la strada più breve... Non è per impicciarmi dei suoi affari, ma per programmare meglio il viaggio e la sua sicurezza, mi capisce, non è vero? » Avrei quindi cercato di ottenere qualche informazione aggiuntiva, se il vecchio avesse collaborato, altrimenti, al primo accenno di polemica o comportamento ostile nei miei confronti, mi sarei alzato e con un altro breve inchino, me ne sarei andato, per non rischiare di decapitare il vip con le mie stesse mani.
    A quel punto avrei sperato che la cena, composta dalla frutta di Shizuka e le eventuali prede catturate dall'abile genin di Oto, sarebbe bastata a colmare i miei appetiti. In caso contrario mi sarei rimpizzato la pancia d'acqua. Mi sedetti vicino a Shizuka, intenta a mangiare una strana galletta dal color verde. « Non voglio neanche sapere che diavolo è quella roba... » Esclamai, con una faccia alquanto disgustata. « Per quel che riguarda la turnazione, posso incominciare benissimo anche io! » Meglio andare a dormire un pò più tardi che spezzarmi le ore di sonno. « Senza problemi ragazzi, voi potete anche andare a riposarvi... Ditemi solo chi è il prossimo così che evito di svegliarvi tutti per il cambio. » Ed avrei, quindi, messo un dattero intero in bocca, incominciando a gustarmelo lentamente.
    Se i Kami avessero voluto, il giorno dopo sarei stato fuori da quel deserto.



     
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    e devo pure sorvegliare un vecchio razzista


    Soundtrack:
    Helloween - The Shade in the Shadow


    I hear your silent cries... I'm the shade in the shadow
    I know your secret lies... I'm the shade in the shadow




    « Da quando alle donne danno in mano un'arma, puah. »
    Lo ammetto: la prima reazione che ponderai, nell'esatto istante in cui l'ometto proferiva quel gemito di disgusto, fu di girare i tacchi e lasciarlo lì a bearsi della fantomatica brezza del deserto. Anzi, probabilmente lo avrei anche fatto, non fosse stato per il fatto che in effetti non si vedevano altro che dune, dune sabbiose a perdita d'occhio, ed io non ero esattamente una maestra nella sopravvivenza da sola in clima desertico.
    « Forse da quando gli uomini come lei hanno iniziato a non essere in grado di guardarsi le spalle da soli » risposi sibilando, punta nel vivo.
    Mossi un passo in avanti, ben consapevole che lo sguardo di tutti i presenti era rivolto verso di me, seguito da un altro, ed un altro ancora. Nel momento in cui misi il piede sul drappo di seta color rosso pastello che il sommo aveva probabilmente fatto stendere ai suoi sgherri per non sporcarsi con la sabbia, la mia mano andò lenta ad afferrare un kunai.
    Lo fissai negli occhi, calma, mentre nel suo sguardo potevo leggere un divertente misto fra il disgusto nel trovarsi così vicino ad una donna irrispettosa e la paura nata alla vista dell'arma.
    Ormai ero talmente vicina che solo volendo avrei potuto dargli un buffetto sulla testa e tornarmene al mio posto, esclamando che era tutto uno scherzo, e invece no. Gli misi la lama sotto il naso, facendola ondeggiare lievemente, e poi con un movimento secco gli tagliai via uno dei due insulsi baffetti che portava sopra la bocca, lunghi e con le punte arrotolate all'insù.
    Risi. Risi di gusto, nell'aver fatto vedere a quell'ometto cosa succedeva ad inimicarsi la signorina Nonomura.
    « Shiratoshi-sama, chiedo scusa per il ritardo con cui ci presentiamo al vostro cospetto, la nostra mancanza è stata imperdonabile. »
    Scossi la testa, tornando alla realtà ed abbandonando quel mezzo sogno ad occhi aperti in cui mi ero immersa senza rendermene conto. Shizuka - che, poco prima di partire all'inseguimento della carovana del mercante, aveva avuto la premura di presentarsi anche alla sottoscritta - era in ginocchio, in una strana posizione di riverenza, e stava porgendo delle scuse piuttosto ossequiose a nome dell'intero gruppo ad un Anzo con entrambi i baffetti integri e sorridenti.
    Capivo quello che stava facendo, e probabilmente comprendevo perché lei era una chuunin mentre io ancora sguazzavo nella piscinetta dei genin: il cliente ha sempre ragione, lui era il mandante della missione e c'era da scommetterci che l'addetto all'Amministrazione della Foglia si era raccomandato con lei almeno quanto il signor per-favore-fammi-andare-a-cena-a-casa di Kiri aveva fatto con me di non inimicarselo per alcun motivo. Insomma, però, anche il mio viaggetto mentale i cui lo bullizzavo aveva il suo insondabile fascino.
    Attesi che Shizuka finisse la sua leccata a braccia conserte, limitandomi a fare un impercettibile cenno con la testa quando ella si congedò da Anzo. Fu con un certo divertimento che notai che anche Akira non pareva essere troppo disposto a inchinarsi davanti al nostro mandante.
    « Fate come volete, ma io non mi inginocchio... » bisbigliò, assicurandosi di non essere udito dal mercante.« Tranquillo, la volta che mi inginocchio io quello lì deve stare attento alle testate nei gioielli » sussurrai di rimando, prima di prendere un kunai dal mio equipaggiamento e iniziare a giocherellarci noncurante. Non sarei andata a tagliargli i baffetti, ma ormai avevo deciso che durante la durata della missione mi sarei sempre fatta vedere da lui con un'arma in mano. Così, tanto per irritarlo.
    Le parole ossequiose con cui il tizio a Kiri mi aveva raccomandato di trattare Anzo con deferenza, beh, quelle ormai le avevo già scordate.
    Una volta concluso il discorso di pace amore e gioia infinita di Shizuka, quest'ultima non fece in tempo a prendere la psrola con noi che fummo avvicinati anche da uno dei due sgherri di Anzo, un uomo con un sorriso piuttosto stridente se comparato all'antipatico atteggiamento del vecchio, ma che in ogni caso sembrava piuttosto sincero. Ascoltai senza intervenire lo scambio di battute fra la nostra leader in pectore e l'uomo, di nome Shunshu, pur consapevole che la mia espressione ogni tanto lasciava trasparire una malcelata indignazione: non avrei potuto far diversamente, nel sentire certe idiozie come "Ci siamo accampati qui perché al nobile Shiratoshi piace la brezza". C'era da augurarsi che l'uomo si riducesse a più miti consigli, in quanto comportandosi in questa maniera non avrebbe fatto altro che complicarci il lavoro.
    Dopo il colloquio con Shunshu, fu direttamente il turno di Shizuka di parlare con noi. Rimasi colpita da com'era già stata in grado di analizźare la situazione, di mostrare ad ognuno dei nostri interlocutori la migliore faccia possibile, ed allo stesso tempo di elaborare una bozza di piano d'azione. Dovevo essere onesta, dopo l'approccio iniziale un po' "rocambolesco" non avrei scommesso un ryo su di lei, ed invece stava decisamente dimostrando di essere meritevole del titolo di chuunin.
    «Uriko-chan non perdere di vista Shiratoshi neanche per un istante. Seguilo persino a pisciare. Sii discreta però, non farti vedere solo da lui, ma assicurati di tenere d'occhio il signor sorriso. Dobbiamo comprovare alcune cose.»
    ...eh no però, porca miseria. Non puoi riceverti i miei complimenti mentali e poi costringermi a svolgere la mansione più ignobile che potessi immaginarmi.
    «...un compito un po' meno fastidioso no eh?» risposi, abbozzando un mezzo sorriso. Compito ingrato, ma l'avrei svolto com'era giusto che fosse.

    Al momento del rompete le righe, mentre i miei compagni si allontanavano in direzioni diverse, rimasi per qualche istante ferma a pensare. Avevo il compito di occultarmi, di sorvegliare Anzo senza farmi scoprire, ma c'era il problema che ad essere sincera non sapevo come fare: non è che a Kiri insegnassero tante tecniche di mimetizzazione nel deserto. Per di più, dovevo anche assicurarmi che almeno uno fra Shunshu e l'altro sgherro mascherato di Anzo venissero a conoscenza di ciò che stavo per fare. Non avevo veramente idea.
    A meno che...
    « Shizuka! Shizuka! » esclamai, correndo verso la ragazza. Una volta arrivata davanti a lei estrassi dallo zaino il mio corpetto di cuoio, che mi ero ben guardata dall'indossare visto il caldo opprimente del deserto, e che - come avevo fatto a dimenticarmene? - era rivestito da una particolare tinta che permetteva a colui che l'indossava di mimetizzarsi in qualsiasi ambiente [Corpetto di Cuoio + Rivestimento Mimetico]. Equipaggiamento standard da genin, ma probabilmente si sarebbe rivelato utile allo scopo.
    « Dai un'occhiata qua... » mormorai, prima di indossarlo - non senza essermi premurata che Anzo non stesse guardando dalla nostra parte. Mi accucciai a terra, ben consapevole che in quel momento chiunque non mi stesse guardando da molto vicino avrebbe rischiato di inciamparmi addosso, da quanto ero simile ad una duna di sabbia.
    Quindi mi alzai, corsi da Shunshu, il sottoposto di Anzo con cui avevamo parlato prima, e ripetei lo stesso gesto buttandomi a terra, anche stavolta sincerandomi che il mercante fosse troppo impegnato a sventolarsi con il ventaglio per badare a quello che stavo facendo.
    « Sono abbastanza mimetizzata per lei, signor Shunshu? »
    Poteva sembrare che quello che stavo facendo fosse solo zampettare qua e là come una bambina stupida, ma a dire il vero avevo uno scopo ben preciso: farmi notare da Shunshu, come si era raccomandata Shizuka. Finita la mia pantomima, mi rialzai e feci per dirigermi fuori dall'accampamento, senza dimenticarmi però di passare nuovamente vicina alla Konohese.
    « Se Anzo chiede di me, sono a caccia con Hisagi » le mormorai. Non credo che Anzo sarebbe stato contento di sapere che una donna, perdipiù straniera, si fosse allontanata dall'accampamento per i fatti suoi.
    Appena fuori dall'accampamento, nascosta dalla vista del mercante da uno dei due carri, mi misi di nuovo addosso al corpetto e mi gettai a terra. Iniziai a strisciare, lentamente, in modo da girare intorno all'oasi e riuscire ad appostarmi alle spalle dell'uomo, ad una decina di metri di distanza, senza farmi vedere. Lo avrei tenuto d'occhio senza perderlo di vista per un solo istante, seguendolo - per usare le fini parole di Shizuka - anche solo se fosse andato a pisciare.

    [...]

    L'appostamento finì alcune ore dopo, quando, sorpresa alle spalle (e nascondendo decisamente male il fatto che ero stata completamente colta alla sprovvista) Shizuka mi annunciò che Akira stava per farsi un bagno.
    « Be... Bene » ansimai, nemmeno realizzando ciò che mi era stato appena detto.
    Il sole iniziò a calare un paio d'ore dopo, giusto in tempo per averci tiranneggiato mentre riempivamo giare e borracce con l'acqua proveniente dalla sorgente sotterranea; la brezza divenne quasi immediatamente un venticello decisamente ignorante.
    « Mi sa che farà freddo stanotte... » mormorai, più rivolta a me stessa che agli altri, mentre ci sedevamo per la prima volta dall'inizio della missione. Sentivo i muscoli delle gambe tirare, segno che dovevo essere decisamente stanca, mentre sbocconcellavo una delle imbarazzanti ed insapori gallette di riso che mi ero portata da casa.
    D'improvviso, un pensiero mi attraversò la mente.
    « A proposito, ma i cavalli hanno mangiato? » chiesi, rivolta a Shunshu e a Passamontagna-san. In caso di risposta negativa, mi sarei fatta indicare dove fosse la biada nei carri ed avrei provveduto personalmente a rifornire le povere bestie. Non li invidiavo affatto: se per noi shinobi la notte si preannunciava fredda, per loro avrebbe potuto rivelarsi fatale.
    « Se non avete niente in contrario, io dormo con i cavalli » annunciai al gruppo. No, non ero un'amante degli animali, e temevo di non chiudere occhio a causa dell'odore... Diciamo non roseo, ma era una cosa che andava pur fatta.
    « Chiamatemi quando è il mio turno di guardia, e per favore, svegliatemi ad ogni cambio turno. » Sarebbe stato decisamente meglio se, ad intervalli regolari, avessi massaggiato delicatamente i manti degli animali per assicurarmi che non si intorpidissero troppo o, peggio, schiattassero direttamente per il freddo.
    Quasi inconsciamente, presi la coperta e la strinsi fra le dita. Sarebbe stata una lunga notte.

     
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    Il brutale deserto



    Il gruppo cercò di darsi da fare il più possibile, per rimediare agli errori strategici del nobile incapace. Sistemarono un buon accampamento, si organizzarono in turni di guardia, cercarono cibo e acqua, e nel farlo si dimostrarono un'ottima squadra. Le stranezze nel gruppo del nobile non erano certamente poche, un vecchio decisamente fuori posto, una guardia con un passamontagna che non aveva ancora detto una sola parola, e un'altra estremamente servizievole nonostante la situazione sfavorevole. Come se non bastasse, quando Shizuka aveva aperto il carro sbagliato, aveva notato che al suo interno, non vi era praticamente nulla. Qualche cartelletta con dei documenti, alcuni spuntini consumati, un abito di ricambio, ma niente di più, nessuna merce di lusso. Quella doveva essere la carrozza del nobile Anzo. Ma se nell'altra si trovavano le vettovaglie e i kit per accamparsi, dove si trovavano le merci che il nobile doveva consegnare? Qualcosa puzzava. Puzzava di ammoniaca più che altro. Shizuka notò una fastidiosa puzza simile all'ammoniaca nel trasporto del nobile Anzo.
    Ma niente puzzava come i piedi del nobile Anzo. E il povero Hozuki se ne sarebbe presto accorto, durante il loro breve ma intenso dialogo.
    Quando il ninja della nebbia chiese udienza dal nobile Sunese, questi lo guardo dall'alto in basso, nonostante fosse seduto quasi per terra, per l'angolo assunto dal collo del vecchio, che si allungò fino a portare il mento quasi al cielo, come a far notare la sua nobiltà.


    << Non sono qui per le chiacchiere, specialmente con un Kiriano. Oltretutto tu sei occupato ragazzo, i miei calzari non si laveranno da soli. >>

    Disse, e lanciò con disprezzo i suoi, un tempo bianchi, calzari muniti di calza bianca al ragazzo, affinchè li lavasse per riportarli puliti, mentre questi si stava allontanando; puzzavano orrendamente, quasi di un olezzo simile all'ammoniaca. Era difficile comprendere se il vecchio disprezzasse più le donne o gli stranieri, o i calzari sporchi.
    La giornata proseguì senza intoppi, il nobile Anzo non si fece odiare più del dovuto, si lamentò soltanto una decina di volte riguardo la presenza delle Kunoichi, riguardo la presenza di giovani ninja, riguardo la presenza di ninja stranieri, e riguardo l'assenza di tè freddo. Ma almeno restò tranquillo nella sua postazione fino a che Shizuka non ordinò di allestire il campo in una nuova posizione. A quel punto si alzò con fastidio e brontolò qualcosa di incomprensibile, per poi tornare a sedersi al sicuro al riparo, continuando a sventolarsi.
    Uriko invece si era avvicinata a Shunsu per avere la sua approvazione riguardo il suo equipaggiamento mimetizzante, e il guardiano le sorrise benevolo, alzando il pollice della mano in segno di approvazione. Per il resto della giornata, la giovane avrebbe tenuto d'occhio un annoiato Anzo, intento a non muoversi di un millimetro.
    Quando venne il momento di riposare, il guardiano col passamontagna, rispose scuotendo la testa alla domanda di Uriko, e si diresse verso il carro con tutte le vettovaglie, per prendere una cesta di carote con cui nutrire i cavalli, e si occupò personalmente del compito. Quindi acconsentì alla richiesta della ninja di dormire coi cavalli, sempre con gesti della testa. L'uomo non sembrava ancora intenzionato a parlare.

    Il sole era ormai sotto l'orizzonte e la temperatura iniziava a scendere. Il primo ninja ad attendere ai turni di guardia sarebbe stato il Mikawa, rimasto in disparte per tutta la giornata ad organizzare il suo equipaggiamento. Si alzò dalla piccola duna dove era seduto, e si diresse verso la postazione di guardia davanti ad un carro. Attorno al gruppo non si intravedeva alcun nemico, così come nessun altro oggetto o elemento particolare, per moltissimi km.
    Appena si fosse seduto a terra, con il sedere che toccava terra con un piccolo "poff", a molta, molta, molta distanza, due uomini parlavano tra di loro.




    - Sono tutti fermi. Forse riposano. Uno si divide dal gruppo. -

    - E' mio, è morto. -

    - No, aspetta, si sta ancora muovendo. -

    - Non importa, è morto, lo ammazzo, lo ammazzo, lo ammazzo, muore prima di fermarsi, muore prima di cadere a terra. -

    - 38° Ovest. 42° Nord. 62.5 cm da terra, vai. -

    Le braccia del secondo uomo tirarono qualcosa che nella penombra sembrava una sorta di arco, smise di parlare in modo agitato, regolò il respiro, e divenne immobile, poi un sibilo, e qualcosa partì in direzione del gruppo. Qualcosa di rapido, silenzioso, qualcosa che percorse forse km nella notte.

    - E' morto, è morto è morto è morto. -

    - 20 secondi. -

    Allo scattare del ventesimo secondo, il Mikawa avrebbe distintamente avvertito uno strano sibilo provenire da sud est rispetto alla sua posizione, quasi davanti a lui. Poi la sabbia si sarebbe tinta di rosso. Un tonfo e l'enorme freccia avrebbe trapassato la sua milza per conficcarsi nel carro. Un proiettile lungo oltre un metro e mezzo, di colore scuro. Il suono dell'impatto sarebbe stato avvertito da tutti nel gruppo.

    [Gama si ritira dalla missione. Dal momento che siamo ancora all'inizio, non viene punito per la ritirata con la morte, ma la ferita è di entità Grave. Se non sarà stabilizzato morirà dissanguato in 3 turni.]

    [...]

    Nessun altro agguato avrebbe atteso i ninja fino alla fine della notte. Chiunque aveva colpito il Mikawa non si sarebbe più fatto vivo.
    Con il sopraggiungere dell'alba, se i ninja avessero in qualche modo avvertito il villaggio della Sabbia, questi avrebbero inviato una coppia di ninja a recuperare il ferito per trasportarlo al villaggio e curarlo, a meno che la perdita di sangue non avesse posto fine alla sua vita. In entrambi i casi, i ninja avrebbero portato avanti la missione con un membro in meno.
    La giornata seguente, il gruppo avrebbe potuto ripartire nella direzione scelta dal nobile Anzo, e nella speranza di non essere di nuovo attaccati, avrebbero raggiunto il paese dell'erba nel giro di 5 giorni con andatura veloce, fermandosi solo per riposare e fare scorte, ma per adesso, dovevano preoccuparsi di smontare e partire, con un alleato ferito.


    [ Giorno 1]

    Shunsu: - Il vostro amico è ferito in modo serio, non può proseguire con noi, e non possiamo portarcelo dietro, uno di voi dovrà avvertire la sabbia per farlo venire a prendere. -

    Qualunque decisione avessero preso, in breve tempo avrebbero dovuto ripartire, la decisione stava a loro, avvertire la Sabbia e lasciare lì l'otese, o accompagnarlo al villaggio della Sabbia, il più vicino. In ogni caso, Shiratoshi avrebbe atteso al massimo fino alle 10 del mattino, poi avrebbe ordinato ai suoi uomini di ripartire.

    Anzo: - Forza non possiamo perdere tempo, lasciatelo lì o ponete fine alle sue sofferenze, fa parte del suo mestiere morire per i nobili come me. -

    E dopo poco i due guardiani avrebbero spronato i cavalli verso nord-est. Chi del gruppo avesse proseguito, avrebbe notato l'approssimarsi di una conformazione scura all'orizzonte. Nel giro di un paio d'ore avrebbero avuto addosso una brutta tempesta. E nel deserto le tempeste sono molto particolari, non si tratta di pioggia, ma di forte vento, e con esso, grossi banchi di sabbia trasportati in aria avrebbero scosso la compagnia.
    Anzo non sembrava minimamente preoccupato, dentro al suo carro personale su cui sedeva la guardia col passamontagna, che ancora non aveva proferito parola, mentre Shunsu aveva informato i ninja dell'approssimarsi della tempesta di sabbia, e che sarebbe stato saggio proseguire il più possibile nella speranza di trovare un riparo, prima che la tempesta avesse trovato loro. Purtroppo in vista non c'erano conformazioni rocciose o caverne, solo sabbia.


    [ore 12.00]

    La tempesta incombeva su di loro, era possibile scorgere in lontananza banchi di sabbia alti come tsunami avvicinarsi, alti decine di metri, e le pochissime palme davanti a loro, già venivano scosse dalle raffiche di vento che imperversavano nel deserto. I ninja erano all'aperto, e non avevano alcun aiuto dato dall'ambiente, si sarebbero difesi dalla tempesta?

    [Offgame]

    Shunsu vi ha consigliato di proseguire il più possibile. Nel caso vi fermiate alle 12.00 avrete circa mezzora prima di essere investiti dalla tempesta, altrimenti avrete ovviamente più tempo. Le sabbie e i venti che le trasportano premono contro di voi ad una forza pari a 400. Restare nella tempesta infligge un danno pari a Leggera per ogni azione che effettuate in ogni vostro post nel quale restate nelle raffiche, fino al passare delle stesse. Il danno è ridotto a 1/2 leggera nel caso vi nascondiate in qualche modo senza effettuare azioni.
    Data la situazione agitata durante la notte che vi impedisce un riposo adeguato, non recuperate il chakra speso fino a questo momento.
    Potete sfruttare i due png mantenendone i comportamenti da me descritti, considerateli Energie Verdi. Anzo resterà nel carro a meno che non riceva un ordine preciso. I Cavalli sono Energie Bianche.
     
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    Qualcosa puzzava. Puzzava tremendamente. E non mi riferivo soltanto ai calzari del vecchio bastardo.
    Le mie parole scivolarono su Anzo come acqua sul vetro, ottenendo come unica risposta solo ulteriori disprezzamenti e... Ed un paio di calzari sporchi. Luridi. Schifosi. Insomma, ci siamo capiti, puzzavano orribilmente. Restai immobile mentre i calzari colpivano le mie gambe. Il mio sguardo li avevi seguiti, vedendoli solcare l'aria fino a che non giunsero sui miei piedi. Non so ancora come riuscii a trattenermi dallo sfoderare la spada e staccargli la testa dalle spalle. Il mio pallido viso divenne paonazzo, con una grossa vena sulla tempia in bella vista. Chiusi i pugni per smorzare la rabbia e il fastidio, quindi presi entrambi i calzari e, senza onorificenze o formule di congedo, diedi le spalle al vecchio, allontanandomi prima di compiere una sciocchezza.

    Sarei tornato dietro il carro, dove avevamo scavato la buca per l'acqua e, una volta in vicinanza di Shizuka, gli avrei tirato con delicatezza i calzari ai suoi piedi. « Io lo ammazzo prima di arrivare a Kiri. Oh, si, l'ammazzo prima. » Mi avrebbe sentito borbottare una volta liberatomi dei calzari. « Vuole che gli laviamo quei luridi calzari... Ma ti rendi conto? Gli posso tagliare le gambe? Tanto sta seduto, non gli servono... E il mondo intero mi ringrazierebbe per la miglioria che porterei al mondo in termini di inquinamento senza quei regali piedi a tormentare l'ambiente... » Colpivo l'aria con le mani. « Ma poi, vorrei sapere, dove diavolo tiene quei piedi. Sanno di... Medicina, diavolo, che diavolo di odore è? Ammoniaca? » Solo allora, se Shizuka mi avesse detto ciò che aveva trovato - o meglio, non trovato - nella carovana di Anzo, avrei incominciato a farmi qualche domanda. « Quindi mi stai dicendo che questo vecchio bastardo... » Ormai aveva il suo nuovo, meritato, nomignolo. « Non sta portando niente di valore? E noi a che serviamo, scusa? La missione diceva di proteggere il carico e Anzo, ma se non c'è il carico cosa dovremmo fare? » Domande a cui non saremmo stati in grado di trovare risposta. Puzza di ammoniaca, quella ve ne era in abbondanza. « Ammoniaca... Cosa diavolo può portare che contiene così tanta ammoniaca? Cos'è? Un disinfettante ambulante? » Quella storia puzzava, formalmente e sostanzialmente. « Bah, non ci capisco niente. Dobbiamo avere più informazioni, non c'è nessuno di quei tizi che me la racconta giusta. Un muto, un finto servizievole e il vecchio bastardo. Ci stanno nascondendo qualcosa. Qualcuno ha modo per prendere qualche informazione da una delle due guardie? » Non ero in grado di ottenere informazioni, se non con la forza, quindi domandai se qualcuno fosse in grado di farlo. Se fosse stato così mi sarei messo a disposizione per eventuali piani. Le due guardie si trovavano raramente insieme, ed Anzo era troppo occupato a non fare nulla, non sarebbe dovuto essere troppo difficile.

    Il giorno passò e arrivò la sera, tra alti e bassi, tra caldo e poca acqua e con giusto qualche dattero. Mi limitai ad osservare da lontano Anzo, essendo totalmente impossibile aprire uno spiraglio di comunicazione con lui, ad allestire l'accampamento nel migliore dei modi possibili e a riposare per quanto possibile. Passò l'ora di cena, quindi Anzo e le guardie si misero a riposare, mentre noi ci davamo i cambi nella guardia. Stavo dormendo sonni tranquilli quando un urlo spezzò il cielo. Mi alzai di scatto dal sacco a pelo dentro la tenda ed uscii con i soli pantaloni ed il fuuma kunai in mano. I miei due cloni, entrambi fuori dalla tenda, ebbero modo di vedere prima di me ciò che era successo. Gama si trovava letteralmente trapassato a terra, con la sabbia color rosso scuro. « AIUTO! Dannazione, aiuto! Hanno colpito il Mikawa! » Avrei urlato ad alta voce, mentre i miei due cloni si andavano a posizionare, a circa 10 metri di distanza l'uno dall'altro, sulle ginocchia ad osservare il territorio intorno a noi. Era buio pesto, non c'era alcuna luce, e nelle vicinanze non sembrava esserci l'ombra di anima viva. Notai solo allora l'enorme dardo color nero conficcato nel carro. Era riuscito a trapassare completamente un corpo umano, e da distanza veramente considerevole. « Oh che schifo! Merda! » Chiunque avesse tirato quel dardo, era estremamente in gamba. Corsi accovacciato verso il corpo dell'Otese disteso a terra. « Serve un medico qui! Rischia di morire dissanguato! Presto! » Incominciai a sudare freddo, mentre tenevo tra le mani il volto di Hisagi. Se qualcuno fosse stato in grado di fermare la grave emorragia, solo allora, avrei cominciato a ragionare sulla situazione.
    Il dardo era enorme, lungo come quasi una persona. Per lanciarlo sarebbe servito un meccanismo altrettanto enorme, e le dimensioni parevano proprio suggerire che la distanza fosse notevole, anche perché ne io ne i miei cloni fummo in grado di localizzare alcun movimento. Avrei tentato di allontanarmi leggermente, di poche decine di metri, con i cloni davanti a me, dall'accampamento, ma il buio ed il vento non sembravano suggerire nient'altro che il nulla ai miei sensi. Tornai all'accampamento e mi rivolsi ai miei compagni di team. « Chiunque ci abbia attaccato sembra che non abbia intenzione di proseguire stasera... Un avvertimento? Perché attaccare in questo modo? Avrebbero potuto fare molti più danni di quelli che hanno fatto... » Guardai ancora Hisagi disteso a terra nel suo sangue. « Spostiamolo da qui, mettiamolo al riparo nella tenda... » Ma avevo già capito che non avrebbe potuto in alcun modo continuare la missione. Una volta spostato e riottenuto la calma del resto del team, presi la parola. « Mi sono stufato di non sapere che cazzo sta succedendo... Prendete il chiacchierone e ricordategli qual'è la nostra missione... Insomma, scopriamo che stanno nascondendo. » Se non avessero ottenuto informazioni nel pomeriggio, infatti, Akira aveva appena dato il via libera per procedere con le maniere forti. Con tutto quel trambusto, probabilmente, anche il nobile Anzo si sarebbe alzato dal suo giaciglio, ed io avrei approfittato per entrare, con la forma se ci fosse stato bisogno, nella sua carovana, proprio dove Shizuka aveva riscontrato lo stesso odore di ammoniaca dei suoi calzari. Un qualsiasi suo lamento o intimazione a fermarmi sarebbe stata brutalmente ignorata. Ero infuriato e preoccupato, allo stesso tempo, e il vecchio bastardo già mi era andato abbondantemente sulle scatole. Lì, davanti alla carovana, un collegamento mi venne in mente. L'odore era tanto più forte nella carovana che addosso alle sue vesti. « Pff... » Esclamai mentre, se non avessi trovato assolutamente niente nella carovana, con il fuuma kunai incominciavo a incidere il legno dentro la carovana, proprio alla base, dove Anzo poggiava i piedi durante il viaggio, o dove si vedeva. Un doppiofondo da qualche parte? Chissà... Avrei fatto attenzione, magari aiutato anche da Shizuka, ed eventualmente avrei collaborato con lei nel modo che avrebbe reputato più giusto.

    Controllato dalla cima al fondo la carovana, mi riunii nuovamente al team per fare il punto della situazione laddove Shizuka e gli altri fossero riusciti a scoprire qualcosa, o magari io avessi trovato una qualche spiegazione a quella puzza. In qualsiasi dei due casi, una cosa era ancora più sicura: bisognava salvare Hisagi. « Mi è chiaro che non può restare qui con noi, dobbiamo portarlo indietro ora che possiamo... » Il pericolo poteva essere in agguato, ma se le mie supposizioni fossero state esatte non avrei trovato ostacoli. I miei cloni avrebbero avuto cura di spogliare Hisagi di ogni suoi bene o fardello che avrebbe potuto avere un'utilità per il proseguimento della missione, oltre che dei pesi inutili. Il viaggio sarebbe stato lungo, quanto la notte. « Lo riporto a Suna. Con i miei cloni che lo trasportano dovrei riuscire a raggiungervi domani mattina... » Esclamai, mentre mi preparavo per il viaggio, sistemando le vesti addosso. « Voi proseguite per la strada al mattino come accordato. Non ci vogliono uccidere, non subito perlomeno. Avrebbero potuto fare molte più vittime, ed invece si sono fermati. Il proiettile veniva da sud-est, più o meno... Io vado verso sud-ovest, dovrei stare tranquillo... » Speravo, mentre i miei cloni si caricavano Hisagi come meglio potevano. « Parto subito, ci vediamo domani mattina. » Detto questo, se nessuno avesse avuto niente da ridire - e anche se l'avesse avuto, avrebbe presto capito che Akira non era un tipo facilmente gestibile - avrei preso una buona quantità d'acqua per me e il ninja di Oto, quindi sarei partito di corsa seguito dai miei due cloni.

    Il viaggio sarebbe stato estremamente lungo e faticoso, più per la mancanza di sonno che altro. La temperatura, almeno, era confortante, visto che il caldo insopportabile tipico di Suna aveva lasciato spazio ad un ben più piacevole freddo desertico. Durante il viaggio sarei stato accorto nel non far mancare liquidi ad Hisagi, facendogli bere spesso acqua in abbondanza, anche più di quella che bevevo io. Se tutto fosse andato secondo i miei piani, ovvero se non fossi stato attaccato da nessuno, avrei raggiunto incolume il Villaggio della Sabbia. Una volta lì avrei strigliato il povero disgraziato di turno sulle mura. « Chiama la squadra medica! Veloce! Siamo della scorte del nobile Anzo! Siamo stati attaccati! » Speravo che all'udire quelle parole, sottolineando il nome del cugino del daymio del Vento, avrebbe spronato la sentinella a correre a chiedere supporto medico. Ancora con il fiatone per il viaggio e con le gambe indolenzite, dopo all'incirca quattro ore di viaggio, chinandomi sulle ginocchia guardando il Mikawa, che avrebbe dovuto ancora respirare. « Mi devi una gran cena eh... Ufff... » Rifiatai, finché - e se - la squadra medica fosse arrivata a prenderlo in custodia. « Voi! » Mi rivolsi ai medici. « E' gravemente ferito, curatelo come meglio potete, non dovrebbe essere in pericolo di vita, ha già subito un intervento di primo soccorso. Vorrei richiedervi, da parte del nobile Anzo, tutto quel che mi potete consegnare che abbia un'utilità medica. Deve essere facile da trasportare. Tonici, antidoti, strumenti medici e chirurgici... Insomma, fate voi. Anche cartebomba, sonagli, fil di ferro o quant'altro potesse essere utile al nobile Anzo per il viaggio. » Era una bugia che fosse una richiesta di Anzo, ma almeno mi avrebbero ascoltato, magari con un pò di timore. « E anche acqua. Tanta acqua, grazie. Anche il cibo non sarebbe disprezzato. » Avrei sperato che mi avessero dato ascolto, ma le mie richieste non erano finite. Dovevo sapere di più sul nobile bastardo Anzo. « Ascoltate, dovete dirmi tutto quel che sapete sul nobile Anzo... » Mi rivolsi ai medici, o anche alle sentinelle, se eventualmente si fossero avvicinate. « Voglio sapere se ha problemi personali con qualcuno, anche contrasti interni nella sua famiglia. Nemici, cattive amicizie, antichi cugini di terzo grado infuriati con lui... Voglio sapere se girano strane voci su di lui, se ha dei vizi, male voci intorno, malattie, debiti, se piscia da seduto o in piedi. Tutto. » Fui categorico e gelido nelle mie richieste. « E vorrei anche sapere perché i suoi abiti e nella sua carovana c'è un forte odore simile all'ammoniaca. Magari voi medici potete aiutarmi di più. E' qualcosa che rientra nei suoi affari? O ci sono eventuali informazioni che non possiedo? Da che cosa potrebbe derivare questo odore secondo voi? » Avrei insistito quanto più avessi potuto nell'ottenere informazioni, quindi, una volta ottenuto gli eventuali oggetti medici, tonici e armi richieste, avrei velocemente ringraziato i presenti e, dopo aver bevuto un grosso sorso d'acqua, avrei ripreso la corsa ad inseguire il mio team. Figurati se il bastardo avesse dato disposizione di attendermi.

    [...]

    La direzione era stata pattuita, quindi sapevo bene dove dirigermi. Il paese dell'Erba era il nostro prossimo punto di passaggio, quindi, con la direzione chiara in mente, un lungo viaggio di ritorno - intervallato da molte pause in cui mi sarei dedicato passivamente alla mia idratazione - mi avrebbe atteso. Sperando di essere ancora in vita, non avrei saputo a che distanza e quanto tempo avrei impiegato per raggiungere nuovamente la carovana, poiché sarebbe toccato a Shizuka decidere se e quando fermarmi per fronteggiare la tempesta di sabbia. Akira avrebbe proseguito quanto più avrebbe potuto, sperando - verosimilmente, visto che si muoveva ad una velocità di gran lunga superiore alla loro, e visto anche le diverse ore di viaggio di vantaggio nei loro confronti - di trovare il team prima di essere investito dalla tempesta.

    Se così fosse stato, avrei prima di tutto riportato tutte le eventuali informazioni che ero riuscito a reperire a Shizuka, quindi, senza perdere troppo tempo, avrei aiutato lei a erigere il campo in preparazione della tempesta. I miei suggerimenti sarebbero stati semplici. In quel poco tempo avrei detto di far schierare le carovane in direzione della tempesta di sabbia, con dietro delle eventuali palme che il paesaggio avrebbe messo a disposizione. A quel punto avrei cercato di montare le tende in modo da coprire, una ciascuna, i carri con i teli, e avrei fissato i teli a terra legandoli alle palme e alle ruote stesse delle carovane. All'interno di una tenda avremmo riposto i cavalli, e ci saremmo curati di prendere quante più sacche, o comunque qualsiasi cosa da poter utilizzare come peso, dalle carovane per disporle su tutto il perimetro dei due teli, opportunamente rigirati verso l'interno, così da evitare di lasciar entrare sabbia dal'esterno, o comunque limitarne molto l'ingresso. Nell'altra tenda, ovviamente preparata allo stesso modo, ci saremmo stati noi. Ero comunque aperto ad ogni suggerimento, e avrei aiutato la Kobayashi nel mettere in atto tutte le sue accortezze.

    Se invece non avessi raggiunto il resto del team, per me si sarebbe messa molto male. Da solo - eccezion fatta per i miei due fedeli cloni - e in campo aperto, senza alcuna protezione, avrei potuto soltanto avvicinarmi alla palma più grossa nelle vicinanze e, una volta lì, avrei tirato cercato di scavare un piccolo giaciglio dietro la palma. Lì mi sarei steso, utilizzando tutto quello che potevo avere di più simile ad un telo per coprirmi. Sopra di me avrei disposto i miei cloni, uno sopra l'altro, che avrebbero cercato di ergersi tra me e la sabbia quanto più tempo avrebbero potuto. Avrei chiuso gli occhi e avrei atteso che finisse al più presto la tempesta. Non potevo fare nient'altro, se no che tentare di creare e mantenere per quanto più tempo avessi potuto un muro d'acqua se la situazione fosse divenuta veramente critica.

    Se sopravvissuto, mi sarei sbrigato a continuare sulla mia strada per raggiungere i miei compagni e, finalmente, riposare un pò il mio stremato corpo.

    Che schifo di giornata.



    OT/ Non ho scritto e inserito alcuna tecnica o consumi di chakra, avendo fatto un sacco di ipotetiche, farò eventualmente nel prossimo post i dovuti conteggi. E' comunque tutto presente in scheda quest.

    I miei cloni hanno entrambi 1 leggera di vitalità.

    Praticamente richiedo agli eventuali png di supporto a Suna quante più cose possibili trasportabili utili per una missione, e se non è chiaro prendo da Gama tutte le sue armi ed equipaggiamenti (tonici, bombe, ecc..).
     
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    EVALUATION

    Fear cannot be banished, but it can be calm and without panic;
    it can be mitigated by reason and evaluation.




    Si era sempre considerata piuttosto sfigata e quando aprì la porta del secondo carro non poté che confermare quella versione dei fatti. Non fece nessuna smorfia né ebbe alcuna particolare reazione nonostante il puzzo che la investì; si limitò insomma a seguire il copione che aveva stabilito nella sua mente, la quale, però, già lavorava ininterrottamente.
    Aveva capito che qualcosa non andava dal momento in cui aveva sentito che a viaggiare era Anzo in persona. Nata mercante, conosceva quel mondo e le persone che lo popolavano meglio di chiunque altro, e nessun nobile si azzardava a intraprendere un viaggio come quello, soprattutto con quelle condizioni e costanti. Poi tutta quella fretta. Il cambio di direzione improvviso. E non certo meno importante, l'odore.
    Si chiese se non stesse semplicemente pensando troppo. Le capitava spesso di rielaborare all'infinito dettagli pressoché inutili che il suo carattere stancamente analitico modificava tramutandoli in pericoli inesistenti, ma non poteva fare a meno di unire tutti i punti del suo tassello mentale, di creare la cornice con le reazioni delle due guardie e del mercante...
    Esitò, aggrottando la fronte mentre posava le mani sporche di sabbia bagnata sui suoi pantaloni. Era la sua indole paranoica a farle temere il peggio, oppure quel peggio era realmente concreto?

    “Io lo ammazzo prima di arrivare a Kiri. Oh, si, l'ammazzo prima.”



    Qualcosa cadde vicino alle sue ginocchia, lanciato, e non le fu dato il tempo di controllare cosa fosse prima di essere di nuovo investita da un tanfo insopportabile, simile sotto molti aspetti all'ammoniaca. Inconsciamente arricciò il naso, voltandosi poi a guardare un paio di calzari consunti e sudici. Rimase così, immobile, mentre a qualche passo da lei Akira blaterava istericamente su questo e quell'altro odio nei confronti del loro inetto mandante...
    ...ma lei non stava quasi più ascoltando. Solo una parola di quel fiume parve stuzzicare qualcosa in lei, infiammando una considerazione latente.
    Afferrò di scatto i calzari, e senza pensarci se li avvicinò un poco al naso. Benché il suo primo istinto fu quello di rigettare, Shizuka si trattenne mentre la sua mente elaborava freneticamente.
    «Non è puzzo di medicina...» Sussurrò improvvisamente, con gli occhi dilatati in un punto indefinito del suolo.
    No, forse non era puzzo di medicina. Forse era puzzo di quello che c'era se la medicina non veniva usata.
    Puzzo di malattia, piuttosto. Di infezione batterica.
    La composizione ammoniaca poteva essere utilizzata in molti campi, e aveva ragionato su ciascuno di quelli cercando una soluzione a dirimere i suoi dubbi: aveva ventilato la possibilità di una produzione di esplosivi, agenti chimici corrosivi, per un attimo aveva persino assurdamente creduto che avessero pulito il carro prima di partire. Ma in ciascuna di quelle valutazioni non aveva ricompreso il quadro generale, non aveva cioè unito tutti i punti, inserito ogni partecipante di quella recita.
    Suo malgrado si vide ad esitare mentre lasciava cadere al suolo le scarpe.
    «Akira.» Disse a quel punto la ragazza, alzando i suoi occhi verdi in quelli dell'interlocutore. «Vorrei chiederti un favore, se per te va bene...»

    [...]



    La sera arrivò e con essa la stanchezza per tutte le incombenze svolte durante la giornata.
    Tirar su un allestimento, e in generale gestire le emozioni portate da quel contesto, sarebbe stato difficile per tutti, anche per lei. Nonostante ciò Shizuka cercò come poté di alleggerire l'animo dei suoi compagni durante la cena, facendo qualche battuta scherzosa e raccontando gli aneddoti divertenti che aveva imparato durante i suoi viaggi. E come premio per il suo grande impegno da supposta capogruppo, gli Dei la vollero premiare con un dono arrivato dai cieli: una freccia dei messaggeri celesti.
    ...Fu dunque davvero un peccato che quel premio fosse stato lanciato male, in effetti invece di planare dolcemente ai suoi piedi trapassò la milza del Mikawa mentre lei, distesa nella tenda assieme all'uomo con il passamontagna, avvolta in una spessa coperta di lana e ancora nel suo mantello, cercava di dormire.
    In un istante, fu il caos.
    Akira uscì dalla tenda urlando, Uriko si svegliò di soprassalto, e le grida si levarono in un istante talmente forti che lei dovette muoversi alla massima velocità concessa dal suo corpo intorpidito dal sonno per portarsi al fianco dell'Hozuki, a cui avrebbe cercato di tappare la bocca. Era buio, ma per loro fortuna il chiarore di una luna tersa permetteva di orientarsi e di vedere con la chiarezza tipica della notte, quando i loro occhi si fossero abituati all'oscurità.
    «Chiudi la bocca Akira.» Disse la ragazza, freddamente, accucciandosi a terra e trascinando con sé il ninja di Kiri. Poi si sbrigò a rivolgersi agli altri. «Calmatevi. Non è successo niente di irrimediabile.» Affermò con voce impostata, ma non seppe dove trovò il coraggio di dire una cosa del genere quando i suoi occhi si fermarono sul corpo di Hisagi.
    Di punto in bianco sentì tutto il sangue del suo corpo cristallizzarsi. Non era possibile. Da dove avevano colpito? Da dove?
    Mosse con circospezione la testa attorno a sé ma non vide né percepì niente. Non era davvero possibile... un sensitivo, forse? Cosa poteva avvertire con una precisione di quel genere i movimenti di qualcuno posizionato a così grande distanza?
    Chiuse gli occhi e in meno di un secondo ventilò qualsiasi possibilità, dagli odori alla percezione dei suoni, ma fu ben presto chiaro che non aveva il lusso del tempo e dopo aver premuto per l'ultima volta, con convinzione, una mano sulla bocca di Akira, la ragazza si allontanò, scivolando accanto al Mikawa. Le bastò una rapida occhiata e qualche pressione sul corpo del compagno per capire l'entità delle condizioni di lui [Conoscenza Medica (Intermedia)]
    Conoscenza Medica (Intermedia) [2]
    Conoscenza: L'utilizzatore può diagnosticare e trattare anche status Medio; richiedono 6 slot azione/tecnica per eliminarli. Può eseguire interventi di pronto soccorso e medicare le ferite: l'entità della ferita medicata si ridurrà di leggera ogni giorno. Possiede conoscenze anatomiche che gli permettono di individuare i punti deboli e resistenti degli avversari, anche nella concitazione della battaglia. Può possedere slot [Veleno] per antidoti.
    [Richiede Conoscenza Medica (Base)]
    .
    «Hisagi.» Disse in un sussurro. Aveva le mani lorde del suo sangue. «Ti spiegherò rapidamente la situazione: la tua ferita è grave, ma non letale. Tu sei un Mikawa, quindi possiamo reputarci addirittura fortunati. Sei già capace di usare l'innata del tuo Clan?» Domandò veloce. Sentì un flusso di calore darle nuovamente colorito al volto quando lo shinobi, straziato dal dolore, annuì. «Avrò bisogno del tuo aiuto, allora. Ti prego, resisti. Io sono qui accanto a te, non ti lascio.» E detto questo si affrettò a spiegare come avrebbe agito: quando il Mikawa avesse bloccato il suo sangue, per impedire un'emorragia interna troppo grande da gestire, lei avrebbe estratto il dardo dal suo corpo e subito avrebbe cominciato ad operare, sanando la ferita e stabilizzandola. Purtroppo, con quanto aveva a disposizione, non poteva ricreare l'organo interno, ma poteva mettere il corpo dell'otese nelle condizioni di arrivare a Suna e lì di essere operato.
    Questa strategia non le avrebbe solo permesso di aver a disposizione il dardo, che avrebbe conservato per effettuare valutazioni sul materiale e la composizione, ma anche di risparmiare il chakra che sarebbe stato altrimenti necessario per curarlo del tutto, una perdita ingente che non si poteva permettere. Era chiaro che era l'unico medico della carovana, e con tre civili e due compagni, non poteva rischiare di compromettere la sua efficienza per un solo Shinobi... era una scelta brutta, ma non ingiusta. Era la più ragionevole da fare in quel contesto. E lei la fece.
    Ad un suo cenno della testa, dunque, la Chunin sfilò il dardo mentre il Mikawa fermava il suo sangue, attivando contemporaneamente le sue abilità mediche [Mani Curative]
    Tecnica delle Mani Curative - Shousen Jutsu
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Tocco
    L'utilizzatore può ripristinare l'energia vitale guarendo i danni e status. La vitalità non verrà ripristinata, non rigenera arti amputati o organi interni distrutti, gli oggetti presenti all'interno delle ferite non sono rimossi. È possibile guarire ferite differenti, entro la Guarigione Massima; è possibile alleviare ferite d’entità superiore la Guarigione Massima.
    Tipo: Ninjutsu - Hikariton
    (Livello: 3 / Consumo:Basso per Leggera guarita )
    [Guarigione Massima: Leggera per grado]
    con le quali avrebbe iniziato ad operare dall'interno, cauterizzando la ferita sia frontalmente che posteriormente la milza e l'addome-schiena, così da chiudere la ferita ad un livello tale che anche un eventuale spostamento più movimentato del concesso non avrebbe permesso la riapertura o quantomeno il peggioramento delle sue condizioni [Conoscenza Chirurgica]
    Conoscenza Chirurgica [2]
    Conoscenza: L'utilizzatore può effettuare operazioni chirurgiche tramite il chakra, potendo compiere efficaci interventi senza l'utilizzo di nessun kit medico. L'entità di rigenerazione giornaliera delle ferite del paziente alle cure di pronto soccorso dell'utilizzatore è raddoppiata. L’interventi per la rimozione degli status richiede 1 slot azione/tecniche per status Leggero, 2 per status Medio, 3 per status Grave; sono esclusi gli status causati dai veleni.

    [Indole Guaritrice]
    Indole Guaritrice [0]
    Speciale: L'utilizzatore può guarire una maggiore quantità di ferite tramite la tecnica delle Mani Curative. La Guarigione Massima delle Mani Curative è Medioleggera per grado anziché Leggera per grado.

    .

    Solo quando fosse riuscita a stabilizzare l'otese, sarebbe ritornata con lo sguardo sui suoi compagni.
    La reazione di tutti fu più calma di quel che aveva immaginato: Uriko era terrorizzata, ma non aveva gridato neanche una volta, rimanendo appiccicata ai cavalli come se questi avessero chissà quale potere salvificante; mentre le due guardie estranee erano attente, guardinghe, ma non agitate. Dal nobile Anzo ancora nessuna presa di posizione. Fu presto evidente, dunque, che era Akira il vero problema.
    «Calmati.» Ordinò. La voce della ragazza sarebbe stata lapidaria e avrebbe colpito il kiriano con la stessa potenza di uno schiaffo. «La differenza tra un buon Shinobi e uno Shinobi inetto si denota in queste condizioni. Se non sei capace di controllare le tue emozioni di fronte all'emergenza ritirati a vita civile e apri un negozio di articoli di pesca. Nessuno di noi ha bisogno delle tue reazioni del cazzo.» Disse gelida, inchiodando Akira sul posto. «Inoltre nessuno di voi userà il tono duro con nessuno, tantomeno te. Finché il tuo cervello non imparerà a collaborare con il tuo corpo, puoi sedere in quell'angolo e non fare chiasso.» E pensò di essere stata abbastanza chiara... peccato che per tutta risposta il Genin rimase sì fermo, ma in attesa che Shiratoshi Anzo si decidesse ad uscire dal suo carro, all'interno del quale entrò lui stesso. Questo, però, Shizuka non riuscì subito a notarlo. La sua attenzione, del resto, era rivolta ad altro.
    «Shiratoshi Anzo-sama, desidererei udienza con voi.»
    Fu molto educata nel parlare, un po' meno nel bloccare la strada al ricco mercante. Il sorriso che aveva sul viso era mellifluo quasi da risultare svenevole. Era chiaro quale fosse la parte che stava giocando adesso, una parte che era intenzionata a far fruttare. Qualora infatti il nobile avesse cercato di allontanarla, non avrebbe esitato ad afferrare lui il mento di lui con una mano [Stat.Blu], fare in modo che i suoi occhi incontrassero i suoi e, attivato il suo Sharingan, subire la sua Imposizione2 slot di illusione, efficacia 20, malus -3 concentrazione: "Fidati di me." si sarebbe limitata a dire, e reputò che questo sarebbe bastato. Finita l'eventuale illusione avrebbe sciolto l'innata, senza lasciare tracce.
    «Il dardo che è stato scagliato contro di noi era avvelenato, mio Signore.» Disse quando ebbe avuto modo di trovare un posto appartato e quanto più sicuro per sé e l'uomo. «Chi ci ha attaccato ha tentato di infettarci con qualche strana condizione patologica. Avete idea di chi potrebbe volere il male di questa spedizione? Siete a conoscenza di qualche fatto che potrebbe essere di rilievo affinché questa missione sia portata a buon termine? Vi prego, Shiratoshi-Ou, mi sapreste dire in cosa questa faccenda consiste realmente?» Avrebbe seguito ogni reazione del mercante con occhi attenti, pronti a cogliere la minima anomalia in lui. «Per vostra fortuna, mio Signore, sono stata definita come la migliore Shinobi medico di tutto il Paese del Fuoco, pertanto ho limitato l'infezione al ninja colpito che provvederò ad allontanare quanto prima.» Suppose di dover cercare di amplificare quanto più possibile la sua bravura per sanare il divario dell'essere donna e straniera. «Ho appurato che l'ambiente sia salubre, ho igienizzato me stessa e presto visiterò tutti gli altri membri della spedizione, ma siete voi la mia principale preoccupazione, mio Signore, e voglio che siate voi il primo ad essere al sicuro. E' per la vostra salute e incolumità che desidero potervi visitare, non voglio che niente vi capiti. Vi prego, permettetemi di servirvi al meglio delle mie abilità.» E così dicendo si sarebbe inchinata profondamente.
    La visita avrebbe comportato un check-up totale, concentrato soprattutto ai piedi e alle altre estremità corporee, con attenzione all'odore del sudore. Per quanto abietto quell'incarico potesse essere, la piccola kunoichi non si sarebbe preoccupata di annusare, toccare e valutare ogni condizione, e avrebbe accompagnato quella scrupolosa visita ponendo domande sullo stato di salute del nobile, giustificando poi il suo interesse con la possibilità di confezionare quanto prima un antidoto da tenere pronto in caso d'evenienza, ma che doveva essere ovviamente compatibile con l'anamnesi del Signore perché non desse a questo fastidio. Avrebbe considerata finita l'analisi medica solo quando avesse ottenuto una risposta.
    Non c'erano situazioni che non potevano essere risolte, a patto di conoscerne le costanti. Così aveva sempre immaginato.
    Con questa idea in mente si sarebbe dunque recata dall'uomo con il passamontagna, che avrebbe condotto in un luogo appartato, anche lui con la stessa spiegazione data ad Anzo o con qualche altra più convincente, se necessario. Visto il carattere dell'uomo non reputava di dover attivare lo sharingan, ma qualora fosse stato necessario, lo avrebbe riproposto con la medesima impostazione precedente.
    Quando infine fosse stata capace di ottenere la riservatezza a lei necessaria, si sarebbe limitata a sorridere.
    «Desidererei che ti togliessi quel coso dalla faccia e ti esprimessi.» Avrebbe detto molto educatamente a quel punto. «In caso contrario te lo strapperò io dalla testa, ma non assicuro che porterò via solo il tessuto. Ho parlato con Shunsu, e devo comprovare le mie idee. Non sono una persona che apprezza prendere posizione senza prima le dovute valutazioni, mi piace il duro lavoro e il lavoro efficiente, faccio solo il mio dovere e cerco sempre di farlo bene, perciò togliti quel passamontagna e lascia che giudichi di persona. Voglio che sia tua a spiegarmi cosa diavolo sta succedendo.» Azzardò oltre quello che poteva permettersi, lo sapeva, ma arrivati a quel punto poteva considerare la missione già abbastanza compromessa da tentare oltre la sicurezza lecita. Aveva delle idee, timori e dubbi per la maggior parte, ma aveva bisogno davvero di un quadro completo.
    Qualora la guardia avesse ubbidito, la ragazza avrebbe ascoltato quello che avrebbe voluto dirgli... ma se si fosse rivelato incapace di parlare, o con qualche altro genere di problema, non avrebbe esitato a visitarlo, in caso lo ritenesse necessario. In particolare, a dispetto dell'andamento della vicenda, avrebbe cercato di annusare la bocca dell'uomo e se ci fosse riuscita, approfittando della posizione, persino il retro delle orecchie di lui, rinomatamente una delle parti del corpo umano che tendevano a sudare per prime e in modo più abbondante.
    Anche in questo caso avrebbe cercato di ottenere il massimo profitto dall'incontro, adottando il comportamento e l'empatia che sperava fosse quella giusta ad avere il massimo riscontro alle sue aspettative. Sapeva che ogni individuo aveva una chiave, una adatta ad aprire la serratura della fiducia o dell'estroversione emotiva, e pregava gli Dei che lei riuscisse ad individuare quella di tutti i presenti...
    Fu per questa ragione che non avvicinò Shunsu.
    Quella guardia fu l'unica che lasciò da parte, che non cercò di avvicinare né interrogare, ma a cui diede il beneficio di vederla confabulare amabilmente sia con Shiratoshi Anzo che con Urusei-san. Solo per qualche istante. Da lontano.
    Era talmente attenta a che egli vedesse ma non capisse, da porsi con il corpo a scherma delle parole sue e dell'interlocutore, così da evitare persino un possibile azzardo di lettura labiale.
    Vedeva, ma non sapeva. E questo, per il momento, le bastava.

    [...]



    Non aveva ben capito quando avesse bucato il carro del nobile Anzo, né perché lo avesse fatto... visto che quando tentò di strangolarlo, presa dalla rabbia, lui le fornì solo delle spiegazioni circa un doppio fondo e gli Dei solo sapevano cos'altro (fortunatamente l'apertura era poco meno di palmo, niente di compromettente, giacché Uriko aveva già cominciato a tapparlo con chiodi e un pezzo di legno preso da un coperchio di una delle scatole vuote nel carro piccino, avendo però avuto prima premura di controllare minuziosamente quanto il compaesano aveva suggerito e anche di assicurarsi di non rovinare gli oggetti del Signore, soprattutto un plico di documenti, che Shizuka le aveva chiesto di portarle, rassicurandola nel dirle che erano solo le mappe geografiche del paese che lei doveva leggere), ma certo era che Akira Hozuki se l'era poi svignata decidendo di essere lui il prescelto per portare Hisagi a casa.
    Avrebbe chiesto ad Uriko, di ritorno sperava con quanto le aveva chiesto, un tonico per il chakra, asserendo di non averne, e qualora la kiriana avesse acconsentito a dargliene uno dei propri, lei se lo sarebbe infilato in bocca, masticandolo con rabbia croccante nel far schioccare la lingua in presunte minacce di morte ogni volta che il suo sguardo incontrava quello di Akira.
    Se avesse dovuto essere onesta non voleva separare il gruppo, era l'errore più scontato di sempre dopo cercare l'assassino nel seminterrato di un edificio buio, ma il Mikawa aveva bisogno di cure serie e anche se lei aveva ventilato la possibilità di imporre su di lui un sigillo per rimandarlo a casa sui propri piedi, Akira aveva insistito talmente tanto, asserendo di poter raccogliere informazioni e portare oggetti utili al gruppo, che alla fine, insieme, avevano deciso essere quella la soluzione più giusta.
    Come che fosse andata, sia per lei che per lui, erano un team. E i team decidevano e lavoravano insieme, così aveva sempre pensato.
    «Ci sono diversi modi per individuare qualcuno a lunghissima distanza.» Disse la ragazza al giovane Hozuki. «Possiamo avere a che fare con un sensitivo, o con un individuo a percezione aumentata. Ho studiato anche alcune abilità innate che implementano questo genere di capacità, ma non possiamo prendere in considerazione tutte le possibilità, stavolta. Ci può andar male o bene, tutto qua.» Parlava svelta mentre sistemava Hisagi dentro il di lui mantello. Si assicurò che le sue medicazioni reggessero al viaggio, ripulì il corpo con un panno imbevuto di acqua tergendo sangue e sudore, dicendo poi di fare lo stesso ad Akira per togliere quanto più possibile l'odore. «Questo è il mio portafortuna. Sta fermo.» E così dicendo, alzò una mano a toccare la fronte di Akira e, contemporaneamente, uno dei cavalli. Si concentrò, chiudendo gli occhi, e a quel punto effettuò un cambio chakricoPianificazione
    Villaggio: Personale
    Posizioni Magiche: Disegno (10)
    L'utilizzatore, apponendo il sigillo su se o su terzi, può cambiare il colore del chakra alterando alcune caratteristiche dello stesso come quantità di chakra posseduta, impronte e abilità innate. Non può nascondere la presenza di Demoni o altre entità risedenti nel corpo su cui appone il sigillo. Il sigillo dura massimo un giorno.
    Tipo: Fuuinjutsu – Ninpou
    (Livello: 4 / Consumo: Medioalto)
    [Da Genin in su]

    tra le due creature. Così facendo sperava di poter dare una possibilità maggiore al ragazzo di arrivare salvo a Suna ma, altrettanto, dava a se stessa una possibilità di capire chi era l'avversario con cui stava combattendo... che la sua strategia fosse andata bene, o male «Seguiremo quella strada.» Indicò nord-est. «Ti aspetterò quanto mi è possibile, ma rammenta di essere cauto e di riposarti un poco. Chiedi tonici per chakra ed energia. Chiedi strumentazioni mediche per isolamento da patologia B, operazioni d'emergenza di tipo 8 e C, e qualsiasi cosa possa sembrarti utile al caso. Dì loro di spedire il conto all'Amministrazione di Konoha, presso Takumi Murasamaki.» Sorrise, suo malgrado. «Ah, e per favore, anche uno di questi.» E disegnò con l'indice una radio con registratore a terra. «Ci terrà compagnia durante il viaggio, sarà divertente, sono sicura che tirerà su il morale di tutti!» Si portò un dito di fronte alla bocca, imponendo il silenzio di replica al compagno, poi disegnò nella sabbia una mappa geografica approssimativa. «Ci muoveremo così, farò in modo di non cambiare il tragitto, segui la strada e torna da noi.» Esitò, chiudendo gli occhi. Non aveva mai fatto la capogruppo (poteva davvero considerarsi tale?) e non aveva idea di cosa dover dire in una situazione del genere. Aveva il cervello in fiamme, viveva nell'idea di continuare a dimenticarsi qualcosa di importante. «Ricorda di me una cosa: non amo spostarmi in gruppo, mi sento vulnerabile e poco sicura. In caso di pericolo, soprattutto se non preventivato e improvviso, adotterò sempre la scelta più cauta per proteggere la mia carovana, anche se questo significa rallentare l'andamento della missione. Chi va piano va lontano, o qualcosa del genere. Sono nata mercante, e sono abituata a gestire civili, quindi penso da civile in questi casi.»

    Ed era vero.
    Quando la tempesta di sabbia si delineò in lontananza, Shizuka non poté fare a meno di sentire tutto il sangue del suo corpo defluire ai piedi. Il suo primo pensiero, presa dall'angoscia, fu per Akira. Pensò rapidamente, ascoltando i pareri di Shunsu.
    Muoversi non era saggio –rifletté controllando in giro: non era necessario avere una vista particolarmente sviluppata per rendersi conto che non c'erano ripari se non delle palme–, né per la carovana né per l'Hozuki che forse avrebbe potuto raggiungerli.
    Il vento cominciava ad alzarsi e lei, immobile di fronte al gruppo, sentì un tremito lungo la spina dorsale: fare la capogruppo era una merda. Non era questione di crepare da sola, cosa a cui bene o male era sempre stata pronta, lì se sbagliava si fotteva tutta quella gente.
    Deglutì e cercò di calmarsi. Andava tutto bene. Non era la prima volta che affrontava una tempesta di sabbia... e questo perché prima di essere una Shinobi, era una Kobayashi. Aveva viaggiato in carovane di addirittura cinque carri e venti cavalli già dall'età di tre anni, girando il continente con suo padre, affrontando ogni genere di situazione climatica, incontrando ogni tipo di popolo e usanza, mettendosi alla prova con qualsiasi possibilità. A differenza di qualsiasi altro genere di mercante, difatti, i Kobayashi non dominavano un impero economico perché rimanevano ad ingrassare nei salotti delle loro magioni, ma perché sapevano affrontare ogni situazione e creare dallo zero assoluto. Almeno in questo doveva credere.
    «Prendete dei cenci dal carro piccolo.» Ordinò la ragazza, tirando fuori dalla sua grossa bisaccia ninja, legata dietro la schiena, lo straccio logoro che aveva preso il giorno prima dal pavimento della carrozza. «Al momento opportuno dovremo bagnarli d'acqua e avvolgerli attorno alla nostra testa per proteggere le mucose, gli occhi e la respirazione. Assicuratevi di fare qualcosa di approssimativo anche per i cavalli.» Chiamò a quel punto l'attenzione di Uriko e dell'uomo con il passamontagna. «Tappate le finestre di ambo le carrozze e assicuratevi che non entri sabbia da nessuna parte. Disponetele entrambe lontane da qualsiasi duna e in perfetta pianura, dove non ci siano avvallamenti. I cavalli, impastoiati, li voglio al centro.» Detto questo si girò verso Shunsu. «Voi lavorerete con me.» E detto questo si avvicinò di gran carriera al secondo carro, dentro il quale entrò e nel quale razzolò fino a tirarne fuori due bobine di grosse corde e una sega a quattro mani. Giacché nessuno si era offerto di elencarle gli oggetti che erano nel carro piccolo, Shizuka si era difatti presa la libertà, prima di partire, di aprire tutte le scatole e tutti i contenitori che aveva adocchiato il giorno prima: c'erano diverse cose, alcune utili e altre meno, e anche diverse bocce, sacchi e scatole vuote. Poteva solo ringraziare che, bene o male, quello che sperava la servisse davvero, c'era.
    Spiegò rapidamente a Shunsu il da farsi: tagliare le sei palme che c'erano nella zona, legarle insieme a formare una barriera di legno, e piantarla in terra a protezione della carovana.
    «Il vento soffia in una sola direzione, perché se facesse il contrario si annullerebbe o la sua potenza sarebbe meno di quella di un soffio d'inverno.» Spiegò, infilandosi un dito in bocca e alzandolo verso l'alto. Era già la terza volta che lo faceva e sapeva che, una volta decisa, la direzione del vento non cambiava in quelle condizioni. «Non ci sono ripari, né formazioni rocciose. Se continuassimo a marciare finiremmo nella tempesta, i cavalli ne verrebbero disorientati e feriti, rischieremmo di perdere bestie e altri compagni. Al peggio i carri potrebbero persino danneggiarsi.» Inoltre, se i suoi calcoli erano giusti, pregava ancora che Akira riuscisse ad arrivare in tempo, se lei fosse rimasta lì. «Subiremo danni anche rimanendo fermi, ma potremo gestirli meglio.» Senza contare che stando ferma durante avrebbe potuto riposare, riprendersi di un po' di chakra e anche di forza, sia fisica che psicologica. «Abbiamo a disposizione meno di tre ore prima che la tempesta ci investa, ma noi ne impiegheremo molto meno della metà per costruire quello che sto dicendo. Sembra più complicato di quello che sembra.»
    Ed era possibile che avesse ancora ragione: costruire una barriera di legno si sarebbe rivelato più semplice del previsto. La parte difficile si sarebbe rivelata essere il recidere tutti i tronchi -il che richiese anche la collaborazione di Uriko e Urusei-san, nel mentre liberatisi dalle loro incombenze- ma una volta abbattuti, spostarli, unirli e stringerli, fu più veloce del previsto.
    Di tanto in tanto la ragazza alzava un dito al cielo, controllava l'andamento del vento, l'avvicinarsi della tempesta. Si preoccupava per Anzo, rassicurandolo con gentilezza e pregandolo di rimanere al riparo, per quanto l'esterno del deserto lo avrebbe potuto permettere. Shizuka aveva infatti precedentemente cercato di far accomodare il nobile fuori dalle carrozze, per sistemare l'allestimento senza tediarlo con continui spostamenti, così aveva suadentemente detto, e qualora fosse riuscita in quell'intento si sarebbe assicurata di entrare nel carro del Signore, per controllare la sistemazione di porte e finestre effettuata dai suoi compagni, diceva, cogliendo però l'occasione anche per passare in modo convinto uno straccetto sul pavimento e, qualora Uriko non fosse riuscita a prendere i fascicoli che le interessavano e questi fossero ancora in vista, infilare anche quelli sotto il suo mantello con un elegante movimento dello stesso.
    Piantarono i pali nella sabbia a due metri e mezzo di profondità, avendo premura di tenere gli elementi della barriera inclinati, questo per evitare che opponesse resistenza al vento, permettendo a questo di strapparla e portarla via; poi, seguendo lo stesso ragionamento per cui dove ci sono palme c'è acqua, bagnarono la sabbia per farla indurire, ripetendo l'operazione per due volte così da rendere il composto solido. Mai prima di quel momento aveva creduto di poter davvero desiderare la presenza di un manipolatore di Suna.
    Quando la barriera fu eretta, il che accadde quando Shizuka fu sicura della collocazione scelta da Uriko e Urusei per l'intero allestimento, la ragazza tirò fuori uno dei grossi tendoni dal carro piccolo e si affrettò a tirarlo dalla barriera sopra i cavalli, inchiodandolo al suolo oltre questi attraverso una serie di funi che coinvolgevano, per tenersi solide, anche il peso delle carrozze, disposte l'una di fronte all'altra, con le bestie in mezzo. In questo modo il tendone copriva sia gli animali che parte delle carrozze, usando la barriera di legno come protezione frontale.
    “Ci prenderà comunque” pensò la piccola Chunin, sudando. Non sapeva se era più spaventata, arrabbiata o stanca. “Ma ottimizzeremo i danni. Se mi riposo posso curarli. Posso proteggerli.” si ripeté, guardando l'allestimento. Lo aveva già usato. Era stata gente della Sabbia a insegnarlo a suo padre e a lei, aveva già gestito una tempesta di sabbia in quel modo.
    Si passò una manica sulla fronte imperlata di sudore e riscoprì le sue dita a tremare. Adesso cominciava a sentire la tensione.
    «Akira...» Gemette con voce strozzata tra sé e sé. Era un Hozuki, se la tempesta l'avesse preso in pieno, cosa ne sarebbe rimasto di lui? Poteva farcela, da solo?
    Si chiese se non dovesse correre indietro per supportarlo, ma capì prima di finire il pensiero che era una possibilità assurda. Uriko ormai sembrava in panne, si limitava ad obbedire ai suoi ordini senza dire né fare altro, fortunatamente abbastanza lucida per continuare a mantenere la tensione necessaria per essere vigile e attenta alle azioni e reazioni degli altri membri del gruppo, ma se avesse lei mollato non avrebbe probabilmente retto.
    Chiuse gli occhi, e cercò di calmarsi. Andava tutto bene.
    «Rimarremo tutti nelle due carrozze.» Annunciò senza mezzi termini a tutti. «Rimanere uniti dentro i carri ci permetterà di ripararci dalla sabbia, ma soprattutto...» E così dicendo si inchinò ad Anzo con riverenza. «...se dovesse succedere qualcosa, potremo agire più rapidamente per proteggervi. Mi rendo conto che la vostra pazienza sarà messa a dura prova durante l'attesa che dovrete condividere con noi, ma è una situazione d'emergenza, e la vostra incolumità è per questo gruppo, e per me, la maggior preoccupazione.» Accentuò l'inchino. «Se arriverà il momento in cui dovremo morire per voi, mio Signore, saremo lieti di accogliere quell'onore. Ma dobbiamo potervi servire al meglio, per lasciare di noi almeno una blanda soddisfazione nella vostra memoria. Non voglio altro che la vostra sicurezza e il vostro apprezzato compiacimento.» E così dicendo si batté il pugno sul torace facendo poi toccare allo stesso il suolo nell'inginocchiarsi.

    Avrebbe scelto i gruppi dentro le carrozze principalmente in base a ciò che Urusei e Shunsu avevano fatto capire lei durante i suoi comportamenti precedenti, assicurandosi così di avere il massimo controllo sulla situazione, ma essendo comunque lei la persona con Anzo. C'erano ancora alcune cose che non le tornavano e desiderava appurarle. Avrebbe usato quell'occasione per comprovarle del tutto.
    Sicuramente Akira aveva ragione, c'era qualcosa che puzzava. Ma temeva che non fosse solo qualcosa che prendeva il naso.
     
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    Dalla padella alla friggitrice



    Durante l'attacco al Mikawa, che provocò parecchio trambusto da svegliare il nobile, vecchio e ben poco nobile Anzo, tutti corsero in aiuto meno uno, che se ne sarebbe restato ben nascosto nel suo vagone, chiudendo ancora meglio il chiavistello, piuttosto che mettere il naso fuori; per quanto lo riguardava, quei ninja erano la sua assicurazione e sarebbero morti per lui, non aveva proprio il bisogno, nè l'intenzione di uscire a controllare. Entrambe le guardie si sparpagliarono attorno al campo base, per cercare di intercettare una eventuale minaccia, la loro priorità era proteggere il loro signore, non tanto Hisagi.
    Shizuka cercò di mantenere la calma e di diffondere questo stato mentale a tutta la squadra, dal momento che Akira era furente, e Uriko, praticamente alla sua prima missione, era nel panico più totale. La chunin si dimostrò dotata di fermezza, e cercò subito di stabilizzare il Mikawa, che però non le diete ascolto, non sembrò in grado di ricevere indicazioni, nè tanto meno di eseguire azioni; sembrava essere svenuto per la ferita subita, rendendo la guarigione leggermente più difficoltosa, allungando i tempi di recupero.
    La prontezza di riflessi e l'abilità della fogliosa però furono più che sufficienti a stabilizzare il danno del ninja: l'emorragia venne bloccata, e il foro quasi totalmente richiuso, almeno temporaneamente; un trasporto al villaggio della Sabbia per una vera e propria operazione avrebbe certamente salvato la vita al ninja.
    [Hisagi subisce un totale di 6 Ferite leggere alla vitalità localizzate nel busto]
    Terminata l'operazione d'urgenza, si sarebbe rivolta ai suoi compagni nel vero senso della parola schiaffeggiando Akira per farlo tornare alla realtà, e avere la sua attenzione.
    Appena la situazione si fosse un minimo stabilizzata, l'Hozuki avrebbe quasi sfondato la porta di legno della carrozza del nobile per investigare e cercare appiggli che potessero verificare i dubbi della squadra, inutile dire che il vecchio cercò di opporre resistenza, prima a parole...


    Anzo: - Che cosa stai facendo, lasciami, cane di un Kiriano, lasciami, vattene via, uhmmmff, maledetto esci, ESCI TI FARO TAGLIARE LA TESTA, INFAME PEZZENTE, VIA VIA DA QUI, VAI FUORI A MORIREEEE. -

    Quindi fisicamente. Inutile dire che il ragazzo di Kiri non aveva molte intenzioni cordiali, cercò di farsi spazio spingendo il vecchio per il vagone, che intanto si stava lamentando come una donnetta, dimenandosi come un pazzo, e venendo disgustato ogni volta che il ninja lo toccava per farlo spostare. La scena fu tragicomica. Oltretutto perchè il kiriano pur incidendo il vagone e setacciando attentamente e minuziosamente il vagone, non trovò alcun doppiofondo, nè scompartimento segreto, di nessun genere.

    Il vecchio emanava puzza di ammoniaca, quella era la sua unica colpa, non c'era nient'altro.
    Una volta completata l'ispezione, l'Hozuki si sarebbe allontanato per tornare dai compagni, lasciando un disperato, seminudo, e molto, molto indispettito Anzo a gambe mezze aperte, seduto sulle natiche, dentro al suo vagone, in preda al panico, posizione che non avrebbe abbandonato per diverso tempo, ma senza dimenticare di chiudersi nuovamente dentro; fino a che Shizuka non gli chiese gentilmente udienza, dato che fino a quel momento non avrebbe avuto la minima intenzione di farsi vedere, dato anche l'incontro con il kiriano appena terminato.
    Uscì lentamente e si trovò la strada bloccata dalla chunin, che era vicina. Anche troppo vicina.
    L'uomo non sembrava intenzionato a collaborare, e cercò di tagliare corto, notando che lei cercava di avere informazioni da lui, o anche solo sincerarsi delle di lui condizioni, quindi cercò di riprendere posto all'interno del carro, quando la mano di Shizuka, fulminea, bloccò il suo mento, stringendo, e impedendogli la fuga. In pochi istanti, gli occhi dei due si incontrarono, quelli di Shizuka, sicuri, quelli di Anzo, spaventati; lo Sharingan avrebbe fatto il resto. Avrebbe...dovuto.
    La reazione del vecchio non solo non sarebbe stata da manuale per Shizuka, ma addirittura sconvolgente! Il vecchio si riempì di odio, e le sputò direttamente in faccia, iniziando a strattonare via dal collo la presa della genin, urlando.


    Anzo: - CAGNA, LASCIAMI ANDARE, TI FARO' IMPICCARE PER QUESTO AFFRONTO, COME OSI AGGREDIRMI, LASCIAMI ANDARE IMMEDIATAMENTE, AIUTO, AIUTOOO MI VOGLIONO UCCIDERE. -

    Immediatamente le due guardie del nobile a dir poco "comparvero" accanto alla ninja, ai due lati, ognuno con una mano sulla propria spada infoderata, ma fu Shunsu a parlare, rivolgendosi alla ninja.

    Shunsu: - Calmiamoci adesso, la situazione ci sta sfuggendo di mano, abbiamo problemi più grandi di cui occuparci. Gentile Kunoichi, la supplico di lasciare il nostro signore, che evidentemente ha passato una serata davvero orribile, come tuti noi. Sarò felice di rispondere io alle sue domande se necessario. -

    Che Shizuka avesse lasciato la presa o meno, il vecchio strattonò via la presa approfittando della situazione, non tanto per la distrazione di Shizuka, quanto per una forza quasi sovrumana che esercitò per un momento nel collo, e che la ninja avrebbe certamente notato da un intorpidimento alle dita. Il vecchio sgattaiolò nella carovana, chiudendosi dentro, a chiave, e non sarebbe più uscito. Nemmeno se pregato. I ninja però lo avrebbero sentito imprecare ancora per molte ore. Cosa era appena successo? Come aveva fatto il vecchio a sfuggire allo sguardo del temibile Sharingan ? Shizuka avrebbe percepito molto bene che Anzo non era propriamente sfuggito alla sua illusione, ma piuttosto, questa non aveva colpito alcun bersaglio, come fosse andata totalmente a vuoto. La cosa era bizzarra a dir poco. I cloni di Akira avrebbero privato Hisagi di ogni equipaggiamento utile [Tutto ciò che volete, presente nella sua scheda postata in OT], per poi caricarlo sulle spalle di uno di loro, per trasportarlo a Suna, ma in quel momento accadde l'impensabile.
    Shizuka lasciò cadere l'invito di Shunsu a rivolgergli delle eventuali domande, per recarsi invece dall'uomo col passamontagna, e cercò di convincerlo a seguirla per delle informazioni. L'uomo sembrò reticente, quasi ignorarla, si oppose, anche se non in maniera aggressiva, come se la cosa fosse di disturbo, e la ninja non si fece problemi a usare di nuovo i suoi occhi; certamente si aspettava che l'illusione su di lui funzionasse.


    Quello che forse Shizuka non si aspettava, era che dopo un leggero tremolio, e un grugnito di dolore, la testa della guardia esplodesse in una nuvola di sangue con un POP rumoroso, coprendola di sangue, schegge di osso e frattaglie di cervello che volarono in ogni direzione, sporcando cose e persone. Il corpo, praticamente privo di testa e collo, cadde a terra sulle ginocchia, per poi dondolare e cadere di lato, a terra.
    In quel momento, Shunsu, che si trovava vicino ad Uriko, cambiò immediatamente espressione, e in un rapido movimento estrasse la spada componendo un movimento circolare, che terminò dopo aver versato del sangue. Durante l'estrazione eseguì un taglio trasversale sulla schiena della ragazza, profondo, che cadde a terra priva di sensi; forse senza nemmeno essersi accorta di quanto era successo, quindi si avventò sulla chunin senza esitazione, urlando.


    Shunsu: - TRADITORI, SIETE QUI PER UCCIDERCI! MORIRETE TUTTI! -

    Con pochi, precisi balzi, Shunsu coprì i metri che lo separavano da Shizuka, impugnando la sua wakizashi con entrambe le mani sull'elsa; la lama rivolta all'indietro sul lato destro del corpo, e cercò di eseguire un taglio verticale portando la spada in alto sopra la sua testa, per tagliare in due la kunoichi della foglia; la nottata stava diventando un vero e proprio incubo.
    La figura di Shunsu incombeva su di lei, pronto a segarla a metà, ma poco prima di sferrare il colpo, accadde un altro evento inspiegabile.


    [...]

    - Sei silenzioso. Tu non sei mai silenzioso. Cosa è successo. -
    - Io...io penso di aver sbagliato mira stavolta. -
    - Tu non sbagli mai mira, e le mie indicazioni sono giuste, dovresti aver colpito una delle due kunoichi, passo leggero, ma sicuro, forse la caposquadra, ti ho dato indicazioni precise, come avresti fatto a sbagliare. -

    In lontananza un leggero tonfo sordo non passò inaudito da una delle due figure misteriose.

    - Dimmi che quello non era un uccello. -
    - Io, penso di aver colpito un uccello che passava per caso. BEH MA CHE IMPORTA, HO FATTO UN MORTO, AH HA AH HA SI, AAHHHH SIIIIIII AHH COME STO GODENDO, HO FATTO UN MORTO. -
    - Non ho parole...Io rientro...-

    L'uomo con gli occhi chiusi si alzò, lasciando l'altro tizio a...masturbarsi, per aver appena ucciso qualcosa. Non il suo bersaglio, ma comunque qualcosa.

    [...]

    Tornando a noi, Shunsu era immobile, un oggetto scuro, rapidissimo, vibrando sul deserto, aveva appena trapassato il suo costato, all'altezza del cuore, superandolo, e mancando la testa di Shizuka di centimetri, millimetri forse, sparendo nella notte dietro di lei, proseguendo la sua folle corsa omicida per fermarsi chissà dove. Un'altra freccia come quella che aveva colpito il Mikawa contribuì a sporcare la kunoichi ulteriormente di sangue non suo. Era salva, in qualche modo.

    Shunsu era a terra, irrimediabilmente morto.

    Il bilancio della nottata era stato gravissimo, per vari motivi. Hisagi gravemente ferito, ma stabilizzato, la guardia col passamontagna con la testa esplosa in mille pezzi, Uriko a terra in un lago di sangue con la schiena squarciata, Shunsu morto, e un vecchio nobile che aveva sbirciato tutto da un foro nel legno del carro, e ora era convinto che i ninja inviati per proteggerlo, fossero in realtà terroristi sotto copertura, per rapirlo, o peggio, infastidirlo.
    Cosa era andato storto? Perchè le illusioni non avevano avuto effetto sul vecchio? Perchè sulla guardia mascherata avevano avuto..troppo effetto? Chi sta sparando frecce ai ninja da chissà dove? Tutte queste domande sembrano al momento prive di risposta e richiederanno tempo, tempo che i ninja feriti rischiano di non avere...Cosa avrebbero fatto ora i ninja? Avrebbero proseguito la missione? O sarebbero tornati a Suna con la coda tra le gambe, dove forse a causa di quanto visto da Anzo, li avrebbe attesi la corte marziale?

    Con la morte alle spalle, e di fronte a loro, dovevano scegliere quale strada prendere.


    OT
    CITAZIONE
    Interpost prima degli eventi della tempesta, mi avete messo in difficoltà, sono accaduti eventi che io non pensavo accadessero, almeno non così presto, e questo mi obbliga a un piccolo stop; le vostre azioni successive non vengono annullate, Akira parte comunque per la sabbia in seguito, ma a questo punto deve decidere se portare con sè anche Uriko, la quale ha subito una ferita Grave alla schiena, e come Hisagi è in piena emorragia.
    Gli eventi della tempesta sono anch'essi futuri e attivi, semplicemente ignorerò le parti che trattano di persone che purtroppo...sono decedute, non serve quindi trattare nuovamente le azioni future che avete appena narrato, a meno che non vogliate cambiare radicalmente alcune scelte, in quel caso siete certamente liberi di farlo.
    Gli eventi che vi sembrano strani, o ingiusti, hanno un significato che sarà spiegato più avanti.
    La missione è a serio rischio fallimento. Anzo vi considera ora dei veri e propri nukenin.
     
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    Sulla Lama di un Coltello


    Quella sarebbe stata una nottata veramente lunga.
    L'imboscata, se così si poteva chiamare, aveva gettato l'improvvisato accampamento nel caos più totale. Non che io non avessi le mie colpe, visto che nel caos ci sguazzavo, dato anche il mio non docile animo e carattere. Anzo si chiuse nella sua carovana, le sue due guardie si posizionarono in assetto da battaglia attorno alla sua carovana, Uriko tremava come una foglia secca su un albero in autunno, Hisagi stava crepando dissanguato come un agnellino. Io, per ultimo ma non ultimo, ero furioso. Arrabbiato, follemente. Non amavo restare in disparte, odiavo non sapere cosa stesse succedendo attorno a me, soprattutto se le cose mi interessavano in prima persona. E direi che essere bersagliato da frecce lunghe più di un metro, gettate da solo i Kami sanno dove, rientrava in questa ultima, particolare fattispecie.
    Quel che accadde dopo, beh... Diciamo che sarebbe stato degno di una ripresa cinematografica.
    Buttai giù, letteralmente, la porta della carovana dove si era rifugiato Anzo, e da lì a pochi minuto, malgrado le resistenze, gli insulti e le minacce, più o meno velate, del nobile, la aprii come una scatoletta di tonno. Controllai da tutte le parti, facendo uso anche delle armi, ma la mia indagine non portò a nessun risultato. Anzo non stava trasportando nulla. In compenso, puzzava come un carico di pesce andato a male.
    Uscii con un saltello dalla carovana, quasi nauseato. « Mi scusi nobile Anzo, era necessario. » Esclamai lapidario, rivolgendomi al vecchio e petulante nobile, mentre già mi allontanavo. « Sistemate un pò, voi... » Avrei chiesto ai miei due cloni, accompagnato da un nervoso gesto con la mano destra.
    Mi recai da Shizuka, la quale aveva appena finito di chiudere la vistosa ferita di Hisahi. « E' stabile adesso o rischiamo di perderlo? » Avrei chiesto, preoccupato per il compagno della missione. Era un valido elemento in combattimento, lo sapevo dopo aver collaborato con lui a Suna, e detestavo l'idea di perderlo con un colpo così... Meschino.
    Fu però Shizuka a riprendermi, verbalmente, sul mio comportamento. « Pff. » Sbuffai stizzito, mentre prendevo a spogliare Hisagi di tutto ciò che poteva essere utile. Una volta terminato, avrei ripreso a parlare, guardando negli occhi la kunoichi. « Forse ancora non ti è chiaro. Quello è un vecchio viziato e misogino, classista e razzista. Probabilmente per parlare con noi si dovrebbe prima trovare in una situazione a tu per tu con un nukenin che gli sta per tagliare la gola... » Presi un attimo fiato, continuando a parlare in modo glaciale. « E, anche in quel caso, non sono sicuro che chiederebbe aiuto a me, figuriamoci a te. » Mi riferivo, ovviamente, al suo sesso. « Le sue guardie sono ancora più ambigue di lui. Non ci possiamo fidare, anzi, non dovremmo fidarci. In sostanza... » Incominciai ad allontanarmi, superandola. « Non è con le chiacchiere che usciremo da questa merda. Adesso vado a rannicchiarmi all'angolino, così non faccio chiasso. » Detto ciò, mi sarei andato a sistemare con la schiena seduta alla seconda carovana, osservando come i miei cloni stessero mettendo delle pezze a ciò che avevo combinato alla carrozza di Anzo.
    La serata, però, era ancora lunga.
    Prima assistetti ad un simpatico siparietto tra Shizuka ed Anzo, il quale, dopo aver accettato udienza alla Kobayashi, finì, dopo pochissimi istanti di una profittevole conversazione, venne bloccato al collo dalla kunoichi, i cui occhi divennero rossi. Non sapevo di che abilità si trattasse, ma a questo punto pensavo che anche lei volesse passare all'azione e finirla di farsela sotto davanti a quel vecchio demente. Qualcosa, però, andò storto. Shizuka parve meravigliata della reazione di Anzo dopo aver incrociato i suoi occhi, perché la sua reazione fu... Proprio nulla. Eccezion fatta, ovviamente, di un poderoso sputo, ai quali seguirono le solite strilla da bambina viziata. Questa volta, però, millantava che Shizuka lo volesse uccidere. « Beh, dai, esagerato... » Ridacchiai, ma solo per il tempo necessario a notare di come le sue guardie circondarono Shizuka, pronte a sfoderare le loro lame. « Ehi, ehi, ehi... » Parlai ad alta voce, così da farmi sentire. « Non vorrete mica farmi alzare, vero? » Portai la mano destra a sfiorare l'impugnatura della mia lama. « Sono sicuro che non vorreste sapere come andrebbe a finire questa storia, quindi stiamo cali, va bene? » Così, anche grazie all'intervento della guardia dotata di parola, la situazione parve tornare alla normalità.
    Giusto per qualche istante. Un paio di minuti forse.
    Finché Shizuka non fece scoppiare, letteralmente, la testa alla guardia silente. « Che cazzo stai combinando?! » Mi alzai, allarmato, sfoderando il fuuma kunai. Come poteva essere successo? Che cosa stava succedendo?
    Successe tutto troppo in fretta per permettermi di reagire. Shunsu squarciò la schiena di Uriko, che stramazzò a terra, mentre correva verso Shizuka, coperta dei resti organici dell'altra guardia. « SHIZUKA! » Urlai, ma ero troppo distante. L'avrebbe colpita.
    Se non fosse stato per una seconda, enorme, freccia, che lo colpì in pieno petto, perforandolo, e gettandolo all'indietro sulla sabbia, esanime.
    « Oh, cazzo! Di nuovo! » Mi piegai sulle gambe, accovacciandomi, correndo verso Uriko e, una volta raggiunta, l'avrei trascinata dietro la carovana, in direzione opposta a quella di dove stavano arrivando le frecce. « Shizuka, veloce! » Mi sarei fatto sentire dalla kunoichi, se fosse stata ancora immobile in piedi. « Vieni qui! Devi aiutarla! » Avrei continuato ad esortare la kunoichi. A quel punto gli avrei prestato aiuto per la medicazione di Uriko, cercando di rendergli più agevole, se avessi potuto, l'intervento medico. « Quel dannato di Hisagi non ha neanche un tonico! Vediamo se ha qualcosa di utile lei... » Avrei frugato velocemente ma cautamente nelle tasche porta oggetti di Uriko, trovando un tonico per il recupero del chakra. « Tieni, mangia. Ne avrai bisogno per l'intervento. » L'avrei messo direttamente in bocca a Shizuka, visto che probabilmente avrebbe avuto entrambi le mani occupate. « Forza, Uriko, resisti... » Avrei sussurrato alla ninja di Kiri.
    Nel frattempo avrei fatto sistemare i miei cloni agli angoli della carovana, piegati sulle ginocchia, a controllare entrambe le direzioni. « Nobile Anzo, stia giù! » Avrei consigliato al vecchio puzzolente, visto che stavano arrivando frecce a catinelle.

    Quando - e se - l'intervento finì, tirai un sospiro di sollievo. « Grazie... Devi essere stremata. » Mi alzai, sgranchendomi leggermente le gambe. « Che cosa è successo prima? Perché gli hai fatto saltare la testa a quel tizio?! » Avevo appena recuperato il mio caratteraccio. « Che cosa sono quegli occhi rossi? Perché li hai usati anche contro Anzo? » Erano per un certo senso simili agli occhi di Meika, seppure con qualche differenza, ma non avevo visto alcun risultato particolare dovuto al loro utilizzo. Non era, comunque, questa la priorità. « Direi che siamo, definitivamente, nella merda. Non posso tornare indietro con i feriti lasciandoti sola, e loro, allo stesso tempo, non possono continuare. Se aggiungiamo anche le guardie del nobile Anzo hanno deciso di ritirarsi... » Che scelta azzeccata di parole. « Siamo costretti ad andare avanti. Anzo ci crede traditori, ci sono dei sensitivi o qualcosa del genere che è in grado di mirare a grandissime distanze e, per di più, arrivano da sud, la direzione che dovremmo prendere per recarci a Suna. Se fossi stato da solo forse, e dico forse, avrei potuto evitare un'imboscata muovendomi velocemente, ma se dobbiamo tornare indietro con una carovana, aspettiamoci sicuramente di essere bersagliati di frecce fino a Suna. E visto la loro statistica di successo direi di non rischiare. Senza contare che, probabilmente, il nostro simpatico amico chiederebbe le nostre teste a Suna. Non sono preoccupato di un vecchio bisbetico, ma penso che qualche giorno di prigione in attesa degli interventi dei nostri villaggi non ce lo tolga nessuna se rimettiamo piede in quel villaggio. » Mi sedetti, gambe e braccia incrociate. « Sistemiamo i due feriti sulla seconda carovana e li portiamo con noi, al primo villaggio utile faremo recapitare una missiva all'Accademia con richiesta di soccorso. In alternativa potremmo fissarli su uno dei due cavalli, lasciando una delle due carovane qui, e sperare che il gagliardo puledro ritrovi da solo la strada di casa e, forse più importante, che non venga trafitto da una lancia voltante... Allora, che preferisci? » Avrei chiesto alla Kobayashi, prima di ripetere lo spoglio degli equipaggiamenti dal corpo di Uriko. Avrei riposto tutto ciò che era utile e non facilmente trasportabile in una sacca porta oggetti su una delle due carovane, mentre avrei tenuto con me i tonici, gli antidoti, le bombe di ogni genere, i kunai e i vari strumenti di supporto quali fili di nylon, sonagli e oggetti del genere. « Cerchiamo di passare la notte qui intanto, non possiamo avventurarci alla cieca anche se ci stanno tirando i fulmini alle spalle. I miei cloni veglieranno su di noi e controlleranno Anzo, che non penso sia così folle da tentare di scappare... Almeno lo spero... Domani all'alba decideremo il da farsi. » Detto questo, avrei appoggiato la schiena alla ruota della carovana, cercando di togliere dalla mia testa tutti i pensieri che la tormentavano.
    Non ci riuscii.

    [...]

    L'alba arrivò anche troppo velocemente, senza permettere, ne a me ne a Shizuka, un adeguato riposo.
    Le frecce avevano smesso di piovere, e direi che comunque non era un pessimo punto di partenza.
    Con le prime luci del sole cercai di osservare l'orizzonte a sud, senza vedere nulla di utile. Non osavo immaginare da quale distanza fossero arrivate quelle frecce. A quel punto avremmo scelto definitivamente con Shizuka di cosa fare dei feriti e, quale delle due fosse stata la scelta, mi sarei assicurato nel miglior modo possibile che il loro trasporto fosse stato agevole. Nel caso avessimo optato per lasciare i feriti nelle mani del destino - e del cavallo - avrei fissato i due all'animale con la corda di canapa presa da Uriko. In carovana, almeno, visto l'assenza delle due guardie di Anzo, c'era tanto spazio.
    « Siamo d'accordo, allora? Partiamo? » Se la risposta fosse stata positiva - e non mi aspettavo altro genere di risposte - allora avrei velocemente fatto i preparativi per la partenza, che sarebbe avvenuta quanto prima possibile.
    Una volta in viaggio sarei momentaneamente sceso dalla carovana per affiancarmi alla porta dietro la quale Anzo si era rinchiuso. « Nobile Anzo... Basta con le bugie e con i fraintendimenti, sono stufo di vedere sangue. » Iniziai, glaciale ma rispettoso. « Noi NON siamo suoi nemici. Non siamo ninja di Suna, Kiri, Oto o Konoha in questo momento. Siamo ninja dell'Accademia, e come tali, abbiamo una missione: difenderla. Per quanto questa sia una missione grama per me, la adempierò fino alla fine se è necessario. Akira Hozuki non scappa. Mai. » Presi fiato, cercando di essere più convincente possibile. D'altronde stavo parlando a cuore aperto. « Detto questo, poco mi interessa avere la sua simpatia. La cosa, si fidi, è reciproca. Continueremo a scortarla, ma come vede la situazione è critica. Siamo braccati, due nostri compagni sono rimasti feriti e le sue guardie, beh... Lo sa lei stesso cosa è successo. Siamo rimasti in due, abbiamo bisogno della sua collaborazione. Le prometto che non cercheremo più di disturbarla se non strettamente necessario, ma deve essere collaborativo, altrimenti credo proprio che NESSUNO di noi rimarrà in vita ancora per molti giorni. Sta a lei decidere se raccontarmi la verità di ciò che sta accadendo, se sa che qualcuno la sta braccando e qual'è la sua vera destinazione. Con tutti gli annessi e connessi a queste domande, sono chiaro. Sia che lei intenda rivelarmelo o meno, ripeto, la missione, per quanto infelice, sarà onorata. Ci pensi durante la giornata. » Avrei concluso, balzando sulla carovana e sedendomi su di questa. In lontananza vedevo già un'ombra di sabbia che incombeva su di noi.
    La missione era su una lama di un coltello. Una minima vibrazione e sarebbe fallita.

    OT/ Seguo le direttive di Arashi nel precedente post - più le accortezze che ho suggerito io sempre nell'ultimo post - per contrastare la tempesta di sabbia.
    Praticato la stessa "azione" di recupero oggetti da Uriko, sia se rimane con noi sia se parte a cavallo verso nuovi orizzonti.
     
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    «Anzo è l'uomo che dobbiamo proteggere, e lo faremo fino alla fine di questa missione.»
    La sua voce non era glaciale come quella del Genin di Kiri, ma quieta. Solida.
    Ferma al suo posto, la ragazza di Konoha continuava a guardare Akira negli occhi, sostenendone lo sguardo. Era incrollabile, ma non violenta. Non aggressiva. Non stava cercando di annichilire il suo compagno, ma di far capire lui che comportamenti di un certo tipo avrebbero potuto mettere a rischio la missione e, sicuramente, anche loro.
    «Siamo Shinobi e siamo qui per rappresentare il nostro Villaggio, non siamo creature isolate. E' al nostro Gakure che dobbiamo fedeltà, e pertanto, in questa situazione, ne dobbiamo anche ad Anzo.» Disse la ragazza. «Arrabbiarsi, perdere il controllo... non ci porterà da nessuna parte, Akira. Sicuramente quel Nobile è, come dici tu, una delle persone più indisponenti del continente... ma il nostro dovere è proteggerlo ed è quello che faremo. Guarderemo con attenzione, penseremo prima di parlare, ed infine stileremo valutazioni degne dell'occasione. Suppongo che il nostro carattere non possa essere cambiato, ma stando insieme potremo riuscire a sostenerci a vicenda. E' l'intelligenza che ci serve, non l'irruenza.» Cercò di accennare ad un sorriso, ma si rese conto che non ci riusciva. Qualcosa, in fondo al suo animo, cominciava a tremare. E lei, tremava con esso. «Essere guardinghi è giusto, non sto dicendo di essere loro amici, ma è però nostro dovere essere rispettosi e con gli occhi puntati verso l'obiettivo. Ti prego, Akira. Ho bisogno di un alleato, di un amico se possibile, non di qualcuno contro cui remare. Anche io mi riscopro inesperta in una situazione del genere, ma se stiamo insieme sono sicura che andrà bene...» Mormorò la ragazza, passandosi il braccio sulla fronte per tergere il sudore. Poi sorrise davvero, con dolcezza. Però... era spaventata.
    Mentre si alzava dal corpo addormentato di Hisagi, la Chunin sentiva l'ansia crescerle in seno: dubitare delle guardie? Ai suoi occhi, ormai, persino Anzo aveva qualcosa che non andava. Tutta la missione l'aveva. Possibile che avesse il cosiddetto “nemico in casa”? Che ci fosse molto più di quello che persino lei credeva, dietro quella faccenda?
    Scosse la testa, stringendosi nel suo mantello. Non doveva crollare. Uriko, Akira e tutta la carovana... doveva rimanere tranquilla, per loro. Tranquilla. Per proteggerli. Per supportarli.

    Doveva rimanere tranquilla.

    «A-a...ah...»

    Odiava il suo Sharingan. Era colpa di quell'innata maledetta se era stata divorata da una condanna vecchia di centinaia di anni, tanto antica da essere considerata leggenda. Pertanto non lo usava mai. Mai.
    Non apprezzava il suo sangue Uchiha. Era una Kobayashi, del resto. Una Kobayashi.
    ...Ma quella Genkai Kekkei la poteva aiutare in quella situazione, lo sapeva. Non pretendeva niente più di quello che sarebbe stato lecito, voleva solo capire come guidare quella spedizione. Lei, davvero, non...

    «A-ai...aiuto, io... non...»

    Il corpo dell'uomo con il passamontagna rimase in piedi qualche istante prima di cadere pesantemente a terra. Della testa, esplosa come un palloncino bucato, non c'era più traccia, se non gli schizzi di carne e residui di materia grigia che le coprivano il mantello e la testa, priva di cappuccio, come una seconda veste.
    Perché?
    Non voleva forzare il corso degli eventi. Voleva solamente capire cosa stava succedendo per proteggere il suo team e la carovana.
    Cosa aveva fatto? Perché?
    Sentì il suo corpo farsi rigido come pietra e i suoi occhi, terrorizzati, spostarsi con disperazione prima su tutti i presenti e poi su Anzo.
    Cosa sta succedendo? Cosa sei, tu, davvero?
    Era solo una volgare Chunin, certo, ma non era la più scarsa tra quelli del suo grado. Aveva abbastanza forza per spaccare a mani nude oggetti di legno, e dunque come poteva un civile resisterle in quel modo? Una presa come quella che aveva attuato su di lui, avrebbe costretto qualsiasi persona normale ad un gattino.
    Perché?
    I suoi Genjutsu erano perfetti. Era una Creatrice dopotutto, addestrata per usare la mente altrui come piattaforma di un mondo tutto da costruire. Non c'erano mai stati errori nella sua tecnica. Inesperienza, forse, ma non errori.
    Chi era quella persona? Cosa stava succedendo?
    Perchè?

    “TRADITORI, SIETE QUI PER UCCIDERCI! MORIRETE TUTTI!”



    Avrebbe potuto sopportare tutto. Gli sputi. Gli insulti. Avrebbe tollerato questo e altro per il suo Villaggio. Per i suoi compagni. Per la missione. Eppure era finita in quel modo.
    Cosa aveva sbagliato? Perché...
    «N-non voglio uccidere nessuno.» Gemette Shizuka, tremando. Era terrorizzata, ed era evidente. «V-vi prego, lo giuro, io non...» Strillò la ragazza, indietreggiando con un passo incerto. «Cercavo solo di avere solo poche inform–...» Ma non terminò la frase.
    Sentì improvvisamente un fischio. Poi i suoi capelli, quelli vicini alla tempia, che volavano in avanti. Un istante dopo Shunsu cadeva a terra, colpito al cuore.
    Gli occhi della kunoichi si sgranarono, vuoti. E lei, a quel punto, rimase semplicemente immobile.
    Improvvisamente, ebbe il violento istinto di vomitare.
    Portandosi le mani alla testa la ragazza aprì la bocca, forse per strillare, ma per qualche ragione niente disse. Scossa da brividi di terrore, si piegò sulle ginocchia, stringendosi nelle spalle. Era completamente fuori di sé.

    “Shizuka, veloce!
    Vieni qui! Devi aiutarla!”



    Aiutarla?
    Stava distruggendo quella carovana. Perdendo un compagno dietro l'altro.
    Ecco. Ecco perché non aveva un team. Ecco perché si muoveva da sola. Era sempre stato così. I suoi compagni morivano. Le persone che cercava di proteggere venivano uccise. Ovunque andasse, era questo che portava: rovina.
    Improvvisamente la risata di un uomo solleticò la sua mente, e il sorriso di lui, affilato e sardonico, comparì da un lato della sua memoria che aveva disperatamente cercato di eliminare: il volto di Karasu rideva di lei, di nuovo, le sue braccia si allargavano per cingerla ancora una volta, e la sua bocca, ancora, pronunciò quelle parol–...

    “Essere Shinobi non è semplice, Shizuka. Vivrai momenti peggiori di questo, lo sai, no?
    Mi chiami Maestro, ma non ascolti mai un cazzo di quello che dico. Non potrai sempre fare tutto da sola. Ecco perché i ninja formano Villaggi. Legami.
    Sei una fiera kunoichi della Foglia. E' della Volontà del Fuoco che noi ardiamo.
    Non esistono maledizioni dell'odio o altre puttanate simili, esisti solo tu e quello che vuoi fare. Quando sei sicura di star affondando, fai quello che è più giusto: alzati e ricomincia.”



    «Raizen...» Gemette a mezza voce la ragazza, stringendosi le mani alla testa. «Ho paura...» Ammise a se stessa, tremando.
    Già. Aveva paura. A differenza di tanti altri Shinobi, lei non si vergognava di dirlo. Mai.
    Aveva paura e non vedeva via di scampo. Se fosse tornata indietro l'avrebbero di certo attaccata, andando avanti gli Dei solo sapevano che condanna poteva esserle inflitta... ma era ragionevole pensare che anche gli altri fossero nella sua stessa situazione.
    Non era sola. Era parte di un gruppo. Doveva essere forte. Ma non lo sarebbe stata solo per loro, ma anche con loro.
    Sarebbe morta? Forse o forse no. Ma era stata cresciuta dal migliore Jonin del Fuoco, e lui le aveva insegnato dei valori. Ed era in quelli che lei avrebbe creduto.
    Sganciandosi il mantello dalla gola, la ragazza lo girò dalla parte interna e se lo passò tra i capelli, togliendo approssimativamente i brandelli più grossi di carne e cervella, poi si mosse rapidamente in avanti. Lasciò cadere il suo manto sul corpo di Shunsu, che prese per un braccio e trascinò via con sé, verso Akira. Quando arrivò, alzò gli occhi verso di lui, e rimase a fissarlo: le sue iridi erano scarlatte, con due oscure tomoe che sostituivano le paglie verdi e oro dei suoi occhi naturali. Si portò una mano di fronte alla bocca, come se volesse intimare al ragazzo di non dire assolutamente niente, come se temesse che qualcuno potesse udirla o, forse, più probabilmente, giudicarla.
    «Perdonami.» Disse la ragazza, cominciando ad attivare le sue cure [Conoscenza Medica (Intermedia)]
    Conoscenza Medica (Intermedia) [2]
    Conoscenza: L'utilizzatore può diagnosticare e trattare anche status Medio; richiedono 6 slot azione/tecnica per eliminarli. Può eseguire interventi di pronto soccorso e medicare le ferite: l'entità della ferita medicata si ridurrà di leggera ogni giorno. Possiede conoscenze anatomiche che gli permettono di individuare i punti deboli e resistenti degli avversari, anche nella concitazione della battaglia. Può possedere slot [Veleno] per antidoti.
    [Richiede Conoscenza Medica (Base)]
    [Mani Curative]
    Tecnica delle Mani Curative - Shousen Jutsu
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Tocco
    L'utilizzatore può ripristinare l'energia vitale guarendo i danni e status. La vitalità non verrà ripristinata, non rigenera arti amputati o organi interni distrutti, gli oggetti presenti all'interno delle ferite non sono rimossi. È possibile guarire ferite differenti, entro la Guarigione Massima; è possibile alleviare ferite d’entità superiore la Guarigione Massima.
    Tipo: Ninjutsu - Hikariton
    (Livello: 3 / Consumo:Basso per Leggera guarita )
    [Guarigione Massima: Leggera per grado]
    [Conoscenza Chirurgica]
    Conoscenza Chirurgica [2]
    Conoscenza: L'utilizzatore può effettuare operazioni chirurgiche tramite il chakra, potendo compiere efficaci interventi senza l'utilizzo di nessun kit medico. L'entità di rigenerazione giornaliera delle ferite del paziente alle cure di pronto soccorso dell'utilizzatore è raddoppiata. L’interventi per la rimozione degli status richiede 1 slot azione/tecniche per status Leggero, 2 per status Medio, 3 per status Grave; sono esclusi gli status causati dai veleni.

    [Indole Guaritrice]
    Indole Guaritrice [0]
    Speciale: L'utilizzatore può guarire una maggiore quantità di ferite tramite la tecnica delle Mani Curative. La Guarigione Massima delle Mani Curative è Medioleggera per grado anziché Leggera per grado.

    . «Perdonatemi.» Si corresse, con la voce rotta. E a quel punto, fuori ogni previsione, gli occhi di lei, ancora sanguigni, si riempirono di lacrime. «Non ho creduto in questo gruppo. Ho pensato di dover fare e gestire tutto da sola. Ero presa dal panico. E ho sbagliato.» Gemette. La ferita di Uriko era grave, e il consumo di chakra che la medico stava usando per curare i suoi compagni cominciava a diventare tanto, ma lei non si fermò. Non assunse il tonico che il compagno le aveva offerto, che mise invece al riparo della sua sacca ninja. Lo avrebbe assunto la mattina successiva se anche quella notte non fosse riuscita a riposare. Forse per questa scelta quando ebbe finito dovette sedersi.
    Si trovavano dietro una delle carrozze, nonostante quella protezione, però, Shizuka sembrava esausta. E spaventata. I suoi capelli erano ancora lordi di sangue, e quando la domanda di Akira le solleticò le orecchie, lei si fece rigida, poi si girò verso di lui. Lentamente lo Sharingan si sciolse, e i suoi occhi tornarono verdi.
    «Non ho fatto niente. Non io.» Gemette, angosciata. Sembrava supplicare perché venisse creduta. Almeno da lui. «Io...» Esitò, poi tracciò con il dito sulla sabbia una parola: “Uchiha”. Indicò i suoi occhi, e guardò il kiriano. Poi, di nuovo, tracciò una parola: “Genjutsu”, si pose una mano sul torace, come a voler sottolineare che era ciò in cui era specializzata. «E' resistente. E questo è assurdo.» Indicò in direzione di Anzo, e si fece perplessa. «Non è mai capitato. Difficile che io sbagli, in questo. E ha una forza fuori dal normale. Le mie dita formicolavano. Al tocco. Sicuramente qualcosa non va. Ma non so cosa.» Continuava a pensare che fosse qualcosa che coinvolgesse il corpo, ma non poteva essere più sicura che fosse un'infezione...forse una modificazione della struttura corporea? Sapeva che ad Oto venivano effettuati esperimenti sugli esseri umani, roba che cambiava completamente il fisico e la mente, ma... «Loro.» Indicò i due guardiani a terra, privi di vita. «Fuuin.» Disse secca, indicandosi la testa e poi il corpo. Parlava a tratti, come un'analfabeta. In effetti se non avesse accompagnato quelle parole con spiegazioni delle mani e simboli a terra, sarebbe parsa solo una pazza. Sicuramente incomprensibile. «Controllerò.» Disse, ma non aggiunse altro, preferendo indicare piuttosto Hisagi e Uriko. «Rimarranno qui. Mettili lì.» Indicò la carrozza piccola. «Non possiamo rischiare di mandarli da soli. E si, staremo qui ora.» Concluse. Per un attimo parve che volesse sorridere, ma le labbra le tremavano. «Scapperà.» Indicò di nuovo verso Anzo. Il Nobile aveva già denotato incapacità a comprendere le situazioni di un certo tipo e non era necessario spiegare le motivazioni per cui adesso avrebbe preferito cercare la fuga che rimanere lì. «Sorveglialo. Ma tu...» E indicando il vero Akira, aggiunse: «Riposa.» Detto questo si alzò, aspettò che il Genin portasse via Uriko dentro la carrozza piccola, in cui sistemò anche Hisagi, prima di entrarvi lui stesso, poi si girò verso il corpo di Shunsu.
    Avrebbe potuto effettuare un'analisi completa e certamente migliore al prossimo villaggio in cui si sarebbero fermati, con un po' di fortuna il giorno dopo, ma visto l'andamento delle cose non avrebbe aspettato tutta la notte, con il rischio che succedesse chissà cosa. Lo avrebbe controllato subito.
    Prima, però, si pulì con cura. C'erano palme accanto alle carrozze, e quindi acqua.
    Tornò indietro, dando le spalle a Sud coprendosi con le carrozze della carovana, che aggirò per andare davanti alla prima. A poca distanza da lei, il corpo dell'uomo con il passamontagna giaceva ancora a terra in una pozza di sangue. Ricacciò indietro l'istinto di vomitare e scavò con foga una buca larga e profonda, fino a trovare acqua, poi, quasi con disperazione, vi inzuppò i capelli e li lavò via del sangue e delle interiora. Fortunatamente il suo mantello le aveva evitato il contatto con quella roba in tutto il corpo, ma il suo viso era sudicio, e lei, scavando un'altra buca, se lo pulì con rabbia, strofinando con insistenza. Lo sputo di Anzo le bruciava sulla pelle come fuoco. Sentì di nuovo un conato di vomito.
    Quando fu sicura di essersi pulita di tutto punto, si passò la sabbia sulla testa per asciugare i capelli approssimativamente, ma non si fermò. Controllò con le sue abilità mediche se qualcosa non andasse nel suo corpo, in lei, avendo uno scrupolo maggiore nel controllare le mani e la testa, i punti cioè in cui aveva toccato i due stranieri. Non notò niente di strano e sperò di non trovare niente nemmeno in futuro.
    Voleva piangere e urlare. Ma non fece niente di tutto questo, e stando attenta a che Anzo non la guardasse, chiedendo aiuto ai due cloni di Akira perché le dessero il via a muoversi nel momento in cui il Nobile era disattento, la ragazza afferrò il corpo dell'uomo con il passamontagna e lo trascinò via con sé fino al corpo di Shunsu. A quel punto, prese a fare i giusti controlli.
    Il guardiano ancora intero fu spogliato -con attenzione affinché i vestiti di lui non contenessero sigilli attivi, esplosivi o altre diavolerie che avrebbero potuto arrecarle danno in qualsiasi modo- e centimetro per centimetro fu valutata tutta la pelle, persino quelle parti del corpo in cui molte donne non avrebbero guardato mai, nemmeno per lavoro, e anche tutto il cuoio capelluto. Avrebbe effettuato un lavoro certosino, scostando ciocca per ciocca tutti capelli. Se c'era uno o più fuuinjutsu, lei li avrebbe trovati. E se li sarebbe trascritti, estraendo dalla sua saccoccia ninja un cospicuo mazzetto di strisce rettangolari di carta bianca e una penna. Avrebbe poi controllato il corpo dell'uomo con il passamontagna, spogliando anche lui con le dovute attenzioni, cercando le stesse cose.
    Quando ebbe finito, però, riprese un'altra analisi, su entrambi gli uomini: cercò veleni, alterazioni corporee, segni di punture o di operazioni chirurgiche, e appuntò tutto ciò che avrebbe ritenuto doveroso. Il che, conoscendola, poteva benissimo essere tutto. Non avrebbe esitato a incidere, con uno dei suoi kunai, la carne degli uomini, qualora avesse trovato qualcosa che le avesse fatto pensare che la risposta ai suoi dubbi disperati si trovasse “dentro”. Avrebbe cioè fatto tutto quello che un medico con il suo grado, le sue abilità e il suo insano perfezionismo, avrebbe potuto fare in un momento come quello. Solo quando ebbe finito avrebbe rivestito entrambi gli individui, dopo averli spogliati di tutto l'equipaggiamento utile che avessero avuto, e sarebbe poi andata a prendere uno dei cavalli della carovana, su cui avrebbe sistemato i corpi, impilati uno sull'altro e legati al dorso della bestia, che assicurò infine all'ultima carrozza, a riparo da qualsiasi possibile attacco. Solo allora si fermò.
    Abituata a quel tipo di lavoro Shizuka non aveva impiegato più di un'ora, ma era stanca come se ne fossero passate centinaia. Avvertì i cloni di Akira di controllare i due cadaveri con la stessa attenzione che avrebbero riservato ad un vivo. Ormai era abbastanza paranoica da credere che si risvegliassero e andassero per conto proprio chissà dove.
    «Akira...» Chiamò la ragazza, entrando nella carrozza piccola. Prese uno dei cenci del carro e si asciugò definitivamente i capelli. «Scusami, ho usufruito dei tuoi cloni come dei miei...» Forse avrebbe dovuto crearne di suoi davvero. Ma quando si sedette accanto al Genin, infreddolita, raggomitolandosi per cercare un po' di calore, cadde addormentata subito. E pregò di poter riposare, per quanto possibile, fino al giorno successivo.

    L'alba arrivò presto, anche troppo.
    Shizuka aveva dormito al caldo e piacevolmente per quanto la situazione lo permetteva, accoccolata addosso al Genin di Kiri come una bambina. Quando si svegliò, però, il tepore di quel poco di riposo che aveva fatto suo svanirono immediatamente ricordando la situazione.
    Controllò le condizioni dei due compagni, e sistemò poi Uriko accanto a Hisagi, coprendo entrambi con il mantello di lei. Quello del Mikawa, invece, lo prese con sé, mettendoselo addosso e sostituendo il suo che aveva sepolto il giorno prima nella sabbia.
    Scese dalla carrozza con attenzione e la prima cosa che fece fu controllare i cadaveri, se avevano subito cambiamenti, se c'era qualcosa che non andava. Poi controllò se stessa, con scrupolo. Lanciò persino un'occhiata al punto doveva aveva seppellito il suo manto.
    Quando ebbe finito, spiegò ad Akira ciò che aveva deciso, mangiando insieme qualcosa per colazione e bevendo da una delle due grosse otri piene d'acqua del carro piccolo, e insieme concordarono che tenere i compagni con loro era la scelta migliore.
    «Ricordi il favore che ti ho chiesto ieri?» Chiese a quel punto la kunoichi. «Forse è il momento di cominciare a prepararsi.» Detto questo, dopo aver imboccato ad Uriko e Hisagi due delle sue gallette inzuppate d'acqua, fece qualcosa di incredibile: riempì d'acqua uno dei recipienti a forma di cilindro che si trovava nel carro piccolo, mise lo stesso su un vassoio assieme ad una razione ancora chiusa delle provviste inizialmente offerte da Shunsu, qualche dattero e si diresse verso la carrozza di Anzo. Bussò, ma non entrò.
    «La colazione, Shiratoshi-sama.» Disse la ragazza, alzando i vivere al finestrino della carrozza perché l'uomo li vedesse. A quel punto esitò, imponendo alle sue mani di non tremare di nuovo. «Io n-non...» Tacque un attimo, inspirando a fondo. «...non volevo nuocere a nessuno. Cercavo solo informazioni per poter proteggere al meglio Voi e questa spedizione. Non capisco cosa sta succedendo, temevo di non riuscire nel mio dovere, volevo proprio evitare quello che è successo alla fine...» Esitò. «Non siamo traditori. Ho perso due compagni per frecce lanciate da chissà quale distanza. Se avessi una simile risorsa e fossi realmente una nemica, l'avrei usata contro di voi e non contro me stessa. Ieri sera, era me che volevano colpire.» Avrebbe voluto aggiungere molte altre cose, molte, molte altre, ma qualcosa la trattenne dal continuare a parlare, come se pensasse che dare troppe spiegazioni a quell'uomo avrebbe potuto indurlo di nuovo a dubitare di lei. Pose il vassoio sopra uno dei gradini della carrozza ed ebbe persino il coraggio di inchinarsi. «Mi dispiace.» E lo era davvero.
    Si defilò un secondo dopo.

    Quando la tempesta di sabbia si delineò in lontananza, Shizuka non poté fare a meno di sentire tutto il sangue del suo corpo defluire ai piedi. Quindi non solo gli uomini ce l'avevano con lei, adesso persino gli Dei. Non escluse di aver davvero sputato in qualche ciotola votiva, a quel punto.
    Muoversi non era saggio –rifletté controllando in giro: non era necessario avere una vista particolarmente sviluppata per rendersi conto che non c'erano ripari se non delle palme. Il vento cominciava ad alzarsi e lei sentì un tremito lungo la spina dorsale: fare la capogruppo era davvero la cosa peggiore.
    Deglutì e cercò di calmarsi. Andava tutto bene. Non era la prima volta che affrontava una tempesta di sabbia... e questo perché prima di essere una Shinobi, era una Kobayashi. Aveva viaggiato in carovane di addirittura cinque carri e venti cavalli già dall'età di tre anni, girando il continente con suo padre, affrontando ogni genere di situazione climatica, incontrando ogni tipo di popolo e usanza, mettendosi alla prova con qualsiasi possibilità. A differenza di qualsiasi altro genere di mercante, difatti, i Kobayashi non dominavano un impero economico perché rimanevano ad ingrassare nei salotti delle loro magioni, ma perché sapevano affrontare ogni situazione e creare dallo zero assoluto. Almeno in questo doveva credere.
    «Akira prendi dei cenci dal carro piccolo.» Ordinò la ragazza, tirando fuori dalla sua grossa bisaccia ninja, legata dietro la schiena, lo straccio logoro che aveva preso il giorno prima dal pavimento della carrozza. «Al momento opportuno dovremo bagnarli d'acqua e avvolgerli attorno alla nostra testa per proteggere le mucose, gli occhi e la respirazione. Assicurati di fare qualcosa di simile anche per i cavalli, saranno quelli più esposti.» Spiegò. «Tappa le finestre e le porte di ambo le carrozze e assicurati che non entri sabbia da nessuna parte. Cerca un posto privo di qualsiasi duna e in perfetta pianura, dove non ci siano avvallamenti. I cavalli, impastoiati, li voglio al centro.» Esitò, adesso arrivava la parte difficile -pensò avvicinandosi alla carrozza di Anzo. «Shiratoshi-sama, una tempesta di sabbia punta su di noi. Non ci sono ripari, come potete vedere anche voi, ritengo più sicuro rimanere ferma e limitare i danni per quanto possibile.» La tempesta era una disgrazia, certo, ma stare fermi questa volta non avrebbe dovuto essere un problema: la velocità del vento avrebbe reso difficile per qualsiasi dardo mirare la carovana. Almeno, lo sperò. «Dovremo tappare le vostre finestre e la porta, per impedire che la sabbia entri. Siete di Suna e sapete prima di me come ci si comporta in tali situazioni. Adesso erigerò una protezione contro il vento, vi prego di pensare alle mie parole e di permettere a me o all'Hozuki di fare quanto detto.» Detto questo si girò, cercò Akira con lo sguardo, e assicurandosi che avesse già fatto quanto proposto, lo chiamò a sè. «Fallo tenere d'occhio dai cloni, ho ancora paura che scappi.» E detto questo si avvicinò di gran carriera al secondo carro, dentro il quale entrò e nel quale razzolò fino a tirarne fuori due bobine di grosse corde e una sega a quattro mani. Giacché nessuno si era offerto di elencarle gli oggetti che erano nel carro piccolo, Shizuka si era difatti presa la libertà, prima di partire, di aprire tutte le scatole e tutti i contenitori che aveva adocchiato il giorno prima: c'erano diverse cose, alcune utili e altre meno, e anche diverse bocce, sacchi e scatole vuote. Poteva solo ringraziare che, bene o male, quello che sperava la servisse davvero, c'era.
    Spiegò rapidamente ad Akira il da farsi: tagliare le sei palme che c'erano nella zona, legarle insieme a formare una barriera di legno, e piantarla in terra a protezione della carovana.
    «Il vento soffia in una sola direzione, perché se facesse il contrario si annullerebbe o la sua potenza sarebbe meno di quella di un soffio d'inverno.» Spiegò, infilandosi un dito in bocca e alzandolo verso l'alto. Era già la terza volta che lo faceva e sapeva che, una volta decisa, la direzione del vento non cambiava in quelle condizioni. «Non ci sono ripari, né formazioni rocciose. Se continuassimo a marciare finiremmo nella tempesta, i cavalli ne verrebbero disorientati e feriti, rischieremmo di perdere bestie e altri compagni. Al peggio i carri potrebbero persino danneggiarsi.» Spiegò. «Subiremo danni anche rimanendo fermi, certo, ma potremo gestirli meglio.» Senza contare che stando ferma le avrebbe permesso di riposare, riprendersi di un po' di chakra e anche di forza, sia fisica che psicologica. Tenne pronto comunque il tonico di Uriko, che si sarebbe messa in bocca in qualsiasi momento se la situazione fosse peggiorata o si fosse fatta pericolosa [Tonico Recupero Minore]. «Abbiamo a disposizione meno di tre ore prima che la tempesta ci investa, ma noi ne impiegheremo molto meno della metà per costruire quello che sto dicendo. Sembra più complicato di quello che sembra.»
    In effetti costruire una barriera di legno si sarebbe rivelato più semplice del previsto. La parte difficile sarebbe stata il recidere tutti i tronchi -il che richiese anche la collaborazione di uno dei due cloni- ma una volta abbattuti, spostarli, unirli e stringerli, fu più veloce del previsto.
    Di tanto in tanto la ragazza alzava un dito al cielo, controllava l'andamento del vento, l'avvicinarsi della tempesta. Si preoccupava per Anzo, rassicurandolo con gentilezza e pregandolo di rimanere al riparo.
    Piantarono i pali nella sabbia a due metri e mezzo di profondità, avendo premura di tenere gli elementi della barriera inclinati, questo per evitare che opponesse resistenza al vento, permettendo a questo di strapparla e portarla via; poi, seguendo lo stesso ragionamento per cui dove ci sono palme c'è acqua, bagnarono la sabbia per farla indurire, ripetendo l'operazione per due volte così da rendere il composto solido. Mai prima di quel momento aveva creduto di poter davvero desiderare la presenza di un manipolatore di Suna.
    Quando la barriera fu eretta, il che accadde quando Shizuka fu sicura della collocazione scelta dell'intero allestimento, la ragazza tirò fuori uno dei grossi tendoni dal carro piccolo e si affrettò a tirarlo dalla barriera sopra i cavalli, inchiodandolo al suolo oltre questi attraverso una serie di funi che coinvolgevano, per tenersi solide, anche il peso delle carrozze, disposte l'una di fronte all'altra, con le bestie in mezzo. In questo modo il tendone copriva sia gli animali che parte delle carrozze, usando la barriera di legno come protezione frontale.
    “Ci prenderà comunque” pensò la piccola Chunin, sudando. Non sapeva se era più spaventata o stanca. “Ma ottimizzeremo i danni. Possiamo farcela.” si ripeté, guardando l'allestimento. Lo aveva già usato. Era stata gente della Sabbia a insegnarlo a suo padre e a lei, aveva già gestito una tempesta di sabbia in quel modo. Si passò una manica sulla fronte imperlata di sudore e tornò verso Anzo, sostituendo uno dei cloni di Akira che tornò indietro a sistemare le ultime cose al posto suo -il corpo dei cavalli, l'avvolgere i due cadaveri in un grosso telo, che fu legato sotto ad una delle due carrozze, e altre ultime accortezze.
    «Shiratoshi-sama, posso entrare, ora?» Domandò. «Sarà comunque necessario che o me o l'Hozuki siedano con voi durante la tempesta. Non è cauto che rimaniate solo, se dovesse succedere qualcosa potremo agire più rapidamente per proteggervi.» Effettivamente, viste quante disgrazie stavano capitando, non sapeva più cosa aspettarsi. «Vi spiegherò rapidamente quello che dovrei fare se entrassi, o entrasse l'Hozuki.» E così dicendo espose come avrebbe tappato le finestre e la porta, e soprattutto perché. Cosa sarebbe potuto succedere durante la tempesta e come riteneva di dover agire. Poi rimase in attesa.
    Qualora tuttavia il vecchio si fosse nuovamente opposto, Shizuka avrebbe parlato all'Hozuki con franchezza. «Che scappi o faccia qualche altra stupidaggine non cambia la nostra situazione, dobbiamo tutelarlo anche se ci fa muro. Puoi mettere i tuoi cloni a controllare la carrozza, al riparo per quanto possibile per evitare che si distruggano subito? Per quanto ci sarà dato, vorrei risparmiarci danni.» Ma sapeva benissimo che, vista la fortuna di quella missione, come minimo sarebbe scesa l'intera combriccola degli Dei a rompere i coglioni, stavolta.


    Chakra: 43
     
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