Al tavolo con Itai Nara

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    Arrivato a Oto, Seinji non si diede molto tempo per riposare. Era chiaro che da li, da quel posto, presto sarebbe nato un qualcosa di immensamente grosso e, forse, anche pericoloso. Ai suoi occhi, molti shinobi sarebbero morti, - altri sarebbero rimasti per sempre feriti nell'animo e nel corpo. Ma ne valeva davvero la pena di iniziare tutto ciò per il solo motivo di togliere Itai Nara dal suo posto, e metterci qualcuno di realmente kiriano nel sangue e nella mente? Rispondendosi a una domanda del genere, l'Akuma non poté che scuotere la testa: qualora Itai Nara avesse realmente compreso che era tutto nelle sue mani, nella sua decisione, nei suoi pensieri; se solo avesse compreso che un monosillaba "sì" alla proposta di lasciare la carica avrebbe salvato vite di donne e bambini, il tutto sarebbe finito ancora li, senza nemmeno essere iniziato, un po' come un "splash" di una cometa che passa sul cielo notturno e poi scompare dopo l'orizzonte. Ma non avrebbe capito quel che, alla fin dei conti, era un qualcosa di logico e matematico: a ogni villaggio il kage proprio, e il kage nato in quel villaggio. Non avrebbe capito nemmeno se Seinji lo avesse implorato di andarsene dalla carica (il che presupponeva, che si riteneva comunque molto più debole rispetto al ninja della Foglia), iniziando dunque, per colpa sua stessa e delle sue stesse ambizioni, un conflitto che sarebbe durato nel tempo e che a Kiri, ovviamente, non sarebbe per nulla giovato.
    D'altro canto, poteva chiedere a Itai Nara un incontro prima di iniziare a muovere i suoi passi contro Kiri, ma a quale rischio e pericolo? Conoscendo il Nara, probabilmente avrebbe scavalcato tutta la diplomazia possibile di quel mondo pur di avere lui, Seinji Akuma, chiuso in una delle tante celle della prigione di Kiri (come tempo e tempo addietro), oppure - il che era meglio ancora -, morto, con la testa dell'Akuma poggiata sulla sua scrivania. Al pensiero di morire così atrocemente scosse nuovamente il capo, e fece uscire dalle labbra quella che era una smorfia di disapprovazione. Poi sorrise. Così. Ingenuamente. Ricordandosi, che egli non sarebbe potuto morire comunque, dato che, - e molte delle occasioni della sua vita ne erano una palese dimostrazione, - Seinji Akuma non era altro che una forma di Provvidenza Divina, una Provvidenza kiriana, un avatar mandato dal Dio dei kiriani per modificare le cose. Questo gli diede coraggio. Sapendo che Dio sarebbe stato con lui il giorno dell'incontro con il Nara, e che egli, essendo una specie di Provvidenza, non sarebbe potuto morire, Seinji decise comunque di rischiare la sua vita, pur di salvare molte altre. Ogni goccia di sangue kiriano andava salvaguardato, ogni possibile vita - salvata. Persino un studente, - quel che era il seme della vita di Kiri, - andava protetto e difeso a ogni costo, ma... Era troppo grande l'umiliazione di avere un ninja di estraneo a comando del villaggio. E le umiliazioni non si possono sopportare: così come i grandi samurai del passato, Kiri o doveva morire completamento per mano propria (di Seinji, dunque), o rinascere, deponendo via quel che era un rappresentante di un villaggio straniero.
    "Meglio la morte della schiavitù" - pensò Seinji, e mordendosi un dito richiamo verso di sé il suo taccuino nero, - quello dove scriveva poesie e piccole storie, - e con una penna iniziò a scrivere una lettera. Non era una lettera con un tono offensivo, con un tono minaccioso, una lettera aggressiva, o, d'altro canto, sin troppo diplomatica. Seinji si presenteva per quel che era, scrivendo che l'autore della lettera era lui stesso e che il destinatario era il Mizukage di Kiri, Itai Nara. Scrivendo, Seinji accentuò semplicemente sulla possibilità di evitare un conflitto sicuramente duraturo nel tempo, oltreché, probabilmente, - molto sanguinoso, dato che la "Guerra Civile" (così scrisse), - ovvero la guerra tra i sostenitori di Itai Nara come Mizukage, e i loro avversari idealistici, - sostenitori di Seinji Akuma, - avrebbe portato solo morte e distruzione, cose queste che non servivano a nessuno dei due. Infine, scrisse anche che il loro incontro sarebbe stato un incontro del tutto diplomatico: Seinji prometteva di non portarsi dietro nessuno, di lasciare deposte tutte le armi ai loro posti, di non usare i suoi trucchetti illusori e di non voler intraprendere con il Mizukage nessun conflitto, dato che anche questo non gli interessava. In corrispondenza a quanto Seinji affermava nella lettera a proposito dell'incontro diplomatico, giurò sul suo onore ninja che avrebbe rispettato le regole sopracitate, e chiedeva al Nara di fare altrettanto. Niente dunque guardie del corpo, esercito, Mani Nere, né quelle bianche, niente armi, evocazioni, compagni animali o altro: era semplicemente un incontro che cercava la Pace. Infine scrisse la data e il luogo dell'incontro: tra due settimane esatte, al calar del sole in un piccolo ristorante nel Paese della Terra dal nome "Roccia dorata".
    Scritta la lettera, Seinji la firmò con il proprio nome. Dunque, uscendo da Oto grazie alle sue abilità (Movimento sotto terra + Teletrasporto), Seinji Akuma avrebbe raggiunto una qualsiasi posta del Paese, e avrebbe spedito la lettera direttamente a Kiri... Un po' poco figo per un ninja del suo calibro, ma sarebbe dovuto bastare. All'indirizzo del mittente non scrisse nulla, tanto ai postaioli sarebbe dovuto bastare.
    Poi ritornò a Oto.

    ...



    Arrivato il giorno e l'ora, Seinji raggiunse il ristorante indicato, vi entrò, chiese del tavolo prenotato per due, e vi sedette. Incrociò le mani sul petto, in quel che era la sua posa tipica, e, promessosi di non usare abilità alcune, attese l'arrivo del Nara. Arrivato questi, avrebbe trovato l'Akuma vestito in giacca e cravatta, con gli occhiali da sole conficcati nel taschino pettorale della cravatta e degli eleganti pantaloni neri, di quelli che si usavano ai matrimoni e altre varie occasioni noiose. L'aspetto fisico di Seinji non era cambiato di una virgola, - se non considerare le cicatrici alla lingua e orecchio, - rispetto all'Akuma che Itai aveva visto l'ultima volta.
    Aspettando, Seinji avrebbe ordinato del sushi e del vino bianco per sé stesso, mentre non ordinò niente per Itai: non conosceva i suoi gusti per quanto riguarda il cibo, e voleva lasciargli la libertà di scelta.
    Tanto la cena l'avrebbe pagata il Mizukage...


     
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    Al Tavolo con Seinji Akuma

    La possibilità di redenzione



    La lettera mi sorprese. Più la rileggevo, più ne ero sinceramente sorpreso. Voleva parlare con me, pacificamente? Una persona accorta avrebbe pensato ad una trappola, ma per quanto potessi decidere di riporre le armi solo uno stupido poteva pensare che il mio potere derivasse dalla mia spada. Tendermi una trappola poteva essere pericoloso.
    Voleva davvero contrattare allora? A che pro? C'erano solo due possibilità: la prima, a cui tendevo a credere maggiormente, è che pensava di essere sicuramente convinto di essere in grado di farmi qualcosa oppure riteneva di essere spacciato e dunque voleva la pace. Seinji Akuma, lo stesso ninja che avevo conosciuto, non avrebbe mai pensato ad una cosa del genere.
    Aggrottai le sopracciglia, confuso e sorpreso, ancora sospettoso. Chiusi gli occhi e mi immersi nella coscienza condivisa con Chomei.

    Questa cosa mi inquieta. Sono tentato dall'andare a parlargli però. A che pro? Non cambierà mai idea. Quell'uomo ha idee distorte, convinzioni assolute. Ma è sinceramente convinto di fare il bene di Kiri. Se riuscissi a fargli capire quale è davvero il bene di Kiri tutto cambierebbe. Sei un sognatore, non accadrà. Probabilmente hai ragione Chomei. Ma non importa, se non ci provo non potrò saperlo. Un tempo l'avrei ucciso sul posto, oggi...

    Non conclusi la frase. L'Itai Nara furioso era sparito, dissolto dalla prigionia e dagli eventi. Ed pronto ad ascoltare, decidere ed eventualmente perdonare. Ma le cose non era semplici, eppure una remota possibilità esisteva e finché una tenue fiammella che ardeva di speranza ancora zampillava non avrei abbandonato i miei propositi di recuperare uno Shinobi per il villaggio.

    Così decisi di partire.


    Sembrava strano un incontro in un risorante. Vedevo la struttura dall'alto mentre Yogan voleva in circolo a circa cento metri di distanza dal suolo, nascosta dalle tenebre. Silenziosa come un serpente predatore la dragonessa aveva smesso di rimproverarmi per quella selta solo poco prima. Avrebbe preferito rendere Seinji Akuma il suo prossimo pranzo piuttosto. Non notai niente di strano e la mia percezione rilevò solo la presenza di Seinji. Riconoscevo ancora il suo colore e notai che il suo chakra si era rafforzato rispetto all'ultimo nostro incontro.
    Scendiamo Yogan. La dragonessa eseguì la mia richiesta, atterrando per strada. Qualcuno si spaventò, ma non me ne curai: Seinji aveva appena avuto sentor del mio arrivo.
    Puoi andare, Yogan. Neanche per idea. Rimarrò in volo ad una trentina di metri di altezza, non mi fido. Sospirai. Avrei potuto forzare la sua scomparsa, ma per il bene della mia amicizia con lei non potevo fare una cosa del genere. Non intervenire, ok? Solo se lui non farà nulla. Ero stranamente convinto che non l'avrebbe mai fatto.

    Entrai nel ristorante e riconobbi subito l'Akuma seduto al tavolo. Fermai un cameriere, indicandogli il tavolo, ordinando per me della carne alla griglia e del vino rosso. Dunque, con passo misurato eppure certo mi avvicinai all'Akuma sedendomi dinanzi a lui.
    E così, eccoci qui. Dissi, serio. La tua lettera mi ha sorpreso Seinji e come mi hai chiesto, sono qui in veste neutrale. Avrei potuto evitare di farlo e tu non l'avresti mai saputo ed ora saresti già senza occhi. Ma non lo faccio, non oggi. Voglio sentire ciò che devi dirmi e voglio che tu ascolti ciò che io devo dire a te, senza il timore di armi puntate. Dunque parliamo liberamente, Akuma. E stava a lui iniziare, in quanto mittente della lettera e vero organizzatore di quell'incontro.
     
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    «Dialoghi»

    Quando il Mizukage arrivò, Seinji non si accorse per un po' della sua presenza, girato, com'era, di schiena verso l'entrata. Come se lo ricordava? Forse non era cambiato di una virgola, forse soltanto di un po'. A dir la verità non aveva mai prestato troppa attenzione all'aspetto fisico di Itai Nara, dunque quando arrivò ordinandosi quel che voleva, Seinji lo accompagnò semplicemente con lo sguardo, quasi come a volergli dire "sapevo che saresti venuto", e raddrizzando la schiena sul posto, prese a mangiare il sushi nel mentre Itai Nara iniziava a parlare. Ciò che disse non lo stupì alquanto: sapeva benissimo che il Mizukage, seppur fasullo com'era, ci teneva comunque almeno a mostrare di essere interessato alla vita dei suoi cittadini. D'altro canto, a patti stretti e lunghi amicizie rinnovate, Seinji non voleva affatto iniziare dei inutili scontri. Da cui, per altro, sarebbe potuto uscire assai menomato. No. Quel che gli interessava, oltre al buon sushi che nei pressi di Iwa era squisito, era semplicemente scambiarsi due parole con un vecchio nemico, spiegandogli le sue ragioni, venendo a conoscenza di qualcosa, ascoltando le ragioni del Kage, e poi andandosene da li come se non fosse mai venuto.
    «Sono cambiate molte cose dall'ultima volta che ci siamo visti, Itai Nara.» - Disse Seinji prendendo con le bacchette un ulteriore pezzo di sushi e immergendolo nel wasabi. - «Mi sono, diciamo, tranquillizzato... Ho intrapreso, bene o male, una carriera diversa da quella dei ninja.» - Si aggiustò la giacca, quasi come a voler far capire a Itai cos'è che aveva iniziato... Un uomo d'affari? No. Era semplicemente un cuoco di Ame che amava vestirsi in quel modo, così come amava preparare il sushi. - «Tuttavia, da quando me ne sono andato la prima volta, e quando quel pazzo mi cacciò la seconda...» - accentuò sul "pazzo", poi fermandosi di colpo, quasi come se volesse capire cosa intendeva con quella parola. Poi però continuò, ricominciando. - «Ma niente muore a meno che non sia già morente, e tu questo lo sai bene. Per questo ho deciso di rischiare questo incontro, pur essendo ben conscio del fatto che puoi staccarmi la testa qui e ora, trasgredendo a tutte le regole di questo incontro, oppure darmi ascolto e ragione, qualora lo vorrai.» - Sospirò, prendendo in mano il bicchiere di vino e sorseggiandone un po', poi rivolse lo sguardo verso Itai Nara. Gli occhi però non si accesero, ma rimasero spenti, così come spenti rimasero tutte le sue abilità.
    «Amo il mio villaggio più di ogni altra cose. Ti chiedi se ti sto chiedendo di permettermi di tornarci? Nemmeno morto ti chiederei una cosa simile. Un ninja di Kiri che chiede a un ninja di Konoha di poter tornare a Kiri! Tsk! Che umiliazione... No. Ti ho chiesto di venire qui per chiederti due cose. La prima è di lasciare immediatamente la carica di Mizukage. Sai benissimo che sei un ninja estraneo al villaggio e che non puoi essere Mizukage di quel villaggio. No.» - Disse. - «Non ti odio, né ho rancore per i nostri diverbi passati. Sono spinto soltanto dall'orgoglio di essere, ancora e nonostante tutto, un degno shinobi di Kiri in opposizione alla politica del villaggio. Cosa sono disposto a fare per togliere quest'umiliazione a Kiri? Sono disposto a fare tutto. Non mi importa di morire. Non mi importa a che prezzo... Per questo sappi che ti tocca fare una scelta importante. Se decidi di ascoltarmi e lasci volontariamente la carica, assegnandola a un ninja di Kiri indipendente, io mi ritiro, mollo tutto, salvi un sacco di vite, e, d'altro canto, passerai alla storia come colui che ha evitato una guerra civile tra coloro che ti supportano e coloro che non ti danno appoggio.» - Sorseggiò di nuovo. - «Se decidi di rimanere Mizukage, non mi rivedrai mai più. Uscirò da qui, tornerò ad Ame, cambierò volto, idendtità, chakra, arruolerò shinobi su shinobi, convertirò kiriani su kiriani, e, stanne certo, prima o poi riuscirò a ottenere ciò che voglio. Sì, questo mi costerà tempo, questo sacrificherà vite umane e spargerà sangue sul suolo ovunque, ma non mi tirerò indietro finché l'umiliazione di avere un foglioso sul trono di Kiri non sarà cancellata.» - Finì di parlare quasi come se fosse solo su di un fiato. Poi si inclinò in avanti.
    «So benissimo cosa sceglierai di fare, ma il mio compito è quello di salvare ogni vita. Nessun kiriano deve soffrire per colpa dei nostri punti di vista... Nessuna goccia di sangue bagnerà il suolo delle terre di Kiri, se presterai attenzione alle mie parole. Sì... » - continuò - «Anni fa avrei avanzato altre condizioni. Avrei chiesto di espellere tutti i shinobi della Foglia o della Sabbia dal villaggio, avrei immediatamente richiesto che il Demone, inappropriatamente sigillato al tuo interno, venisse restituito, avrei chiesto una totale politica di isolamento, ma... Come vedi le circostanze, procurate per altro dalle mani tue e di Shiltar Kaguya, mi hanno dato modo di rivedere una parte delle mie filosofie. » - Di nuovo sorseggiò del vino. - «Sì, » - continuò, - «probabilmente stai pensando che non ci riuscirò. Stai pensando che i tuoi shinobi alleati, che siano sunesi o fogliosi, mi scoveranno, mi daranno la caccia e infine mi annienteranno. E invece no. Ho rischiato di morire moltissime volte nella mia vita, a partire dalle mani di Shiltar e a finire dalle mani di ninja di Suna. E invece sono ancora qui. Quasi come se avessi un Grande Scopo, una Missione per cui vivere. Quasi come se ci fosse una specie di fortuna divina a proteggermi. Una Provvidenza...» - prendendo un altro pezzo di sushi, lo immerse anche quello nel wasabi e poi ne morse una parte. - «Sappi anche che qualsiasi scelta tu faccia, non mi abbasserò mai a lottare contro di te in modo subdolo. Non ti colpirò alle spalle, non userò tattiche ignobili, né farò attentati terroristici in cui potranno morire innocenti. Fino ad oggi non ho ancora ucciso nessun ninja accademico, Itai. Indipendentemente da chi sei e cosa mi hai fatto, non mi abbasserò mai a una lotta ignobile... Detto questo, ti chiedo di pensare al popolo di Kiri e di fare la scelta che ritieni essere saggia, sapendo che vi sono delle vite nelle tue mani, e sapendo che una sola sillaba da te detta potrà determinare molte cose. »
    Poi si fermò, dando modo al Mizukage di riflettere sul detto, di pensare, di reagire, forse anche aggressivamente, forse inopportunamente, forse ribattendo a ciò che Seinji pensava, dandogli ragione o meno, ascoltandolo, cacciandolo via dal ristorante, o semplicemente procedendo con le sue proposte, domande, modi di scoprire di più sull'Akuma...
    Questi avrebbe ascoltato tutto in silenzio, tra un boccone di sushi e un altro, tra un bicchiere di vino e un altro, senza mai agitarsi, senza mai distogliere la fredda maschera che portava sul volto.
     
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    Al tavolo con Seinji Akuma

    Ipocrisia



    Ascoltai silenziosamente il discorso dell'Akuma, tenendo le mani incrociate, sotto il mento. Come immaginavo lui non era più lo stesso Shinobi di un tempo eppure qualcosa di lui non era mai cambiata.
    Era comunque un pazzo, idiota, un visionario non nel senso positivo del termine. La sua visione del mondo era distorta, nonché del tutto arbitraria, basata su convinzioni assolutistiche che nel complesso portavano solo alla distruzione. Così, con calma, dopo che ebbe finito di parlare risposi e quando lo feci non trattenni nemmeno una parola rimanendo seppur posato e tranquillo. Ma la chiarezza era d'obbligo. Non ero lì per fare il politico.
    Stolto. Sentenziai, rimanendo gentile. Stolto eri, e stolto intendi rimanere. Ma dato il tuo netto miglioramento, suppongo di non poter dire che stolto rimarrai. Seinji, sul serio, credi che io sia entrato nel palazzo del Mizukage e che mi sia seduto sullo scranno di Shiltar di mia spontanea volontà? Presi una bacchetta di legno e me la rigirai tra le dita, quasi distrattamente. Certo, il vero me non aveva vissuto quelle cose, ma al fine di sapere meglio tutto ciò che il mio clone aveva fatto avevo studiato tutto: documenti, testimonianze, qualsiasi cosa. Alla fine ero giunto ad una conoscenza abbastanza approfondita degli eventi della Quinta Riunione da poterla narrare con facilità.
    Quando mi parve chiaro che Shiltar non sarebbe tornato non c'era nessuno in grado di comandare Kiri. Nessun Jonin, Fujiko era morta nel crollo della vecchia Amministrazione. Convocai la Quinta Riunione di Kiri e lì i ninja di Kiri mi hanno eletto Mizukage, per quanto pochi potessero essere. Ma non è finita qui. Non solo da loro avevo avuto approvazione! Anche il Daimyo mi ha dato la sua approvazione. Sono il Mizukage in tutto e per tutto Seinji, che questo ti piaccia o no. E smettila di chiamarmi ninja di Konoha. Assunsi un'espressione ancora più seria. Io sono uno Shinobi di Kiri. Sono il Jinchuuriki del Sette Code e sono l'unico Jinchuuriki al mondo da un secolo in grado di collaborare pienamente col suo Bijuu. Sono il ninja più forte di Kiri, sono la sua prima linea di difesa, sono una risorsa e le mie braccia sono al servizio di Kiri. Avanti, Seinji. Va a Kiri, ti lascerò passare i cancelli. Parla con gli Shinobi, parla con la popolazione. Solo il mio nome è grado di tenere lontane minacce e malintenzionati. E tu mi chiedi di andare via? Puntai la bacchetta verso il basso, sbattendola senza forza contro il tavolo.
    Ipocrita. A Kiri non c'è nessuno, ora neanche lontanamente in grado di potersi avvicinare al mio livello. Nessuno con più fiducia di me. Rimuovermi dal mio incarico... per mettere chi? Non fare l'idiota, Seinji, sai essere più intelligente di come ti dimostri in questo momento. Una guerra ciivile? Con quali presupposti? Dov'è la fetta di popolazione che ti sosterrà? Dov'è la popolazione che dovrebbe andare contro di me? E sia ben chiaro: non esiste non per paura, ma ti sorprenderà sentirlo, ma perché sono accettato. Oh si Seinji, te lo ridico: il villaggio mi ama. Feci una breve risatina, ben conscio che non avrebbe mai creduto a quelle parole. Etusko aveva tradito ma chi, tra i ninja di Kiri, era disposto ad iniziare una guerra civile per depormi? Nessuno. Non sono un tipo religioso. Non credo a nessuna divinità, credo nel lavoro degli uomini, nelle loro convinzioni, e nella loro capacità di cambiare il mondo tramite le loro azioni. Tu dici di essere avvolto da una specie di fortuna divina, ma la vera fortuna divina che hai avuto è che sono stato troppo impegnato per darti la caccia ed ora, che ho tempo, ho voluto parlarti prima di ricominciare. Ma non sono qui per minacciarti. Dunque lo fissai dritto in viso, puntando i miei occhi nei suoi.
    Cosa farai se rifiuto? Camminerai fuori da questo locale lasciandomi il conto da pagare, arruolerai ninja di ogni dove, stringerai accordi e farai promesse per fare che? Scatenare una guerra civile? Attaccare Kiri e dunque far scorrere sangue Kiriano? Uccidermi, privando Kiri del suo ninja più forte e del Jinchuuriki migliore che abbia avuto da... decenni? Dici che ci sono vite nelle mie mani, ma io sono dove sono in maniera legittima, con l'appoggio dei ninja di Kiri e del Daimyo. Tu, al contrario, sei guidato dalle tue convinzioni e dalla ignominia che la mia elezione provoca nei tuoi visceri. Smettila di farti comandare dalle pulsioni e ragiona freddamente: sono la scelta migliore per Kiri ed al diavolo le false e stupide modestie. Sei tu che hai vite nelle tue mani: dei ninja che ti porterai dietro nel tentativo di usurpare la mia posizione, scoprendo che Kiri è della mia parte. Sei tu che vuoi muovere guerra, non io. Non scaricare addosso a me le tue responsabilità, Seinji. Sei tu quello che vuole il sangue, sei tu quello che vuole la guerra, e sei tu quello ad essere in una posizione di netto svantaggio. Non hai il diritto di dettare condizioni qui.
    E di questo ne ero assolutamente convinto. Stavo impegnandomi a crescere nuove generazioni di Shinobi e i risultati iniziavano a vedersi. Akira Hozuki e Meika Akuma erano solo i primi frutti della rinascita di Kiri. Seinji questo non lo sapeva e non poteva saperlo.
    Il mio mandato è iniziato male, lo ammetto. Dovresti averlo saputo da Etsuko, ma ero impegnato in una missione molto, troppo segreta. Qualcosa di vitale, la cui riuscita ha cambiato equilibri mondiali in maniere che non riesci nemmeno ad immaginare. La missione era la mia sopravvivenza nelle prigioni della Zanna e la mia liberazione ha significato la capacità di strappare la possibilità ai ninja della Zanna di strapparmi Chomei dalle viscere. Ma ora sono a casa ed intendo cambiare le cose. Una nuova generazione di Kiriani sta nascendo. Kiriani forti, scaltri. Gente che tiene a Kiri quanto te. Ho una contro proposta per te, Seinji. Lo guardai negli occhi. Fisso, senza minimamente distogliere lo sguardo mentre pronunciavo la più grande delle mie follie.
    Torna a Kiri. Cancellerò il tuo stato di Nukenin. Non andrai in prigione. Hai un merito che è quello di volere il bene del villaggio a qualsiasi costo. Torna a Kiri, aiutami a far crescere una nuova generazione di Kiriani che possa assumere il comando. Smettila di vedere in me un ninja di Konoha ed inizia a collaborare: sono nato a Konoha, ma non ho mai avuto nulla da quel villaggio. Kiri era la patria di mio nonno di cui porto il nome ed a Kiri sono tornato. Perché è casa mia. Ed io farò tutto ciò che è necessario per proteggere la mia casa e freddamente, io sono l'unico a Kiri che può assolvere al compito al quale tu mi chiedi di rinunciare. E se ci pensi, saprai che è così. Dunque ribadisco, Seinji. Torna a Kiri. Non voglio nemmeno una risposta immediata, posso capire che ti sarebbe difficile rispondermi ora su due piedi. Rigirai ancora una volta le bacchette in mano, serio, ma posato e tranquillo. Non avevo mai alzato la voce, né mi ero scaldato durante tutto quel discorso, corazzato della certezza che la ragione era dalla mia parte. Ma se rifiuti, allora dovrò fare ciò che è meglio per Kiri e tu oggi hai minacciato la sicurezza e l'unità del Villaggio. Il che vuol dire, che se rifiuterai, sarai il nemico numero uno di Kiri, Seinji. Significa che da questo momento sarai braccato e cacciato come mai lo sei stato prima d'ora e comprenderai quanto in fretta si esaurirà la tua "fortuna divina". Ed avevo alleati a cui appoggiarmi, nonché un intero villaggio da potergli mandar contro. Un villaggio che, certamente, vedeva assai meglio il suo Mizukage che un criminale che aveva appena confessato essere pronto a scatenare una guerra civile e turbare la pace del Villaggio stesso pur di dar soddisfazione alle sue visioni del mondo che nessun altro condivideva nel villaggio stesso. Pensaci, mentre mangiamo. Bevi un po' di quel vino, magari ti aiuta a schiarirti le idee.
    Versai il mio rosso nel bicchiere, mentre un cameriere portava finalmente la mia carne grigliata. Ne presi un pezzo con le bacchette e me la portai alla bocca, iniziando a mangiarla.
    Ottima.
     
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    "Non sta mentendo," - pensò Senji ascoltando le informazioni sulla Quinta Riunione di Kiri e sull'elezione di Itai Nara in veste di Mizukage. Lo avevano scelto i kiriani, e dunque questo poneva la parole "fine" su ogni altra possibile diatriba tra di loro. Da un canto lui, Seinji Akuma, che forse iniziava a comprendere che era soltano un kiriano tra molti, e d'altro canto lui, Itai Nara, un ninja della foglia che amava Kiri e che, dunque, era un Mizukage del tutto legittimo. Inoltre, guardando gli occhi del shinobi dinnanzi a sé, non poté che non notare la loro sincerità, - quel ninja Kiri la amava davvero, lui era davvero disposto a fare tutto per difendere il villaggio, e dal canto suo Seinji Akuma non era altro che un stupido ninja in cerca di avventura passato all'opposizione quando la vita a Kiri lo aveva annoiato, e quando era partito, armandosi di alte motivazioni e ideologie strambe, alla ricerca di fortuna, di ribellione, di rivoluzione. E dunque erano davvero bastate poche parole dette da quel che fino a poco prima l'Akuma considerava essere il suo nemico principale, per distruggere tutta la voglia di rivoluzionare Kiri da capo a piedi? "E come a mettiamo con un Kage straniero?" - gli chiese una voce nella testa, al che Seinji distolse lo sguardo per qualche attimo. "No," - disse. - "Itai Nara è straniero di nascita, ma tutte le teorie su un possibile complotto cadono dinnanzi ai fatti. E i fatti dicono che lo ama sia il Demone, sia il popolo. Continuando dunque ad agire contro di lui, agirò contro il villaggio, e dunque contro il popolo. Gente innocente morirà per mano mia e qualora iniziassi ciò che voglio, sarei per sempre un ninja avversario a Kiri... Non un ninja di opposizione alle politiche accademiche, ma il primo dei nemici. Nemici sinceri, quelli che uccidono senza pietà e senza motivo".
    "Se le tue idee sono di cristallo, allora anche te sei un shinobi di cristallo. Se sono bastate poche parole per metterti al muro in una situazione in cui stavi per aprire una guerra civile, allora le tue idee non valgono niente, così come non vali niente te stesso".
    In risposta Seinji scosse il capo, contorcendo il viso in una smorfia di riflessione.
    "E che possibilità ho?" - si chiese. - "Se tradisco il Patto di Sangue, vado in coma seduta stante".
    "Itai ti curerà".
    "Non è un medico".
    "Ne troverà uno... Ha l'intera Accademia vicino".
    "E Diogene? La parola di un ninja vale più di ogni patto tracciato con l'ausilio di ninjutsu..."
    "..."
    "Non ho scelta, ma nemmeno voglio continuare a vestire i panni di un stupido adolescente che scappa di casa perché il padre lo ha messo in castigo".
    "Allora tradisci Diogene", - disse Asmodai. - "Guardalo," - disse. - "Itai Nara è un ninja che riuscirà a curarti".
    "Ma se ho appena stretto l'alleanza con Diogene!" - Quasi urlò Seinji continuando il suo dialogo mentale. - "Non posso affatto ora lasciare tutto questo per delle belle parole di Itai Nara!"
    "Bhe, vai comunque in coma Seinji... Inoltre, ricordati che sai già dei piani di Diogene. Sai già del nascondiglio di Ame, dei cadaveri, dei piani futuri. Ti cercherebbe e ti ammazzerebbe mentre sei in coma".
    "Itai non non glie lo lascerebbe fare...".
    "E chi te lo dice? Eh? Cos'è tutta sta fiducia di Itai Nara, manco fosse tuo fratello di Clan, come Etsuko?"
    "L'istinto me lo dice" - rispose Seinji. Poi continuò: - "La questione non è nemmeno del morire o no. Dell'andare in coma o no. La questione è di fare la cosa giusta. Vita o morte, coma o no, che importa?"
    "Importa, perché se muori tu, morire anche io. Poi decidi tu, ma dimmi: chi è Diogente Mikawa per te? E chi è Itai Nara?"
    Seinji sospirò.
    "Il primo è un sconosciuto che mi ha sottoposto a un Patto di Sangue affinché obbedisca alla sua associazione e ai scopi dell'associazione. Mi ha dato la speranza di poter cambiare il mondo grazie a una guerra mossa ad esso. Il secondo è un vecchio nemico che non mi sottoporrà a nessun Patto, e che mi sta dando speranza di poter cambiare Kiri senza che nessuna vita venga tolta..."
    «Capisco.» - Disse Seinji, afferrando con le bacchette un altro pezzo di sushi.
    "No, Seinji, non hai capito un cazzo...".
    "Sì, invece. Ho capito che sono un coglione. Uno di quelli sfigati per altro...".
    "E ora cosa gli risponderai? Gli dirai che in realtà ha ragione lui, che i tuoi punti di vista fanatici sono sbagliati, che il popolo di Kiri ha diritto di scegliere il Kage che vuole e la linea politica che vuole, e che tu sei solo un pazzo?"
    Seinji sospirò di nuovo.
    "No," - rispose. - "Semplicemente mi attizza la possibilità di poter crescere le future generazioni di Kiri in condizioni di Pace e Prosperità. Mi piace l'idea di poter essere un tassello di crescita nel villaggio..."
    "Obbedire a un Kage straniero?"
    "Credo che nonostante questo, con lui e con me Kiri potrebbe ritrovare il suo vecchio splendore".
    «Mi dispiace per Shiltar...» - disse, dopo aver immerso il pezzo di sushi nel wasabi.
    "Oh Mio Dio! Ti sei rammollito completamente Seinji! Uno che ti ha cavato gli occhi... Uno che ha permesso l'immigrazione assassina del villaggio... Uno che fino a poche settimane fa chiamavi "cane"... Uno che ha dato il nostro Bijuu a lui...".
    "Lo so, ma è morto e con la sua morte ha lavato via tutto il mio rancore verso di lui".
    "E il rancore verso Itai Nara?"
    "Penso che sia stato lavato via dal Tempo... e della mia crescita".
    "Cosa farai?"
    "Cosa è giusto fare per il bene di Kiri?"
    "Pentirti qui e ora."
    "E morire...?"
    "Bhe, sei sempre stato un tassello debole, Seinji. Che sia Itai o che sia Diogene, sei sempre stato solo una pedina, e mai un'alfiere... Sei stato un piccolo e debole bambino in lotta eterna contro i tuoi genitori hehehe."
    "E ora?"
    "Io ti suggerirei di restare in buoni rapporti con Itai Nara. Il suo essere Mizukage è volontà del villaggio, di gente indipendente e sovrana, e non ci puoi fare nulla. Digli che non tornerai nel villaggio, ma che non gli procurerai nessun danno. Poi torna da Diogene, rispetta il patto finché puoi, ma appena l'associazione vorrà attaccare Kiri provocando molti danni, tradisci. Vai da Itai e digli del pericolo, raccontagli tutto, e poi... Muori, e con la tua morte lava via tutti i tuoi peccati."
    "Che morte stupida e idiota!" - rise Seinji. - "Quasi-quasi gli chiedo di trafiggermi con una spada qui e seduta stante, tanto che sarebbe meglio morire per mano sua, che per colpa di un Patto e di una Parola non rispettata con un straniero. Tanto che ci sarebbe un idiota in meno sul mondo".
    «Hai ragione, Itai Nara.» - Disse Seinji. - «Ammetto di aver sbagliato tutto, e se le cose stanno come dici, non ci proverò nemmeno a cambiare le cose. Il villaggio viene sempre prima di tutto, anche delle mie ambizioni, o dei miei punti di vista personali. Del resto, ci tengo ai ninja di Kiri più di ogni altra cosa... Sono loro il seme del villaggio. »
    "E il Patto? Non puoi suonare 2 violini."
    "Ho stretto il Patto in cambio del diventare Mizukage. Ma non voglio più diventare Mizukage, né di gettare Itai giù dal suo posto. Lui ha ragione, io ho torto. Devo però proseguire il tutto, dare Fede alla Parola, al Patto. Ci va di mezzo il mio onore. "
    "Per quanto tempo? Il tuo bersaglio, la tua meta... non esiste più".
    "Finché il Patto non minaccerà Kiri..."
    «Ammettendo che tu hai ragione e io ho torto, butto giù il Re: la mia partita è finita.» - Sospirò. - «Tuttavia, non posso tornare a Kiri. Non per ora almeno. Arriverà il momento... ma non ora. Ti prego di capirmi. Non ho intenzione di iniziare a fare stupidaggini, ma nemmeno di tornarci subito. Arriverà il momento giusto.» - Ripeté, facendo al Nara intuire che c'era quel "qualcosa" di onorevole a tenerlo lontano.
    Aveva già preso la sua decisione. La sua guerra personale con Itai Nara finiva quel giorno, ma avendo preso parte al Patto, doveva rispettarlo. Villaggio prima di ogni altra cosa però, dunque qualora il Patto avesse minacciato i shinobi di Kiri, Seinji avrebbe fatto a meno dell'Alleanza con il Colosso e del Patto stesso. Continuando a rispettare gli accordi del Patto, avrebbe continuato a vivere. Vivendo avrebbe potuto trovare altri modi, altri scopi, delle uscite differenti... Ma non poteva venir meno alla parola data, e nonostante la sua volontà fosse quella di tornare a Kiri iniziando il lavoro, l'Onore della Parola veniva comunque prima delle sue volontà principali.
    Sorrise quindi.
    «Non sono un nemico di Kiri, Itai. Tutt'altro. Ogni mio pensiero, ogni mia intenzione era sempre volta verso il bene del villaggio. Spero tu possa capirlo quando arriveremo alla fine...» - Sospirò, bevendo del vino.
    Poi si calmò.
    Sì, avrebbe fatto così. Uscendo da li, sarebbe tornato a Oto e avrebbe rispettato gli accordi presi con il Mikawa.
    "Questo non è suonare due violini..."
    "No infatti" - affermò Seinji. - "Questo è suonare una partitura sola fino a un certo punto, poi suonare una sola battuta di un'altra partitura, e andarmene via dall'orchestra per un periodo di tempo indefinito, forse anche per sempre...".
    "La cosa ti fa onore, Seinji".
    "Speriamo anche che la cosa mi possa aiutare a proteggere Kiri, Asmodai".
     
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    Al tavolo con Seinji Akuma

    Per il bene di Kiri



    Rimasi in religioso silenzio, lasciandolo solo a pensare a quel mio fiume infinito di parole. Probabilmente la verità era difficile da digerire, ben più del sushi che stava mangiando. Non era presunzione la mia: sapevo di aver detto la verità, la mia verità basata sugli accadimento, le mie percezioni e le mie convinzioni. Ciò che ne sarebbe seguito era una sua scelta, basata sui suoi accadimenti, le sue percezioni e le sue convinzioni.
    Dopo un tempo abbastanza lungo, durante il quale tre quarti della carne alla griglia che avevo mangiato era ormai sparita ed il vino si era ridotto della metà, ecco che lui riemerse dal suo mondo di pensieri interiori, esordendo con un semplice "capisco".
    Rimasi silenzio, attendendo la prosecuzione: non era una risposta quella. Ma smisi di mangiare, unendo le mani dinanzi a me, fregandomene delle buone maniere: misi i gomiti sul tavolo e posai le mani unite dinanzi le labbra, fissando intensamente l'Akuma.
    Lui espresse il suo dispiacere per Shiltar ed io cercai di capire se scherzasse o meno, ma non c'era traccia di sarcasmo nella sua voce. Ma era così assurdo! Il Kaguya lo aveva imprigionato, gli aveva tolto gli occhi. C'ero anche io quei giorni.
    Poi, dopo un'altra pausa, parlò ancora.
    Qualcosa sembrava essere cambiato e le sue parole rafforzarono la mia convinzione. Ammise i suoi errori, ammise quanto ci tenesse al villaggio e che cercare di scacciarmi non era di sicuro la cosa migliore.
    Seinji Akuma decise di smettere di essere mio nemico. Ma rifiutò di tornare a Kiri, almeno per il momento. Non disse nulla, ma implicitamente fece comprendere chiaramente che sarebbe tornato prima o poi. Solo che io non gli avevo dato la possibilità di dilazionare a piacimento quella proposta. Doveva esserci qualcosa che gli impediva di tornare nel suo amato villaggio. Qualcosa di evidentemente molto serio.
    Oppure, semplicemente, stava cercando di prendermi in giro: non avevo modo di saperlo.
    Ti ho dato la possibilità di redimerti ora, l'hai rifiutata. Dici che in questa partita ho vinto, ma non torni a Kiri come dovresti. Abbassai le mani, concentrandomi. Ho due possibilità davanti, Seinji. Credere alle tue parole, ed immaginare che tu abbia dei grossi problemi alle spalle che ti impediscono di tornare a Kiri con me, oggi stesso, o che tu mi stia prendendo in giro. Nessuna delle due opzioni mi lascia tranquillo. No, Seinji, hai delle colpe da espiare: tornato a Kiri, servendola fedelmente avresti potuto far ciò. Del resto, non potevo nemmeno lontanamente immaginare quali fossero i suoi propositi o conflitti interiori. Non sapevo del Patto, non sapevo quanto lui stesse rischiando!
    Hai deciso di non tornare a Kiri per il momento, ma questa è una tua scelta: nessuno però è libero, non in questo mondo. Siamo legati ad altri da obblighi e responsabilità e non farai ciò che vuoi esimendoti momentaneamente dalle tue responsabilità, attendendo.. cosa? Un periodo migliore? Non so cosa tu abbia fatto in questi anni, ma non mi interessa: voglio che tu ti prenda le tue responsabilità. Se non vuoi che sia io a riportarti di forza al villaggio, voglio che tu mi giuri che sei e resterai un ninja della Nebbia, fedele al villaggio e dunque a me finché sarò Mizukage ed io non ti imporrò di tornare subito a Kiri, dandoti la possibilità si sbrigare i tuoi affari, qualsiasi essi siano. Feci una breve pausa. E con ciò, se accetterai, avrò una prima missione per te. Così attesi, attendendo il suo responso.
     
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    «Dialoghi»

    Nel mentre Itai Nara si mise a parlare, fu ora Seinji ad ascoltarlo tranquillo, calmo e silenzioso come sempre. Qualche asso nel manico pure ce l'aveva; non tutto era ancora perduto, specie considerando le varie (nere) ipotesi che gli si prospettavano dinnanzi per il futuro. Il patto era sigillato, Itai Nara continuava a parlare, Asmodai taceva, e Seinji Akuma ascoltava silenziosamente. Cosa ascoltava? Non poteva dire che le parole del Mizukage lo convincevano sul serio; non poteva nemmeno dire di andarci completamente d'accordo, ma cosa gli rimaneva da fare? Itai Nara non poteva nemmeno immaginari di quali guai fossero alle spalle dell'Akuma, di quale forza egli fosse il portatore, quali fossero le nubi nere della discordia, che presto si sarebbero abbattute su ogni villaggio. Parlava dicendo quel che doveva dire, sospinto forse dalla sua morale, forse da quel ruolo assegnatogli, forse semplicemente da un copione che si era inventato, forse ad altri. La possibilità di redimersi, del resto, Seinji se la sarebbe presa ugualmente; tanto che non poteva accettarla in tutto e per tutto li e seduta stante, altrimenti sarebbe crollato nell'istante stesso, tradendo un'altra parte di shinobi dietro alle sue spalle. Dunque, non appena il Mizukage finì la prima parte del suo discorso, Seinji distolse le braccia dal petto, poggiandole ora sul tavolo dinnanzi a sé, ai lati del piatto e vicino al bicchiere di vino ancora mezzo-pieno.
    «Non posso tornare a Kiri.» - Ripeté. - «Non ora, e ti prego di non farmi domande scomode a cui rischio di non rispondere.» - Disse di nuovo. - «Non hai idea, Itai. Ci sono cose... No.» - Agitò nuovamente il capo. - «Non posso parlartene, ma ti chiedo di prestarmi fiducia. Troverò un modo.» - Prestare fiducia così, chiudendo gli occhi su tutto, ad un nukenin!... Questa era follia! - «Lo troverò. Stanne certo.» - Disse nuovamente, sicuro di sé. Che avesse un piano? Di certo i suoi occhi non avrebbero rivelato nient'altro: né paura, né sconforto, né follia irrazionale. Qualcosa ci sarebbe stato, quasi simile a un tentativo disperato di andare, di provarci. Forse sì, una disperazione, quasi come se ciò che aveva in mente, fosse molto, molto, molto pericoloso. - «Ti chiedo dunque di prestarmi fiducia e un limite indeterminato di tempo. Non so quando tornerò, né se sarò vivo e potrò farlo; non so se al momento mi accoglierai come traditore o come eroe, non so se mi ammazzerai o imprigionerai, o farai di me una leggenda. Non so niente. Non potrò contattarti, né darti informazioni preziose nel mentre sono via. Tuttavia, qualora ci fosse un pericolo incombente per il villaggio, una guerra, o un attacco, te lo dirò a qualsiasi costo. Poi forse morirei, ma sapresti tutto in modo dettagliato e preciso.» - Disse, ora portando il vino alla bocca e sorseggiandone un po'. Non stava forse esagerando? "No," - quasi percepì una voce nella sua testa. Nessun punto dell'accordo era tradito. Stavano solo parlando, quasi intuendo i pensieri l'un l'altro. Stavano girando, girando e girando intorno al problema, tanto che Itai Nara avrebbe dovuto capirlo dalle parole dell'Akuma.
    «Se vuoi che mi prenda le mie responsabilità, allora dammi la caccia. Recluta i tuoi migliori shinobi, e fa che mi perseguano ovunque. Fa in modo che muoia, e così, fidati, mi farai un favore.» - Sorrise Seinji. Eggià: crepando sarebbe uscito da quella situazione indignitosa senza alcun problema. Ma sapeva che ciò non avrebbe funzionato. I suoi peccati li doveva lavare via con il sangue, sacrificandosi per il villaggio, e in contempo rispettando tutti i punti dell'accordo con il Mikawa. Ascoltò dunque le prole sul giuramento di fedeltà...
    "Oh no! Un altro..." - commentò sarcastica una voce nella sua testa, ma Seinji non distolse lo sguardo dagli occhi del Nara.
    «Come ti ho già detto, amo Kiri più di ogni altra cosa, e sono fedele sia a Kiri che al Mizukage.» - Disse. Era fedele sì, o forse mentiva? Di certo finché esserlo non andava contro il Patto e gli accordi presi, poteva permettersi quelle parole, dette con più o meno sincerità. - «Devi fidarti di me Itai. Devi. So che è una follia, ma chiudi gli occhi su tutto. Poi, finita questa storia, farai ciò che vuoi, ma ora come ora dimentica ciò che fu, e lascia che io agisca in completa libertà al di fuori di Kiri, ma sempre per il suo Bene.» - Sospirò. Poi aggiunse:
    «Sono in una situazione difficoltosa, Itai. Non sono tanto libero quanto potresti pensare, perciò dimmi pure la missione che vorresti assegnarmi... Non ti prometto di buttarmici a capofitto come un treno, ma qualcosa penso di poterlo anche fare.» - Sospirò, poi attese. Quale sarebbe stata la reazione del Nara?
     
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    Al Tavolo con Seinji Akuma

    La missione



    In che guaio di era cacciato?
    Quella era la prima sacrosanta domanda che mi feci udendo le sue reticenze nel rispondere. Compresi (ed era abbastanza facile arrivarci) che doveva essersi cacciato in qualche grosso guaio pericoloso, qualcosa che addirittura lo costringeva a non parlare. Cosa mai poteva inferire sulla sua psiche al punto da renderlo timoroso?
    A quel punto però non ero certo che lui fosse realmente cambiato. Potevo intuire quel cambiamento, ma non ero certo che fosse solo realtà o finzione e gli Akuma erano i maestri della finzione. Mangiai l'ultimo pezzo di carne rimasto nel piatto, bevvi l'ultimo sorso di vino e dopo un lungo minuto di riflessione decisi che valeva la pena rischiare di dare quel compito proprio a lui.
    Del resto poteva far comodo avere un ninja infiltrato dall'altra parte della barricata mondiale, sicché potesse riuscire ad arrivare in luoghi e posti che erano reclusi. Ma per il rischio che ero costretto a fargli correre, non potevo ancora farlo tornare a Kiri. A quel punto, l'avrei sfruttato ed avrei verificato la bontà delle sue parole.
    Troppi anni di rancore erano intercorsi tra me e lui per lasciar tutto in mano a parole che facilmente volavano al vento. Dovevo avere fatti. Credo che tu sappia che Taki è un focolaio impazzito. L'abbiamo attaccata fallendo miseramente e l'Accademia ha perso prestigio e potere a seguito di quella sventurata missione. Shika Nara aveva fatto male i conti, si era affidato a gente troppo inesperta per quell'incarico. Abbassai il tono della voce appena, con un'espressione seria in volto. Taki è con ogni probabilità in mano a Nukenin, Seinji, forse lo sai meglio di me. Non sappiamo assolutamente nulla della situazione lì dentro ed inviare ninja di Kiri potrebbe essere pericoloso. Ho bisogno di informazioni per capire come comportarmi Seinji e non c'è niente di meglio di un Nukenin per infiltrarsi in un villaggio di Nukenin. Lo guardai in viso, intensamente, studiando una sua reazione. Dovresti aver capito: se dovesse arrivarti notizia di qualcosa di strano a Taki, voglio che tu vada a controllare e che mi riferisca tutto ciò che vedi, qualsiasi informazione che tu possa raccogliere su cosa sta accadendo in questo villaggio. Non puoi tornare ancora al villaggio, bene, posso comprendere che in questo periodo di tempo tu abbia fatto cose con le quali tu debba fare i conti, ma consentimi di sfruttre il tuo status di Nukenin a vantaggio di Kiri allora.
    Quella pensata poteva essere davvero buona, dopotutto. Non avrei certamente inviato ninja a cuor leggero a raccogliere informazioni dentro Taki, ma Seinji poteva farlo facilitato dal suo status di nemico dell'Accademia. Per questo motivo però, non posso toglierti lo status di Nukenin, nemmeno in segreto. Se dovessi incontrare Shinobi accademici, dovrai aspettarti che essi ti considerino un nemico. Fa questo per Kiri, Seinji, ed io ti permetterò di tornare a casa.
    Rifiutare sarebbe stato stupido, a meno che i legacci che gli impedivano di tornare a Kiri gli impedivano al contempo di fare quanto gli avevo chiesto. A quel punto sorgeva spontanea una domanda: fin dove si era spinto nel tentativo di accumulare potere? Da come aveva parlato prima pareva convinto che poterci riuscire, al di là dei discorsi deliranti sulla sua protezione divina. Qualcosa doveva aver fatto in tutto quel lungo tempo.
    Un'altra cosa. Aggiunsi poi. Etusko. Non so se tu sappia dove sia, ma hai sicuramente più occasioni di me di parlargli. Qualora dovessi vederlo, digli che intendo parlargli. Se ho deciso che posso perdonare te potrò perdonare anche lui, sempre che voglia assumersi le responsabilità di quanto ha fatto a Suna.
    Anche Etsuko avrebbe espiato i suoi peccati. In che modo, doveva scoprirlo parlando con me.
    Era ora che tutto ciò che era scappato da Kiri tornasse a Kiri e che la ricostruzione proseguisse magnifica ed inarrestabile.
     
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    × Legenda
    Narrazione
    «Dialoghi»

    In guai profondi e pericolosi si poteva cacciare soltanto un cuore caldo, cosa che Seinji, nonostante il posto di provenienza e molti anni passati nel ghiaccio di Genosha, portava fieramente nel petto e nel carattere. Non sapeva se Itai Nara gli avrebbe creduto; non sapeva nemmeno se lui, Seinji, fosse riasto vivo dopo tutto quel ambaradan di cose che era accadute nell'ultimo periodo. Da un lato sapeva della strada di Diogente, e del fatto che egli avrebbe dovuto camminare con lui per non si sa quanto; dall'altro lato ci teneva al villaggio e ai suoi abitanti, poiché se era davvero come Itai diceva, - ebbene Seinji non dubitava che la cosa fosse vera, - egli aveva ragione, e l'Akuma torto. Infine, sapeva anche di dover difendere il villaggio, e sebbene la cosa non lo convinceva pienamente, aveva in mente un piano per salvare Itai, il villaggio, sé stesso e anche l'intero gruppo di Diogene. Del resto, una volta che lui, Seinji, sarebbe divenuto Mizukage a sua volta, - obiettivo del patto, - avrebbe potuto nuovamente dimettersi dalla carica e chiedere a Itai di tornare; avrebbe potuto abbandonare il gruppo, poiché le condizioni del Patto era compiute, e, ahimé, avrebbe persino salvato da rischi inutili il resto dei nukenin, e persino ogni singolo abitante del villaggio stesso. Qualora avesse appoggiato il Nara sin da subito, Diogene e gli altri avrebbero spazzato Kiri via dalla faccia della terra: tanti morti e tanti feriti, e inoltre lui, Seinji, si sarebbe ritrovato in fin di vita; qualora invece avesse preso solo parti di Diogene, il villaggio sarebbe stato comunque attaccato, innocenti e civili morti, e il villaggio, bene o male, sarebbe comunque caduto, e il Nara non si sa in che condizioni sarebbe stato. Forse dunque ciò che doveva fare Seinji è simulare qualcosa di più possibile innocente, far capire a Itai, con le sue azioni, che avrebbe dovuto lasciare la carica per un po', e che poi sarebbe ritornato di nuovo a essere Kage, non appena lui, Seinji, avrebbe assunto quel titolo almeno per qualche giorno per completare le richieste del Patto. Certo era però che se Seinji avesse attaccato Itai, questi avrebbe senz'altro reagito in un modo offensivo e pericoloso; nello scontro con un Demone potevano morire civili, mentre il parlargli così del piano sarebbe stato non solo difficile, ma persino improduttivo. Seinji non aveva alcun ombra di dubbio, che Itai non avrebbe accettato la richiesta di lasciare o di nascondersi nel villaggio, giocando solo una parte del copione. Egli avrebbe, - senz'altro, - protestato, e sebbene la priorità di Seinji era solo quella di far piena la pancia di tutti, - in quei momenti era persino disposto di salvare l'Accademia, mai come allora in pericolo! -, dall'altro canto aveva molti dubbi. Come simulare la sconfitta di Itai Nara agli occhi di Diogene, affinché questi si accertasse che Seinji sarebbe arrivato sul trono di Kiri non per mezzo di un tradimento dell'associazione, - parlandone con Itai Nara prima e mettendosi d'accordo sul teatrino, - ma per mezzo della forza? Simulare un combattimento agli occhi di altri nukenin, in cui Itai perde, e mentre loro sono sicuri che Seinji vince e diventa mizukage, Itai invece si rifugia nel villaggio promettendo di tornare e riprendersi il posto? E inoltre, come riuscire a parlare con il portatore del Demone, senza tradire l'associazione e le sue regole ferree? Dunque quello che si prospettava dinnanzi agli occhi dell'Akuma, era un bell'enigma logico, in cui si doveva risolvere nodo con meno morti possibili, meno danni possibili, e con la pancia piena di tutti.
    «D'accordo Itai Nara, farò come vuoi,» - Disse Seinji finendo il vino. - «Per quel che posso, sarò tuoi occhi e le tue orecchie al di fuori di Kiri, nel mondo dei nukenin fin quando lo vorrai.» - Poi sorrise con un sorriso amaro. - «Temo però che debba passare molto tempo prima che io arrivi a Kiri... Ci sono molti pericoli in giro. Una tempesta è in arrivo. Sappi che mi fido di te, e voglio che anche tu possa fidarti di me. In una tempesta moriranno molti ninja, bambini, donne... insomma civili. Ma io e te possiamo salvarli. Noi due possiamo salvare tutti, e rimanere in vita. E in contempo anche indebolire la tempesta. Torna a Kiri, ma alzare le mura, quadruplicare le guardie non servirà a molto. Ho un piano in mente, ed è rischioso, ma con esso io e te rimaremmo sicuramente in vita, e lo rimarrà anche Kiri. Però serve un sacrificio...» - e senza aspettare le domande di Itai, egli proseguì:
    «Quando tornerò a Kiri non sarò solo. Saremo potenti... Voglio che non appena arriverò a Kiri, tu mi trovi Itai. Subito quando sarò nel villaggio. Dunque se mi percepirai, fammi entrare dentro. Una volta dentro, attaccami. Ingaggeremo un duello, ovviamente senza esclusione di colpi... ma contieniti, non deve morire nessuno nel durante. Dovrai simulare una sconfitta agli occhi degli altri nukenin, e io dovrò diventare Mizukage per qualche giorno. Così riuscirò a liberarmi delle catene che ora mi rendono schiavo, e non appena libero abdicherò il titolo. So che è asurdo che io pretendo questo; so anche che difficilmente accetterai, ma non vedo altre soluzioni pacifiche. Non posso raccontarti tutto, e voglio che tu ti fidi di me. Solo così, simulando la vittoria della parte opposta, riusciremo a salvare vite.» - "E poi, Seinji? Una volta che Itai tornerà Mizukage? Diogene se ne accorgerà in qualche attimo che era tutto un teatro della scena, e vi seppellirà tutti insieme..." - disse Asmodai, e Seinji tacque. In effetti era vero. In effetti l'unico modo per evitare una guerra massiccia a Kiri, era mettere lui, Seinji, sul trono, affinché Diogene e nessun altro avesse pensieri strani riguardo il villaggio, e affinché Diogene pensasse che Seinji sarebbe stato una sua fedele marionetta sempre pronta a obbedire agli ordini... Seinji era disposto a farlo pur di evitare morti kiriani, ma Itai?
    No, non voleva chiedergli altro. Non poteva chiedergli altro. Tutto quello... A meno che non avesse capito la quantità del guaio che stava per abbattersi sul villaggio, e in cui Seinji si era cacciato...
    Poi gli venne un'altra idea.
    "Se Itai simulasse la propria morte dinnanzi agli occhi di tutti, io diverrei Mizukage, mi prenderei il titolo, compirei l'accordo, uscirei dall'associazione, e se Diogene mi attaccasse perché rifiuterei di mandare i kiriani in guerra... Sì, si ritroverebbe Itai con un'identità cambiata come sorpresa dietro la schiena".
    In realtà non poteva chiedergli altro, e sebbene tutte queste idee potevano evitare che Kiri venisse rasa al suolo o al suo interno scoppiasse una guerra civile, c'era un unico problema: Seinji era ancora solo un nukenin agli occhi di Itai Nara. E nessuno poteva fidarsi di qualcuno che aveva già tradito; nemmeno se questi qualcuno parlava con il cuore sincero e se i suoi unici scopi erano quelli di salvare il maggior numero possibile di vite dalla Tempesta in arrivo.
     
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    Il Patto non lascia traccia.
    Il Sangue non lascia scampo.
    Il Garth non lascia nulla al caso.


    " Ci sono molti pericoli in giro. Una tempesta è in arrivo. Sappi che io mi fido..."

    Con queste ultime parole Seiniji avrebbe abbandonato il mondo dei vivi, spegnendosi all'improvviso e senza il minimo preavviso. Il suo corpo sarebbe rovinato a terra lasciando Itai nello sconcerto più assoluto.
    Purtroppo i suoi propositi non si coniugavano con le sue azioni, forse per semplice inesperienza o magari per una profonda instabilità mentale. Un possibile alleato di grande prospettiva, che avrebbe potuto recitare un ruolo importante negli anni a venire...che spreco.

    In effetti faceva un po tenerezza; in fondo voleva solo salvare il suo villaggio.



    CITAZIONE
    Il Pg Seinji Akuma cade in coma per violazione del seguente patto sancito della tecnica "Patto di Sangue" .

    " L'organizzazione viene prima di tutto. Ogni tua azione deve essere concorde con i fini dell'organizzazione e il compito che ti verrà assegnato. Cercherai di portare a compimento tali scopi. Non metterai mai a rischio la segretezza e l'integrità dell'organizzazione. Farai di tutto per impedire a terzi di estorcere informazioni sull'organizzazione e non rivelerai volontariamente mai tali informazioni. Accetti queste condizioni? "[/color]

    Patto di Sangue
    Villaggio: Oto
    Posizioni Magiche: 6
    Richiede: Controllo del Sangue III
    Incisione sulla Prima Tavola: "Troppe volte ho visto promesse infrante."
    L'utilizzatore può serrare un Patto di Sangue con un altro personaggio, purché esso sia consenziente e non controllato da Genjutsu o tecniche di qualsiasi genere. Il patto deve essere chiaro, non riferirsi ad azioni che la vittima non può non compiere o azioni quotidiane.
    Per serrare il patto è necessario che l'utilizzatore e la vittima stringano le mani, l'utilizzatore dovrà aggiungere effetti puramente scenici a piacimento. La vittima deve essere a conoscenza della tecnica. Trasgredire il patto provoca il coma. L'utilizzatore deve segnalare la rottura del patto con un post nella giocata dove rotto, può essere presente o meno. Non sarà a conoscenza della rottura del patto. Se ritenuto scorretto la vittima può appellarsi ai Giudici GdR.
    Sono necessarie Arti Mediche Superiori per guarire da questa condizione. L'utilizzatore sarà Affaticato per 1 settimana dopo aver eseguito questa tecnica.

    Tipo: Ninjutsu - Chiiton
    (Livello: 3 / Costo Attivazione: Elevato)
    [Da Jonin in su]
     
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    Il grande inganno

    L'inizio



    Seinji Akuma crollò all'improvviso, lasciandomi con molte domande in testa. Mi alzai di scatto quando la sua faccia cadde di schianto nel sushi che aveva quasi finito di mangiare. Il bicchiere di vino cadde sul tavolo sporcando la tovaglia. Mi avvicinai a quello che rimaneva di Seinji Akuma, cercando con le dita la carotide al lato del suo collo. Sebbene debole il battito c'era ancora.
    Cosa diavolo era successo? Era crollato all'improvviso, ma fino a pochi istanti prima sembrava star benissimo. Non ne sapevo abbastanza di medicina da poter capire cosa potesse essere successo. Forse quella genin, Meika, mi avrebbe potuto ragguagliare. Era certo che avevo Seinji Akuma inerme, schiantato su un tavolo e più morto che vivo. Di sicuro non l'avrei potuto lasciar lì.
    In molti si radunarono attorno a me e maledissi il fatto che mi avevano visto in faccia. La voce presto o tardi si sarebbe diffusa e magari questi fantomatici individui con cui Seinji si era immischiato avrebbero saputo che era stecchito e nelle mie mani. Il che significava che in un modo o nell'altro Seinji sarebbe potuto divenire un bersaglio.
    Maledetto bastardo, alla fine me l'hai lasciato il conto da pagare. Dissi mentre lasciavo una imprecisata (ma abbondante) quantità di Ryo sul tavolo, per poi caricarmi Seinji in spalla. Il proprietario mi raggiunse, preoccupato, al che dissi.
    Lo porto in un ospedale, si è sentito male. Nessun problema, il cibo era ottimo, è lui che è gravemente malato. Mentii spudoratamente.

    Una volta furoi dal locale Yogan mi raggiunse. Salii sul forso della dragonessa con Seinji e volai via. Yogan, è strano. È stramazzato al suolo mentre parlava. Veleno? Qui? Perché poi? Non capisco, ma quest'uomo ha delle risposte a delle domande che non mi sarei mai posto prima di incontrarlo. Tuttavia, Yogan, siamo stati visti. Se conosce dei segreti, voglio saperli, ma prima di tutto quest'uomo bé... Sorrisi. Deve morire.
    E doveva farlo davanti ad una vasta, pubblica ed onorevole platea.
     
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