Incontro fra Fenici

Free Gdr - Houyoku / Feng Gu

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    Falce dei Kaguya


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    Una missiva per un amministratore - Kiri

    Un uccello messaggero volava verso Kiri, una banale creatura il cui addestratore era stato pagato abbastanza profumatamente per inviare un semplice messaggio che, sperava il pagante, la maggior parte del villaggio non avrebbe mai compreso.

    All'origine di quel messaggio c'erano una serie di necessità, la prima e più banale era sapere com'era andata per gli altri ninja che avevano intrapreso il viaggio nella Roccia degli Spiriti e se per sapere qualcosa degli altri avrebbe anche visitato i loro villaggi di appartenenza, con Kiri non poteva rischiare, così il mandante del messaggio aveva deciso di contattare l'unica altra persona, oltre Riikimaru, a cui poteva dire del suo "ritorno" senza rischiare che lo spifferasse in giro, più che altro perché altrettanto quello gli doveva.
    La seconda necessità era più "immediata": un veloce corso su come mescolarsi e spacciarsi per ciò che non si è, qualcosa che gli sarebbe servita per uno dei luoghi che voleva visitare prima di abbandonare Iwa per un pò.

    Il messaggio sarebbe stato diretto all'amministrazione di Kiri perché, al momento della sua morte, l'allora Mizukage aveva scelto l'altro come nuovo amministratore (e di certo, qualsiasi cambiamento in quel della politica di villaggio, gli era ignoto al momento).
    Il messaggio, una volta recapitato all'amministrazione kiriana, sarebbe apparso, sperava l'ex Kage, criptico a chiunque non fosse stato l'ex Hyuga.
    Nello specifico, aprendo la missiva, questo sarebbe stato il contenuto:

    Caro Palla di Neve,

    Come va la famiglia? Portato altra gente dalle tue brevi gite?
    Io ho compiuto qualche mese fa un viaggio simile a quello di cui mi hai parlato al nostro ultimo incontro ed ammetto che non è stato poi così simile a come me lo descrivevi tu, ma forse è un viaggio un pò diverso per ognuno.
    Ad ogni modo, siccome non ho alcuna intenzione di tornare lì a breve, che ne diresti di incontrarci, per ciò che mi dicevi avresti smesso di fare, qui dove sto ora?
    Mi trovo nel villaggio da cui proveniva il tuo maestro, quello con cui abbiamo fatto, anni fa, una fresca gita, da cui tu sei tornato prima di tutti e lui non è mai tornato.
    Ci vediamo fra sette giorni presso una locanda che s'intona con ciò che tu sei.
    Dai, che ti regalo una collana con i campanelli.

    Il tuo precedente padrone di casa.


    Certo, sarebbe risultata un pò contorta a leggersi, ma il fu Shiltar sperava caldamente che Houyoku ricordasse del loro ultimo incontro e capisse più o meno dove dover andare.

    Sette giorni dopo, in una locanda chiamata il Gatto Canterino ad Iwa, ad uno dei tavoli sarebbe stato seduto un massiccio uomo calvo, che beveva del thé da solo, fra gli altri clienti presenti, l'unico, però, che avesse un collare con un campanello in bella vista al suo tavolo.

    zongwusit




    ------------

    OT: Ok, Kalastor, te lo avevo accennato ed ora ecco la giocata. :ahsi: /OT

    Edited by Shiltar Kaguya - 23/4/2013, 08:54
     
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  2. Kalastor
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    Orme sulla Terra.
    Il Destino della Fenice, quando la gente smette di morire.


    Quanto scusa? - Domandò all'uomo di fronte a lui. - È del fottuto pesce e noi siamo una fottuta Isola, non esiste al Mondo che ci costi più della terra ferma! - Accartocciò alcuni fogli di carta che fino a qualche istante prima stava leggendo. - È pesce, mi segui? È del maledetto pesce!! Basta lanciare una cartabomba in acqua da qualsiasi punto di questo Paese del cazzo per tirare su abbastanza roba da sfamare un esercito per tre mesi!! - Il tono di voce cominciò ad alzarsi. - Pesce, maledizione!! Digli che se intendono continuare con questi prezzi criminali dovranno raggiungere il Continente a nuoto, perché veri gli Dei del Cielo e della Terra andrò personalmente ad affondare quelle bagnarole di merda che hanno il coraggio di chiamare flotta commerciale e l'unica cosa che potranno pescare saranno i loro denti dopo che glieli avrò SGRANATI VIA DALLA FACCIA!! - Al culmine della rabbia praticamente urlava ed i denti erano digrignati in un'espressione folle. - ...Non dirgli propriamente così, fai leva sul fatto che un prezzo onesto a fronte di una richiesta notevole permetterà una migliore diffusione del prodotto, o qualche cazzata del genere. - Aggiunse dopo una serie di lunghi respiri. - Vai, su! Ho da fare adesso.



    La mole di rompimenti di coglioni che era stato costretto ad affrontare nelle ultime settimane superava di gran lunga ogni sua più cupa previsione. Amministrare un Villaggio per buona sostanza consisteva in compilare documenti inutili e risolvere situazioni tanto noiose quanto complicate, in un ciclo infinito di soluzioni improbabili e nuove richieste. Era come se i problemi comparissero con una cadenza precisa, in maniera tale da non lasciargli un attimo di respiro. Anche uscire dall'Amministrazione per portare avanti le sue indagini cominciava ad essere difficile.

    Si abbandonò sulla sedia e tenne gli occhi chiusi per qualche momento. Sperò che la pila di carta di fronte a lui sparisse, ma quando li riaprì era ancora al suo posto. Sospirò, bevve un sorso di caffè ormai freddo dalla quarta tazza della giornata e cominciò a sfogliare i vari documenti. Per due ore cercò senza riuscirci di capire come mai una missione di classe D avesse causato al Villaggio una perdita di quasi ventimila ryo e ciò rese estremamente necessario prendersi una pausa, dedicando qualche momento alla corrispondenza. Che era altrettanto noiosa ma almeno poteva cestinarla senza dedicarci troppa attenzione.

    Scorse rapidamente le lamentale dovute ai mancati rimborsi - gli stessi che qualche tempo prima aveva dato alle fiamme - e lo stesso fece con le proposte di "facilitazioni" da parte dei consorzi commerciali locali sino a giungere ad una missiva che catturò il suo interesse. Non aveva mittente e la carta era scura e grezza, molto diversa da quella che gli passava normalmente per le mani. La osservò con attenzione, facendoci scorrere sopra i polpastrelli come se non avesse mai visto niente di simile prima. Nell'aprirla l'intestazione quasi lo fece mancare. Si costrinse alzarsi in piedi e con foga febbrile prese a leggerla. Giunse al termine tutto d'un fiato e quello stesso fiato gli mancò a lungo prima che si costringesse a parlare.

    Mh, quindi è vivo. - Commentò con voce asciutta. - Ora lo ammazzo.

    ♠ ♠ ♠


    Pioveva. Aveva piovuto tutta la mattina, e tutto il giorno prima, ed il giorno ancora precedente. Un pioggia scura e pesante come il suo umore, che nonostante la primavera imminente riusciva ad essere gelida. Yoku dubitava che avrebbe mai smesso, e quella era la minore delle sue preoccupazioni. Dato il poco preavviso era stato costretto a prendere una carovana composta da quattro carrette malandati che lentamente si trascinavano per le strade rese un oceano di fango dall'acqua. I suoi compagni di viaggio erano per metà contadini e per metà commercianti disgraziati, tutti con una cura approssimativa per la propria igiene. Non fossero bastati i buoi a far puzzare quel convoglio orribile. Da quando aveva lasciato il Paese dell'Acqua era stato tutto un susseguirsi di situazioni sgradevoli, come se il dover partire in tutta fretta non fosse una seccatura sufficiente. Mentre osservava il cielo colare a terra da un minuscolo finestrino soffiò fra i denti e si sistemò un ciuffo di capelli che gli si era appiccicato sulla fronte. Capelli di un nero tossico. Era stato costretto a tingerli in fretta e furia ed il risultato finale era molto simile al catrame bagnato nella cenere di sigaretta, mentre la consistenza ricordava la stoppa umida. Il carretto prese un buca e Yoku batté la testa contro il tetto, facendosi sfuggire un'imprecazione ad alta voce. Le avrebbe pagate tutte. Oh se le avrebbe pagate tutte, dannato albino zombie.

    ♠ ♠ ♠


    La porta scorse di lato rivelando uno stralcio dell'esterno, reso indistinto da un muro di pioggia. Entrò un ragazzo e se la chiuse alle spalle. Tolse un mantello fradicio che rivelò degli abiti anonimi in stoffa grigia tagliati malamente ed una spada legata alla cintura, avvolta in bendaggi sudici. Rimase immobile per qualche istante poi avanzò al centro della stanza lasciandosi dietro orme infangate. La testa era avvolta in un panno che lasciava scoperti soltanto gli occhi viola, che vagavano alla ricerca di qualcosa. Evidentemente la trovarono in fretta perché dopo poco si spostò verso un tavolo e lì si sedette. Scoprì il volto e fissò l'uomo di fronte a sé con espressione corrucciata, rimanendo in silenzio. Le labbra labbra serrate in un vago rimprovero.

    Bei capelli. - Fece scomparire il collare dentro al vestito. - Ti vedo in forma, devono avere delle palestre niente male nell'Oltretomba. - Lo fissò dritto negli occhi. - E piuttosto affollate, sei la seconda persona che conosco a fare ritorno da quel posto, oltre a me medesimo. - Senza cambiare espressione. - Di questi tempi è diventato veramente difficile crepare, evidentemente non abbiamo sofferto abbastanza in questa vita. - Gli lanciò un sorriso un tralice, poi incrociò le braccia. - Parla, sono tutto orecchie.

     
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    Un gatto entra in un bar... - Iwa

    L'uomo calvo continuò a bere il suo thé, incurante della pioggia fuori e dell'individuo, anonimo e fradicio, che gli si sedette davanti, o almeno questo si sarebbe potuto dire dallo sguardo che mai alzò verso l'altro, finché quello non si prese il collare.
    L'uomo ricambiò lo sguardo, viola con viola, dell'altro, accennando un pò sorpreso al fatto che un altro, oltre loro, aveva fatto ritorno dall'oltretomba, fu quasi tentato di replicare subito anche al commento sul non aver sofferto abbastanza, ma preferì aspettare che l'altro avesse finito di parlare.

    Quando quello incrociò le braccia, l'uomo pelato si appoggiò allo schienale della sua sedia, il thé ormai finito, avendolo sorseggiato mentre ascoltava l'altro, quindi, con un mezzo sorriso, iniziò a sua volta a parlare.
    "E' una storia abbastanza nota, sai? C'era questa missione che doveva concludere una questione rimasta in sospeso per un anno buono con della gente di un villaggio non accademico. E così decisero di andare in questa pericolosa missione sei ninja, fra cui due del villaggio da cui provieni. Uno di loro, il Kage del suddetto villaggio, non ha fatto ritorno.", probabilmente l'altro avrebbe notato come anche la voce, oltre all'aspetto era diversa da quella che era stata di Shiltar.
    "La parte meno nota è come mai non ha fatto ritorno e, soprattutto, cosa è successo dopo.", aggiunse con evidente disappunto.
    "Ti ricordi la tua definizione dell'oltretomba? Un vuoto, un niente. Bé, diciamo che non ho avuto quella fortuna: mi sono dovuto sorbire una lunga e noiosa finzione frutto del mio intelletto, o di chissà cosa, in cui vivevo in un mondo completamente in pace, dove non c'erano più pericoli, potevo crescere i miei figli felice, con Palla di Neve, e la sua figlioletta, che stavano lì, a quattro passi da noi... e sospetto che oltre al mio subconscio, per quei tre mesi d'inferno possa darti, indirettamente un pò di colpa, dopo l'ultima discussione.", aggiunse, puntandogli contro un dito, con un mezzo sorriso in volto.
    "Ad ogni modo, mentre il mio spirito si masturbava in questa specie di incubo, il corpo del kage del tuo villaggio è andato in decomposizione, o chissà che, non ne ho una chiara idea, ma almeno le fenici si erano rese conto che qualcosa non andava e così, il loro sovrano, che era nato dal corpo del suddetto kage...", con un cenno della mano sottolineò che era un particolare di cui era meglio non informarsi, "pensò bene di aiutarmi a tornare a questo mondo e nel farlo, una volta scoperto gli avvenimenti, ho trovato l'idea di abbandonare chi ero e diventare chi sono un ottimo mezzo per il mio fine: la morte di uno specifico individuo.", disse quella sua ultima frase con attenzione, non tanto a chi poteva udirli, ma quanto al fatto che stava parlando di vendetta ad un uomo che, sapeva bene, considerava la morte come il male del mondo e la violenza il suo strumento.

    Lasciò che l'altro analizzasse le implicazioni di quella frase, voltandosi verso uno dei camerieri di quella locanda e facendo un cenno per avere due di ciò che, in quei giorni, aveva bevuto in quel posto, poi rimase un pò in silenzio, prima di riprendere.
    "Ti ho contattato principalmente per farti sapere anche questo: perché ritenevo fosse il caso che tu fossi al corrente della mia situazione e se vorrai, ti racconterò anche della fine del tuo precedente padrone di casa. Prima, però, avrei da farti una domanda e chiederti un favore.", riprese dopo un pò, "Vorrei, infatti, sapere che ne è stato dell'altro ninja del tuo villaggio d'origine che era in quella missione, proveniente dal tuo stesso paese natio e jonin. E poi ti vorrei chiedere di darmi qualche rapida lezione d'infiltrazione... perché non so proprio come travestirmi da archeologo...", aggiunse, fermandosi poi, quando arrivarono i due bicchieri: non c'era thé all'interno.

    "Questa bevanda non l'ho mai assaggiata prima di arrivare qui e devo dire che mi piace parecchio! Si chiama idromele, saranno quattro giorni che lo bevo ogni sera.", disse, porgendogli un bicchiere, "A proposito, mi sono reso conto di non essermi ancora presentato. Feng Gu, piacere.", concluse.
     
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  4. Kalastor
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    Orme sulla Terra.
    Il Destino della Fenice, discorsi fra cadaveri.


    Feng Gu? Sembra il nome di un piatto a base di maiale! Ed io che mi lamentavo di Houyoku. - Fu il commento che ruppe il silenzio. - Sei dovuto morire e risorgere prima di arrivare ad offrirmi da bere, ma da quel che sento dovresti smettere prima di cominciare a provarci gusto, fai discorsi deliranti. - Annusò il contenuto del bicchiere e lo accolse con una smorfia non propriamente convinta. - Mi fa ridere invece che il tuo Inferno sia il mio Paradiso, sfumatura bizzarra di due personalità ugualmente disfunzionali, a quanto pare. - Ipotizzò con aria torva. - Comunque quella certa persona è più viva di me e te messi assieme, guarda caso è venuta a farmi visita qualche giorno fa, e sempre portando in dono una proposta indecente, dev'essere abitudine innata di chi come noi ha visto entrambi i lati dell'esistenza nell'arco della stessa vita. - Sbuffò sprezzante. - Saranno le privazioni del viaggio che mi offuscano la mente, ma non sono del tutto certo di aver compreso a pieno la faccenda. Provo a riassumere, posso? - Tirò giù il contenuto del bicchiere in un unico sorso. - Sei andato a crepare non so dove per non so quale motivo, e fin qui ci arrivo, niente che non abbia provato sulla mia pelliccia, ma dopo aver fatto il salto, non soddisfatto di un'esistenza priva di preoccupazioni, hai ben pensato di tornare a tribolare assieme a noi bastardi ma, e qui comincio a perdermi, piuttosto che tornare nel tuo fottuto Villaggio dalla tua famiglia hai ben pensato di rasarti i capelli e cambiare nome, il tutto per, e qui mi perdo definitivamente, ammazzare un uomo, ad occhio e croce quello che ti ha ucciso. - Piantò il bicchiere sul tavolo e rimase a fissarlo per qualche secondo. - Posso capire una crisi di mezza età, ma non ti saresti potuto fare un'amante come tutte le persone normali? Oppure una barca a vela, che ne so. - Fece cenno di versare ancora. - Perché temo seriamente di sentire il resto della storia se le premesse sono queste.


    Svuotò il bicchiere una seconda volta. Quella bevanda non era completamente sgradevole ma aveva un gusto troppo lontano da quelli di Yoku. L'alcol però aiutava a tenere a freno l'istinto di saltargli addosso per prenderlo a pugni. Faceva fatica a trovare l'origine di quei cattivi propositi, e questo lo innervosiva più di quanto non facesse la mancanza di sonno. C'era qualcosa di profondamente fastidioso in quella situazione e non riusciva ad individuarlo. Come quando si ha una parola sulla punta della lingua e non si riesce a focalizzarla. Ma annusava già l'inizio una storia assurda con un finale che non gli sarebbe piaciuto per nulla.

    Continua continua, raccontami le esatte circostanze che ti hanno fatto ammattire. - Arricciò le labbra mostrando i denti. - Così potrò decidere quanto essere incazzato.

     
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    Un gatto entra in un bar e fa il moralista...

    "Ed io che pensavo avresti gradito. In fondo il tuo nome significa Fenice, il mio significa Fenice d'Ossa.", sorseggiò l'idromele con una nota d'ironia, per cercare di non focalizzarsi troppo sulla pippa morale che già sentiva nell'aria alle repliche dell'altro, che ascoltò pacatamente, sorseggiando con calma mentre lo faceva.

    Fu solo quando l'altro ebbe finito di parlare, che il Kaguya pelato posò il proprio bicchiere, "Prima di tutto, dovresti saperlo che non mi è mai piaciuta l'idea di un mondo in pace... te lo aveva detto il tuo defunto Mizukage, che non c'era posto per lui in un mondo del genere, e te lo confermo anch'io, soprattutto se quel mondo non è altro che una patetica illusione che la propria mente solleva per negare di essere un debole, uno sconfitto.", disse, calando lo sguardo sul bicchiere e rigirandoselo fra le dita della mano, ancora accettare l'idea che Shiltar aveva fallito, era per Feng Gu difficile e più dolorosa di molte ferite.
    "Sulla questione dell'amante... bé, meglio lasciar stare quel tipo di discussioni e per il resto, direi che ti faccio contento e ti racconto delle circostanze in cui hai perso il tuo Mizukage.", confermò, mettendosi più comodo sulla sedia.

    "Allora, la missione era una missione a cui parteciparono sei ninja. Il Kage suddetto, il prode ed eroico Itai, del medesimo villaggio, vi siete mai incontrati? Hoshi, jonin della Sabbia, carissimo amico del tuo suddetto capovillaggio; Diogene, jonin del Suono e poi due tizi della Foglia, un chunin che evocava rospi, Drake credo si chiamasse, ed un jonin degli Aburame... sai, quei tizi con tutti i loro insetti, un pò schifosi, decisamente.", iniziò a raccontare.
    "Comunque, questo simpatico gruppetto parte in direzione di un posto, una montagna in mezzo al deserto, qui ad Iwa, e già mentre sono in viaggio, su uno dei coccodrilli del tuo Kage, si trovano ad essere bersagliati da uno dei ninja nemici che, in cerca dei medesimi sassi che cercavano i nostri amici, hanno pensato di fare della montagna la loro piccola base.
    Il ninja che li attendeva era un tizio che lanciava gigantesche spade capaci di duplicarsi ed essere pilotate, una roba parecchio fastidiosa, che non riuscì a ferire i membri di quel simpatico gruppetto, ma li fece sudare non poco per riuscire a ferirlo, cosa che il duo della Nebbia fece con poche soddisfazioni e molta fatica."
    , aggiunse.
    "Ad ogni modo, i nostri arrivano a questa Roccia degli Spiriti, così si chiama il posto, e l'Aburame, da bravo sensitivo, li avvisa che ci sono nove nemici, tutti parecchio cazzuti, ma in più c'era anche un discreto numero di soldataglia, anche se quello al momento non lo sapevano.
    Lo scoprirono però poco dopo, quando, entrati nella Roccia, i sei si trovarono dinanzi ad un piccolo gruppo di quei gregari, appunto, che non furono nemmeno difficili da eliminare, prima che una qualche trappola dividesse il gruppo in due.
    Da una parte, il Kage, il suo amico di Suna e l'otese, dall'altra il restante kiriano ed i due della Foglia.
    Il che mi riporta alla prima domanda: sai niente di Itai Nara?"
    , domandò di nuovo e stavolta avrebbe atteso per una risposta, prima di continuare.

    "Il trio, comunque, continuò.
    Lungo la strada, in una piccola deviazione, il Kage ed il suo amico di Suna reincontrarono una vecchia conoscenza: un ninja nemico che già avevano affrontato in una precedente missione in quel luogo, un ninja che può creare illusioni così reali da uccidere e deformare l'ambiente... insomma una fighetta che si sente onnipotente, tanto da mandare un clone a creare un illusione per cercare di stremare ancora di più il Kaguya ed il suo amico, peccato che quelli avevano un sistema di richiamo inverso con le proprie locuste ed un clone in avanscoperta rispettivamente.
    Così, senza troppa fatica, il trio continua, fino a trovarsi davanti ad una donna del medesimo villaggio, capace di far esplodere il suo sangue, che utilizza due specie di zombie ed evoca scorpioni giganti.
    Il tuo Kage si attarda a combattere contro i due zombie, che, erano addirittura più potenti di lui fisicamente, ma non avevano la sua resistenza, tanto che alla fine seppur nel farlo sacrifica ben due evocazioni, dovendole rimandare indietro ferite, riesce ad eliminare entrambi gli zombie ed uccidere lo scorpione gigante che stava nel frattempo affrontando il suo amico di Suna.
    L'otese, intanto, stava combattendo un duello in solitaria con la piuttosto impegnata donna nemica, riuscendo alla fine ad eliminarla con una tecnica che lo trasformava in una specie di fiume di sangue.
    Una bella battaglia, ma che lascia il trio stremato, ferito e con pochi tonici ed energie."
    , raccontò ancora, rigirandosi il bicchiere fra le dita.
    "Dopo una breve pausa, i nostri continuano ad andare verso il loro bersaglio principale, o meglio, verso l'unica strada che si apre davanti a loro, sfondando un portone piuttosto mastodontico, ma poco resistente.
    E così si trovano davanti all'ennesimo trucco del ninja illusionista di cui ti dicevo prima, la fighetta. Questo simpaticone gli manda addosso due cloni, o qualcosa di simile, uno con l'aspetto di Itai, ed i nostri devono risolvere la situazione mentre anche l'ambiente non aiuta, così altro consumo sostanzioso di chakra, qualche ferita per il sunese e via ad andare avanti, sempre più affaticati, fino ad arrivare in un'ampia sala dove si trova una grossa statua."

    "Ora, qui ci vuole un racconto nel racconto: il tuo caro Kage, assieme al suo amico di Suna, ed un altro sunese, era già stato da quelle parti in cerca di oggetti chiamati le Stelle di Iwa e, la prima volta, i suddetti nemici, avevano rapito una buona dozzina di persone, uccidendone alcune, per avere quei sassi per prima, ma il Kage, grazie ad un aiutino esterno, era riuscito a salvarne il più possibile senza dover dare i sassi ai nemici, che erano guidati da un capo del villaggio avverso, capace di dividersi in pipistrelli."
    "Stavolta, i nostri tre si trovano davanti alla statua che dovrebbe custodire i sassi e così fanno quanto dicevano le istruzioni, cercando di evocare i sassi, invece subiscono loro un'evocazione inversa, assieme a tre nemici: la fighetta illusionista, il lanciatore di spade e l'uomo dei pipistrelli, bello fresco ed in forze.
    I sei si ritrovano in un luogo parecchio assurdo, dove un gigante, alto quanto una montagna, dalla forza superiore di molto al tuo Kage nelle sue migliori condizioni, pensa bene di volerli uccidere tutti e sei per il disturbo.
    Ovviamente i due gruppi non si mettono d'accordo, così scoppia una guerra totale, in cui per primo l'uomo pipistrello arriva ad uno dei sassi, scomparendo da quel luogo, subito seguito dal tuo amico Kage."

    "Il Kage si ritrova di nuovo nell'arena, stremato, con pochissime energie, mentre il suo avversario era in piena forza. Così inizia lo scontro: il roditore volante aveva tecniche capaci di trasformarlo nell'aspetto in un gigantesco essere molto veloce e resistente, mentre il Kaguya aveva le ossa, i fulmini e qualche idea qua e là.", a quel punto, probabilmente, Konzen avrebbe potuto notare come le dita dell'altro si stringevano sempre di più attorno al bicchiere.
    "L'incontro non è durato moltissimo... le forze del Kage erano poche, poi vedere prima l'amico sunese ritornare sotto forma di statua di pietra e dopo i due nemici apparire con solo una macchia di sangue al posto dell'otese gli diede ben poche speranze, tanto da consumare fino all'ultimo tutto il suo chakra.
    Perdere tutto perché impreparato, perché i tuoi nemici non giocavano secondo le medesime regole, perché non avevano il coraggio di accettare uno scontro leale... i ninja non combattono con lealtà, ma con astuzia, potrebbero anche dirti, perdere tutto per questo e comprendere che la propria famiglia era rimasta indietro è stato... come morire non una, ma quattro volte e forse... non sono morto nemmeno la prima, sono semplicemente andato in un coma tanto profondo da non uscirne più."
    , la voce amara, per il senso di sconfitta.
    "E se tornassi a casa? Ho pensato quando l'ho scoperto. Rivedere la famiglia, ritornare quello che ero... ma quella gente vuole vendetta sull'Accademia ed ora, forse, ha tre strumenti in più per farlo, saprebbe bene come prepararsi per il ritorno del Mizukage dato per morto... no, preferisco dedicarmi alla vendetta, preferisco strappare via la pelle dalle ossa di quel duo d'infami e di chiunque li supporti, se si metterà in mezzo, preferisco che la famiglia del Kage non vada di mezzo, dovessi anche perderla per avere la mia vendetta, per dimostrare a tutti, me stesso per primo, che Shiltar non ha fallito, ma che i suoi avversari sono stati sleali... potrei salvare i villaggi nel fare ciò, o perdere tutto, ma egualmente, avrei la mia vendetta, avrei la mia certezza."
    , disse, mentre le dita si stringevano fino a rompere il bicchiere.

    Feng Gu scosse le dita per far scivolare via la bevanda che gli era caduta sopra, "E qui arrivamo alla seconda domanda: ora la Roccia degli Spiriti è un sito archeologico dove la gente dell'Accademia e della Zanna sbircia, siccome non posso entrarci come ninja, vorrei fingermi archeologo e tu sei il maggior esperto in infiltrazioni che conosca... mi daresti qualche consiglio? Mi serve qualcosa da cui partire, anche se qualche primo passo l'ho fatto.", chiese infine.
     
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    Orme sulla Terra.
    Il Destino della Fenice, la solita vecchia storia.


    Dovrei smetterla di fare domande alle persone. - Soffiò a denti stretti. - Vivrei una vita molto più semplice.



    Per chi segue la filosofia della Strada, la vita diventa un viaggio la cui destinazione è determinata dall'insieme delle scelte fatte. Lungo il cammino può capitare di camminare al fianco di altre persone, con mete diverse ma che per effetto delle loro scelte si trovano a percorrere lo stesso percorso di altri, per brevi o lunghi periodi. Ma ogni individuo ha la sua strada, ed ogni strada si unisce ad altre strade, che a loro volta si sono incrociate e poi divise da quelle di altri. Ogni strada racconta la storia di un viaggio ed ogni viaggio è un Mondo di scelte. Accettando di condividere la propria Strada con un'altra persona, si accetta di entrare a far parte del suo racconto ed al tempo stesso che essa entri a far parte del proprio. Mondi uniti ad altri mondi. Yoku pensò a tutte queste cose mentre sceglieva la risposta giusta da dare al suo vecchio amico. Il desiderio di seguirlo era ostacolato dalla sua conoscenza dei Mondi, dall'averne visti marcire molti sotto l'influenza del rancore. La decisione, come sempre gli capitava quando arrivava ad una svolta nel suo viaggio, giunse all'improvviso, lontana da qualsiasi ragionamento.

    Io come te sono morto, ma per me è stato diverso. Morire mi ha permesso di cambiare e paradossalmente sono grato alle persone che mi hanno ucciso, perché senza di loro sarei rimasto un bambino frignone. Però ho visto quello che c'è dopo, intendo il posto a cui sono destinati quelli come me, e non è diverso dal nostro Mondo. Se sono tornato, è perché so che tanto nella vita quanto nella morte dovrò combattere, e voglio farlo alle mie condizioni. - Buttò fuori le parole tutte d'un fiato, poi si fermò, quasi ne fosse rimasto a corto. - Tu non sei tornato per avere vendetta e non ti senti in colpa per essere stato sconfitto. Conosco la ragione per cui hai scelto di credere nell'odio, i nemici che hai affrontato erano colmi di quel sentimento e ti sono sembrati mostri terrificanti ed impossibili da battere, ma nel momento della morte non è stata la sconfitta a ferirti, ma la consapevolezza di non essere riuscito a proteggere i tuoi compagni. E per lo stesso motivo hai abbandonato il Villaggio e la tua famiglia, anche se questo ti è costato rinunciare a ciò che eri ed in cui credevi. - Il suo parlare aspramente cozzava con lo sguardo carico di sofferenza. - Sarai pure uno dei Ninja più forti di questo Continente, ma rimani un coglione. Lo posso dire perché sono passato in mezzo a questa merda molto prima di te e ci ho messo mezza vita a capire come stanno veramente le cose, quindi ascoltami attentamente, che ti sto abbreviando la questione di diversi anni. - Svuotò il bicchiere in due sorsi rabbiosi e si pulì le labbra col pollice. - L'odio corrompe tutto, è un sentimento venefico. Se ti lascerai trasportare dal rancore ogni tua azione diventerà un atto di puro egoismo che poterà soltanto nuovo dolore. Se vuoi davvero condurre questa guerra, e credimi una volta di più quando ti dico che si tratta di roba grossa, fallo per la tua famiglia, per il tuo Villaggio, per chi è morto e per chi ancora respira. E fallo per te stesso, per lasciare questo Mondo senza nessun rimpianto. - Lo guardò negli occhi e mostrò i denti. - So quello che pensi, ma vaffanculo se è vera una sola parola! Io ti conosco, io ho guardato dietro il misantropo sociopatico e soprattutto dietro al guerriero che tutti temono, ed ho visto un uomo che vuole soltanto una cosa: proteggere le persone che ama. E se pensi che rifiutare tutto questo possa renderti più forte sei doppiamente coglione! - Si sporse in avanti e gli puntò un dito in faccia, arrivando quasi a toccarlo. - In questa fottuta terra di soldati ed assassini non esiste una forza più grande della volontà difendere le persone che si amano. Ci saranno sempre uomini mossi da rabbia e rancore ma allo stesso modo saranno sempre e comunque sconfitti da gente come te e me. - Tornò a buttarsi contro lo schienale della sedia. - Non cedere all'odio, credimi una terza volta quando ti dico che diventeresti esattamente come loro, prima o poi, ed a quel punto sarei costretto a prenderti a calci, come prenderò a calci tutti gli altri bastardi.



    Aveva deciso di non seguirlo più, ma di camminare al suo fianco. Lo conosceva abbastanza da sapere che non avrebbe mai desistito ed a costo di radere al suolo il Mondo intero avrebbe proseguito, ne era certo perché al suo posto avrebbe fatto altrettanto e se qualcosa li univa di certo era la forza dei loro propositi. Pur negando l'esistenza stessa del destino sapeva che l'unico modo per aiutarlo era combattere la guerra assieme a lui.

    Ho promesso di seguirti, ma tu sei crepato, quindi quella promessa non vale più. Non mi farò trascinare dentro i casini di un uomo morto divorato dal rancore e pelato. Ho già i miei problemi, ho la mia famiglia e soprattutto la tua famiglia a cui badare. - Emise un basso ringhio e non risparmiò una fila di zanne. - Ma hai due grandi fortune. La prima è che viviamo nello stesso Mondo che ho deciso di proteggere, quindi mi toccherà comunque frantumare gli artefici di questo casino, farlo prima o dopo non mi cambia niente. La seconda è che a differenza di te non ho dimenticato chi sei. - Allargò quella smorfia minacciosa in un sorriso ancora più minaccioso. - Ti propongo un accordo. Abbandona i tuoi propositi di vendetta e sarò al tuo fianco in questo viaggio scellerato. Prendere o lasciare.

     
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    Il Gatto Moralista & Psicologo ... - Iwa

    Feng Gu sapeva che quel momento sarebbe arrivato, dal momento in cui lo aveva chiamato giorni prima, ma questo non rese il tutto più piacevole: la storiella moralista di Houyoku non gli risultò più piacevole solo perché se l'aspettava, dopo il suo racconto.
    Il Kaguya ascoltò ogni parola, stringendo, dapprima, le mani attorno ai bordi del tavolo per non alzarsi in piedi e piantarsi un osso in gola, quando ipotizzava che lui avesse considerato il Sanga ed Akira "imbattibili", per poi, a poco a poco, guardare l'altro con sempre maggiore perplessità, mentre esponeva il proprio punto di vista.
    Quando quello ebbe finito di dire la sua, con tanto di proposta, Feng Gu non aspettò nemmeno il tempo di riflettere per ribatte: "Prima di tutto, io non ho mai considerato quei cani imbattibili, forse non mi hai ascoltato, loro sono stati sleali! Non imbattibili! In uno scontro in cui entrambi fossimo stati freschi e riposati, sarebbe finito diversamente, a quest'ora staresti parlando con il tuo kage, che un nuovo mobile in casa. Shiltar ha fallito perché non ha saputo gestire le proprie forze in un ambiente completamente ostile, perché i suoi nemici hanno combattuto slealmente, non perché erano più forti di lui."
    Un piccolo ed affilato pezzo d'osso uscì dall'indice che era poggiato sul tavolo e vi segnò un solcò, metaforico o meno che fosse, quello era un punto inamovibile nella percezione dei fatti avvenuti ad Iwa per il defunto e risorto Kaguya.

    "Una cosa te la concedo: non aver saputo aiutare Hoshi è bruciato per il tuo defunto Kage quanto la sua sconfitta e su quello dovrò investigare anche, in un altro momento. Di tre degli altri quattro, però, devo ammettere che non me ne fregasse moltissimo e sull'ultimo mi preoccupa più che altro che la sua particolarità venga presa dagli amici di chi devo trovare.", ammise con maggior calma, seppur il disappunto, nel parlare di Hoshi, c'era ancora tutto.
    "E riguardo il fatto che l'odio avveleni tutto...", aggiunse, slacciando la pesante casacca all'altezza del petto e mostrando il braccio destro: Houyoku avrebbe potuto vedere una specie di grossa voglia, o macchia, nera, che copriva il petto e la spalla, "E lo sterno è tutto così. Diciamo che le mie Fenici hanno gradito tanto quanto te le mie ragioni e l'espandersi di questo marchio sul corpo è proporzionato a quanto mi faccio avvelenare. Quindi evitati le metafore, lo so bene sulla pelle quello che fa l'odio. E solo il giorno che prenderà la testa lo dimenticherò con tutto il resto.", non tardò a sottolineare il massiccio uomo pelato, richiudendo la casacca.

    "Ed ora parliamo della tua storiella sulla forza: non hai capito niente. La forza non viene dall'odio, o dall'amore per gli altri, viene dall'esperienza. Io non sono diverso da Shiltar perché ho abbandonato le persone a cui lui teneva per diventare più forte, ma perché le ho abbandonate per avere meno remore.
    Un Mizukage deve agire secondo determinate regole, ha la responsabilità di un intero villaggio sulle proprie spalle, ogni sua azione si riflette nella politica del suo villaggio e l'incidente di Yami è stato un esempio più che chiaro di tutto ciò. Io voglio tradire, ingannare, uccidere, raggirare e fare qualsiasi cosa mi sia necessaria per il mio obbiettivo, la vendetta e queste sono cose che un Kage non può permettersi di fare.
    Sei un amministratore di villaggio, devi capirle queste cose se vuoi gestire per bene la Nebbia: ci sono limiti che persino un ninja, quando arriva ad un certo livello, non può superare, un nessuno che non ha passato e non avrà, possibilmente, futuro dopo il suo obbiettivo, non ha di questi problemi."
    , volle spiegare il pelato.
    Si era posto il dubbio su cosa sarebbe successo alla fine, ma sperare di far tornare tutto come prima sarebbe stato difficile... aveva già iniziato ad abbandonare la speranza di tornare a guardare in faccia Taeko... e come avrebbe potuto, poi, considerando che uno dei suoi primi gesti come Feng Gu era stato tradire la moglie di Shiltar?

    "E, parlando di gestione del villaggio: il tuo Kage scoprì una base della Zanna, la gente di cui faceva parte il tizio che sto cercando, nel Paese dell'Acqua, e, dopo una divertente battaglia, arrivarono ad un trattato di non belligeranza da quella stessa base con Kiri.
    Cerca i documenti nel palazzo, c'é una mappa ed una sorta di trattato fra il tuo Kage e la Muga, uno dei cinque capi di quel villaggio, potrebbe servirti sapere dove si trovano."
    , volle precisare.

    "E parlando della tua proposta: i miei propositi di vendetta non se ne vanno e non ti sto chiedendo, infatti, di venire con me, ti sto chiedendo un pò di consigli su come fingermi un archeologo alla Roccia degli Spiriti e, che fine ha fatto Itai. Se vuoi venire con me a fingerti archeologo, va benissimo per me, ma non ti chiederò di combattere battaglie che voglio combattere io, tu devi gestire un villaggio, preferirei non farti correre rischi in tutto ciò.", concluse Feng Gu, attendendo una replica dall'altro a quel punto.
     
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    Orme sulla Terra.
    Il Destino della Fenice, cambiare le cose per lasciarle esattamente uguali.


    Neanche la morte è riuscita a renderti meno cocciuto. - Mantenne il suo sorriso a trentadue zanne e scosse piano la testa, con lo sguardo rivolto a quel solco che, metaforicamente o meno, sottolineava l'abisso fra loro. - La nostra è proprio una generazione disgraziata.


    Almeno in quello erano simili, e quando prendevano una decisione non c'era modo di far loro cambiare idea. Per Yoku doversi scontrare contro ideali profondamente diversi dai suoi non era nulla di nuovo, come non lo era farsi carico di questioni che, a conti fatti, non lo riguardavano ne erano di sua competenza. Con o senza l'approvazione di chi invece vi era direttamente coinvolto.

    Almeno formalmente non sei più il mio Kage, quindi mi permetterai di essere sincero. Per me sono tutte cazzate. - Incrociò le braccia e lasciò che un accenno del sorriso feroce rimanesse a fior di labbra, in una linea di denti candidi. - Non è una questione ideologica, credimi, ma puramente pratica. Ho già camminato lungo quella strada. Credevo che avrei trovato la forza nel non avere legami, nel non dovermi preoccupare di lasciare qualcuno a piangere la mia scomparsa. I miei motivi erano diversi dai tuoi, certo, ma il risultato sarà lo stesso: morirai. E non una morte eroica e nemmeno la profonda soddisfazione di chi tira le cuoia dopo aver raggiunto il proprio obbiettivo, no. Morirai e basta, solo e sconfitto. - Parlava piano, come tono grave ma tranquillo, lasciando che le parole si commentassero da sole. - Sei stato tu ad ammetterlo, ti hanno preso quando eri debole e per questo sei morto. Moralità e capacità non c'entrano, è stata tutta una questione di circostanze. Ti sei mai chiesto come sarebbe andata se le circostanze fossero diverse? Ti sei mai chiesto come sarebbe andata se, per esempio, ci fossi stato io? - Sul finale della frase sollevò il mento e lo guardò negli occhi. - Quello che voglio dire è che combattiamo contro la stessa gente, ma il modo in cui hai scelto di affrontarli è quello sbagliato. Loro possono ingannare, mentire, torturare, uccidere, senza nessun rimorso, ma che vantaggio è? Che vantaggio è avere un buon coltello quando combatti contro una spada? Lo sai dove sono stato ma non credo di averti trasmesso esattamente cosa ho dovuto sconfiggere, forse perché non sono ancora del tutto sicuro di essere sopravvissuto. - Scosse piano la testa e rise, con lo sguardo ora rivolto altrove. - Ma a Fhemali io ero convinto di morire, lo sono stato ogni secondo in cui sono rimasto sull'isola dall'istante in cui ho capito contro chi mi stavo mettendo. Se sono qui lo devo soltanto ai legami che ho stretto, ed è quella la spada di cui ti sto parlando. - Un momento fissava un punto lontano, quello dopo era di nuovo rivolto verso Shiltar. - Pensi che io sia stupido? Sì, va bene, sono io il primo a dirlo, ma pensi che lo sia davvero? Io non sono idiota, non m'imbarcherei mai in un'impresa del genere se non fossi convinto di poterci riuscire, e di riuscirci veramente. Tu dai valore all'esperienza, quindi devi riconoscere che combatto questa guerra da prima di te, da più tempo di te e ne so molto più di te. E ti dico che se continui su questa strada sei destinato a fallire.


    Si era già trovato in una situazione simile. Non era passato molto tempo, eppure sembravano trascorsi secoli. Quella volta aveva fallito, e soltanto gli Dei sapevano quanto ancora la ferita gli bruciasse. Ma non avrebbe commesso gli stessi errori, non questa volta, non quando in gioco c'era qualcosa di così importante. Era vero, una volta di più, che non tutti volevano o potevano essere salvati, ma spettava a lui trovare il modo, ad ogni costo, anche e soprattutto perché sembrava impossibile. No, questa volta non avrebbe fallito.

    Mi ricordi un amico. Anche lui era ossessionato dal desiderio di vendetta verso chi l'aveva privato della sua dignità, per cui ti farò le stesse domande che ho fatto a lui. Cosa conti di fare dopo aver ucciso quel tizio? Cercherai la sua gente ed ammazzerai anche loro? E dopo? Quando non ci sarà più nessuno da uccidere, cosa farai? Ti ucciderai? - Rispetto alla prima volta che aveva pronunciato quelle parole nella sua voce non c'erano ne veemenza ne rabbia, soltanto una grande tristezza. - No, perché avrai già perso la testa, e non sarai più niente, soltanto un guscio per l'odio che hai nutrito, ed alla fine rimarrà soltanto quello. - Si morse le labbra e mando giù amaro. - Posso capire le tue motivazioni. Devo capirle. Però può nascere qualcosa di buono da questa faccenda, e tu stesso puoi avere un futuro anche quando tutto sarà finito. - Annuì piano. - Devi solo accettare che questa battaglia non sei costretto a combatterla da solo, che non devi rinunciare a quello che sei e soprattutto che puoi vincere anche senza diventare come chi cerchi di sconfiggere. - Accennò un sorriso. - Io ho scelto di non uccidere, di non infliggere dolore se non strettamente necessario, di farmi carico dei casini di tutti anche a costo di rischiare la vita, ma non mi aspetto che tu faccia lo stesso. Voglio solo non dover dire addio alla persona che negli ultimi anni ho servito e rispettato, voglio non dovermi trovare un giorno faccia a faccia con qualcosa che un tempo chiamavo amico e vedermi costretto a combatterlo, perché quell'amico è diventato un mostro. - Affondò le dita nelle braccia. - Ne abbiamo passate tante, non ha senso che finisca tutto così. Meritiamo di meglio.

    ♠ ♠ ♠

    Comunque sì, posso farlo. Posso farti diventare un Infiltratore almeno decente, se l'ho insegnato a me stesso posso riuscirci con chiunque. - Fece dondolare il bicchiere, miseramente vuoto. - Ma sarà meno facile di quanto immagini. Normalmente non mi servirebbe molto tempo per insegnarti le basi, ma il ruolo che vuoi interpretare è complicato, per questo ti servirà qualcosa di più di qualche rudimento. - Bevve d'un sorso e si pulì la bocca col dorso della mano. - Per quanto ho imparato, esistono tre livelli d'infiltrazione. Il primo serve a non dare nell'occhio, il secondo a diventare qualcosa che non sei, il terzo e più complicato a diventare qualcuno che non esiste. - Contò sulle dita della mano sinistra, con gesti più incerti del dovuto. - Un archeologo non è un venditore da mercato, non ti bastarà conoscere quattro cazzate ed avere una divisa per poterci assomigliare. Occorreranno preparazione e possedere una mente capace di adattarsi alla situazione, di pensare in maniera completamente diversa a seconda del caso. - Si puntò l'indice alla tempia ed assottigliò lo sguardo. - È un'arte, cosa credi? Ma in qualche modo faremo.

     
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    Dove si andrà a finire - Iwa

    Feng Gu ascoltava, ma non per questo apprezzava ogni parola.
    Una parte di lui sapeva che avrebbe dovuto dare parzialmente ragione all'interlocutore e proprio per quello puntò a sottolineare l'unico aspetto erroneo, o comunque da cui si poteva trarre un'errore di valutazione, di tutto quel discorso.
    "Se ci fossi stato saresti morto anche tu, come il tuo Mizukage!", lo ammoni il pelato redivivo, "Pensi che le tue spade e ombre avrebbero cambiato qualcosa ? Il fatto che sia sopravvissuto Itai deve essere stata solo una fortuna legata alla particolarità delle sue abilità, che gli concedono una quantità di chakra superiore alla norma! Ma se nemmeno Hoshi, e probabilmente il Mikawa, ce l'hanno fatta, con tutte le loro particolarità, cosa pensavi di poter fare tu?", domandò con un tono forse nemmeno troppo gentile, ma schietto.

    "Dici che morirò da solo, ma sono già morto: che io muoia da eroe o meno, non cambierà niente, ma che io viva per eliminare chi ha ucciso il tuo Mizukage è di certo più utile rispetto al tornare nel medesimo villaggio che tu adesso amministri.
    D'altronde, tornerei per fare cosa? Resuscitare, condividere informazioni e poi? Cercheremmo di eliminarli secondo le regole? Decisamente un successo questo piano, specie considerando quante belle regole hanno i due capi di un villaggio accademico rispetto ad un'intera popolazione cresciuta ad odio e desiderio di vendetta."
    , commentò con un tono chiaramente sarcastico, "Non è questione di coltello, o spada, è questione di usare un veleno sulla lama, oppure ingannare il nemico cercando di colpirlo con la spada, mentre sei già pronto a sfruttare una cartabomba per distruggere tutto. La spada ed il coltello li abbiamo già usati e hai visto come ne è uscito il tuo Mizukage ed i suoi compari.", concluse secco, prima di bere nuovamente.

    "Ammetto che hai fatto esperienza a Fhemali, ma non pensare che non cercherò per nulla aiuto: è stato grazie ad un aiuto esterno se ora sono così come mi vedi, cioè vestito, e se ho dei documenti che m'identifichino.", continuò, cercando di avere un tono più accomodante, "Posso essere arrabbiato, morto, folle forse, ma non sono così egocentrico da pensare di poter fare tutto da solo... in caso contrario, in fondo, nemmeno tu saresti qui a parlare con me.", sottolineò.
    "Semplicemente, la gente cui mi accompagnerò, probabilmente, non sarà il tipo di gente con cui dovrebbe interagire un Kage, o l'amministratore di un villaggio, perciò devo essere responsabile solo di me stesso e, forse, di quei pochi che mi si affiancheranno in questa mia ricerca di vendetta, se così vuoi chiamarla.", concluse.
    "Riuscirò? Eliminerò la minaccia che voglio eliminare? Oppure morirò, fallendo? Poco cambia dal mio punto di vista.", sottolineò ancora Feng Gu, lasciando tempo all'altro di incanalare tali notizie.
    "Non so cosa farò, se raggiungerò il mio obbiettivo? Uccidere la sua gente? Non credo sia necessario, forse qualcuno più pericoloso, ma anche questo, che diritto avrei di giudicare chi ha il diritto di vivere o morire fra quella gente?", aggiunse, "Per il pipistrellaccio ed il suo compare illusionista, è una questione diversa, una questione di dare quanto da loro ho ricevuto e togliergli dalle mani quanto hanno preso alla fine di quella missione, per il bene della gente del tuo villaggio.", volle comunque specificare il pelato vestito quasi da monaco.

    "Cosa farò dopo, al momento non è un mio problema. Potrei diventare il mostro che dici, allora dovrai eliminarmi, o tentarci almeno, mi auguro, però, che non si arrivi a tanto. Potrei prendere il posto del pipistrello e restare nel suo villaggio, magari riuscirei a farli ragionare... ma ne dubito. Potrei ritornare chi vorresti che fossi, ma prevedo che alla fine di questa mia ossessione non ne resterà così tanto da riuscire ad essere ancora il Kage del tuo villaggio.", continuò bevendo di nuovo, "Come vedi, quindi, il problema del morire non mi preoccupa, sono già morto e se io, Feng Gu, morirò nel portare avanti i miei progetti? Poco male, non sarà un problema politico per nessun villaggio e non sarà una sofferenza per nessuna famiglia; anzi ti consiglio, alla fine di questa nostra interazione, di dimenticarti di Feng Gu e di ricordare il tuo Mizukage solo come l'uomo che è morto in missione, almeno anche tu non ne soffrirai.", concluse, alzando le spalle con calma.

    [...]

    Si passò poi a parlare del secondo motivo di quel loro incontro: rendere Feng Gu un infiltratore quanto meno decente, capace di fingersi un archeologo ed infiltrarsi nella Roccia degli Spiriti assieme ad altri archeologi.
    I discorsi di "Houyoku" non facevano una grinza, nella sua suddivisione di modi per imbrogliare qualcuno, "Mi sembra ragionevole.", concordò Feng Gu, "Penso che, per ciò che debbo fare, spererei che bastasse arrivare ad un secondo livello, dei tre che mi hai indicato, ma temo che ci vorrà un pò più di lavoro.", aggiunse, accennando ad un cameriere della locanda di avvicinarsi per chiedere il conto.
    Solo dopo avrebbe chiesto: "Da dove cominciamo?"
     
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    Il Destino della Fenice, costruendo un futuro improbabile.


    IO..! - Piantò i palmi sul tavolo e scattò in piedi, lasciandogli un'occhiata furente. - ...Chi lo sa? Il punto è questo. - Aggiunse con voce calma una volta tornato a sedersi, per quanto negli occhi rimanesse una certa luce omicida. - Magari avrei fatto la differenza... - Tacque per un secondo. - ...perché sono diventato mostruosamente forte e sono immortale... - Aggiunse in un moto d'orgoglio personale. - ...magari sarei morto, ma non lo sapremo mai, mentre il giorno in cui uno dei tuoi avversari sfonderà la tua marmorea e solitaria testa di ca..! - Strinse i denti. - Quello lo saprai con assoluta certezza. - Si colpì la fronte con una schicchera. - Avere potere sugli eventi è raro, ed escludere una possibilità è da sciocchi.


    Ormai era un uomo adulto, con tutta una serie di avventure alle spalle, ma sentiva ancora il bisogno di dimostrare qualcosa a Shiltar, e questo lo irritava. Lui non doveva dimostrare nulla, era la sua vita a dimostrare quanto fosse cambiato, quando maledettamente avesse combattuto per diventare un Ninja almeno decente, un Amministratore almeno decente, una persona almeno decente. Ma come un bambino era a quel vecchio albino bastardo che guardava in cerca di conferme.

    ♠ ♠ ♠

    Pensi che le regole uno se le scelga per bellezza? Pensi che io me le sia scelte per un vezzo morale, per far bella figura? Pensi davvero che quando vedo quei figli di puttana maledetti dagli dei, che hanno rapito mia figlia e quasi ammazzato i miei amici, non mi venga voglia di strappar loro la gola a morsi? - Un fremito ai lati della bocca testimoniò quanto si stesse sforzando per non mostrare i denti. - Ho scelto delle regole per salvare me stesso, per non trovarmi un giorno ad essere come loro, un individuo senza onore e rispetto, un assassino. È questo il senso delle regole ed è l'unico motivo per cui vale la pena rispettarle. - Bevve l'ultimo sorso dal bicchiere. - E non penso siano un mezzo peggiore di altri per raggiungere uno scopo, sarà che rispetto ad un barile di veleno preferisco ancora affidare la mia vita ad una buona spada.

    ♠ ♠ ♠

    Io non dimentico, mai, è questo il motivo per cui sono come sono. - Scrollò le spalle stancamente. - Ricordo ogni nome, ogni volto, ogni persona a cui ho fatto del male o che mi ha aiutato, ogni nemico ucciso e tutti quelli che non sono riuscito a salvare. Sono come cicatrici che mi porto addosso, segni indelebili della mia debolezza ed il memento costante che se voglio vivere devo per forza cambiare questo Mondo, oppure un giorno il peso di tutte queste esistenze sarà troppo anche per le mie inutili spalle e crollerò. - Lo disse con calma, quasi con serena rassegnazione. - A giudicare dalle mie scelte in materia di autoconservazione potresti pensare che non ami eccessivamente la mia vita, ma nel profondo della follia c'è ancora un ragazzino che spera di essere felice, un giorno. - Fece un mezzo sorriso, rivolgendo lo sguardo altrove. - Quindi non credere di poter disporre della tua vita come meglio credi soltanto perché hai tagliato i capelli ed hai trascorso un fine settimana nell'oltretomba, dal momento in cui decidi d'interagire con altri esseri viventi accetti implicitamente che la tua esistenza si leghi alla loro. - Tornò su di lui con uno sguardo duro. - Ci sarà sempre qualcuno ad aspettarti, non importa quanto lontano tu possa correre, ed il giorno in cui renderai conto ai Creatori ci sarà comunque qualcuno che piangerà. - Quasi di rimprovero. - Sto cercando di dirti che la tua vita è importante, se non per te per qualcun'altro, e non hai nessun diritto di buttarla via, come non hai diritto di rassegnarti adesso, quando ancora puoi combattere per fare in modo che abbia un senso anche oltre la distruzione dei tuoi nemici.

    ♠ ♠ ♠

    Tanto per sapere, come devo comportarmi col Villaggio? Prima o poi qualcuno noterà la tua mancanza ed immagino che a quel punto si rivolgeranno all'Amministratore, anche lui poco presente negli ultimi tempi. - Vago sorriso. - Tira una brutta aria, ti confesso. Di recente la Direzione Centrale si è dimostrata leggermente distante dai problemi del Mondo reale e tutte le piccole crisi nate da quella certa questione stanno assumendo proporzioni inquietanti, nel generale disinteresse di chi dovrebbe gestirle. - Appoggiò il braccio destro di traverso sul tavolo e tamburellò sul con un giro di dita. - Ho cercato di tenere la situazione sotto controllo, almeno dalle nostre parti, ma sospetto che più di una persona stia ponderando l'idea di fare qualcosa di stupido, soprattutto approfittando di un possibile vuoto di potere. - Questa volta mostrò apertamente le zanne. - I vecchi bastardi col cappello mi manderanno a chiamare ed io gli dirò che, al termine delle mie ricerche, posso confermare la morte in battaglia del Mizukage. Ma chi potrebbe prendere il suo posto? - Sollevò il mento in un gesto interrogativo. - Te lo chiedo perché a dispetto di quanto possa aver detto o pensato ti considero ancora il mio Kage.

    ♠ ♠ ♠

    Dalla parte in cui io, quasi ubriaco, mi trascino a dormire con il culo a pezzi e la testa che scoppia. - Sorriso in tralice. - Poi domani se ne riparla.



     
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9 replies since 22/4/2013, 19:50   196 views
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