Il meritato riposo

[Free GDR fra Uriko Nonomura e Seinji Akuma]

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  1. .Criss
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    Il meritato riposo

    E a casa tutto bene?

    Ma ne è proprio sicura?




    Pur essendo ad occhi chiusi, l'improvviso cambiamento di luce dietro le palpebre mi informò che qualcosa - o qualcuno - si era frapposto fra me ed il sole, proiettando il suo cono d'ombra su di me.
    « Meraviglioso questo prato verde, non trova, signorina? » disse una voce proveniente da un punto non meglio precisato un paio di metri sopra di me.
    Socchiusi gli occhi, annoiata, mettendo faticosamente a fuoco una figura maschile. Un ragazzo, vestito decisamente elegante, con tanto di cravatta e occhiali da sole.
    « Meraviglioso » biascicai, limitandomi a ripetere la sua prima parola senza nemmeno prendermi la briga di cercare di capire cosa in effetti avesse detto, per poi girarmi su un fianco.
    Niente di personale, tizio, ma il riposino di Uriko Nonomura è sacro.
    « Nonostante questa sia una terra di conflitto, ci sono dei posti che sembrano il Paradiso in terra... »
    D'accordo, ormai era ufficiale: qualche divinità lassù nel cielo azzurro doveva aver deciso che non ci sarebbe stato nemmeno un attimo di riposo senza scocciatori, quel giorno.
    Lentamente, premurandomi di non nascondere la smorfia seccata che avevo dipinta sul volto, mi alzai mettendomi a sedere e fissando negli occhi il disturbatore.
    « Noto inoltre con piacere che lei viene da lontano... Da Kirigakure, il Paese dell'Acqua, Villaggio della Nebbia. Giusto? »
    Rimasi un attimo interdetta, chiedendomi come avesse fatto ad indovinare; poi le ultime sinapsi che erano rimaste addormentate si ricollegarono e mi ricordarono che da brava kunoichi della Nebbia andavo in giro con un coprifronte legato al braccio. Feci per annuire, ma pareva che la domanda del tizio fosse del tutto retorica, dato che nel frattempo aveva ripreso a parlare.
    « Nel caso mi dica: quel villaggio esiste ancora? »
    Aggrottai le sopracciglia. Che razza di domanda era?
    « Certo che esiste ancora, altrimenti non credo che sarei qui... »
    Quasi meccanicamente, la mia mano sinistra andò ad accarezzare la fredda superficie metallica del coprifronte, quasi a sincerarsi che i quattro segni rappresentanti il Villaggio della Nebbia fossero sempre lì.
    « Con chi... Con chi ho il piacere di parlare? » continuai, diffidente. Non si poteva certo dire che fossi una paranoica, anzi, in circostanze normali amavo parlare con gli sconosciuti; ma una persona che attaccava bottone così, dal nulla, e mostrava un particolare interesse verso il mio luogo di provenienza... Beh, non me la raccontava giusta.


     
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