La Città Dolente

Taki - Confine Orientale

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    Jeral scrocchiò il collo. Erano passati due giorni dal suo scontro con l'Uomo di Ferro e, ormai, il suo corpo immortale aveva rigenerato tutti danni e recuperato le forze. L'infiltrazione, alla fine, era stata più dispendiosa di quanto avesse inizialmente immaginato. Nella situazione che si era venuta a creare, sulle decine di cadaveri che aveva lasciato riversi a terra, aveva dovuto scegliere tra finire il suo nemico e salvare la vita al Corvo, lo shinobi guercio in grado di manipolare il sangue che aveva scelto di aiutarlo nel corso della sua missione. Aveva privilegiato la seconda opzione e guadagnato così un ammontare considerevole di informazioni più che interessanti. C'era un mortale che si fingeva morto con cui sarebbe sicuramente stato interessante scambiare una parola. Il problema, per il momento, era scovarlo. Avrebbe potuto chiederlo alla Serpe, se non si fosse dileguata nell'ombra a metà dell'incursione.

    Quella considerazione involontaria gli fece storcere il naso, una mossa che non si rivelò felice dato il luogo in cui si trovava: era a circa cinquemila metri di altitudine, sdraiato sul dorso di Shosei. Aveva lasciato a terra il Corvo qualche ora prima, dopo averlo interrogato a fondo su tutto ciò che sapeva e in particolare su ciò che era successo nell'incontro tra Gendo, la Zanna e Giakura. Gli aveva dato precise istruzioni per il futuro e molto presto si sarebbero rincontrati. Si girò pigramente su un lato, godendosi l'aria gelida che gli sferzava il volto.

    Apprezzava la natura nei luoghi selvaggi: la mancanza dell'uomo la rendeva tanto pazza da osare sfidarlo nonostante i suoi poteri. Una ricorrenza rara, senza dubbio. Flettè gli addominali, sollevando il busto. A proposito dei suoi poteri, si sentiva diverso. Esaurire così tanto il suo corpo, l'avatar incarnato di ciò che egli era, e dare fondo a tutte le sue energie o quasi lo aveva cambiato. Le sue membra pulsavano di una forza nuova, un potere grezzo incommensurabile, ed allo stesso tempo, grazie alla dannata nebbia ai limiti della sua coscienza che finalmente aveva domato, aveva ottenuto un'esperienza di combattimento di un paio di decenni.

    « ... »

    Decisamente, non invidiava il suo prossimo avversario.

    « Scendi. », ordinò. Senza commenti, l'enorme Kirin modificò la direzione della sua corsa nel vuoto, iniziando a diminuire la quota. C'era ancora una cosa che voleva fare nella Cascata prima di attraversare il confine e compiere la sua prossima mossa. Tra le innumerevoli informazioni che aveva immagazzinato nell'ultima settimana, compresa la chiusura dei confini di Kumo, Jeral aveva appreso anche dell'esistenza di una città in rovina, non segnata sulle mappe, dove a cadenza irregolare si teneva un mercato nero di nicchia: il genere di posto in cui era possibile ottenere di tutto o quasi, ma anche perdere sé stessi. Non era raro, infatti, - aveva appreso - essere assaliti da qualche mercante di schiavi in cerca di merce fresca. Ma il motivo per cui aveva deciso di fare una tappa in quel luogo, che gli era stato generosamente indicato da uno shinobi i cui arti ora pendevano da un ponte di Izumi, era diverso dal semplice piacere di torturare qualche sciocco mortale.

    Aveva appreso che, in alcune, selezionate situazioni, dopotutto era possibile ottenere di più senza usare la violenza. In quei casi, ciò che serviva era denaro e, guarda caso, Jeral si portava dietro da mesi - ben nascosto in uno dei rotoli di richiamo - un oggetto di enorme valore. Aveva solo bisogno di commutarlo in qualcosa di più semplice da scambiare e avrebbe ottenuto solo il meglio: una generosa quantità di quelle piccole, scintillanti schegge di paradiso conosciute come diamanti.

    [...]

    Shosei raggiunse la cima della montagna più vicina in una decina di minuti, atterrando sulla nuda roccia con la violenza che si confaceva alla sua natura di predatore. Piccoli frammenti di pietra schizzarono da tutte le parti a causa dell'impatto, sollevando un polverone e terrorizzando a morte uno stambecco che si era avventurato fino a quel punto in cerca dell'erba più soffice. Compiacendosi dello spettacolo, Jeral scese dal dorso blu scuro del Kirin con un balzo che lo portò oltre la coltre di polvere. Non gradiva sporcarsi se non necessario. « Va'. », fu la sua unica parola per l'evocazione, che con un bagliore sinistro nei suoi occhi bianchi senza pupilla sparì in un vortice d'aria e sassi.

    L'Immortale si guardò attorno. Era piuttosto lontano dal punto che gli era stato indicato, proprio come voleva. Shosei era discreto e letale e Jeral non aveva desiderio di rivelare il suo arrivo a tutti, quella volta. Per lo stesso motivo, il Flagello chiuse per un momento gli occhi, concentrandosi sull'ambiente circostante e la profonda dissonanza del proprio essere con lo stesso. Per un momento ripensò alla Serpe, di cui aveva osservato le straordinarie abilità di mimesi, poi si mosse, iniziando la discesa dalla montagna muovendosi tra gli alberi a velocità sostenuta. Mentre si muoveva, la sua presenza divenne via via più impercettibileChakra Nullo
    Villaggio: Specializzazione Sensitivo
    Posizioni Magiche: Tocco (0)
    L'utilizzatore può azzerare il proprio flusso di chakra, rendendosi completamente occultato nei confronti delle abilità di percezione dei Sensitivi e qualsiasi forma d'individuazione del chakra. Non sarà possibile utilizzare il chakra mentre mantenuta attiva la tecnica.
    Tipo: Fuuinjutsu - Ninpou
    [Livello: 4 / Consumo: Basso]
    [Da Chunin in su]
    .

    Impiegò circa un'ora. La montagna divenne presto foresta, che dopo alcuni chilometri in piano si dischiuse in una strana radura che, pur non avendo alberi, era schermata quasi completamente dalla tenue luce tipica della Cascata dai rami degli alberi attigui. Pareva quasi che la natura stessa volesse nascondere all'occhio del cielo quello spettacolo: il terreno, coperto di foglie secche, era incavato dentro di sé e formava una specie di conca naturale profonda diverse decine di metri. Nonostante il dislivello notevole, la discesa era dolce, con una pendenza di pochi gradi. Al centro della conca, le rovine di un'antica città facevano da padrone della scena.

    KVVWiQI

    Rampicanti di ogni tipo avevano ottenuto il dominio delle pareti degli edifici, le cui vistose crepe e vetri rotti o mancanti non davano mistero dello stato di grave abbandono di quel luogo. Eppure, eppure. Quando il Flagello mise piede nella conca, l'atmosfera cambiò. Il contrasto con il silenzio denso di rumori naturali di cui risuonava la foresta era netto: in quel luogo regnava la morte. In quel luogo non c'era spazio per i suoni della vita. Jeral continuò la discesa, scoprendo i canini in un ghigno appena accennato.

    Gli piaceva quel luogo.

    Quasi si dispiacque di sapere dove andare, pensò. Avrebbe preferito crogiolarsi in quella sensazione oscura per più tempo, beandosi della leggerezza che solo l'ignoranza concede. Invece procedette senza esitazione tra gli edifici in rovina, girando più di una volta a destra e poi a sinistra, finché non raggiunse il retro un palazzo dall'aspetto identico agli altri, compresa un'anonima porta scardinata che dava su una rampa di scale verso il basso. Dall'interno non giungeva un rumore che fosse percettibile, né si poteva vedere alcunché. Eppure, Jeral sapeva che quello era l'ingresso giusto. A confermare quella verità, anche se non avesse già avuto l'informazione, quasi invisibili a occhio nudo se non si sapeva dove o cosa cercare, erano alcune scritte sbiadite e polverose, che parevano incise sullo stipite da unghiate di qualche essere.

    « 'Per me si va ne la città dolente,
    per me si va ne l'etterno dolore,
    per me si va tra la perduta gente. »


    Lesse l'Avatar, osservando la Porta dell'Inferno. Così l'aveva nominata il suo informatore, con l'ultimo accenno di ribellione negli occhi prima che il Flagello glieli cavasse. Era stato quasi come se avesse voluto che l'Immortale entrasse davvero in quel luogo. Quasi come se, una volta dentro, non ne sarebbe mai uscito.

    « Lasciate ogne speranza, voi ch' intrate. »

    Jeral ghignò.

    Iniziò la discesa con deliberata lentezza, godendosi la mancanza della sensazione di pericolo che avrebbe dovuto provare secondo lo sventurato informatore. Ben presto la tenue luce della conca scomparve alle sue spalle e l'Avatar rimase nell'oscurità a scendere gradini che non vedeva. Continuò ad avanzare per un periodo di tempo che non avrebbe saputo stimare, senza poter vedere nulla. Ad un certo punto, poté sentire le pareti allargarsi ed i suoi occhi blu scuro scorsero una luce. A dire la verità, ne scorsero due. Non gli ci volle molto per realizzare che si trattava di due enormi, ripugnanti occhi color ambra di chissà quale creatura sotterranea che, lentamente, si stava avvicinando a lui.

    Impassibile alla minaccia, Jeral tirò un calcio ad una delle diverse pietre per terra, spendendola a velocità folle contro una parete. La scintilla che, frantumandosi all'impatto, produsse per un istante rivelò molte cose: la prima era che le scale continuavano verso il basso, sostenute da alcune colonne di roccia naturale, fino ad arrivare ad un altro ingresso in pietra ad una cinquantina di metri di distanza. Ai suoi lati, il buio più totale nascondeva una caverna di chissà quali dimensioni, la continuazione naturale della conca. Probabilmente, qualche temerario aveva scelto di costruire una città su di essa per ripararsi dal vento quando la foresta ancora non c'era, e solo dopo, evidentemente, la popolazione si era resa conto del pericolo.

    La seconda era che quella caverna sotterranea era un nido di ragni giganti.

    9Dy3ek7

    Prima che la scintilla svanisse, rapida com'era venuta, oltre all'enorme esemplare peloso e nero che si avvicinava e gli bloccava la strada, Jeral poté scorgere diversi altri aracnidi, di ogni forma e dimensione, che si muovevano sulle pareti con la lentezza tipica di un predatore passivo. Non si sarebbe stupito se la nidiata fosse stata composta da almeno un'ottantina di quegli esseri, più chissà quanti altri al di sotto del livello delle scale, dove non aveva potuto scorgere. Il significato di quella scoperta era evidente: riuscire a passare da un lato all'altro della scalinata era il requisito minimo per poter essere ammessi alla Città Dolente.

    Con il jutsu di elusione dei sensitivi in azione, rifletté Jeral, era poco plausibile che l'enorme aracnide - ormai a meno di quattro metri da lui - l'avesse percepito arrivare. Con tutta probabilità, si era semplicemente trovato sulla scala nel momento in cui l'Immortale era arrivato. Il carapace peloso della creatura scintillò nell'oscurità mentre questa, con le sue enormi zampe nere, continuava ad avvicinarsi al Flagello senza produrre un rumore. Jeral poteva leggerglielo in quegli occhi giallastri: la creatura pensava che la sua preda fosse troppo terrorizzata anche solo per provare a scappare. Una vera sfortuna, per il ragno, che il chakra dell'Immortale fosse nascosto. Se almeno avesse potuto percepire la quantità immane di energia che il corpo di quest'ultimo conteneva, l'istinto di sopravvivenza della creatura avrebbe avuto la meglio e, invece di avanzare, si sarebbe subito tolta di mezzo.

    Il ragno scattò in avanti improvvisamente, spalancando le fauci dentate e caricando con tutta la sua considerevole massa [Energia Rossa]. L'Immortale rimase immobile, cieco in quell'oscurità. Poi, un lampo incandescente squarciò la notte eterna di quella realtà sotterranea, accompagnato da orrendo grido di dolore, simile ad un fischio. Un attimo dopo il corpo carbonizzato dell'enorme aracnide scivolò nella scarpata, scomparendo nel buio.

    « .... »

    Ciò che avrebbe colpito l'osservatore esterno era che il chakra dell'Immortale, nonostante l'accaduto, era ancora impercettibile, esattamente come se non lo avesse usato per nulla. Il Flagello aveva da poco sviluppato un'altra delle sue diavolerie, con la quale non aveva che iniziato a divertirsi. Continuò dunque la discesa, mantenendo i sensi vigili ma convinto che quegli aracnidi troppo cresciuti non avrebbero più tentato di dargli fastidio. Imboccò dunque la seconda soglia in pietra e l'atmosfera tornò a farsi chiusa attorno a lui.

    Scese per diverse decine di metri senza che nulla cambiasse. Poi, ad un certo punto, le sue orecchie esperte captarono un inconfondibile brusio. Ancora qualche passo e, accompagnato da una timida luce artificiale sempre crescente, il rumore si rivelò per ciò che era: il ciarlare di innumerevoli voci. Sbucando da una arcata di roccia costruita al termine delle scale, infatti, lo spettacolo che si rivelò agli occhi dell'Immortale fu a dir poco inaspettato: era all'interno di un'enorme volta sotterranea, grande almeno il doppio della caverna dei ragni ed illuminata da fiaccole esposte ovunque; al di sopra di tutto, un enorme pietra rilucente - di cui non seppe identificare la natura - provvedeva poi a catturare ogni bagliore e ad amplificarlo nell'ambiente. Nel complesso, il risultato era più che ottimo.

    Da ogni direzione proveniva un incredibile miscuglio di suoni, odori e sapori trasportati dai flebili aliti di vento in grado di raggiungere quelle profondità. Evidentemente, oltre ai vari articoli immondi che gli occhi scintillanti dell'Immortale scorsero ogni dove, in quel luogo qualcuno vendeva persino cose commestibili. Non commise l'errore di rimanere a guardare le decine di avventori, uno dall'aspetto più sinistro dell'altro, che sciamavano tra i banchi all'aperto e si mescolò subito a quel fiume di mortali. Non c'era dubbio che quella fosse "perduta gente", ma non era così sicuro sulla parte della "città dolente".

    Quel luogo era denso di avidità, morte, veleni, schiavismo e sangue.

    Procedendo verso la sua meta, l'Avatar si leccò le labbra.

    Sarebbe stata una magnifica notte.


    OFF GAME

    Benvenuto nella Città Dolente! A te come muoverti, descrivendo l'accesso nell'ambientazione e le azioni del tuo PG al suo interno. Sentiti libero di aggiungere elementi e manovrare PNG di tua invenzione!

    Buona giocata :guru:

     
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    Da quanto tempo andava avanti? Di certo più di un anno, quasi due... non si era molto preoccupato di scoprire che mese fosse negli ultimi tempi e d'altronde, gli eventi inizialmente erano stati piuttosto rocamboleschi in quel di Iwa: rinascere, infiltrarsi in mezzo alla Zanna con il comune obiettivo di eliminare Hayate e... tutto il resto, compreso, soprattutto, gli effetti del Marchio del Rancore lasciatogli da Feng Huang al momento della Rinascita.
    Feng Huang. Non avrebbe fatto male evocare qualche Fenice negli ultimi tempi, ma ancora non ci aveva provato. Era passato più di un anno e per paura che quelle evocazioni potessero scatenare qualche spiacevole ricordo in chi le avesse viste, dato che, da ciò che sapeva, in tutto il mondo Accademico e dintorni, c'era un solo shinobi che le avesse evocate di recente, aveva evitato.
    Per questo camminava, o viaggiava su mezzi di fortuna, in mezzo a disperati e vagabondi, quando non era impegnato come Mercenario, dati i suoi rapporti con la Zanna.

    E proprio la Zanna gli aveva dato un'informazione: c'era stata la segnalazione di un Hayate (anzi due, considerando un postino) nei territori del Paese del Ferro, peccato che tale Hayate era scomparso.
    Unica traccia rimasta, quando un massiccio Shogenin era arrivato sul luogo, erano alcuni sparuti e spauriti testimoni che parlavano di un massacro e della morte di un fantomatico samurai chiamato la Lama Silenziosa... o qualcosa del genere.
    Era poco, quasi niente, ma la vaga descrizione di questo assassino e di come uccideva tutto ciò che gli stava intorno con efferatezza gli erano stati compagni nelle sue ricerche per i vari mercati neri di cadaveri.
    Aveva visto tanta morte in quel suo cercare informazioni per la Vendetta su Hayate e, questa specifica fase di tale ricerca, aveva portato ad un paese decimato, in quel della Felce, territori dell'Erba e poi ad un qualche casino in quel della Cascata, tutti arricchiti da alti tassi di distruzione e descrizioni di questo esagitato sociopatico che andava in giro ad ammazzare gente ed ancora non s'era liberato del cadavere della Lama Silenziosa, almeno per quello che l'uomo, che appariva come un massiccio Shogenin, poteva saperne.

    Tutto questo pellegrinaggio aveva portato ad un ultimo luogo, la cui ubicazione era stata ottenuta con un pò di denti ed ossa rotte in un bordello di bassa categoria (fra cui quelli del proprietario del luogo quando lo shogenin non aveva voluto pagare per i propri "vizi" ): la "Città Dolente", come l'aveva chiamata un avventore, dicendo che lui una volta c'era entrato, quando faceva da guardia del corpo a chissà quale grosso e pomposo mafioso adesso caduto in disgrazia in quel di Taki.
    Il viaggio fino a quel luogo includeva una lunga traversata di una montagna, per poi declinare in un bosco e, infine, in una città, costruita dentro una conca e, apparentemente, abbandonata.
    Proprio ciò che ti serviva per fare quattro chiacchiere con noi! Morivi dalla voglia, vero?
    In effetti, fratello, sei stato silenzioso tutto questo tempo...
    In fondo è il motivo per cui scegli di girare per tutti quei villaggi abitati, viaggiare sulle carovane e idiozie del genere! Non per mantenere un basso profilo, no, per non doverci stare a sentire, per non dover pensare e non lasciare tempo al suo bel Marchio di agire.
    Il marchio sarebbe il mio, ad essere squisitamente precisi!
    Piantatela! Ogni volta, ogni maledetto attimo in cui posso stare da solo, ecco che ricominciate?, ringhiò alla fine, parlando agli alberi circostanti, Che diavolo volete?.
    Cosa vogliamo noi? Fratello, noi siamo qui perché tu vuoi Vendetta! Perché hai scelto questa via, anziché quella di tornare a Kiri, dalla tua famiglia.
    La famiglia di Shiltar..., sottolineò lui.
    Esatto. E comunque, ciò che vogliamo è, parlando almeno per me, capire che diavolo ci facciamo in questa foresta, in culo al paese della Cascata, cercando cadaveri che, probabilmente, nemmeno ci porterebbero a Hayate! E come questo ci potrebbe aiutare ad avere ragione del Sanga, per di più!
    Oh, andiamo, ormai il Sanga non c'entra! Non gli interessano i pipistrelli, gli piace semplicemente questa vita! Gli piace combattere senza apparente ragione! Gli piace assaggiare ogni donna che possa pagare, o prendere! Gli piace sentirci parlare! Meglio noi che dei bambini che nemmeno sanno dire due parole di fila ed una femmina che resti l'unica nella sua vita!
    E quella voce scoppiò a ridere, diventando un fastidioso sottofondo nel suo cervello, mentre lo Shogenin avanzava nella città morta, cercando di non pensare alle parole che sentiva nella sua testa, o peggio.
    Aveva avuto indicazioni precise su come trovare l'ingresso, o precise quanto mai potessero essere quelle che aveva ricavato, ma il suo mal di testa gli impediva di concentrarsi, così, il Risorto Kaguya si trovò a vagabondare, con le mani sulle tempie, per un pò, finché non notò, grazie ai suoi sensi oltremodo acuti [Percezione +9], una scritta su una porta.

    Per me si va nella Città Dolente..., iniziò a leggere
    Un'altra allegra giornata in giro per posti raccomandabili, fratello!

    Lo spazio angusto in cui si ritrovò lo shogenin era una scalinata nella quasi totale oscurità, uno spazio che, a poco a poco, andava delineandosi ai suoi sensi allenati.
    Gli occhi intravedevano una luce in fondo a quel tunnel che, nelle sue ombre, prendeva le forme di scale, immerse nel nulla.
    Il naso gli portava il fetore di morte e putrefazione.
    Le orecchie sentivano un sibilo lontano ed un brusio ancora più distante.
    La pelle avvertiva il fluire dell'aria dal basso, segno che da qualche parte ci dovevano essere delle fonti d'aria fresca.
    Tutti i sensi, però, al di là di ciò che era lontano, lo ammonivano di qualcosa di vicino, nello specifico ombre, grosse, tante, dai molteplici occhietti, che zampettavano in tutte le direzioni, con l'odore delle loro pelose e grossi pelli e con il rumore continuo del loro scivolare su quelle che al tatto dei piedi sembravano delle ragnatele.
    Ragni e pure belli grossi dovevano essere, che si muovevano verso di lui.
    Lo shogenin non fece molto, inizialmente, se non poggiare un piede sulla ragnatela e lasciare che il chakra fluisse nella stessa, caricandola di una polarità ben specifica e per ogni ragno che era poggiato sulla propria tela, quella carica si spostava sullo stesso, mentre le mani dello shogenin componevano alcuni sigilli ed in un'allegra tempesta di fulmini decine di quelle aracnidi veniva arrostita, scivolando nel vuoto, mentre i loro simili più lontani indietreggiavano, anziché ricreare la loro ragnatela.

    E figuriamoci se ti piaceva farti notare, cosa avresti fatto!
    Non capisci niente? Si mandano avanti i più deboli e poi arrivano i più grossi! Bruciando la ragnatela ho eliminato i primi ed allontanato i secondi.

    Alla fine, lo Shogenin sarebbe arrivato nella vera Città Dolente, come il susseguirsi di rumori e luci, ed odori, sempre più forti, avrebbe rivelato ai suoi sensi, ben prima di vederla.
    Non si sarebbe fermato tanto a guardare com'era stata creata quella struttura nelle grotte, si sarebbe più concentrato sulla "fauna" del luogo.
    Il luogo era un vero e proprio mercato, c'era di tutto: uomini che vendevano schiavi, uomini che vendevano bistecche (chissà di che tipo di carne), uomini che vendevano armi, donne che vendevano se stesse (e pure uomini).
    E poi c'erano quelli che compravano: cadaveri e disperati, per rivenderli.
    Il viaggio fino al piccolo buco infernale era stato lungo: aveva voglia di una bistecca, ma avrebbe dovuto chiedere di che cos'era fatta.
    Il viaggio era stato anche in solitaria e quella battona dai capelli rossi con una gamba sola ed un ricco davanzale, sembrava davvero invitante, quanto l'idea della bistecca... oltre che di certo un'acrobata per riuscire a stare in equilibrio.
    Più di tutto, però, quel viaggio aveva avuto una motivazione: trovare il cadavere di questa Lama e chiunque lo avesse ucciso.
    Fu così che, anziché dirigersi al bordello, lo Shogenin estrasse un rosario e si avvicinò all'obitorio, iniziando a recitare dei versi da un cadavere al successivo.

    png

    Ora stava da vedere quanto fruttuosa sarebbe stata la ricerca... alla peggio, c'era sempre la baldracca dai capelli rossi.


    -----

    OT: Non mi sono dilungato sui ragni e sullo spiegare che usavo Polarizzazione ed il Rai No Shomi /OT
     
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    La voce dell'uomo seduto al grosso tavolo scarsamente illuminato era quella di chi si sentiva padrone della situazione e risuonava della sicurezza di essere nella propria casa.

    « Un cliente. », replicò l'Immortale, con voce incolore.

    Si trovava in una grossa stanza riccamente decorata, con mobili in mogano nerissimo alle pareti e drappi color porpora a bloccare la luce davanti ad ogni finestra. Un fioco bagliore rossastro era proiettato in tutto l'ambiente, creando un'atmosfera surreale. Era entrato nell'obitorio pochi minuti prima, ma per qualche motivo, invece di essere indirizzato alle sale comuni dove becchini ed eliminatori di cadaveri di ogni tipo analizzavano le merci da acquistare o vendere, un uomo dalla pelle scura e con un turbante color senape in testa gli si era parato davanti con fare mellifluo, invitandolo a seguirlo dal "Direttore", come lo aveva chiamato.

    Il Direttore era un uomo grassoccio sulla sessantina, come tradivano le numerose pieghe attorni ai suoi piccoli occhi nocciola da scoiattolo, e indossava un largo vestito occidentale, pure rosso, con motivi violacei e d'oro a impreziosirne la figura. Nonostante fosse in casa, inoltre, sul capo faceva mostra di un largo cappello color sanguigno, a fianco del quale un grosso rubino fissava la piuma di chissà quale animale. Quando l'Immortale era entrato, egli stava mangiando a quattro palmenti, attingendo ingordamente alla ricca tavola imbandita davanti a lui. I suoi corti baffetti, nerissimi nonostante l'età, erano prigione a innumerevoli frattaglie di carne, pane e altre pietanze da lui consumate. Nel complesso, pur con il suo aspetto poco imponente, l'uomo riusciva a creare una vaga impressione di minaccia nella mente di chiunque lo osservasse.

    « Un cliente, eh? Già. Se così non fosse, l'unico modo per trovarsi davanti a me sarebbe in catene, come articolo per la mia altra attività. » Il Direttore ridacchiò, un suono simile al grugnito di un maiale, ma i suoi occhietti scintillarono nella penombra. « Benvenuto nella Città Dolente, straniero. Io sono il Direttore, come avrai sentito. La prima regola di questo luogo è che non si fanno nomi. » Malgrado le parole di benvenuto, l'uomo non aveva invitato il Flagello a sedere. « La seconda è che qui si parla solo di denaro, e di morte. » Una pausa densa di significato. « In breve, di affari. » Il Direttore accompagnò il termine della sua spiegazione levando calice di vino, pure rosso, nella direzione del nuovo venuto.

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    « Sembra interessante. », replicò l'Avatar con naturalezza.

    Si domandava se il lardoso mortale sarebbe stato in grado di reggere una trattativa con lui, una volta che avesse tolto la maschera innocua che aveva assunto. Non aveva dubbi che, per quanto l'intera stanza fosse stata costruita per dare l'impressione che il Direttore fosse solo, diverse guardie del corpo fossero in agguato, pronte a reagire al minimo segnale di pericolo per il loro datore di lavoro e, forse, padrone.

    « Le mie regole per questo incontro, invece, sono tre. » Sollevò il dorso della mancina; indice indice, medio e pollice erano distesi. « Mi pagherai in diamanti. » Il medio, ricoperto dal guanto nero, rientrò nel pugno. « Sei al cospetto del Flagello Immortale. Agirai di conseguenza. » Anche l'indice calò. « Ciò che uccido, mi appartiene. Scatenami contro i tuoi cani e dovrai ricomprarli da me, cadaveri. » Anche l'ultimo dito rientrò, attirando l'attenzione sul pugno chiuso dell'Immortale.

    Ci fu un silenzio di qualche attimo. Il Direttore si era fatto appena più pallido, ma la sua mano sinistra stringeva ancora con forza la coscia di pollo che era nel mezzo di divorare. In un angolo buio della stanza, alle spalle dell'uomo in rosso, si udì un leggero scricchiolio. Il Direttore alzò la mancina di scatto, senza staccare gli occhi di dosso dal Flagello, e il rumore cessò. « Avrai i diamanti che chiedi, Flagello. », disse, sfoderando per un momento un sorriso inquietante, poi tornò serio e professionale.
    « La merce? »

    Questa volta fu la destra dell'Immortale ad alzarsi; al suo interno si trovava un piccolo rotolo di carta bianca. Impossibile non riconoscerne la natura. Senza un commento, Jeral lo appoggiò sul tavolo davanti a lui, che era apparecchiato solo per la metà del Direttore. Lo aprì con calma, rivelandone il contenuto denso di sigilli. Uno schiocco di dita, invece dei sigilli ninja che lo sguardo consapevole del Direttore si aspettava, preannunciò la comparsa di un enorme corpo al di sopra della tavola. Aveva lunghi capelli argentei che cadevano in modo disordinato sul suo busto carbonizzato, nel macabro disegno di morte che le arti dell'Avatar avevano prodotto. La pesante armatura dell'uomo era in pezzi e le sue armi assenti, ma non potevano esserci dubbi sulla sua identità, persino in un luogo così lontano dal Paese del Ferro.

    « La Lama del Silenzio! », squittì il Direttore.

    « Perdonate, padrone. », risuonò all'improvviso una terza voce. « È arrivato il secondo elemento. »

    La porta alla sinistra di Jeral si era aperta senza un rumore, interrompendo quel momento di teatralità. L'uomo con il turbante si fece da parte, ammettendo nella stanza una seconda figura.
     
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    Nemmeno il tempo di iniziare a recitare i propri versi, che lo Shogenin fu fermato da un individuo con un turbante e la pelle scura che lo invitò a seguirlo.
    Perché? Non onorate i culti mortuari?, fu la sua prima domanda in tal senso, Sapete, sono un monaco molto versatile... avrebbe continuato, agitando il rosario davanti a se.
    A ben osservare, sui diversi grani di quel rosario c'erano scritti innumerevoli nomi, uno per ogni grano e, quasi riuscisse a riconoscerli con il semplice tatto, il presunto Shogenin, iniziò a ripeterne alcuni: Non praticate qui il culto di Amaterasu, Regina del Sole? Preferite suo fratello, Tsukuyomi, Signore della Luna? Ho anche litanie adatte a Kagutsuchi, divinità del Fuoco e della Guerra, di certo sia i venditori, sia chi si trova al di là dei tavoli mortuari potrebbero gradirli!
    Considerando l'ambiente ed il nome di questo fantastico posto, potrei innalzare degli inni anche all'oscuro Whiro, oppure, possiamo pregare Indra, Sovrano dei Fulmini, o il malefico Ravana.
    e per ogni nome un nuovo grano scivolava fra le dita.
    Ukupanipo è uno dei miei preferiti, se posso essere sincero, una divinità molto in voga nel Paese dell'Acqua, custode e signore di tutti i Pesci..., avrebbe aggiunto.
    Ho visto una bella fanciulla dai capelli rossi con una gamba sola, credo che lei un inno ad Ishtar, Guida dell'amore appassionato, lo innalzerebbe assieme a me ed anche insieme a te! avrebbe detto, pronto a continuare con Shamash, il Giudice Divino, quando l'uomo con il turbante fece presente che doveva essere il Direttore a conoscerlo, così, lo Shogenin fece spallucce e seguì l'altro fino ad una nuova sala.

    Fu così introdotto in un ambiente dai colori spiccatamente tendenti al rosso ed al porpora: piuttosto grande, dagli ampi tendaggi e con mobili di mogano.
    In quello spazio così maestoso e, in qualche modo, inquietante, probabilmente per la forte tendenza al colore del sangue, si trovavano tre persone, o, per essere più precisi: due persone ed un cadavere.
    Ad ogni passo che, guardandosi attorno, da quel piccolo ingresso sulla sinistra, il massiccio individuo faceva verso quella tavolata, i suoi sensi allenati cercavano di sondare l'area circostante, certo che in un spazio così grande nessuno si sarebbe fidato a restare da solo con sconosciuti [Percezione +9].
    Delle persone lì presenti, comunque, la prima era in piedi, un vestito scuro, un cappuccio sulla testa che ne celava la fisionomia; la seconda, dall'altra parte del tavolo, era un omone intento a mangiare con piccoli baffi e di cui la cosa che maggiormente catturò l'attenzione del Risorto Kaguya fu una gemma sull'esagerato cappello che portava in testa.
    Attenzione che, comunque, dopo pochi secondi, fu rivolta al cadavere: aveva delle ustioni, un aspetto un pò sfatto (ma d'altronde era un cadavere), però, lo Shogenin non ebbe dubbi, quella era la persona che stava cercando, il cosiddetto Lama Silenziosa...o quel che era.
    Fu, però, l'omone a catturare di nuovo l'attenzione del Risorto, chiedendogli chi fosse.
    Un acquirente, oserei dire! fu la risposta dell'altro, prima di sorbirsi una spiegazione sulle regole di quel luogo dal cosiddetto Direttore: non si usavano nomi veri e si parlava di affari, cioè morte e denaro.

    Con un accennato movimento della mano e del rosario ancora stretto nella stessa, lo Shogenin sorrise: Se vuoi un nome fasullo, Direttore, io ne ho parecchi. Potrei essere il Mercenario Chiacchierone, o il Monaco Immorale, o ancora, il Pallido Rinato, o, se vuoi, potrei pescare qualcosa fra i grani del mio rosario, c'è sempre il nome di qualche divinità meno nota da poter utilizzare..., esordì, tastando con indice e medio due nomi su altrettanti grani, Potrei essere, ironia della sorte, il Fabbro di Menzogne, oppure il Serpente Piumato. Facciamo, però, che mi chiamerai Shogenin, semplicemente, più facile per te da ricordare, più facile per me restare nel personaggio.
    Arrotolò con un veloce movimento del polso il rosario sulla mano destra, prima di continuare: E sì, sono qui per affari. Elargirò denaro per pagare il tuo cibo e visitare il tuo bordello, ma, soprattutto, sono qui per affari con lui. concluse, voltandosi verso l'uomo incappucciato.
    Non era certo se l'uomo misterioso (ed un pò inquietante) lo stesse ascoltando, ma aveva degli argomenti da offrire in tal senso, quindi lo Shogenin gli si rivolse: Se quella è la Lama che viveva nel Paese del Ferro, come credo, e tu sei quello che l'ha uccisa, allora il nome HAYATE ti dovrebbe essere noto, quindi completa pure i tuoi affari con il Direttore, ti aspetterò fra un'ora dove c'era appeso quello che credo fosse un grosso ragno arrosto, vicino al bordello, avremo di certo delle storie da scambiarci su quel nome., avrebbe semplicemente detto all'uomo che poteva offrirgli qualche informazione in più sul maledetto Tamasizu.

    Poi l'attenzione dello Shogenin si puntò di nuovo sul Direttore: Se qui abbiamo finito, vado a spendere il mio denaro nel tuo bordello, ho solo un'ora da dedicare alla rossa con una gamba sola e voglio vedere cos'ha da propormi., nel dire quelle parole, l'uomo sarebbe sembrato distratto e lascivo, ma un qualsiasi sensitivo avrebbe potuto facilmente notare come il chakra nel suo tantien s'agitasse verso i piedi, seppur, finché non avesse corso alcun rischio, di certo non ne avrebbe fatto uso.
     
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    Quando l'uomo con il turbante si fece da parte, la figura alle sue spalle entrò nella stanza con calma. Jeral si voltò appena a guardarlo, ed i suoi occhi scintillarono sotto il cappuccio che indossava. Era un uomo alto, quasi quanto il Flagello stesso, con ampie spalle ed uno sguardo profondo. Aveva una fluente chioma albina e indossava abiti da monaco; al suo collo, un tozzo rosario completava il suo aspetto. La vista divina dell'Immortale non gli lasciò dubbi: aveva davanti un altro di quei rari mortali che non erano semplici formiche da schiacciare sotto i suoi piedi, come Benkei e Gendo [Percezione del ChakraPercezione del Chakra [0]

    Speciale: L'utilizzatore può vedere il colore del chakra di una persona osservata. L'utilizzatore può scoprire alcuni aspetti del chakra: impronte possedute; alterazioni da tonici, droghe, tecniche speciali, possessioni e simili; quantità approssimata della riserva.
    ]
    . La linea di pensiero dell'Avatar fu interrotta dalla voce piena del Direttore, che riservò al nuovo arrivato le stesse parole di benvenuto a lui stesso rivolte qualche minuto prima.

    « ... »

    Essere interrotto non gli piacque. Ascoltò con pazienza rara la presentazione dell'uomo al Direttore stesso: si definì in molti modi, citando alcuni titoli che la nebbia ai lati della sua mente parve riconoscere quasi con divertimento. Scacciò via la sensazione, ulteriormente infastidito. La sua attenzione venne di nuovo attirata dalle parole che lo Shogenin - così aveva scelto di farsi chiamare l'individuo - rivolse verso di lui. Si voltò lentamente, alzando il mento mentre i suoi occhi violacei incontravano quelli del monaco, singolarmente dello stesso colore. Stava per ribattere all'assurdità dell'uomo - che affari mai avrebbe potuto avere un il Flagello? -, ma scrutando per un attimo nell'ombra degli occhi dell'altro si fermò. C'era qualcosa in quello sguardo; oltre l'inconfondibile eco della voce di fulmini e tempesta che il suo chakra emanava, oltre quel sentore di struttura ossea unica che la nebbia gli gridava sin da prima, Jeral percepì l'impronta di qualcosa che nessun mortale, in teoria, avrebbe dovuto avere negli specchi dell'anima: il volto della morte.

    LTqBeWj

    Si voltò completamente, girando il busto per fronteggiare il monaco mentre questi riprendeva a parlare. Chi era quell'uomo? Il fetore della morte era potente in lui, ma la sua fiamma vitale ardeva forte e senza esitazioni. In quel momento, Jeral seppe di aver davanti un enigma. Poi lo Shogenin menzionò Hayate, e tutto cambiò. Per un istante solo, le pupille dell'Immortale si allargarono dalla sorpresa. Non proferì parola, in risposta alla proposta dell'uomo, e lo osservò congedarsi dal Direttore.

    Quest'ultimo, notò l'Avatar con la coda dell'occhio, aveva uno sguardo piuttosto confuso e le sue piccole sfere color nocciola saettavano da una delle figure davanti a lui all'altra, come nel tentativo di carpire qualche informazione in più in merito allo scambio appena avvenuto. Poi Jeral si voltò di nuovo verso di lui, sbattendo lo stivale a terra con forza sufficiente da farlo sobbalzare. O così pensava l'Immortale, ma il Direttore si limitò semplicemente ad abbassare lo sguardo verso il punto d'impatto e poi a rialzarlo con indifferenza. La trasformazione nel volto dell'uomo grassoccio fu completa: aveva appena deciso qualcosa, e la sua maschera da mercante era tornata a regnare la scena. « Molto bene, Shogenin. », mosse una mano su e giù, come tentando di fermare un ringraziamento. « Nella Città Dolente, il giusto incontro vale oro. Che non si dica che il Direttore non favorisce il commercio! Ohohohoh! » Ridacchiò di gusto, abbandonando la coscia di pollo ed afferrando in vece un tovagliolo in seta rossa con intricati ricami alle estremità. « Avrai tutte le donne ed il cibo che le tue tasche sapranno comprare, monaco. » Si pulì avidamente la bocca, ispezionando con cura ed energia i suoi baffetti ispidi. « Ora va'. », aggiunse infine, non guardandolo già più.

    « Da questa parte. », gli indicò con l'abbozzo di un inchino l'uomo con il turbante.

    [...]

    Dieci minuti dopo, ben meno di quanto il monaco aveva preventivato, il Flagello uscì a sua volta dalla sala cremisi al piano superiore dell'obitorio. Nella tasca interna della suo impermeabile nero, un sacchetto piuttosto rigonfio premeva sul suo cuore. Era stato più facile del previsto, rifletté. Il Direttore aveva molto apprezzato il corpo della Lama del Silenzio e non aveva fatto lo sciocco errore di provare a impossessarsene con la forza, scatenando chiunque si nascondesse alle sue spalle contro Jeral per incatenarlo e renderlo schiavo. Il che era singolare, data l'impossibilità di scrutare l'immensa energia del Flagello e, quindi, rendersi conto con esattezza di quanto fosse pericoloso. Iniziò a camminare nella massa di persone, ignorando le grida dei vari venditori. Che fosse stato a causa delle parole che aveva pronunciato per chiarire il contesto dell'incontro, o magari per semplice etica professionale del Direttore, Jeral era sicuro che presto o tardi avrebbe rivisto quell'ometto grasso. Non gli era sfuggita l'espressione risoluta che per un attimo era apparsa nel suo sguardo avido.

    Girando l'angolo, l'Avatar scacciò quei pensieri. Ciò che importava, in quel momento, era scoprire chi fosse il monaco dallo sguardo intenso come una tormenta di neve. Strinse il pugno e, quasi senza accorgersene, diede una poderosa spallata ad un venditore che aveva osato piazzarsi sul suo cammino con alcuni braccialetti dall'aspetto sinistro in mano. Questi finì a terra rumorosamente, apostrofando l'Avatar, che però non fermò né lo degnò di attenzione. A seconda di ciò che avesse scoperto più di uno scenario avrebbe potuto realizzarsi. Continuò a vagare nelle tortuose vie della Città Dolente, evitando contatti con gli abitanti e gli avventori, sforzandosi di analizzare le poche informazioni che aveva su quell'uomo. Prima di passare per la Porta dell'Inferno, ancora a bordo di Shosei si era preparato a dovere per quella visita. Chissà se, alla fine, sarebbe servito a qualcosa.

    Cinquanta minuti dopo il Flagello era tornato davanti al bordello, dove aveva indicato lo Shogenin, o come si era fatto chiamare. Notò la sua figura massiccia immediatamente, nonostante fosse più basso di lui. Attorno al monaco, la calca di persone passava a qualche metro di distanza, come a voler evitare un contatto troppo diretto. Jeral si avvicinò con passo fermo, senza fretta, lasciando che l'altro lo scorgesse arrivare davanti a sé. Quando gli passò davanti non si fermò e inclinò leggermente il capo a sinistra, invitandolo a seguirlo. Certo del suo assenso, l'Immortale non si disturbò a controllare dietro di sé e camminò per un'altra decina di minuti, finché non individuò una via chiusa tra due edifici in pietra che non sboccava da nessuna parte se non la roccia stessa della caverna. Le due costruzioni parevano piuttosto malmesse, come diverse all'interno della Città Dolente del resto, e non parevano abitate, ma entrare non era necessario. Jeral imboccò la via e camminò fino alla roccia, fermandosi solo a quel punto.

    « Come mi hai trovato? », domandò, senza preamboli. Pensava già di sapere la risposta, ma scelse di non risparmiare al monaco quella risposta. Solo una volta udito ciò che aveva da dire, Jeral si voltò verso l'uomo dai capelli color luna e proseguì. « Parli di Hayate e il tuo sguardo tradisce un'esperienza che nessun mortale dovrebbe avere, monaco. Chi sei? »

    Era più unico che raro che l'Immortale si interessasse all'identità di un mortale, ma quella figura aveva stimolato la sua sete di sapere. Aveva parlato di "scambiarsi storie" su Hayate, il che significava che era in cerca di informazioni e allo stesso tempo poteva offrirne. Naturalmente, il Flagello aveva più di un modo per apprendere ciò che desiderava e difficilmente avrebbe esitato ad usarli anche in quel frangente, dato ciò di cui aveva parlato il monaco, ma per il momento scelse di attendere e osservare come l'altro avrebbe impostato quella conversazione.

    Sotto il cappuccio, il suo sguardo rifletteva la dannazione.


    Edited by Boreanz - 2/9/2015, 17:01
     
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    Il Direttore sulle prime parve sorpreso, specie quando lo Shogenin si rivolse all'uomo incappucciato.
    L'uomo incappucciato stesso parve avere un attimo di sorpresa nel sentire il nome "Hayate" e proprio sulla sua sorpresa e curiosità, il Risorto voleva fare leva per avere le informazioni che gli servivano sul Tamasizu!
    Ad ogni modo, quando il secondo diede un forte colpo con il piede, per riprendere di certo l'attenzione in quella situazione, il Direttore parve aver lasciato ormai da parte la sorpresa, per chissà quale altro stato d'animo, rivelandosi comunque ben propenso ad accettare il denaro dello Shogenin che, non appena quello ebbe finito di parlare, rivolse un cenno del capo all'omone seduto al tavolo.
    Ci vediamo fra un'ora, fu invece quello che disse al ben più misterioso individuo dalla massiccia stazza.

    [...]

    Uscito dall'obitorio, lo Shogenin si diresse verso la casa dei piaceri.
    Ma sei scemo? Il tizio che ha ucciso quella Lama del Silenzio, pensi che sia qualcuno di cui fidarsi? Vuoi rischiare tutto, semplicemente per avere un pò di vendetta? Anch'io odio Hayate, ma non puoi veramente volere tutto questo squallore!
    Non posso dargli torto, fratello... quel tipo sembra pericoloso, il panzone sembra pericoloso, tutto di questo luogo è pericoloso e per quanto so che ti piaccia, oltre a ritenerlo necessario per la tua Vendetta, pensi sia il caso di perdere il tempo in un bordello?

    Lo Shogenin, però, strette le mani alle tempie, non si preoccupava di ciò che dicevano quelle due voci (fortunatamente la terza sembrava gradire quel luogo), ma piuttosto di non sbagliare strada, dato il poco tempo in suo possesso.
    Fu così che, arrivato alle porte del bordello e vista la rossa con una gamba sola, lo Shogenin si fece largo in mezzo alla calca, magari spintonando con leggere scariche di chakra elettrico gli altri clienti, fino a prendere la rossa per la cinta e sollevarsela in spalla, nel marasma e lamentela di qualche altro avventore che, di certo, voleva gustare del medesimo vizioso frutto.
    Bellezza, dove sono le camere? avrebbe chiesto d'un tratto fermandosi, troppo preso, dapprima, dalla propria "voglia" per curarsi di questi particolari.
    La rossa fu comunque più che favorevole nell'indicargli una stanza, in cui l'altro la depose sopra un talamo.
    "Come devo chiamarti?", chiese lei, aggrappandosi alla casacca da monaco, Shogenin, andrà bene, rispose l'altro, E tu sei?
    "Una truffatrice che è stata presa con le mani nel sacco e per questo condannata alla menomazione di una gamba e poi a questa vita di schiavitù", sussurrò ad un orecchio dell'altro, prima di allontanarsi, dimostrando un equilibrio non da poco con quella sola gamba, "Oppure potrei essere la sfortunata figlia di avidi genitori, che l'hanno venduta, condannandola a questa sorte.", aggiunse, sedendosi sul letto e sorridendo furbescamente.
    "Nella Città Dolente puoi essere chiunque, Shogenin. Chiunque tu vuoi, se sei un mercante, o un compratore con abbastanza denaro.", disse, rivelando quel poco che ancora aveva celato sotto gli abiti, ormai smessi, "Oppure chiunque vogliano che tu sia, se sei solo una merce."
    Allora, per questa breve ora, sarai la figlia di un mercante che proviene da Laa, oltre l'oceano, giunta nel continente ninja seguendo un amore di gioventù e finita in questo luogo di sventura., suggerì lo Shogenin, diminuendo oltre modo lo spazio vitale fra di loro.
    Tu hai dei seri problemi... anche Brun adesso?
    Sei un mostro, ogni giorno di più
    Ma lo Shogenin non si preoccupò di quelle voci, quanto, piuttosto, di perpetrare qualsiasi peccaminoso vizio la donna dai capelli rossi fosse disposta ad accettare (o suggerire) in quel lasso di tempo così esiguo.

    [...]

    Dopo diversi atti di indubbia immoralità, lo Shogenin uscì dalla casa di piaceri con molto meno denaro assieme a se, oltre che sudato in modo vergognoso.
    Per i pochi minuti che lo distanziavano dal momento dell'incontro dinanzi al luogo di piacere, l'uomo avanzò in mezzo alla folla, che lo evitava, forse per il puzzo del suo sudore, forse perché con quella stazza e quel vestito da monaco era, effettivamente, abbastanza intimidatorio. Oppure era l'eccessivamente pungente odore del ragno arrostito sul muro davanti al quale si fermò.
    Ad ogni modo, poco dopo il suo arrivo, fu proprio l'alto incappucciato a farsi notare: non ci volle molto per individuare quel tipo nella folla, con l'aria effettivamente inquietante, che sembrava da lui trasparire; incappucciato che gli fece cenno di seguirlo, cosa che non fu un problema per lo Shogenin.
    L'altro lo condusse fino ad una strada senza uscita, una posizione che un pò di diffidenza fece scaturire nel Risorto, il quale, però, non si preoccupò, se non di controllare con i sensi acuti attorno a se, mentre osservava quelli che, pensò, potevano essere vecchi edifici ormai mal messi in un'area in disuso della Città stessa.
    Fu quando furono fermi uno davanti all'altro, che l'incappucciato fece la propria prima domanda, a bruciapelo.
    Come ti ho trovato? Hai un'idea di quanto ci abbia messo, quando ho saputo di un Hayate in quel di Tetsu, per trovare una minima traccia e come sia stato poi difficile ricondurre quella traccia fin qui? Avevo una vaga descrizione di come massacri tutto quello che ti sta nei dintorni e da quella sono partito.
    Per fortuna, incappucciato, ti piace essere teatrale e farti notare, quindi non è stato difficile individuare le tue attività nel Paese dell'Erba e poi ricollegare ciò che ho sentito qui nei territori della Cascata.
    Il vero problema era cercare per ogni cavolo di obitorio e mercato nero di questi tre piccoli staterelli... per fortuna ho scoperto di questo luogo di vizio nel mondo e ti ho trovato... probabilmente non avrei seguito oltre i confini della Cascata i tuoi movimenti, mi avrebbero allontanato troppo dai miei, di obiettivi.
    , ammise lo Shogenin in un crescendo di lieve disappunto ed una nota finale di determinazione: era vero, in fondo, non avrebbe cercato in eterno qualcuno che non sapeva nemmeno quanti e quali informazioni su Hayate ed il suo gruppo gli avrebbe potuto offrire.

    Devo ammettere che sei molto acuto nell'osservare, incappucciato... a proposito, come devo chiamarti? Avrebbe chiesto di rimando alla domanda successiva dell'altro, prima di continuare: Io cerco Hayate per Vendetta, lo conosco, ed oserei dire anche molto bene, e più di tutto voglio la sua pelle per me, un trofeo adatto a ciò che ho sentito dire essere diventato lui negli ultimi anni. E sì, ho fatto esperienze che nessun mortale dovrebbe aver compiuto, o che comunque in pochi dovrebbero conoscere... ti basti sapere, per ora, che quando mi sono definito il Pallido Rinato, non era di certo perché ero rinato a nuova fede! Potrei anche presentarmi come il Risorto, se volessi essere oltremodo teatrale e non direi nemmeno una menzogna.
    E tu, invece, pericoloso e spietato come so che sei, in che modo sei finito in contatto con Hayate? Chissà che condividendo poi le nostre informazioni non si riesca entrambi a trovarlo. propose infine lo Shogenin, sperando che l'altro fosse ben ispirato per negoziare.
     
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    Udendo le parole dell'uomo dalla chioma albina, l'Avatar non nascose un sorriso soddisfatto. Era come aveva immaginato: le sue azioni risuonavano sempre di più e, anche se ormai aveva trovato Hayate, il fatto di essere famigerato gli avrebbe procurato tutto il divertimento e la distrazione di cui avrebbe potuto avere bisogno. L'incontro con il Bersaglio era ancora piuttosto distante nel tempo, d'altronde.

    Il monaco gli pareva un tipo piuttosto abile con le parole, anche più di quanto non volesse dare a vedere: Non lo aveva lusingato, eppure lo aveva fatto, riferendogli fatti che un terzo avrebbe potuto presumere piacevoli alle orecchie del fautore del massacro; ghignò appena quando l'altro definì il Ferro, l'Erba e la Cascata come "staterelli". Era d'accordo, anche se probabilmente non per lo stesso motivo. Quando poi questi gli chiese - di nuovo con abile scelta di parole - come avrebbe dovuto chiamarlo, l'Avatar si presentò senza alcuna remora.

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    « Mi conosci già come Flagello. Puoi chiamarmi Jeral. »

    Quando l'altro poi proseguì nel suo racconto, non tentò nemmeno di negare la natura dell'ombra che l'Avatar aveva scorto nei suoi occhi: egli era davvero, chissà come, tornato indietro dalla morte. Non era, dunque, un semplice mortale, ma qualcuno che aveva visto la Tenebra ed era ritornato: un Risorto, come egli stesso sì definì.

    « Un'altra storia da udire. », commentò, senza distogliere lo sguardo.

    L'Immortale e il Risorto. Forse, dopotutto, con quell'uomo avrebbe potuto scegliere un percorso diverso dalla violenza. Per di più, stando a ciò che diceva, conosceva Hayate personalmente e da lungo tempo, e lo voleva morto. A quanto pare non era a conoscenza della cosiddetta "Ascensione Divina", come l'aveva chiamata la Magnificenza di Hayate, ma era al corrente di un cambiamento di qualche tipo nell'individuo che entrambi cercavano. Concluse la sua risposta con un invito al Flagello: rivelare ciò che sapeva, così che entrambi potessero trovarlo.

    Jeral squadrò il monaco per un lungo momento, studiandone i lineamenti induriti del volto: la mascella forte, la fronte alta, lo sguardo infuocato. C'era solo una cosa che l'uomo non aveva considerato: l'eventualità che Jeral stesso desiderasse il cadavere di Hayate. Per sua fortuna, non era questo il caso, o comunque non negli stessi termini dell'albino. Se così fosse stato, le zanne dell'Immortale non avrebbero esitato un istante a chiudersi sulla gola dello Shogenin. Fece un passo avanti.

    « E sia, Risorto. Saprai tutto. Allo stesso modo, dovrai rivelarmi tutto. »

    Non era il tono di voce di chi desidera fornire un'alternativa. Il monaco pareva un uomo a sua volta percettivo: Jeral non aveva dubbi che si sarebbe reso conto, in quel momento se non prima, delle possibili conseguenze di un incontro ravvicinato con il Flagello Immortale.

    « Il nome di Hayate indica molte cose. », esordì. « Una organizzazione. Un individuo. Un obiettivo. Il mortale che tu conosci ha creato qualcosa di grande, sparso in tutte le terre del continente ninja, e tramite le sue Virtù cerca un modo per raggiungere finalmente l'obiettivo che tanto agogna e a cui, pare, si è avvicinato troppo per potervi rinunciare. » Il tono dell'Avatar, neutro fino a quel punto, si tinse di una nota di sarcasmo. « Ascensione Divina. Questo è ciò che il suo cuore brama. Eppure, non è forte abbastanza per afferrarla con le sue sole forze. Il culto di schiavi della sua volontà, guidati dalle Virtù, non hanno altra ambizione che servirlo e consegnargli le chiavi di cui avrà bisogno per spalancare finalmente quella porta. » Arricciò leggermente il naso, irridente, e un ciuffo di capelli ramati si liberò dal nascondiglio del cappuccio e gli mise in ombra parte dell'occhio non marchiato dal sigillo del Contratto. « Qui poveri idioti che hanno attaccato la Foglia mesi fa appartenevano a lui, ma sono sfuggiti al suo controllo e hanno creduto di poter imbrigliare il potere di un Demone per facilitare le cose. »

    L'arte di sigillare e imbrigliare un potere più grande per futuro uso era riservata a pochi, rari eletti. Quegli sciocchi mortali avevano fatto il passo più lungo della gamba ed avevano avuto ciò che si meritavano, con l'umiliazione aggiuntiva di essere stati sconfitti dagli incapaci della Foglia.

    « Hayate aveva piani per il Ferro, ma il mio incontro con il nostro amico carbonizzato ha costretto la Virtù responsabile ad affrontarmi di persona. La ragione per cui su quel tavolo di mogano nero mancava il cadavere di uno dei generali di Hayate è la stessa per cui tu ed io, Risorto, abbiamo uno scopo comune. » Il suo ghigno si allargò, rivelando canini lucenti. « Desidero incontrare Hayate per testare la natura di questa sua asserita "Divinità". Così, non avendo altro modo per stanarlo, ho stretto un patto con la Virtù. Mi si chiede di recuperare un oggetto di estrema importanza, custodito in un luogo quasi inaccessibile, e consegnarlo ad Hayate. » L'espressione dell'Avatar si rabbuiò per un momento. « Un'inutile perdita di tempo persino con i miei poteri. » Aveva già fatto un'esperienza simile con la presa della Città Fantasma e il giochetto, quanto meno, gli era venuto a noia.

    Sollevò di nuovo il capo, trafiggendo il monaco con lo sguardo.

    « E qui, Risorto, entri in gioco tu. »

    Non si disturbò ad elaborare l'ovvietà nascosta in quelle parole.
     
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    Ascensione Divina & Paradiso Perduto

    Il suo interlocutore sembrava apprezzare quando si parlava di lui e questo lo Shogenin se lo aspettava e lo confermavano anche le parole con cui si era presentato in fondo: il Flagello.
    Feng Gu aveva indossato la maschera dello Shogenin dinanzi al Direttore, aveva preso per se un ruolo, come aveva detto lui stesso poco più di un'ora prima: era rimasto nel personaggio; il suo interlocutore, invece, aveva in amore la propria natura.
    Certo, la potenza di quel Flagello, che disse di chiamarsi Jeral, era innegabile, sia per ciò che si diceva di lui, sia per come aveva ridotto quel Samurai, sia, in ultimo, per quell'aria assassina che da lui trasudava, o, più correttamente, di cui si faceva manto.
    Era pericoloso, ma sembrava interessato alla storia dello Shogenin, tanto da sottolineare che ne avrebbe voluto sapere di più persino del perché lui si definiva, a ben donde, Risorto. Storia su cui, però, il falso monaco preferì glissare, come lasciò intendere con un cenno della mano: ognuno, in fondo, aveva i propri di segreti e non per condividere quelli erano lì.

    Ad ogni modo, Jeral accettò di dirgli tutto ciò che sapeva di Hayate e si aspettava altrettanto, cosa che non mancò di sottolineare ed a cui lo Shogenin diede conferma con un sicuro cenno del capo, lasciandolo parlare.
    La prima parte della storia fu, forse, l'unica cosa che già sapeva: Hayate aveva dato il proprio nome al gruppo che lo seguiva ed i suoi servitori erano le sue Virtù, che si muovevano per diversi luoghi del mondo accademico e non.
    Il fatto che puntasse a qualcosa definito "Ascensione Divina" era una completa sorpresa, lui credeva che volesse semplicemente l'Immortalità, almeno questa era l'idea che era sorta in Shiltar ai tempi dell'Abete.
    Che utilizzasse persone rese schiave, poi, era ancora più preoccupante, un culto, come lo definì Jeral, una vera e propria setta religiosa, per come ne parlava.
    Kisugy e Kymuji potrebbero essere in pericolo! Sono facilmente influenzabili, se ha scoperto che ci sono proprio loro all'Abete!
    Poche parole che, per ora, lo Shogenin ricacciò indietro, troppo sorpreso, come forse il suo stesso sguardo avrebbe mostrato, nel sapere che alcuni di questi servi avevano provocato un attentato alla Foglia! Una sorpresa sotto molti aspetti: prima di tutto per l'attentato in se, da troppo era fuori dalle notizie del mondo accademico, secondariamente perché era stato causato da Hayate e terzo perché non avrebbe mai creduto che potesse puntare a tanto.
    Il racconto continuò con un'informazione che già l'altro aveva per la prima parte dedotto: Hayate aveva interessi in quel del Ferro, ma aveva trovato Jeral sul proprio cammino e qui c'era la parte che non si sarebbe aspettato.
    Il Flagello era sceso a patti, o almeno aveva fatto finta di farlo, per incontrare Hayate, accettando di prendere qualcosa di singolare importanza per il Nukenin, nascosto in un posto quasi inaccessibile.
    A voler credere nel destino, come direbbe lo Shura...

    Ed a volerci credere, forse quello era un incontro parecchio fortuito, ma prima di tutto, lo Shogenin cercò di contenere il largo sorriso che gli stava nascendo sul volto, per iniziare il suo di racconto: Ti avviso che potrebbe essere lungo, come racconto., iniziò con fare cordiale.

    Hayate Tamasizu era uno dei tanti figli del capoclan dei Tamasizu, una famiglia ninja proveniente dal Villaggio della Luna, nel Paese dell'Acqua.
    Quello stesso capoclan, una quarantina di anni fa, pensò bene di fare un oltraggio al clan dei Kaguya di Kiri e questi, che per loro natura non è che fossero allora un popolo particolarmente propenso al perdono, decisero di sterminare tutto il villaggio della Luna, anche i non Tamasizu.
    Solo tre persone si salvarono: il capoclan, la sua figlia più piccola e Hayate.
    Questo capoclan, dalle mie ultime notizie, era finito sull'Isola Prigione di Genosha.
    La più piccola delle sue figlie era diventata una kunoichi di Kiri, ma da ciò che so, non ha mai superato il grado di genin, prima di morire, per una qualche malattia.

    Liquidi così la storia di Usagi?

    Hayate, invece, fu cresciuto in un orfanotrofio di Konoha, forse dagli stessi ninja che assieme ad uno squadrone di Kiri, massacrarono tutti i Kaguya, colpevoli di quella ritorsione, agli occhi di qualcuno un pò eccessiva.
    Il Tamasizu, comunque, passò per diversi villaggi negli anni: divenne ninja a Konoha, credo, di sicuro servì sotto il primo Kokage di Oto per un periodo e poi tornò a Kiri, dove cercò di prendere il potere, ai tempi vagante, assieme al suo primo prototipo di un gruppo ninja, quello che chiamava il Branco.
    La Nebbia, ai tempi, non aveva un Mizukage, anzi, non aveva affatto shinobi, se non qualche semplice studentello e dei genin neo-promossi.
    Fu l'Accademia ad intervenire e controllare la situazione: Ayato Jaku, un pezzo di spicco dell'allora Accademia, pensò bene di porre la propria sorellastra al ruolo di Mizukage... da quel che sentì dire ai tempi, era l'amante di Hayate questa Mizukage.
    Con il passare degli anni, quel ninja, amante dei Lupi tra l'altro, cercò di mettere insieme gruppi sempre più variegati di nukenin dei diversi villaggi, facendo di Kiri la loro casa e base, finché, a poco a poco, nemmeno l'Accademia gli diede più copertura per tutti quei suoi seguaci e dovette abbandonarli, quando abbandonò la Nebbia stessa.
    Per un certo periodo, però, continuò a tornare nel Paese dell'Acqua come rappresentante Accademico, questo finché non salì al governo il Sandaime Mizukage che, per usare un eufemismo, lo ha sempre odiato.

    Voleva fare di Kiri una seconda Oto, si potrebbe fare qualcosa di diverso dall'odiarlo??? La mia adolescenza è passata nel cercare di impedirlo
    Ottimi risultati davvero! Ahahahahaahahah

    Per un lungo periodo, di Hayate non si seppe più niente, finché non fu avvistato nel Villaggio dell'Abete, un paesello nei territori dell'Acqua, da cui non proviene nessun ninja, ma le cui terme donano, entro i confini del villaggio, l'Immortalità.
    Ti possono asportare il cuore e continui a vivere, finché il tuo cuore resta nelle acque di quel villaggio, ti possono amputare la testa e finché ambo le parti restano nel villaggio... nessun problema.
    Peccato che, come Hayate, anche qualcun altro aveva scoperto di quel luogo: un'organizzazione ninja che non gradì il suo mettere zizzania fra tutti shinobi profughi che li si trovavano, così gli asportarono il cuore per tenerlo prigioniero, ma il Tamasizu fuggì, seppur non so bene come.
    Tempo dopo, il Sandaime Mizukage arrivò nel villaggio dell'Abete, seguendo un proprio sottoposto, e nel liberarlo ottenne il cuore di Hayate, che è stato nascosto dal suddetto, e ormai defunto, Kaguya.
    In quel contesto, anche i ninja kiriani incontrarono le Virtù di Hayate, anche se quelle non gli si presentarono così.
    Più di recente, nella Capitale del Paese della Terra, la Magnanimità di Hayate ha fatto di tutto per mettere in guerra fra loro gli Accademici e le altre forze ninja presenti nel territorio.


    Il resoconto era più che completo ed implicava anche molte delle vecchie conoscenze di Shiltar Kaguya (e di diversi altri shinobi, Kisugy e Riikimaru in primis, seppur su aspetti diversi di quelle medesime storie, poiché con Shiltar convissute): in quel momento lo Shogenin, se l'altro fosse stato sufficientemente acuto, come sospettava che fosse, si stava presentando come qualcuno che ne sapeva parecchio della storia di Kiri più recente, forse pure un ninja che da quel luogo era andato via.
    Non aveva specificato che, per ben due volte, da ciò che sapeva, il percorso di Hayate s'era intrecciato con quello della Zanna, ma era una notizia in più di cui poteva non rendere partecipe il Flagello, in fondo la Zanna era una fase diversa della sua Vendetta... quella principale.

    In gioventù, Hayate era un egocentrico con voglie di comando su altri ninja, sembra, con questa sua voglia di essere una divinità, che le sue idee siano andate crescendo in scala con gli anni.
    Un'ultima cosa da sapere: quando è andato via dall'Abete ha scoperto che, seppur gli abitanti del luogo non possono diventare ninja, ma godono di un'eterna vita, spellandoli, possono essere usati, in qualche modo, come armature, o qualcosa del genere. E credo che si sia rubato anche un pò delle acque miracolose di quel villaggio, le stesse che gli permettono di stare in vita, malgrado il suo cuore sia in una scatola piena d'acqua nascosta dal defunto Mizukage.


    E qui lo Shogenin si sarebbe fermato, sorridendo sornione: Te l'ho detto che siamo in pochi a sapere dove si trova?

    Aveva concluso il proprio racconto, ora c'era da vedere la reazione di Jeral.
     
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    Gli occhi luminosi dell'Immortale erano fissi sul volto del monaco, sondando le sue reazioni nell'udire le parole che gli venivano rivelate; diverse cose gli erano sconosciute, altre no, e altre ancora erano una rielaborazione di nozioni già presenti. Non gli sfuggì il gesto di noncuranza che l'altro fece in risposta alla sua manifestazione di curiosità circa il modo in cui era tornato dalla morte, ma evitò di prenderla a male. Doveva essere una storia unica, degna si essere serbata con una riservatezza pari alla sua preziosità. Infine, fu il turno dell'albino di parlare.

    Udendo le prime parole dell'altro, Jeral trattenne a stento una risata di vittoria: ora sapeva il suo nome! Hayate Tamasizu, originario del Villaggio della Luna, cresciuto a Konoha e sbocciato a Kiri. Tutto quadrava: gli indizi che aveva scovato durante il massacro del Culto della Felce Lunare, l'attacco alla Foglia, le parole della Magnificenza sul fatto che Hayate fosse abituato a climi freddi e avesse un legame sentimentale con la Nebbia. La menzione dell'isola-prigione di Genosha gli suonò familiare e la ormai nota nebbia ai limiti della sua coscienza pulsò debolmente. Jeral la ignorò.

    Il monaco proseguì con la storia di Hayate, rivelando un notevole ammontare di dettagli: l'amore di Hayate per i lupi, il suo rapporto di odio con Shiltar Kaguya, il Terzo Mizukage - un numero che gli parve strano, dato che quello attuale era il Nono -, il suo abbandono di Kiri e, infine, il suo arrivo nel Villaggio dell'Abete, ai confini del Paese dell'Acqua. Di nuovo, tutto pareva quadrare con le parole della Magnificenza di Hayate, in particolare per quanto riguardava il rapporto con il Kaguya. A quel punto le cose si fecero interessanti e l'uomo dallo sguardo fiero che aveva davanti toccò un argomento di notevole interesse per l'Avatar: l'immortalità. A quanto pareva, in quel paesino era presente una fonte termale dai poteri mitici, in grado di preservare la vita oltre ogni limite concepibile - almeno per un mortale.

    Poi, quasi preannunciate dalla possibilità di "asportare il cuore" menzionata dal monaco, arrivarono quelle parole e tutto cambiò. Un'organizzazione di qualche tipo aveva cavato il cuore ad Hayate e, durante una missione, Shiltar Kaguya se ne era impadronito. Una rabbia terribile si impadronì del suo corpo, rendendolo momentaneamente cieco all'ambiente circostante e sordo alle parole dello Shogenin. « Piccolo, sordido.. » Quasi non riusciva a parlare, tale era l'ira che aveva in corpo.

    La Magnificenza di Hayate aveva osato mentirgli.

    uYsJv2j

    Questo cambiava tutto. Tutto. Strinse i pugni, tentando di contenere l'insopprimibile bisogno di distruggere qualunque cosa a portata. Il chakra eretico ribolliva potente dentro al suo petto, spingendo per liberarsi. Jeral incanalò la sua rabbia in un martello mentale, che abbatté con la forza di un vulcano sulle voci ribelli. L'Avatar riguadagnò una parvenza di controllo e ritornò ad ascoltare le parole dell'altro, che gli stava rivelando l'esistenza di alcune arti proibite coltivate nel Villaggio dell'Abete circa la scuoiatura di esseri viventi. Quando il monaco concluse con una domanda quasi giocosa, Jeral gli scoccò un'occhiata di fuoco. Gli piaceva quel mortale, ma in quel momento era pericoloso giocare con il Flagello.

    « ... »

    Stava per replicare, quando un fischio acutissimo irruppe nell'etere e, una frazione di secondo dopo, un dardo dorato atterrò con violenza sulla spalla sinistra dell'Avatar, penetrando perpendicolarmente nella carne con un tonfo sordo [Ferita GravePOT:105 vs 40 (Cotta di Maglia Completa)]. Sorpreso soprattutto per non essersi accorto dell'attacco a causa della sua terribile furia, Jeral accusò il colpo con pesantezza, distribuendo l'impatto piegando le ginocchia e lasciando che la forza generata dal colpo venisse dispersa nel terreno. Non aveva bisogno di guardare spalla per sapere che, chiunque fosse, l'arciere gli aveva trafitto il cuore a metà, con una precisione che aveva del ridicolo. Eppure, egli non cadde [AvatarAvatar:L'utilizzatore non invecchia ed è immortale. I danni verranno percepiti come un qualsiasi altro ninja: l'utilizzatore può convertire uno status Leggero in un danno ½ leggero alla vitalità, uno status Medio in danno leggero, uno status Grave in medioleggera; sono esclusi Semiparalisi, Intralcio e avvelenamento. La rigenerazione di vitalità ed energia vitale è moltiplicata per il livello della tecnica speciale posseduto. Qualsiasi danno verrà normalmente rigenerato se le parti congiunte e non presenti elementi esterni (armi e simile). Avatar è un'abilità sempre attiva.
    ]
    .

    Sollevò immediatamente lo sguardo, pronto ad agire, e i suoi occhi violacei scorsero una figura appesa a testa in giù proprio su di loro, a circa cinquanta metri d'altezza. Per un attimo pensò di aver preso un abbaglio, ma l'essere faceva mostra di ben sei arti e un ulteriore occhio in centro alla fronte, che era corrugata in una maschera d'ira e piacere selvaggio per il colpo appena andato a segno. In quel preciso momento partì il secondo colpo, questa volta diretto al cuore del monaco dai capelli di luna [POT:105][PREC&VEL:Viola+7].

    « Creperai anche tu, maledetto! Pagherai per quello che hai fatto ai miei piccoli! »

    L'uomo, orribilmente tatuato in tutto il corpo, sfruttava con l'ausilio di ben quattro mani un arco di dimensioni enormi e, notò l'Immortale, i dardi che scagliava erano secreti dalla sua stessa bocca. In quel momento, l'assalitore parve notare che Jeral era ancora in piedi e, pur stupito, mostrò di essere un uomo addestrato e reagì all'istante: compose due rapidi sigilli e sputò dalla bocca sdentata un'enorme ragnatela dorata, che si attaccò ai due palazzi e chiuse l'unica via d'uscita [Nido del RagnoNido del Ragno
    Villaggio: Derivata - Geni del Ragno Dorato III
    Posizioni Magiche: 2
    L'utilizzatore sputa una ragnatela adesiva in grado di ricoprire un'area di 90 metri quadri: causa Ingombro Medio. Se toccata, può incollare con Forza adesiva pari alla Precisione dell'utilizzatore + 3. Richiede la manipolazione di 8 Unità di Ragnatela. Nido del Ragno ha usura 200.
    Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    Costo: Elevato
    [Da jonin in su]
    ][Trappola del RagnoTrappola del Ragno: L'utilizzatore otterrà 2 tacche in Precisione per ogni round in cui distante dall'avversario, oltre a metà del raggio d'azione delle emissioni. Subire danni dall’avversario azzera Trappola del Ragno.][PREC:Viola+8+3 base + 2 Trappola del Ragno + 3 TA]
    .

    « Gyayayayaya! Non pensare di cavartela, incappucciato! Il Direttore riavrà i suoi diamanti! »

    Jeral lo ignorò, rivolgendosi invece al monaco dopo la sua difesa.

    « Ti dispiace toglierlo di mezzo, Risorto? » L'ira nella voce dell'Immortale era palpabile. « In questo momento non sono certo di poter combattere senza farci crollare l'intera volta in testa. »

    Così dicendo, sollevò la destra ed afferrò la freccia dorata incastrata tra le ossa della sua spalla. Le vene del suo collo pulsavano con violenza. Il Risorto non avrebbe avuto difficoltà a capire che, in quel momento, il Flagello stava combattendo contro sé stesso per evitare di distruggere ogni cosa in preda all'ira. Del pari, conoscendo la storia di massacro che quest'ultimo aveva alle spalle, forse sarebbe anche riuscito ad immaginare il motivo di quella scelta: Jeral desiderava portare a termine quella conversazione.
     
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    Papà Ragno interrompe le discussioni

    Lo Shogenin non ebbe difficoltà a notare come il suo interlocutore fosse, improvvisamente, diventato nervoso: forse qualcosa in ciò che gli aveva detto non gli piaceva, oppure rovinava qualche suo piano, non avrebbe saputo intuirlo, specie considerando che stava parlando con quello che, verosimilmente, era un pazzo omicida.
    Perché tu sei una persona normalissima con tre voci nella tua testa.
    Stava anche per chiedere che problema ci fosse all'altro, quando la loro allegra chiacchierata fu interrotta da un sibilo un rumore seguito da una velocissima "saetta" dorata che si rivelò essere una freccia, improvvisamente piantatasi nel cuore del suddetto Flagello.
    Neppure i suoi sensi perfettamente allenati avevano potuto evitare quel colpo!
    Il Risorto ebbe appena il tempo di voltarsi che vide un simpatico individuo appeso a testa in giù al soffitto, per così dire, della Città, che, incoccava una nuova freccia e la lanciava proprio contro di lui!
    La velocità dell'attacco era troppo elevata per sperare di evitarlo senza un esagerato uso di chakra e poi, perché mai evitare un colpo che poteva, tranquillamente, contenere per potenza con una velocissima manipolazione ossea, più che immediata sul suo corpo.
    Generò due costrutti, nel battito di ciglia che lo divideva dall'impatto con il dardo: un primo proprio sotto la casacca da monaco, ben nascosto dallo stesso, un secondo a livello sottocutaneo.
    Quando la freccia impattò con il primo blocco, aveva già ridotto di molto la propria potenza d'impatto ed il secondo blocco d'ossa sotto la pelle permise alla ferita di essere appena un graffio leggero su di lui, senza nemmeno penetrare così tanto, cosa che la fece cadere subito al suolo dopo l'impatto.
    Ahi! Papà ragno, te la sei presa per i piccoli?, una domanda beffarda, fatta mentre il tizio, che gli ricordava il ninja senza patria Daipasu, sputava una qualche tela di ragnatela contro i due palazzi, chiudendo la via d'uscita verso avanti.

    Non fu tanto la trappola in se a sorprenderlo, piuttosto, fu il fatto che la freccia nel petto del suo interlocutore c'era entrata ben bene e non lo aveva ucciso: probabilmente per massacrare un villaggio senza problemi morali doveva essere senza cuore, al di fuor di metafore.
    Il Flagello, comunque, chiese al Risorto d'occuparsi lui di "Papà Ragno", poiché non era certo di poterlo combattere senza distruggere tutto intorno a loro.
    Non fu tanto sull'avviso insito del potere dell'altro, che lo Shogenin si concentrò, quanto su un modo per poter eliminare un avversario che usava dardi ad altissima velocità e si trovava così distante da impedirgli anche solo di pensare di polarizzarlo in qualche modo.
    Feng Gu escluse subito l'idea di compiere una serie di salti per avvicinarsi al nemico: troppo elevata la probabilità che l'altro ne approfittasse per colpirlo mentre si muoveva.
    Considerando poi che la maggior parte delle sue tecniche era, di fatto, troppo a breve distanza per raggiungerlo da lì, lo Shogenin avrebbe allungato un pò i tempi dei giochi con questo arrabbiato paparino, prima di tutto celando la visuale dello stesso con uno dei più vecchi trucchi di Kiri: il Velo di Nebbia
    Velo di Nebbia - Kirigakure no Jutsu
    Villaggio: Kiri
    Posizioni Magiche: Scimmia (1)
    L'utilizzatore può ricoprire una vasta area da una fitta nebbia. Chiunque all'interno della nebbia sarà considerato 'occultato' e potrà essere visto solo entro 1,5 metri. Tecniche con un potenza superiore a 40 dissolvono la nebbia nell'area colpita. La tecnica del velo di nebbia annulla e viene annullata dalla calura naturale o dalla tecnica Afa Terrestre nelle aree in cui sovrapposta.

    Tipo: Ninjutsu - Suiton
    (Livello: 5 / Consumo: Basso ogni 9 metri - Mantenimento: ¼ Basso ogni 9 metri)
    [Raggio Massimo: 9 metri a grado]

    [Da studente in su]

    Il velo sarebbe stato parecchio grande, non troppo, ma sufficiente per celare fino ad una certa altezza da terra, poco meno di 20 metri, tutta la scena al ragnetto.

    Lo Shogenin avrebbe sfruttato il chakra repulsivo per compiere un salto parecchio più alto del normale, poggiando così i piedi su una delle pareti del palazzo sulla sua sinistra, in uno dei punti dove sapeva che non ci fossero ragnatele e continuato poi con un'ulteriore leggera spinta Movimento gratuito: 6m + Salto con Chakra Repulsivo: 12m => 18mraggiungendo un'altezza consistente.
    La cosa più importante, però, era che durante tutto quel salto, Feng Gu avrebbe compiuto tutta una serie di sigilli che avrebbero scatenato quella che un tempo era stata la Raiton più potente di Shiltar Kaguya, per quanto l'avesse potuta vedere solo il Sanga.
    Ora anche Paparino Ragno ed il Flagello (a cui a breve lo Shogenin avrebbe dovuto offrire come difendersi) avrebbero scoperto com'era possibile che anche in una grotta sotterranea venisse a piovere.
    Per ora, giusto una grossa Fenice elettrica
    Fenice del Temporale - Rai No Hoo
    Villaggio: Shiltar/Feng Gu - Esperto Ninjutsu
    Posizioni Magiche: Sconosciute (8)
    L'utilizzatore richiama un ammasso temporalesco, tramite un'alta concentrazione di chakra riversata in cielo che si formerà il round successivo. L'aria ricoperta dal maltempo ha raggio pari a 30 metri ed il suo centro deve trovarsi entro 30 metri dall'utilizzatore. Nel momento in cui compare l'ammasso scaglierà fulmini in tutta l'area sottostante, producendo un attacco ad area di potenza 30. Dura 3 turni. L'utilizzatore non viene bersagliato dai fulmini. L'utilizzatore può garantire ad altri la protezione pagando Basso di chakra per persona, l'utilizzatore può spostare l'ammasso temporalesco tramite slot azione/tecnica entro il raggio d'azione della tecnica, una volta a round.
    Tipo: Ninjutsu - Raiton
    (Livello: 1 / Consumo: Elevato )
    [Da jonin in su]



    Tecnica Rapida [2]
    Talento: L'utilizzatore può eseguire una tecnica avanzata extra nel round, potendo effettuare nello stesso round due tecniche avanzate; può essere utilizzata 1 volta ogni 2 round. Non è possibile sfruttare altre abilità 'Talento' in combinazione.
    si sarebbe alzata in cielo, disperdendosi poco lontano dall'uomo ragno stesso.

    Ora c'era da vedere cosa il Ragno avrebbe fatto, mentre, con una piccola traiettoria ascendente, più che naturale dato il salto, Feng Gu sarebbe intanto atterrato al suolo, ancora nascosto dalla Nebbia, mentre i suoi sensi particolarmente ben allenati erano già pronti a difendersi, per quanto avrebbe sciolto subito dopo l'atterraggio il Velo stesso.

    Chakra Residuo: 64,5/80
    Vitalità: 29/30
    Slot Azione: 3/3
     
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    « Rimpiangerai la tua sfacciataggine, stupido albino. », replicò l'uomo-aracnide, livido per la rabbia, alle parole irriverenti dello Shogenin. Quest'ultimo, notò Jeral, aveva intercettato il potente dardo senza paura; c'era stato un sonoro crack e la freccia dorata era caduta a terra, priva di potere offensivo. Sangue caldo schizzò copioso dalla ferita alla spalla dell'Immortale quando questi, senza neanche osservare ciò che faceva, estrasse con forza il dardo dalla spalla e dal cuore. Quelle frecce, scoprì, erano state create con dei barbigli di qualche tipo, proprio per rendere ancora più penosa l'eventuale procedura di estrazione nel caso in cui il bersaglio non fosse morto sul colpo, proprio come il Flagello. Le ossa della spalla, la clavicola in particolare, furono danneggiati ulteriormente quando il dardo infine abbandonò la sua carne [LussazioneFerita Profonda + Dolore (DnT Medio)].

    Eppure, in tutto questo il Flagello non prestava la minima attenzione alla propria ordalia e, invece, rimaneva concentrato sulla sua rabbia bruciante e sullo Shogenin stesso, la cui difesa magistrale pareva aver richiesto uno sforzo energetico considerevole [Percezione del ChakraSpeciale: L'utilizzatore può vedere il colore del chakra di una persona osservata. L'utilizzatore può scoprire alcuni aspetti del chakra: impronte possedute; alterazioni da tonici, droghe, tecniche speciali, possessioni e simili; quantità approssimata della riserva.]. Alzato di nuovo lo sguardo alla volta, gli occhi divini di Jeral notarono che anche l'assalitore non si era risparmiato; la creazione di quell'enorme ragnatela dorata doveva essergli costata parecchio. Tese le orecchie, in cerca di grida o di allarmi, ma nella Città Dolente pareva tutto tranquillo e, nelle vie vicino a loro, insolitamente silenzioso. L'Avatar ghignò appena: l'esecutore della volontà del Direttore, a quanto pareva, aveva campo libero in quella zona. Il pensiero gli piacque, come tutti gli esempi di dominio assoluto.



    Il suo campo visivo venne all'improvviso sbarrato da una fitta coltre di nebbia innaturale, evidentemente generata dal monaco. Jeral lo osservò di nuovo per un istante, prima che la foschia gli impedisse di vedere ad un palmo dal suo naso. Aveva già visto quella tecnica, sfruttata da un Kiriano degli Akuma. Anche il Risorto proveniva dal Paese dell'Acqua, dunque? Avrebbe spiegato come mai ne sapessi così tanto di Hayate Tamasizu e del precedente Mizukage. Ma era solo un'ipotesi, che avrebbe ricevuto più rapida conferma tramite una domanda diretta all'interessato. Prima, però, c'era il piccolo problema a sei braccia da togliere di mezzo.

    « ... »

    Le sue orecchie esperte captarono alcuni rumori nella nebbia, diversi metri più in alto. Lo Shogenin aveva fegato a muoversi così in quelle condizioni di scarsa visibilità: il rischio di incappare nella tela del ragno era concreto. Asciutto, Jeral si limitò a rimanere fermo ed osservare ciò che il monaco aveva in mente. In quel preciso istante, Chitei - questo il nome dell'assalitore - si trovò a fronteggiare l'uscita di un poderoso costrutto elettrico a forma di volatile, che sbucò fuori dalla cortina di nebbia e oltre la sua ragnatela e si lanciò verso di lui. Digrignando i denti, l'uomo accettò la sfida e, sempre appeso alla volta, si coprì busto e testa con le sei braccia; per un momento la sua cute parve rilucere d'oro, ma qualunque difesa il ninja avesse preparato non servì, perché la fenice elettrica si disperse nell'ambiente a pochi metri da lui, lasciandolo illeso.

    « Gyayayayaya! Che c'è, non riesci a raggiungermi quassù? »

    Jeral, che aveva recuperato una parvenza di calma, lo sentì gracchiare quelle parole dall'interno della nebbia. Era ancora concentrato sui mutamenti del piano d'azione e sulle torture che avrebbe dovuto infliggere a quel mortale spocchioso che aveva osato mentirgli, quando la foschia scomparve del tutto e il Flagello notò la ricomparsa del Risorto a una decina di metri da lui; era guardingo e guardava verso l'alto, come in attesa di qualcosa. Voltandosi per osservare Jeral, avrebbe potuto notare come la ferita alla spalla fosse completamente rimarginata: le ossa, i vasi e la carne si erano tutti ricongiunti ed avevano lasciato solo un piccolo buco nella stoffa nera del mantello da viaggio dell'Immortale, che con l'aiuto di un paio di pasticche e dei suoi poteri si era ripreso alla perfezione ed aveva anche creato, grazie alla nebbia, l'illusione di averlo fatto autonomamente [AvatarFerita Profonda (Status Medio) -> Leggera alla Vitalità
    Dolore Medio (Status Medio) -> Leggera alla Vitalità
    ][ToniciTonico di Ripristino Superiore -> Energia Vitale
    Tonico Coagulante Superiore -> Vitalità
    ]
    .

    Non passarono che pochi istanti prima che Chitei sfruttasse la scomparsa della nebbia per bersagliare nuovamente i due con una pioggia di proiettili, conscio che il suo potere offensivo e il vantaggio della distanza gli avrebbero consentito di finire le due prede senza la necessità di cambiare tattica d'attacco; piegò di nuovo il suo arco disumano e tre dardo dalla punta arrotolata gli uscirono dalla bocca [Colpo RotanteColpo Rotante
    Arte: L'utilizzatore può imprimere una potente rotazione alle sue frecce: se colpito il bersaglio, causa uno Status Medio a scelta dell'utilizzatore. Lo status deve essere coerente con la zona colpita.
    [Costo: Mediobasso a colpo]
    [Da Chunin in su]
    ]
    . Con un unico movimento brutale, poi, tese la corda all'inverosimile con tutta la forza di cui era capace e scagliò ben tre dardi in contemporanea: miravano tutti al Flagello, l'uomo che il Direttore gli aveva detto di eliminare e che aveva osato sopravvivere ad un colpo dritto al cuore, macchiando la sua reputazione di cecchino infallibile [Attacco DebilitanteAttacco Debilitante
    Villaggio: Specializzazione Assassino
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può debilitare con maggior facilità la propria vittima. Ogni Status inflitto sarà considerato come se applicato ad una vittima Indebolita, aumentano la gravità o la durata dello status. Mantenere la tecnica richiede uno slot tecnica base.
    Tipo: Taijutsu
    (Livello: 4 | Consumo: ½ Basso ogni colpo)
    [Richiede Specializzazione Assassino]
    [Da jonin in su]
    ][POT:100][VEL&PREC:Viola+8]
    .

    Come poco prima, la rapidità dei dardi era sorprendente e così l'accuratezza del tiro, che però questa volta riservò una sorpresa: due delle tre frecce, arrivate a circa sei metri da terra, cambiarono repentinamente direzione e si diressero alla gola ed al centro della fronte dello Shogenin, l'uomo che si era macchiato del terribile crimine di uccidere una colonia dei ragni allevati personalmente da Chitei [Traiettoria ImpossibileTraiettoria Impossibile
    Villaggio: Specializzazione Combattente
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può cambiare a piacimento la traiettoria dei propri proiettili in movimento, facendoli compiere manovre brusche, come svoltare angoli o aggirare ostacoli, entro 90°. Ogni cambio di traiettoria richiede un consumo di chakra. Non è possibile cambiare la traiettorie entro 3 metri da fonti di chakra diverse dall'utilizzatore. Mantenere la tecnica richiede uno slot tecnica.
    Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    (Livello: 4 | Consumo: ¼ Basso ogni 10 di potenza)
    [Richiede Specializzazione Combattente]
    [Da chunin in su]
    ][Tecnica Rapida]


    Il rimanente colpo continuò, imperterrito, la sua corsa verso il centro della fronte dell'Immortale, che oramai si era seccato di quella interruzione. Il dardo era veloce, ma non così tanto per il Flagello, che tra l'altro aveva potuto osservarlo per ben quaranta metri; senza esitare, Jeral rimase sul posto ma piegò rapidamente il collo a destra ed evitò l'impatto [RIFL:Nera+6]. La freccia si infranse con un tonfo assordante nel pavimento di roccia, aprendo un cratere ampio quasi un metro. La conseguenza più rilevante di quell'attacco, però, fu l'improvviso avvento nell'etere dell'energia del Flagello Immortale, che era stato costretto a sfruttare del chakra per difendersi. Durò solo un attimo, e l'intensità fu simile alla pressione di un oceano sopra di sé, poi sparì di nuovo, come se non fosse mai esistita e il Flagello stesso non avesse alcun potere [Chakra NulloChakra Nullo
    Villaggio: Specializzazione Sensitivo
    Posizioni Magiche: Tocco (0)
    L'utilizzatore può azzerare il proprio flusso di chakra, rendendosi completamente occultato nei confronti delle abilità di percezione dei Sensitivi e qualsiasi forma d'individuazione del chakra. Non sarà possibile utilizzare il chakra mentre mantenuta attiva la tecnica.

    Tipo: Fuuinjutsu - Ninpou
    [Livello: 4 / Consumo: Basso]
    [Da Chunin in su]
    ]
    .

    Se ancora vivo, Jeral avrebbe guardato il Risorto dall'alto verso il basso. Subire quegli attacchi era seccante.

    « Serve aiuto, Risorto? »

    OFF GAME
    Jeral, Flagello Immortale
    Nukenin A Nera

    Energia Vitale: 30/30
    Vitalità: 16/18
    Danni: /


    png
    pngpngpng
    pngpng

    Chakra Rimanente: 1210/1250
    Spese di Chakra:

    -1x Medio (30)[Impasto]
    -1x Basso(10)[Chakra Nullo]

     
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    Previsioni del tempo: Temporale all'Inferno

    Il commento ironico di Papà Ragno fece nascere una smorfia sul viso dello Shogenin, per quanto il velo di nebbia, in quel momento, lo avrebbe nascosto.
    Aspetta ragnetto e vediamo chi riderà per ultimo!
    Però preferisco questa versione! Che ci facevi con un Drago che ascende al Cielo? Non so perché non me la sia presa fin da allora!

    Quando poi la nebbia fu dissolta, lo Shogenin rimase in guardia ad osservare il loro simpatico avversario che forgiava e scoccava tre nuove frecce: era decisamente la stessa kinjutsu di Daipasu, ricordava di aver visto anche il grosso ronin generare armi di quella specie di dorata sostanza dal proprio corpo, un pò come faceva lui con le ossa.
    Tre frecce che, apparentemente, puntavano tutte verso Jeral, per quanto sarebbe stato incredibilmente stupido abbassare la guardia e, infatti, lo Shogenin sarebbe rimasto con i sensi all'erta, tanto che, quando due delle frecce deviarono all'ultimo di direzione, il ninja compì senza nemmeno pensarci i sigilli necessari per una tecnica che nella sua semplicità era, altresì, molto efficace: in uno sbuffo di fumo
    Tecnica della Sostituzione - Kawarimi no Jutsu
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Ariete, Cinghiale, Bue, Cane, Serpente
    L'utilizzatore può effettuare un movimento accelerato tramite l'uso del chakra, lasciando al proprio posto un oggetto o un essere vivente consenziente di pari dimensioni o inferiore. È un movimento accelerato: non può essere usato per fuggire da uno spazio chiuso o da luoghi dove non vi è sufficiente spazio d'uscita. Le correnti di chakra disturbano l'esecuzione della tecnica: non è possibile apparire a distanza inferiore ai 6 metri da un essere vivente. La distanza massima percorribile è pari a 21 metri. Può essere usata come Difesa Totale; può risultare sleale.
    Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    (Livello: 4 / Consumo:Basso )
    , i dardi avrebbero trafitto la freccia precedentemente scagliata contro il Risorto, distruggendo la stessa di certo, per poi, verosimilmente, piantarsi al suolo, mentre Feng Gu riappariva sul lato opposto rispetto alla posizione del Flagello con cui condivideva quella breve battaglia.

    Alla domanda di Jeral, lo Shogenin sorrise: Goditi lo spettacolo, Flagello. Poi, se vuoi colpire, chissà che non si mangi ragno arrosto stasera!, sarebbero state le prime parole del ninja, mentre la nube che s'era generata attorno al ninja nemico avrebbe dato i suoi frutti, scatenando, verosimilmente inattesi, dei fulmini che anziché calare verso il basso, sarebbero andati verso l'alto, poiché papà ragnetto, con il chakra non polarizzato nella maniera adatta, era l'unico individuo vicino alla tempesta di fulmini da colpire.
    La potenza di quella tempesta sarebbe stata oltremodo devastante
    Ninjutsu Inarrestabile [2]
    Speciale: L'utilizzatore può migliorare la potenza delle proprie ninjutsu: se potenziate con una qualsiasi abilità 'Talento', la potenza aumenta di 10.



    Ninjutsu Perfette [0]
    Speciale: L'utilizzatore può utilizzare 2 abilità 'Talento' applicandole alla stessa ninjutsu, 1 volta ogni 2 round.



    Impronta di Chakra Elettricità [2]
    Talento: L'utilizzatore ottiene l'impronta Elettricità. È possibile avere massimo 3 impronte di Chakra. L'impronta aumenta di +10 la potenza delle tecniche avanzate di tipo Raiton, il potenziamento è doppio se fronteggiate Doton. Non è possibile sfruttare le altre abilità 'Talento' in combinazione.


    => Potenza = 50
    e probabilmente stavolta il ninja Ragno non avrebbe potuto prevedere quel nuovo attacco, dovuto al fulmine che non si sarebbe potuto aspettare di subire, il che, sperava lo Shogenin avrebbe anche potuto impedire all'avversario di mantenere la propria posizione distanziata dal duo di shinobi.
    Mentre il fulmine si scatenava, il Risorto ne avrebbe approfittato per ingerire un tonico e recuperare parte del chakra speso.

    Se Chitei fosse caduto dalla propria posizione, il ninja avrebbe atteso che il nemico si trovasse alla giusta distanza, per poi eseguire un ulteriore jutsu, compiendo una serie di sigilli e liberando una nuova fenice di elettricità, che, appena vicina al ragnetto, si sarebbe aperta in una rete con cui avrebbe cercato di catturare il nemico
    Rai No Shomi
    Villaggio: Shiltar/Feng Gu - Esperto Ninjutsu
    Posizioni Magiche: Sconosciute (5)
    L'utilizzatore crea un costrutto elettrico a forma di fenice di 4 unità. Il costrutto potrà dividersi, in qualunque momento a discrezione dell'utilizzatore, in quattro costrutti più piccoli che si dirigeranno in quattro direzioni diverse, formando una rete elettrica, la divisione costerà un Basso extra. La Velocità è pari alla Concentrazione dell'utilizzatore aumentata di 3 tacche, la distanza massima è pari a 21 metri, i costrutti si distanzieranno dal punto di divisione fino ad un massimo di 12 metri. Chiunque si trovi all'interno dell'area d'effetto subirà un danno elettrico di potenza 40.
    Tipo: Ninjutsu - Raiton
    (Livello: 1 / Consumo: Alto - Mantenimento: Medio)
    [Da jonin in su]
    bruciacchiandolo con un danno anche consistente
    Impronta di Chakra Elettricità [2]
    Talento: L'utilizzatore ottiene l'impronta Elettricità. È possibile avere massimo 3 impronte di Chakra. L'impronta aumenta di +10 la potenza delle tecniche avanzate di tipo Raiton, il potenziamento è doppio se fronteggiate Doton. Non è possibile sfruttare le altre abilità 'Talento' in combinazione.



    Ninjutsu Inarrestabile [2]
    Speciale: L'utilizzatore può migliorare la potenza delle proprie ninjutsu: se potenziate con una qualsiasi abilità 'Talento', la potenza aumenta di 10.


    => Potenza = 60
    , forse.
    Sei fritto, papà ragno..., avrebbe detto ironico il Risorto, per poi volgersi verso il Flagello: Vuoi tu il piacere ora?, avrebbe continuato, prima di preoccuparsi d'abbassare consistentemente l'altezza della massa di nubi, qualora il ragno avesse voluto continuare la battaglia e preparandosi per ogni sua possibile reazione.

    Se papà ragno fosse riuscito a rimanere attaccato al soffitto, Feng Gu avrebbe alzato le spalle: Ok, un aiuto per farlo scendere da lì, o per portarci lassù, sarebbe decisamente gradito. e sarebbe stato pronto a supportare le azioni del Flagello.
    In fondo non si poteva fare tutto da soli.

    Chakra Residuo: 63,5/80 || 70,5/80
    Vitalità: 29/30
    Slot Azione: 3/3
    Slot Tecnica: 2/2
     
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    Chitei strabuzzò tutti e tre gli occhi, a metà tra il furente e l'incredulo: quel maledetto albino aveva usato la sostituzione per prolungare la sua sofferenza, ma il dannato incappucciato era riuscito a schivare una delle sue frecce più veloci con i soli riflessi. Sarebbe stato un problema gestirlo a dovere, pur con il vantaggio della distanza. E il Direttore non amava aspettare... avrebbe dovuto inventarsi qualcosa, e in fretta. Fissò di nuovo il monaco, mentre una sottile concentrazione grigiastra cominciò a formarsi vicino al soffitto della volta. Sì, decise, leccandosi le labbra. Dato che almeno per il momento l'uomo dei diamanti non sembrava intenzionato a fare nulla, avrebbe concentrato i suoi sforzi sull'assassino della quinta colonia di acromantule velenose. Impastò il chakra nelle proprie ghiandole salivari, iniziando a produrre a gran velocità altre frecce dorate, ma un improvvisa esplosione nell'etere interruppe le sue azioni; senza neanche rendersi conto di ciò che stava accadendo, il jonin mercenario venne colpito in piena fronte da un fulmine generatosi apparentemente dal nulla [Quasi Grave].

    « GYA! », urlò l'uomo, perdendo completamente la presa sulle ragnatele che lo tenevano appeso al soffitto ed iniziando a cadere. Era ustionato su tutto il volto ed aveva perso il terzo occhio, colpito in pieno dalla scarica. Ben addestrato com'era tentò con tutte le sue forze di rimanere cosciente, ma il danno era stato ingente e la caduta libera lo aveva messo in agitazione. Com'era possibile? Senza alcun preavviso, da così lontano, era stato colpito con una facilità estrema. Nelle vorticose piroette che la sua grottesca figura disegnò durante la caduta il suo sguardo incontrò il grande gioiello scintillante al centro della volta e Chitei ricordò all'improvviso il costrutto elettrico che l'albino gli aveva lanciato contro. Era stato così sicuro che la tecnica fosse semplicemente fallita per la troppa distanza... che errore aveva commesso.

    Vide a malapena il secondo costrutto luminoso che lo bersagliò dal basso e reagì più per istinto che per volontà consapevole, chiudendo le sei braccia attorno a sé e ricoprendo in maniera maldestra il suo corpo con la maggior quantità di ragnatela dorata che riuscì a produrre in quelle condizioni [Armatura DorataArmatura Dorata
    Villaggio: Derivata Geni del Ragno Dorato I
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può creare un'armatura completa di chitina, a contatto con il proprio corpo. L'armatura ha potenza difensiva pari a 30 e durezza 3. Si disattiva dopo 1 round.
    Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    (Livello: 4 / Consumo: Medioalto)
    [Da genin in su]
    ][Media diffusa agli arti]
    . Avvertì un forte calore per un attimo e poi odore di bruciato; aveva qualcosa di simile alle sue ragnatele tutto addosso. Tentò di controllarsi gli arti, ma quel poco di attenzione che riuscì ad esercitare venne subito catturata dal suolo, oramai vicino in maniera preoccupante. Dando prova della sua naturale affinità con la sostanza che manipolava, anche in quelle condizioni disperate Chitei riuscì ad emettere dalle sue fauci, anche attraverso la rete elettrica che lo avvolgeva, un fluido getto di ragnatela dorata.

    4BvCMLX

    Il filo saettò rapido verso il Nido del Ragno tutto attorno ai palazzi ed ai due nemici; poco prima di fare contatto con questo, forse imprevedibilmente, si divise in tre: i due getti laterali si separarono dal corpo principale e vennero spediti ad alta velocità contro il Risorto e l'Immortale, trasformandosi in due grosse reti dorate a metà percorso [Rete DorataRete Dorata
    Una semplice rete con maglie di ragnatela dorata. La rete ha un raggio di circa 1.5 metri, è cosparsa di una sostanza viscosa ed all'estremità della stessa presenta dei pesi per facilitare la cattura. Non ha potenza offensiva. Causa ingombro Medio e può incollare la parte colpita ad una struttura solida (muro, terreno) se la Forza adesiva è superiore la Forza della vittima.
    Tipo: Catena - Immobilizzo
    Dimensione: Grande
    (Potenza: 1 | Durezza: 4 | Crediti: 40)
    [Da genin in su]
    ][FOR:Viola+3][VEL&PREC:Viola+8]
    . La parte centrale del filo, invece, andò a connettersi con il Nido del Ragno: tramite il filo, con una perizia che aveva del disperato, il jonin riuscì a manipolare il costrutto in modo che formasse una sorta di cuscino e intercettasse quanto più dolcemente possibile la caduta. Riuscì nel suo intento, ma l'impatto fu comunque notevole: si udì un sonoro crack e il mercenario giacque immobile a mezz'aria, catturato in una duplice rete di ragnatela dorata ed elettricità.

    « ... »

    Quando, un istante dopo, la rete raggiunse l'Immortale, questi si limitò ad afferrarla con entrambe le braccia, fermandone la corsa e lasciando che avvolgesse i suoi arti. Poi, esercitando nulla di più che la sua consueta forza fisica, Jeral strappò di netto i filamenti dorati con un unico movimento liberatorio a forbice [FOR:Nera+1POT: 5 + 40 (Bende da Combattimento)]. Osservò per qualche istante il mercenario sopra di loro e poi di nuovo il monaco; era stato, come questi aveva anticipato, uno spettacolo discreto. Senza un commento, fece qualche passo verso la parete dell'edificio più vicino e, quasi con tranquillità, le sferrò un poderoso colpo con il dorso della mano destra. In quel momento la sensazione di soffocante pesantezza si liberò di nuovo nell'etere, mentre le energie del Flagello tornavano in libertà e colpivano con la forza di un maglio la parete [Tocco Distruttivo SuperioreTocco Distruttivo "Superiore"

    Arte: L'utilizzatore può danneggiare gli oggetti con gli attacchi corpo a corpo; la potenza contro oggetti e armi è aumentata (x3).
    [Costo: ½ Basso a colpo]
    [Da Chunin]
    ]
    .

    Molteplici crepe si sparsero sulla superficie di concreto come acqua su un pavimento in pendenza, creando un importante danno strutturale che, a giudicare dal rumore, si stava ripercuotendo anche all'interno della struttura. Jeral tornò sui suoi passi. « Sta' indietro, Risorto. », suggerì, asciutto. Qualche attimo dopo, come obbedendo alle sue parole, la parte centrale dell'edificio si separò nettamente dal corpo principale e cadde in avanti, schiantandosi con un tonfo assordante a pochi metri dai due. L'Immortale continuava a fissare in alto. Il Nido di Ragno, dipendendo dalla struttura di appoggio per mantenere il proprio sostegno, accusò la perdita dell'edificio piegandosi in maniera innaturale, creando uno scivolo sul quale Chitei rotolò fino a terra e lì cadde con malagrazia, respirando a malapena. Jeral lo guardò e fece un paio di passi avanti. Due minuti prima il monaco gli aveva chiesto se avesse voluto il piacere. Una domanda piuttosto retorica.

    Il suo volto si illuminò di piacere empio, mentre alzava uno stivale nero e lo appoggiava sopra il collo del mortale riverso a terra e prigioniero della rete elettrica.

    I3EUDqv

    « Muori sapendo che le tue bestie a otto zampe presto ti seguiranno. »

    L'uomo mugolò mentre il tacco dello stivale gli calava con forza sul pomo d'adamo e un terzo crack sanciva la fine dell'aggressione. Un istante dopo l'intero costrutto dorato che circondava il vicolo cieco si dissolse in una polvere sottile e i due vincitori furono di nuovo liberi. « Mi stavi dicendo dove si trova il cuore di Hayate. », riprese all'improvviso il Flagello con noncuranza, mentre i suoi occhi scintillanti osservavano ancora la vittima sotto i suoi piedi.

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    Jeral, Flagello Immortale
    Nukenin A Nera

    Energia Vitale: 30/30
    Vitalità: 16/18
    Danni: /


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    Chakra Rimanente: 1205/1250
    Spese di Chakra:

    -1x ½ Basso (5)[Tocco Distruttivo Superiore]

     
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    Falce dei Kaguya


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    Schiacciando ragni e chiacchierando di lupi

    Papà Ragno sembrava pronto a continuare il suo assalto, così tanto sicuro di se, e rabbioso verso i due che non si decidevano a morire. Per quanto non immaginava nemmeno quanto una simile affermazione fosse veritiera su di loro, né aveva dato il giusto peso alla nuvola temporalesca creata dallo Shogenin, una nuvola che d'improvviso scagliò contro di lui un fulmine, travolgendolo in pieno e facendogli perdere la presa sulla sua ragnatela, oltre che buona parte del viso, verosimilmente.
    La Rete Elettrica, poi, catturò la sua vittima con un forte odore di bruciato, causa impatto con il malcapitato ragnetto, che, all'ultimo, quando stava avvicinandosi oltremodo al suolo, poté giusto sputare una ragnatela per cercare di salvarsi.
    O almeno questo fu ciò che penso il Risorto Kaguya, trovandosi improvvisamente avvolto da un'altra ragnatela, di fronte alla quale poté solo sollevare le braccia poco più avanti del corpo, lasciando che la stessa le bloccasse.
    E che schifo!, sbottò lo Shogenin, imprimendo una media quantità di chakra sugli arti superiori per liberarsi.
    Peccato che nel fare ciò, il Kaguya si perse la possibilità di dare l'ultimo colpo al suddetto Papà Ragno, giacché Jeral, dopo aver tranquillamente abbattuto uno dei due palazzi, di certo facendo uso del chakra, pensò bene di spezzare il collo dello sventurato tiratore di frecce a sei braccia.
    Ehi, ci ha fregato una vittima!

    Il Flagello, finito di divertirsi, si voltò verso lo Shogenin per chiedere di nuovo di Hayate.
    Giusto, siamo stati interrotti., confermò l'altro, Ti stavo dicendo che so dove si trova, sì, ma è più giusto dire che so dove lo lasciò Shiltar Kaguya: nel Palazzo del Mizukage.
    Il Sandaime lo aveva nascosto in una delle sale sotterranee che davano alla pozza dei coccodrilli, nelle fondamenta del Palazzo. Vuoi un pò perché aveva dei figli, un pò perché una volta gli avevano rubato delle reliquie di discreto valore, in ambo i casi sarebbe stato spiacevole se qualcuno avesse preso ed aperto il contenitore del cuore di Hayate e ci avesse giocato, senza il suo permesso.
    Certo, il Mizukage di allora, complice un suo compagno d'arme, tale Riikimaru Shinretsu, impiantò dei bei fuuinjutsu attorno a quel contenitore: nessuno che amasse Hayate, o anche solo lo apprezzasse, poteva minimamente toccarlo, altrimenti il fuuinjutsu avrebbe fatto esplodere il contenitore ed il contenuto.

    Ah! Ti ricordi quando l'abbiamo tirato a Kisugy? Che scena divertentissima! Sapeva di non poterlo toccare! Ahahahahah! Non si era accorto del nostro geco che lo prese al volo!!!

    In secondo luogo, anche se puoi toccare il contenitore, per aprirlo devi posizionare le mani sui sigilli protettivi e quelli rispondono solo all'odio più totale verso Hayate Tamasizu, non verso quella cricca di buffoni che lo serve, ma l'originale. Il ché, Flagello, riduce il numero di individui che possono aprirlo, viventi, probabilmente solo a me... o pochi di più., su questa frase, però, il sorriso soddisfatto sul volto del Risorto s'interruppe: Il punto è che non so se l'attuale Mizukage abbia trovato la sala, preso il contenitore e l'abbia spostato. Dubito che lo abbia fatto il ninja che aveva creato i fuuinjutsu sullo stesso, ma Itai Nara potrebbe averlo fatto. In fondo Shiltar non era tipo da condividere i propri piani, eccetto che con pochissimi ristretti seguaci che si portava dietro., ammise.
    E questo è il motivo per cui l'Abete potrebbe diventare un problema se la Muga ritienesse che il patto di non belligeranza non sia più valido.
    Ma potrebbe anche essere la nostra soluzione!
    Diavolo, Itai potrebbe anche aver ucciso tutti i nostri coccodrilli!!!

    Oltre questo, su Hayate in se, ti posso dire che è in possesso di una delle Sette Spade originali di Kiri, la Tagliateste. Che dovrebbe possedere un contratto con i Lupi e poco altro... non credo abbia una vera e propria abilità speciale, anche se queste sono informazioni piuttosto vecchie., avrebbe aggiunto dopo qualche istante lo Shogenin, prima di voltare lo sguardo verso il cadavere di Papà Ragno.
    Il guadagno su questo, ce lo dividiamo, vero? O intanto hai ancora domande su Hayate?, avrebbe chiesto al Flagello di nuovo con un sorriso furbo sul viso.
     
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    Il Risorto si liberò in maniera agevole dall'ultimo peto della puzzola, strappando la solida ragnatela dorata senza apparente difficoltà. Una volta liberatosi dei rimasugli appiccicosi, il monaco proseguì da dove era stato interrotto e, ancora una volta, il Flagello notò che qualcosa non tornava nelle parole dell'albino. Il cuore di Hayate, nascosto da Shiltar Kaguya, era dove gli aveva suggerito la Magnificenza, ovvero nelle stanze sotterranee del Palazzo del Mizukage; lo Shogenin fu preciso nelle sue indicazioni, illustrando all'Avatar le ragioni che avevano spinto il precedente capo militare della Nebbia a prendere le precauzioni che aveva preso. Con il piede ancora ben saldo sulla gola spezzata dell'uomo-aracnide, Jeral teneva i suoi occhi violacei fissi sui lineamenti fieri del monaco. Come poteva questi sapere così tanto? Un conto era conoscere l'ubicazione del cuore, un altro era parlare come se fosse stato all'interno dei pensieri del terzo o ottavo Mizukage e quindi delineare il processo mentale che questi aveva seguito nelle sue azioni.

    Lo Shogenin continuò nella sua dettagliata esposizione, menzionando un commilitone di Shiltar Kaguya ed avvertendo il Flagello di un ulteriore requisito per sottrarre il cuore di Hayate dal giaciglio in cui riposava: un odio profondo per il suo proprietario originale, pena l'impossibilità di riuscire nell'impresa di recupero, a causa dei sigilli protettivi che l'ex Mizukage, o chi per lui, aveva posto a difesa della reliquia. A quelle parole l'Immortale, pur rimanendo impassibile all'esterno, ghignò mentalmente: grazie al Contratto, l'arte dei sigilli era impressa profondamente nella fibra stessa della sua identità di Avatar. Non c'erano fuuinjutsu posti da un mortale che potessero tenere alla sua volontà. Il punto, però, era un altro: di nuovo il monaco albino dimostrava di avere informazioni ad un livello di specificità che aveva del sospetto.

    Infine, l'ormai quasi certamente fasullo monaco completò il racconto, rivelando all'Immortale del possesso da parte di Hayate Tamasizu di una delle Sette Spade della Nebbia, la famosa Tagliateste. Jeral non ebbe bisogno di ricorrere alla foschia per identificarne l'identità e il valore. A quanto pareva, inoltre, l'avventuriero dell'Abete padroneggiava il richiamo dei lupi ma, per contro, non aveva alcuna abilità unica. Una realtà di cui l'Avatar, prima o poi, si sarebbe accertato di persona, anche se alla luce delle parole del Risorto l'"Ascensione Divina" di cui aveva blaterato la Magnificenza aveva assunto dei caratteri molto più chiari e molto meno grandiosi.

    Quando poi l'albino indicò il cadavere dell'assalitore e chiese di dividere il guadagno derivante da esso, Jeral rimase in silenzio, fissandolo con intensità. « Ciò che uccido mi appartiene. », disse infine. La punta del suo stivale si infilò sotto il corpo del manipolatore di ragnatele. « Ma dopotutto mi sei stato utile... », continuò, altero. In quel momento, l'energia che il Risorto possedeva dentro di sé era a malapena la metà del potere del Flagello. Con un sorriso tetro calciò il cadavere, spedendolo con violenza all'altezza del busto del monaco [FOR:Nera+1].



    « ...Shiltar Kaguya. »

    Come poteva chiunque altro sapere la storia personale, le inimicizie, i sentimenti, i processi mentali del precedente Mizukage se non colui che si proclama tornato dalla morte e ne andava parlando come se fossero i propri? Le circostanze misteriose di ciò che era accaduto ad Iwa, di cui il Flagello aveva appreso nella Città Fantasma, erano un'ulteriore conferma della possibilità che, come quel Diogene Mikawa, anche Shiltar Kaguya non fosse dopo tutto così fuori dai giochi. Magari proprio al suo cospetto in quel momento.

    « La Vendetta ti consuma a tal punto da rinunciare al trono nascosto nella Nebbia? », chiese, inquietante.

    Quella realizzazione apriva nuove, impensate prospettive per quell'incontro mai cercato.

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    Energia Vitale: 30/30
    Vitalità: 16/18
    Danni: /


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    Chakra Rimanente: 1205/1250
    Spese di Chakra: /

    _________________________________________

    Angolo Commenti

    In tutta la giocata mi hai dato troppi elementi per non provarci :guru:

     
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