La Festa della Fondazione

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  1. -Max
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    La Festa della Fondazione



    Il Mizukage di certo non poteva esimersi dal partecipare alla Festa della Fondazione. Sopratutto se aveva due figlie di cinque anni che da quando avevano saputo dell'evento non facevano altro che ricordarglielo.
    Ora, sostanzialmente, non avevo motivi per negarglielo. Erano brave bambine ed il tempo che passavo loro era così scarso che istintivamente finivo per dire "sì" a qualsiasi loro richiesta. E sospettavo che l'avessero capito benissimo. Ayame era decisamente più adatta a me nel tenerle in riga con quelle richieste e grazie a Kami diceva parecchi "no" al mio posto: sia che mi anticipasse, sia che mi correggesse, sia che mi suggerisse alle loro spalle con un cenno del capo di smettere di viziare le nostre figlie.
    Ma nemmeno lei poteva dire di no a quella innocente richiesta. Dopotutto se c'era una cosa in cui credevo fermamente era la necessità per l'Accademia di essere salda ed i villaggi amici ed uniti nelle difficoltà future. Non sarebbe stato un bel segnale per le mie convinzioni se per caso avessi dato buca all'evento che celebrava proprio la Fondazione dell'istituzione alla quale avevo volto fiducia e fedeltà.
    Stavolta però ci andiamo con Yogan. Dissi ad Ayame, memore della noia del viaggio in barca fino a Konoha. Ayame incrociò le braccia, sbuffando. Ma!
    Alle bambine piace e Yogan non fa di certo cadere qualcuno. Inoltre staremo così in alto che se dovessero cadere posso recuperarle io prima che atterrino.

    Pessimo, pessimo, pessimo argomento puntualizzare alla madre delle tue figlie che le sue tanto amate creaturine potevano effettivamente cadere dal dorso di un drago. Poco importava che era stato fatto per tranquillizzarla: la parte del Mizukage in grado di volare a velocitù pressoché inaudite (difatti sebbene mi costasse un po' di fatica ero in grado di volare più veloce di Yogan) per recuperare le bambine al volo era rimasta inascoltata.
    ITAI NARA, NON TI AZZARDARE A DIRE CERTE COSE ED A METTERE LE MIE FIGLIE SUL DORSO DI UN DRAGO DAL QUALE POSSONO CADERE.
    Credo che uno "yeeeeeeek" sarebbe stata la risposta più adatta a quell'improvviso scoppio d'ira della mia altrimenti tranquillissima ed adorata moglie.

    jpg


    Ma...
    NIENTE MA!
    Feci un sospiro Ayame, non sto dicendo che possa succedere. Yogan non ha fatto mai cadere nessuno... a meno che non volesse farlo, e sai benissimo che Jukyu e Nana le adora...


    In quel preciso istante si udì un trambusto. Jukyu stava rincorrendo una ragazzina poco più che adolescente, dai fiammanti capelli rossi che si divertiva a seminarla correndo appena più veloce di lei, facendo salti all'indietro per passarle alle spalle e dunque sollevarla da terra (quel poco che poteva data la scarsa altezza della ragazza rossa). Ah, per inciso, quella ragazzina era proprio Yogan, una feroce dragonessa di quaranta metri.
    Ok, ok. Ma giuro che se succede qualcosa che mi fa spaventare la pagherai cara, oh se la pagherai cara.
    Deglutii. Le minacce di Ayame erano rare, ma sempre veritiere.





    Yogan atterrò con una grazie incredibile, silenziosa come un serpente. Le bambine, allegre, saltarono giù. In lontananza il Villaggio Accademico brillava di luci colorate della Festa. Eravamo atterrati non vicinissimi al Villaggio poiché poteva creare una certa dose di panico la comparsa di un drago lungo quaranta metri in periferia. Yogan però non riparì: si trasformò nuovamente nella graziosa ragazzina quale era nella sua forma umana, del tutto intenzionata a seguirci.
    Ehi piano piano piano nanerottola - sapevo quanto odiasse quell'appellativo - Che hai intenzione di fare tu?
    Non chiamarmi nanerottola, sennò ti brucio le chiappe. Degna figlia di tuo padre. Grazie. Ed intendo venire con te, Ayame e le bambine alla festa, voglio testare questa forma. Si sgranchì le braccia, allegra.
    Sì ma, non è che ti arrabbi perché pardi a qualche stupido gioco ed incenerisci la bancarella?
    Uff... incrociò le braccia al petto, dimostrando che quando assumeva quella forma il suo carattere era maturo proprio come quello di una ragazzina di tredici anni ... devo proprio trattenermi?
    Ti rispedisco al Faro altrimenti. Minacciai serio. È una festa, non una gara, dunque sta tranquilla, divertiti, rilassati e non mordere nessuno. E sopratutto non trasformarti.
    Ok ok. Disse lei prendendo per mano Jukyu e Nana, iniziando a camminare verso la Festa.
    Ho paura...
    Nemmeno a Yogan riesci a dire no? Sembra proprio essere un tuo problema. Mi prese in giro Ayame. Feci un grugnito. Nemmeno a lei riuscivo mai a dire di no.




    All'ingresso della grande fiera giunse anche la famiglia del Mizukage. Sia ben chiaro, avrei preferito enormemente evitare di dichiararmi quanto tale ma dall'altro, per ragioni "politiche" non potevo lasciare che la mia presenza fosse ignorata. Il mio guardaroba non conteneva abiti raffinati o eleganti, una carenza che Ayame aveva provveduto in parte a colmare quando avevo dichiarato con assoluta certezza che mi sarei presentato alla Festa della Fondazione con il solito mantello bianco da Mizukage e nient'altro che normali vestiti (felpa azzurra, calzoni scuri e sandali ninja) sotto.
    In poche parole mi trascinò in un complicato negozio di tessuti che riusciva ad annoiarmi prima che ci entrassi e ne uscii con un vestito fatto su misura che sarebbe stato pronto per il giorno della festa.
    Tessuti dei Kobayashi. I migliori sul mercato, anche i più costosi, ma da Mizukage potevo permettermelo adesso. Rimaneva comunque un insano spreco di denaro dal mio punto di vista.

    Così approcciai l'ingresso vestito di tutto punto: un kimono bianco e sopra di esso un haori di un blu molto tenue, affatto sgargiante che recava ricamate con estrema precisione i kanji di "Kyuudaime Mizukage" ed un preciso e delicato motivo di onde acquatiche in basso vicino al bordo, il tutto ricamato con fili di un blu più chiaro rispetto al colore dell'haori. A chiudere l'hori poi un hori-himo bianco. Ai piedi indossavo delle calze bianche e dei geta molto bassi.
    Difficilmente invece ricordavo Ayame così bella. Indossava un kimono blu molto delicato con un motivo di onde ricamato con estrema precisione e delicatezza, un obi bianco. Ayame mal sopportava le acconciature tradizionali e teneva i capelli a sempre troppo corti (non le arrivavano oltre le spalle infatti) per permettersi quelle elaborate per cui raccolse i capelli in una piccola chioccia laterale e vi appuntò un ornamento floreale bianco.

    Entrambi convenimmo, tuttavia, che vestire le bambine in maniera elegante era un inutile spreco. Prendemmo loro due yukata di buona ma non eccelsa qualità e non raccomandammo loro di starci attente. Anche Yogan si vestì elegante, con uno sgargiante kimono rosso più corto rispetto a quello di Ayame, i capelli rossi lasciati sciolti ed un obi arancione. Non avrebbe mai indossato qualcosa di blu, poco ma sicuro.
    All'ingresso diedero ad ognuno di noi (eccetto le bambine) un biglietto per l'estrazione finale e mille gettoni da usare nei giochi. Yogan teneva per mano Jukyu e Nana che subito la trascinarono verso una qualche bancarella piena di giochi.
    Yogaaaaaaan si lamentò Jukyu, tirandola verso una bancarella dove si poteva pescare un pesciolino rosso con carta di riso .
    Jukyu, non far impazzire Yogan ti prego. Yogan, dai tu un'occhio a loro?
    Oh sì, voglio anche io quei pesciolini. Li guardava famelica. Sospirai, scuotendo il capo quasi rassegnato.
    Yogan, cosa mi hai promesso? Tranquillo tu, alle tue figlie ci penso io... guardò con gli occhi sgranati qualcosa alle mie spalle Oh cacchio, c'è proprio da dirlo Itai, rispetto a loro facciamo la figura dei pezzenti.
    Mi voltai a guardare a cosa si riferisse e vidi alcune persone vestite in maniera così ricca ed elegante da lasciare stupito anche me. Poi notai Shizuka e compreso.
    Oh, amore, hai presente che questi tessuti sono dei Kobayashi? Sì, sono praticamente i migliori del continente... Ecco, lì c'è al gran completo la famiglia Kobayashi. ... sono loro? Oh sì, conosco Shizuka Kobayashi, te l'ho detto. Non credevo fossero quei Kobayashi...
    Ci volle qualche istante prima che si calmasse e ricordasse che era la moglie di uno dei capi dei quatto villaggi e se si escludeva l'abnorme ricchezza non doveva alcun timore reverenziale a quelle persone. Sopratutto perché la presi per mano e ci avvicinammo e quando fui abbastanza vicino, chiamai Shizuka.
    Shizuka, che piacere, anche tu qui? dissi, qualora mi avesse notato (visto che ebbi la premura di mettermi nel suo campo visivo. Yogan rimase vicino a me, tenendo senza sforzo Jukyu e Nana che cercavano di raggiungere la bancarella con i pesci. Lascia che ti presenti mia moglie, Ayame, e le mie due pesti, Jukyu e Nana. La ragazzina rossa che vedi la indicai Mh... ricordi il mio drago lungo quaranta metri? Ecco, è lei, Yogan. Non ha voluto sentire storia, voleva venire a tutti i costi.
    Piacere di incontrarti, Shizuka-san disse tranquillamente con un leggero sorriso Ayame.
    L'Hokage ci onorerà con la sua presenza o devo aspettarmi un'altra esibizione? dissi scherzoso, con ovvio riferimento a quanto accaduto a Konoha. Raizen "Ugola d'Oro" Ikigami non poteva non farsi vedere. Anche se dato il suo carattere troppo pragmatico avrebbe bollato certamente quell'evento come "inutile ed uno spreco di risorse senza effetti pratici" e probabilmente no, non si sarebbe scomodato a venire fin lì.
     
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