La Festa della Fondazione

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. F e n i x
        Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Admin
    Posts
    18,985
    Reputation
    +684

    Status
    Offline

    The Hokage is here







    Festa dell’accademia, pensò tra se e se il Juudaime, abbandonato su una poltrona come se fosse un gigantesco verme senza ossa.
    Doveva ammettere che per quanto la vita all’aperto gli piacesse quella tra le quattro mura era decisamente più confortevole, sprofondare nella morbidezza di quella morbida pelle marrone in qualche modo riusciva sempre a sorprenderlo, o forse sorprendeva il suo corpo permettendogli di rilassarsi dopo chissà quale allenamento.

    Mmmmmhhhh

    Mugugnò di piacere mentre con un sorriso da rincretinito nel viso cercava di togliersi dalla testa quella stupida lettera che si era trovato nella sua splendida scrivania, luogo in cui ora gli veniva recapitata tutta la sua corrispondenza.

    Che poi io non saprei manco perché dovrei andarci a questa stupida festa, mi sembra stupido che debba esserci un organo inutile come l’accademia, non ha potere decisionale e di base le alleanze funzionano bene anche senza un organo centrale, basta avere i giusti mezzi.

    Allungò la mano verso un tavolino in cui aveva posato poco prima un picchiere ghiacciato con dentro un denso liquido, uno di quelli che chiamano amari ma in realtà sono dolci, una delle poche cosa alcoliche che beveva, più per golosità che per piacere dell’alcool in corpo. Roba di importazione, in quelle zone producevano solo quella roba da checche mosce di sake.
    Lui e la lettera si fissarono ancora, con il misero foglio di carta che dopo qualche minuto iniziò a farlo sentire in colpa, accusandolo di essere ancora immaturo, un uomo fatto della sua età, con un importante ruolo politico amministrativo che non aveva famiglia e neanche l’assennatezza sufficiente a rendersi conto che lui, l’Hokage, doveva essere li proprio perché rappresentava un intero villaggio.
    Guardò la lettera e la lettera gli guardò dentro.
    Si guardarono a lungo ed ognuno riversò qualcosa nell’altro.

    Ma tu sei carta e io no.

    Concluse con tono di superiorità prima di infiammare il foglietto con una piccola fiammata.
    Pessima scelta, i suoi sensi di colpa bruciarono insieme al foglietto, lasciando un morbido mucchietto di cenere a fissarlo.

    PORCO JIGOKU!
    Che non ci si possa rilassare neanche un attimo eh!


    Si alzò di botto prendendo con uno scatto il mantello e fermandosi qualche secondo quando vi notò scritto sopra “juudaime”. Sorrise.
    Beh, poteva anche lasciar credere a tutti che fosse li mosso da chissà quale altissimo senso di responsabilità, mentre invece ci andava solamente per mostrare le piume.
    Si prese addirittura qualche minuto per pensare a quale abito indossare, rimandando il tutto ad un’altra occasione in quanto, vuoi per un motivo vuoi per l’altro ci sarebbe sicuramente stato da muoversi, meglio qualcosa di comodo, meglio la sua divisa nera, che ci si trovava sempre comodo dentro .
    E poi ora che i Kobayashi ci avevano messo mano era pure più bella, cuciture e tagli più accurati, tessuti migliori, e poi il nero stava bene con il rosso.
    Prese tutto tranne il cappello, odiava quel ridicolo copricapo dalla forma indefinita.

    […]

    Giunto sul luogo fu sorpreso dagli sguardi che gli venivano lanciati dalla folla, in pochi ancora vedevano nel nuovo Hokage una figura da ammirare, ma in tanti ne vedevano una da temere, non tanto per il danno che avrebbe potuto arrecargli, non più, era qualcosa di legato alla sua posizione. Qualcosa che apprezzava mentre guardando i volti delle persone notava sguardi incantati fino a quando voltandosi non rompeva la magia.
    Stava per imporre il suo titolo e la sua massa per disperdere la fila e saltarla quando notò che in cima alla stessa veniva distribuito qualcosa, gettoni e biglietti della lotteria pareva.
    E beh, perché non approfittarne un po’?
    Si separò momentaneamente dalla fila, inosservato, per recarsi alla zona dei bagni chimici entrando nel primo che avrebbe trovato aperto, non per un reale bisogno fisiologico ma per creare cinque cloni di se stesso con le fattezze di comunissimi cittatini, chi in kimono, chi no. Poco dopo il suo riposizionamento in fila i cinque si sarebbero uniti a lui in ordine sparso lungo il serpente umano, e mentre lui si prendeva qualche complimento per la sua modestia tanto grande da non fargli saltare neanche un posto, ma anzi, retrocedere dopo essersi recato al bagno, i suoi cloni si disponevano senza troppi complimenti.
    In realtà non voleva essere così stronzo da saltare la fila e accaparrarsi gettoni extra in una volta sola, lo fece giusto per sentirsi in pace con se stesso.
    Una volta entrato non si curò minimamente dei suoi cloni, ne li attese, si mosse come se nulla fosse, attratto dallo spettacolo dei Taiko, quegli strumenti ancestrali in grado di riprodurre la potenza dei tuoi l’avevano sempre attratto, gli piaceva sentire le onde sonore martellare nella cassa toracica, sembravano quasi sincronizzate.
    Fu nel tragitto che incontrò prima i Kobayashi e poi il Mizukage in persona, rivolgendo ad entrambi un pacato saluto, mentre si spostava tra la folla facendosi largo esclusivamente mediante la sua presenza, se gli fosse stato chiesto di fermarsi avrebbe mimato i suonatori di Taiko per poi indicare il luogo dello spettacolo senza fermarsi, ma non avrebbe rifiutato la compagnia di nessuno.

    Oh, credevo che quei tamburi piacessero solo a me.


    Commentò col primo che l’avrebbe seguito.
    Giunto alla piazza solo la presenza del banchetto di Matsumoto riuscì a distrarlo dallo spettacolo, probabilmente perché di fatto era sufficientemente vicino da poter apprezzare tutta la potenza della musica.

    Ohhhh, Matsumoto!
    È sempre un piacere vederl…Vi.
    Dimmi dimmi, e non sperare che ti chieda un indovinello per un bacio di reincontro.
    Visto il tempo passato direi che me lo merito a prescindere un “benvenuto” no?


    Chiese malizioso ma senza dubbio felice dell’incontro, aveva un debole per Matsumoto, sin dal primo momento che le aveva viste. Priorità, avrebbe constatato qualcuno.
    Poi, ottenuto o meno il bacio avrebbe commentato il cartello, indicandolo.

    C’è da dire che dopo un pò la gente si aspetta di più, dopo quattro baci uno si aspetta, boh chessò io.
    E non mi dire che se si annoia può andare da altre parti, ci vuole professionalità, bisogna saper incollare il cliente al balcon…bancone!
    Altrimenti gli affari languono e il pubblico latita.


    Concluse con goliardica professionalità.

    Che, tra le altre cose, è da un pezzo che non vedo il tuo boss, dove sarebbe andato a finire?

    Sputò li, tra capo e collo, neanche ordinasse una pizza nella peggiore delle bettole di periferia.
    A discorso ultimato avrebbe tranquillamente preso posto nella gradinata per assistere ai balli del gruppo Taiko, un ottima fusione tra suoni primitivi e balli sfrenati che metteva in corpo la voglia di vivere, ad avere un tamburo probabilmente si sarebbe unito, ma aveva già dato prova delle sue doti allo spettacolo d'investitura e una volta era sufficiente, almeno per un anno.
     
    .
96 replies since 7/8/2015, 18:11   3437 views
  Share  
.