La Festa della Fondazione

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    Trappolone







    Raizen sollevò gli occhi al cielo con uno sbuffò disinteressato ma malizioso alle parole di Matsumoto, era mai successo che qualcuno si fosse fatto gioco delle su avances?
    Dopotutto per quanto i suoi fossero degli attributi formidabili non erano i primi che Raizen vedeva.

    Piacere mio Soifon, il tuo nome ha un suono piacevole.
    Io sono Raizen, probabilmente lo saprai, ma lasciare che sia la fama a dirti come mi chiamo mi sembra scortese… ah, il cognome è Ikigami.


    Sorrise amabilmente.

    Oh no mia cara, decisamente no.
    Conosco i miei limiti, e gli indovinelli stanno tra di quelli, poca fantasia, poca intelligenza o gli dei sanno cosa, ma se vuoi uccidermi minacciami con un indovinello e farai sicuramente centro.


    Strizzò l’occhio.

    Questo bancarellino non vedrà l’ombra di un gettone da parte mia, per quanto l’offerta sia allettante, certo.
    E per quanto riguarda i paparazzi posso pure autografargliele quelle foto, ci sono poche cose che temo, e i giornali scandalistici sono ben lontani perfino dall’apparire in un ultima posizione tra le cose a cui penso, figurati se rientrano tra quelle che temo.


    Si piegò imitando Matsumoto, ritrovandosi quindi a pochi centimetri dal viso di lei, pur non potendo offrire lo stesso invidiante spettacolo, ma con un espressione di sfida ben marcata che gli affilava lo sguardo e gli marcava la piccola cicatrice sull’angolo destro della bocca mentre sogghignava.

    Mala suerte, mia cara.
    Certe cose vanno fatte col cuore.


    Fissava la donna negli occhi mentre l’indice, incurante della sua invadenza, gli indicava il seno prosperoso in direzione del cuore, per poi spostare lo sguardo affiato su Soifon qualche istante prima di tirarsi su.
    Salvo scattare verso Matsumoto dopo appena qualche centimetro per rubarsi il premio senza cacciare un soldo, ad una velocità che probabilmente gli avrebbe permesso di percepire il contatto sulle carnose labbra solo a fatto avvenuto.

    Senza contare che ci sono dei bari davvero, DAVVERO pessimi a questo mondo, che farebbero di TUTTO per averla vinta persino in giochi di poco conto in cui la posta è così irrisoria.

    Aveva a malapena rubato un bacio, a stampo in realtà, ma ingannare la donna, o più generalmente qualsiasi donna, in quel genere di cose lo metteva di buon umore, tanto più che non immaginava di vincere od ottenere niente di meglio con quei pochi spiccioli. Non faceva del male a nessuno ed ogni tanto non doveva vantarsi d’aver spento la vita a qualcuno o qualcosa, forse avrebbe innervosito la kunoichi, ma erano piccoli effetti collaterali che era sempre divertente osservare ed a cui avrebbe risposto con una risata ed un commento goliardico.

    Suvvia, non te la sarai presa, non dirmi che è stato il primo bacio rubato!
    Era così innocente che probabilmente quel bambino in piazza saprebbe fare di peggio.


    Ottenuta risposta si sarebbe voltato sbuffando per guardare il resto della piazza.

    Peccato per il Mikawa, averne notizie non sarebbe stato male.
    Gli assenti ingiustificati col tempo si dimenticano.


    Guardò le due con la coda dell’occhio, valutando se poteva ancora una volta giocare sporco ed ottenere ciò che voleva senza pagare, la tenue inflessione della voce l’avrebbe sicuramente aiutato, per quanto difficilmente percepibile ad un nuovo ascoltatore le due avrebbero notato sena troppi sforzi quella variazione quasi minacciosa, accompagnata da un sorriso indefinibile.
     
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