La Festa della Fondazione

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  1. lNearl
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    La mia risposta mi aveva leggermente tirato fuori dai guai, anche se le parole della ragazza che accompagnarono i baci sul collo non furono certo tranquillizzanti. Nemmeno la morte mi avrebbe salvato dall'ira dei miei superiori. Speravo davvero di non dover scoprire il reale significato di questa frase, speravo davvero di poter riuscire a ripagare e completare le missioni. La ragazza sembrava essere un membro molto importate se aveva avuto la possibilità di esprimersi con il capo e gli altri riguardo il mio utilizzo. Capire le gerarchie all'interno dell'organizzazione non era semplice, ma d'altro canto non era faccenda che mi dovesse interessare, dovevo solo eseguire gli ordini.
    Dopo lo scambio di baci sul collo la ragazza si allontanò, ed io feci lo stesso andando però dall'altra parte del vicolo, all'interno del quale ero totalmente solo. Diedi uno sguardo anche sopra di me sui tetti e tutto attorno, non c'era nessuno. Mi trasformai velocemente, cambiando le mie sembianze in quelle di mio padre, indubbiamente non correvo il rischio di incontrarlo in quella festa.

    In questo modo potevo girare liberamente senza dover pensare a non farmi guardare. Girai per le strade cercando l'attrattiva principale, ovvero la piazza nella quale doveva esserci il gioco più interessante. Mentre camminavo passai accanto ad una coppia di ragazzi che sembrava intenzionata a farsi notare. Lui era molto alto e aveva un particolare ciuffo bianco in mezzo ad una chioma di capelli blu. Lei invece era dall'aspetto normale, senza tratti distintivi particolari, ma compensava ridendo in maniera quasi convulsa. Mentre gli passavo accanto notai uno scambio di battute cui non feci caso tirando avanti. Arrivai alla piazza centrale e mi fermai a prendere del cibo da una delle tante bancarelle ai lati della piazza, simili a quelle nella quale si poteva trovare Matsumono. Aspettai un po' guardandomi intorno alla ricerca di personaggi validi da osservare, ma c'era troppa gente e non feci tempo ad individuare nessuno di interessante. Decisi allora di partecipare anch'io al gioco della scalata, avvicinandomi al bancone per chiedere i dadi.


    Mi faccia vincere buon uomo.

    Dissi, modulando la voce esattamente come quella di mio padre.



    Non credevo nella fortuna, ma quel giorno ebbi prova effettiva di quanto si possa sculare negli occhi dell'uomo davanti a me, che impotente dovette assistere alla mia vincita. Fortunatamente ero trasformato ed avevo le sembianze di mio padre, che si sarebbe preso l'ondata di folla e complimenti di tutti coloro che mi stavano attorno. Io, una volta libero dalle manifestazioni di gioia e d'invidia attorno a me, sarei andato a comprare altri 4 bei bigliettini per l'estrazione.




    Edited by lNearl - 26/9/2015, 19:30
     
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