La Festa della Fondazione

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    La fortuna dei Kurogane



    Mi apprestai al tavolo a fianco a quello del presentatore a cui Asuma aveva partecipato. Avrei partecipato anch'io alla scalata, e dimostrato che la fortuna dei Kurogane non ha eguali in tutto il continente ninja...


    Purtroppo, nonostante i miei buoni propositi, la fortuna mi aveva abbandonato. In poche giocate... persi tutto. Tutto.


    Ahahah, cugino Shinichi. Mi spiace per te ma... guarda il lato positivo. Ora nulla ci trattiene più dall'andare a cercarci un po' di dolce compagnia...

    Non capivo se il cugino Asuma era serio o volesse solo prendermi in giro... ma mi rassegnai. Feci spallucce e andai avanti... si stava creando una cerca calca li vicino e mi informai di quello che stava succedendo...


    A quanto pare una ragazza sta giocando continuamente... avrà fatto qualcosa come una ventina di giocate, se non di più, e ha vinto una discreta somma!

    Pfiuuu, è fortunata questa tipa... al contrario di te, cugino Shinichi. Una ragazza così fortunata sarebbe un'ottima moglie.

    Se vuoi farti malmenare... fa pure.

    Grazie alle mie abilità di sensitivo infatti avevo capito facilmente il fatto che quella ragazza era in realtà una ninja, discretamente forte peraltro... una genin esperta a giudicare dal livello del suo chakra e dalla sua età...


    Se avesse terminato di giocare, prima o poi, e se ne avessi avuto la possibilità sarei andato a presentarmi, ero incuriosito...


    Ciao, certo che sei brava! Molto più di me, ah ah ah... Shinichi Kurogane, molto piacere.
     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    La Festa della Fondazione

    Pericoli all'orizzonte



    Forse spaventato dalla promessa dell'Hokage, o per qualche altra ragione Deveroux iniziò a parlare. Ed a dire cose ben più oscure rispetto a quanto avesse preannunciato poc'anzi. Cercò di spiegare la sua reticenza nel dire la verità ed in cuor mio lo compresi, ma non lasciai trasparire nessuna vera emozione. La minaccia del Flagello che si dirigeva a Kiri avrebbe richiesto certamente dei provvedimenti. Ma il saperlo in anticipo ci avrebbe dato un certo vantaggio ed alla fine lo Yotsuki era stato più coraggioso di quanto mi aspettassi.
    In quel momento, senza saperlo con certezza, aveva messo la sua vita in prima linea, per il bene di un villaggio che non era nemmeno il suo. A quel punto c'erano diverse cose da fare. Tra cui, prima di ogni altra cosa, impedire che Ayame e le bambine potessero essere usate come ricatto.
    Da quanto avevo capito quel tale non voleva arrecare distruzione al villaggio, quanto prendere qualcosa dal suo interno. Per impedirmi di agire correttamente ed al pieno delle mio possibilità la sua mente - malata, a quanto suggeriva Deveroux - avrebbe potuto facilmente pensare di utilizzare la mia famiglia come arma di ricatto.
    Non avevo idea di quanto fosse prezioso quel cuore, non avevo idea di cosa stesse parlando! Tuttavia se un Nukenin così pericoloso intendeva penetrare a Kiri avrei fatto di tutto affinché non la lasciasse.
    Mai più.
    Lasciai allora Deveroux, prima che arrivasse l'Hokage. Non so se questo cuore sia prezioso o meno, ma adesso so ben più di qualcosa di utile a riguardo. Deveroux, sta attento. Quelle ultime parole erano un severo ammonimento. Quello è un criminale, un uomo con una taglia sulla testa. Hai fatto la scelta giusta, ma attento a non restare per troppo tempo con il piede in due scarpe... Lui è pericoloso, ma tu non hai mai visto l'effettiva estensione del mio potere, o di quello dell'Hokage, o persino di quello di Febh Yakushi. Credi sia una minaccia? Parlo per me, ma forza Raizen ed anche Febh sarebbero d'accordo: hai vuotato il sacco, ti sei messo in pericolo, gettarti per strada con un "grazie" non sarebbe il massimo. Avresti potuto avere protezione, altrimenti tutto questo indicai la festa ed in senso più ampio, l'Accademia Non è altro che una farsa da guitti.




    Quando giunse Raizen Deveroux ripeté il discorso che mi fece, ma quella volta mise un prezzo sulle ulteriori informazioni - utili a Konoha - che possedeva. Il prezzo era la giustizia. Non sembrava essere qualcosa di impensabile, ma Deveroux aveva alcuni punti a suo sfavore che lo mettevano in una posizione in cui non era possibile fare richieste.
    Deveroux. Dissi, incrociando le braccia al petto. Questo è un consiglio informale: non sei nella posizione di avanzare pretese. Hai aiutato un Nukenin, hai acquisito informazioni su di egli. Se l'Hokage volesse potrebbe appenderti per le caviglie e scuoterti finché le informazioni non ti escono dalle orecchie, e non avrebbe tutti i torti. Sospirai. Lo dico così, giusto per evitare che le prossime parole dell'Hokage tu non le riesca a sentire per colpa del sangue che ti rimbalza nel cervello a causa degli scossoni. E sentivo di non avere tutti i torti.
     
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  3. -Meika
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    La Festa della Fondazione

    Fly High, Crush Hard



    Si dice che la vera bravura nel gioco sta nel sapersi quado fermare. Continuai a giocate (e spennare) quel pov'eruomo, vincendo in tutto la bellezza di 2155 gettoni. Poi qualcosa cambiò nella fortuna - che fino a quel momento tanto mi aveva dato - ed inizia a perdere.
    Rovinosamente.
    Giocai e rigiocai, ma alla fine fu una voce a distrarmi ed a quel punto avevo perso ben 700 dei 2155 gettoni che avevo vinto precedentemente. Adesso avevo dalla mia 2455 gettoni, non abbastanza per acquistare due biglietti ulteriori. Mi alzai, ben più carica di gettoni rispetto a quando mi ero seduta lì. La fortuna stava iniziando a girare male.
    Un ragazzo - quello che mi aveva distratto con la sua voce - si presentò. Aveva i capelli scuri ed un'aria seria.
    Oh, ehm... mi colse alla sprovvista, così feci un passo via per liberare il posto a qualche altro avventore. Fortuna, è solo questione di fortuna. Io sono Meika Akuma.
    Dissi, sentendo addosso un certo imbarazzo.
    Non ero mai stata una ragazza che aveva amato le feste e non ero certamente mai stata quel tipo di ragazza con cui i ragazzi si fermavano a parlare.
    Forse complice il fatto che avevo sempre dimostrato scarsa propensione alla femminilità, o per il mio cipiglio mai troppo allegro o per le minacce di morte che ero in grado di fare a chi ritenevo mi infastidisse. Hai provato già questo gioco? Sicuramente è quello dove rischi di vincere di più. Dissi, guardando distrattamente in alto.
     
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    Il mizukage si allontanò assieme a Deveraux, quasi con una certa fretta dopo avermi salutato, lasciandomi in balia dei famosi Kobayashi. Gente stranamente vestita e dagli usi troppo superbi anche per i miei gusti. Disdegnavo i burberi, ma non mi piacevano nemmeno alcuni eccessi cui la gente andava incontro. Cercai di rimediare alla mia malaugurata presentazione e decisi che fosse il caso di lasciare la scena.


    Mi scuso infinitamente con i presenti, lieto di aver fatto la vostra onorata conoscenza. Ricorderò con gioia questo momento alla mia futura prole. Ora, la fortuna mi chiama.

    Dopo aver bellamente perculato ( termine tecnico in questo caso ) gli ascoltatori mi allontanai, andando a scegliere una bancarella in cui investire i gettoni che mi erano stati dati. Feci un rapido giro e capitai nella piazza dell'armonia, dove un'enorme bancarella sembrava ospitare il più interessante dei giochi, o per meglio dire quello con la maggior possibilità di vincita. Avvicinandomi vidi alcuni spettatori incuriositi da una ragazza, ascoltando qualche parola qua e la sembrava dovesse aver vinto parecchio.


    Buon per lei. D'altra parte se son così straniti significa che generalmente si perde solo...

    Riconobbi Meika nella ragazza fortunata.


    Ciao Meika, piccolo il mondo. Piacere, Near Nara

    Dissi mentre mi avvinavo. Passai la mancina tra i capelli biondi per risistemare la chioma, gesto ormai automatico, e tesi la destra al ragazzo Affianco a Meika, che sembrava le stesse parlando mentre arrivavo. Non lo conoscevo ma mi sembrava potesse avere un viso già visto. Chissà che nel tumulto di Suna non fosse uno dei tanti nell'accampamento. Era impossibile riconoscere ogni persona che avevo incontrato laggiù.


    Il tuo spasimante si è dato assente oggi ?

    Il riferimento era ad Akira Hozuki, che durante la spedizione a Sunagakure non aveva mancato occasione per lanciare battutacce alla ragazza. Avevo già esibito troppo sarcasmo, decisi di avvicinarmi ulteriormente alla bancarella posando le mani sul bancone, lasciando chiaramente intuire le mie intenzioni di partecipare.
     
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    La Festa della Fondazione

    In Cerca di Fortuna... E Svago


    1730 gettoni, ossia un biglietto extra e altri 230 da cui poter ricominciare a giocare.
    Era questo il bottino realizzato in qualche giocata alla Scalata. Avevo vinto, era vero, ma era un gioco veramente rischioso. Solo qualche tiro di dado storto e potevo aver perso benissimo tutto. Ero stato fortunato, ma si sa, la fortuna aiuta gli audaci. Ed io ero audace, fin troppo forse.

    Avevo appena preso il mio secondo biglietto quando sentii due uomini camminare abbastanza frettolosamente accanto a me. « Veramente?! Sta ancora giocando?! » L'uomo annuii senza fermarsi. « E continuava a vincere! Almeno fin quando non me ne sono andato! La ragazza delle cento giocate sta letteralmente distruggendo di fatica l'uomo del banco ai dadi! » Ascoltai leggermente interessato la conversazione. La ragazza delle cento giocate. Si era riuscita a guadagnare un sopranome in una unica sera, doveva essere in gamba veramente. ~ Deve essere sicuramente un ninja! Sono proprio curioso di vedere chi è... ~ Pensai, più che altro spinto da una nascosta mania di protagonismo: come avrebbero parlato del ragazzo che sarebbe riuscito a guadagnare più di quella famigerata ragazza?
    Già pregustavo il momento, almeno in cuor mio.
    D'altronde il gioco d'azzardo era, appunto, un azzardo. Se avessi vinto sarei stato ricordato, se avessi perso si sarebbero fatti poco più di una risata su di me. Valeva la pena rischiare.
    Incominciai a seguire i due uomini da lontano e, ben presto, mi portarono in una strada dov'era radunata tutt'attorno un sacco di gente. Dovevo essere arrivato. E riconobbi subito la ragazza. ~ Meika? ~ Ridacchiai in lontananza, avvicinandomi a lei. Davanti e accanto a lei, altre due figure: uno era il tizio che avevo visto poco prima davanti al banco della Scalata, l'altro era una vecchia conoscenza che avevo già cercato di salutare per la strada poco prima ma che, evidentemente, non mi aveva sentito, ovvero Near Nara. Sopraggiunsi proprio quando fece una battuta riguardo me.
    « Al massimo è lei che è una mia spasimante, giusto Meika-chan? » Ammiccai, con tanto di occhiolino. Diedi una pacca sulla spalla al ninja della Foglia, quindi mi fermai accanto a lui. « Potevi dirmi che venivi qui! Sapevi che tanto io non ci sarei rimasto a far la muffa sulle mura con una festa del genere! Ciao Near, tutto bene? » Il mio sguardo passò quindi sul secondo uomo, un ragazzone dai capelli scuri. « Piacere, Akira Hozuki da Kirigakure! » Esclamai sorridente. « Ti ho visto prima davanti alla Scalata, giusto? Mi sembra che un tuo amico abbia perso sonoramente... Io, invece, ho vinto un bel pò! » Ritornai a guadare Meika, del tutto inconsapevole che mi aveva visto ammiccare ad un'altra ragazza poco prima. « Allora sei te questa famigerata ragazza delle cento giocate! Insomma, hai vinto bei gettoni o no? Sono più semplici questi dadi? » Osservai il bancone, che si era appena liberato. « Faccio una prova, te fai il tifo per me! » Mi avvicinai all'uomo e al banco. « Si può? Mi spiega il gioco? » L'uomo, evidentemente provato - probabilmente era stato lui a sorbirsi tutte le giocate di Meika - cercò di darsi un contegno. « E' semplice ragazzo, si deve puntare almeno 50 gettoni e si lanciano tre dadi. Se hai un punteggio superiore vinci la quota, altrimenti perdi. Se la somma è uguale, non vinci nulla e non perdi nulla. Se fai un tris uguale di tre dadi vinci due volte la posta puntata! Tutto chiaro? » Mi misi seduto.
    « Perfetto, giochiamo? »

    L'avessi mai detto. Arrivai ad avere solo 30 gettoni in pochi lanci. « Ok, capo, ho finito! Alla prossima! »
    Meschina figura.



    OT/ Rimango con 30 gettoni, considerando che ho preso il secondo biglietto ç_ç /OT
     
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  6. -Meika
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    Il Sunese non aveva ancora risposto che arrivò Near Nara. Il Konohano mi salutò con una certa allegria e prima che potesse dire qualcosa fece una battuta su me ed Akira.
    Il che mi provocò un certo rossore sulla punta delle orecchie. Stavo per colpirlo in testa con una manata quando (per fortuna di Near) Akira arrivò alle mie spalle. Alzai gli occhi al cielo sentendo la sua battuta, al che alzai la testa (lui era dietro di me, ed era parecchio più alto, abbastanza da permettermi di guardarlo in viso alzando lo sguardo verso l'alto) lanciandogli una specie di sorrisino sarcastico, con ancora le guance arrossate.

    jpg



    Spasimante. Al massimo paziente, eh. Dissi triando poi una gomitata ad Akira, debole. ... Ragazza che? Chiesi spaesata. Quanto diavolo ero stata seduta a giocare ai dadi?
    Mi voltai verso il tizio del bancone, che sospirava sperando di potersi rifare delle perdite subite dalla ragazzina malefica che l'aveva praticamente depredato poc'anzi. Ah... dissi, realizzando. Credo che fossero almeno duecento, comunque ne ho vinti tipo millequattrocento, dunque in tutto ne ho duemilaquattrocento. Posso prendermi un biglietto e spendere tutto il resto delle mie fortune a qualche altro gioco. Pensavo di tentare la scalata, anche se non mi attirava per niente.
    Akira tentò subito la fortuna, così come Near. Restai dietro il ragazzo, guardandolo perdere di colpo gettone su gettone finché non glie ne rimasero una trentina. Dunque, decisi di fare una cosa. Fermai Akira una volta alzato e gli ficcai in mano venti gettoni.
    Trenta sono troppo pochi, ma cinquanta sono buoni per un ultima partita, no? Dissi. Avevo così tanti gettoni residui che in effetti non sapevo che farmene: con difficoltà e solo con molta fortuna sarei riuscito a tirar su abbastanza da potermi permettere un terzo gettone.
    Anche Akira. Anzi, c'era una possibilità su due che perdesse tutto, ma c'era una possibilità su trentasei che riuscisse addirittura a vincerne cento.
    Vediamo se i gettoni che gli ho spillato prima ti portano fortuna.
    Non credevo affatto nella fortuna, ma il fatto che fosse rimasto con trenta gettoni mi disturbava. Non per la scarsa quantità, ma più per la scarsa regolarità: se doveva perdere, doveva perdere tutto.


     
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    Traditori inconsapevoli

    ...o incoscenti?







    Annuì un'unica volta alle parole del piccolo otese, segno che ascoltava con estrema attenzione le sue parole, riconoscendo nella descrizione dell’ometto la stessa persona su cui lui aveva messo una taglia.
    Annuì ulteriormente alla sua proposta, ma questa volta in maniera più seria se possibile

    Mh.
    Quindi il tuo è un… ricatto?
    Devo spiegarti che la tua situazione di “pentito” non ti permette di farne?


    Fece un passo in avanti guardandolo negli occhi, mentre con un braccio scostava Itai, non maleducatamente, ma non chiese tuttavia permesso, passatogli davanti non c’era nulla che si frapponesse tra il Fuoco e il Fulmine.

    Siamo ad un bivio, pare.
    E tu devi essere una persona molto coraggiosa.
    Io non apprezzo il coraggio. MAI.


    Un secondo passo, seppur più piccolo lo avvicinò ulteriormente.

    Sai perché?
    Perché se c’è bisogno di essere coraggiosi vuol dire che si sta cercando di uscire da una pessima situazione attraverso degli strumenti o modi che ti vedono in netto svantaggio.
    In queste situazioni è meglio essere scaltri, ma pare tu non lo sia per nulla.


    Avvicinò lentamente la mano destra al viso di Deveroux, per poi lasciarla ricadere sulla spalla di lui, a peso morto. Quanto poteva Pesare la forza della Montagna?

    Di preciso cosa ti fa pensare di avere un minimo potere di contrattazione?

    Non serrò gli occhi mentre parlava, tenendoli fissi su quelli di Deveraux, come se cercasse di scavargli nell’animo, fino al cuore.

    Ti mostro chiaramente la tua situazione, forse comprenderai perché nutro tanti dubbi a proposito della tua intelligenza.
    Ci sono due kage, ma potremmo non dare dei titoli onorifici, diciamo “ninja molto forti”.
    Il primo annusando le tue marachelle, perché perdonami ma dopo che ti allei con la scaga al culo ad uno che si chiama Jeral è già tanto se non mi devo far passare dell’ossigeno per respirare tra una risata e l’altra.
    Arriva il secondo e dopo avergli raccontato metà della storiella ti fermi e chiedi qualcosa in cambio?
    Quanto dovrei essere cerebralmente mancante per accettare la tua proposta?
    Ti do un suggerimento, dato che ho compreso il livello della discussione.
    Dovrei oscillare più o meno tra un avanzo vegetale ospedaliero e il portinaio che l’accademia ha assunto per rispettare le quote di diversamente abili all’interno di un esercizio pubblico.


    Dopo una faccia abbastanza eloquente la mano si sarebbe rigirata, tentando di afferrare la spalla di Deveroux per poi stringerla senza difficoltà fino al limite del dolore.

    Ascolta il Mizukage, e se non vorrai farlo tieni conto del fatto che ti sto portando fin troppa pazienza, questo tipo di dialogo non sarebbe nemmeno mai dovuto esistere, quindi, vuoi che ti tratti come un alleato, o come il traditore che stai cercando di diventare?
    O forse non hai messo in conto che un traditore dell’accademia è traditore anche del suo villaggio?


    Lasciò andare la spalla.

    Vuoi che continui nel dirti cosa posso fare ai traditori senza che nessuno mi dica nulla, ma anzi, mi ringrazi per aver dato l’esempio… oppure inizi a parlare di tua spontanea volontà?

    Tornò in posizione eretta in quanto si era chinato per portare il suo volto all’altezza di quello dell’otese, aspettando una risposta a braccia conserte, in cuor suo sperava in una risposta positiva.
    In caso contrario si sarebbe chinato con un sorriso sufficientemente largo in quella situazione da risultare inquietante.

    Bene, a questo punto saresti così gentile da seguirmi a Konoha?
    Non vorrei spargere sangue di un accademico alla festa dell’accademia, sarebbe oltremodo sconveniente, nonostante tu sia agli effetti un traditore la tua faccia non è ancora famosa, ma sai, quello spirito di fratellanza, le alleanze… sputare in faccia a tutto come stai facendo tu in questo momento se fatto da un Kage ha un peso differente.
    E poi, proprio alla prima di queste feste… dammi una mano, suvvia.


    Un ulteriore rifiuto avrebbe causato un pesante sbuffo e il progressivo appesantimento dell’aria, “qualcosa” avrebbe snudava i denti.

    L’ho avvertito, giusto Itai?
    L’hai visto no?
    Ho ripetutamente cercato di convincere questo traditore a collaborare per la sua redenzione, giusto?
    Ho anche sottolineato i pericoli a cui si espone, corretto?


    SPACCAGLI LE GINOCCHIA!

    Sarebbero passati, agli occhi di Deveroux, a malapena pochi istanti prima che entrambi i pugni scattassero[vel. +8 pot. +40] verso le sue preziose articolazioni, cercando due colpi laterali che le avrebbero del tutto fracassate comprimendole tra i due macigni, azione che si sarebbe verificata anche se questo avesse in qualche modo accennato alla fuga prima che il Colosso terminasse di parlare.

    Mi stai facendo diventare violento, se succede mi dimentico che sono Hokage.
    E tu non vuoi vedere il Vero rosso.


    Mentre parlava venne creato un clone che senza fiatare o voltarsi indietro si allontanò dalla scena, andava ad interrompere senza troppi complimenti la sfilata dei Kobayashi, prendendo con se Shizuka.

    Toshiro-san, Heiko-san, piacere di rincontrarvi.

    Si inchinò frettolosamente ma non senza il dovuto rispetto.

    Mi duole privarvi di Shizuka ma ne richiedo la tempestiva presenza.

    Senza aggiungere altro prese la donna e si allontanò per tornare al punto del piccolo interrogatorio, scena che si sarebbe verificata a prescindere dalle risposte di Deveroux.
    Appena i due avessero distanziato gruppi di persone conosciute Raizen avrebbe dato un infarinata della situazione a Shizuka, aggiungendo un piccolo particolare.

    Dovrai rovistargli tra i ricordi, quando li trovi estraili, vedremmo poi cosa farne.

    Ci vollero pochi minuti per arrivare ad incontrare il Raizen originale.

    Eccola qui, bene, direi che il picnic è al completo, sii gentile Shizuka, rovista tra i ricordi del signorino, sta cercando di farmi incazzare, ma non vorrei farlo in mezzo a tutta questa gente.

    Concluse le presentazioni attese a braccia conserte, tenendo gli occhi fissi su quello dello Yotsuki, pronto a garantirne la collaborazione con ogni mezzo


    Edited by F e n i x - 8/9/2015, 11:31
     
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    [La Festa della Fondazione]


    Negli anni Kamine aveva "subito" numerosi tentativi di approccio da parte del sesso opposto (e non solo), e nonostante fosse ormai esperta, dovette concentrarsi parecchio per non ridere in faccia al ragazzo che tentò di rimorchiarla, mentre la ragazza si allontanava dal banco dove aveva appena vinto abbastanza gettoni per un altro biglietto.

    CITAZIONE
    Piacere di conoscerti, Akira Hozuki.

    disse il ragazzo, al termine della sua disquisizione su dei, dadi e baci. Kamine per tutta risposta sfoggiò un largo sorriso e guardandolo negli occhi, rispose con tono soave: Facciamo così, cerco un pezzo di carta e me lo segno, ok? Buon proseguimento. E ammiccando a sua volta, ma in maniera sarcastica, si allontanò da lui, incrociando distrattamente lo sguardo di una ragazza che stava guardando nella loro direzione.


    [...]

    Dopo aver preso una bevanda rinfrescante (per quanto buoni, i dango lasciavano in bocca una sensazione troppo dolce), Kamine cambiò i gettoni della sua vincita in un secondo biglietto. Tornando verso la calca, sentì che in giro si parlava di una certa "Ragazza delle cento giocate" che stava sbancando la Scalata. Voci affermavano che avesse già decuplicato i suoi gettoni, mentre altri insistevano sul fatto che una luce l'avvolgeva mentre tirava i dadi. La kunoichi aveva già visto storie di gioco miracolose nascere nel giro di una serata e ingrandirsi diventando leggende metropolitane e chissà quale fosse la verità in quel caso. Ma in quell'occasione, l'obiettivo di Kamine era giocare, non correre dietro a dicerie nate chissà perchè. Individuò, in un angolo, un tavolino dove si svolgeva un altro gioco dei dadi, questa volta più semplice rispetto alla scalata: bisognava battere, tirando tre dadi, i tre dadi del banco.

    Si avvicinò e attese il proprio turno, mentre osservava attentamente il gioco di un uomo prima di lei. Non sembrava che il banco imbrogliasse. Al suo turno, mise i suoi ultimi 50 gettoni sul tavolino e prese i tre dadi, sorridendo.
    Vada come vada, ho già un altro biglietto, in fondo.
    Tirò i tre dadi sul tavolo, che si fermarono su un tre e due quattro, undici in totale. Il banco tirò a sua volta, facendo due miseri uno e un cinque.

    Ah, vinci 50 gettoni signorina, complimenti! Un altro tiro?

    Ma non ci fu bisogno di parlare, Kamine aveva già in mano i suoi dadi e puntò di nuovo 50 gettoni.



    Questa volta, vide un dado fermarsi sul sei e gli altri due su un tre e un due. Il banco fece un cinque e un quattro insieme ad un misero uno, che fece ancora vincere Kamine.

    La ragazza giocò ancora, ma questa volta perse, perchè il misero uno fece capolino nella sua tripletta, che perse con un totale di 11 contro il 14 del banco.


    Accarezzò l'idea di puntare tutto, ma a quel punto stava giocando solo per divertirsi.

    Si rifece di 50 gettoni quasi doppiando il punteggio del banco e continuò a giocare. Perse ancora, poi vinse per un punto, vinse ancora, e ancora, per poi perdere due volte di fila. Sembrava che sarebbe andata per le lunghe. Ma perse ancora, rimanendo con 50 gettoni. Persi poi nella giocata successiva.

    Rimasta a zero, ma con due biglietti in tasca, non si mostrò troppo delusa, anche se si stava segretamente rodendo il fegato. Passò ancora una volta tra le bancarelle, prendendo una granita, per poi dirigersi verso il palco centrale, ad osservare i musicisti, cercando di non pensare troppo.


    Legenda
    Narrato
    Parlato
    Pensieri
    Banco



     
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  9. Roronoa™
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    Sono un ninja di Oto

    Villaggio dell'Accademia.




    Con tutto il rispetto, c'è un preciso motivo per cui per anni ho avuto il piede in due scarpe. Lo stesso giorno in cui aveva ottenuto il ruolo di Guardiano, Deveraux aveva udito per la prima volta il nome del ninja che aveva ucciso suo padre.
    Della propria adolescenza, il Chunin ricordava solo le lunghe notti trascorse a immaginare l'assassino nell'istante in cui infliggeva il colpo mortale al suo amato padre, disteso a terra.
    Di giorno, dopo un duro allenamento svolto solo per prepararsi al futuro e desiderato incontro con l'uomo che più odiava al mondo, l'allora Genin andava a caccia di informazioni.
    Come può un Genin cercare un Nukenin?
    Semplice. Sporcandosi le mani.
    Non era specializzato nelle infiltrazioni, ma se incontrava qualche traditore sulla sua strada ci pensava due volte prima di abbatterlo.
    Scambiarci quattro chiacchiere poteva rivelarsi fruttuoso.
    Qualcuno poteva scambiarlo per un aspirante Nukenin, in realtà lui era il ninja che desiderava uccidere tutti i traditori.

    Ciò che accaduto nella taverna sotto ai Tre Lupi era stato ben diverso, aveva accettato di seguire Jeral sopratutto per aver salva la pelle, poi anche per la promessa di una ricompensa.

    Sto cercando...una persona. Rivelò.

    [...]



    Dopo la richiesta di scambio, informazioni per altre informazioni, Itai anticipò l'Hokage, consigliando allo Yotsuki di andarci piano e ritirare la sua proposta.
    Non aveva torto.
    Per un attimo pensò di ritrattare, o almeno di riformulare meglio la sua ultima frase.
    Voleva usare le informazioni raccolte sull'organizzazione di Hayate per sapere qualcosa sulla morte vera o presunta di Godsan, l'uomo che aveva attaccato l'East Gate e ucciso suo padre.

    Quando vide l'Hokage fare un passo in avanti e prendere parola, dal semplice tono di voce Deveraux intuì la brutta aria che aveva iniziato a soffiare.
    Forse era meglio...
    La situazione degenerò del tutto quando il maestoso Kage della Foglia scansò Itai.

    Con freddezza innaturale mantenne lo sguardo fisso su quello del Jinchuuriki della Volpe, anche quando, dopo il secondo passo, egli alzò il suo enorme braccio verso l'alto.
    Rimase fermo, immobile.
    Sono un Guardiano. Pensò, per motivarsi. Totetsu era con lui, cucito sul suo vestito bianco come i suoi capelli.
    Ampia quanto il suo capo, la mano del Kage cadde a peso morto sopra la sua spalla destra.
    Fu un colpo considerevole, ma le ginocchia non si piegarono e le gambe rimasero tese come due piloni di cemento.
    Con quel gesto stava cercando di mettergli paura, di farlo sentire piccolo, gracile e indifeso, ma Deveraux non era il primo ninja arrivato, era abituato a resistere a sguardi più minacciosi.
    Più ascoltava le parole del Kage più dentro di sé sentiva la rabbia crescere.
    Alleato di Jeral?

    Secondo lui non dovevo seguirlo e morire per mano sua, ma tu guarda questo.
    Aveva bisogno di tutta la sua lucidità. Il Kage di Konoha era sul piede di "guerra".

    Ashiro e Yachiru mi hanno visto. Loro sapranno se mi accadrà qualcosa di grosso.

    La mano del Jinchuuriki iniziò a stringere la sua spalla con forza. Il dolore fu tale da fargli stringere i denti.
    Quando il gigante disse che Deveraux stava cercando di diventare un Nukenin, o qualcosa del genere, la sua rabbia divenne ira e il dolore alla spalla scomparve.
    Il suo volto un po' angosciato si trasformò in una maschera di odio puro. Aveva toccato il pulsante sbagliato.

    >io padre... è stato ucciso da ...e io voglio diventare Nukenin? Disse, mangiandosi le parole per tutta la rabbia che aveva accumulato in quei pochi secondi di suo assoluto silenzio.
    Per un istante ebbe l'impressione che davanti a sé si fosse formato spontaneamente un principio di manto elettrico. Ogni cosa era diventata dorata.
    Immaginazione. Non aveva messo in moto il Tantien.
    Che il suo spirito Yotsuki lo spingeva a sfregiare quel bastardo con la sua lama interna?


    CITAZIONE
    Vuoi che continui nel dirti cosa posso fare ai traditori senza che nessuno mi dica nulla, ma anzi, mi ringrazi per aver dato l’esempio… oppure inizi a parlare di tua spontanea volontà?

    Parlerò. Rispose subito, ma non perché minacciato. Parlare non costava nulla, ma prima doveva necessariamente fare delle puntualizzazioni.Il suo sguardo si spostò per un attimo su Itai.

    Parlerò, non è un problema. Ho solo sbagliato a formulare la questione, non volevo ricattarla.
    Aveva inquadrato che tipo fosse l'Hokage. Era ben diverso da Aloysius.

    Vorrei fare una precisazione.
    Cosa dovevo fare? Farmi uccidere? Scappare? Non avrei fatto un passo all'interno di una stanza quattro metri per quattro e lo sapete bene.
    In quanti tra i ninja dell'Accademia si sarebbero fatti eliminare?
    Cosa avrebbe fatto Raizen se fosse stato al suo posto? Sarebbe morto? Tutti avrebbero seguito Jeral.
    Ho sfruttato la situazione per raccogliere delle informazioni sul campo, rifiutando anche di aiutarlo in determinati casi, quindi non mi si dica che ero suo alleato, anche perché se lo fossi per diamine me ne stavo a casa.
    Traditore? Ho addestrato numerosi studenti di Konoha, Kiri e di Suna.
    A Suna ero presente nello scontro con i Kijin. Lo ripeto, avute le informazioni, potevo rimanere in silenzio, come tutti i ninja di Oto e di altri villaggi avrebbero fatto, ma non io... addirittura figlio di un padre sgozzato come un maiale da un ninja dell'accademia, di Kiri per giunta. Ricordate l'East Gate?
    Strinse con forza i suoi pugni. Perché qui è uscito fuori che io sia un traditore.
    Ho già chiesto scusa ad Itai per il mio ritardo. -
    Il suo sguardo rimase fisso su quello di Raizen.

    Detto questo. Annuì.
    Se anche il solo 10% delle sue parole fossero state udite e comprese dall'Hokage poteva dirsi soddisfatto.
    L 'organizzazione è suddivisa in virtù. C'è Hayate e ci sono le sue virtù. Le virtù sono uomini che sono presenti in determinati luoghi da loro controllati, ad esempio nel Ferro c'è la Magnificenza. Sono dei capi ecco, poi sotto di loro ci sono altri ninja ma non li ho incontrati. Aspirano all'immortalità e si dicono indifferenti all'Accademia, ma vi ha attaccato. All'Hokage le dovute osservazioni.
    Il covo si trova in un antico rudere poco all'esterno del paesino in cui mi ero recato. Non saprei descrivere il luogo preciso ma posso portarvici.

    In quel momento i suoi occhi videro in lontananza due figure in avvicinamento.
    Riconobbe una copia di Raizen e la ragazza che camminava al suo fianco. Era la principessa dei Kobayashi, la ragazza che lo aveva abbracciato qualche minuto prima.
    Che ci faceva lei lì?
    Perché era stata chiamata?

    Capì immediatamente, ancor prima che Raizen potesse spiegare.

    CITAZIONE
    Eccola qui, bene, direi che il picnic è al completo, sii gentile Shizuka, rovista tra i ricordi del signorino, sta cercando di farmi incazzare, ma non vorrei farlo in mezzo a tutta questa gente.

    Stavano scherzando? Piuttosto sarebbe morto, davanti ai due Kage.
    Indietreggiò di un metro, barcollando.
    Con rapidità portò entrambe le mani sul collo, stringendo quest'ultimo tra i pugni serrati.

    Sono un Guardiano di Oto e con me ho informazioni sul mio villaggio, non mi fido. Ho riportato delle informazioni e mi sono offerto di aiutare. Interrogate chiunque vi fornisca delle informazioni?
    Sono pronto a morire e non scherzo. Ho detto tutto e vengo ripagato così...
    Era sconvolto, arrabbiato... tradito.

    Non sarebbe tornato ad Oto con la mente stuprata dai ninja di Konoha. Nessun ninja non otese poteva interrogarlo, nessuno.

    E' questa l'alleanza tra i quattro villaggi? Domandò, rivolgendosi anche al Mizukage, forse l'unico a credere realmente nell'alleanza accademica.
    Due ninja di Konoha...un aggressione ai margini della festa dell'Accademia dopo che ho rivelato s p o n t a n e a m e n t e tutto ciò che sapevo. Sono scoppiate guerre per molto meno. Ne saranno felici il Fulmine, i Kijin, Hayate..tutti!

    Sbagliavano di grosso se credevano di avere il coltello dalla parte del manico.
    Con i pugni stretti sulla gola, le lame celate avrebbero impiegato meno di un istante per porre fine alla sua esistenza. Non aveva paura né soffriva al pensiero di morire lì o nella prigione della Foglia.
    Oto avrebbe saputo, anzi...sapeva. Il gigante e la bambina che aveva cercato di fermare non erano semplici shinobi. Erano lì per osservare, ne era sicuro.

    Preferisco morire! Non metto in pericolo i segreti e le informazioni sul mio villaggio. MAI!
    Con le mani sul collo, egli avrebbe iniziato ad indietreggiare molto lentamente verso la festa, precisamente verso la piazza centrale, salutando Itai con un cenno del capo.

    jpg
    Mi dispiace che sia finita così. Nel caso riesco a tornare ad Oto sano e salvo, sa dove trovarmi se avrà bisogno di qualche lama in più. Ha la mia parola.
    Sono...
    Era realmente in debito con il villaggio da cui proveniva l'assassino di suo padre? ... in debito con il vostro villaggio.

    Se uno dei Kage o entrambi avrebbero cercato di acciuffarlo bhè, egli avrebbe ricorso a tutto il chakra possibile immaginabile e le lame sarebbero state azionate senza alcuna esitazione.
    Della sua gola... non sarebbe rimasto nulla.
     
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    PROBLEMS

    We cannot solve our problems with the same thinking we used when we created them.




    C'era troppa gente che li circondava. E di questo, Shizuka Kobayashi, non fu affatto lieta.
    Sapeva che sarebbe finita così anche quella volta, era del resto impossibile per lei e la sua famiglia presenziare in veste ufficiale ad un evento di quella portata senza attirare tutta quell'attenzione, ma al contrario di sua madre e suo padre, che come Signori della loro Dinastia vivevano di quegli sguardi e in essi risplendevano sempre più, lei avrebbe preferito poter trascorrere un po' di tempo solo con le persone che amava, in pace, “normalmente” se possibile...
    «...Ohime-sama?» Chiamò piano la ragazza dai corti capelli rossi e gli occhi azzurri, piegandosi verso di lei con aria preoccupata. Il kimono completamente nero, accollato e stretto, rivelava di lei un fisico alto e snello, temprato da un addestramento che a nessuno era dato conoscere. Lei che era una Kumori, concepita e fatta nascere per il solo scopo di servire l'Erede del Fuoco, senza la quale la sua vita sarebbe stata solo ombra. E morte. «Vi sentite bene, Ojou?»
    «Troppa gente, Ritsuko.»
    Rispose la Principessa, offesa come una bambina, lanciando un'occhiata alla sua seconda che le si era affiancata strettamente e non l'aveva più distanziata dopo l'episodio del Gigante e la Bambina. «Avrei voluto rimanere un po' in pace con Otou-sama e Okaa-sama, e invece guarda qua quante attenzioni abbiamo addosso. Diplomazia e politica persino quando siamo ad un evento di piacere, non c'è mai tregua...» Si arrabbiò, alzando il mento in direzione della folla tra cui suo padre e sua madre avanzavano a piccoli passi e che continuava a guardarli con occhi sognanti, come del resto ci si poteva aspettare essendo al cospetto dei Principi del Fuoco. «Ora me ne vado, ecco cosa. Questa storia dell'essere così famosi e non poter mai agire indisturbati mi fa rimpiangere le missioni a Sunagakure. E ho già detto tutto.» Borbottò, corrucciandosi tutta.
    «Vi prego, Signorina, non costringetemi a fermarvi.» Rispose di rimando Ritsuko Aoki, sorridendo alla padrona in un preoccupante connubio tra freddezza e apprensione. «Come Principessa avete altri doveri oltre lo scorrazzare per il continente vestita in modo discutibile, rischiando puntualmente la vita e facendo cose che solo gli Dei sanno, ma che spero bene saranno in grado di perdonare –a voi e a me che vi permetto di agire– nel giorno dell'Ultimo Giudizio. Sapete bene che è necessario che vi mostriate sempre educata, elegante e–...» Ma la ramanzina della Kumori ebbe vita breve, come breve fu la voglia della sua Luce di ascoltarla giacché lei trasalì improvvisamente nell'udire una voce, e voltandosi di scatto sorrise raggiante in direzione di un ragazzo dai preoccupanti capelli bicolore (che gli Dei lo salvassero –pensò l'Aoki– era malato?) che le si stava avvicinando con una semplicità di modi che non poté che far rabbrividire la rossa.
    ...Cos'era quella mancanza di rispetto degenerata? Da quando dei volgari shinobi si potevano permettere di rivolgersi a quel modo alla Stirpe dell'Airone...? Non era bastato quel sudicio Nara, che si era permesso di parlare con strafottenza direttamente in faccia alla Matrona –un errore che gli era costato caro, ma che grazie all'intervento del Capoclan si era limitato ad un'occhiata agghiacciante e alla promessa di far presto visita al Capo dei Nara, giusto per disquisire dell'educazione dei membri del suo Clan– adesso era il turno di... chi? Chi diavolo era? L'arlecchino dell'accademia?
    Portandosi una mano alla bocca con ostentato e teatrale disgusto, Ritsuko Aoki cercò di non dire niente di inappropriato. Del resto, alle sue spalle, le occhiate incuriosite di Toshiro ed Heiko Kobayashi bastavano già a parlare anche per lei.
    «Akira!» Esclamò con gioia Shizuka, sorridendo in direzione del Kiriano. «Sentivo un certo tanfo di pesce marcio, ora capisco da cosa derivava... eri arrivato tu alla Festa!» Scherzò, mettendosi a braccia conserte prima di scoppiare a ridere. Dietro di lei però Heiko Uchiha perse di mano il ventaglio con cui copriva perennemente il suo viso in quel modo elitario e stizzito tipico della sua persona, rivelando così un'espressione talmente allibita che suo marito, fermo al suo fianco, dopo averle dato un'occhiata dovette trattenersi dal ridacchiare. «Ho incontrato giusto ora il tuo Boss con mogliettina e figlie a carico. C'è anche Yogan in versione Lolita, sai... evidentemente Itai ha questo genere di gusti, anche se lo nega. Lo hai già visto? Ci siamo separati da poco, è andato verso quelle bancarelle!» Disse la ragazza, indicando verso Est. A quel punto Heiko, strabuzzando gli occhi, si girò a guardare il marito, iniziando a lanciargli occhiate sconvolte e piene di panico. Era evidente infatti che ormai la figlia fosse divenuta matta, del resto nessuna nobile Principessa avrebbe mai parlato a quel modo con uno sconosciuto, mancando di tutta l'etichetta che si conveniva ad una donna del suo rango. Portandosi una mano alla fronte la Matrona per poco non cadde in terra; ma al suo fianco, per contro, Toshiro Kobayashi se la rideva di gusto, seguendo lo scambio di battute della sua bambina con quel tipo di entusiasmo curioso e indifferente che gli era proprio. «E' da un pezzo che non ci vediamo, che novità ci sono?» Domandò, socchiudendo gli occhi nell'ennesimo sorriso. «E per l'inchino, non ti preoccupare, sei ancora in tempo per stupirmi, sono una Principessa clemente, non temere...» Ostentò, scostandosi con teatralità una ciocca di capelli intrecciati di pendagli di puro oro. «Sentiti libero di iniziare quando più di aggrada...» Cinguettò, ma la recita durò poco e la ragazza si mise sommessamente a ridere scuotendo la testa. Sapeva bene cosa stava accadendo alle sue spalle e ritenne a quel punto di essersi divertita abbastanza.
    Sorridendo con dolcezza e scuotendo brevemente la testa nel guardare Akira come a voler chiedere lui comprensione, la Principessa si sarebbe dunque inchinata con rispetto ed eleganza, rispettando infine l'etichetta a cui era legata, lasciandolo poi andare per la sua strada e avendo allora modo di ritornare dalla sua stremata madre e il suo divertito padre, che le strizzò l'occhio alzando il pollice della mano destra in piena approvazione. A differenza della moglie, Toshiro era infatti sempre stato propenso a lasciar vivere alla figlia le esperienze che desiderava, instaurando le relazioni che più riteneva consone, purché lei avesse sempre avuto la coerenza e il rispetto di adempiere anche alla sua vita da Erede, un dovere a cui Shizuka non aveva mai mancato, con orgoglio e fierezza.
    «Un Genin di Kiri. E' stato mio compagno in missione.» Spiegò Shizuka, seguendo con gli occhi il punto in cui l'amico era sparito. «Akira Hozuki, del Clan Hozuki.»
    «Un Genin...»
    Gemette Heiko con voce rotta, alzando gli occhi al cielo e appoggiandosi al marito che sghinazzò stringendola tra le braccia. «Quante volte devo dirti di valutare le tue amicizie, Shizuka... un Jonin, almeno, ti prego... che beneficio puoi trarre da un–...»
    «Carino.»
    La interruppe però Toshiro, ammiccando alla figlia che lo guardò con occhi piatti. «Bei capelli, soprattutto.» Aggiunse, continuando ad ammiccare in un angosciante susseguirsi di smorfie facciali che lo fecero ben presto assomigliare ad uno storpio.
    «Hai finito?» Chiese Shizuka, fissamente. La voce era priva di flessione. «Perché devi commentare sempre ogni uomo con cui parlo?» Domandò, vacua.
    «Beh, stupida figliola.» Rispose Toshiro, portandosi una mano alla fronte con teatralità. Per tutta risposta sua moglie, privata di uno dei sostegni che la reggevano, cadde pesantemente a terra sotto lo sguardo dei tre Kumori, che trasalirono, facendosi tutti istantaneamente pallidi come cadaveri. Sanae Aoki si azzardò persino ad indietreggiare. «Sei giovane, ricca, bella e soprattutto sei figlia mia.» L'ultimo punto era inutile. «Ovviamente, come tuo padre, devo preoccuparmi di questo genere di cose. Capisci, prima che tu possa tornare a casa con chissà quale sconveniente partito.» Spiegò, gesticolando animatamente mentre dietro di lui, silenziosa come la morte, la figura di Heiko si alzava con il volto oscurato dai lunghissimi capelli neri. Shizuka, per tutta risposta, fece ciò che era giusto fare in quel momento: si spostò più indietro. «Ricordati che è necessario che tu convoli presto a nozze e dia almeno due eredi al Clan, capisci, tua madre è sempre così pedante con questa faccenda, ma del resto anche io ho fatto quello che mi pareva fino ai venticinque anni perciò sei lib–...» Ma non terminò la frase. Due affusolate mani bianche scattarono da dietro le sue spalle, e gli si serrarono attorno al collo mentre lui, continuando a sorridere, si limitò solo ad abbassare le mani, facendosi pallido.
    «Come osi lasciar cadere a terra la tua delicata consorte, maledetto?» Sibilò Heiko Uchiha, con occhi infiammati di rabbia.
    «C'è un eccesso di aggettivi in questa frase, tesoro.» Osservò Toshiro, seriamente. Peccato che di aggettivo ce ne fosse solo uno.
    «Ti do fuoco.» Replicò Heiko dopo un minuto di agghiacciante silenzio. «Brucerai, amore mio. Brucerai per l'eternità. Le mie fiamme non si estingueranno mai. MAI.» Sibilò, cominciando a strattonare il collo del marito che rideva con le lacrime agli occhi per il dolore.
    ...E dunque era così che le coppie innamorate esprimevano il proprio amore? Oppure erano i suoi genitori ad avere qualche problema?
    Grattandosi la testa la Principessa stava ancora facendosi queste domande, mentre gli Aoki si muovevano angosciati attorno a due Signori, cercando di fermarli, quando improvvisamente Raizen sbucò dal nulla di fronte a lei.
    «Oh, guarda chi c'è, ricrescita-san.» Disse la ragazza, fissando malamente la Volpe. «Che vuoi? Ti sei ricordato che ci sono anche io qui? Mi hai ignorato bellamente, prima. Grazie tante!» Sibilò, mettendosi a braccia conserte e alzando il mento con aria offesa, dando le spalle all'uomo. «Non abbiamo niente da dirci, noi due, impara come ci si comporta e poi torna a chiedere scusa, maleducato. Ah, e non credere che la faccenda di come ti vesti sia finita qui, avremo di che parlare quando torneremo al Villaggio. Parleremo, parleremo... parleremo tutta la notte, testone!» Minacciò la ragazza, puntandogli contro un temibilissimo indice accusatore.
    ...C'era un fondo di verità in quello che si diceva a Konoha. Se era cioè vero che Shizuka Kobayashi era stata plasmata nel mondo Shinobi da Raizen Ikigami, e avesse preso di lui il peggio del suo carattere, era altrettanto vero che il rapporto tra i due permetteva alla Principessa di essere l'unica in grado di rispondere per le rime al Jonin, raddrizzandolo come un germoglio storto e spesso e volentieri facendogli ramanzine che solo gli Dei sapevano se lui ascoltava davvero. Certo era che mai le aveva intimato il silenzio. Il caratterino della ragazza era abbastanza conosciuto dal Colosso per fargli sapere che un comportamento come quello non avrebbe fatto che incendiarla di più. Mal comune mezzo gaudio, si diceva.

    Toshiro-san, Heiko-san, piacere di rincontrarvi.
    Mi duole privarvi di Shizuka ma ne richiedo la tempestiva presenza.



    «Che succede?» Si raddrizzò subito la ragazza, girandosi verso Raizen. Alle spalle di lei persino Heiko smise di strozzare il marito e afferrando tra indice e pollice il retro del collo di lui si limitò ad annuire.
    «Hokage-sama, potete disporre di mia figlia come più ritenete consono.» Rispose la Matrona, inchinandosi con riverenza. «E' un onore per il mio Casato servire il Capo Villaggio.»
    «Questo non è propriamente vero, Raizen Ikigami.»
    Rispose però Toshiro, corrucciato, fissando male l'interlocutore. «Tu mi devi ancora una bevuta di sakè, come vorrei ricordarti, ma ogni volta che ti incontro ti porti via mia figlia. Capisco che sia bellissima e adorabile oltre ogni misura, ma non pensi che dovresti almeno chiedermi–...» Ma anche quella volta non finì il discorso, giacché la moglie gli passò il braccio attorno al collo, lo piegò verso di lei, e a discapito del ricco kimono indossato cercò di troncare la schiena del marito sul ginocchio che alzò di scatto. Ci fu infatti un “crack” e un lamento sommesso.
    «Ignorali.» Disse Shizuka dopo un lungo silenzio atto a constatare se il padre fosse ancora vivo e se necessitasse o meno di cure mediche. A quanto pareva però, ventiquattro anni di violenze domestiche lo avevano reso un uomo sano e robusto. «Che succede?» Insistette.

    […] Mentre la Principessa seguiva la sua Volpe fu aggiornata su quanto era accaduto. Non interruppe il discorso neanche una volta, ma non poté fare a meno di sentir nascere in sé diverse domande. Quale persona sana di mente si comportava in un modo del genere? Possibile che fosse solo l'ignoranza di un inesperto, incapace di valutare la situazione e le costanti, incapace cioè di comprendere la propria posizione? Che fosse davvero solo questo?
    Era interdetta, certo, ma non poté che esserlo di più quando riconobbe nell'accusato il ragazzo dai capelli color dell'argento con cui era scesa a patti poco prima.
    «Ma guarda se non è il mio amico del cuore...» Disse infatti Shizuka, visibilmente stupita, mentre Raizen le impartiva l'ordine per cui aveva immaginato di essere stata chiamata. Non c'era nessuna manipolatrice più abile di lei a Konoha, e certamente non a quella Festa...ma era corretto agire così? Scandagliando il viso e le espressioni del ragazzo di fronte a lei, la domanda non poté che sorgere spontanea nella sua mente: era davvero quello il modo giusto di comportarsi?
    Ma non ebbe il tempo di trovare una risposta, la Principessa dei Kobayashi, giacché l'otese si gettò prontamente in un monologo folle, portandosi, nel parlare, le mani alla gola.
    ...Si voleva uccidere? Lì, davanti a tutti?
    Socchiudendo gli occhi, la Chunin alzò una mano per fermare ogni intervento di Raizen e Itai. Quel ragazzo era fuori di testa, era evidente. Nessuna persona sana di mente avrebbe fatto quella scena e imposto quella minaccia in faccia a due Kage che avrebbero potuto scattare ad una velocità tale da impedirgli di agire in qualsiasi modo. Non avrebbe percepito neanche lo spostamento d'aria che avrebbe anticipato il suo sonno, che fosse quello eterno o solo momentaneo, eppure si stava egualmente comportando a quel modo, denotando così la sua totale incapacità di valutare mezzi e situazioni. Era pazzo, oppure solo ottuso?
    ...Cosa stava cercando di ottenere, davvero?
    Erano scoppiate guerre per molto meno, era vero. Ma per molto meno erano anche state sacrificate vite per mantenere la pace, e questo, lui, non sembrava averlo preso in considerazione.
    «Deveraux Yotsuki, giusto?» Lo chiamò Shizuka con voce ferma, ma quieta. Cercò di porre su di sé tutta l'attenzione dell'interlocutore, ancora intento a indietreggiare con le mani al collo. «Se te ne vai ora non avrai nessun villaggio a cui tornare e dunque nessun luogo da proteggere. Febh Yakushi non accetta traditori entro le sue mura.» Sentenziò in uno schiocco di frusta e nel mentre cercava gli occhi di lui, il suo sguardo. Solo qualora fosse riuscita ad ottenere quello che cercava, avrebbe lasciato che, in una frazione di secondo, più veloce del tuono e delle intenzioni di lui, i suoi occhi affogassero in un oceano rosso cremisi da cui due fiori neri come la notte sarebbero sbocciati, come loti immortali dalle acque di un torbido lago.

    «Fermati.»



    Avrebbe ordinatoImposizione, -3 tacche Riflessi, 9 unità totali con voce impostata, e qualora il contatto visivo fosse rimasto, il giovane Lupo avrebbe avvertito la sensazione di qualcosa che, dentro di lui, ad un livello più profondo di quello conscio, qualcosa germogliava e cresceva. Non era qualcosa di tangibile, né definibile. Non era un sentimento o un'immagine. Sarebbe piuttosto stata la sensazione di una costrizione potente, come l'istinto di una bestia a cui la bestia stessa non può ribellarsi. E il desiderio di arrendersi all'abbraccio di quell'imposizione sarebbe stato grande, forse troppo perché il Lupo di Oto vi si opponesse?
    Quale che fosse stato il risultato di quel tentativo di impedire al Chunin del Suono di farsi del male irragionevolmente, Shizuka Kobayashi non avrebbe smesso di parlare e avrebbe continuato. Non poteva sapere ciò che i tre si erano detti in sua assenza, ma ciò che aveva ascoltato le bastava per comprendere che di quel passo quel ragazzo sarebbe precipitato dalla parte sbagliata del precipizio.
    E lei, che era vi era già caduta, non riusciva più ormai da tempo a ignorare chi rischiava la sua stessa sorte.
    «Tu non sei un traditore, ma sei sciocco come uno di loro.» Esordì così. «Di che alleanza parli? Di quali segreti? Sei stato tu il primo a mettere Oto a rischio, non riesci a comprenderlo, forse?» Chiese, educatamente, reclinando la testa di lato. «Il comportamento a te rivolto non è un'aggressione, l'unica aggressione in corso è la tua. Hai deciso di parlare durante una Festa simbolo dell'unità della Grande Alleanza, hai poi preteso che due Kage ubbidissero con semplicità alle tue parole e adesso minacci persino il suicidio? Perdonami, ma se volessi pensare male potrei affermare che la scelta della tua tempistica e del luogo della stessa sottintendono un altro tipo di intenzioni oltre a quelle da te enunciate.» Disse con semplicità. Sembrava che stesse disquisendo sulle condizioni del tempo, e non di un possibile coinvolgimento del suo interlocutore nel voler minare gli equilibri accademici sfruttando quella festa come trampolino di lancio per un dramma a cui sarebbe stato molto più che difficile rimediare. «Mi dispiace fartelo presente, ma vedi... noi manipolatori non lasciamo traccia nella nostra vittima.» Disse poi, improvvisamente, e quella frase, per un istante, avrebbe persino potuto sembrar fuori argomento. Immobile al suo posto, con le mani elegantemente congiunte in grembo, la Principessa dell'Airone sorrise senza distogliere da quelli di Deveraux i suoi occhi socchiusi in un'espressione sardonica. «Potresti aver già fornito tutte le informazioni del tuo villaggio a... come si fa chiamare? Lavello immortale?» Domandò, sollevando le sopracciglia, stupita. Si era sempre rifiutata di riferirsi a quel poveretto con i titoli altisonanti con cui lui si voleva far conoscere. «Il sogno di ogni massaia.» Sghignazzò infatti la Principessa, come se pensasse di potersi permettere di divagare, ma tornò presto seria. «Vedi, Deveraux, in questo momento potresti essere già all'interno di un mio Genjutsu e io potrei aver già aperto la tua mente, estratto ciò che mi serve, e alla fine di questa recita tu potresti andartene credendo che questa che stai vivendo è la realtà dei fatti... ma sei sicuro che lo sia? Sei certo di non voler effettuare un "rilascio", per sicurezza?» Insinuò, portandosi un'affusolata mano al volto. «Ecco, vedi, è questo il problema di noi manipolatori...non sai mai che tipo di livello della realtà vivi. Ciò significa, per farla breve... che tu potresti aver già tradito Oto, dato le informazioni che custodisci gelosamente, qualunque queste siano, al mondo nukenin, ad Hayate e a chiunque altro abbia avuto piacere di dividere quella pagnotta, e tutto questo per motivi che ritengo di poter definire personali.» Disse, scuotendo la testa, rammaricata. «Ciò significa che tu sei un traditore dell'accademia.» Sentenziò.
    A quel punto tacque e nel silenzio che si sarebbe venuto a creare la Principessa del Fuoco si sarebbe limitata a lisciarsi il suo ricco kimono scarlatto per un tempo che sarebbe bastato a chiunque per assimilare quelle parole, pesanti come la peggiore delle accuse, preannuncianti un futuro senza percorso, privo di luce e guida. Per scendere a patti con il crollo di ogni convinzione.
    «La situazione è questa, Deveraux Yotsuki.» Riprese a parlare Shizuka Kobayashi dopo quella lunga pausa, inchiodando maggiormente i suoi occhi in quelli del Lupo di Oto. «Le tue parole possono affermare il contrario, ma attualmente agli occhi dell'accademia sei un traditore, e Febh Yakushi non aprirà i Gate a chi minaccia l'equilibrio del suo villaggio. Oto non reggerebbe un'avanzata su di sé, non ora. E tu lo sai.» Commentò, affilando lo sguardo. «Inoltre, non importa quanto veloce tu possa muoverti, due Kage saranno di certo più veloci di te. Non riuscirai dunque a suicidarti, ma se ci proverai e li farai intervenire davvero, condannerai la tua precaria situazione, dando ad essa un nome.» Continuò, impietosa. Non stava mentendo. Dall'inizio di quel monologo non lo aveva probabilmente mai fatto. «...Oppure, puoi fermarti e parlare con calma. Cosa temi? Da cosa sei così spaventato?» Domandò la Chunin, guardando il ragazzo. Esitò un istante, poi scosse la testa. «Qualunque sia la tua paura sappi che ti sta impedendo di ragionare razionalmente. Hai sbagliato, prima di essere qui, è vero, ed è possibile che in futuro accadrà ancora, è normale del resto, tutti sbagliano... ma tu hai avuto l'umiltà e il coraggio di affermarlo e di cercare aiuto. Eppure, quando ti è stato dato, ti sei ritratto.» Osservò, raccogliendo le mani insieme. «La prassi per questo tipo di circostanza pretende sempre l'accertamento delle fonti del redento. Dici di essere un guardiano, non hai mai seguito questa procedura? Hai forse sempre preso per buone le parole di un indagato o uno straniero, forse?» Domandò. Non distoglieva gli occhi da quelli dell'interlocutore neanche per un istante, ma il motivo non risiedeva in nient'altro che nel desiderio che le sue parole potessero entrare in lui e farsi capire per ciò che realmente erano. “Non sto mentendo” sembrava star dicendo, pregando perché chi avesse di fronte lo capisse. “Fidati di me” «Se anche qualcuno avesse già violato la tua mente potrei vedere dove e in che modo, capendo a che tipo di informazioni sono stati interessati e perché. Se questo invece non fosse successo, mi permetterebbe di comprovare le tue parole e toglierti dalla bilancia del dubbio della giustizia accademica. Temi di rivelare informazioni del tuo villaggio? Posso cancellare la mia memoria togliendo ciò che non dovrei ipoteticamente sapere, e trasferire il sigillo di memoria nella mente del tuo amministratore perché egli ne valuti la veridicità.» Spiegò, ferma. «Hai cercato il sostegno dell'Alleanza, ed è ciò che avrai, ma la fiducia si paga con la fiducia. Verrai supportato, protetto se necessario, Oto non uscirà dal cerchio di alleanza di cui fa parte e attualmente due dei Quattro grandi Villaggi sono qui disponibili a muoversi al tuo fianco. Ora sei tu che devi scendere a patti, però.» Disse la ragazza e a quel punto, lentamente, alzò una mano verso il Chunin. «Il mio nome è Shizuka Kobayashi, Chunin di Konohagakure no Sato. Se ti fiderai di me sappi che purtroppo la mia tecnica non è proprio piacevole da subire, ma non lascia scampo alla menzogna e questo è categorico. Se dici la verità, lo vedrò, e tu adempirai al più alto dovere di ogni Shinobi: saper rinunciare a sé stessi in nome della protezione del proprio Villaggio.» E così dicendo, accennò ad un sorriso. Adesso, finalmente, il suo volto si distese, e la sincerità non aggressiva, ma intelligente e osservatrice di cui era esponente, le illuminò gli occhi con dolcezza. «Ti va di fare una prova, Deveraux?»
     
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    Quando Deveraux ammise di aver sbagliato il modo di fare la sua richiesta, la tensione calò, dopotutto era quella pretesa ad aver colpito i nervi del Juudaime, in possesso delle informazioni necessarie a dare all’otese una risposta probabilmente molto scomoda.
    Quando concluse la prima trance di confessioni il piccolo Yotsuki avrebbe visto l’Hokage annuire, più sereno rispetto a prima, fu l’ingresso del suo clone insieme a Shizuka a far precipitare nuovamente la situazione costringendo Raizen a scattare[vel.+8] per afferrare i polsi di Deveroux e volgerli verso l’esterno, inoffensivi.

    Avevi intenzione di girare per tutta la festa come un povero celebroleso?
    E al primo bambino che ti sfiora magari ti decapiti e festa finita?


    Ridacchiò, mentre probabilmente anche gli occhi di Shizuka facevano il loro effetto

    Vedi perché non apprezzo il coraggio?
    L’hai sfruttato e hai fatto di nuovo la figura del cretino.
    Ascolta qua, a me non serve vagare per la tua memoria, le informazioni su Oto le terrai per te, molto probabilmente tra me e te tu sei quello che ne sa di meno.
    E con meno intendo che se dovessimo quantificarle tu saresti nella catena alimentare delle informazioni a livello platelminta.


    Sorrise, con la malizia di chi era sicuro della propria verità.

    Quindi, adesso ti siedi buono buono e non fai altre idiozie, tieni a mente che tra le informazioni a mia disposizione ci sono anche quelle che servono a te, ma non credo vorrai venirne a conoscenza, da quello che sai attualmente sarebbero… spiacevoli.
    Sta tranquillo, sono un po’ manesco ma sono anche onesto, se lei cercherà di prendere più del necessario ti basterà muovere un dito e se non riuscirai a sottrarti da solo alla sua interrogazione lo farò io personalmente.
    Non sei tu a dover temere, ma chi ti ha fatto vivere quella brutta nottata.
    Non siamo nemici, te l’ha già detto lei.


    Attese una risposta del’otese, pur senza lasciare le sue mani, sempre se fosse riuscito a prenderle.
     
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    La Festa della Fondazione

    Crack


    Palo. Strano. Non mi capita mai, eh.
    L'alta ragazza mora si trattenne a malapena dallo scoppiarmi a ridere in faccia dopo aver udito le mie parole, quindi, con un'ammiccata tanto finta quanto sarcastica, disse che forse si sarebbe scritta il mio nome su un pezzetto di carta. « Beh, faresti proprio bene! Sai dove trovarmi, dolcezza! » Cercai di far finta di niente, anche se ormai la frittata era fatta. Feci un piccolo cenno di saluto, quindi ricominciai subito a giocare, così da smaltire i postumi della figuraccia appena rimediata.

    [...]

    z6ooNnk

    Paziente? Ma quando mai? Risposi immediatamente, in mia stessa difesa. « Sarà capitato una volta... Al massimo due... » Continuai a guardare Meika, non imbarazzato, ma un pò sotto pressione per via dell'accusa. « Tre, e sto esagerando! » Sorrisi, consapevole della verità, passando il braccio sulle spalle di Meika. « Hai vinto un sacco di gettoni! Bravissima? Come mai tutto questo impegno? Anche io ne ho vinti un bel mucchio ed ho già preso il secondo biglietto... Serata fortunata, no? »
    Passai quindi al gioco che, come ho detto, mi portò a perdere tutti i miei gettoni meno trenta. A quel punto, Meika sopraggiunse alle mie spalle. Venti gettoni in più, per arrivare a cinquanta. Ovvero, un'ultima giocata. « Grazie Meika-chan! Questo tiro lo dedico a te allora! » Presi in mano i dadi e li lanciai sul banco di legno.
    Nove. Contro dieci. Perso tutto.
    « E che sfiga! » Esclamai, leggermente spazientito, accompagnando il tutto con un movimento delle braccia. « Niente da fare, Meika, grazie lo stesso. » Sorrisi all'Akuma che, con l'ansia del gioco, non avevo ben notato com'era vestita. I suoi soliti e semplici abiti sportivi erano spariti, e adesso stava sfoggiando un bel kimone elegante di color viola scura. Anche i capelli, erano stranamente troppo curati, e tenuti insieme da un fermaglio con un fiore, anch'esso di color viola. « Comunque sei proprio carina stasera! Dovresti vestirti così più spesso! » Esclamai, alzandomi dalla sedia e mettendo il mio braccio intorno alle sue spalle. « Che facciamo adesso? Sai che mi annoio facilmente! » Obiettivo nascosto: far arrossire la ragazza davanti a tutti.
    La conoscevo troppo bene ormai.

    [...]

    Puzza di pesce, ovviamente, mai battuta fu più scontata. La Kobayashi scoppiò a ridere, sebbene potei notare veramente che era felice di vedermi. « Oh, beh, se non ti avessi visto adesso con i miei occhi, e basandomi solo sulle nostre esperienze passate, avrei potuto affermare tranquillamente che dei due, fossi te la pesciaiola! » Ricambiai la risata, facendo chiaro riferimento alle maniere poco ortodosse di Shizuka. « Ti preferisco comunque acchitata così! » Risposi, notando, in lontananza, di come la nostra conversazione non passava di certo inosservata a qualche suo parente. « Ehm... Ma ho fatto qualcosa di male? Quella donna mi guarda come se fossi un portatore di ebola... E oggi sono venuto sistemato anche io... » Dissi, leggermente titubante su chi fossero in realtà quelle persone e sul perché si stessero comportando in quel modo.
    A quel punto Arashi disse di aver appena incontrato Itai, con Yogan. « Come con Yogan?! Che significa Yogan?! » Il drago rosso di Itai che avevo conosciuto al tempo della missione contro i Kijin non passava di certo inosservato. Se Yogan mi avesse visto, la mia copertura sarebbe saltata. Itai non doveva sapere che ero lì. Che sapesse usare qualche tipo di trasformazione?! Probabile. « E com'è fatta? Me la puoi descrivere?! E' qui vicino?! » Incominciai a riempirla di domande, allarmato per la terribile notizia, e dando anche un paio di rapide occhiate intorno a me. Ero riuscito a sapere, quantomeno, la direzione da evitare per cercare di non trovare Itai sulla mia strada.
    Cercai di riottenere la calma, proseguendo la discussione con l'amabile Shizuka. « Nessuna novità particolare. Itai mi ha fatto Guardiano di Kiri. Un onore per tutti, ma non per me. Odio quelle mura, muoio di noia tutto il giorno! Sto cercando di trovare qualcheduno, non troppo sprovveduto, da infilarci al posto mio, visto che comunque Itai mi ha promesso ruoli ben più gratificanti... » Sospirai. « Per il resto, solita vita da ninja. Te, qualche novità? » Sorrisi in risposta, prima di vedere la Principessa inchinarsi leggermente davanti a me. Scoppiai a ridere, quindi mi inchinai leggermente in tutta risposta. « Quale onore, mia splendida Principessa... » Sorrisi, ammiccando leggermente. « Ma la prossima volta evitiamo una così lunga recita di fronte a così tanti occhi! Non vorrei che le riviste di gossip della Terra del Fuoco scrivano menzogne sull'erede dei Kobayashi. Mi capisci, no? Non mi piace stare nell'occhio del ciclone... » Falso, e probabilmente lei lo sapeva. Già mi stavo divertendo a guardare i suoi parenti squadrarmi di tutto punto. « Almeno oggi mi sono messo l'abito bello, e ho anche pettinato i capelli all'indietro! » Passai la mano tra i capelli, che avevo accuratamente pettinato tirandoli verso l'indietro. « Certo, il color resta pur sempre quello che è... Ma ad ognuno il suo! » Detto ciò, avrei lasciato la kunoichi della Foglia alle domande, probabilmente impertinenti, dei suoi parenti.

    Avevo altro a cui pensare.
    Itai Nara e Yogan.
    Uno dei due mi avrebbe visto prima del finire della serata, ed allora sarebbero stati guai. Guai grossi per me. ~ Yogan potrebbe essere una qualsiasi donna in questo posto... E magari Itai mi ha già visto, e sta aspettando solo l'occasione giusta per beccarmi da solo... Dannazione! Che situazione! ~ Pensavo, mentre camminavo nervosamente per la piazzetta centrale della festa. Shizuka mi aveva suggerito la direzione dove trovare Itai, ma era il coraggio a mancare. ~Se mi becca qui, sono fregato. Se mi vede Yogan, sono fregato. Se mi vado a costituire... Niente, sono comunque fregato. ~ Qual'era la scelta più giusta allora? Quale sarebbe stata la migliore alternativa? Forse non c'era una migliore alternativa, ma il patteggiamento pareva la meno peggio tra quelle davanti a me.
    Era deciso, sarei andato a cercare Itai. Convinto nello sguardo, ed un pò meno nell'animo, incominciai a dirigermi verso la direzione consigliatami da Shizuka. Mi addentrai sempre più nelle stradine della cittadella accademica, ma di Itai pareva non esserci traccia. Almeno finché non lo vidi schizzare a mille miglia orarie. Un fulmine giallo scattò per la strada, diretto verso un punto a me ignoto. « Ma che diavolo succede? » Parlai da solo. Alla gente dell'accademia pareva magari roba da poco, ma il Mizukage non passava tanto inosservato per i ninja di Kiri. Cercai di raggiungerlo, ma nulla. Era già sparito.
    E adesso cosa avrei dovuto fare? Stavo già incominciando a maledire i kami quando, questa volta non uno, ma due treni ripercorsero la stessa strada di prima, ma al contrario. Il secondo ninja accanto ad Itai era un vero e proprio colosso, ma non riuscii a vedere nient'altro di lui. Le cose stavano diventando veramente strane. Stava succedendo qualcosa. Cominciai a correre nella direzione in cui si erano diretti i due, ma le speranze di trovarle erano veramente poche. Almeno da quella posizione.
    Decisi di togliermi dalla vista, entrando in un vicoletto, ed una volta lì avrei creato due perfette copie di me, utilizzando la moltiplicazione acquatica
    Tecnica della Moltiplicazione Acquatica - Mizu Bushin no Jutsu
    Villaggio: Kiri
    Posizioni Magiche: Topo, Gallo, Lepre
    L'utilizzatore può creare cloni di sé sfruttando almeno 3 unità d'acqua ogni copia. Le copie possono essere create ad una distanza di 1,5 metri dall'utilizzatore o da un clone e possono allontanarsi dal ninja che le ha create di circa 30 metri, superata questa distanza si dissolvono riversando acqua nell'arena. Si possono muovere contemporaneamente o 1 clone o l'utilizzatore. Le loro statistiche sono pari energia l'utilizzatore. Hanno 100 crediti equipaggiamento dell'utilizzatore; non è possibile duplicare Bombe e Tonici. La vitalità è pari a ½ leggera ogni grado ninja. Il chakra posseduto è diviso equamente tra tutte le copie create e l'utilizzatore; una volta disattivata la tecnica o distrutti tutti i cloni, il chakra residuo tornerà all'utilizzatore.
    Tipo: Ninjutsu - Suiton
    (Livello: 5 / Consumo: Basso ogni copia )
    [Cloni Massimi: 1 ogni grado ninja]

    [Da Studente in su]



    Tecnica Svincolata [2]
    Talento: L'utilizzatore può eseguire una tecnica avanzata senza i componenti elementali richiesti; può essere utilizzata 1 volta ogni 2 round. Se richiede oltre 10 slot dimensionali di un elemento, può essere utilizzata 1 volta al giorno. Non è possibile sfruttare altre abilità "Talento" in combinazione.
    [Da Genin in su]


    Movimenti Senzienti
    Arte: L'utilizzatore può creare cloni d'acqua migliori. L'utilizzatore può creare fino a 3 cloni in grado di muoversi contemporaneamente con lui.
    (Consumo: Basso)
    [Da Genin in su]


    Informazioni Condivise
    Arte: L'utilizzatore può creare cloni d'acqua migliori: se distrutti, le informazioni possedute dai cloni ritorneranno all'utilizzatore.
    (Consumo: Basso)
    [Da Genin in su]


    . Io e i miei cloni saremmo saliti sugli edifici della cittadella, ed avremmo incominciato a scandagliare tutti i vicoletti della zona, stando attenti a rimanere entro i 30 metri l'uno dall'altro e, per quanto mi risultasse possibile, a non fare troppo rumore. « Ci siamo capiti? Massima attenzione, ok? » Le mie due esatte copie annuirono con la testa.
    Quindi incominciò la ricerca, la quale diede non troppi risultati finché non vidi passare appena sotto di me un'altra figura a me familiare: Shizuka, accompagnata dal solito colosso. « E questa dove va adesso? » Per mia fortuna, anche se più veloce di me, la Principessa aveva un passo ben più lento degli altri due ninja, indi per cui riuscii a seguire a grandi linee i loro movimenti. E così facendo ben presto arrivai su una costruzione che dava su un vicoletto, nella periferia della cittadella, laddove finivano perfino le bancarelle. Diverse voci erano facilmente udibili, ma da quella distanza non riuscivo a comprendere nulla di quanto stavano dicendo o di quel che stava accadendo in quella stradina. Mi rivolsi ai miei cloni. « Adesso voi state fermi immobili qui, ok? Vado a vedere che succede... » Cercando di fare meno rumore possibile, mi avvicinai sempre più al limitare del tetto. Sempre più vicino. Potevo udire le voci di Shizuka e di Itai, più un'altra voce a me già familiare, ed un'altra ancora di cui ignoravo completamente la provenienza. Non riuscivo, però, a vedere ancora nulla. Dovevo avvicinarmi ancor più al tetto.
    Sempre più vicino.

    Mi sporsi con il busto.

    Crack.

    Ti pareva. Maledette tegole.

    Incominciarono a scivolare, una sopra l'altra, forse a causa del mio peso, forse a causa della mia sfortuna. In men che non si dicesse, mi trovavo a terra, insieme ad una ventina abbondanti di tegole color arancione. Il tutto in un fragoroso frastuono. Cascai in una simil capriola, ma finii comunque con il culo a terra. Davanti a me, a forse due metri, Itai. Insieme alla montagna umana, Shizuka e Deveraux. La situazione sembrava molto agitata.

    « Idiota. » Disse il primo clone, portandosi la mano sul volto. « Confortante sapere che lui è noi. » Rispose l'altro, scoraggiato quanto il primo.

    Sorrisi ad Itai, e poi ai presenti restanti. « Eheh... Salve Capo, come va? Cercavo proprio lei... » Imbarazzato non rendeva l'idea.

    Non sapevo che stavo rischiando ben più che un livido sul sedere dovuto ad una caduta. Beata ingenuità.

     
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    La Festa della Fondazione

    Guardiani dal cielo



    La situazione stava degenerando così rapidamente che ebbi l'istinto, soppresso dal gesto di Shizuka, di prendere Deveroux per le spalle ed iniziare a scuoterlo come si scuotono i bambini cattivi per cacciargli un po' di buon senso nella sua testa.
    Aveva mentito palesemente, ammettendo di averlo fatto. Poi aveva detto la verità, ma a quel punto come potevamo io e l'Hokage fidarci di lui? Cosa mi assicurava - oltre ogni ragionevole dubbio - che Deveroux non stesse mentendo per far ottenere un vantaggio di qualche tipo al Flagello? Le parole erano miele per le orecchie, ma solo gli stolti vi prestavano ascolto dopo che queste si erano rivelate bugiarde la prima volta. Questo, Deveroux doveva capirlo. Nessuno voleva i segreti di Oto. Ero un alleato di Oto, non un suo nemico, come potevo pensare di sottrarre loro segreti in una maniera così meschina? Stavo per dire qualcosa, quando fui interrotto dal più improbabile dei visitatori.
    Caduto dal cielo (in realtà dal tetto lì vicino) Akira Hozuki, lo stesso ragazzo a cui avevo affidato le mura di Kiri e che ritenevo di belle speranze per il futuro della Nebbia, precipitò dinanzi a me rendendo palese che aveva probabilmente origliato molto e che aveva sicuramente lasciato il suo posto alle mura. Non che pretendessi che rimanesse lì tutto il giorno. Ma le preoccupazioni suscitate dal Flagello avevano reso alquanto secondaria la preoccupazione ella bighellonata di Akira e la certezza che non sarebbe accaduto nulla quella sera mi era di altrettanto conforto.
    Così guardai Akira dall'alto verso il basso, con uno sguardo alquanto severo, senza dir nulla per dei lunghi secondi.

    jpg


    Alzati e datti un contegno. Dissi con la voce che avrebbe potuto gelare l'inferno. E mi aspettavo che Akira obbedisse. Dunque mi rivolsi agli altri astanti, probabilmente interdetti da quella interruzione. Sta bene signori, continuiamo. Lui è una delle persone che avrebbe dovuto sapere tutto in ogni caso. Spiegai. Era vero: Akira, come guardiano, avrebbe certamente saputo di tutti i pericoli ed era una delle nuove leve di Kiri cui volevo affidare il futuro del Villaggio. Non l'avevo mai nascosto, nemmeno ad Akira stesso. Deveroux. Smettila. Questa non è una farsa da guitti. Tra i presenti solo lui poteva capire il significato di quelle parole: l'alleanza tra i villaggi era reale, così come lo era l'interesse a non ledere i segreti altrui. Ma le informazioni su Hayate riguardavano Kiri e Konoha, i primi futuri bersagli, i secondi come vecchi bersagli.
    E Deveroux doveva collaborare. Altrimenti avrei fatto in modo che qualcuno ad Oto lo costringesse a farlo.
    Ma ero certo che avrebbe compreso. No?


     
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  14. Roronoa™
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    Scacco Matto

    Villaggio dell'Accademia pt. V




    Continuava ad indietreggiare lentamente, assaporando le loro espressioni sorprese.
    A rompere il silenzio fu la ragazza, la kunoichi che qualcuno minuto prima aveva stretto il suo seno sul petto del Chunin.
    Tutti avevano qualcosa da dire a quanto sembrava.
    A differenza di Raizen e Itai, la Kobayashi riuscì quasi a farlo ridere di gusto.

    Febh non mi fa entrare nel villaggio?!?! Domandò, divertito.
    Perchè tu dici a lui che io sono un traditore... Rise di gusto. Nessuno conosceva Febh-sama, nè il Guardiano di Oto nè lo Yakushi stesso, ma una cosa era sicura... aveva già minacciato di buttar giù le mura di Kiri una volta, farlo a Konoha in compagnia di Aloysius - anche se da tempo il Garth non si faceva vivo - sarebbe stato ancora più divertente.

    Oto non si sarebbe privato a cuor leggero di un Chunin, sopratutto di uno Yotsuki.

    All'improvviso gli occhi della donna divennero rossi come il sangue.

    Ecco, mancavano solo loro. Sospirò.
    Odiava a morte i genjutsu e chi ne faceva uso.
    I loro sguardi si erano incrociati per un secondo circa, doveva considerarsi all'interno di un probabile Genjutsu.
    Niente è cambiato attorno a me. Pensò, guardandosi intorno.

    Senza nessun motivo logico, sentì il bisogno di fermarsi, di calmarsi e ascoltare le parole della nobile fanciulla.
    Lo aveva ingabbiato in un illusione alquanto strana.
    Dopo alcuni passi indietro, eseguiti alla velocità di una lumaca, titubante sul da farsi, Deveraux si fermò.
    Concesse alla Principessa una seconda possibilità dopo la super boiata detta su Febh.

    CITAZIONE
    «Di che alleanza parli? Di quali segreti? Sei stato tu il primo a mettere Oto a rischio, non riesci a comprenderlo, forse?»

    Di quali segreti parlo? Chiese, incredulo della domanda che la ragazza gli aveva rivolto.
    Mettere Oto a rischio? E come? In pochi giorni ho raccolto numerose informazioni, alcune riguardanti l' organizzazione che vi ha attaccato. Grazie a me, ho un arma in più per stanare gli uomini di Hayate nel mio villaggio e tutti quelli che tenteranno di entrare ad Oto. Disse, senza alzare la voce.
    Era stranamente calmo, ma questo non voleva dire che non fosse lucido e attento ad ogni movimento dei presenti.

    La donna continuò a parlare, senza mai fermarsi un secondo, ma Deveraux la punzecchiò ad ogni frase, fastidioso come una zanzara attaccata a un dito del piede.


    CITAZIONE
    Hai deciso di parlare durante una Festa simbolo dell'unità della Grande Alleanza, hai poi preteso che due Kage ubbidissero con semplicità alle tue parole e adesso minacci persino il suicidio? Perdonami, ma se volessi pensare male potrei affermare che la scelta della tua tempistica e del luogo della stessa sottintendono un altro tipo di intenzioni oltre a quelle da te enunciate.»

    Oh santo cielo! Si rivolse ad Itai.
    Mi stanno facendo di pentire di essere qui stasera. Veramente. Non avete nessun diritto di interrogarmi lontano da Oto e lo sapete bene!

    Spostò il suo sguardo sulla Principessa. La odiava. Parlava come se fosse l'Hokage in persona, invece era solo una kunoichi saccente protetta da due Kage.

    Ascoltarla può farmi guadagnare tempo, ma non ho via di uscita. Una ce l'avrei, strano che non sia venuta in mente a loro! Itai aveva vissuto una situazione del genere prima di quel giorno.
    Cosa stava aspettando?

    Sono stato addestrato a resistere alle pressioni, anche a quelle di un sadico come il Lavello. Come poteva dimenticare la lezione a Villa Mikawa?!

    Nudo nel cuore della notte, infreddolito, stremato, senza chakra, avvelenato, ricoperto interamente da liquido infiammabile, sotto genjutsu e non per ultimo circondato dal Garth e da tutti i suoi gregari, pronti a legnarlo di brutto.

    Se qualcuno avesse cercato di entrare nella mia mente me ne sarei accorto, non preoccuparti. Ne ho di esperienza.
    E sì, sono sotto Genjutsu. Per diamine, ho visto i tuoi occhi, il bisogno di fermarmi... mi stai insultando.
    Se quella notte fosse riuscito a sopravvivere, alla prima occasione buona gli avrebbe frantumato i denti.


    CITAZIONE
    «Le tue parole possono affermare il contrario, ma attualmente agli occhi dell'accademia sei un traditore, e Febh Yakushi non aprirà i Gate a chi minaccia l'equilibrio del suo villaggio. Oto non reggerebbe un'avanzata su di sé, non ora. E tu lo sai.»

    Esplose.

    SMETTILA DI NOMINARE OTO. Urlò, stufo di sentirsi dire cosa il suo amministratore avrebbe fatto di lui da una kunoichi che forse non era mai stata nel suo villaggio.
    Oto era ben diversa da Kiri e Konoha.
    Lui era diverso da loro.
    Sarebbe morto a testa alta e quando tutti avrebbero saputo il motivo della sua morte, una statua sarebbe stata eretta nello spiazzo dell'East Gate di Oto in suo onore. Ne era sicuro.
    Nessuno poteva interrogare un ninja del Suono senza un preciso motivo, alleato per giunta.
    Ogni volta che pensava a ciò che stava facendo e perchè, la paura lo abbandonava.

    N e s s u n o può reggere a un avanzata. Oto nemmeno, ma è l'unica insieme a Kiri che può ancora dimostrare la sua forza! Tuonò.
    E contro un villaggio vero! Quella precisazione fu un tocco di classe.
    Mezza Konoha era stata distrutta da una semplice organizzazione e lei si permetteva di giudicare le difese e la forza bellica del suo amato villaggio? Tre Jonin di Kumo senza palle sarebbero stati sufficienti per cancellare la Foglia dalla carta geografica.
    Nessuno doveva toccargli Oto.

    Prendi e porta a casa. Pensò, soddisfatto.

    Era chiaro il motivo per cui la donna infarciva i suoi discorsi con Oto. Voleva fargli credere che lui non fosse nulla per il suo villaggio, solo un semplice ninja, ma si sbagliava di grosso.


    Lanciò un rapido sguardo verso Itai. Cosa attendeva?

    CITAZIONE
    Hai sbagliato, prima di essere qui, è vero, ed è possibile che in futuro accadrà ancora, è normale del resto, tutti sbagliano...

    Si tutti sbagliano e anche io ho sbagliato, dovevo rifiutare, sputare in faccia al Flagello e cercare di scappare da lui uscendo da una taverna 4 metri per 4 e così farmi uccidere. Non sarei qui ora, te ne rendi conto? Voleva applaudirgli davanti, ma era impossibilitato. E voi non avreste saputo la sua prossima mossa. Scosse il capo, rassegnato.
    Si, sono un guardiano e no, non ho mai interrogato nessun ninja alleato se è questo quello che vuoi sapere. Ogni ninja al di fuori di Oto è un pericolo, come lo era quel Godsan, ninja di Kiri e non Nukenin. Si fermò, per riprendere fiato e riordinare le idee.
    Secondo voi, dovrei allora interrogare ogni kiriano che vuole entrare ad Oto dal mio Gate perchè forse può aver informazioni su questo Godsan? che da quello che sò...è morto. Sapeva che era stato giustiziato, ma doveva indagare su quella vicenda per conto di Febh. Anche quella era un informazioni segreta che la Kobayashi poteva estirpare dalla sua mente. ma forse no. Il suo sorriso si trasformò in un ghigno.
    Si stava sfogando.
    Era inutile ribattere alle parole della donna, prima o poi i due Kage avrebbero agito e lui non avrebbe avuto scampo. Non c'era nessuna luce in fondo al suo tunnel.
    Difficilmente Itai avrebbe preso le sue difese.

    Siamo stati sempre da soli noi otesi.

    Aveva issato la bandiera bianca troppe volte.
    Sorprendentemente, forse per guadagnarsi la fiducia dello Yotsuki, La Principessa descrisse i suoi poteri, ciò che era in grado di fare.
    Riuscì ad attirare nuovamente l'attenzione dell'otese.
    Si decise a non interromperla più.
    Una volta concluso il suo lungo discorso, con espressione allegra e divertita il Chunin prese parola.

    Sei proprio abile a giocare con i ricordi ed è proprio questo che a me non piace. Poteva interrogarlo e cancellarsi i ricordi dalla mente, o qualcosa del genere.


    CITAZIONE
    Ti va di fare una prova, Deveraux?»

    Rise.
    Una prova?


    In un lampo, le enormi mani dell'Hokage comparvero davanti al suo volto.
    Prima che le lame potessero affondare nella sua gola, il gigante riuscì a inclinare indietro i polsi dell'otese, salvandolo da morte certa.
    Ai lati della sua gola si aprirono due tagli. Non erano profondi, ma il sangue iniziò a sgorgare comunque, macchiando di rosso il suo prezioso Kimono bianco come il latte.
    All'unisono e senza esitazioni, le lame erano saettate all'esterno. Deveraux non scherzava mai.

    Udì le sue parole, la sua risata, ma la sua mente era altrove, a rimuginare sul fatto che anche in quell'occasione si ritrovava a doversi piegare alla volontà di altre persone, più potenti di lui.
    Tutta la sua vita era stato un susseguirsi di "sì, farò come vuoi", "sì, ti seguirò", sempre e solo perché più debole.

    Di sua spontanea volontà aveva deciso di seguire solo il Garth.

    Nella morsa dell' Hokage non avrebbe avuto vie di fuga.
    Game Over Deveraux. Ti interrogheranno e Oto verrà...profanata. Schifosi bastardi vermi. Non si agitava nè scalciava per tentare di liberarsi.

    CITAZIONE
    Sta tranquillo, sono un po’ manesco ma sono anche onesto, se lei cercherà di prendere più del necessario ti basterà muovere un dito e se non riuscirai a sottrarti da solo alla sua interrogazione lo farò io personalmente.
    Non sei tu a dover temere, ma chi ti ha fatto vivere quella brutta nottata.
    Non siamo nemici, te l’ha già detto lei.

    Con le mani bloccate dal Colosso, Deveraux cercò di avvicinare il suo viso a quello dell'Hokage. Lo fissò dritto negli occhi.
    Doveva udire bene ciò che stava per dirgli.

    Nessuno di voi tre ha pensato bene di andare a chiamare qualcuno di Oto. Sorrise. C'è Aloysius-sensei, ma quello è un caso particolare... Era da molto tempo che non aveva sue notizie.
    meglio disturbare Febh.

    Volevate seriamente interrogarmi senza la presenza di un mio compaesano? Penso proprio di sì. Perchè mi domando. Perché? Non è la prima volta che si arresta e si interroga un ninja di Oto tenendo il Suono all'oscuro di tutto...o sbaglio?

    Li guardò uno a uno, disprezzandoli.

    E visto che la signorina qui sà giocare bene con i ricordi e voi di Oto vi fidate ciecamente, perchè non farmi interrogare da Febh o da qualche altro Chunin del mio villaggio? Stava chiedendo troppo e lo sapeva.

    Andate a chiamare Febh, così la sua amica potrà prendersi un caffè insieme a lui.

    Cosa avrebbe fatto Febh non era dato saperlo, forse lo avrebbe picchiato scusandosi per il comportamento del suo sottoposto.
    Indipendentemente da tutto, si stava comportando come un vero otese.

    Duro fino alla fine dei suoi giorni.

    Aloysius lo aveva addestrato molto bene.



     
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    La Festa dell'Accademia



    Sentii la discussione e le parole dello Yotsuki, dunque sospirai profondamente a quelle parole. Feci un passo in avanti, con fare emichevole e misi una mano sulla spalla dell'Hokage, guardando Deveroux in faccia.
    Continui ad essere straordinariamente coraggioso. Dissi, non senza una specie di risatina. Non fare cavolate adesso Deveroux, hai la mia parola d'onore che nessuno ti stenderà e che nessuno ti farà del male. Lo sai bene che io non mento, e sai benissimo - e lo sa l'Hokage - che tengo all'Accademia quanto Kiri. Se l'Hokage ti lascia stare, mi prometti che non farai idiozie e mi starai a sentire, da uomo a uomo?
    Ottenuto un cenno d'assenso da parte dello Yotsuki mi sarei rivolto a Raizen. Lui sapeva bene che tra i due colui che era più veloce e reattivo ero io senz'altro e se ero vicino a Deveroux qualora avesse tentato di fare qualche idiozia avrei potuto bloccarlo prima ancora che si potesse fare qualsiasi cosa.
    Lascialo, Raizen. Chiesi, con tranquillità, senza lasciar trasparire alcuna reale emozione.
    Quella specie di farsa stava andando avanti da troppo e le parole utilizzate sia da Shizuka che da Raizen se erano servite a scuotere il ragazzo di Oto avevano avuto l'unico effetto di farlo chiudere in se stesso, costringendo dunque a complicare inutilmente la situazione. L'orgoglio di Raizen poteva essere uno scoglio insormontabile, così come la sua assoluta volontà di non voler mai scendere a patti quando riteneva di dover avere qualcosa a qualsiasi costo. Ma un leader doveva poter parlare ed essere creduto prim'ancora di essere minaccioso. Non si tenevano i ninja in riga solo con la paura.
    Lascia che ti illustri il cuore del problema, Deveroux. Dissi allora. Un mese. Hai atteso un mese per rivelarmi informazioni vitali che avevi coraggiosamente raccolto. Non hai il mio biasimo per aver affiancato Jeral, la tua vita era in pericolo ed con un certo grado di abilità sei riuscito a riportare importanti informazioni. Ma hai atteso un mese, e prima di tutto, hai inventato una balla. Posai una mano sulla spalla di Deveroux, amichevolmente. Capisco che tu fossi spaventato dalla storia del veleno, ma mi hai mentito una volta, perché dovrei crederti ancora? E se per caso tu avessi deciso di mentirmi la prima volta solo allo scopo di mostrarti pentito per una verità, spingendomi dunque ad accettarla? Alza lo sguardo, Deveroux, guardami negli occhi. L'ultima frase l'avrei della solo se Deveroux avesse cercato di non guardarmi, oppure di pensare ad altro. Le bambine alla festa, quelle due gemelle, sono le mie figlie. Grazie alle informazioni che mi hai dato potrò fare in modo che loro non possano essere usate come armi per ricattarmi e far fare a Jeral ciò che vuole di Kiri. Conosco posti estremamente sicuri ed inaccessibili, dove possono vivere in santa pace per un po', e di questo ti sono estremamente grato. Ma adesso... Intensificai il mio sguardo su di lui. Permettici di scoprire se ciò che dici è vero, e di appurare i fatti. Se mi avessi detto tutta la verità un mese fa non ce ne sarebbe affatto bisogno. Noi, fin'ora, abbiamo agito nel miglior interesse Accademico, tu invece hai commesso un errore. Sono più che certo che non lo ripeterai, ma un mese di attesa e quella bugia richiedono giusta conferma che solo una Kunoichi estremamente fidata può dare e me ed all'Hokage. Non ci fideremmo di nessun altro, solo di lei. Feci un abreve pausa, ma non avevo ancora finito di parlare.
    Non è mia intenzione catturarti, profanare i segreti di Oto, costringerti a fare qualcosa che tu non voglia fare. Data la situazione, Febh potrà tranquillamente permetterci di frugare nella tua testa per verificare la veridicità delle tue parole. Senza pericoli e senza scomodarlo troppo, sarebbe una cosa che potremmo fare davanti ai suoi occhi. Ora non voglio costringerti: sta a te decidere e fidarti di me. Ah, Deveroux, riguardo Godsan... Non sapevo se quella fosse una buona mossa, ma certamente era meglio evitare inutili tensioni dovute all'orgoglio. È senza dubbio morto. Tutti i documenti dicono così ed a Kiri non è mai stato più visto. Godsan è morto quel giorno a Konoha, giustizia fu fatta. Adesso, cosa rispondi? Ti fidi di me oppure vuoi una garanzia che io non distruggerò l'unità Accademica a causa di una stronzata come questa?
    Non sapevo che altro dire al giovane Yotsuki. Avevo fatto della diplomazia la mia prima arma, prima delle armi: così ero riuscito a convincere Seinji Akuma a tornare indietro, così avrei potuto convincere anche Deveroux a fidarsi di me. Poteva leggere solo sincerità nel mio viso, non solo amaro rimprovero. Apprezzavo le sue azioni, ed ero disposto a soprassedere ai suoi errori, dettati più da una evidente inesperienza che da cattiveria. Ma la fiducia andava guadagnata e se per caso lui quel giorno mi avesse permesso di confermarla, avrebbe avuto un solido alleato dalla sua.
     
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