La Festa della Fondazione

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    Haruki vibrò un altro colpo. Un lungo squarcio si disegnò sulla sua schiena, mentre il dolore si diffondeva rapidamente al resto del corpo. Non ne ostacolò il corso, assecondandolo mentre cercava di corrompere ogni sua cellula.
    Il dolore è necessario.
    Tutte le fibre del suo essere risposero a quello stimolo, contraendosi e causandogli uno spasmo che fece fatica a contenere. Il flagello gli cadde dalle mani, mentre lui si piegava in avanti, come se il suo corpo gli dicesse di non poter sopportare oltre. Quant'erano ormai? Forse 30? 40? Quante volte, per sua stessa mano, la frusta aveva morso la sua carne?
    Con un enorme sforzo di volontà, il monaco rosso si rimise a sedere nella posizione corretta. Si trovava nella stanza della sua abitazione di Suna che era stata adibita a luogo di preghiera. L'arredamento era piuttosto spartano: un modesto altare era posto contro una parete, mentre davanti ad esso si trovava un piccolo braciere acceso. L'unica fonte di luce in quel luogo. Non che per Haruki avesse importanza.
    Di fianco a lui, invece, giacevano gli strumenti della sua preghiera. I due cilici che si era appena tolto, un pugnale e la frusta.
    Il dolore purifica.
    Avrebbe dovuto immergersi in quel torbido marasma di peccato e perdizione che i suoi contemporanei chiamavano "Festa della Fondazione". Non aveva scelta. Doveva obbedire agli ordini e per quella sera il suo compito sarebbe stato "Mischiarsi agli altri ninja e divertirsi". Quando Shirai gli aveva letto quella parte della missiva che gli era stata inviata dal Tempio, il monaco non era riuscito a trattenere una smorfia di sorpresa. La dottrina prevedeva che i monaci non si concedessero piaceri tanto vacui e mondani, ma, evidentemente, in quell'occasione il calcolo politico e il dovere avevano prevalso sulla fede. Dopo un'attenta riflessione, Haruki aveva riconosciuto che compromessi del genere sarebbero stati sempre più comuni nella sua nuova vita. Ormai non era più solo un semplice monaco e come ninja la sua fedeltà andava al villaggio.
    Quel turpe pragmatismo, ovviamente, non l'avrebbe fatto desistere dal cercare di diffondere il rigore del suo credo. Prima o poi, avrebbe ottenuto gli strumenti e il potere necessari a persuadere anche il più empio degli uomini.
    Il dolore è una lingua che tutti comprendono.
    Inoltre, anche se la sua anima sarebbe stata macchiata dal peccato, il sangue e il fuoco gli avrebbero permesso di redimersi. Il flagello e la fiamma erano compagni che non l'avrebbero mai abbandonato.

    Una figura ammantata di nero emerse dalle ombre, interrompendo le preghiere del giovane Miyazawa. Era il suo nuovo guardiano, mandato direttamente dal monastero. Oltre ad essere un monaco, era anche esperto nelle arti mediche. Haruki non poté che esserne grato. Se al Tempio poteva permettersi di godere del potere purificatorio delle ferite per tutto il tempo che avrebbero impiegato a rimarginarsi, a Suna doveva essere sempre pronto all'azione. Come Ninja non poteva permettersi di agire con un corpo già martoriato dalle ferite.

    È tempo di andare, deve prepararsi per la festa. Lasci che io curi le sue ferite.


    [...]

    Shirai non condivideva il disappunto del suo confratello nei confronti di quella celebrazione. Anzi, aveva indossato di buon grado gli eleganti abiti da cerimonia che erano stati consegnati ad entrambi e, vista la riluttanza di Haruki, si era anche impossessato del biglietto e di tutti i suoi gettoni. Ammirando divertito lo spettacolo offerto dalle bancarelle e dalle decorazioni allestite per l'occasione, il giovane apprendista sembrava al settimo cielo. Haruki poteva solo immaginare lo sfarzo che caratterizzava la Festa. Anche in quel frangente, non provò dispiacere per la sua condizione. La cecità lo allontanava dalla dissolutezza dei bisogni materiali e in quel luogo sarebbe stata un'amica preziosa. Tuttavia, aveva un compito a cui adempiere. Si sforzò per sostituire la durezza dei suoi modi e della sua espressione con una pacata serenità, cercando di non apparire diverso da tutte le altre persone che lo circondavano. Sarebbe stato anche pronto a sacrificare sull'altare dell'obbedienza il digiuno che avrebbe dovuto rispettare quel giorno. Avrebbe fatto tutto quanto sarebbe stato necessario.
    Senza chiedere il permesso, Shirai trascinò il monaco cieco verso il chiosco dove era possibile giocare a dadi.
    Questa volta sarò io a portare a termine con maggior successo il nostro sacro dovere.
    Prima che il suo tutore potesse rispondergli, si rivolse all'uomo che gestiva la bancarella.
    Buonasera signore! Voglio puntare 200 gettoni!
    Se non fosse stato cieco e un velo non avesse ricoperto il suo volto, Haruki l'avrebbe incenerito con lo sguardo. Tuttavia, invece di rimproverare il giovane novizio per la sua sfrontatezza, si limitò a rispondergli con rassegnazione.
    Che la Fiamma possa concederti grande fortuna.

    A giudicare dalle urla di gioia, Shirai sembrava aver vinto. Probabilmente la volontà divina era davvero dalla sua parte.
     
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    Nuova proposta







    Le parole di Deveraux non sortirono buon effetto sui polsi del poveretto, ma nonostante la presa si facesse più stretta il dolore era più che sopportabile, la sua intenzione era quella di sentire la carne sotto i palmi delle mani, non di lederlo, anche se pareva che l’Otese non volesse altro.
    Solo alla richiesta di Itai la presa si allentò, trasformando di fatto le mani in due manette abbastanza larghe da lasciare gioco al polso ma sufficientemente strette da non far passare la mano.

    No, non lo lascerò, questo cretino ha appena tentato di uccidersi, non lo vedi da te?
    Se per errore non riesce a capire che non vogliamo ledergli rischiamo di trovarci con un cadavere buono solo a far salami e prosciutti.
    E per dio, credo che quelli di umano facciano davvero cacare.


    Guardò nuovamente Deveraux negli occhi, sfruttando la vicinanza tra i due.

    Non farmi ripetere due volte la stessa cosa, e non mettere “Aloysius-sensei” a scegliere, potrebbe stupirti il risultato di tale azione, avrai ben notato che ho qualche anno in più di te, parte di quel tempo con chi pensi sia stato speso?
    O stai forse pensando che i confini delle terre ninja possano essere un valido deterrente per le alleanze?
    Io non necessito di patti di sangue.


    Avrebbe bisbigliato quelle parole, attento a non farsi udire se non da Deveroux, chissà se il ragazzetto sapeva abbastanza da comprendere cosa significassero quelle parole.

    Mi sono stancato di insegnarti a respirare.
    Quella che ti ha raccontato pochi secondi fa Itai era una menzogna, ma non dargli colpe, poverino, lui non era presente e sa ciò che sa quasi tutta l'accademia, la verità è in mano a pochi, e molte di quelle mani non sono che pugni di vermi... vuoi la verità?
    È in mano mia, se vorrai sarà Shizuka stessa a provartelo.


    Guardò il resto del gruppo lievemente in cagnesco, sicuro del fatto che in solitudine avrebbe già fatto cantare il fringuello.

    Ci mancano solo i cestini, e con questo cretino volante avremmo già fatto un picnic stupendo.

    Tornò su Deveraux.

    Ti prego, sono esausto, io solitamente non parlo tanto, quindi a questo punto capirai che sto esaurendo il fiato.
    Scegli.
    Ti fai interrogare e scopri la verità su Godsan oppure ti fai menare, interrogare e torni a casa sapendo che l’unica persona a poterti svelare qualcosa su di lui non ti consegnerà mai la verità?
    Io ero presente quel giorno.
    Scegli tu, valuta se le persone sulle quali conti ti offrirebbero sufficiente protezione o se vuoi diventare adulto e cavartela da solo.
    Devi scegliere se essere un moccioso coraggioso o un uomo astuto.
    Fai tu.


    La presa si allentò lievemente, segno di una lieve accondiscendenza da parte della Montagna, ma lo sguardo era severo, lo stesso di un maestro, probabilmente uno dei pochi ad avergli insegnato come ci si comporta in quei casi.
     
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    La Festa della Fondazione

    Tentiamo la Sfortuna


    Ryuuto ce l'aveva fatta. Aveva portato in salvo il suo nuovo amico, il quale, non appena smise di vomitare l'anima, si presentò come Ryuu Forte! Curiosa coincidenza che i nostri nomi siano così simili commentò radioso come sempre.
    Appena Ryuu smise di rattoppare il peluche che ormai era in condizioni pietose li raggiunse un'altro ragazzo. Questo mostrò tutto fiero il suo peluche che sebbene fosse abbastanza grande era minuscolo paragonato al loro, e infatti il suo atteggiamento cambiò quando gli fu fatto notare l'enorme panda. Ryuu riuscì a convincere l'amico che l'aspetto trasandato del panda era voluto.
    Se l'è bevuta?! pensò, trattenendosi dal ridere per mantenere un aspetto convincente.
    Al fine della discussione l'ultimo arrivato ammise di aver perso e Ryuu introdusse Ryuuto al suo amico Piacere! Sono di Kiri anch'io! Allora potremmo trovarci anche dopo che la festa sarà finita! rispose stringendogli vigorosamente la mano. Il nonno sarà contento di sapere che in una sola sera si era fatto i primi due amici dai tempi dell'orfanotrofio, di cui non ricordava comunque molto.
    Ehi! Che ne dite di andare a tentare la fortuna! volevo fare un paio di puntate a scalata!
    Così, praticamente senza aspettare neanche una risposta dai due, si diresse verso la bancarella più vicina e iniziò a giocare.
    Buonasera signore! Penso di aver capito le regole... inizierò con 50 gettoni.
    2 a 6... pessimo risultato. Ma Ryuuto non avrebbe mollato subito.
    Beh... riprovo... continuò un po' scoraggiato.
    ...sigh 4 a 5. Almeno c'era stato un miglioramento. CONTINUO! ma 25 gettoni questa volta...
    Finalemte! Forse mi sta tornando un po' di fortuna. Riparto con 50
    SI! continuo con i 100 alla seconda fase
    Aveva perso di nuovo. Si vede che non è la mia giornata... Sai una cosa?! provo un'ultima volta con altri 50!
    1 a 1. Dopo questa era chiaro che non era il suo gioco... decise di aspettare Ryuu, poi se i suoi due compagni di fortuna (o sfortuna in questo caso) fossero stati d'accordo si sarebbero spostati ai dadi Almeno lì ho più possibilità... pensò sconsolato.
    In totale aveva perso 175 Almeno mi rimangono ancora un bel po' di gettoni Pensò speranzoso.
     
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    ehm...da qualche parte

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    La festa della fondazione

    2 ninja, un lavapiatti e un panda gigante...


    Parlato Ryuu
    Pensato Ryuu
    Parlato Ryuuto
    Parlato Izumo
    Parlato Banco

    Proprio una piacevole coincidenza che il ragazzo che l'aveva appena salvato fosse anch'egli del villaggio della nebbia. Ryuu squadrò la faccia del suo nuovo amico da cima a fondo, per riuscire a ricordare se lo avesse già visto da qualche parte,ma...niente. Dovevano avere all'incirca la stessa età e avevano vissuto nello stesso villaggio, eppure ebbe l'impressione di non averlo mai visto prima. Bé, in effetti Kiri non era proprio un paesino di provincia, quindi era abbastanza normale che non ci fossero molte probabilità di incontrarsi, ma in quel momento si chiese quante persone fossero presenti a quella festa e quante possibilità ci fossero di incontrare proprio un ragazzo di kiri e di farci amicizia. Era proprio il caso di dirlo, che quando è destino, è destino. Certo, perchè no. Rispose sorridente, quando Ryuuto gli propose di rivedersi una volta tornati al loro villaggio. Quella curiosa piega che presero gli eventi di quella sera lo misero proprio di buon umore, facendogli già dimenticare tutto l'amaro sapore di mochi mezzi digeriti che aveva rimesso da poco. Era tutto perfetto: era riuscito a vincere un peluche gigante per Keiko, aveva stracciato Izumo nella scommessa ed era riuscito a farsi un altro amico che non sembrava conoscerlo nemmeno di nome, rendendolo più felice che mai, sapendo che quest'ultimo non avrebbe finito per evitarlo come avevano fatto da sempre tutti i ragazzi del suo quartiere. L'affetto che Izumo e Keiko condividevano con lui, riusciva a colmare il fatto di non essere visto di buon occhio da quasi tutta la gente che viveva nei paraggi, ma ora che sapeva di avere un altro amico, non poteva essere più felice. I suoi pensieri profondi furono interrotti bruscamente quando Izumo gli chiese cosa avrebbero fatto fino al momento dell'estrazione. E' vero, l'estrazione. Non c'è più molto tempo. Ormai l'orario di chiusura della festa si stava avvicinando sempre di più, ma c'erano ancora parecchie cose da provare e vedere, quindi era ora di rimboccarsi le maniche e continuare a godersi i festeggiamenti il più possibile prima di tornare a casa. Ehm...Non lo so, che volete fare?
    Per fortuna, arrivò una secca risposta di Ryuuto, che sembrava avere le idee molto chiare, a dare uno spunto su cosa avrebbero potuto fare. Ehi! Che ne dite di andare a tentare la fortuna! volevo fare un paio di puntate a scalata! Si, dai. Facciamolo. Per la sua natura sempliciotta, Ryuu non poteva certo sapere cosa fosse "la scalata". Non che non gli piacesse scommettere, essendo sempre in competizione per qualunque cosa con Izumo, ma non se ne intendeva molto di giochi da bancarella, in quanto i suoi nonni erano sempre stati abbastanza severi sullo stare alla larga dai giochi d'azzardo. Ma se Ryuuto parlò di fortuna, non poteva che trattarsi di quello, quindi era l'occasione giusta per provare il brivido del gioco d'azzardo: niente fastidiose nonne in giro e i suoi 2 amici che non vedevano l'ora di trasgredire alle regole. Non dovevano fare altro che presentarsi alla bancarella e cominciare a giocare, senza che nessuno gli potesse dire il contrario. L'idea lo allettò molto, ma non ebbe neanche il tempo di accettare la proposta, che il loro nuovo amico era già partito alla ricerca della prima bancarella dove poter provare quel gioco. Se non volevano perderlo d'occhio dovevano sbrigarsi, quindi si caricarono sulle spalle il pesante pupazzo di stoffa sudicia e cominciarono a farsi strada tra la folla, cercando di rimanergli vicino.
    Non ci volle molto, ma durante il tragitto, Ryuu ebbe giusto il tempo di apprendere da Izumo in che cosa consistesse quel famoso gioco. In pratica, devi tirare un dado e il banco fa lo stesso e più vai avanti, più il banco vince facile e se...Ma quanto diavolo pesa questo coso? Ma è vero? L'avevo pensato anche io, ma non ce l'ha, il batacchio. E se è femmina? Niente, ho controllatto già. Che stavi dicendo? Che più vai avanti e più sei obbligato a puntare. Che fregatura. Deve essere una ficata. Infatti. Io ci ho già provato. E come è andata? Benino, ho vinto 340 gettoni. Cavolo, ti devo superare!

    Arrivati in piazza, Ryuuto si diresse immediatamente verso la bancarella dove avrebbero potuto sfidare la sorte: sembrava sapere il fatto suo, quindi non restava altro da fare che raggiungerlo e sedersi al banco e cominciare a giocare. Dopo che ebber sistemato il gigantesco peluche il più vicino possibile a loro, si sedettero sulle prime sedie vuote che trovarono, ma al momento ne erano disponibili solo 2, quindi dopo una "tranquillissima" lite amichevole tra Ryuu e Izumo, il primo riuscì a guadagnarsi il posto per primo, sedendo al fianco di Ryuuto, che aveva appena cominciato a tentare la fortuna.
    Era il momento della verità: la sua prima volta che giocava ad un vero gioco d'azzardo in cui avrebbe dovuto scommettere dei veri soldi (o quasi), sentendosi un vero uomo. E allora, cominciò ad infilare una mano in tasca e si rivolse gentilmente verso il banchiere (O banconista? O banchista? Bho) Salve. Vorrei giocare, punto 1000 gettoni!!! Disse, poggiando sul banco tutti i gettoni di cui disponeva, convinto al 100% di vincere.

    ...


    Bé, non è che fosse proprio una buona mossa, giocarsi tutto alla prima mano, ma non essendo pratico non se ne rendeva neanche conto. Vabbè, inutile difenderlo, è un totale deficiente. Izumo, fermalo.
    Wo,wo,wo,wo, ma che stai facendo??? Punti tutti i gettoni in una volta? Stai zitto, lo so quello che faccio. Ma tu non hai mai giocato a questi giochi. Non ti preoccupare, posso vincere: non è difficile, devo solo tirare un dado. I suoi occhi erano pieni di passione e determinazione...tanto da non accorgersi di stare commettendo un enorme cazzata, ma contento lui... E' fottuto.
    Ryuu confermò la sua puntata senza battere ciglio, attirando anche l'attenzione dei passanti, che si fermarono a guardare quell'audace ragazzo che non aveva paura di puntare una somma così alta. Il ragazzo prese lentamente in mano il dado a sei facce datogli dal banco, sicuro di sè e con gli occhi di fuoco. Intorno a lui, la folla attendeva con ansia che facesse il proprio tiro, quando finalmente Ryuu lasciò cadere il suo dado sul banco, che dopo un paio di rimbalzi si fermò su...4!!! Decisamente un buon numero. Ryuu poteva farcela, aveva buone possibilità e la gente che lo osservava, cominciò a bisbigliare, sorpresa dall'enorme fortuna che ebbe il ragazzo. Ma il gioco non era ancora finito: adesso toccava al banco dover tirare il proprio dado. Ryuu sentiva battere il suo cuore a mille, mentre Izumo stava cominciando a sudare freddo, quando finalmente anche il banco prese il suo dado e lo lanciò. Il dado rimbalzò più di una volta, ma non si riusciva a capire dove si sarebbe andato a fermare; tra la folla calò il silenzio, come se tutti quelli interessati a guardare stessero trattenendo il respiro, con una minima speranza che quel ragazzo potesse vincere una tale somma alla prima mano. Eccolo!! Il dado stava per fermarsi...aveva cominciato a roteare lentamente su di uno spigolo, regalando infiniti possibili finali nelle menti degli spettatori, quando alla fine la forza di gravità vinse sul quel moto rotatorio, inchiodando il dado sul banco. Un 4! Mi spiace,ragazzo. Ti è andata male.

    ...
    ...
    ...


    COGLIONE!!!


    Ryuu si girò di scatto, per vedere chi, tra i presenti avesse osato insultarlo. Chi è stato? E' stato il panda! Perchè anche lui lo sa che sei un coglione! La gente, che ormai aveva mutato il proprio silenzio di ansia ed intrepida attesa, in un totale mutismo di imbarazzo per quel povero ragazzo, cominciò ad allontanarsi, riprendendo il loro naturale cammino per le bancarelle. Bravo, fesso, e ora che fai? Perchè, non posso riprovare? NO! Ma lo vuoi capire che hai perso tutto??? Non hai più niente, hai chiuso.Ah...e perchè non me l'hai detto prima? Ma tu non mi sentivi!!! Mmm...e vabbè, ci ho provato. In effetti a Ryuu non era mai importato niente dei gettoni, sapeva benissimo che aveva comunque pochissime probabilità di vincere uno dei premi in palio alla lotteria. Quello che più gli importava era di passare una bella serata e godersi la festa a pieno con i suoi amici, quindi scese dalla sedia con il suo classico buon umore e andò vicino al panda, in attesa che anche gli altri 2 finissero di giocare. Quando finalmente si stufarono anche loro del gioco, si avvicinò a loro, per decidere cosa altro avrebbero voluto fare. Allora, quanto avete vinto? Ryuuto non aveva avuto una giocata fortunata, ma mai quanto quella di Izumo. Niente, anche io ho perso tutto. E a quel punto, Ryuu non poté che scoppiare in una sonora risata, al solo pensiero, che il suo amico che aveva fatto tanto il saputello, avesse perso tutti i gettoni alla sua stessa maniera. 2 amici, 2 imbecilli. E vabbè, non restava altro da fare che decidere dove altro sarebbero potuti andare. Ryuuto propose di andare a tentare la fortuna in un altro gioco di dadi, e anche se gli altri 2 non avevano più finanze per continuare a giocare, accettarono l'idea , assecondando il loro nuovo amico. Almeno lo avrebbero guardato giocare, oltre che farsi qualche altro giro tra le bancarelle, dato che non avevano idee più interessanti da realizzare.

    Izumo e Ryuu ripresero in spalla l'ingombrante peluche e se il loro nuovo amico kiriano avesse già saputo dove andare lo avrebbero seguito a ruota fino al luogo dove si sarebbe dovuto svolgere il gioco, altrimenti avrebbero fatto un paio di giri per la piazza, fin quando non avrebbero incrociato il losco figuro col suo piccolo tavolo di legno, ansiosi di vedere se Ryuuto sarebbe stato capace di vincere qualcosa, a dispetto di quello che erano riusciti a combinare tutti e 3 fino a quel momento. La simpatica e quieta musica che si diffondeva nell'aria, non smise mai di riecheggiare tra le vie del villaggio, continuando imperterrita ad allietare la serata a tutti i numerosi visitatori provenienti da ogni angolo dei paesi accademici e Ryuu non poté fare altro che ascoltarla e memorizzarla dentro di sé, consapevole che quando la serata sarebbe giunta al termine, non avrebbe potuto sapere quando avrebbe di nuovo potuto immergersi in una tale atmosfera di allegria e serenità. Ma rimane sempre un coglione.


     
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    Y Danone
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    MATTER OF RESPECT

    There is no respect for others without humility in one's self.




    Rimase in silenzio.
    Immobile nel posto che aveva guadagnato come proprio, con ancora la mano tesa di fronte a sé, Shizuka Kobayashi guardò in faccia l'otese che, interrompendola e aggredendola, aveva continuato a deridere ogni parola che lei gli aveva offerto fino a quel momento.
    La gentilezza, la sincerità che aveva cercato di mettere nel suo discorso, il desiderio di poter fare davvero breccia nel suo interlocutore, vennero rimbalzati indietro con l'arroganza tipica di un bambino capriccioso che si credeva più di ciò che realmente era, convinto di poter più di quello che davvero sarebbe riuscito a fare.
    C'erano così tante cose che avrebbe voluto dire... così tante sue frasi a cui avrebbe voluto ribattere...

    Ferma al suo posto, la Principessa del Fuoco sentì qualcosa dentro di lei ruggire di rabbia incontrollata, tradita, e poi avvertì la tipica sensazione del suo Sharingan che si scioglieva, si piegava e tornava a nascondersi nelle profondità del suo Kaiken.
    Le parole di Itai giunsero lei da un luogo remoto della realtà e persino quando Raizen scattò in avanti a bloccare le mani dell'inetto Lupo del Suono per impedire lui di commettere il più sciocco dei gesti, non disse né fece niente. Ancora con il braccio teso, come se si fosse dimenticata di ritrarlo nuovamente a sé, la ragazza sembrava essere rimasta sola, in quel luogo. Muta. Silenziosa. Non sembrava più registrare niente di ciò che la circondava. Neppure l'arrivo disastroso di Akira Hozuki, difatti, sembrò risvegliarla.

    Poi, però, si mosse.
    Un passo dopo l'altro. Piano. La Principessa dei Kobayashi avanzò e con lentezza si portò di fronte a Devereaux. A quel punto, con il braccio ancora teso, cercò di allontanare Raizen da lì. Non fu aggressiva né esagerata, la pressione che avrebbe apposto sarebbe infatti stata appena sufficiente per far compiere al Colosso un paio di passi, se egli avesse voluto. Per aprire cioè per sé lo spazio necessario per poter muovere la mano con libertà.
    A quel punto poi, alzando improvvisamente il braccio verso l'alto, la ragazza lo avrebbe abbassato con velocità, tentando di tirare uno schiaffo in faccia all'otese a mano ben aperta, abbastanza forte da far girare lui il viso e, forse, anche per ottenere qualcos'altro.

    «Non osare parlare in questi termini del mio villaggio, Yotsuki.»



    La voce sarebbe stata lapidaria come gli occhi di lei. Benché questi fossero tornati del loro peculiare verde smeraldo, le iridi si erano ristrette diventando due falci di grande freddezza.
    «Non ti permetto di offendere Konoha in questo modo.» Disse, inchiodando il suo interlocutore nel punto che occupava. Il suo sguardo era soverchiante, trasudante un tipo di potenza ben diversa da quella della semplice forza ninja. «Non mi sono permessa neanche una volta di pensare al tuo Gakure in termini inferiori al rispetto per un alleato. Mai ho ritenuto che Oto fosse qualcosa di meno che un valido Villaggio amico. Non ho mai azzardato niente che potesse offendere te, i tuoi concittadini e il tuo luogo natio... dunque pretendo da te il medesimo trattamento nei confronti miei e del mio Villaggio.» Continuò, gelida. Non era arrabbiata, quanto piuttosto risentita. Ferita in un luogo della sua personalità che prendeva il nome di “fierezza”. «Sono una orgogliosa Kunoichi della Foglia e prima di questo sono la potente Principessa del Fuoco, l'erede dell'Airone. Vivo in nome del mio nindo, forte del coraggio che i miei antenati hanno lasciato a me e ai miei fratelli e sorelle con il messaggio che caratterizza la Volontà del Fuoco. Vivo seguendo il verbo del nobile della Fiamma: con rispetto, lealtà, coraggio e ambizione.» Asserì, con gli occhi puntati dritti in quelli dell'uomo di Oto. La sua figura, lineare come quella di un fuso, dritta e fiera, era l'immagine di ciò che l'erede dei Kobayashi avrebbe dovuto essere: una Principessa che aveva giurato fedeltà al proprio Paese prima ancora di nascere e che devolveva ad esso tutto ciò che era e che sarebbe stata anche in futuro. «Sei un bambino sciocco e presuntuoso, accecato da sentimenti che non riesco a comprendere ma a cui non intendo dare un nome. Non li meritano. Tu non li meriti.» Disse, austera. I lunghissimi capelli castani, lisci e intrecciati di pendagli di puro oro, ondeggiarono alla leggera brezza che si infiltrò invadente nel vicolo in cui il gruppo di shinobi si trovava, portando via con sé il delicato rumore di campanelli che questi produssero. «Sei libero di credere ciò che più ti aggrada dell'Alleanza Accademica, non sei né il primo né l'ultimo sciocco che non comprende il significato della Pace e della Collaborazione, ma non sei tenuto a prenderti gioco dell'orgoglio degli altri Villaggi.» Ordinò, e la sua voce schioccò come una frusta battuta al suolo.
    A quel punto, qualora il suo schiaffo non fosse stato precedentemente impedito, la ragazza avrebbe premuto la sua mano, che ancora non aveva ritratto, sul volto di Deveraux. Piccola e affusolata, di una carnagione rosea morbida e profumata di fiori di loto, presentava anche calli laddove le armi venivano impugnate. Cicatrici sul dorso. Segni bianchi e irrimediabili in prossimità dei polpastrelli.
    Non erano solo le mani di una Principessa, quelle, ma di una Shinobi che aveva servito e continuava a servire con onore il suo Villaggio.
    «Pensi forse che due Kage non sarebbero stati capaci di costringerti a fare quello che volevano? Persino io, da sola, sarei bastata a violare la tua mente, prendere ciò che volevo e reintrodurti alla festa dal momento in cui cercavi il Mizukage. O peggio, cancellando tutto quello che avrei reputato giusto non farti ricordare.» Disse Shizuka, prendendo i polpastrelli sul volto dell'interlocutore ancora una volta prima ritrarsi con lentezza. «Eppure siamo tutti qui a cercare di parlarti, di convincerti. Di farti capire che non vogliamo il tuo male, né quello del tuo Villaggio.» Mormorò la Chunin, cercando di nuovo lo sguardo di Deveraux. «Oto è nostra alleata. Nessuno di noi vuole nuocergli. Preservando la nostra individualità e integrità siamo qui per supportarti, per supportarvi. E' sempre stato questo il nostro desiderio.» Affermò, incrollabile. Non mentiva. A nessuno interessava una guerra e nessuno, del resto, aveva mai considerato Oto un Villaggio privo di elementi validi di cui cercare l'appoggio e a cui portare rispetto. «Sei talmente cieco da non vedere l'evidenza? Così sciocco da non comprendere i fatti? Il tuo comportamento... umilia il tuo stesso Gakure, Yotsuki.» Seccò a quel punto la ragazza, affilando lo sguardo. «Se non riesci a capire le intenzioni di chi hai davanti, se non comprendi davvero cosa puoi permetterti e cosa invece faresti meglio ad evitare. Se ti risulta impossibile distinguere una circostanza da un'altra, allora, perdonami, ma il tuo maestro, con te, ha fallito.» Disse a quel punto, impietosa. E sapeva che quelle parole avrebbero riscosso un certo peso nel suo interlocutore... quel ragazzo, dopotutto, aveva forse tradito lo stesso attaccamento rispettoso al suo maestro di quello che lei aveva per Raizen, con la sola differenza che lei, ormai, camminava da sola, pensava da sola, e da sola valutava. Lui, no.
    Avrebbe sempre supportato la sua Volpe a rischio della sua stessa vita se necessario, in quanto lui era il suo maestro e prima ancora il suo Hokage, del resto però tra i suoi alleati era proprio lei la prima a scuotere la testa, quando riteneva di doverlo fare. Era la prima ad opporsi, se pensava che fosse doveroso. Aveva sempre fatto sentire la sua voce. Sempre.
    Come ogni Kobayashi, del resto, rimaneva devota, certo, ma nel suo esserlo, era indipendente. Lo era sempre stata.
    «Pensi che Febh Yakushi e il tuo maestro sarebbero lieti di un comportamento del genere, da parte tua? Non sto parlando di Oto, ma di te.» Puntualizzò, prima che il suo interlocutore scoppiasse di nuovo in chissà quale pietoso e insensato monologo sul non conoscere il suo villaggio e altre psicosi da adolescente di primo pelo di fronte alle quali, stavolta, non avrebbe potuto far a meno di ridere. «L'unico motivo valido per cui dovresti suicidarti è il pietoso messaggio che stai lanciando circa il tuo Villaggio e la tua gente. E' per persone come te che Oto è sempre stata considerata male, sottovalutata e tacciata a discapito delle grandi risorse e abilità che possiede.» E così dicendo cercò di agguantare il mento dello Yotsuki con la sua sinistra. «E prima di rispondere e urlare come un pazzo, stavolta, prova a riflettere. Pensaci davvero, idiota, credi che qualcuno di noi ti voglia male? Sei un nostro alleato e il nostro unico desiderio è aiutarti, nel limite del buon senso e dell'amore per la sicurezza delle persone a cui teniamo e del luogo in cui nasciamo, almeno questo riesci a capirlo?»
    Così dicendo, la Chunin lasciò che entrambe le sue mani si avviluppassero di un compatto alone blu elettrico, che per quanto fosse educato al volere del suo padrone, sembrava preservare ancora un incontrollato e ruggente guizzo. A discapito di quello che l'otese avrebbe potuto pensare, quando le mani della ragazza si mossero non si portarono alle sue tempie, ma al collo... e lì, con un calore piccante, cominciarono a curare i tagli da cui stava continuando a sgorgare sangue [Mani Curative].
    «Prima che si infetti.» Si limitò a dire, ma non si stava giustificando, stava solo esprimendo un fatto. «Prima di essere una manipolatrice, sono un medico. A prescindere da quanto stupido tu sia, non intendo permetterti di farti del male di fronte a me.» E così dicendo, quando ebbe finito la cura, rimase un attimo ferma, guardando il kimono bianco sporco di una pioggia di gocce rosso rubino del suo interlocutore. Chiudendo gli occhi, la Principessa dell'Airone sospirò. «Questo kimono è orribile, lasciatelo dire. Ma così è persino peggio.» Mormorò, iniziando a snodare dall'obi del suo kimono alcuni nastrini interni, come se stesse per spogliarsi. Dopo una serie di movimenti esperti, però, la ragazza si limitò a sfilare una lunga stola color dell'oro che faceva evidentemente parte del corredo del suo stesso kimono. Il tessuto, pura seta ricamata a mano punto per punto da un filo scarlatto che ricreava la fantasia del movimento di rose al vento, era uno dei più belli che probabilmente Deveraux avesse mai visto. E con ogni probabilità anche uno dei più costosi che il resto degli Shinobi presenti si fosse mai azzardato a guardare. Nonostante ciò Shizuka non si scompose poi molto quando cercò di far passare la stola dietro schiena dello Shinobi, gettando poi un lembo sulla spalla sinistra di lui così da ricreare una sorta di mantella che copriva gli schizzi di sangue... e in parte anche l'orribile fantasia con il demone. Gli Dei fossero benedetti.
    «Questo tipo di accostamento tra colori e tessuto è veramente pessimo.» Osservò però a quel punto, incredibilmente, la giovane Kobayashi. Sembrava per un attimo essersi dimenticata della situazione in cui si trovava. «Beh, potrei prendere qualche stola migliore dal banco di Aki, ma suppongo che tu non verresti con me per provarla...» Si grattò la testa, perplessa. «E' il meglio che posso fare con quello che ho. In ogni caso 13.560 ryo di seta delle tessiture del Paese della Terra renderebbero bello anche un Jinbei di cotone grezzo, quindi non ti preoccupare.» Praticamente quel lungo fazzoletto rettangolare costava... beh, forse era meglio non fare paragoni. «Tienilo.» Disse poi, inaspettatamente, la Principessa. «Me lo renderai quando verrò ad Oto.» Annunciò, poi riprovò, stavolta con un impegno un po' maggiore ed evidente, a sorridere. «Lavato e stirato, s'intende.»

    ...Era dopotutto l'unica erede di un Impero commerciale da centinaia di migliaia di Ryo.
    Lavare e stirare il suo foulard era il minimo, no?
     
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  6. frafri94
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    La Festa della Fondazione

    Un po' di fortuna!


    A quanto pare la fortuna aveva smesso di girare anche per i suoi due amici, anche se non era sicuro di poter definire Ryuu sfortunato: scommettere tutto quello che hai alla prima giocata non è esattamente una mossa furba. Ma non se la presero più di tanto, così, con Ryuuto che faceva strada, si diressero verso il bancone per giocare a dadi.
    Speriamo di aver un po' di fortuna, o almeno non la sfiga di prima.
    Buona sera signore! Da lei ho intenzione di restare fino a quando o avrò abbastanza gettoni per un secondo biglietto o avrò perso tutto. Cominciamo!

    Gli rimanevano 825 gettoni dei 1000 originali.Inizierò puntandone 75, così, giusto per arrotondare la cifra.
    Perso 11 a 14. Continuo con 50.
    Ne rimanevano 700. Ancora.
    Finalmente una vittoria! A quanto pare la fortuna sta tornando.
    E aveva ragione,da quel momento in poi si stabilizzò oscillando intorno ai 700 gettoni poi, all'improvviso, iniziò a vincere più spesso, fece anche un paio di tris che lo portarono velocemente al traguardo: aveva vinto i suoi 1500 gettoni, necessari per comprarsi un secondo biglietto.
    SI!! Ce l'ho fatta!!Grazie signore, è stato un piacere! Si girò verso i suoi due amici con un sorriso ancora più grande del solito facendo il segno della vittoria con le dita.
    Bene! e con questo ho più possibilità di vincere il premio. Andiamo a prendere il secondo biglietto, vi va? Nel frattempo ci sono tante bancarelle ancora ricolme di cibo che devo ancora provare
    Non era del tutto vero: ormai aveva provato quasi tutto il cibo che si potesse trovare; ma aveva ancora fame e denaro da spendere perciò perché fermarsi ora?
     
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  7. -Meika
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    La Festa della Fondazione



    Ah già, perché tutto quell'impegno poi? Avevo iniziato a giocare con l'intenzione di sbattere in faccia ad Akira la quantità mostruosa di soldi che avevo vinto ma non era proseguita proprio in quel modo. Mi grattai un attimo la guancia, pensierosa, dunque alla fine risposi con una certa sicurezza: Mi sono lasciata prendere la mano. Volevo iniziare per vincere il più possibile perché ehm... sì, perché mi andava. Tagliai corto sul fatto che l'avevo visto filtrare chiaramente con la ragazza otese, anche se non avevo ammirato il quasi "magistrale" parlo che lei gli aveva rifilato. Poi ho visto che stava andando bene ed ho proseguito.
    Dopo che gli diedi i venti gettoni lui li perse. Non me ne curai più di tanto, il fato aveva deciso che l'Hozuki quella sera aveva finito di vincere. Così lui si alzò nuovamente, rivolgendosi a me.
    Shinichi (il silenzioso) poté constatare che difficilmente gli avrei prestato molte attenzioni a quel punto. Non per maleducazione, se non altro per un'eccessiva timidezza che mi faceva sentire enormemente a mio agio solo con chi conoscevo bene. Ma impegnandomi ce l'avrei fatta a non essere maleducata! Sicuro!

    Comunque sei proprio carina stasera! Dovresti vestirti così più spesso!


    Ecco. Il suo obiettivo era farmi arrossire. Lo annusavo nell'aria. Peccato che mi conoscesse così bene da riuscire a farlo in poche mosse.
    Un leggero rossore imporporò le mie guance e si irradiò verso le mie orecchie e non riuscii a non lanciargli una sottile occhiata. Certo, la prossima volta vengo in missione in kimono. Ribattei ironicamente, usando le lunghe maniche per non lasciar vedere le dita che mi stavo torturando. Concentrarmi su quelcos'altro avrebbe placato l'imbarazzo. Forse.
    Ho un sacco di gettoni e vorrei cambiarli, e questi giochi mi hanno un tantino seccata... un tantino, eh... avevo fatto un numero incalcolabile di giocate. Avevo vinto moltissimo, ma ero decisamente stanca di quello. Mh, forse tra poco fanno lo spettacolo con i Taiko! Ho sentito dire che è davvero bello da vedere. Dunque mi voltai verso Akira, in modalità visiva "Edddddaaaaaaiiii".

    Poteva essere che lo conoscessi anche io molto bene.

     
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    ehm...da qualche parte

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    La festa della fondazione

    Ti senti osservato? Lo sei...


    Pensato Ryuu
    Parlato Nonna Ayaka
    Parlato Nonna Kazuko

    Bé, non si può certo dire che la serata fosse iniziata nel migliore dei modi, dopo aver visto il suo prezioso panda massacrato e aver perso tutti i suoi gettoni in un microsecondo, ma almeno si stava divertendo. Non gli capitava spesso di andare ad una festa al di fuori del villaggio e senza essere sorvegliato dai suoi nonni, quindi il vero scopo della serata era sempre e solo stato divertirsi con Izumo, e ora che aveva trovato anche un nuovo amico, non poteva andare meglio di così. Seguendo a ruota ancora una volta il ragazzo appena conosciuto, arrivarono ad un’altra bancarella, che più che una vera bancarella sembrava un tavolo sgangherato dove un forestiero si era piazzato abusivamente per guadagnare qualche spicciolo. Ryuu non era molto fiducioso che quell’omone piazzato dietro al tavolino fosse un tipo affidabile, ma se c’era già della gente che stava giocando, non vedeva perché non dovesse essere sicuro. In effetti si trattava di una festa organizzata per accogliere centinaia di persone, tra cui varie autorità provenienti da ogni parte del paese, e quindi doveva essere sicuramente sorvegliato da una miriade di ninja super addestrati, non c’era bisogno di preoccuparsi che potesse imbrogliarli con qualche trucco. E va bene, proviamo. Lui aveva preso l’enorme peluche per il piedi e camminava davanti, mentre Izumo aveva la vista quasi totalmente oscurata dall’enorme pancia imbottita dell’animale, quindi, quando Ryuu si fermò nei pressi del tavolino, si vide piombare sulle spalle il gigantesco panda che il suo amico gli spinse inavvertitamente addosso, finendo schiacciato da quell’enorme massa di stoffa e imbottitura. Furono attimi di panico, in cui Ryuu si vide passare tutta la vita davanti agli occhi, pensando seriamente che sarebbe morto soffocato sotto tutta quella massa di finto lardo. Se nessuno dei passanti lo avesse aiutato levargli di dosso il panda, Izumo avrebbe faticato per riuscire a far rotolare il peluche di lato per liberare il suo amico, ma alla fine ci sarebbe comunque riuscito.

    [Appena 50 metri più in là]


    Umpf, con questo stupido binocolo mi sento ridicola.
    Bè, sei tu che hai lasciato la borsetta con gli occhiali a casa. Ma su, cara, non potresti smettere di pensare a lui per 5 minuti?
    Assolutamente no. Non voglio che compia altre scempiaggini.
    Poco più lontano rispetto alla posizione di Ryuu, si trovavano le sue 2 nonne, che, al contrario di quello che gli fecero credere, erano rimaste tutto il tempo a spiarlo costantemente tenendosi a debita distanza. Nonna Kazuko, per via della sua vista carente, si dovette procurare un binocolo giocattolo preso da una bancarella, mentre nonna Ayaka, che prendeva la cosa più alla leggera, si limitava a sbirciare di tanto in tanto, senza perdersi il divertimento della festa. In quel preciso momento nonna Kazuko si trovava vicino ad una bancarella di dolciumi, vestita con un elegante kimono blu notte, intenta a spiare suo nipote ossessivamente con il binocolo giocattolo comprato poco prima, per salvaguardarlo dal cacciarsi nei guai, mentre nonna Ayaka, che indossava un kimono ben meno vistoso di colore verde smeraldo e adornato con vari ricami floreali, era intenta a mangiare il suo zucchero filato con la sua solita aria serena, staccando man mano i vari batuffoli rosa ed infilandoseli delicatamente in bocca.
    Bé, ammetto che non è stata una buona idea, quella di perdere tutti i gettoni in una volta, ma è un bene che non sappia cosa sia il gioco d’azzardo, no? Vuol dire che l’abbiamo educato correttamente. Non mi riferivo a quello. Oh, suvvia, i Kobayashi non hanno neanche notato il suo gesto scortese. Sono tutti impegnati a godersi la serata, come dovresti fare anche tu. Pff, tu sei troppo buona con lui. Ma non sarà che invece sia tu ad essere un tantino troppo apprensiva. Io non sono troppo apprensiva. Sto solo cercando di evitare che nostro nipote scateni una guerra tra villaggi. Mentre discutevano, nonna Kazuko non perse di vista nemmeno un secondo suo nipote che veniva aiutato a rimettersi in piedi, dopo aver rischiato di morire schiacciato, osservandolo fisso col suo binocolo, mentre nonna Ayaka, si era accostata alla bancarella che avevano affianco per comprare una bambola di pezza, ancora col suo zucchero filato in mano. Uh, quant’è carina. Comunque sei una bugiarda: lo so benissimo che l’hai pedinato anche quando venne convocato per la sua promozione a genin. Non ti sei mossa di lì finché non lo hai visto uscire incolume dal palazzo. Come fai a sapere queste cose? Cara Kazuko, sono stata una ninja anche io, ho le mie fonti. Ma santo cielo, lascialo perdere per 5 minuti e goditi un po’ la festa, cosa potrà mai combinare. Guarda, ti prometto che se farà qualcosa di sconsiderato, me ne occuperò personalmente. A quel punto, Kazuko, staccò gli occhi dal binocolo, volgendo lo sguardo alla sua consuocera. Erano rari i casi in cui Ayaka si offrisse di punire il loro nipote, che capitavano solo quando riusciva seriamente a farla arrabbiare, ma sapendo che non c’era nessuno che Ryuu potesse temere di più al mondo, Kazuko, si convinse a rivalutare l’offerta che le fu proposta. Lo punirai tu? Assolutamente. E se proverà ad insultare un’altra autorità? Perderà i sensi prima che se ne possa rendere conto. Era fatta, Ayaka aveva promesso di occuparsi lei della faccenda, quindi, alla perfida nonna ossessionata dal nipote non restava altro da fare che lasciare il campo alla spietata nonnina dall’aria dolce e pacata, che sa infliggere punizioni come nessun altro. Kazuko ripose finalmente il suo binocolo nella borsetta, cambiando completamente espressione e rilassando i muscoli del volto. E va bene, in fondo credo che qualche mochi non mi possa fare male. Volevo giusto provare quelli che si è strafogato un’ora fa, sembravano buoni. Quale scatola, la seconda o la prima? La quarta. Ah, hai ragione, sembravano deliziosi.


    Edited by Yusnaan - 11/9/2015, 16:02
     
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    Haruki si sistemò il kimono. Doveva essere molto bello, ma sicuramente era altrettanto scomodo. Il monaco rosso avrebbe preferito di gran lunga le sue solite vesti, di cui in quell'occasione rimaneva solo il velo che copriva il suo volto. La stoffa cremisi fasciava il suo corpo lasciandogli poco spazio per i movimenti. Indubbiamente quell'abbigliamento metteva in risalto il suo fisico asciutto più di quanto non facessero gli abiti a cui era abituato. Nonostante i ricami dorati che richiamavano delle fiamme, il suo kimono raggiungeva quel giusto compromesso tra eleganza e sfarzo, non risultano affatto pacchiano. Gli abiti del suo attendente, caratterizzati da linee meno ricercate, apparivano comunque di squisita fattura. Le decorazioni e le stoffe riprendevano i colori della sua divisa da monaco. Le tonalità predominanti erano l'oro della sabbia e il marrone della terra. Il Miyazawa non era a conoscenza di questo particolare, ma quei vestiti erano stati prodotti su commissione dal clan Kobayashi.Le piace la festa, Miyazawa-sama? La voce allegra di Shirai non lasciava alcun dubbio su quanto lui si stesse divertendo. Anche Haruki dovette ammettere che l'atmosfera era piuttosto piacevole. Certo, la musica è particolarmente bella. Si limitò a rispondere, sorridendo. Che ne dice di fare una partita? Le dirò io il risultato! Shirai, non credo che sia opportuno che io giochi d'azzardo. Il giovane novizio gli si avvicinò, gli tirò la manica del kimono, facendogli segno di abbassarsi e poi gli sussurrò alcune parole all'orecchio. Ma Miyazawa-sama la nostra missione è mischiarci con gli altri ninja! Se non gioca almeno una volta, tutti si accorgeranno che c'è qualcosa di strano. Il ragazzino aveva ragione, per quanto quell'azione costituisse un peccato, non poteva sottrarsi al suo dovere. Gli accarezzò la testa in segno di approvazione e poi gli rispose con gentilezza. Oh, non so come farei senza di te, Kizaru. Subito dopo si rivolse al proprietario della bancarella. Va bene, punterò anche io 200 gettoni. Haruki, guidato da Shirai, raccolse i dadi, tese il braccio sopra il tavolino e aprì il pugno, lasciandone cadere il contenuto. Il padrone della bancarella fece lo stesso. Ha vinto, Miyazawa-sama! Ancora pochi gettoni e potremo comprare un altro biglietto per la lotteria! È vero, Shirai-kun. Però ricordati di non essere troppo legato a simili frivolezze. Siamo pur sempre monaci.


    Il monaco rosso non poteva vederlo, ma un altro ragazzo si era appena avvicinato al chiosco. Era un adolescente e probabilmente aveva la sua stessa età. Doveva essere alto circa 160 cm, aveva occhi e capelli neri e dava mostra di un fisico atletico. Tuttavia, non furono quei particolari ad attirare l'attenzione di Shirai. Il giovane, infatti, rischiava di essere schiacciato dall'enorme peso di un panda giocattolo. Oh, Miyazawa-sama una persona ha bisogno del nostro aiuto! Il suo attendente gli indicò cosa fare e insieme collaborarono per spostare l'enorme animale che schiacciava Ryuu. Quando si fosse liberato da quel peso, Haruki gli avrebbe teso una mano per aiutarlo ad alzarsi. Sta bene signore? Shirai era ben poco interessato alla salute di quel poveretto. Con un'espressione estasiata dipinta in volto, si limitò a domandare informazioni sul peluche. Dove hai trovato quel panda? Poi, tornò a rivolgersi ad Haruki. Miyazawa-sama posso averne uno anche io? La prego!
     
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    La Festa della Fondazione

    Pessima Idea


    Sarei voluto scomparire dalla faccia del pianeta.
    Ero lì, circondato da tegole di tetto, con il sedere a terra, mentre a pochi metri da me stava succedendo il putiferio.
    Un attimo di imbarazzo colse tutti i presenti, che ancora non avevano ben compreso cosa volesse significare quell'uomo caduto dal cielo. Gli occhi del Mizukage, però, lasciavano ben poco spazio ad interpretazioni diverse dal "sei fottutamente fottuto". Mi intimò di alzarmi, con fare gelido. Deglutii vistosamente, quindi, ancora con un pò di timore, mi alzai da terra, ancora paonazzo in volto. Con qualche manata sul kimono mi liberai della polvere sopra di esso, quindi, con la mano destra che strofinava i capelli dietro la nuca, cautamente mi rivolsi ad Itai, una volta che questo ebbe rassicurato gli altri sulla mia presenza.
    Avrei dovuto sapere anche io. Ma cosa, precisamente? Allora capii che con quell'entrata in scena sembravo proprio aver detto "mi avete beccato, stavo origliando". « Non è come sembra, eh! » Le mani andarono in avanti, con i palmi aperti come se prendessero le mie difese. « Giuro sul mio onore che non ho sentito una parola di quel che avete detto! Avrei voluto ma... » Capii immediatamente che mi stavo scavando la fossa. « Come non detto, sto zitto... » E da quel momento non capii più nulla di quel che stava accadendo. Deveraux sembrava un bambino un pò folle, tanto che cerco quasi di suicidarsi, prima di essere fermato, inizialmente con le parole, e dopo con i fatti, da quella montagna di uomo che capii essere il nuovo Hokage.
    Che bella situazione: due kage, un aspirante suicida e una ricca megalomane.
    Parlarono di attacchi, morti, bugie, attentati, pericoli, informazioni, nukenin... Insomma, un gran casino. Confuso ancor più di quando ero arrivato, mi limitai ad ascoltare in silenzio la discussione che andava avanti, tra urla, minacce e chi più ne ha più ne metta.
    Ero decisamente fuori luogo in quel contesto.
    Mi maledii a bassa voce per la mia pessima idea. Avrei parlato, rigorosamente con un tono basso e sommesso e ad Itai, solo se si fosse presentata un'occasione opportuna. « Ma, esattamente... In che diavolo di situazione mi sono ficcato? »
    Bella domanda.

    [...]

    Riuscii nel mio intento, seppur non tanto quanto mi aspettavo. Il rossore era solo accennato, un vero peccato. Forse mi sarei dovuto impegnare di più. poco male, comunque, c'avrei riprovato più in là nella serata. Non che avessi mentito, in effetti sistemata di tutto punto era veramente graziosa, però il mio animo scherzoso prendeva sempre il sopravvento in queste occasioni. A quel punto fu Meika a passare all'attacco: con gli occhioni in prima linea, mi chiese di andare a guardare con lei lo spettacolo con i Taiko.
    Purtroppo difficilmente avrei potuto dire di no, e non vedevo comunque niente di più divertente da fare. « Va bene, va bene! Andiamo! Ma togliti questi occhioni dalla faccia! » Esclamai ridendo. « Ciao ragazzi! » Dissi, mettendomi Meika sotto la spalla. « Non ve la prendete, eh! Sarà per un'altra volta... D'altronde, io son io, e voi non siete un... » Non conclusi la frase, probabilmente perché non c'era bisogno di completarla. « Scherzo! Sono solo più bello e simpatico! Ci vediamo dopo semmai! » E con il braccio destro alzato in segno di saluto, avrei seguito Meika verso il centro della piazza.
    Magari per strada avremmo trovato qualcuno di più simpatico o, semplicemente, una nuova vittima per i miei scherzi per continuare la serata divertendoci(mi) in compagnia.

     
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  11. -Meika
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    La Festa della Fondazione

    Figuracce Kiriane



    Akira, come al suo solito, continuava a fare lo splendido. A quella battutaccia rivolta a Near ed a Shinichi ricevette una leggera gomitata sul costato, ben più debole di quanto effettivamente potessi fare ma certamente abbastanza forte da fargli sentire il gomito contro le costole. Sempre lo splendido! Era così la prima volta che l'avevo conosciuto, probabilmente sarebbe morto così.
    A per la cronaca, era riuscito perfettamente nell'intento di farmi arrossire ancora di più, nell'arco di pochi secondi poi. Ero una debole di spirito, avrei dovuto imparare a controllare meglio le mie reazioni parasimpatiche. Ma me la cavai con dignità impeccabile, non lasciando dare a vedere l'imbarazzo che provavo se non, appunto, per il rossore che imporporava le mie guance.

    Ora, accade che se Meika Akuma rimane troppo tempo senza fare una figuraccia, le figuracce vadano da Meika Akuma. E nel complesso questo si deve a tre fattori principali. Il primo, la distrazione dovuta al fatto che l'aria leggera che si respirava portava a tralasciare molti dettagli che una mente abituata a raccoglierli non avrebbe altrimenti trascurato. Il secondo, la prorompente, vibrante ed assordante musica dei Taiko che stava iniziando a spargersi per l'aria. Terzo, la cecità di un povero ragazzo che di quella storia sarebbe stata solo l'inconsapevole vittima.
    A metà strada difatti la musica si arrestò e gli autoparlanti iniziarono a trasmettere la possente musica degli enormi tamburi suonati con tempismo impeccabile da artisti talentuosi. Scattai come un grillo non appena me ne resi conto così afferrai per mano Akira ed iniziò a trascinarlo più veloce verso la piazza. Iniziano!!!



    Fretta. Caos. Molta gente.
    Non mi accorsi del povero Haruki, che in realtà mi dava le spalle mentre passavo. Non mi resi certo conto di come accadde, ma forse incespicai su una sua gamba, oppure forse lo urtai ed io - non abitata a quei vestiti - mi ritrovai in precario equilibrio su un geta che non era fatto per rimanere in precario equilibrio. Nel mentre avevo mollato la mano di Akira, ma molto pateticamente - dopo aver urtato Haruki - volteggiai per poi riuscire ad atterrare contro un enorme signore lì vicino, sbattendo la testa contro il suo gomito (era così alto che la mia testa gli arrivava al gomito!).
    Ahia... Taci Meika... Ma che cavolo..! stizzita, non resami conto di aver urtato e soprattutto di aver urtato una persona cieca che con quel caos poteva fare scarsissimo affidamento all'udito dissi la cosa più sciocca che avessi potuto pensare. Ma cavolo, guarda dove metti i piedi!

    Nel mentre la Dea del Buongusto sperava che almeno Akira tacesse.

     
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    La Festa della Fondazione

    Opportunità


    Come Meika attira a sé le figuracce, Akira invece, si sa, non perde occasione per andarsele a cercare.
    Meika mi tirò una leggera gomitata sul costato. Feci finta di non sentire dolore o fastidio, altrimenti tutti i miei sforzi precedenti sarebbero stati inutili. « Sempre. » Ribattei, quasi con un tono solenne, ma sempre sorridendo all'Akuma sotto braccio. Per inciso, con un pò di ritardo, ma ero riuscito a farla diventare completamente paonazza. « Pensa te... Neanche volevo farti arrossire adesso! Sto migliorando, tra poco lo farai a comando! » Continuai a scherzare, mentre camminavamo per le strade dirette verso la piazza principale.

    Ovviamente, la mia proverbiale opportunità non mancò di essere messa alla prova anche in quella serata. Non mi era bastato mettermi in mezzo a chissà quali giochi di potere, quindi il destino ci mise il carico da novanta, con qualcosa di più leggero, sicuramente, ma forse ancor più imbarazzante. Con l'iniziare dello spettacolo musicale, Meika, eccitata come una bambina, accelerò il passo tra la marea di gente e, prendendomi per la mano, incominciò a tirarmi dietro di lei per arrivare prima in piazza. « Meikaaaa... Sono solo dei tamburi! Con calma, adesso arriviamo! » Come non detto. Inciampicò su una gamba, od un piede, qualcosa insomma, e riuscì a salvarsi dal finire con la gonna all'aria per un soffio, rimediando comunque un testata contro un gomito di un signore lì vicino che passeggiava tranquillo. Il ragazzo che l'avea fatta inciampare vestiva un kimono da sfarzosi colori accesi, arancio e rosso principalmente. Forse non era stata neanche colpa sua - a sapere prima del suo problema, avrei pensato sicuramente - ma io, in vena di fare il cavaliere, presi le difese della mia dama. « Ehi, tu! Sei cieco o cosa, eh? »
    Fai silenzio, Akira, fai silenzio.

    Scusate il post striminzito e ravvicinato all'altro, ma dovevo farlo :asd:
     
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  13. Roronoa™
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    Fine delle Ostilità

    Villaggio dell'Accademia pt. VI




    Le sue parole cariche di astio scalfirono l'animo della Principessa.
    Se pensava che quel ragazzo sotto al metro e ottanta sarebbe rimasto calmo si sbagliava di grosso, aveva il coraggio di alzare la voce anche all'Hokage in persona.

    Dopo alcuni secondi di assoluto silenzio, la donna iniziò ad avvicinarsi verso il Chunin di Oto.
    Era arrabbiata.
    Le famose e temute tomoe nere erano scomparse e le sue iridi rosse fuoco avevano lasciato spazio a un folgorante verde acceso.
    Anche con le mani bloccate, non aveva paura di lei. Nella corta e cortissima distanza, gli Yotsuki avevano ben pochi rivali.

    Esercitando una certa pressione con il braccio sinistro, Shizuka cercò di spostare il suo Hokage, quel tanto che bastava per avere davanti a sè l'otese. Alzò un braccio verso l'alto, con la mano completamente aperta.
    Deveraux sorrise.
    Donne. Si limitò a osservare.

    Oltre ad essere prevedibile, il Chunin aveva più modi per rendere ridicolo il probabile schiaffo, ma per curiosità, egli decise di incassare il colpo senza ricorrere nè al chakra nè al suo manto elettrico.
    Desiderava quantificare la forza della kunoichi.

    La piccola mano della ragazza colpì in pieno il volto del giovane Guardiano.
    Con lo sguardo rivolto di lato, la guancia dolorante e i capelli a coprire parte del suo viso, Deveraux fece le dovute osservazioni.
    Non male per una Uchiha.
    La giovane manipolatrice aveva una discreta forza.
    Continuò a parlare, mettendogli anche le mani addosso più volte, ma l'otese era diventato una statua di marmo.
    Non rispondeva nè mostrava un minimo di reazione ai movimenti che la Principessa imprimeva al suo volto.

    Scattò solo quando notò l'alone blu avvolgere le mani della kunoichi.

    Chakra elettrico? Osa usare l'elettricità contro di me?

    Mantenne la calma. A contatto con una fonte di elettricità diversa rispetto a quella che era capace di generare, i suoi muscoli diventavano rigidi all'inverosimile.
    Non poteva impensierirlo, non con l'elettricità.
    Avvolte dal chakra, le piccole mani della Principessa si fermarono sopra gli squarci che il giovane otese si era autoinflitto. Stava sanguinando copiosamente e il problema dell'infezione era reale.
    Il chakra elettrico della kunoichi iniziò ad agire.

    Strinse i denti, abbassando lo sguardo. Il calore generato dal jutsu curativo era notevole, quasi insopportabile.
    Un episodio accaduto qualche anno prima emerse dal pozzo dei suoi ricordi.
    Bosco dei Sussurri.
    Scontro finale col Bicoda incompleto.
    Febh che arriva e dopo aver curato Igoru mostra il suo braccio all'allora Genin, invitandolo a morsicare.
    Dopo averlo fatto si era sentito rigenerato, quasi rinato.

    Mi ero dimenticato di questo episodio, che abilità strana sarà? Si domandò, incuriosito da quell'episodio che era rimasto sepolto per anni nella sua mente.

    Cercò di ringraziarla ma le parole gli morirono in gola.
    Dai suoi denti serrati fuoriuscirono solo dei bisbigli incomprensibili.

    Nel mentre, dopo aver invitato il prepotente Raizen a mollare le mani del piccolo Chunin, Itai tentò di convincere il Guardiano a sottoporsi all'interrogatorio.
    Con la mano del Kage sulla sua piccola spalla, Deveraux udì in silenzio l'intero discorso senza mai spostare lo sguardo dal volto di Itai.
    Era chiaro che Febh non sarebbe mai stato chiamato.

    Dopo interminabili secondi di silenzio, l'otese fu sul punto di prendere la parola.
    Aveva una valida proposta.
    Privandosi del diritto di avere un compaesano affianco, egli si sarebbe fatto interrogare da un Chunin o un Jonin di Kiri, con la presenza dell'Hokage (non della Principessa).

    Raizen lo anticipò...e ne fu felice, perchè con poche frasi riuscì a capovolgere la situazione a favore... di entrambi.
    Quando sussurrò al solo Guardiano di aver trascorso molto tempo con Aloysius, l'espressione dell' otese rimase la stessa ma Raizen avrebbe potuto percepire il rilassamento degli arti superiori del ragazzo.
    Aggiunse di essere in possesso di informazioni segrete su Godsan, sconosciute anche al Mizukage stesso, il quale un attimo prima aveva rassicurato il ninja di Oto della morte del kiriano.

    Non dovrei farmi interrogare solo io. Si tenne il pensiero per sè.

    Gli occhi verdi di Deveraux brillavano.
    Avevano l'accordo.

    Perfetto allora! A queste condizioni evitiamo di disturbare Febh. La ringrazio Hokage-sama. Era ... felice.
    Si voltò subito verso la Principessa.

    Aveva udito qualcosa di profondamente errato.
    Il suo kimono era bellissimo.
    EHY.. bianco e oro, colori presenti nel simbolo del mio clan. Non è orribile. Cinque minuti prima avrebbe sclerato come una donna isterica.
    No cosa fai...ferma, non serve. Si stava spogliando?
    Chiuse gli occhi per alcuni secondi, imbarazzato. Aveva dei seri problemi il piccolo Deveraux.

    Con enorme stupore, l'otese si ritrovò sulle spalle una stola soffice e profumata.
    Il tessuto era....indescrivibile, a confronto il suo kimono non era che della paglia intrecciata scadente.

    13 MILA RYO? Urlò, terrorizzato dall'enorme valore del capo che la donna aveva offerto al giovane Chunin per celare le macchie di sangue sul suo vestito.
    La famiglia di Deveraux non era affatto povera, ad Oto avevano diverse ville, ciascuna con piscina e un ampio giardino, ma mai sua madre avrebbe permesso al giovane di spendere così tanto per un po' di tessuto.
    Non lo voleva, non più.
    Restituire tredicimila ryo per un eventuale danneggiamento era un rischio che non voleva correre.

    Ti ringrazio ma riprenditelo, ad Oto arriverà danneggiato, sicuro. Farlo per me, preferisco seguirti al banco di questo Aki che rischiare di doverti ridare 13 mila Ryo. Riprenditelo. Abbassò il capo, supplicante.
    E poi procediamo con questa interrogazione và.

    Puoi iniziare da quando sono partito da Oto per raggiungere il Ferro, un mese fa. Era un Venerdì.





     
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    La festa della Fondazione

    Il buon samaritano


    Parlato Ryuu
    Parlato Izumo

    Mentre il suo nuovo amico aveva cominciato a giocare ai dadi, non accorgendosi della situazione dietro di lui, Izumo stava disperatamente tentando di liberare il suo compagno dalle grinfie del mostro panciuto, ma la sua scarsa struttura muscolare non gli permise di riuscire a sollevarlo senza difficoltà.
    Mbufufucuvutufu Eh? TUFUCUFU!!! Non ti capisco, aspetta che ti tiro fuori, almeno.

    ...


    Fuk u! Fortunatamente, poco dopo, i 2 ragazzi che avevano appena finito di giocare al tavolino dei dadi, si offrirono di dare aiuto a quel povero disgraziato rimasto intrappolato, unendosi ad Izumo nell’alzare da terra il peluche. L’aria fresca ricominciò ad accarezzare il viso di Ryuu, che ancora giaceva a terra, facendogli tirare un grosso respiro per riprendere fiato e tornare a far circolare ossigeno nei polmoni. Grazie ragazzi. Ryuu scrollò leggermente la testa per riprendersi, alzandosi grazie ancora una volta all’aiuto del ragazzo che aveva davanti,dato che era un po’ ammaccato, e voltandosi successivamente verso Izumo, con lo sguardo furioso. MA CHE CAVOLO FAI??? IO?! Sei tu che ti sei fermato all’improvviso. Ringraziami per averti salvato, piuttosto. Anzi, ringrazia anche questi 2, che mi hanno aiutato, sennò hai voglia a restare lì sotto. Fu in quel momento che Ryuu si accorse che accanto al suo amico c’erano altre due persone: un ragazzo con un curioso velo rosso che gli copriva il volto, che a giudicare dal timbro di voce dovrebbe aver avuto all’incirca la sua età, ed un bambino dai capelli biondi. Non appena glielo fece notare, si rese conto che era stato il ragazzo alto ad aiutarlo anche a rialzarsi, quindi si sentì in dovere di ringraziarli e di rispondere alla domanda che quest’ultimo gli aveva rivolto poco prima, ma al quale non aveva badato fino a quel momento. Ehm, grazie per l’aiuto. Comunque si, tutto bene, grazie. Disse con uno sfuggevole sorriso, per poi rispondere divertito alla domanda del simpatico bimbetto, che era rimasto attirato dall’enorme panda di peluche. L’ho vinto a una bancarella del tiro a segno, ti piace? E' un panda ninja! Se non fosse per la mia ragazza, te lo regalerei anche. Non è la tua ragazza. Domani lo sarà.
    Mentre i 2 parlavano, Ryuu si accorse che il ragazzo appena conosciuto, anche se in quel momento stava parlando col bambino, non lo guardava in faccia, come non guardò in faccia neanche lui, quando lo aiutò ad alzarsi. Era un comportamento abbastanza strano, e a quel punto si accorse che il velo che portava davanti al volto non poteva essere trasparente, quindi poteva significare solo che con molte probabilità dovesse essere cieco, o almeno non vedente per scelta per qualche tipo di religione. Non poté che cominciare a nutrire un profondo rispetto per quel ragazzo, che nonostante non vedesse si offrì di dargli una mano senza battere ciglio, ma prima di potersi presentare a quest’ultimo, una ragazza inciampò in qualche modo e andò a sbattere proprio contro di lui. Se non fosse stato per la maleducata risposta di questa, Ryuu sicuramente si sarebbe precipitato per darle una mano, ma dato che un altro ragazzo dall’improbabile colore di capelli si avvicinò per darle corda, non poté fare altro che prendere le sue difese. Uoh, stai calmo, è stata lei ad andargli addosso! Perché non state attenti voi, a dove camminate. In quel momento si sentì in assoluto dovere di difenderlo, essendo cosciente della sua situazione e dei modi assolutamente sfacciati e arroganti dei 2 tizi appena arrivati.
     
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    ::: Duo Combina guai :::

    Chi avrbbee pagato tutto il cibo che Ashiro (e Yachiru) avevano mangiato non si sapeva. Magari la principessa dei Kobayashi avrebbe potuto sganciare un centone, spiccioli per lei, pur di mantenere vivo il clima sereno della festa. Ed invece la ragazza con sua padre se ne andarono per allontanarsi dalla calca...Stessa cosa il Mizukage che si era andato ad appartere con l'allievo del capo da qualche parte. Si, i due potevano essere dei combinaguai ma erano attenti a tutto ciò che li circondava.

    " Hai visto Ahsiro? gman gman "

    " Cosa ? "

    " Quel ragazzetto gnam che il capo gnam ha addesstrato a villa Mikawa è con il Mizukage...gman "

    " nojdgewodn wopr pjeqgò "

    Capire cosa avesse detto tra il suo parlato pessimo e il cibo che aveva in bocca sarebbe stato impossibile ma la bimba dai capelli rosa sembrava aver intuito. In ogni caso, quando la bancarella fu praticamente depredata le urla del mercante si sarebbero fatte troppo elevate per rimanere ignorate dai due:

    " Voi...voi..non avete soldi con voi?! "

    " Perchè, si deve pagare? Non è una festa ? "

    jpg

    Disse la ragazzina facendo gli occhioni dolci.

    " Essere gratis! "

    Ashiro aveva ancora una quantità di caramelle gommose in bocca da poterci riempire un'enorme ciotola.

    " Ma...voi siete dei furfanti! Non mi avete fatto vendere nulla da inizio serata e ora ve ne uscite così ?! Io chiamo le guardie ! "

    All'udire di quelle parole i due si guardarono in faccia divertiti, la ragazza salì di nuovo in groppa alla sua cavalcatura per partire a tutta corsa lontano da li. Si era fatta una bella folla intorno a loro: molti pensavano fosse uno spettacolo, come una prova a chi mangiava più caramelle, altri invece avenano intuito la disperazione del povero venditore...in sottofondo le grida del povero uomo erano strazianti:

    " Al ladro! Al ladro! Mi hanno derubato! "

    La moglie di Itai e le sue bambine erano ancora nelle vicinanze, magari potevano fare qualcosa per sistemare la situazione.

     
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