La Festa della Fondazione

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    Haruki si domandò se non avesse fatto qualcosa per inimicarsi la volontà divina. Ormai era evidente che alle persone comuni non venissero più insegnate le buone maniere come si usava un tempo, ma non capiva perché i più sciocchi dovessero intralciare il suo cammino. Dovunque andasse, riusciva sempre a incontrare qualcuno che mettesse a dura prova la sua pazienza. All'inizio la festa sembrava procedere in modo del tutto impeccabile. Il monca rosso aveva deciso di rispettare gli ordini, adattandosi ai costumi del resto dei partecipanti. Lui e Shirai avevano anche giocato a dadi ed erano stati così fortunati da vincere due volte di seguito. Anche il primo incontro della serata si era rivelato positivo. Un giovane era rimasto schiacciato da un enorme peluche e loro l'avevano aiutato a liberarsi da quel peso. A quel punto gli eventi avevano preso una piega differente. Una ragazza aveva urtato il monaco rosso, per poi perdere l'equilibrio. Lui se n'era accorto appena, ma la sbadata era quasi caduta a terra. Tuttavia, invece di scusarsi come l'etichetta le imponeva di fare, aveva deciso di prendersela con il Miyazawa. Alla sua malagrazia si aggiunse anche quella di un altro ragazzo, un suo amico probabilmente, che si cimentò in una delle domande più brillanti che gli fossero mai state fatte. Il monaco rosso pensò che oltre ad essere scortese, non dovevano essere nemmeno molto sveglio. Spero non siano shinobi.


    Si voltò nella direzione da cui provenivano le loro voci. La musica era molto alta, quindi la cosa gli richiese una concentrazione superiore al normale. Il gesto non gli riuscì molto bene, infatti la sua posizione risultava del tutta anomala rispetto a quella che avrebbe assunto una persona sana. Al tempio sarebbe stato punito con un paio di frustate per una stupidaggine simile e, benché il desiderio di menare la verga crescesse in lui, Haruki dovette contenere i suoi impulsi pedagogici. Nella sua mente, ripeteva come un mantra gli ordini che gli erano stati dati. Mischiarsi agli altri ninja e divertirsi. Mischiarsi agli altri ninja e divertirsi. Non poteva iniziare un altro infinito diverbio come era successo con la zotica di Konoha, quindi il monaco rosso si impose di essere più accomodante. D'altronde, il proposito di raddrizzare la loro indisciplinatezza con il sangue e con il fuoco doveva scontrarsi con la realtà. Non aveva l'autorità per permettersi una cosa simile. Non ancora, almeno. Ryuu, il ragazzo che avevano aiutato, si sentì in dovere di prendere le difese del monaco rosso, rispondendo per le rime al ragazzo. Quantomeno lui sembrava conservare un po' di buon senso. Haruki si limitò a conservare un'espressione di assoluta calma e compostezza. Non c'è bisogno di essere così impetuosi. Sono sicuro che queste due persone si siano sbagliate. È improbabile che un cieco fermo ad una bancarella possa far cadere qualcuno. Mi sbaglio? Nella sua mente risuonò lo schiocco di una frusta. Se le parole di Haruki non fossero state sufficienti a convincere i due della sua cecità, il velo e la direzione che la sua testa assumeva nel parlare avrebbero dovuto convincerli. Sperava tanto che dopo essersi accorti della sua condizione, i due avessero il buon gusto di scusarsi. Per sicurezza, rincarò la dose. Credo che i signori abbiano intenzione di porgerci le loro scuse. Si fece violenza e un live sorriso si schiuse sulle sue labbra. I suoi maestri avrebbero dovuto essere fieri del suo impegno.
     
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    Il giuoco delle tre carte



    Stavo per rispondere a Meika quando venni interrotto da un suo conoscente, un certo Near Nara che si presentò. Afferrai meccanicamente la mano e stavo per presentarmi a mia volta quando venni nuovamente interrotto dalle battute del Nara e dall'arrivo di un'altro ragazzo, che si presentò come Akira Hozuki da Kiri.

    Al contrario di noi Kurogane entrambi i clan, anche grazie al fatto che le loro tecniche segrete non derivavano da doni genetici, erano ricchi di ninja per cui dedussi rapidamente che si trattava di due shinobi. Deduzione che anche un bimbo di due anni avrebbe potuto effettuare, ma questi sono dettagli. Stavo per rispondere all'Hozuki quando vidi che si rivolse alla "vittima" dell'Akuma iniziando a giocare a sua volta.

    Cugino Shinichi, mi sembra che qua ti stiano tutti ignorando.

    Hai ragione, cugino Asuma. Meglio andare da qualche altra parte va... che ne diresti di provare il gioco delle tre carte?

    Beh... visto che sono l'unico con qualche gettone in tasca... perché no?

    Ci allontanammo dal gruppetto di ninja, accennando un saluto che non venne recepito e ci dirigemmo verso una bancarella dove ci aspettava un simpatico e vivace vecchietto molto distinto.

    mike-bongiorno-080909



    ALLEGRIA!!! Non importa che tu perda o vinca, l'importante è divertirsi e dopotutto questa è una festa!!! ALLEGRIA!!!


    Asuma si sarebbe fatto avanti, chiedendo di partecipare.

    Ma certo mio giovane amico, qua tutti hanno diritto di partecipare ma solo se hanno i gettoni eh. Ma prima una parola dal nostro sponsor, le pellicce Annasura di Konoha. Pure pellicce del clan Kobayashi vero? Dimmi, vuoi giocare anche tu per una pelliccia eh? Hai una ragazza a cui regalarla forse?

    Guardi di ragazze ne avrei qualcuna però essendo io di Suna direi che non è il caso...

    Ah abbiamo un playboy, hai paura di far ingelosire qualche ragazza se fai un regalo ad una piuttosto che un'altra vero? Perché comunque di notte fa freddo nel deserto nevvero? Ricordo nella mia gioventù che sono andato a Suna qualche volta a scalare qualche montagna che di notte faceva molto freddo, in una bella passeggiata notturna una bella signora in pelliccia è l'ideale no? Comunque giochiamo per i gettoni. Allora, quanto punti?

    Punto 100 gettoni.

    Bene, 100 gettoni segnamoli sul nostro tabellone... allora, a che gioco giochiamo? Vuoi tentare la scalata?

    Una signorina si sarebbe avvicinata al vecchietto sussurrandogli qualcosa all'orecchio.

    Ah, giusto. Qui si gioca alle 3 carte. E' quell'altro che fa la scalata vero. Allora guarda, abbiamo un 2, un 3 e un asso, che carta scegli?

    Scelgo il 2, il mio numero fortunato!


    Il vecchietto avrebbe iniziato a mischiare le carte ad altissima velocità, rendendo difficile persino a me riuscire ad individuare dove fosse finito il 2, o se avesse imbrogliato.

    Allora, come mai è il 2 il tuo numero fortunato?

    E' il giorno del mio compleanno, il 2 novembre.

    E il due novembre per te sarebbe un giorno fortunato? Oh beh, bando alle ciance... quale carta scegli? La uno, la due o... la TRRRREEEE?

    Uhmm... tu che ne pensi Shinichi? mi chiese Asuma, per poi continuare sussurrando

    Che sia un tell?


    Da bravi esperti di giochi d'azzardo (come ogni Kurogane il cui nome valeva qualcosa) ci chiedemmo subito se quella strana pronuncia della parole "tre" avesse un qualche significato profondo. Poteva essere un trucco, come poteva anche essere un segnale involtario del vecchio. Gli risposi, sempre sussurrando:

    Prova, al massimo ci perdi solo 100 gettoni.


    Asuma indicò la terza carta e... si trattava di un due! Vittoria! Io e lui ci guardammo negli occhi, sorridendo come due bambini in un negozio di caramelle senza genitori o proprietario in vista. Stavamo avendo lo stesso, identico, pensiero:

    Adesso questo qua lo spenniamo


    Iniziò così la parabola vincente del cugino Asuma, qualche volta fiducioso indicava la carta senza pensare, mentre qualche volta si fingeva preoccupato o mi chiedeva consiglio. Scherzava con tutti, anche con l'ignaro vecchietto, e ben presto il banco si era riempito di curiosi e di ragazze carine che ammiravano la sua bravura al gioco. Praticamente tutti i partecipanti non avevano mai giocato veramente d'azzardo e quindi non si rendevano conto che quella di Asuma non era né fortuna, né bravura ma era solo furbizia: la furbizia di approfittarsi di un povero vecchio. Eravamo ormai giunti alla quarantesima vittoria consecutiva quando gli organizzatori della festa decisero di intervenire sostituendo il dealer.

    Oh, beh, poco mi cambia!


    Asuma continuò a puntare, questa volta però puntando sulla sua bravura, il colpo d'occhio e un po' di fortuna. C'era da dire che accumulò ben altre 4 vittorie consecutive, per un totale di 44 puntate vincenti, prima di (finalmente) perdere i 100 gettoni che puntava ad ogni round. Dimostrazione della sua bravura, dato che il suo avversario era uno dei dealer migliori della festa.

    Ah, che peccato, speravo di arrivare almeno a 50 vittorie consecutive. Oh beh, non si può sempre vincere, vero?

    Vuoi... anf... giocare... anf... ancora? chiese l'organizzatore ormai sfinito

    No, no. Non mi va di ricominciare da capo, e poi ho paura che ormai la fortuna mi abbia abbandonato.


    Decisamente più contenti di quando eravamo arrivati ci saremmo diretti verso il banco per cambiare i gettoni in biglietti sonanti...
     
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  3. -Meika
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    La Festa della Fondazione

    Dig deep, shameful girl!




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    Digerire l'amara consapevolezza della figuraccia appena fatta non fu semplice. Certo, avevo parlato senza riflettere in un impeto di irritazione per essere quasi sbattuta per terra con quello che volgarmente poteva essere chiamato il vestito buono. Ed Akira, del resto, aveva rincarato la dose con una frase che più (o meno, a seconda di come la si vuole vedere) azzeccata non poteva trovare. Deglutii a fondo mentre quella volta il rosse abbandonava del tutto la mia pelle sostituito da un pallore quasi mortale di chi vorrebbe solo continuare ad impallidire fino a divenire etereo e scomparire dal mondo.
    Lo spettacolo dei Teiko era ovviamente dimenticato, anche se la musica, incalzante e possente, continuava a diffondersi nell'aria. No..no..no...non s...sa...sa...sapevo. Adesso che vedevo in viso il giovane ragazzo dal kimono rosso pareva evidente. I suoi occhi erano decisamente velati, senza contare che presentava quell'atteggiamento classico di chi non riusciva a vedere e che logicamente gli portava a porgere più l'orecchio che lo sguardo verso l'interlocutore. Era così evidente, ed io - da medico - avrei dovuto rendermene conto immediatamente.

    Così mi avvicinai al ragazzo, giusto di un passo, tornando vicino ad Akira e notando che stava bene - non era caduto, semplicemente i nostri piedi si erano toccati - feci un profondo sospiro di sollievo. Misi le mani avanti e feci un profondo, molto profondo, esageratamente profondo inchino. Sumimasen... non volevo essere scortese, è stato solo un accesso ingiustificato d'ira. Se Akira non si fosse scusato immediatamente gli avrei tirato un calcio (leggero) sullo stinco. Volete scusarci... dissi (se tutto fosse finito bene) ... vado a scavarmi una fossa in cui giacere per il resto dell'eternità. Dissi con uno di quei sorrisi tirati, quasi psicotici, di chi sa di aver orrendamente sbagliato.

    Ma il karma non mi avrebbe perdonata così facilmente.

    Presi con entrambe le mani un polso di Akira, portandolo via di lì (aspettando di trovare ben poca resistenza a riguardo) e nel caso, feci dieci passi, non di più, il tempo necessario affinché la folla nascondesse i ragazzi che ci avevano visto commettere quella figuraccia. Feci per andare in una viuzza laterale (così da poter imprecare per la frustrazione) ed ecco che il Karma colpì, inesorabile, materializzando un sasso sotto il mio geta. Anche il sasso era cieco. Anzi, era anche sordo e muto.
    Persi l'equilibrio in maniera quasi teatrale: sentii l'appoggio del piede destro venire a mancare dunque (di nuovo) il mio baricentro finire fuori dalla mia base d'appoggio. La caduta era inevitabile.
    Franai al suolo, riuscendo a roteare solo grazie alle mie doti atletiche, posando entrambe le mani sulla ghiaia del terreno e per poco anche la faccia. Per lo slancio il fermaglio che portavo ai capelli volò via, sciogliendo quella mezza acconciatura che avevo.
    Auch... dissi, soffocando imprecazioni ben peggiori. ... capisci perché non porto mai questi vestiti?

    Il monaco aveva pregato molto in poco tempo, ed aveva ottenuto la sua vendetta.

     
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    Ryoshi

    La notizia della festa era nota in ogni dove, non erano servite le mie abilità da spia per venirne a conoscenza. Anzi, solo un sordomuto si sarebbe salvato da tutta quella pubblicità. Sapevo bene quanto potesse essere dannosa la mia presenza in una zona con tutte quelle persone, ma per il momento la mia faccia non era ancora nota a nessuna delle persone che contavano qualcosa, quindi potevo aggirarmi senza problema tra le bancarelle. All'ingresso riuscì a passare davanti a qualche adulto facendo gli occhi dolci e pregandolo di farmi andare al più presto alle bancarelle a mangiare le caramelle. In occasioni come queste essere un bambino con una grande chioma rossa era quasi una benedizione. Superai quindi in fretta le lunghe code con il biglietto in mano e con i gettoni che mi erano stati dati. Appena mi ritrovai in mezzo alle bancarelle sentì subito una forte repulsione verso tutto quello che mi circondava. Tutte le persone sembravano felici, si vedevano montagne di famigliole contente correre a soddisfare i bisogni dei loro pargoli.


    Che schifo, ammazzateli pure voi...

    Nonostante non fosse il luogo adatto a me, ero conscio di dovermi ambientare e di dover fingere alla perfezione di essere niente più di quello che ero. Iniziai a saltellare tra le bancarelle e girovagare per le strade, addobbate di ogni necessità e ricche di qualsiasi cosa si potesse desiderare. Non pensavo di incontrare nessuno di conosciuto, finchè non vidi in lontananza un volto noto: Matsumono.


    Chi si aspettava di trovare qualcuno di loro qua...

    Istintivamente feci un giro su me stesso, controllando tutta la zona alla ricerca di altri possibili volti nuovi. Non vidi nessun altro della villa. Forse c'era solo lei, o forse gli altri erano in girula. Mi avvicinai velocemente verso quella che era stata la mia prima sensei, senza notare minimamente il cartello accanto a lei. Forse per i passanti la scena sarebbe stata comica o paradossale, chi si sarebbe aspettato un bambino a quella bancarella ? Considerando i premi in palio ? Probabilmente tutti i miei tentativi di rimanere inosservato erano appena andati in fumo, ma nessuno mi conosceva e se c'era un ambiente in cui stare tranquilli era proprio quello.


    Matsumono!!

    Notai un'altra ragazza accanto a lei, ma non mi sembrava d'averla mai vista prima. La villa era grande e poteva ospitare diversi ospiti, sarebbe stato sciocco pensare che il boss me li avesse già fatti conoscere tutti.


    Sei sola o c'è anche qualche altra conoscenza in giro?

    Avrei voluto chiederle se c'erano Ashiro, Yachiru ed Eiatsu, ma non mi sembrava il caso di fare i nomi. Il dottore più di tutti era colui al quale pensavo. Le sue arti mi avevano lasciato senza parole e speravo sempre di poter approfondire meglio quella materia del sapere. Sapevo bene che la strada da fare era tantissima, e che per il momento dovevo avere pazienza e svolgere la prima missione che mi era stata affidata, ma un'altra parte di me bramava di poter apprendere altre delle sue conoscenze.
     
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    Matsumo fece finta di non vedere il ragazzo, sembrò ignorarlo per tutto il tempo prima di mandargli una fugace occhiata come a dirgli: "che diamine ci fai tu qui? E perchè mi parli?" Era chiaro che il ragazzo era ancora alle prime armi se pensava che in una festa come quelle avrebbe potuto mettere da parte per un attimo la sua maschera...ebbene non era così. Kage e molti altri shinobi di alto livello erano lì presenti e, quando si hanno grandi responabilità, ogni momento è buono per lavorare senza mai abbassare la guardia.

    " Vai via ragazzino. Questo non è un posto per minorenni! "<

    Lo respinse così, senza nemmeno guardarlo in volto. Poco dopo, tuttavia, Ryoshi potè vedere Soifon allontanarsi dalla compagna, alle prese con un grosso uomo barbuto in cerca di "emozioni forti", e prese ad incamminari verso un vicoletto ancor più trafficato. Quasi non ci camminava ma alla spia sarebbe apparso chiaro l'intento della giovane kunoichi che voleva scambiarli due parole. Usava un filo di voce, udibile solo se praticamente appicciato a meno di un metro da lei, ma il sunese non avrebbe fatto poi molta fatica a capire cosa stava dicendo. Almeno, al contrario di Matsumoto, gli si poteva stare incollati senza appoggiarsi su soffici protuberanze.

    " Uno. Cosa ci fai qui in vacanza? Due. Perchè diavolo di fai avanti e prendi stupide iniziative. Questo posto è pieno zeppo di sensitivi e orecchie indiscrete, feste come questa sono l'occasione migliore per prendere informazione, avviare trattative e rapporti tra paesi. Lo svago e il divertimento sono pe ri dilettanti. "

    Poi si calmò, invitando con un gesto della testa il ragazzo di seguirla nel suo lento ma costante spostamento tra la calca.

    " Dopo aver trovato una spiegazione valida al tuo comportamento, aggiornami sullo stato della missione poi io ti darò le ultime news. Vieni, di qui. "

    jpg

    Ryohsi non aveva mai incontrato quel membro dell'associazione; era giovane ma nel suo sguardo poteva scorgere la stessa determinazione di Eiatsu e il carisma di Ukitake; non poteva saperlo ma il suo compito all'interno dell'associazione era molto importante ed era uno dei pezzi grossi, nonostante la sua giovane età. Era esperta, lo si poteva intuire dal suo passo sicuro (era come se lievitasse per quanto esile era il suo corpo e agili i suoi spostamenti) e dalla sua capacità nel trovare praticamente il posto migliore e più appartato per parlare di cose del genere...non di certo in mezzo alla piazza con Matsumoto che attirava più gente di qualunque altra attrazione.

    In ogni caso, l'aveva fatta grossa anche se poteva ancora recuperare; magari il sunese avevale sue buone ragioni per essere lì.

     
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    L'approccio diretto verso Matsumono era stato evidentemente un po' azzardato, la ragazza mi aveva appena degnato di uno sguardo di rimprovero e mi aveva invitato ad allontanarmi. Evidentemente nemmeno in quelle circostanze ci si poteva rilassare un secondo. Vidi l'altra ragazza allontanarsi verso un vicolo. Il movimento era stato sin troppo banale e naturale, non c'avrebbe fatto caso nessuno. Ero ormai abituato a lavorare con questo gruppo di professionisti e capì subito cosa dovevo fare, seguendola.
    Ascoltai la ramanzina, cercando di mantenere un profilo basso e dare meno nell'occhio di quanto già fatto. In effetti io potevo risultare invisibile, ma Matsumono di certo non passava inosservata in mezzo ad una piazza.


    Per il mio lavoro è necessario conoscere più visi possibili, e quale migliore occasione di famigliarizzare con i volti di alcune persone importanti senza dare nell'occhio di questa ? Se ci fosse il gigante buono con la sua finta innocenza potrebbe aiutarmi ad individuare le giuste caramelle...

    Parlai sottovoce, mantenendo lo stesso tono della ragazza davanti a me. Per svolgere bene il mio lavoro dovevo saper riconoscere i volti ed i riferimenti. Una spia incapace di riconoscere il kage di un qualsiasi villaggio farebbe bene a starsene a casa, ed anche se l'essere solo agli inizi poteva essere una buona scusa per la mia ignoranza in questo settore avevo deciso di recarmi alla festa nella speranza di poter vedere i grandi ricconi e magari qualche shinobi di fama internazionale. Tutto sommato, una buona motivazione. Non l'avevo mai vista ma dalle sue domande e dalla sua vicinanza a Matsumono era ovvio che si trattava di un membro dell'organizzazione. Purtroppo riguardo la mia ultima frase non potevo sapere di esser arrivato in ritardo, e che il buon Ashiro aveva già combinato parecchi guai.


    Io procedo, il mio rientro non è stato notato e nessuno ha fatto domande riguardo il mio " cambiamento ". Sto cercando di guadagnare la fiducia di coloro che ho intorno e senza strafare di attirare l'attenzione di qualcuno di dovere nei giusti uffici con piccole cose per il villaggio. Arrivare all'ultimo e mettersi troppo in mostra sarebbe assolutamente controproducente. Ho delle briciole sulla finestra che contavano d'essere mangiate nei prossimi giorni.

    L'ultima frase si riferiva ovviamente ai corvi. Non potevo ancora sapere che in effetti una missiva m'avrebbe raggiunto. Avrei continuato a seguire la ragazza, stando attendo a seguire i suoi movimenti ed evitare di finire nuovamente per commettere qualche grave errore.
     
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    Y Danone
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    MIND'S FLOW

    We are shaped by our thoughts; we become what we think.
    When the mind is pure, joy follows like a shadow that never leaves.




    Sapeva che probabilmente, anzi quasi sicuramente, il merito di quella reazione finale non era suo, non certo del suo discorso almeno, ma quando Deveraux parve tranquillizzarsi e rendersi improvvisamente collaborativo, la Principessa dei Kobayashi non poté che tirare un sospiro di sollievo, chiudendo gli occhi.
    Come spesso succedeva, benché fosse sempre capace di mostrare il volto e il comportamento che in un certo senso sapeva essere il migliore per l'occasione –per ottenere una certa reazione, una risposta o semplicemente per arrivare dove le interessava–, alla fine dei fatti la ragazza non riusciva mai a non tradire il suo vero stato d'animo... e quella volta, quando terminò di apporre le sue cure sul collo dell'otese, non fu infatti capace di non abbassare la testa, appoggiandosi alle spalle del suo stesso improvvisato paziente. Per un solo istante, le sue dita vibrarono, tremanti.
    «Credevo che ti saresti fatto davvero qualcosa.» Ammise con voce rotta. Non era la prima volta che le capitava di assistere a quel genere di reazione e sapeva che la maggior parte delle volte le intenzioni erano serie. Lei stessa era stata pronta a morire per proteggere qualcosa, e benché terrorizzata, quella volta non aveva esitato a calare un kunai sulla sua gola, pronta ad essere recisa... «Non che io sia proprio la più indicata per fare questo genere di discorso...» Borbottò allora, rialzando piano i suoi occhi in quelli di Deveraux. Accennò ad un sorriso imbarazzato, come se non fosse proprio certa di quali parole scegliere per spiegarsi. «...ma credo di poter assicurare che la vita è qualcosa di davvero importante. Ne abbiamo solo una, ed è nostro dovere viverla pienamente. E' vero, siamo Shinobi, e abbiamo responsabilità che superano quelle spensierate di un qualsiasi civile, ma prima di essere ninja siamo esseri umani. Credo che non dovremmo mai dimenticarci che l'obiettivo della nostra missione più importante è vivere a pieno la nostra vita, migliorare senza mai fermarci e supportare il nostro Villaggio e i nostri affetti come meglio possiamo.» E così dicendo, per un istante, le venne in mente, in modo del tutto inappropriato, il volto di Haruki Miyazaki che, irritato, le ringhiava addosso per la centesima volta di come trovasse inadeguato il suo comportamento infantile e ingenuo. Dov'era il suo rigore ninja?! Non era forse una fiera Shinobi di Konoha?! ...Era abbastanza sicura che ci avrebbe persino messo uno “svergognata” se fosse stato lì ad assistere alla scena. Ridacchiò tra sé e sé, scuotendo la testa prima di allontanarsi di un passo da Deveraux e sorridere di nuovo, sinceramente. «Da morto non servirai a niente al tuo Villaggio, infliggerai solo una perdita gravosa ai tuoi compagni e un dolore irrimediabile a chi ti ama. Invece di piegare la testa temendo di guardare avanti, consapevole di poter morire da un secondo all'altro, vivi con orgoglio e impegnati al massimo per diventare l'uomo che desideri. In questo modo, prima o poi, sarai in grado di essere tu colui che tende una mano anziché quello che la cerca, no?»
    A quel punto, allargando entrambe le braccia, Shizuka Kobayashi inspirò a pieni polmoni, trattenne il fiato il tanto che bastò per ridare colore al suo volto reso pallido dalla concentrazione e tensione degli attimi passati, e poi espirò con tutta l'energia che ebbe accumulato, alzando prontamente le mani che si sbatté sul viso.
    «Molto bene!» Tuonò a quel punto l'Erede dell'Airone, piazzandosi trionfalmente le mani sui morbidi fianchi. «Ora va tutto benone!» Annunciò prima che qualcosa ruggisse da sotto il suo kimono con fare piuttosto furioso e poco educato. Per un secondo, il silenzio. «Ho solo un po' di fame, lo stress mi fa questo effetto, ma... sono a dieta...» Spiegò la diretta interessata dopo aver cercato di dissimulare al meglio il rossore che le sfumò repentinamente gli zigomi. «...cioè ero a dieta fino a ieri, ma oggi c'è la Festa della Fondazione, nessuno mi biasimerà se mangerò qualche takoyaki...no?» Esitò, quasi si aspettasse davvero che qualcuno prendesse le sue difese e tirasse fuori dalla manica del proprio kimono un bel dolcetto d'azuki per sfamarla, ma subito dopo si affrettò a cambiare discorso. Evidentemente aveva reputato che non fosse importante dare ulteriori dettagli sul suo aver messo su peso negli ultimi due mesi, o forse semplicemente aveva finalmente collegato che c'era qualcosa di più importante da fare. «In ogni caso quella stola tienila, è costosa, certo, ma non una delle più pregiate che ho indossato. Troverei più difficile darti i miei pendagli per capelli senza ricevere un bel grattacapo da mio padre. Questi sì che costano, sono fatti a mano uno per uno, pensa te.» Spiegò con tutta la semplicità di quel mondo, guardando Deveraux con un sorriso allegro. Era evidente che se da Shinobi risultava molto attaccata al denaro, come Principessa non aveva certo quel tipo di problema. «Verrò presto a Oto per coordinare alcune commissioni importanti che abbiamo ricevuto. Prima dell'Inverno sarò ospite del tuo Villaggio per qualche tempo, e allora avrai modo di rendermi questo tessuto.» E così dicendo avrebbe tentato di porre le sue mani su quelle del piccolo Lupo del Suono, tentando poi di chiudere con dolcezza le dita di lui sul tessuto di pregevole fattura. «Spero che per allora saprai dirmi se hai capito le parole che ti ho detto prima di ora e avrai dunque deciso che tipo di uomo vuoi essere per te e la tua Oto.»
    [...] Shizuka Kobayashi era una ragazza piuttosto complessa da comprendere. Di lei, persino le persone che la vivevano ogni giorno avrebbero avuto difficoltà a delinearla.
    Pareva che avesse più livelli di interpretazione, più scale di conosciuto. Come un dipinto che si crea da un'idea e poi si forma con una danza di stesure di colore, la giovane Principessa dell'Airone era una creatura particolare, imprevedibile e forse unica nel suo genere. Si sarebbero potuti usare molti aggettivi per descriverla, ma nessuno sarebbe stato mai adatto, mai abbastanza preciso, perché ella mutava come il vento lungo il sentiero delle stagioni, portando con sé profumi, colori e sensazioni sempre diverse, in una spirale di cambiamento senza sosta. Inaspettato e silenzioso.

    «Beh, vogliamo iniziare?» Chiese infine, e a quel punto smise di sorridere. Per la prima volta dall'inizio di quello scambio di battute, gli occhi della piccola kunoichi si spostarono a cercare quelli della sua Volpe e poi del Kage dell'Acqua. «Raizen, Itai, abbiamo modo di sorvegliare la zona attorno a questo viottolo? Siamo in mezzo ad una festa piena di gente, e come il nostro amico equilibrista ci ha raggiunti...» Alzò il mento in direzione di Akira. «...ho idea che potrebbero arrivare qui altre persone. Non voglio trovarmi a cancellare i ricordi a nessuno.» Spiegò, alzando poi una mano con flemma. «Sarebbe opportuno anche rimettere un clone di ciascuno di noi in giro per la Festa, per fare in modo di dissimulare un po' la circostanza attuale. La sparizione di due Kage si fa sentire e quella della Principessa dei Kobayashi non è da meno. E' una celebrazione continentale, e non siamo proprio le ultime persone ad essere notate.» Detto questo fissò per un secondo l'Hozuki. «Tranquillo... a te nessuno ti si fila, non farti problemi.» Disse con gentilezza compassionevole, ma mentre si voltava tradì uno sghignazzo sardonico. «Vorrei dissimulare un po' le tracce e confondere le idee, non voglio che sia ipotizzato nessun collegamento ad un nostro incontro oggi, né un qualsiasi genere di complotto o gli Dei solo sanno cos'altro. Le persone, vittime dell'ignoranza e della malizia, tendono ad ipotizzare le più creative delle possibilità. La fantasia dell'uomo, in queste circostanze, non ha alcun freno.» E così dicendo fece scivolare i suoi occhi verdi e profondi in quelli dello Yotsuki. «Non è stata la più intelligente delle idee decidere di fare questa mossa qui ed ora.» Affermò, lapidaria. Errori di quel genere potevano instillare la goccia del dubbio nella persona sbagliata. E diverse guerre, in passato, erano scoppiate per molto meno, era vero.
    Nonostante tutto non calcò ulteriormanete la mano nel rinfacciare all'otese il suo atteggiamento e quando avrebbe avuto risposta ai suoi suggerimenti e si fosse dunque resa sicura di poter lavorare con la quiete che sapeva essere necessaria, Shizuka si sarebbe nuovamente avvicinata a Deveraux, a cui indicò il suolo con il dito della mano destra.
    «Siedi.» Disse in quello che sembrava più un ordine che un consiglio. «Non so come il tuo corpo e la tua mente reagiranno a questa abilità, non voglio che possano cederti le ginocchia. E da seduti, del resto, si sta più comodi, no?» Spiegò, passando poi con eleganza una mano a lisciare il broccato del suo kimono scarlatto mentre, con una grazia rara da trovare, si inginocchiava a terra. I movimenti lenti e misurati, l'inclinazione perfetta del collo e delle mani stesse, tradivano un'educazione di molto superiore alla norma e un fascino innato difficile da non guardare con silente rapimento. «Apporrò le mie mani alle tue tempie. Inizialmente sentirai una leggera pressione alla tua destra, poi sarà come...cadere improvvisamente all'interno del corso di un fiume, suppongo.» Avrebbe iniziato a spiegare la kunoichi, quando sia lei che il giovane Lupo si fossero accomodati a terra. «E' difficile che tu possa avvertire la mia presenza dentro di te, ma è possibile invece che tu possa rivivere frammenti dei ricordi che andrò ad estrarre, gli stessi che io, invece, vivrò per intero come se fossi te.» Raccolse le mani in grembo, continuando a guardare fisso negli occhi l'interlocutore. Era calma, come lo poteva essere qualcuno che sembrava abituato a spiegare agli altri. «La parte dell'estrazione sarà forse la più sgradevole. La mente, Deveraux, è come un archivio. E da quell'archivio io toglierò un fascicolo.» Poi però, accennando ad un sorriso, annuì. «In ogni caso qualsiasi sia il tipo di sensazione che avvertirai, durerà solo una frazione di secondo e poi sparirà, portando con sé il ricordo di averla vissuta e quello che l'ha causata.» Avrebbe a quel punto voluto fare un paragone pratico, ma si rese conto che difficilmente ci sarebbe riuscita. Concesse dunque qualche attimo al suo nuovo compagno perché questi comprendesse le sue parole, prima di continuare. «Sigillerò il ricordo direttamente in uno di voi, o in me stessa, come preferite. Posso usare anche un oggetto, ma qualora questo andasse rotto o leso, il ricordo si perderebbe per sempre.» Disse allora, guardando i restanti Shinobi per un attimo. «Mi rimetto alla vostra decisione.» Avrebbe atteso che la stessa fosse presa poi, muovendo le ginocchia al suolo, si sarebbe maggiormente avvicinata a Deveraux, quel tanto che bastava perché le fosse permesso di toccarlo con libertà e lui fosse nella posizione più confortevole. «Dunque, con permesso...» E così dicendo portò le mani alle tempie dell'otese.
    Il tocco sarebbe stato leggero, ma non incerto, delicato e gentile, rispettoso, ma anche risoluto ed esperto. Le punte di quelle dita sarebbero inizialmente apparse al giovane Lupo fresche, ma quando il chakra le avviluppò fecero presto a scaldarsi...
    Poi, fu una frazione di secondo. E un attimo dopo, cadde in un fiume.
    Quella sarebbe stata per lui l'esperienza più incredibile, poiché ai suoi occhi il flusso entro cui fu immerso era ricco di immagini, voci, suoni, odori –frammenti di un'infanzia ormai trascorsa, il sorriso di quella persona che gli aveva fatto annodare la gola, la voce di sua madre che lo abboniva, il suo primo coprifronte, la missione in cui aveva...–, agli occhi della Principessa dei Kobayashi, invece, quel flusso era un torrente invernale di notte: gelido, impetuoso e nero.
    Non vedeva né sentiva niente, si limitava a cercare, veloce e impietosa come un predatore alla ricerca del suo pasto. Sapeva che all'interno di quell'oscurità solo ciò che cercava sarebbe risaltato, sarebbe apparso cioè ai suoi occhi come l'unico frammento luminoso.
    E non si sbagliava.
    Raggiunse il ricordo allungando le mani della sua mente su quella di Deveraux, e in un secondo fu dentro.
    Fu lei ad abbandonare il coprifronte e il mantello del proprio Clan, e camminare fuori dai Gate di Oto, ad intraprendere il percorso verso il Villaggio del Ferro. I suoi occhi scandagliavano la zona, assorbivano colori e sensazioni.
    Poi ci fu la locanda. Il cicaleccio accavallato delle conversazioni degli astanti.
    Il panico improvviso. Il caos. Le urla. La fuga verso l'uscita.
    L'uomo. La tisana. Le parole.
    Il rumore sordo della lama retrattile.
    Il Flagello. La proposta. L'offerta.
    L'informatore. La torre. L'oscurità.
    Farfalle. Farfalle particolari, uniche nel loro genere.
    La Magnificenza di Hayate.
    Lo scontro da solo. Il sapore del sangue. L'odore del sudore. La concentrazione in sempre maggiore aumento.
    Lo scambio. Il covo. L'ostaggio.
    La fine.

    ...Vivere la vita di un'altra persona era sempre strano e Shizuka era ormai convinta che non vi si sarebbe abituata mai. Quando però il ricordo, come in quel caso, era così orribile, l'esperienza era se possibile addirittura disgustosa.
    Quando la mano sinistra di lei si allontanò dalla tempia dell'otese, tenendo stretto tra indice e pollice un filo di chakra blu elettrico, serpeggiante nel vento come se fosse di nebbia, il volto della Principessa era ben lontano da quello attento e quieto di poco prima. I suoi lineamenti, scolpiti in un'espressione ferma, erano adesso il ritratto del disgusto e della rabbia. Nonostante ciò ella non disse niente sino a quando non appose il ricorso nella mente di chi doveva essere il nuovo contenitore.
    A quel punto, rapida, riprese la sua ricerca. Individuò a colpo sicuro, perché vicino e ancora abbastanza fresco da brillare di luce pulsante, il ricordo dell'attivazione della sua Genkai Kekkei e, un passo prima, quello inerente a tutto l'interrogatorio, dal momento in cui Deveraux incassava il colpo del Gigante con la bambina sulle spalle, a quel preciso istante. Quei ricordi lì impresse in se stessa, estraendoli con semplice eleganza, senza come al solito dire niente.
    Gelida come lo poteva essere chi ha trovato la risolutezza di entrare nella mente altrui, di vivere manipolando e ingannando nella disperata ricerca dell'ombra perfetta in cui far brillare il Sole, la Principessa del Fuoco non denotò nessun altro tipo di reazione oltre a quella, rapidissima, che le era scivolata poc'anzi sul viso. Si limitò infatti a guardare Deveraux, ormai privato dei suoi ricordi, che avrebbe potuto riprendere coscienza della sua posizione con un semplice battito di ciglia. A lui non rivolse nessuna delle espressioni di profondo ribrezzo che aveva avvertito, ma un semplice sorriso, caloroso e cordiale.
    «Ah, finalmente, eccoti di nuovo qui tra noi!» Avrebbe esclamato con dolcezza quando l'attenzione del giovane Lupo, nuovamente lui propria, avrebbe incontrato la sua. «Non è stato molto intelligente fare tutta quella scenata prima. Hai fatto preoccupare tutti e mi hai costretta a lavorare anche a questa festa... santo cielo, dovrei farmi pagare per questo straordinario.» Detto questo, guardando malamente tutti i presenti, si grattò la testa. «Non era niente di così preoccupante, solo qualche graffio e un pò di sangue. Tutti impazziti dall'angoscia, gli Dei vi possano perdonare, dovrebbero far fare corsi di medicina obbligatori a voi armadi a quattro ante! E adesso vedete di stare zitti, vi allarmate sempre per un niente.» E così dicendo sospirò sonoramente, scuotendo la testa e guardando Deveraux, a cui sorrise allegramente. «Scusa, forse non ci capisci un granché: ti sei fatto male mentre aiutavi le bimbe di Itai... ehm, per la verità la guardia delle piccole, la loli dai capelli rossi, ha capito male le tue intenzioni e ti ha colpito, vedi?» Indicò le macchie di sangue sul kimono dell'otese e poi il pregevole tessuto che lo stesso stringeva tra le mani. «Puoi usare questo per coprirti, è un mio scialle. Il mio nome è Shizuka Kobayashi, Principessa di Konoha. Ci siamo incontrati prima se ricordi, scusami per essere stata sgradevole, non è mai mia intenzione esserlo, ho solo un pessimo carattere...ma spero che d'ora in poi potremo essere amici.» Disse gentilmente, chinando la testa con eleganza. «Piuttosto, quando vaneggiavi con il naso rotto hai accennato ad un certo Godsan, una verità o che so io... tutto bene?» Mormorò, facendosi profondamente preoccupata. Era il turno di Raizen di intervenire, ora, ma era sicura che non fosse necessario girarsi per farglielo capire. Una promessa, del resto, era una promessa... anche se dimenticata.

    C'erano pochi attori al mondo capaci di recitare così bene da credere loro stessi alle proprie menzogne, convincendo spontaneamente anche gli altri. E uno di quelli, era Shizuka Kobayashi.

    Dentro di lei, qualcosa rise di gusto.
     
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    Già fatto?!?








    Quando Shizuka ebbe finito con i ricordi il Colosso, molto gentilmente, avrebbe poggiato la propria mano su quella dell’allieva, ancora posata sulla testa di Deveroux, un gesto così leggero da sembrare quasi una carezza.

    Meglio di no.

    Disse a mezza voce.
    Sapeva cosa sarebbe successo per ordine suo in quel momento, ma l’arrendevolezza di Deveroux e la sua sincerità l’avevano forse portato a cambiare idea.
    Forse.
    Facendo tenere ancora le mani di Shizuka sulla testa dell’otese si sarebbe piegato su di lui.

    Ora abbiamo un problema.
    Io ho fatto una promessa a te, e tu ne hai fatto una a me.


    Indicò se stesso per poi picchiettare un'unica volta lo sterno di Deveroux con l’indice.

    Ma, dato che io ne so più di te, posso dirti che quello che è avvenuto qui…

    Fece una smorfia mentre faceva ciondolare la testa da una parte all’altra.

    Diciamo non sarebbe compreso da tutti, o meglio, verrebbe sfruttato parecchio male.
    Quindi, siccome tu sei onesto e io sono in grado di vedere abbastanza lungo, vogliamo evitare di far diventare questo evento una crepa nell’alleanza accademica?
    Cosa comporterebbe?
    Niente di strano in effetti, io ti faccio dimenticare semplicemente tutto questo e… basta.
    Potrei anche alleviarti del pensiero di Hayate, ma sta a te decidere se vuoi o meno avere un ricordo così scomodo.
    Non so se intendi, sto cercando di proteggere una certa “cosa”


    Se il ragazzo avesse rifiutato Raizen si sarebbe alzato con uno sbuffo.

    Abbiamo un piccolo problema Itai.

    Non gli restava che avere l’approvazione di un’alta carica accademica.
     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    La Festa della Fondazione

    Decisioni





    Guardai Raizen molto storto. Come faceva a sapere qualcosa riguardo la morte di Godsan che io non sapessi? Pensai, forse a ragione, che l'Hokage avesse cercato di manipolare il ragazzo. E questa cosa iniziò ad infastidirmi, molto. Ma lo tenni per me, pensando che forse una piccola ed innocente bugia poteva aiutare Deveroux ad essere collaborativo senza dover ricorrere ad inutili viaggi ad Oto.
    Avrei dovuto fermare quella farsa molto prima e far interrogare Deveroux a Meika. Akira si avvicinò a me, chiedendomi cosa fosse accaduto. Immaginavo quanto fosse stranito nel ritrovasi in una situazione del genere. Deveroux mi ha dato informazioni riguardo un possibile attacco a Kiri, salvo poi scoprire che erano state volontariamente manomesse. Adesso stiamo cercando di capire se la seconda verità che ha detto sia quella reale. Spiegai.
    Deveroux parve calmarsi e così ci allontanammo di lì. Dissi ad Akira di seguirmi, quella questione riguardava anche lui, in quanto guardiano.




    La fiducia era una cosa stupenda, ma un'arma a doppio taglio. Andava maneggiata con cautela, custodita, coltivata e rafforzata. Eppure, quando questa veniva tradita feriva come poche cose al mondo. Ovviamente restai vicino a Shizuka e Deveroux ad osservare quella scena, non prima di aver ordinato ad Akira di sbarrare l'ingresso al vialetto ai curiosi. Meno persone sanno di questa storia, meglio sarà. Una verità innegabile.
    Shizuka iniziò la sua minuziosa operazione di ricerca ed io rimasi ad osservare, controllando la quantità di chakra dello Yotsuki che pareva rimanere costante. Non stava mentendo. La Kobayashi ad un certo punto però fu fermava dall'Hokage, che parlò a Deveroux. Ascoltai, rimanendo per un secondo interdetto: Raizen aveva davvero ordinato a Shizuka di cancellare i ricordi a Deveroux?
    Essendo lei giunta grazie alla copia era certo che l'ordine fosse venuto prima di tutto il mio discorso sull'alleanza che avevo fatto a Deveroux, ma nonostante ciò, la cosa mi diede un certo fastidio. Riflettei attentamente: era certo che quell'inconveniente, per quanto terminato bene, avrebbe potuto creare parecchi problemi se qualche smaliziato ne fosse venuto a conoscenza. Era facile trovare molti e perversi usi. Questa è inaspettata, Raizen. Dissi dopo che ebbe finito di parlare. Deveroux, io vedo di cattivo occhio queste manovre. Ma in genere queste tecniche non tolgono più di quanto tu non sia disposto a cedere, per cui avresti il completo controllo della situazione. Mi grattai un attimo il mento. Lascio la scelta a te, ma ti dico come mi comporterei io. Dimenticando questo, Deveroux, metterei a riparo me ed il mio villaggio da possibili problemi. Ciò che sta succedendo qui è come ballare su un ghiaccio sottile, lo comprendi? Abbiamo un accordo ma... chi lo dice che qualcuno non possa pensare che la qui presente mezza Uchiha... indicai Shizuka Ti abbia obbligato con i suoi occhi a rotella? Tu sai che ciò che ti stiamo facendo non ti vede costretto a farlo da noi, ma solo caldamente consigliato, ma a chi altri potrebbe sembrare così? Ed anche se, potrebbero accusarti di aver messo in pericolo il Villaggio. Posai una mano sulla spalla dello Yotsuki. Ma ribadisco, a te la scelta.


    Se Deveroux avesse rifiutati sì, Raizen aveva davvero ragione. C'era un problema, forse più grosso di quanto immaginasse l'Hokage. Tenni la mano sulla spalla dello Yotsuki, cercando di risultare quanto più tranquillo possibile.
    Ha rifiutato, ed i suoi ricordi gli appartengono. Mi sarei voltato verso Raizen, con estrema lentezza, guardandolo in viso, determinato. Avessi potuto parlare mentalmente l'avrei fatto, ma in quel momento Raizen poteva solo indovinare quali pensieri mi stessero attraversando la mente. Non siamo alleati solo quando si tratta di ottenere qualcosa. Questa storia non creerà tensioni, di nessun tipo. Riguarda Kiri in maniera profonda, me ne occuperò io. Dunque avrei spinto Deveroux con gentilezza dietro di me. Lasciatemi solo con lui. Non potevo certo dare ordini a quei due, ma per una volta, forse, dovevano fidarsi di me. Vi verrò a chiamare dopo. Aggiunsi.

    Ero meno ingenuo di quanto il mio buon cuore lasciasse a vedere. E Deveroux, tutto sommato, non sembrava essere troppo diverso da me. Non del tutto, almeno.
     
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    La Festa della Fondazione

    Destino


    Finalmente Itai decise a rendere quella situazione un pò più chiara ai miei occhi.
    A quanto pare avevamo ricevuto notizie di un possibile attacco a Kiri da parte del ninja di Oto che, però, poi aveva ritrattato in qualche modo. A quel punto si era arrivati in quella situazione di stallo alla messicana in cui Itai, Shizuka e l'Hokage, che avevo scoperto fare di nome Raizen Ikigami - si, non mi interessavo molto alla politica estera - avevano intenzione di rovistare nella mente di Deveraux e quest'ultimo non aveva per niente voglia di accettare tale intrusione. Almeno finché l'Hogake non accennò a qualcosa, ad un vecchio attacco alle mura di Oto di un certo traditore Kiriano, terminato con la morte di Deveraux. A quel punto il giovane Otese parve diventare incredibilmente accondiscendente. Un cambiamento radicale in pochi istanti.
    Volontà adamantina e chiarezza di intenti, insomma. Poco me ne importava comunque.
    « Ok, chiaro. Più o meno ha tutto senso. » Sicuramente avevo fatto qualche passo in avanti nella comprensione di quella storia, riuscendo a collegare qualche pezzetto della fitta trama. Incominciai a seguire il gruppo, quindi, ma prima chiamai i miei cloni. « Beh, se è un incontro segreto, tanto vale avere la giusta protezione, no, Capo? Ho due cloni sul tetto qui dietro, gli do indicazione di disporsi ai lati e controllare la zona, va bene? » Se Itai avesse acconsentito, i miei cloni si sarebbe schierati ai due lati della strada, ognuno sul proprio lato di edifici, seguendoci alla dovuta distanza, stando ben accorto a non superare i trenta metri di distanza tra loro e me. « Quindi diciamo che mi potrei trovare di fronte, in un futuro prossimo, ad un tizio che ha intenzione di attaccare un villaggio da solo? E' così forte, o è così scemo? Oppure entrambe? » Avrei aggiunto, prima di lasciar continuare l'interrogatorio al ninja di Oto. Al termine di questo sembrò esserci la possibilità di cancellargli la memoria, e fu a quel punto che Itai intervenì nuovamente, lasciando libertà di scelta al giovane. Una ardua scelta, sicuramente, e non avevo intenzione di sapere cosa avrei fatto io nella sua posizione. Sicuramente farsi mandare a benedire la memoria non era una piacevole sensazione, ma allo stesso tempo meni ricordi significava, in quel preciso momento, meno problemi.

    [...]

    Cieco.
    O dannazione.
    Colpo di scena, si chiude il sipario, applausi.
    Restammo entrambi alibiti, io e Meika, dopo la scioccante ed improbabile rivelazione. Un giovincello si avvicinò per dare manforte al ragazzo che teneva un velo color rosso davanti agli occhi, dettaglio che ci fu prima precluso alla vista, per rimanere in tema di sensi mal funzionanti. Oltre al senso dell'opportunità, ovviamente. Meika parve volersi infilare in un tombino, quindi, tenendomi per mani, fece un profondissimo inchino per scusarsi con il ragazzo. Io ero rimasto ancora lì, con la bocca leggermente aperta, in attesa di capire cosa avessi fatto meglio a fare in quella situazione. Decisi di rispondere al ragazzo che si era messo in mezzo quando, proprio mentre muovevo l'indice della mano destra con fare inquisitorio, arrivò, puntuale, il calcio di Meika sul mio stinco. « Augh! » Feci una leggera smorfia di dolore quando il legno del sandalo toccò il mio corpo, ma fu più la sorpresa che il male a spingermi a tenere la bocca chiusa. « Ehm... Si, scusa... Ma tu ragazzino, stai ben attento a come ti comp... » Non riuscii a concludere il discorso perché Meika mi tirò violentemente dietro di lei, probabilmente conscia che avrei finito ulteriormente per peggiorare la nostra situazione, già di per se molto imbarazzante.
    Venni trascinato via con la mano destra ancora in alto e, dopo pochi, veloci ed imbarazzati passi, svoltammo in un vicoletto sulla destra della via principale. Fu lì che Meika decise di pareggiare i conti con il destino, finendo con il rotolare a terra dopo essere scivolata su un sasso. Impolverata, capelli sciolti, totalmente sgraziata. Incominciai a ridere. Di gusto.
    « L'essere tonti non è una buona motivazione! Ahahaha! Oddio! Ok, scusa, non riesco a fermarmi! Ahahah! » Mi piegai in due su me stesso. « Ho dato del cieco ad un... Cieco! E' grandioso! Sono cose che succedono solo nei film! E' fantastico! » Di pessimo gusto, magari, ma faceva ridere. « Dovevi vedere la tua faccia! Volevo morire! » Non pensai al fatto che Meika aveva appena regolato, probabilmente, il suo conto con il karma ed io, invece, no. O magari la caduta dal tetto di qualche ora prima si poteva considerare come un anticipo nei confronti del destino. « Va bene, basta, diamoci un contegno! » Esclamai, aiutando Meika a rialzarsi da terra con entrambe le braccia. « Andiamo in piazza, tra un pò ci sarà l'estrazione della lotteria! » Basta Akira, basta. « Se vinciamo il bastone lo regaliamo al cieco con un bigliettino da parte tua... Ne sarà contento secondo te? » Parlai pacamente, con uno strano sorriso sul volto, pronto a fuggire nel caso Meika avesse avuto una reazione, oltremodo, violenta.

     
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  11. -Meika
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    La Festa della Fondazione

    Laugh, shameless girl




    Accade che certe cose proprio non possono lasciarti indifferente. Persino quando vorresti protestare contro il destino e sotterrarti sotto una montagna di terra per evitare di rivedere ancora la luce del sole e la vergogna alcune parole proprio non possono non solleticare il centro del tuo essere che governa una delle più naturali e genuine risposte dell'uomo.
    La risata. E maledetto fu Akira Hozuki per avermi portato a ridere così di buongusto per una cosa che invece mi avrebbe dovuto far vergognare!
    Ma andiamo per ordine. Lui mi aiutò a risollevarmi che ancora rideva per la figuraccia appena fatta (e se non fossi stata in uno stato mentale di profondo turbamento avrei compreso il divertimento). Mi toccai i capelli, e vidi che il fermaglio era sparito.
    Mi allarmai un attimo, ma lo trovai per terra poco distante da dove ero caduto. Lo ripresi, gli diedi un veloce ripulita e rifeci una mezza acconciatura (non che la prima fosse elaborata). Dunque pulii la polvere dal kimono.
    Ed eccola lì. La battuta galeotta. Akira propose di andare in piazza, giacché da lì a poco ci sarebbe stata l'estrazione. Ok... Dissi appena imbronciata. ... volevo vedere lo spettacolo dei taiko... aggiunsi a bassa voce. Realizzai con un secondo di ritardo la battuta dell'Hozuki.
    Bastone.
    Cieco.
    Bastone.
    Vittoria.
    Cieco.
    ... Eh..? Rimasi per un istante a bocca aperta. Poi immaginai di vincere il bastone e di portarlo al ragazzo cieco. Un maledetto bastone. ... Io sono senza... Inizia a mordermi il labbro inferiore, ma i galeotti angoli della bocca iniziarono ad alzarsi. ... senz... pffft...

    Non riuscii a rimanere seria un secondo di più. Iniziai a ridere - e maledetta me! - così forte che iniziai persino a lacrimare, scossa com'ero dalle risa. Quasi piegata in due, riuscii dopo un po' a ritrovare un minimo di contegno, ancora scossa qui e lì. Sei malvagio. Dissi, passandomi il dorso delle mani sugli occhi. Farmi ridere su queste cose è sbagliato. Feci un'altra risatina, per poi calmarmi, definitivamente.
    Andiamo, uomo senza vergogna alcuna! E detto ciò, mi incamminai verso la piazza, per attendere l'estrazione che sarebbe avvenuta da lì a poco.
    Nemmeno la vergogna resistenza al potere dell'idiozia a volte. Ed il regalare il bastone al monaco sarebbe stata una di quelle da ricordare ed scrivere negli annali, incidere nella pietra e tatuarsi col fuoco sulla pelle.


    Edited by -Max - 20/9/2015, 12:57
     
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    Ripresa delle ostilità

    Villaggio dell'Accademia pt. V




    Il giovane Yotsuki sprizzava felicità da tutti i pori.
    La Kobayashi sfruttava ogni occasione per parlare parlare parlare e in quell'occasione Deveraux ascoltò, annuendo di tanto in tanto.

    Strano a dirsi, il Chunin non vedeva l'ora di effettuare quello scambio di informazioni.
    Una volta avvenuto, sarebbe corso da Febh per aggiornarlo sulla missione segreta.

    A poca distanza da lui, la Principessa confessò di doversi recare per alcune commissioni al Villaggio di Oto.
    Curioso come da lì a poco la Kobayashi si sarebbe giocata la possibilità di entrare dal suo Gate (e forse anche negli altri).

    Iniziamo. Disse, entusiasta.
    Spostò lo sguardo verso i due Kage.
    Avevano dato la loro parola: la Principessa avrebbe estratto solo i ricordi relativi al Ferro e Raizen, Decimo Hokage, avrebbe mostrato la verità su Godsan, una verità celata anche al Mizukage.

    Aveva ignorato Akira, il giovanotto di Kiri che aveva conosciuto nel profondo Ovest di Suna.

    CITAZIONE
    «Vorrei dissimulare un po' le tracce e confondere le idee, non voglio che sia ipotizzato nessun collegamento ad un nostro incontro oggi, né un qualsiasi genere di complotto o gli Dei solo sanno cos'altro. Le persone, vittime dell'ignoranza e della malizia, tendono ad ipotizzare le più creative delle possibilità. La fantasia dell'uomo, in queste circostanze, non ha alcun freno.»
    «Non è stata la più intelligente delle idee decidere di fare questa mossa qui ed ora.»

    Alzò un sopracciglio, perplesso, ma l'idea di conoscere la verità su Godsan lo spinse a ignorare tutto.
    Era impaziente.

    Si mise seduto, rimanendo in silenzio.
    La Principessa s'inginocchiò al suo fianco.
    I suoi occhi non caddero sul prosperoso seno, rimasero fissi sugli smeraldi incastonati nel volto della ragazza.
    La kunoichi spiegò nel dettaglio le sensazioni che il Yotsuki avrebbe provato sotto influenza della sua tecnica d'interrogazione e manipolazione dei ricordi.

    Appena le dita della signorina gli sfiorarono le tempie, Deveraux sentì l'intero corpo scivolare all'interno di una spirale illusoria.
    Davanti ai suoi occhi spenti presero forma e vita innumerevoli immagini.

    La donna spappolata a terra.
    Gli zombie.
    Chouno, con la racchetta in mano.
    La torre.
    La Taverna del Serpente Bianco e infine l'incarico della MAgnificenza, la parte che interessava al solo Itai, con l'allora Genin che se ne stava dietro Jeral a sghignazzare.
    In quel momento era determinato a mandare in fumo il piano dell'organizzazione, ma solo per aver ucciso (anche per colpa sua) il povero Chouno.

    CITAZIONE

    Meglio di no.


    La voce di Raizen rimbombò nella sua mente, distruggendo all'istante il vortice di ricordi in cui era stato risucchiato.
    Ritornò pienamente cosciente.
    Shikuza aveva tra le mani un piccolo filo chackrico.

    Sono i miei ricordi? Si domandò, ma subito dopo la sua attenzione si spostò su Raizen.

    Meglio di no cosa?

    Guardò i Kage con aria confusa, ma era chiaro che sotto a quello strato di confusione la rabbia iniziava a bollire.

    Ascoltò le parole di Raizen, pronunciate a pochi centimetri dal volto stanco e stressato di Deveraux.
    Prima di rispondere al Kage di Konoha, Deveraux si voltò verso Shizuka.
    L'espressione che gli rivolse fu un mix tra delusione e tristezza.

    Stavi per cancellarmi i ricordi vero? La sua fu più un affermazione che una domanda.
    La felicità di qualche secondo prima era solo un vecchio ricordo.
    Era stato tradito.

    La Kobayashi aveva detto bene qualche secondo prima, erano scoppiate guerre per molto meno...molto meno.
    Dovevano giocare poco con Deveraux, uno dei pochi ninja accademici in una Oto che lentamente diventava ( o era già ) antiaccademica.
    Poteva diventare lui la scintilla per una guerra mondiale.

    Con voce rotta dalla tristezza, Deveraux prese parola.
    Problema di cui eri a conoscenza, perchè ne parli solo ora? Fortuna l'hai fermata altrimenti....
    La crepa nell'alleanza accademica?
    Indicò con lo sguardo la Principessa, la stessa donna che aveva accusato il piccolo Chunin di essere un traditore, di voler male al suo villaggio etc etc.

    Erano loro ad aver generato la crepa che rischiava di minare l'Alleanza Accademica, non lui.

    Sai perchè? Perchè avete ottenuto ciò che volevate, i miei ricordi. Ora stai ritrattando. Scosse la testa, deluso.

    Anche Itai disse la sua. Lo ascoltò con attenzione.
    Deveraux lo reputava una persona sincera, l'unica che in quel momento pensò bene di informarlo sulla sua possibilità di "controllare il jutsu" della donna, durante la fase di cancellazione.
    Quando la mano del Mizukage si appoggiò sulla sua spalla, il Yotsuki prese parola.

    Farebbero bene a punirmi per aver messo in pericolo il villaggio. Lo guardò negli occhi.
    ....e io accetterei la punizione, perchè sono stato io ad accettare questo rischio e a fidarmi, in nome ... rimase un secondo in silenzio.
    di non so cosa...di questo. Abbassò lo sguardo.

    Preferisco così che essere punito, forse ucciso, per qualcosa di cui non ricordo.

    Rialzò gli occhi su Itai.
    L'espressione del giovane Yotsuki era totalmente cambiata.

    jpg



    perchè la verità verrà a galla... la verità viene sempre a galla... Ne era convinto, anzi, sicurissimo.
    Ashiro, Yachiru e chissà quanti altri gregari del Garth circolavano per la festa... e i primi due lo avevano intravisto insieme al Mizukage.
    e ricordando posso mentire o comunque spostare l'ago della bilancia da una parte rispetto che dall'altra. si sarebbe speso solo per aiutare Kiri, non Konoha, non quei due.

    Avevano deciso di non fidarsi e percorrere la strada dell'interrogazione. Ora ne avrebbero pagato le conseguenze e questo valeva anche per lui.
    Rivolgendosi all'Hokage.
    Mi oppongo. Avete voluto interrogarmi? Ne pagate le conseguenze. Hai voluto farmi interrogare da un Uchiha? Ne pagate le conseguenze.
    Però ti devo ringraziare Hokage-sama: hai fermato l'Uchiha e mi hai rivelato le sue intenzioni, ma mi domando chi abbia dato a lei l'ordine di...cancellare i miei ricordi su...quest'interrogazione.



    Si sentì spingere. Assecondando la forza che premeva sulla spalla, Deveraux si sarebbe posizionato alle spalle di Itai, il quale desiderava scambiare con lui quattro chiacchiere da solo, senza i due fogliosi.

    Non dovevano farlo arrabbiare.













     
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    Le Fiamme Dorate dei Ryukishi





    Raizen accettò di lasciarmi parlare con Deveroux. Il ragazzo ragionava molto, e molto male. Gli feci cenno di seguirmi, allontanandomi da quel viottolo solo, con lui, inoltrandomi in vie ancora più isolate e lontane dalla festa. Non avevo bisogno di attirare su di noi altra attenzione. Questa storia mi sta seccando. Dissi, ma senza vera rabbia o fastidio nella voce. Volevo passare una serata con mia moglie, con le mie figlie. Essere un Kage ti tiene fin troppo lontano da casa... e dovrei fartela pagare per questo. Gli lanciai uno sguardo, alzando dunque un sopracciglio.
    Cos'è quella faccia seria, non riconosci uno scherzo? Mentre dicevo quelle parole mi allontanavo sempre di più da Raizen, Shizuka ed Akira. Girai in un altro vicolo, perdendoli completamente di vista. Eravamo solo io e Deveroux lì.
    Ciò che ti proporrò ora, Deveroux, richiede che tu conosca un pezzo della mia vita che non tutti conoscono. Feci una piccola pausa. Non credevo che Raizen si fosse comportato bene: se avesse parlato prima con ogni probabilità Deveroux avrebbe accettato di miglior grado quella ragionevole proposta.
    Ricordo Yogan? Lei non è una semplice... evocazione. Lei è la mia compagna di mille battaglie e siamo uniti da un legame profondo, radicale ed indissolubile. Io sono un Ryukishi, Deveroux, e so benissimo che per te non vuol dir nulla, ma adesso fa tutta la differenza del mondo. Allungai una mano dinanzi a me e sul mio dito indice comparve una fiamma dorata.
    Le stesse fiamme dorate di Hibachi, sebbene notevolmente ridotte in poteva, effetti e prive di qualsiasi effetto realmente nocivo. Lo scopo della mia esistenza come Ryukishi era lavare via la furia sanguinaria che attanagliava i draghi. Il mio e di Yogan, per essere precisi. E quando ci siamo riusciti, ho imparato ad usare l'arma che brucia via la furia: le fiamme dorate.
    Spostai avvicinai il dito alla manica del mio costosissimo kimono dei Kobayashi, e questo ne rimase totalmente illeso: quelle fiamme erano perfettamente innocue.
    Ascoltami, Deveroux. L'Hokage non mente, ne sono certo, ha ciò che vuoi. Tu però, adesso, devi smetterla. Le fiamme dorate iniziarono nuovamente ad ardere sulla mia mano destra, con notevole intensità. Ho visto fin troppi sguardi minacciosi da parte tua oggi, e non puoi permetterteli. Non dinanzi a me, o dinanzi a Raizen Ikigami. Il prossimo che vedo verrà sedato da queste fiamme, se non accetti la mia proposta. Quella era una minaccia vera e propria, per quanto del tutto incapace di arrecar danno se non all'orgoglio dell'Otese. Le fiamme non l'avrebbero reso più docile, non avrebbero piegato la sua volontà, non avrebbero ferito la sua carne o il suo spirito. Avrebbero solo eliminato l'inutile rabbia che lo attanagliava.
    Non sapevo di quell'estrazione. Se fosse andata avanti, ero pronto a sottrarti dalle mani di Shizuka e portarti via da lì. Fortuna che il buonsenso ha prevalso... ora, fa un sforzo, e cerca di capire che tipo di persona è l'Hokage. Definirlo pragmatico è a dir poco. Io, al contrario, sono un idiota idealista. Feci un sospiro. Ho quesa... assurda convinzione che se rimaniamo fedeli agli ideali che sostengono questa alleanza si sistemerà tutto. Ma siamo anche uomini e l'orgoglio quando viene ferito ci porta ad arrabbiarci e la rabbia genera azioni stupide. Allungai la mano che ardeva di fuoco dorato dinanzi a Deveroux. Allora, Deveroux, vogliamo eliminare la rabbia dal campo di gioco e ragionare da persone calme? Queste fiamme sono innocue, quasi piacevoli. Puoi farlo di tua spontanea volontà, preferirei che fosse così.

    Se Deveroux avesse accettato gli avrei dimostrato come le fiamme erano perfettamente innocue ancora una volta, per poi toccarlo semplicemente sulla spalla. Non avrebbe sentito nient'altro che pace. I suoi sentimenti verso Raizen e Shizuka non sarebbero cambiati di una virgola, ma non sarebbe stato capace di provar rabbia per loro: il suo giudizio era sgombro da quell'inutile sensazione.
    Ti rendi conto che non hai mai messo in pericolo il villaggio con questa storia? Oto è stata forse danneggiata? Iniziai allora Sei disposto a sacrificare la tua vita, i tuoi sogni e le tue ambizioni per pagare una colpa che non hai Deveroux? Mi era parso di capire questo dalle tue parole di prima. Perché? Continuai, deciso. L'Hokage ha probabilmente ordinato a Shizuka di cancellarti i ricordi ancora prima che lei arrivasse. Non conosci i dettagli tecnici, ma o Shizuka è un prodigio o non avrebbe mai e poi mai potuto cavarti fuori dal cervello nulla se tu non avessi voluto. Lo guardai, sottecchi. O se ti avessero steso. Cosa che, tra parentesi, mi avrebbe disgustato. Ma tu, lasciatelo dire, stai ragionando con i piedi Deveroux. Non avevo paventato l'idea di cancellarti i ricordi solo perché non avevo mai conosciuto qualcuno in grado di farlo, altrimenti ti assicuro che avrei dato anche io un ordine simile. Cosa accadrebbe se il Flagello ti trovasse e venisse a sapere di questa discussione scavandoti nella mente? Cosa succederebbe se questi ricordi, innocenti, venissero usati come pretesto per aizzare Oto contro Kiri o Konoha, ancora una volta? La verità viene sempre a galla ripetei le sue parole Se venisse a galla però, avresti la forza di resistere e mentire?
    Dunque avrei domandato ancora una volta. Rispondimi Deveroux. Non cercherò ulteriormente di convincerti. Non si doveva arrivare a tutto questo.

    Quali che fossero state le risposte del ragazzo, avrei attenuato le fiamme fino a farle sparire del tutto. Deveroux, mi è tornato in mente un episodio. Dissi, richiamando alla mente qualcosa avvenuta anni addietro, quando ero giunto a Kiri da pochi mesi. ... L'avevo dimenticato, del tutto. Godsan... non posso dire di averlo mai conosciuto, Deveroux. Ma ricordo un particolare... durante la Terza Riunione di Kiri, ai tempi della quale ero solo un genin. Fu quel giorno che uno Shinobi di Kiri tradì... Mi passai la mano tra i capelli. Yashimata, gran figlio di puttana. Yashimata minacciò pesantemente Godsan durante tale riunione. Si odiavano. Yashimata disse chiaramente che l'avrebbe fatta pagare a Godsan. A distanza di anni quei ricordi tornavano in mente, quasi tumultuosi. L'ho ricordato ora. Ed è tutto ciò che so riguardo Godsan. Siamo Shinobi, Deveroux. Dissimulare è ciò che facciamo meglio, no?



    Kinen 金炎 - Fiamme Dorate
    Arte: L'utilizzatore è in grado di creare le Fiamme Dorate sulla sua mano. Chiunque entri in contatto con le fiamme, se arrabbiato, si calmerà. Non calma rabbia dovuta all'attivazione di tecniche avanzate o tecniche speciali. Non modifica i pensieri o i sentimenti della vittima, né le sue azioni se non mosse dalla rabbia.
    (Consumo: Basso)
    [Da Chunin in su]

     
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    Villaggio dell'Accademia pt. VI




    Si allontanarono da soli, lasciandosi alle spalle Akira, l'Hokage e la ... donna.
    Entrarono in diverse stradine, sempre più strette e sempre più distanti dal cuore della festa, che ormai giungeva al suo termine.
    Solo un premio poteva ripagare gli anni persi per il solo stress accumulato quella sera.
    Se solo avesse trovato il coraggio di parlare subito al Mizukage...

    CITAZIONE
    Questa storia mi sta seccando.

    Non c'era rabbia nelle sue parole, ma Deveraux sobbalzò, preoccupato.
    Preoccupazione che aumentò quando egli promise di fargliela pagare.
    Tutti avevano un conto in sospeso con Deveraux, compreso Jeral.

    CITAZIONE
    Cos'è quella faccia seria, non riconosci uno scherzo?

    I muscoli si rilassarono e il cuore smise di battere all'impazzata.
    Non sorrise.

    Il Mizukage teneva una proposta per lui, ma prima di rivelarla, egli iniziò a raccontare una parte della sua vita.
    Si mise in ascolto, interessato.
    Lo aveva visto trasformarsi in un insetto e distruggere in pochi colpi un potente Kijin, come poteva quella persona non incuriosire Deveraux?

    CITAZIONE

    Ricordi Yogan?


    Annuì. Aveva ammirato la maestosità di Yogan, le sue scaglie e i suoi occhi rosso sangue nel deserto di Suna.
    Era stata lei a riportare al villaggio i bambini che gli accademici avevano liberato dalla follia dei Kijin.

    Quando Itai rivelò di essere...qualcosa, una parola a lui incomprensibile, Deveraux inclinò la testa di lato, confuso.
    Ryukishi...
    La fiamma che prese vigore sulla punta del suo indice era molto diversa rispetto a una normale lingua di fuoco generata dal chakra.
    Era ipnotica, dorata e potente, o almeno queste furono le sue impressioni.

    Ryukishi, un ninja di Kiri che usa i Katon. Disse, ridendo. Ricordò solo allora che il Mizukage era un Nara, quindi originario di Konoha.

    Quest'ultimo continuò a parlare, a rivelare parti della sua vita sconosciute al piccolo Chunin di Oto.

    Itai è un drago? Si chiese. Lo stress lo aveva reso più stupido di quando non lo fosse normalmente.
    Sebbene fosse così stanco da non capire più nulla, complice forse la tecnica della donna di Konoha, Deveraux riuscì a intuire la capacità di Itai di rendere quelle fiamme innocue, utili al solo scopo di cancellare la rabbia di chi le subiva.

    CITAZIONE
    Ascoltami, Deveroux. L'Hokage non mente, ne sono certo, ha ciò che vuoi. Tu però, adesso, devi smetterla.
    Ho visto fin troppi sguardi minacciosi da parte tua oggi, e non puoi permetterteli. Non dinanzi a me, o dinanzi a Raizen Ikigami. Il prossimo che vedo verrà sedato da queste fiamme, se non accetti la mia proposta.

    Abbassò lo sguardo. Si vedeva lontano un miglio che non era dispiaciuto per il suo comportamento.

    Ma... volevano cancellarmi i ricordi e di questo non me ne avevano parlato. Sussurrò.
    Erano venuti meno al patto.
    Rialzò lo sguardo sul Mizukage solo quando egli si decise a rivelare le sue intenzioni: "lavare" l'otese con le fiamme dorate che lui era in grado di generare.
    Deveraux sospirò, con la lingua di fuoco che si agitava a pochi centimetri dal suo volto.

    Forse resettare tutto, senza dimenticare, era la scelta migliore.
    Al terzo probabile sgarro che avrebbe subito, Deveraux avrebbe potuto reagire molto male.

    Va bene Annuì.
    Non potrà che farmi bene. La mano del Mizukage entrò in contatto con la sua spalla.
    Non provò bruciore né nessun'altro tipo di dolore, solo ... solo niente.
    Si sentiva bene, in pace con se stesso e con gli altri.

    Quando le fiamme finirono di cenare con la sua enorme rabbia repressa, Deveraux si sentì leggero e spensierato.
    Se ripensava alla Principessa, il Chunin provava odio ma non rabbia. La tentazione di sgozzarla e di colpirla senza sosta era scomparsa.

    Aveva recuperato un po' di lucidità.

    Meraviglioso Mormorò, stupito del suo cambiamento e della strana abilità delle fiamme che Itai era in grado di generare.
    Mi sento bene

    il Mizukage continuò, cambiando discorso. Ritornò sulla questione dell'interrogazione, riprendendo alcune sue frasi.
    Come sempre, prima di rispondere Deveraux attese che Itai finisse di parlare.
    A discorso finito, egli disse di aver ricordato proprio in quel momento un particolare su Godsan, il ninja che aveva ucciso suo padre.
    Ascoltò, rimanendo serio (colpa forse del jutsu di Itai) quando udì il nome del Nukenin di Kiri, tornato alla ribalta dopo l'attentato al Neko Senzai.

    Il capo degli Alba pensò. Il Mizukage aveva sicuramente visto la videocassetta, con Febh nel finale.

    La ringrazio per le informazioni Mizukage-sama. Conosco la fama di Yashimata, è uno dei ninja a cui un giorno, quando sarò più potente, darò la caccia.

    Ritornò sulla questione "estrazione".

    Oto non è stata danneggiata. Ammise.
    ma non mi fidavo della Kobayashi, non sapevo della mia possibilità di intervenire durante il jutsu e quando era riuscita a convincermi ecco che mi sono sentito nuovamente tradito. Era chiaro che la sua rabbia fosse scomparsa.
    Parlava a bassa voce, raccontando con semplicità come si era sentito qualche minuto prima.
    E se avesse cercato di acquisire informazioni riservate? E' un esempio. Ho pensato questo. La sua vera preoccupazione riguardava una fuga di notizia di altro tipo.
    Nulla di così sconvolgente, infondo Deveraux era stato sempre tenuto all'oscuro di tutto.

    Rimase in silenzio alcuni secondi.

    Lei però... se avesse avuto una persona capace di cancellare i ricordi... me lo avrebbe detto subito e poi avrei deciso io se accettare o no. Era sicuro di ciò.
    no?

    A sorpresa, Deveraux prese la sua decisione.

    Mi farò estrarre il ricordo Alzò lo sguardo sul Mizukage.
    ma voglio conservare quello relativo al nostro incontro. Anche solo la menzogna e poi la verità che le ho rivelato, per ricordare che non è mai saggio mentire a un Kage Sorrise. Aveva imparato la lezione.
    e......per essere fiero di me.
    Sò del pericolo ...della mia possibile morte se un giorno dovessi incontrare Jeral, ma questo è un rischio che voglio correre.

    Si ritrovò a sbadigliare.
    Sono stanco, se vuole possiamo ritornare di là.

    [...]



    Quando davanti ai suoi occhi sarebbero comparsi gli shinobi di Konoha, egli si sarebbe avvicinato a passo svelto verso la donna.
    Era così preso da quei eventi da non percepire più il pesante scialle oscillare nell'aria.

    Procediamo all'estrazione, ma ad una condizione. Lanciò uno sguardo all'Hokage.
    I ricordi mi appartengono e io voglio mantenere quelli relativi all'incontro con il Mizukage, ciò che è accaduto qui prima del vostro arrivo.
    Ricordando non ripeterò gli stessi errori.
    Gli shinobi della Foglia avrebbero ottenuto ciò che desideravano.
    Il vostro interrogatorio scomparirà dalla mia mente e con esso ciò che è successo qualche minuto fa. Se ci rivedremo, non avrò più pregiudizi nei vostri confronti e questo può essere un bene. Si scrocchiò il collo.
    Aveva bisogno di qualche massaggio.


    Se Raizen avesse acconsentito, Deveraux si sarebbe seduto al suolo, chiudendo gli occhi per raccogliere le ultime sue forze.
    Si sarebbe concentrato.

    Stava facendo la scelta giusta?























     
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    La festa della fondazione

    Calma e sangue freddo


    Parlato Ryuu
    Parlato Izumo
    Parlato Haruki

    La tensione stava aumentando nell’aria e Ryuu guardava con aria di sfida i 2 ragazzi maleducati che urtarono il suo amico senza neanche chiedergli neanche scusa. Anzi, la cosa che lo fece irritare è che si girarono in malo modo verso di lui, accusandolo di essere stato lui ad andargli addosso e se c’era una cosa che Ryuu proprio non sopporta sono gli attaccabrighe che fanno gli spacconi. Anche se era probabile che quei 2 non si fossero ancora accorti che in effetti quel ragazzo era proprio cieco, per fortuna, prima che la situazione potesse degenerare, il ragazzo si frappose fra di loro con un tono calmo e pacificatorio, cercando di calmare gli animi dei giovani.
    Non c'è bisogno di essere così impetuosi. Sono sicuro che queste due persone si siano sbagliate. È improbabile che un cieco fermo ad una bancarella possa far cadere qualcuno. Mi sbaglio? Anche se con una compostezza esemplare, gli diede uno bello schiaffo morale, facendogli notare la sua situazione e chiedendo indirettamente le loro scuse, ottenendo l’effetto sperato. Infatti, la ragazza si avvicinò a lui con una faccia distrutta dal rammarico per come si era comportata, facendo delle estreme e a quanto pare sincere scuse al non vedente, seguita a ruota dall’altro ragazzo. Lei sembrava seriamente pentita, balbettando qualcosa per poi scusarsi mille volte ed infine dileguarsi tra la folla, trascinando con sé il suo amico prima che potesse fare qualche altra stupidaggine e lasciando così in pace il gruppetto.
    Ryuu e Izumo furono alquanto soddisfatti della situazione, anche se in fondo gli dispiaceva un po’ per la ragazza, e rimasero molto ammirati dal comportamento maturo del loro nuovo amico, che riuscì a risolvere la situazione senza arrivare alle mani nonostante la faccenda si fosse già scaldata ed avesse suppergiù la loro stessa età.Ben gli sta, che maleducati. Io comunque mi chiamo Ryuu, piacere. Quello rimasto sotto il panda. Si sentì in dovere almeno di presentarsi, dato che quello strano tipo lo aveva tirato fuori dai guai 2 volte, specificando chi fosse a parlare per fargli capire con chi stesse parlando. Io sono Izumo, piacere. Una volta che ebbero finito le presentazioni, Ryuu avrebbe suggerito agli altri di andare a provare qualche altro gioco o almeno di fare un giro insieme, e se avessero voluto, si sarebbero incamminati verso la meta scelta da Haruki e Shirai, salutando il loro amico Ryuuto nel caso fosse rimasto ancora a giocare ai dadi.
    Ovviamente caricandosi per l’ennesima volta l’enorme panda sulle spalle.
     
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